Risultato della ricerca:

I gatti di Treia, un carcere rieducativo, consigli per la sopravvivenza, partire dai semi, diciamo no ai botti di fine d’anno, natale ai Castelli Romani…

Il Giornaletto di Saul del 21 dicembre 2017 – I gatti di Treia, un carcere rieducativo, consigli per la sopravvivenza, partire dai semi, diciamo no ai botti di fine d’anno, natale ai Castelli Romani…

Care, cari, con gioia abbiamo scoperto che in vari vicoli e vicoletti di Treia son tornati i gatti. Dopo anni dalla loro scomparsa abbiamo accolto con piacere la loro ricomparsa, soprattutto per l’aiuto da essi fornito a tenere la città pulita e libera da una crescita eccessiva di roditori e piccioni. Infatti si sa che i gatti selvatici o semi-selvatici predano questi “indesiderati”, che sono attratti dal cibo reperibile durante le ore notturne in attesa del ritiro dei rifiuti organici. Lanciamo però un allarme… – Continua: http://treiacomunitaideale.blogspot.it/2017/12/treia-lamico-gatto-ci-aiuta-tener.html

Per un carcere rieducativo – Scrive Arrigo Colombo: “…nelle carceri italiane lavora soltanto il 5% dei detenuti. E dicono anche che questi detenuti lavoratori sono quelli che più facilmente recuperano la loro posizione e dignità sociale. Il fatto è scandaloso, se si pensa che la fondamentale moderna finalità delle carceri è proprio il recupero del detenuto alla società, alla moralità onestà dignità sociale. Mentre siamo di fronte ad un esercito di detenuti che giacciono nell’ozio, mentre si sa che il lavoro è necessario alla stessa integrità psicologica e morale della persona…”

Mio commentino: “A questo proposito rimando alla nostra proposta di Carcere Cooperativa: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2014/04/05/riforma-carceraria-riproposto-dal-circolo-vegetariano-vv-tt-il-carcere-autogestito-modello-cooperativa/

Guiglia. Per una Notte senza tempo – La “Notte Senza Tempo” del Circolo vegetariano VV.TT. si tiene ogni anno il 31 dicembre. La manifestazione si propone di riscoprire la sacralità della natura nella notte di capodanno, evitando cenoni e baraonde consumistiche. Quest’anno il programma è molto semplice: - ore 21 circa: cena vegetariana conviviale nella casa nel bosco di Maria e Tiziano, a Guiglia (nel Parco dei Sassi di Rocca Malatina in Emilia), con il cibo vegetariano portato dai partecipanti. È auspicabile che non manchi una polenta calda con lenticchie in umido. Durante la cena potranno esservi interventi poetici, inoltre verranno scritti dei pensierini di buon augurio per l’anno in arrivo e altri, da bruciare più tardi, con gli auspici di purificazione personale (ciò di cui vorremmo disfarci)… – Continua: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/La-notte-senza-tempo

Il digiuno di Manconi. Pro Ius Soli – Scrive Fulvio a commento dell’articolo https://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2017/12/luigi-manconi-digiuna-per-lo-ius-soli.html?showComment=1513764879719#c3767946644540494383 -: “Manconi e tutta la melma sorosiana annidata nel manifesto e nella sinistra sinistrata è uno squallido operativo del mondialismo bilderberghiano che punta a spopolare le nazioni da depredare per rovesciarne le generazioni vitali negli slums dello sfruttamento schiavista del Nord. E’ disgustoso, surreale, tragico, come si riesca a minchionare certa gente con trucchi da saltimbanchi, mentre si procede al killeraggio di massa alla corte dello 0,1%. Una cosa è incontrovertibile: OGNI JUS SOLI DATO AL MIGRANTE (DEPORTATO DALLE MULTINAZIONALI E DALLE ONG) E’ UN JUS SOLI NEGATOGLI A CASA SUA.”

Commento di M.B.: “Certi opportunisti vanno smascherati. Purtroppo, se potessimo farlo con tutti, mi sa che in parlamento non ci rimarrebbe nessuno”

Mia rispostina: “…e si prepara ad entrare la forza venduta di riserva”

Consigli pratici per la sopravvivenza – Scrive Claudio Martinotti Doria: “Credo che allo stato attuale delle cose in Italia, come persone oneste ed integre, desiderose di mantenersi coerenti con l’etica esistenziale finora applicata (con sempre maggiori oneri, fatica e penalizzazioni), non rimanga che attuare i comportamenti sotto elencati, per dare il proprio contributo al necessario cambiamento, che potrà avvenire solo per costrizione, accelerando quindi il fallimento traumatico dello stato liberticida e parassitario (cioè la sua riduzione ai minimi termini, come dovrebbe essere per garantire essenziali valori di libertà ed autonomia alla popolazione): – chi dispone di riserve finanziarie liquide o investite in titoli, se ne liberi…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/12/20/repetita-iuvant-consigli-pratici-per-sopravvivere-con-i-tempi-che-corrono/

La sceneggiata rivelata – Luigino Di Maio sta mostrando la vera faccia del vertice m5s. Cerchiobottista e millantatore. A tutti coloro che si illudevano che il movimento degli stelluti potesse essere la scintilla di quella rivoluzione, che avrebbe abbattuto per sempre questa casta politica marcia e corrotta, diviene sempre più chiaro che la proposta politica è miseramente fallita ed è evaporata come un peto silenzioso, lasciando nell’aria solo un fetido ricordo. Peccato…

Agricoltura bioregionale. Partire dai semi – Scrive Raoul di CampiAperti: “Per gli amici bioregionalisti che vogliono riprodurre i propri semi, per tutti quelli che non vogliono dipendere dal sistema agroindustriale per coltivare le proprie terre proprio a partire dai semi. Vi invio un po’ di materiale che dovrebbe interessarvi…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2016/12/agricoltura-bioregionale-partire-dai.html

Poche speranze finché impera la grande finanza – Scrive Ferro Ferrarese: “Negli ultimi 70 anni, con il concentrarsi della ricchezza e del potere reale nelle mani delle famiglie della grande finanza, divenute proprietarie delle banche centrali degli stati, delle multinazionali e dei media, siamo entrati in una nuova fase/organizzazione del potere, quella che Marx definiva come passaggio dal capitalismo industriale al capitalismo finanziario, anche grazie alla creazione, sviluppo e controllo della digitalizzazione. Il luogo principale di produzione del capitale oggi non è più la fabbrica, ma sono le banche centrali proprietarie della moneta e le istituzioni globali che ne controllano l’emissione, la circolazione e l’utilizzo, e queste sono gestite dalla grande finanza che ne ha fatto l’arma più potente della propria dittatura…”

Castelli Romani. Iniziative culturali natalizie – Scrive Controluce: Dal 21 al 23 dicembre 2017, iniziative culturali natalizie ad ingresso libero…” – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2017/12/castelli-romani-iniziative-culturali.html

Roma. Degrado sul Tevere – Scrive Un Ponte sul Tevere: “Su un breve tratto di Tevere a Roma fra Ponte Regina Margherita e Ponte Cavour la situazione illustrata http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/12/19/foto/roma_sul_tevere_un_isola_di_rifiuti_trasportati_da_una_discarica_sull_aniene-184594224/1/#1 (e foto successive). Molto interessanti le analisi dell’Associazione Ambientalista Marevivo (pure Consorziata, con sede in installazione galleggiante fra Ponte Matteotti e Ponte Pietro Nenni) e di UISP Acquaviva, che hanno fatto presente che per controllare la qualità delle acque nel Tevere a Roma (principale obiettivo del Contratto di Fiume) bisogna tener conto di un bacino idrografico tributario di oltre 17.000 kmq (così come per il controllo degli effetti delle alluvioni, altro prioritario obiettivo).”

Treia. Per una fine d’anno di pace ed amore, senza botti – …rivolgiamo un appello all’Amministrazione comunale di Treia, con la preghiera di interdire l’uso di petardi e bombe carta durante le feste di fine anno. Questo nostro appello è rivolto anche ai semplici cittadini, affinché diano il buon esempio evitando spontaneamente di “sparare” botti per salutare il nuovo anno. Che sia un nuovo anno di Pace e di gioia silenziosa ed amorosa, in sintonia con il concerto di Capodanno “Tutto è amore”… – Continua: https://auser-treia.blogspot.it/2017/12/treia-appello-per-un-fine-danno-di-pace.html

Ciao, Paolo/Saul

……………………..

Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Intelligenza è mettere in discussione sempre se stessi. Stupidità è mettere in discussione sempre e solo gli altri” (Calendario filosofico)

Addenda – Ecco il link del video mancante https://www.facebook.com/mara.lenzi.96/videos/564799080525431/ dell’incontro tenuto a Vignola, presso “Luce di Stelle” il 18 dicembre 2017

Commenti disabilitati

Risultato della ricerca:

Le terre che parlano, no al “rosatellum”, Montefiascone: c’era nebbia al convento, il valore della vita, villaggio globale, scelte di guerra, inquisizione scientifica, Auser Macerata chiama, Akashic Universal Energy

Il Giornaletto di Saul del 24 ottobre 2017 – Le terre che parlano, no al “rosatellum”, Montefiascone: c’era nebbia al convento, il valore della vita, villaggio globale, scelte di guerra, inquisizione scientifica, Auser Macerata chiama, Akashic Universal Energy

Care, cari, le terre parlano su un treno sgangherato che vibra all’inverosimile, rumoroso e puzzolente, due vagoni con motrice a nafta dalle parti di Catanzaro sul far della sera, le terre parlano nell’attesa e nel silenzio della stazione di Taranto dove non sapendo che fare in mancanza di certezze ho preso il treno… (Ferdinando Renzetti)… – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2017/10/le-terre-che-parlano-dal-treno-di.html

PET per il cancro – Scrive Serena: “Chiedo alla Lorenzin di introdurre una Pet preventiva ogni tot anni, unico esame per stabilire se c’è un tumore che sta crescendo, a prescindere dall’età, ormai con la ricerca abbiamo perso le speranze, ed anche con le farmaceutiche, ma ricordarsi che possiamo tutti essere colpiti da questa terrificante malattia che annienta persone di ogni status sociale, medici inclusi…”

Non votiamo chi propone il “rosatellum” – Scrive Lista Civica Italiana: “La democrazia in Italia è sempre sotto attacco. Ti chiediamo cortesemente di dare la massima diffusione al testo che trovi allegato qui di seguito e che abbiamo utilizzato per un volantino sulla legge elettorale attualmente in discussione. Molti italiani e italiane non hanno colto che la legge elettorale è la legge più importante dopo la Costituzione e per giunta pensano che una legge valga l’altra, Occorre dare loro la sveglia!” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/10/23/il-rosatellum-e-una-pessima-legge-non-votiamo-i-partiti-che-lo-propongono/

Riciclaggio della spazzatura – Scrive Maria Bignami a commento dell’articolo https://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2017/10/riciclaggio-della-spazzatura-litalia-e.html?showComment=1508757539381#c4301484155889518913 -: “Che questa sia una buona notizia dipende dai punti di vista, per me non lo è. Quando osservo cassonetti traboccanti di rifiuti, sento una stretta al cuore. Siamo in tanti a credere e dimostrare che la miglior cura sia la prevenzione…” – Continua in calce al link

Montefiascone. C’era nebbia al convento – Scrive Antonello Ricci: “La mattina del 22 ottobre 2017 a Montefiascone c’era più nebbia che pioggia ed era una rocca non un convento – Ma in molti hanno bussato lo stesso al portone del museo dell’architettura di Antonio da Sangallo il Giovane chiedendo di Valentina Berneschi, direttrice, e della Banda del Racconto…” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2017/10/montefiascone-cera-nebbia-al-convento.html

Roma. Serve aiuto – Scrive Olivier Turquet: “Serve un aiuto urgente per la Delegazione Mapuche a Roma. Chi può aiutare si metta in contatto diretto con d.lifodi@virgilio.it – Grazie!

Il valore della vita completamente svuotato… – Scrive Adriano Colafrancesco: “Oggi nei pressi della stazione Termini di Roma, mentre pensavo, stimolato dal luogo, al treno di Renzie che, per la modica spesa di 400 mila euro,  sfeccia da una stazione all’altra d’Italia, ricevendo accoglienze al limite del linciaggio (rigorosamente occultate – ovviamente – dal servizio pubblico televisivo e da gran parte dei media), ne ho avuto la prova: ho conosciuto (nulla a che vedere con i freaks milanesi di parco Lambro, degli anni 70) due indiani metropolitani del terzo millennio…” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2017/10/freccia-rossa-od-ombre-rosse-il-viaggio.html

Ucraina. Anti-ebraismo in crescita – Scrive Sebastiano Cosenza: “L’antisemitismo dilaga in Ucraina, ma da noi pochissimi se ne accorgono, neppure quando è il Consiglio Ebraico Mondiale a denunciarlo. È la commedia degli spettri. I sionisti israeliani fomentano e finanziano il colpo di stato fascista di piazza Maidan e adesso lamentano i rigurgiti anti-giudaici. Chi semina vento raccoglie tempesta…”

Villaggio globale. Anche le cimici cercano asilo – Scrive Filippo Mariani: “Il villaggio globale, inteso come scambio intenso e continuo di merci e prodotti agroalimentari provenienti da ogni angolo del pianeta, ci ha “regalato” la zanzara tigre originaria del Sud est asiatico, la Leishmaniosi e la blue tongue africana per i nostri animali e per la nostra agricoltura sono arrivati parassiti letali tra cui: la Popillia Japonica, la Drosophila suzukii, la Dryocosmus kuriphilus, la Xylella, la Leptoglossus occidentalis Heidemann e il Cinipide, vespa killer cinese letale per i nostri castagneti. Ora è arrivato un altro flagello: la cimice marmorata asiatica, che sta invadendo campagne e abitazioni del Nord Italia…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2016/10/villaggio-globale-anche-le-cimici.html

Esportare la democrazia è un boccone ghiotto – Scrive Gabriele Vinai: “…dietro le “rivoluzioni democratiche”, l’immigrazione di massa e le cosiddette primavere arabe che hanno portato solo caos, guerre e massacri in Nord Africa e Medio Oriente, si cela Soros, il quale, da alcuni anni, finanzia anche l’opposizione in Ucraina e in Russia per rovesciare Vladimir Putin che si rifiuta di svendere il Paese alle grandi corporazioni e multinazionali straniere e per questa ragione, è considerato un nemico da abbattere a tutti i costi. Non bisogna dimenticare che lo stesso Soros disse negli anni ‘90 che la Russia era un boccone ghiotto”

Governo Gentiloni/renzie. Scelte di guerra in veste di servi e mercenari – La villania del governo Gentiloni/renzi, inciuciato con il centro destra di Berlusconi e compari, non si arresta alle restrizioni delle libertà democratiche, come ad esempio l’ultima porcata sulla legge elettorale incostituzionale “rosatellum”,  la cosa più grave di cui tale governo si macchia è la totale sudditanza all’egemonia statunitense. Questo governo ossequiosamente ubbidisce a tutti gli ordini dell’occupante USA/NATO ed appoggia tutte le azioni che all’occupante convengono, soprattutto in chiave militare. Dopo i soldati italiani stanziati in Afghanistan, Libano, Iraq, Libia, etc.  segue l’accettazione di inviare entro il 2018 ben 4.000 militi italiani in Lettonia, ai confini della Russia, di cui  160 son già partiti il 19.06.2017…” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2017/10/23/no-allinvio-di-militari-italiani-al-confine-con-la-russia/

Commento di Primarosa Pia: “Mi appello all’art. 11 della nostra Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Chiedo con fermezza all’Italia e agli italiani tutti, ma soprattutto al Governo italiano, a nome di mio padre che non può più farlo e di tutti i morti in guerra di tutti i tempi e di tutti i Paesi, di non contribuire ad aprire nuovi catastrofici scenari di conflitto…”

Commento di Marinella Correggia: “Un modello di riferimento inarrivabile, per un’azione diretta contro la guerra? Munthazar al Zaidi, il giornalista iracheno che a Baghdad lanciò le sue scarpe a George W. Bush urlando «in nome delle vedove, degli orfani e del milione di uccisi in Iraq». Finì in carcere, e torturato, per quasi un anno: vilipendio di capo di Stato estero…”

La nuova inquisizione scientifica – Far emergere nuove scoperte per quei pochi che ancora hanno la voglia e la passione di dedicarsi allo studio e alla ricerca scientifica è davvero arduo in questo momento storico così fortemente condizionato da gruppi di potere accademico. Oggi le “moderne inquisizioni” sono composte dagli stessi scienziati che però rivestono cariche di potere accademico, politico, economico e decisionale. Oggi la lotta è tra gli “Accademici” con i loro protettori istituzionali e gli scienziati innovatori estranei a tali giochi di potere. Gli innovatori sembrano tutti ciarlatani, come se nulla potesse essere scoperto, da professionisti e scienziati, al di fuori delle università…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2017/10/inquisizione-scientifica-la-nuova.html

