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“La pedofilia lieve non passa…” – Ovvero come i nostri governanti volevano assolvere in anticipo… gli autori di violenze su minori di “minore entità”

Ante scriptum

L’avevamo già comunicato nel Giornaletto di Saul del 12 giugno 2010, attraverso la lettera di Peter Boom:  “Firmatari, alcuni senatori di Pdl e Lega che proponevano l’abolizione dell’obbligo di arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale nei confronti di minori, se di “minore entità”. Senza peraltro specificare come si svolgesse, in pratica, una violenza sessuale “di lieve entità” nei confronti di un bambino o di una bambina. Dopo la denuncia del Partito Democratico, nel Centrodestra c’è stato il fuggi-fuggi, il “ma non lo sapevo”, il “non avevo capito”, il “non pensavo che fosse proprio così” uniti all’inevitabile berlusconiano “ci avete frainteso”. Poi, finalmente, un deputato del Pd ha scoperto i firmatari dell’emendamento 1707.. (continua http://saul-arpino.blogspot.com/2010/06/giornaletto-di-saul-del-12-giugno-2010.html)”

Ora pubblichiamo un approfondimento sui retroscena e sui firmatari  del mancato “per poco” emendamento che avrebbe consentito la non incriminazione in casi di “pedofilia lieve” (sic).  Paolo D’Arpini

Leggete tutto:

Che questo Governo, il Silvio IV, sia il più spregevole tra tutti quelli apparsi nella povera Italia post bellica è ormai sotto gli occhi di tutti, ma il suo manovratore, il noto silvio, quello che anche la propria moglie indica come “malato”, e che di se stesso afferma di non avere comando alcuno nello stesso Governo, ma siamo in attesa di sua dichiarazione che c’informerà che non abbiamo capito le sue parole, siamo certi ha su di sé ogni colpa politica, sociale, economica perché attraverso il “porcellum calderoli” scelse i nomi dei componenti la maggioranza parlamentare secondo suo privato calepino clientelare.

Orbene, dopo le tante leggi varate per sua personale difesa, delle sue società e famiglia allargata alla “famigghia”, dopo la legge sull’affidamento dell’acqua ai privati che la venderebbero, come già avviene a Latina, anche a 300 volte il costo sin’ora comunemente praticato, dopo la nuova truffaldina legge finanziaria, ma solo per i lavoratori, dopo le leggi infami con cui perseguita la Giustizia, dopo… i suoi scherani se ne sono inventata un’altra, ovviamente per cercare voti nel torbido elettorato maleodorante che li supporta, perché il mondo delle genti ragionevoli li ha ormai rifiutati come rifiuti.

Scarafaggi, tomi tomi e quatti quatti, all’interno del disegno di legge sulle intercettazioni avevano nascosto l’emendamento n 1.707. Emendamento che avrebbe creato il reato di “Violenza sessuale di lieve entità nei confronti di minori”.

Politicamente apolidi, moralmente discutibilissimi molti nostri parlamentari.

Ed a molti di essi c’è realmente da gridare in faccia ogni disgusto, primi tra questi gli individui firmatari del progetto nascosto nel citato emendamento n. 1707, e ciò  intanto che gli si augura che i primi a sperimentare la loro cialtroneria siano i loro figli e nipoti mentre gli stessi parlamentari sarebbero condotti davanti al plotone d’esecuzione.

Ed ecco i nomi dei proponenti la schifosa legge che non passerà perché ormai scoperta…. Legge che, come accennato, avrebbe classificato il turpe reato d’abuso sessuale su minore come reato di minore entità, di fatto, conducendo all’abolizione dell’arresto anche in flagranza di reato.

Nella tragicità della notizia, dopo la scoperta di questo nuovo schifo nel Centro Destra, è avvenuta la fuga degli “onorevoli” dalle vicinanze di giornalisti curiosi, ma dove ciò non fu possibile gli intervistati risposero: “Non ero a conoscenza del 1707- Non sapevo- Non avevo capito la gravità della cosa…”.

Questi i nomi dei firmatari del 1707, il salva pedofili.

sen. Maurizio Gasparri (Pdl),

sen. Federico Bricolo (Lega Nord Padania),

sen. Gaetano Quagliariello (Pdl) 

sen. Roberto Centaro (Pdl),

sen. Filippo Berselli (Pdl),

sen. Sandro Mazzatorta (Lega Nord Padania)

sen. Sergio Divina (Lega Nord Padania).

