Sonica rave party a Monte Gelato, gita fallita a Castro dei Volsci, eolico pesante a Calcata… I risvolti indesiderati degli eventi… ed il destino contro la nostra volontà… eppure è l’inconscio a guidarci?!

Nella storia del “disastroso” viaggio in Ciociaria e del rave party di Monte Gelato ci sono stati insegnamenti indiretti e diretti di cui tener conto per l’analisi karmica.

Ad esempio Luisa, l’accompagnatrice proprietaria della macchina che poi si è fusa nel viaggio verso Castro dei Volsci, durante il tragitto continuava a raccontare come fosse indecisa se tenersi la sua vecchia auto oppure cambiarla con una nuova al più presto. Allo stesso tempo aveva appena fatto fare delle riparazioni di carrozzeria e revisioni meccaniche varie… anche perché temeva di dover affrontare un’eventuale rottura improvvisa del mezzo, magari quando era da sola in mezzo alla foresta di notte….. Il fatto è che poi l’inconscio l’ha spinta a viaggiare in terza per parecchi kilometri ed a tutta manetta e così il motore si è bruciato…. ma in una condizione tutto sommato diversa ed ottimale rispetto a quella da lei immaginata.

Per quanto riguarda l’altra storia, quella del rave party di Monte Gelato, ero venuto a conoscenza della cosa già da diversi giorni avendolo scoperto su Google che annunciava l’evento “festivo” e qui a Calcata i commercianti di Sodoma e Gomorra si erano già detti contenti, “così sarebbero venuti più turisti a spendere”. Io chiaramente non me la sentivo per l’ennesima volta di fare la parte dello scassac…. che rovina l’economia…. del paese.

Ma ecco che infine il destino si è compiuto nel modo ottimale per ognuno di noi, per far sì che la nostra parte (schivata o ricercata) da giocare nella vita venisse infine vissuta.. senza possibilità di scantonamenti.

Utilizzo alcune lettere inviate e ricevuto per evidenziare quanto qui esposto.

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“Caro Paolo, ho appena terminato di leggere il resoconto del tuo viaggio e già la mia mente “viaggia”; non posso non pormi delle valide domande! Ora ti racconto con calma!

Ieri mattina sarei dovuta andare in piscina per una lezione di yoga, promessa ad alcune signore che già conoscevo e che mi hanno dato appuntamento per questo giorno! Già dalla sera prima (l’altro ieri quindi), ho cominciato a “cercare i famosi contatti per un passaggio fino alla mia destinazione”. Di solito qualche anima pia disposta ad accompagnarmi la trovo sempre (o quasi). Ieri non ho trovato praticamente nessuno disposto a “raccogliere” la mia preghiera.

Ho meditato, ho fatto ricorso alla mia “buona disposizione ad accogliere”..non si è smosso nulla..a questo punto, ho gridato al mio cuore e alla mia razionalità “Fiat voluntas tua”. Sono rimasta in paese tutto il giorno…il pomeriggio è stato particolarmente “duro”, vuoi per il caldo, vuoi per una sorta di mal di stomaco piuttosto lacerante..insomma la giornata è trascorsa in uno stato di “quiete”! A questo punto ti chiedo di condividere le riflessioni che ti vengono più “spontanee”. Esiste forse, a livello “planetario”, una situazione più favorevole agli spostamenti rispetto ad altre?  Io ieri non mi dovevo “muovere” e così è stato..tu ti sei “mosso” e guarda che è successo! Attendo una tua “risposta”!!! Ti abbraccio forte, Hari Atma”.

Mia risposta ad Hari Atma: “In se stesso il muoversi od il non muoversi, cara Hari Atma, non è positivo o negativo. Solo che il nostro destino fa sì che le cose succedano come devono succedere e non come noi abbiamo pensato dovessero succedere.

Ieri ne parlavo appunto con gli amici con i quali abbiamo vissuto quella avventura ed era comunque evidente che ci fosse una lezione per ognuno di noi. Laura aveva lasciato la sua solita parte di accompagnatrice a Luisa che invece era sempre stata restia a farlo. Io che sono un pigrone mi ero sforzato di accondiscendere alla proposta della gita, che mi era stata fatta già da diverso tempo e che io stentavo a realizzare. Avevo infine deciso la data del 1 agosto rispetto ad altre date che mi erano state proposte. Per Vincenzo c’era l’adesione ad una specie di avventura sostitutiva della sua routine, che non è delle migliori (anche in seguito a difficoltà con la famiglia), etc.