Commento di Giuseppe Finamore: “Qualcun’altro brucerà sul rogo, altri saranno introvabili, altri ancora vi sbeffeggeranno, insieme a chi s’arricchirà. Non si avrà conoscenza se priva d’amore farà scienza e non vi sarà peccato per chi scopre di esser nato…”

Auser Macerata chiama Paolo D’Arpini – Scrive Antonio Marcucci: “Preg.mo Paolo D’Arpini, TREIA (MC), con la presente sono a comunicarle che la S.V., essendo stata valutata la Sua opera fra le finaliste quindi meritevole di un riconoscimento, è invitata a partecipare all’iniziativa culturale conclusiva sugli Orti Sociali “L’Orto che Vorrei” che si terrà la mattina del 31 Ottobre 2017 presso la Sala Convegni della Amministrazione Provinciale di Macerata – via Velluti 41 Piediripa di Macerata…” Continua: https://auser-treia.blogspot.it/2017/10/auser-macerata-chiama-paolo-darpini.html

Firenze: la tranvia cambia la città – Scrive Arpat: “Jean-Luc Laugaa, amministratore delegato di GEST e Autolinee Toscane, traccia una stima dei benefici provenienti dall’estensione della rete tranviaria: ogni anno 40 milioni di passeggeri trasportati, 15-20.000 veicoli in meno sulle strade e una riduzione di 14.000 t all’anno di CO2″

Akashic Universal Energy and Consciousness… – To grow spiritually from the person we must begin, as the custodian of the first spark of consciousness from which everything comes from. Therefore I do not want to diminish the value of the personal self, and as “this” also all the others “I” who patiently follow and precede.
Thought is said to have the power to promote action … and when many thoughts go in some direction perhaps the inevitable consequence is just that advocated. Or … it’s a pulse/sensation that has to do with the unconscious, fishing in the “akasha” or collective mind … and so the imagined things happen synchronously… – Continue (con testo italiano): https://bioregionalismo.blogspot.it/2017/10/akashic-universal-energy-and.html

Ciao, Paolo/Saul

…………………………….

Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“È meglio essere povero che ignorante: il povero, infatti, manca solo di denaro, l’incolto di umanità.” (Aristippo)

Commenti disabilitati

Risultato della ricerca:

Douce France e Douce Allemagne – Macron si ispira al “Modello Tedesco”, se passerà il 24 settembre 2017

Il modello a cui si ispira Macron
Ecco il modello tedesco proposto da Maurizio Landini ai lavoratori italiani, che dovrebbe permettere ai padroni italiani di essere competitivi con i padroni tedeschi!
Ecco il modello del Jobs Act di Matteo Renzi!

Nota della Redazione di Resistenza
Diffondiamo questo articolo perché illustra bene il processo in atto in tutti i paesi imperialisti e aiuta a comprendere quello a cui puntano anche qui da noi il governo Gentiloni-Renzi e i suoi padrini: fare piazza pulita delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano strappato, cioè di attuare in Italia il programma che negli USA è stato messo in cantiere da Ronald Reagan negli anni 1981-1988 e che in Europa è stato messo in cantiere prima in Gran Bretagna da Margareth Thatcher a partire dal 1979 e poi in Germania da Gerhard Schröder a partire dal 1998.
Chi spaccia soluzioni come “fare come la Germania” non ha capito, o fa finta di non capire, che praticamente si tratta di una concorrenza al ribasso in cui, alla faccia dei dati statistici (“lo smantellamento della previdenza sociale avvenuta a metà degli anni 2000 ha trasformato i disoccupati in lavoratori poveri” dice l’articolo; “la disoccupazione diminuisce” dicono i media italiani), a perdere sono sempre e solo gli operai, i lavoratori e le masse popolari.
Non “fare come la Germania”, ma fare come gli operai russi, guidati dal Partito Comunista bolscevico, fecero in Russia nel 1917! Fare la rivoluzione socialista e prendere nelle proprie mani la direzione del paese. Se a governare la società fossero gli operai anziché i padroni lo si capirebbe subito perché le fabbriche e le aziende produrrebbero quello che serve alle masse popolari e in modo compatibile con l’ambiente, anziché produrre, in un modo che avvelena l’ambiente e i lavoratori, una montagna di merci (molte delle quali rimangono invendute) solo per consentire al padrone di guadagnare sul lavoro degli operai. Lo si capirebbe anche perché nessuno dovrebbe lavorare 8, 10 o 12 ore al giorno, ma a tutta la popolazione abile verrebbe garantito un lavoro utile e dignitoso: cioè basta orari massacranti, basta esuberi, basta disoccupazione, basta precarietà, basta carichi di lavoro insopportabili (e gli incidenti sul lavoro non esisterebbero) basta allungamento dell’età pensionabile.
Il principale sostegno che dal nostro paese possiamo dare alle masse popolari degli altri paesi e ai popoli oppressi è fare la rivoluzione socialista in Italia, costruire nel nostro paese la base rossa della rinascita del movimento comunista e contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale. L’Italia fa parte della comunità internazionale degli imperialisti europei, USA e sionisti che domina il mondo, instaurare il socialismo in Italia significa rompere la catena che opprime tutti i paesi del mondo e aprire la strada a un nuovo corso della storia.
Chi dice “sarebbe bello, ma non è possibile”, “non ci sono le condizioni” è malato di pessimismo. Sicuramente non è una cosa facile e sicuramente non è una cosa che “cade dal cielo”: per fare la rivoluzione socialista è necessario che la parte più avanzata, generosa, cosciente delle masse popolari si unisca nel partito comunista che la costruisce, fase dopo fase, e la porta alla vittoria.

***

Traduzione di un articolo di Olivier Cyran* del numero di settembre del mensile francese Le Monde Diplomatique.

I tedeschi, chiamati alle urne il 24 settembre 2017, non hanno mai avuto un numero così basso di persone in cerca di occupazione. E nemmeno così tanti precari. Lo smantellamento della previdenza sociale avvenuta a metà degli anni 2000 ha trasformato i disoccupati in lavoratori poveri. Queste riforme hanno ispirato la revisione del codice del lavoro che il governo cerca di imporre per decreto.

Ore 8: il Jobcenter (Agenzia per l’impiego N.d.T.) del quartiere berlinese di Pankow ha appena aperto i battenti che già una quindicina di persone fanno la coda davanti allo sportello dell’accettazione, ciascuna rinchiusa in un ansioso silenzio. “Perché sono qui? Perché, se non rispondi alla loro convocazione, ti tolgono quel poco che ti danno”, sbotta a bassa voce un cinquantenne, “comunque non hanno niente da proporre, a parte, forse, un lavoro da venditore di mutandine borchiate, chissà”. L’allusione gli strappa un leggero sorriso. Un mese fa, una madre sola di 36 anni, insegnante disoccupata, ha ricevuto una lettera dal Jobcenter di Pankow che la invitava, a pena di sanzioni, a candidarsi per un posto di rappresentante di commercio di un sexy shop. “Ne ho passate di tutti i colori con il mio Jobcenter, ma questo è il colmo”, ha risposto via internet l’interessata, prima di annunciare la sua intenzione di sporgere denuncia per abuso d’ufficio.
All’esterno, nel parcheggio del blocco di case popolari, l’“unità mobile di sostegno” del centro disoccupati di Berlino ha già iniziato l’attività. La signora Nora Freitag, 30 anni, sistema sul tavolo pieghevole, piazzato davanti al minibus degli operatori, un pacco di opuscoli intitolati Come difendere i miei diritti nei confronti del Jobcenter.
“Questa iniziativa è stata organizzata nel 2007 dalla Chiesa evangelica: c’è molta disperazione, e anche molta impotenza, davanti a questo mostro burocratico che i disoccupati percepiscono, non a torto, come una minaccia”.
Una signora, sessant’anni suonati, si avvicina con passo esitante, sembra molto infastidita di doversi presentare a degli estranei. La sua pensione, inferiore a 500 euro al mese, non le basta per vivere, riceve un’integrazione versata dal suo Jobcenter. Poiché fatica comunque a sbarcare il lunario, fa da poco un lavoro precario part-time (“minijob”) come donna delle pulizie in una casa di cura che le garantisce un salario netto mensile di 340 euro. “Figuratevi”, dice con una vocina agitata, “la lettera del Jobcenter mi dice che non ho dichiarato i miei redditi e che devo rimborsare 250 euro, ma questi soldi, io non li ho! Per giunta, li ho dichiarati fin dal primo giorno, i miei redditi, come potete immaginare; ci deve essere un errore…”. Uno degli operatori la prende sottobraccio per darle dei consigli in disparte: a chi indirizzare un ricorso, a quale porta bussare per sporgere denuncia se il ricorso ha esito negativo, ecc. Talvolta il minibus serve da rifugio per trattare un problema in maniera riservata. “È uno degli effetti di Hartz IV”, osserva la signora Freitag, “la stigmatizzazione dei disoccupati è così pesante che molti provano vergogna perfino a parlare della loro situazione di fronte ad altri”.

