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Ecologia profonda – La fine dell’era del “buttar via” e il Partito X
Il mio compagno Paolo D’Arpini è un appassionato di libri di fantascienza, che a me invece non attirano proprio. A volte però mi consiglia qualche romanzo o racconto. Recentemente era rimasto molto colpito da un racconto di Mack Reynolds, il cui titolo originale è “The throwaway age”, reso malamente in italiano “il Partito X” e me l’ha caldamente raccomandato, come spunto per riflessioni ecologiste. E’ un racconto datato, del 1967 addirittura, ma prefigura scenari politici ed ecologici perfettamente realistici, attuali.
Un asso del controspionaggio degli Stati Uniti d’ America, uno “007 scomodo” al sistema del momento, viene dirottato su un settore meno “delicato” di quello di cui si stava occupando (rapporti USA-URSS), per indagare su una nascente formazione politica di stampo ambientalista. Gli viene ordinato di “infiltrarsi” nell’organizzazione fino a conoscerne tutti i suoi componenti (quattro gatti ma tutti intellettualmente validi ed impegnati su vari aspetti dei problemi), conquistarne la fiducia tanto da assumere un ruolo dirigenziale.
Di mala voglia il protagonista esegue le disposizioni, mentre i suoi capi lo lasciano un po’ nelle “peste”, cioè lo abbandonano al suo destino. Evidentemente il nuovo incarico era solo un escamotage per allontanarlo da cose internazionali più importanti senza considerare la rilevanza della questione alla quale era stato incaricato.
Paul (questo il nome dell’investigatore) all’inizio si trova un po’ a disagio in questo suo nuovo ruolo, non essendosi mai avvicinato in precedenza a questi argomenti sociali ed ambientali e comincia a prepararsi leggendo vari testi scritti da quello che al momento del suo arrivo appare l’ideologo, il cervello della organizzazione nascente, che non ha neanche un nome. Tra l’altro, questa organizzazione, di una “pseudo sinistra individualista”, non è composta da rivoluzionari, non vuole rovesciare bruscamente la situazione politica, ma vuole lavorare soprattutto sul discorso ambientale con la consapevolezza che nella situazione attuale (di allora ma soprattutto di oggi) il consumo delle risorse è eccessivo e inutile per il benessere della popolazione e porta a danni ambientali, ma anche politici, perché un paese che ha finito le sue scorte di materie prime a causa di un consumismo scellerato deve andarsele a procurare altrove e questo causa squilibri, contrasti, fino allo scatenarsi di guerre fratricide. Un quadro molto attuale e realistico, direi.
Persone normalissime, il cui numero di telefono ed indirizzo si trova sull’elenco telefonico, di modo che Paul, il protagonista, può facilmente andarli a trovare uno per uno, per capire meglio le cose di cui si interessano e ottenere la loro fiducia. Non sovversivi o rivoluzionari e neanche radicali. Aborriscono questi termini anche perché spaventano la gente comune, mentre le loro idee sono idee per tutti, trasversali, e comprensibili ed accettabili da tutti. Inizialmente il protagonista li classifica come dei “rivoluzionari da salotto”.
Nel racconto viene affrontato anche il discorso dei “lavori utili” e dei “lavori parassitari”, dell’obsolescenza programmata di tanti oggetti e strumenti indispensabili ormai nel nostro sistema di vita ma che, per mantenere il sistema si deteriorano fino a dover essere sostituiti in breve tempo (sia per questioni di moda che per deterioramento anticipato dei materiali). Insomma trattasi di un metodo che, per mantenersi si basa su un consumismo sfrenato e su occupazioni che non sono più dedicate alla semplice produzione di beni utili, o alla loro distribuzione, alle comunicazioni o alle professioni veramente necessarie, ma al superfluo. La maggior parte dei lavori sono lavori non produttivi, parassitari.
La protagonista, Randy, figlia dell’ideologo ecologista, ad un certo punto fa una disamina del consumo delle risorse, che prima o poi diventano carenti o terminano in un determinato paese: “Prima o poi il paese esaurirà le proprie risorse. Noi eravamo i primi esportatori di rame del mondo, e adesso siamo i primi importatori… Si è fatto un gran baccano a proposito della necessità di portare le nazioni sottosviluppate al nostro livello industriale… in modo che tutti possano godere della Società del Benessere. Ma è una buffonata: le nazioni più progredite hanno talmente abbondato negli sprechi che al mondo non c’è più abbastanza lamiera, o piombo, o rame, per permettere un ampliamento del tenore di vita, sulla base della tecnologia attuale”.
Durante un colloquio di Paul con un altro partecipante al movimento viene fuori il discorso della corsa alla conquista della Luna. A quell’epoca americani e russi erano in lotta per il primato nelle spedizioni spaziali, con grande spreco di risorse. ” Se le due nazioni avessero collaborato allo sviluppo del programma, probabilmente lo si sarebbe attuato spendendo un decimo di quanto si è speso”. E ancora, riguardo agli sprechi in agricoltura: “Ogni anno si spendono miliardi per incoraggiare i contadini a coltivare raccolti di cui il paese non ha bisogno. Vengono allegramente irrorati di fertilizzanti terreni che invece avrebbero bisogno di riposare….”. Per non parlare del problema dell’enorme consumo del petrolio con l’aumento progressivo nel numero di veicoli e la progettazione di auto che devono andare sempre più veloci, nonché dei consumi per riscaldare le case e produrre energia elettrica (fortunatamente in questo campo qualcosa si sta muovendo sul fronte del risparmio energetico ndr).
Discorsi questi che, fatti 50 anni fa, ci fanno capire come siamo ancora indietro nella presa di coscienza ambientalista, nonostante il problema ambientale ed ecologico sia, come ha giustamente notato un amico con cui parlavamo giorni fa, il problema principale dei nostri tempi.
Insomma Paul, il nostro protagonista, si appassiona tanto al programma di rinnovamento che finisce col “licenziarsi” dall’incarico di “spia” comunicando che effettivamente, come programmato dai suoi capi, è diventato uno dei leader del movimento, “il cui programma consiste nella creazione di un nuovo sistema economico-sociale che ci permetta di conservare le nostre risorse e la manodopera, invece di sprecarle. Il suo nome è Partito Conservatore”
Caterina Regazzi – Rete Bioregionale Italiana