Ma le prove che abbiamo dovuto superare collettivamente alla fine corrispondevano con quelle lezioni di vita che individualmenmte ognuno di noi abbisognava. Ora non è facile cercare di trasmettere le “ragioni” intuite per tutto quel che è avvenuto. Ma l’insegnamento che ognuno di noi ha ricevuto, mettendoci in grado di ridere e scherzare per tutto il tempo e di vivere i sempre nuovi impedimenti come un’opportunità che ci veniva offerta per ua crescita interiore e per il pagamento di un pezzo fastidioso del nostro karma, è stato sempre percepito da ognuno. Il nostro atteggiamento costruttivo ha fatto sì che il disatrro in realtà sembrasse una buona riuscita. Certo una riuscita diversa dal programmato e dall’atteso ma sicuramente positiva come esperienza e piena di significato.

A te è capitato di dover elaborare la frustrazione dell’uncapacità realizzativa ed il ristrovarti sola in casa. Che è esattamente quello che avrei infine fatto io se avessi dato ascolto al mio pigrume. Insomma non mi pare che l’accondiscendere alle nostre tendenze sia assolutamente positivo e talvolta per scuoterci dalle abitudine precostituite “ritenute” legittime e corrette dall’io che sente di voler agire in un cero modo (l’io che noi abbiamo prefigurato). Eppure il destino si prende gioco di noi -nel senso che ci costringe a giocare con regole diverse- per evitare che ci affossassimo nei nostri limiti.

Chissà se possiamo veramente liberarci da quei limiti accettando il vivere per come si manifesta la vita oppure sperando che i nostri desideri si realizzino….? Propendo a ritenere che la prima ipotesi sia la più valida ma anche questa non l’accetto come definitiva e vera… mi lascio cullare dagli eventi e talvolta rido e talvolta piango, che vuoi farci….? E’ così che va!

Guarda poi quella storia dei rumori trombanti della festa rave a Monte Gelato, avrei voluto tacere e lasciar correre per non crearmi nuove complicazioni ed inimicizie (per tutta una serie di ragioni che posso spiegarti ma dovresti conoscere tutti i retroscena, per cui non vale nemmeno la pena cominciare…).

Ed alla fine sono stato costretto a fare il difensore degli animali e delle piante offesi dal rumore e dal calpestio selvaggio di 3500 barbari che invadono e distruggono la natura dicendo che la amano e la vogliono conoscere. Il loro conoscere corrisponde allo sverginare, al violentare, al vivisezionare.

Mi sono ritrovato ieri notte a mezzanotte, dopo che mi ero messo già a letto, a dovermi rialzare e mettermi al computer per scrivere la lettera di protesta che avrai letto…. e stamattina ancora nella stessa scia ho scritto un’aggiunta, necessaria ad indicare tutto il male di questa “invasione satanica” (altro che “Sonica”) mascherata da operazione culturale (dovresti leggerti l’articolo sul Nuovo Corriere Viterbese di come la cosa è stata presentata…).  Ancora stamattina mentre inserisco l’articolo sono ossessionato dai rimbombi dopo una notte di tregenda e rumore….

Bene (o male)  interrompo, credo comunque di aver fatto la mia parte, tutto lì e tutto qui! Mi ci ha portato la vita senza che io l’avessi deciso ed ora mi sento come uno che ha compiuto il suo fastidioso e scomodo dovere. Al mio solito…. Ti abbraccio. Paolo”.

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Sul tema dell’eolico pesante a Calcata e sul rave party “da sballo” a Monte Gelato:

“Caro Paolo, sono davvero indignato ed oltremodo offeso da quanto accaduto. Vorrei sapere cosa ne pensa e cosa ha fatto il presidente del Parco in tutta questa vicenda del rave party (come in quella dell’eolico), Luca”.