Una delle normative più vincolanti d’Europa
Hartz IV: questo marchio sociale deriva dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro, chiamato Agenda 2010, messo in essere tra il 2003 e il 2005 dalla coalizione del cancelliere Gerhard Schröder tra il Partito socialdemocratico (SPD) e i Verdi. Battezzata con il nome del suo ideatore, Peter Hartz, ex direttore del personale della Volkswagen, il quarto e ultimo pacchetto di queste riforme ha unificato i sussidi sociali e le indennità dei disoccupati di lungo termine (senza impiego da oltre un anno) in un unico sussidio forfettario, versato dal Jobcenter. Il presupposto è che lo scarso importo di questa somma – 409 euro al mese nel 2017 per una persona sola (1) – dovrebbe motivare il beneficiario, ribattezzato “cliente”, a trovare o a riprendere al più presto un impiego, anche mal retribuito e poco aderente alle sue attese o alle sue competenze. Il riconoscimento del sussidio è subordinato a un programma di controlli tra i più vincolanti d’Europa.
Alla fine del 2016, l’ambito di applicazione di Hartz IV coinvolgeva circa 6 milioni di persone, di cui 2,6 milioni di disoccupati ufficiali, 1,7 milioni di disoccupati sommersi non contabilizzati dalle statistiche attraverso la trappola dei “dispositivi di avviamento al lavoro” (formazione, addestramento, impieghi da 1 euro, minijobs, ecc.) e 1,6 milioni di figli di beneficiari del sussidio. In una società strutturata sul culto del lavoro, queste persone sono spesso descritte come scoraggiate o come bande di fannulloni e talvolta anche peggio. Nel 2005, in un opuscolo del ministero dell’economia, con la prefazione del ministro Wolfang Clement (SPD) e intitolata Priorità alle persone oneste. Contro gli abusi, le truffe e il fai da te nello Stato sociale, si poteva leggere: “I biologi sono concordi nell’utilizzare il termine ‘parassita’ per designare gli organismi che si sostentano a spese di altri esseri viventi. Ovviamente, sarebbe totalmente fuori luogo estendere agli esseri umani nozioni proprie del mondo animale”. E, ovviamente, l’espressione “parassita Hartz IV” è stata abbondantemente ripresa dalla stampa scandalistica, Bild in testa.
La vita dei beneficiari dei sussidi è uno sport da combattimento.
Quando la somma percepita, a livello di sussistenza, non consente al beneficiario di pagarsi un affitto, il Jobcenter se ne fa carico, a condizione che l’affitto non superi il tetto massimo fissato dall’amministrazione a seconda delle zone geografiche. “Un terzo delle persone che vengono da noi, lo fanno per problemi legati all’abitazione”, dichiara la signora Freitag, “nella maggior parte dei casi perché il rialzo degli affitti nelle grandi città, in particolare a Berlino, ha fatto loro superare i massimali del Jobcenter; allora i beneficiari dei sussidi devono traslocare, ma senza sapere dove, poiché il mercato delle case in affitto è saturo, oppure devono pagare di tasca propria la differenza eccedente il massimale, tagliando le spese alimentari”. Dei 500.000 “Hartz IV” che vivono a Berlino, il 40% paga un affitto che supera il limite normativo.
Il Jobcenter ha la facoltà di sbloccare aiuti urgenti, ma con il contagocce. Questo gli conferisce un diritto di indagine paragonabile quasi a un affidamento sotto tutela. Conto in banca, acquisti, spostamenti, vita familiare o perfino sentimentale: nessun aspetto della vita privata sfugge all’umiliante radar dei controllori. Le 408 agenzie del paese dispongono di un certo margine d’intervento, alcune “brillano” per immaginazione. A fine 2016, ad esempio, il Jobcenter di Stade, in Bassa Sassonia, ha inviato un questionario a una disoccupata nubile incinta chiedendole di rivelare l’identità e la data di nascita dei suoi partner sessuali.(2)
I germi della filosofia di questo regime inquisitorio si trovavano già nel manifesto firmato nel giugno del 1999 da Schröder e dal suo omologo britannico Tony Blair. In esso, i due profeti della “socialdemocrazia moderna” proclamavano la necessità di “trasformare la rete di sicurezza della previdenza sociale in un trampolino verso la responsabilità individuale”. Poiché, precisava questo testo intitolato Europa: la terza via, il nuovo centro, “un lavoro part-time o un impiego mal retribuito sono meglio che non avere del tutto un lavoro, in quanto facilitano il passaggio dalla disoccupazione all’impiego”. Un povero che suda piuttosto che un povero disoccupato: questa verità da bar dello sport è servita da matrice ideologica alla “cesura, senza dubbio la più importante, della storia dello Stato sociale tedesco dai tempi di Bismarck”, secondo la formula di Christoph Butterwegge, ricercatore in scienze sociali all’Università di Colonia.(3)
In Francia, le leggi Hartz costituiscono da dodici anni una fonte inesauribile di ammirazione nei circoli padronali, mediatici e politici. L’ode rituale al “modello tedesco” ha preso ulteriore vigore in seguito all’arrivo all’Eliseo di Emmanuel Macron, per il quale “la Germania si è riformata in maniera formidabile”.(4) Un punto di vista raramente contestato dagli editorialisti. “Il cancelliere tedesco Gerhard Schröder ha spinto molto per imporre le riforme che fanno la prosperità del suo paese”, ha ricordato il direttore editoriale di Le Monde all’indomani dell’elezione del candidato della “start-up nation”, per esortarlo ad adottare il pugno di ferro nelle sue riforme.(5) L’economista Pierre Cahuc, ispiratore con Marc Ferracci e Philippe Aghion della riforma del mercato del lavoro immaginata da Macron, rende omaggio anche lui al “successo eccezionale dell’economia tedesca” ritenendo che Hartz IV non solo “giova all’impiego”, ma è anche auspicabile per diffondere gioia e allegria, visto che “i tedeschi si dichiarano sempre più soddisfatti della loro situazione, soprattutto i meno abbienti, mentre la soddisfazione dei francesi ristagna”.(6)
Mentre “i meno abbienti” riescono ancora a contenere la loro euforia nelle code d’attesa dei Jobcenter, è incontestabile che i progetti di Macron si ispirano direttamente al “modello tedesco”. In particolare lo svuotamento del codice del lavoro e il rafforzamento del controllo sui disoccupati, che si vedrebbero penalizzati nel caso rifiutassero due offerte consecutive di lavoro. Nessuno meglio del presidente francese ha saputo sintetizzare il senso di Hartz IV quando ha spiegato il 3 luglio, davanti al Parlamento riunito a Versailles, che “proteggere i più deboli, non significa trasformarli in assistiti permanenti dello Stato”, ma fornire loro i mezzi per – ed eventualmente obbligarli a – “incidere in modo efficace sul proprio destino”. Con un’acrobazia verbale simile a quella fatta a suo tempo dai promotori di Hartz IV, aggiungeva: “Dobbiamo sostituire l’idea di assistenza sociale (…) con un’autentica politica di inclusione di tutti”. Per Schröder, la parola d’ordine nei confronti dei poveri era più lapidaria: “Incoraggiare e pretendere” (“fördern und fordern”).
Comunque, Hartz non si è sbagliato: in Francia, l’artefice delle leggi che portano il suo nome continua a godere di una lusinghiera reputazione. In Germania, nessuno si è dimenticato della sua condanna, nel 2007, a due anni di carcere con la sospensione condizionale e al pagamento di una multa di 500.000 euro per avere “comprato la pace sociale” alla Volkswagen, elargendo ai sindacalisti del consiglio di fabbrica bustarelle, viaggi ai tropici e prestazioni di prostitute. Per cui, in Germania, nessuno vuole più sentire parlare di lui e per trovare un pubblico ancora disponibile ad applaudirlo, l’ex direttore del personale si rifugia in Francia. Il Movimento delle imprese di Francia (Medef, la Confindustria francese N.d.T.) lo invita regolarmente e François Hollande, che l’ha ricevuto quando era presidente, avrebbe voluto averlo tra i suoi consiglieri,(7) ma ormai è a Macron che Hartz dedica i suoi saggi consigli, a mezzo stampa.(8)
Eppure Hartz ha avuto solo un ruolo di secondo piano nell’introduzione delle riforme di Schröder. Certo, ha presieduto la commissione i cui lavori sono stati alla base delle riforme, ma è soprattutto la Fondazione Bertelsmann che ha orchestrato il tutto. L’organismo “filantropico” del gruppo multimediale più influente della Germania è stato al centro del processo di elaborazione dell’Agenda 2010: finanziamento di studi e di conferenze, diffusione di documenti esplicativi ai giornalisti, creazione di reti di “buona volontà”. “Senza l’attività preparatoria, di accompagnamento e di assistenza dispiegata a ogni livello dalla Fondazione Bertelsmann, le proposte della commissione Hartz e la loro trasposizione legislativa non avrebbero mai potuto vedere la luce”, osserva Helga Spindler, professoressa di diritto pubblico all’Università di Duisburg.(9) La Fondazione si spingerà perfino a invitare i quindici membri della commissione a partecipare a seminari di studio in cinque paesi considerati all’avanguardia nel recupero dei disoccupati: la Danimarca, la Svizzera, l’Olanda, l’Austria e il Regno Unito.(10)

Posti di lavoro stabili trasformati in impieghi precari
Il 16 agosto 2002 Hartz presenta le sue conclusioni a Schröder sotto la cupola della cattedrale francese di Berlino. È un “grande giorno per i disoccupati”, esulta il cancelliere che promette di farne tornare a lavorare due milioni di persone nel giro di due anni. Spesso 344 pagine, il rapporto della commissione contiene tredici “moduli di innovazione” redatti in gergo manageriale a base di “engleutsch” (una miscela di tedesco e inglese) pieni di espressioni come “controlling”, “change management”, “bridge system per anziani attivi”, “assoggettamento e volontariato”, ecc. Nel rapporto, il Jobcenter è descritto come un “servizio potenziato per i clienti”.
Entrata in vigore il 1° gennaio 2005, la normativa nata con questa non-lingua si lega con l’altro pacchetto normativo dell’Agenda 2010, che orchestra la deregolamentazione del mercato del lavoro. Per portare i disoccupati nell’ambito del lavoro salariato si rendeva necessaria la creazione di un ampio armamentario di strumenti messi a disposizione dei padroni: defiscalizzazione dei salari più bassi, istituzione dei minijob a 400 euro, poi portati a 450 euro al mese, abolizione dei limiti al ricorso al lavoro temporaneo, incentivi alle agenzie interinali che fanno ricorso a disoccupati di lungo termine, ecc. La febbre dell’oro contagia gli imprenditori, in particolare nel settore dei servizi. Riforniti di truppe fresche dai Jobcenter, approfittano di questa opportunità per trasformare posti di lavoro stabili in impieghi precari – lasciando liberi i lavoratori precarizzati di mettersi anche loro in fila al Jobcenter per cercare di integrare il loro magro stipendio. Il lavoro interinale esplode, passando da 300.000 persone ingaggiate nel 2000 a circa un milione nel 2016. Nello stesso periodo la percentuale di lavoratori poveri – pagati meno di 979 euro al mese – passa dal 18 al 22%. L’introduzione, nel 2005, del salario minimo (fissato a 8,84 euro all’ora nel 2017) non ha affatto invertito la tendenza: 4,7 milioni di lavoratori attivi sopravvivono ancora oggi con un minijob bloccato a 450 euro al mese.(11) La Germania ha trasformato i suoi disoccupati in persone bisognose.

I figli convocati al Jobcenter
Hartz IV funziona come un servizio obbligatorio di lavoro precario. La minaccia di sanzioni che pesa sui “clienti”, li tiene costantemente in balia di una trappola. Jürgen Köhler, un berlinese di 63 anni, lavora da libero professionista come grafico. A causa della concorrenza delle grosse agenzie, che offrono prezzi più bassi, non riesce più a ottenere nuove commesse di lavoro sufficienti per sopravvivere e si è quindi iscritto al Jobcenter: “un giorno”, racconta davanti a un caffè, “ho ricevuto una lettera che mi annunciava che mi sarei dovuto presentare il lunedì e il martedì successivi alle 4 del mattino, presso un’agenzia di lavoro interinale, per essere assegnato a un cantiere ed essere pagato la sera stessa; inoltre avrei dovuto procurarmi un paio di scarpe antinfortunistiche, ma ovviamente non possedevo questo tipo di attrezzatura e non avevo mai lavorato nell’edilizia; iniziare alla mia età non mi pareva una buona idea”. Poiché era troppo tardi per tentare un ricorso, Köhler non aveva altra scelta che fare una denuncia in tribunale, sperando che la sentenza arrivasse prima della mannaia della sanzione, che rischia di tagliare il sussidio del 10, 30 o anche 100%. Nulla è al riparo dal tritacarne delle sanzioni, nemmeno i figli dei beneficiari dei sussidi Hartz IV in età compresa tra i 15 e i 18 anni. In cambio dei 311 euro mensili versati alla famiglia, e anche se frequentano ancora la scuola, il Jobcenter può convocarli in qualsiasi momento per “consigliare loro” di orientarsi verso specifici settori e tagliare loro i fondi se mancano all’appuntamento: l’effetto pedagogico sull’adolescente, che ha già “Hartz IV” tatuato sulla fronte, è garantito.
Membro del gruppo di disoccupati Ver.di, il sindacato unificato del settore dei servizi, Köhler ha potuto avvalersi gratuitamente di un avvocato e ottenere nei tempi dovuti una sentenza favorevole. Ma non tutti hanno questa fortuna: nel 2016 sono state comminate circa un milione di sanzioni con una trattenuta media di 108 euro a testa, un guadagno non indifferente per l’Agenzia federale del lavoro, l’autorità di controllo dei Jobcenter. Nello stesso anno, questi ultimi sono stati oggetto di 121.000 reclami, respinti nel 60% dei casi. “Le sanzioni ci cadono addosso per motivi così assurdi che c’è una certa probabilità di vincere un ricorso se fatto adeguatamente”, spiega Köhler. “Ma la maggioranza dei disoccupati non è informata dei propri diritti e perciò si difende male; la maggior parte dei disoccupati non si difende affatto”.
Ma non è sempre stato così. Nel 2003 e nel 2004, decine di migliaia di disoccupati e lavoratori hanno manifestato spontaneamente ogni lunedì in parecchie città della Germania per bloccare le riforme Schröder. Affermatosi soprattutto nell’est della Germania, dove gli slogan facevano apertamente riferimento alle “manifestazioni del lunedì” dell’autunno 1989 contro il potere nella Repubblica Democratica Tedesca, il movimento si era rapidamente diffuso anche nell’ovest, prendendo alla sprovvista gli apparati sindacali, poco inclini a seguirlo. “I sindacati hanno tergiversato molto”, ammette Ralf Krämer, segretario federale di Ver.di e responsabile delle questioni economiche. “La loro posizione era talmente ambigua che due loro rappresentanti hanno partecipato alla commissione Hartz, uno era della DGB (Confederazione tedesca dei sindacati) e l’altro era uno dei nostri”. Oltre che dai due sindacalisti, la commissione era composta da due deputati, due universitari, un alto funzionario e sette “top manager” della Deutsche Bank, del gruppo chimico BASF e della società di consulenza McKinsey. !Il movimento sindacale in Germania è tradizionalmente vicino alla SPD”, prosegue Krämer, “con tutta evidenza è stato possibile imporre le riforme Schröder solo perché il governo era socialdemocratico, altrimenti la resistenza sarebbe stata molto più forte”.
Nel novembre 2003, tra lo stupore generale, una manifestazione organizzata al di fuori degli apparati sindacali ha raccolto 100.000 persone a Berlino: “Erano presenti molti sindacalisti, e c’ero anch’io, poiché la base di Ver.di aveva capito che queste riforme miravano solo a favorire l’abbassamento dei salari sul mercato”, prosegue Krämer, “ma la direzione della DGB si è mostrata molto riluttante”. Cinque mesi più tardi, nuove manifestazioni a Berlino, Stoccarda e Colonia hanno portato in piazza mezzo milione di oppositori alle riforme, cosa mai vista nel paese dal dopo guerra. Quella volta le direzioni sindacali hanno sfilato in testa al corteo: “Avremmo forse potuto vincere se la dinamica del movimento fosse proseguita”, si rammarica Krämer, “ma la DGB ha avuto paura di perdere il controllo e si è astenuta dall’organizzare altre mobilitazioni, le “manifestazioni del lunedì” si sono trovate isolate e il movimento si è esaurito; abbiamo perso un’occasione storica. Bisogna dire che lo scontro non fa parte della cultura sindacale tedesca. Contestare le decisioni di un governo democraticamente eletto non è nei nostri costumi, anche se a titolo personale me ne rammarico”.
Curiosamente, questo fallimento non ha indotto i sindacati a valutare un cambiamento di strategia. Né i dirigenti di Ver.di, né tantomeno quelli della DGB – di cui Verdi fa parte, ma all’interno della quale i sindacati metallurgici e chimici hanno una posizione di forza – hanno ritenuto utile aprire un dibattito sull’illegalità degli scioperi “politici”: la legislazione tedesca, infatti, vieta ai sindacati di indire uno sciopero contro le leggi ritenute contrarie agli interessi dei lavoratori salariati. “Sciopero generale”? L’espressione fa aggrottare le sopracciglia a Mehrdad Payandeh, membro del comitato direttivo federale della DGB. “Per noi uno sciopero ha senso solo se fallisce il negoziato per gli aumenti di salario nei settori dove siamo rappresentati e questo avviene raramente. La nostra legittimazione è rappresentata dai nostri iscritti, non dalla piazza. Non siamo come quei paesi del Sud dove si sciopera anche per delle noccioline!”.
Con il suo atteggiamento volubile e cordiale, Payandeh incarna piuttosto bene la cultura sindacale illustrata da Krämer: il funzionario tipo della DGB presta più attenzione ai dirigenti aziendali, che conosce e di cui apprezza la “capacità di cooperare con i sindacati”, piuttosto che ai disoccupati Hartz IV o ai forzati del lavoro precario, relegati al di fuori del suo ambito. “Certo che sono contro le sanzioni Hartz IV e la precarietà”, esclama, “ma le leggi votate dal Bundestag (il Parlamento federale tedesco, N.d.T.) non sono di nostra competenza: il nostro obiettivo è quello di difendere i nostri lavoratori all’interno degli accordi di settore”. Soltanto che accordi di questo tipo esistono solo nei settori metallurgico e chimico, all’ombra dei quali l’onnipotente industria dei servizi assorbe una mano d’opera sempre più asservita e sempre meno tutelata.
Le lotte contro le leggi Hartz hanno comunque lasciato una traccia profonda nel paese: hanno considerevolmente indebolito la SPD, sempre vacillante dopo il dissanguamento rappresentato da circa 200.000 iscritti che hanno preso il largo a partire dal 2003. Ma le lotte hanno anche rimodellato lo scenario politico, spingendo una parte dei dissidenti del partito di Schröder a fondersi nel 2005 con i neocomunisti del Partito del Socialismo Democratico (PDS) per creare Die Linke (La sinistra), oggi unica formazione politica rappresentata nel Bundestag a perorare l’abrogazione delle leggi Hartz. Le lotte hanno anche fatto nascere una vasta rete di gruppi di disoccupati decisi a far sentire le proprie ragioni attraverso la mutua assistenza e l’autodifesa – sul modello del collettivo Basta, radicato nel quartiere popolare di Wedding, a Berlino, che organizza regolarmente delle irruzioni nei Jobcenter della capitale.