“Caro Luca, le cariche amministrative sono ancora da affidare, le amministrazini di Calcata e Mazzano hanno cambiato gestione entrambe ed ora debbono rifarsi le elezioni interne per il nuovo comitato… Non so dirti nulla mi tengono all’oscuro di tutto sono completamente emarginato in casa e ritenuto uno scocciatore che non merita attenzioni. Per questa ragione che lla fine ho scritto al Presidemte della Repubblica, che è una specie di San Gennaro istituzionale…. Ciao, Paolo”

“Caro Paolo, ripeto che l’eolico è in queste zone praticamente fuorilegge rispetto al PTPR, quindi sono sicuro che alla fine non se ne farà nulla. Tocca spettare il Piano energetico regionale, ma il rischio è che mandino le ruspe prima. Quanto al rave party, non so proprio cosa dire. Questi imbecilli che si divertono con droga, alcol e musica spazzatura (perché di questo stiamo parlando) dovrebbero “ospitarli” in un capannone industriale, in una discarica, in uno scheletro di cemento o in posti simili, tanto sono tali i luoghi che essi solitamente apprezzano e promuovono con il loro insipiente vivere, Luca”.

“Caro Luca, direi che hai ragione… se non stessimo parlando di altri esseri umani -come noi- che evidentemente sono acceati dal’ignoranza e dal malessere… E’ evidente che l’alcol la droga e la trasgressione sono solo palliativi per riempire un vuoto interiore. Già si stanno costruendo il loro inferno… solo che per la legge della corrispondenza (come in alto così in basso) siamo anche noi coinvolti!

Sai una cosa, stanotte ho fatto un sogno nel quale scoprivo che si era aperta una fessura infernale sulla terra e da lì stavano uscendo parecchi demoni, io mi sono messo inchinato sopra al buco, chiudendolo con alcuni oggetti che stavano lì dappresso, e spingevo per impedire l’uscita dei demoni mentre loro dall’altra parte spingevano per venir fuori…. Alla fine mi sono ritrovato a ripetere il mantra come unica ricerca di forza per superare questa prova e dopo un po’ mi sono svegliato.

Sto raccoglendo le riflessioni sui diversi argomenti trattati, della nostra partecipazione al gioco della vita, domani ti invio le risultanze (ivi compresi questi nostri commenti), ciao, Paolo”.

Infine la firma: Paolo D’Arpini (ma che vuol dire?)

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“Volevamo andare a Castro dei Volsci ma il destino ha voluto che arrivassimo a Colleferro…” – Racconto di un viaggio in Ciociaria con poesia di Gabriele D’Annunzio

Mentre aspettavamo non si sa bene cosa, un treno, una grazia, un’ispirazione, un aiuto dal destino, nella stazione di Colleferro, la porta della Ciociaria, ecco che Laura ha trovato su una lapide in pietra affissa all’interno una poesia di Gabriele D’Annunzio, che sembrava scritta apposta per noi. Sarà stata dedicata alla terra Ciociara dal poeta ancor in giovane età, nel 1889, allorché visitando quelle parti restò incastrato da qualche intoppo che gli impedì di proseguire. Ecco il poemetto: “L’alberello. Oh tu nell’aria grigia, torto e senza fiori, alberel di Segni Paliano, che deridendo accenni di lontano alla inutile nostra impazienza….” (Gabriele D’Annunzio).Tutto è iniziato con l’invito ricevuto da alcuni amici di Castro dei Volsci che desideravano farci conoscere il posto. Avevano predisposto tutto per riceverci: il pranzo di benvenuto al ristorante centrale, la camera nell’albergo “diffuso”, la festa serale in piazza, il raduno di vari artisti del territorio giunti a Castro dal mattino per poterci incontrare… Ma il destino ha voluto che restassimo invece alle porte della Ciociaria, a Colleferro, e che mangiassimo un tramezzino al bar della stazione e che riposassimo le esauste membra sulle panchine di pietra della stazioncina ferroviaria… in attesa di qualcosa che non sapevamo bene cosa fosse ma che alla fine, giunte le ore pomeridiane, si trasformava nell’unica possibilità rimasta: tornarcene a casa!