“Per noi la Francia era un esempio”
Nel momento in cui in Francia ci si interroga sulla possibilità di frenare gli ardori riformatori di Macron, numerosi sindacalisti tedeschi trattengono il fiato: “Le riforme Macron ci preoccupano parecchio, poiché rischiano di spingere i salari verso il basso e di diffondersi a macchia d’olio da noi”, afferma Dierk Hirschel, un dirigente di Ver.di. “Per noi la Francia era per molti aspetti un esempio”, aggiunge il suo collega Ralf Krämer, “l’evoluzione attuale ci sembra grave. Speriamo che i sindacati francesi non ripetano i nostri errori e si sappiano mostrare più determinati di quanto lo siamo stati noi”.

Beati i poveri
“Colui che può lavorare ma non vuole farlo, non ha alcun diritto alla solidarietà: non c’è il diritto all’ozio nella nostra società”.
Il cancelliere Gerhard Schröder, intervistato da Bild, 6 aprile 2001

“I costi salariali hanno raggiunto un livello che non è più sopportabile per i lavoratori e che impedisce agli imprenditori di creare nuove attività. (…) Dovremo tagliare le spese dello Stato, incoraggiare la responsabilità individuale e pretendere maggiori sforzi da parte di tutti”.
Gerhard Schröder, discorso al Bundestag, 14 marzo 2003

“La miseria non è la povertà del portafoglio, bensì la povertà della mente. Alle classi inferiori non manca il denaro, a queste manca la cultura. (…) La povertà deriva dal loro comportamento, è una conseguenza della sottocultura”.
Walter Wüllenweber, editorialista, Stern, 16 dicembre 2004

“La povertà non è solo una questione di soldi. (…) Quello che conta per una famiglia, è saper spendere bene il proprio denaro. (…) Un pasto in un fast-food non solo è nocivo per la salute, ma è anche più costoso di uno stufato di verdure di stagione”.
Renate Schmidt, ministro federale della famiglia (Partito socialdemocratico, SPD), Bild am Sonntag, 27 febbraio 2005

“Solo chi lavora ha diritto di mangiare”.
Franz Müntefering, presidente SPD, vicecancelliere e ministro federale del lavoro e degli affari sociali, di fronte al gruppo SPD al Bundestag, 9 maggio 2006

“Se vi lavate e vi fare la barba, troverete un lavoro”.
Kurt Beck, presidente SPD, rivolto a un disoccupato, Wiesbadener Tagblatt, 13 dicembre 2006

“Lo afferma un ricercatore: 132 euro al mese sono sufficienti per vivere!”.
Titolo su Bild, 6 settembre 2008

“L’aumento di Hartz IV ha dato una spinta alle industrie del tabacco e degli alcolici”.
Philipp Missfelder, deputato dell’Unione cristiano-democratica (CDU) al Bundestag, commentando in un discorso l’aumento di 4 euro del sussidio mensile Hartz IV, 15 febbraio 2009

“I dibattiti attorno a Hartz IV prendono un orientamento socialista. (…) Colui che promette al popolo una prosperità senza sforzi, apre le porte a una nuova decadenza romana”.
Guido Westerwelle, segretario generale del Partito liberaldemocratico tedesco (FDP), vicecancelliere e ministro federale degli affari esteri, Die Welt, 11 febbraio 2010

“Invece di farsi pagare come disoccupati, la gente dovrebbe fare un lavoro socialmente utile. (…) A Berlino potremmo reclutare venti disoccupati Hartz IV in ciascun quartiere per controllare se i proprietari di cani raccolgono gli escrementi dei loro animali. (…) In questo modo prenderemmo due piccioni con una fava: i disoccupati troverebbero una nuova occupazione e i berlinesi una nuova città”.
Claudia Hämmerling, deputata dei Verdi al Parlamento di Berlino, Bild, 6 aprile 2010

“Noi forniamo agli imprenditori un materiale umano a buon mercato”.
Il collaboratore di un Jobcenter berlinese citato da Die Süddeutsche Zeitung, 9 marzo 2015