Ma comincio dall’inizio. Da quando decisi di affrontare il viaggio in Ciociaria, per rendere omaggio ai miei avi e per combattere la mia pigrizia inveterata. Ma mi sono trovato a vivere un’avventura epica, a vari livelli…. dall’infernale al paradisiaco con tutte le vie mediane.

Mentre avevo trascorso la notte del 31 luglio in ambascie, in seguito ai rimbombi dei bassi che giungono sin dentro casa dalla “festa” rave tecno music organizzata a Monte Gelato, musica a palla giorno e notte, con il beneplacito delle autorità  (roba da matti…).

Insomma per allontanarmi dall’inferno dantesco del rumore tecnologico mi sembrava una benedizione andare a Castro dei Volsci. Ma già all’inizio sono accadute varie cosucce che mi hanno segnalato quale sarebbe stata l’energia della giornata. Appena uscito per strada ho incontrato il solito satanasso, soddisfatto dai suoi dispetti ordinari, che canticchiava maligno e quello mi è sembrato un segnale nefasto, poi ho atteso a lungo sul cavalcavia Luisa, che a mia insaputa era stata bloccata a casa sua da una assurda storia di piscina da curare lasciatale in eredità dai suoi vicini… che -bontà loro- son partiti in vacanza. La piscina si è riempita di alghe e lei ha dovuto chiamare vari tecnici, tutto dalle 6 e mezza di mattina sino alle 9 e mezza, ed ha dovuto procurarsi varie sostanze e tipi di cloro da immettere nella vasca. Poi dopo aver combattuto per tre ore con questa sua prova carmika/piscinale è venuta a prendermi al cavalcavia dove io l’attendevo da tempo non sapendo degli intoppi.

A Roma con qualche piccola vicissitudine abbiamo raccattato Laura, e poi sulla Tuscolana a Cinecittà abbiamo raccolto il quarto ospite, Vincenzo, che ci aspettava alla fermata di un autobus. Poi abbiamo girato in tondo per andare a bere un cappuccino nel “baretto giusto”, infine avendo fatto il pieno di benzina ci siamo avviati sull’A1 verso Napoli. Giunti all’altezza di Colleferro la macchina di Luisa ha iniziato a fare rumori strani, si era dimenticata di ingranare la quarta ed avevamo viaggiato in terza per tutto il percorso autostradale. La spia dell’olio era rossa. Ci siamo fermati ad una piazzola e lì stavamo già pensando di chiamare un carro attrezzi in soccorso allorchè abbiamo deciso di tentare la sorte ed almeno arrivare alla prima uscita. Appunto Colleferro. Per fortuna poco fuori il casello c’era il servizio ACI e lì abbiamo depositato la macchina. Il meccanico ha detto subito appena ha sentito il rumore: “il motore è fuso”.

Così siamo andati alla stazione ferroviaria di Colleferro ed abbiamo preso i biglietti per Castro dei Volsci, dopo un po’ che aspettavamo il treno l’annuciatore ha comunicato che c’era un incendio fra Ciampino ed un altra stazione che ora non ricordo, i treni viaggiavano con imprecisato ritardo, stavamo pensando di tornare a Roma ma abbiamo perso il treno per indecisione.. Stavamo pensando di andare egualmente a Castro dei Volsci ma ormai s’era fatto troppo tardi ed i treni erano bloccati in entrambe le direzioni. Alla fine ci siamo accorti che fuori della stazione c’era un autobus che stava partendo per l’Anagnina, l’abbiamo preso al volo e dopo vari giri siamo infine giunti a casa di Laura, che ha preso la macchina e ci ha riportati qui a Calcata, me, e Luisa a nepi, (Vincenzo si era già accasato dalla stazione Anagnina vicina alla Tuscolana).

E pensare che al ritorno ho ricevuto una lettera di Simona che mi dice:

“Ciao Paolo, ho letto che da Etain è stato un successo sotto tutti i punti di vista. Sono contenta per voi, spero che verrà anche per me il momento di conoscere lei e il luogo. Perché non decidi un giorno insieme a Laura o Luisa o altri di venire a pranzo qui da me? Muoviti anche tu ogni tanto pigrone… un abbraccio, Simo”

Siete contenti della storia che ho raccontato?

Paolo D’Arpini

P.S. Ad integrazione del presente articolo leggete la storia sulla Ciociaria scritta da Antonella Pedicelli,  in url:

 http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2009/08/ciociaria-ciociaria-per-piccina-che-tu.html

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1 agosto 2009 – Gita da Calcata a Castro dei Volsci in Ciociaria – Ed un pensiero su Osho

Con tutti danni che hanno fatto i romani, prima quelli del SPQR e poi quelli del papato, almeno contribuirono a formare un’identità condivisa in terra “ciociara”.

La parola Ciociaria deriva da “cioce” le calzature di pelle appiccicate su misura al piede che per la verità venivano usate un po’ ovunque nell’Italia centrale e meridionale, ma che durarono più a lungo e furono più diffuse in terra ciociara (appunto). In verità quella che noi oggi conosciamo come la Ciociaria era un tempo una regione molto più vasta che comprendeva buona parte dell’attuale provincia sud di Roma e dell’attuale provincia di Latina. Il simbolo di questa terra è stato in epoca romana il celeberrimo avvocato Cicerone, così chiamato perché nato balbuziente vinse il suo difetto mantenendo in bocca una “cicerchia” (tipo di legume), in epoca medioevale fu l’abbazia di Monte Cassino a dar lustro all’area, ed in tempi moderni è stata la famosa frase di Nino Manfredi (di Ceccano) “Fusse ca fusse la vorta bbona..”.

Ma molto prima, prima ancora che nascesse Roma, la terra ciociara era abitata da una varietà di popolazioni italiche: Volsci, Ernici, Equi, Sanniti… con spruzzi di Etruschi e Greci. Oggigiorno è soprattutto l’origine “volsca” che tende ad essere matrice di riferimento culturale per molti centri della zona. Questo perché da diversi archeologi la civiltà dei Volsci viene riconosciuta come “luminosa e fertile” (molti i reperti conservati al Museo di Castro dei Volsci). Però c’è da dire che solo durante il papato la terra ciociara cominciò ad acquisire una identità comunitaria, distaccandosi pian piano da legami “antichi” con le genti del Casertano – Napoletano, del Molise e dell’Abruzzo. Nacque così la “Ciociaria” ed effettivamente questo territorio meriterebbe una propria identità bioregionale.

Infatti se dovesse scorporarsi il Lazio, in previsione dell’attuazione di Roma Capitale (Regione Metropolitana), le parti della provincia di Roma sud e di Latina che sono molto affini a quest’ambito potrebbero ri-aggregarsi in una nuova entità amministrativa. Ma questa per il momento è fantapolitica….

Ritornando comunque alle “radici” ciociare -avendo anch’io un ascendente in tal senso, essendo mio nonno paterno originario di Arpino- sarò lieto di visitare Castro dei Volsci il 1 agosto 2009, invitato da un gruppo di artisti che desiderano farmi conoscere la cittadina per riscoprire assieme antichi valori di ospitalità e solidarietà umana.

L’incontro prevede una passeggiata nell’antico borgo, un simposio con gli artisti e poeti locali ed infine una chiacchierata in cerchio per condividere esperienze e lanciare proposte culturali per il futuro.

Chi, abitando al nord di Calcata, decidesse di partecipare e farmi da accompagnatrice/ore, è benvenuta/o. Contattatemi allo 0761/587200.

Paolo D’Arpini

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Riflessioni sulle parole e sulla forma di Osho

… ho avuto la sensazione, osservandolo e leggendo alcune sue frasi, che il tempo si fermasse. Non vedo giudizio, non trovo attesa, semplicemente “esserci”, stare, in un completo e condivisibile silenzio, dove le parole acquistano una veste universale. Ci si siede e si osserva ciò che accade: è l’incontro dell’alba con la notte, del vecchio con il giovane, è la linea d’ombra che non vediamo, riflessa negli abissi oceanici; è il colore del vento che prende forma, è il gioco che non ci siamo mai concessi che ruba il suo manifestarsi ad ogni altra azione; è il nulla che semplicemente E’….. Per un attimo si ha quasi l’impressione di percepire il volto di Dio mentre sorride………

A.P.

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