NOTE
(*) Giornalista, coautore insieme a Julien Brygo di Boulots de merde! Du cireur au trader, enquête sur l’utilité et la nuisance sociales des métiers, La Découverte, Parigi, 2016.
(1) L’indennità scende a 368 euro per un soggetto che vive in coppia con un altro beneficiario di “Hartz IV”; aumenta di 237 euro per figlio da 0 a 6 anni, di 291 euro per un figlio da 7 a 14 anni e di 311 euro per un adolescente da 15 a 18 anni.
(2) Jobcenter fragt nach Sexpartnern per Fragebogen, , sul sito del collettivo d’informazione Gegen Hartz IV, .
(3) Butterwegge, Christoph – Hartz IV und die Folgen. Auf dem Weg in eine andere Republik?, Beltz Juventa, Weinheim, 2015.
(4) Macron: Je veux conforter la confiance des Français et des investisseurs, in “Ouest-France”, Rennes, 13 luglio 2017.
(5) Leparmentier Arnaud – Les cent jours de Macron seront décisifs, in “Le Monde”, 10 maggio 2017.
(6) Fay, Sophie Macron va-t-il faire du Schröder à la française ?, in “L’Obs”, Paris, 13 maggio 2017. A proposito di Pierre Cahuc, leggere Richard, Hélène – Théorème de la soumission, in “Le Monde diplomatique”, ottobre 2016.
(7) L’ancien DRH de Gerhard Schröder ne conseillera pas Hollande, , in “Le Monde”, 28 gennaio 2014.
(8) Hartz Peter: lettre à Emmanuel Macron, in “Le Point, Paris”, 21 giugno 2017.
(9) Spindler, Helga War die Hartz-Reform auch ein Bertelsmann-Projekt?, in “Jens Wernicke et Torsten Bultmann (a cura di), Netzwerk der Macht – Bertelsmann. Der medial-politische Komplex aus Gütersloh”, BdWi, Marbourg, 2007.
(10) Cfr. Schuler, Thomas – Bertelsmann Republik Deutschland. Eine Stiftung macht Politik, Campus, Francoforte, 2010.
(11) Fonte: Agenzia federale del lavoro; rapporto dell’Istituto di scienze economiche e sociali (WSI) n. 36, luglio 2017.

Commenti disabilitati

Risultato della ricerca:

Media e falsità, Guinness della santità, “Mal d’Africa”, è tempo di capperi, Cammino del Cambiamento, Emilia Romagna inquinata, Emilia Romagna islamizzata, le canalizzazioni esistono?….

Il Giornaletto del 29 agosto 2017 – Media e falsità, Guinness della santità, “Mal d’Africa”, è tempo di capperi, Cammino del Cambiamento, Emilia Romagna inquinata, Emilia Romagna islamizzata, le canalizzazioni esistono?….

Care, cari, …l’opinione pubblica riceve una massa di notizie in media false, perché in media sono indistinguibili verità e falsi utili, o anche non utili ma semplice spazzatura. Perché il fine ultimo non è fornire notizie false, quanto nascondere il vero corso degli eventi, questa la prima necessità dei burattinai… (Jure Ellero)

Guinness della santità. Osho Rajneesh e Satya Sai Baba … – Osho Rajneesh rappresenta la trasgressione in senso intellettuale e sociologico mentre Satya Sai Baba incarna il modello devozionale indiano classico. Il primo fece di tutto per creare scalpore e rompere ogni schema, parlando male di tutti e persino di se stesso. Era famoso per i suoi scherzi crudeli come quello –ad esempio- in cui annunciò che alcuni dei suoi “discepoli” si erano realizzati per poi osservare le loro reazioni e svergognarli adeguatamente per la finzione da loro dimostrata negli atteggiamenti esteriori. Osho era nato nell’anno della Capra perciò vi potete immaginare il tipo… – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2016/08/guinness-della-santita-in-gara-satya.html

Basta con gli “sciuscià” dell’inglese – Scrive Marina Neri a commento dell’articolo https://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2017/08/ue-gli-pseudo-intellettuali-sciuscia.html?showComment=1503909671179#c7221957442383805524 -: “…nell’articolo di Anna Maria Campogrande scorgo solo amore per una lingua meravigliosa e il principio che se tu sei mio ospite forse dovresti sforzarti di apprendere i miei usi e costumi. Certo l’inglese è una lingua semplice e universalmente riconosciuta come veicolo immediato di comprensione. Ma non deve essere necessariamente la lingua ufficiale dell’Europa. Un tempo il mondo pieno di ideali aveva creato l’esperanto. Questo quando si tendeva ad unire e non vi era un Primo!” – Continua in calce al link segnalato

Integrazione dell’autrice: “Mi fa piacere che abbia diffuso il mio messaggio perché spero di poter sensibilizzare i nostri connazionali, i politici, le autorità del nostro povero Paese colonizzato, i quali non sono affatto coscienti del valore della nostra lingua e del suo livello culturale e, in sede comunitaria, hanno accettato discriminazioni inaudite a iniziativa e con la partecipazione attiva di Romano Prodi, all’epoca in cui era Presidente della Commissione Europea, il quale ha condannato l’italiano tra le lingue minori. È da allora che l’italiano è diventato la lingua più discriminata di tutte le lingue d’Europa…” – Continua in calce al link sopra segnalato

“Mal d’Africa”. Cosa ne sarà dell’Italia? – Scrive Filippo Mariani: “Cerchiamo di capire cosa sta accadendo al nostro clima, soprattutto capire perché al centro e al sud sono scomparsi gli antichi e benefici temporali estivi. Dobbiamo parlare ormai di “Mal d’Africa” e non nel senso di nostalgia per la sua natura selvaggia, ma per i guai che da qualche decennio ci sta procurando non ultimo sul clima. Per prima cosa chiariamo che se non ci fosse il Mar Mediterraneo l’Italia confinerebbe direttamente con la Libia e con la Tunisia, quindi possiamo definirci quasi una regione Nord Africana…” – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2017/08/mal-dafrica-il-clima-sta-cambiando-cosa.html?showComment=1503931589503#c4074691673257157013

Commento di Giulio D’Andrea: “Il problema è che con i cambiamenti climatici alcune zone dell’Africa prima coltivabili ora non lo sono più, quindi l’emigrazione da quelle zone è naturale quanto inevitabile. Allora bisogna chiedersi: ok sono migranti economici, ma che fine vogliamo far fare a quella gente?..” – Continua in calce al link

Commento di Clenz Domus Venece: “…un male forse necessario… come il debbio che spesso serviva ai pastori e coltivatori delle zone aride di Sardegna e altre zone d’Italia. Africa è terra di Afrodite, Venere, defraudare le sue ricchezze, ingannare le sue popolazioni, può solo scatenare l’ira dei suoi Kami, delle sue divinità, che, se diedero avvio alla nascita della specie umana nella Valle del Rift e il Giardino di Mele del Golfo di Eden, allora posson pure riassorbire la sua stessa creazione per provare a rifarne un altra…” – Continua in calce al link sopra segnalato

Treia. E’ tempo di capperi… – Stiamo lavorando all’organizzazione  della celebrazione dell’Equinozio Autunnale, che si terrà il 23 ed il 24 settembre 2017 fra Treia e Passo Treia.  L’autunno è  la stagione dedicata alla raccolta degli ultimi frutti ed alla loro conservazione e la nostra Caterina Regazzi sta preparando un opuscolo sul tema, che verrà presentato durante la manifestazione, e  visto che siamo in argomento non possiamo trascurare una pianta che a Treia cresce spontanea e di cui spesso, durante le nostre passeggiate attorno alle mura, abbiamo raccolta infiorescenze e frutti…” – Continua: http://treiacomunitaideale.blogspot.it/2017/08/treia-23-e-24-settembre-2017-equinozio.html

Carcere auto-gestito – Gira in questi giorni su internet un video che illustra il provvedimento attuato in Ungheria per risparmiare sulle spese carcerarie e riabituare i detenuti al lavoro. Stranamente assomiglia molto alla nostra proposta avanzata al Governo italiano nel 2008 (http://www.terranuova.it/News/Ambiente/Un-carcere-auto-gestito-di-Paolo-d-Arpini): “…il sottoscritto propone un modello di carcere basato sulla auto-conduzione da parte dei detenuti, affiancati da volontari laici non stipendiati e con gli stessi poteri dei carcerati e conviventi stabilmente negli Istituti rieducativi stessi. Il modello suggerito è quello di un “carcere-comunità” in cui i membri volontariamente accettano di seguire questa metodologia e possono gestire la struttura e provvedere al suo mantenimento scegliendo lo svolgimento di un lavoro autonomo od organizzato collegialmente all’interno della struttura stessa…” – Continua al link segnalato

Cammino del Cambiamento. Da Mondragone a Roma – Scrive Andrea Gioia: “Da Mondragone il 3 settembre 2017 è in procinto di partire …. la Manifestazione denominata “Cammino del cambiamento” che giungerà a Roma l’8 settembre: è un evento organizzato al fine di restituire libertà e dignità agli Italiani tenendo come punto di riferimento la Costituzione italiana, prendendo spunto dalla recente promulgazione del decreto-legge sulla obbligatorietà dei vaccini e sull’annullamento della libertà di scelta di trattamento sanitario…” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2017/08/cammino-del-cambiamento-dal-3-al-8.html

Comunità ebraica Roma: Arafat terrorista, Begin e Rabin no – Scrive Patrizia Cecconi: “Povera sindaca Raggi, veramente il fato si è accanito contro di lei. Le stanno attribuendo tutti i mali di Roma compresi quelli di cui non è responsabile. L’ultimo scivolone l’ha fatto sulla buccia di banana che le ha messo sotto i piedi la Comunità ebraica la quale, bypassando il fatto che la contestata delibera 165 (comprendente quella per la titolazione di un parco ad Arafat) riguarda 20 nuove intestazioni di spazi urbani, ha diffuso un comunicato che lascia intendere che le nuove intestazioni sono soltanto due: Arafat e Toaff giocando su un ipotetico bilanciamento tra due “entità nemiche”. Parte in questo modo l’attacco di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, la quale dichiara inaccettabile tale accostamento ed invita la Sindaca a ritirare la delibera, arricchendo la richiesta di espressioni ingiuriose verso il presidente Arafat…”

Emilia Romagna inquinata. “Ed ora basta con gli allevamenti intensivi” – Scrive Leal: “Nella zona tra Finale Emilia e Bondeno è in fase di progettazione un nuovo allevamento intensivo di polli e maiali di proprietà della Società Allevamenti Cascone, già classificata dal servizio Ambiente del Comune di Bondeno come industria insalubre di primo tipo per la gravità dell’impatto su salute e ambiente. La Società Cascone sta ora progettando un nuovo impianto per un enorme allevamento intensivo di pollame (con 85mila polli da ingrasso e 60mila galline) e di suini, che farà posto a 3mila maiali da produzione (da oltre 30 kg) e 900 scrofe…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/08/28/finale-emilia-e-bondeno-diciamo-no-al-nuovo-allevamento-intensivo-per-sfruttare-gli-animali-ed-inquinare-un-territorio-gia-pesantemente-inquinato/

Emilia Romagna islamizzata – Scrive Paolo Sensini: “La regione Emilia-Romagna, amministrata dal PD, è la seconda regione (dopo la Lombardia) più islamizzata d’Italia. Sono infatti 176 tra centri di culto islamici e moschee diffusi capillarmente su tutto il territorio regionale. Un baraccone impossibile da sostenere con le risorse dei “migranti” presenti in loco, ma che viene patrocinato e finanziato con fondi pubblici dei contribuenti e soprattutto finanziato generosamente dai wahhabiti sauditi e della Fratellanza musulmana, cioè coloro che hanno distrutto Medio Oriente e Nordafrica. In altre parole le istituzioni e il PD concorrono a diffondere in ogni città o paesino sperduto l’islam più barbaro e sanguinario, quello cioè che dietro un’immagine fintamente pacifica e conciliante ci prepara un futuro da incubo…”

Le canalizzazioni esistono? Ecco alcune ipotesi… – Scrive Paola Botta Beltramo: “ A proposito di “canalizzazioni” scrisse l’antropologo-teosofo Bernardino del Boca: “Dall’invisibile realtà del  Continuo Infinito Presente da millenni vengono canalizzati quei messaggi che hanno lo scopo  di far evolvere la coscienza umana così che Dio, il Tutto,  possa penetrare sempre più profondamente nella materia. Oggi l’umanità che brancola nel buio creato dalla confusione ignora ancora che ogni individuo può accendere la luce  della propria Anima per illuminare la Vita attorno a sé…” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2017/08/le-canalizzazioni-esistono-alcune.html

Ciao, Paolo/Saul

……………………………

Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“All experience is necessarily transient. But the ground of all experience is immovable. Nothing that may be called an event will last. But some events purify the mind and some stain it. Moments of deep insight and all-embracing love purify the mind, while desires and fears, envies and anger, blind beliefs and intellectual arrogance pollute and dull the psyche.” (Nisargadatta Maharaj)

(Traduzione: “Ogni esperienza è necessariamente transitoria. Ma la base è immutabile. Nulla che può essere chiamato un “evento” ha durata. Ma alcuni eventi purificano la mente ed altri la macchiano. Attimi di profonda visione interiore di amore universale purificano la mente, mentre desideri e paure, invidia e rabbia, fede cieca ed arroganza intellettuale inquinano e oscurano la psiche”)

Commenti disabilitati

Risultato della ricerca:

Per un cambiamento radicale nella gestione del delitto/pena: “Il carcere auto-gestito dai detenuti stessi”

L’altro giorno parlavo con Caterina al proposito delle modifiche che sono state apportate al sistema giudiziario riguardo a vari articoli del codice penale che -in trasgressione- vengono tradotti in ammenda, da pagare allo stato, in sostituzione della pena detentiva. Le ragioni non son solo di cassa, in quanto lo stato ha un impellente bisogno di sempre nuove entrate per coprire le sue spese e debiti. I conti dello stato sono in rosso cronico ed ormai il debito pubblico risulta insanabile, per cui c’è sempre più bisogno di tasse e gabelle per tamponare gli interessi passivi – visto che non sono previste diminuzioni sugli esosi appannaggi della casta o sull’acquisto di armi e spese NATO, ma solo un costante taglio delle spese sociali. Altra ragione per cui lo stato preferisce incassare ammende invece di far scontare pene detentive ai trasgressori delle leggi è che ormai le carceri sono stracolme, rimpinguate ogni giorno da nuovi reclusi stranieri, e non ci si può permettere di mantenere un esercito così numeroso di ospiti e loro custodi. Ma su questo tema già diversi anni fa ero intervento con una proposta risolutiva: “il carcere auto-gestito” dai detenuti stessi, in forma comunitaria e solidale. Infatti il dramma dei suicidi, del superaffollamento, del malfunzionamento e costo del sistema penitenziario in Italia sta dimostrando che è necessario un cambiamento radicale nella gestione del delitto/pena…

Proposta di carcere auto-gestito

Al Presidente del Consiglio – Al Ministro della Giustizia – Alle Commissioni Parlamentari Preposte

Il sottoscritto firmatario, in considerazione delle condizioni pessime in cui versano i detenuti e del costo altissimo sostenuto dalla comunità nel mantenimento degli attuali Istituti carcerari, invita gli Organi dello Stato, le Camere e le Commissioni Parlamentari preposte a intraprendere un esperimento di riorganizzazione carceraria che sia realmente educativo e induttivo al pieno reinserimento sociale dei sottoposti al carcere.

A tal fine il sottoscritto propone un modello di carcere basato sulla auto-conduzione da parte dei detenuti, affiancati da volontari laici non stipendiati e con gli stessi poteri dei carcerati e conviventi stabilmente negli Istituti rieducativi stessi.

Il modello suggerito è quello di un “carcere-comunità” in cui i membri volontariamente accettano di seguire questa metodologia e possono gestire la struttura e provvedere al suo mantenimento sia economicamente che regolamentariamente, scegliendo lo svolgimento di un lavoro autonomo od organizzato collegialmente all’interno della struttura stessa. Un sistema carcerario cooperativo che prevede la produzione in proprio di beni, cibo, opere d’arte, oggetti e suppellettili scambiabili o commercializzabili liberamente, sia all’interno che all’esterno, come pure la possibilità di eseguire prestazioni d’opera per conto terzi. I membri lavoratori di questo carcere modello rinunciano ad ogni rimessa in denaro (da parenti od amici) prevista dall’attuale regolamento carcerario e si impegnano quindi a vivere unicamente del proprio lavoro, gestendo inoltre anche la mensa ed i vari altri servizi interni.

Gli addetti al controllo (le attuali guardie carcerarie) saranno ubicati all’esterno dell’Istituto ed avranno la funzione di impedire l’uscita (o l’entrata) non consentita dal perimetro carcerario e di svolgere quegli interventi che si rendessero necessari in casi di emergenza. Si consiglia che un siffatto carcere modello possa sorgere in zone disabitate ove sia possibile occuparsi di agricoltura, pastorizia o simili attività. Si consiglia inoltre che tale esperimento si effettui inizialmente per quei condannati non recidivi, naturalmente sensibili a questo metodo edificante, lasciando però la possibilità anche nei penitenziari (riservati ai detenuti recidivi) di giungere all’autogestione, ove le condizioni generali lo consentano.

Il sottoscritto ritiene che questa proposta innovativa, oltre che portare vantaggi alla società ed alle casse dello Stato e garantire dignità umana ai detenuti, sia portatrice di Civiltà, Emendamento e Compassione.

Paolo D’Arpini, Circolo Vegetariano VV.TT.

Commenti disabilitati