Maurizio Gasparri: negli anni novanta, quando avvenne la bufera politica di Mani Pulite che azzerò una parte di classe politica italica, mantenne un’espressione di assoluto accordo e sostegno con le indagini condotte dal p. m. Di Pietro, e non mostrò alcun comportamento astioso verso il magistrato. Assicurando: “Per noi, di AN, è un mito” – Cambiò padrone e poi mutò opinione sul soggetto che aveva ritenuto reo e sui suoi reati. La mangiatoia stava ormai da quella parte!

Federico Bricolo: leghista, è personaggio nuovo del circo “bordellopolitico”. E’ noto ai più, sempre però assai pochi, per aver presentato una legge che obbliga alla esposizione del crocefisso nelle scuole. Proponeva il carcere per chi avrebbe rimosso il crocefisso dalle aule scolastiche, ma ritiene di non far arrestare chi mette le mani su un bambino con voglie sessuali. E’ allucinato dipendente di Bossi, ma questo, pur di galleggiare, soddisfa padron Berlusconi che poi si lascia ricattare. Insomma, il nostro, per stare aggreppiato serve due padroni.

Gaetano Quagliariello: ecco una altro transfuga che deriva dal Partito Radicale. Ne fu anche segretario nella sezione di Bari, e poi ne divenne vice segretario nazionale. Ebbe parte attiva nelle manovre sostenute da quel partito. Si mostrò vero militante nella campagna referendaria sull’aborto, in quella per il no al nucleare e alla caccia. Perorava inoltre la possibilità da parte del cittadino di redigere un testamento biologico in cui il firmatario poteva rifiutare anche l’idratazione forzata – Poi anche la sua mangiatoia si trasferì in altra parte, e divenne Berlusconi dipendente e ora patrocinatore di pervertiti.

Roberto Centaro: Forza Italia, siciliano come Alfano e Schifani. Stranamente deriva dalla carriera magistrale. Evidentemente non tutti i magistrati sono rossi, almeno quando servono Berlusconi. E siccome non è rosso ed è magistrato prestato alla politica, l’hanno fatto membro della Commissione Giustizia. Guarda verso Berlusconi per meglio rafforzare i suoi sogni privati.

Filippo Berselli: è quello che ha dichiarato d’essere stato iniziato al sesso da una prostituta, e da qui si comprende la sua personalità. Già nel MSI nel 1985, trapassa in An e lo si trova poi con il PDL. Fu firmatario, con carlo Vizzini, di un emendamento che favorì Berlusconi durante il processo Mills.

Sandro Mazzatorta: di lui solo si sa che è un avvocato seguace del padrone. (Ma quanti so’ st’avvocati)

Sergio Divina: è noto come “mister espulsioni”, o anche il “purga”. Aveva proposto vagoni speciali per fare viaggiare gli extracomunitari, ma non dimostra di voler tutelare i bambini.

E così, dopo il raccontino da non dimenticare possiamo lanciare il grido: “Puras deus non plenas adspicit manus”, il dio guarda alle mani pulite, non quelle piene (P. Siro).

Kiriosomega, agnostico per volontà logica.

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Pedofilia vaticana: “Il marcio non è nella dottrina cattolica ma negli uomini che la rappresentano…”

Caro Paolo D’Arpini,

Giovanni Panunzio di telefono antiplagio ti ha così ha scritto: “..qualcuno si inventi un Telefono Antichiesa o Antipreti ecc. e si metta in gioco…. Qualora abbiate qualche idea in proposito, fatevi avanti”. Permettimi di dire a te e a Panunzio che qualche idea in proposito io ce l’ho. Vari anni fa, anche io ero su posizioni ANTICHIESA E ANTI PRETI. E ciò quando ancora non avevo approfondito la dottrina cristiana, cioè la Bibbia e successivi teologi. Anche io credevo che le “magagne” che erano state commesse dalla Chiesa, cioè dai massimi organi della stessa, e dai preti, fossero riconducibili a quelli che i cristiani definiscono peccatori. Cioè il marcio non era nella dottrina, ma negli uomini.

Dopo aver analizzato la suindicata dottrina, mi si permetta dire, io sono molto più tollerante, se così possiamo dire,  nei riguardi di questi peccatori, mentre sono diventato un acerrimo anticristiano in relazione alla relativa cultura.

In questa mia contrapposizione mi ha ancora una volta sempre più convinto anche questo Papa proprio in questi giorni quando giustamente, da buon cristiano, ha dichiarato che la comunità cristiana deve essere intransigente con il peccato ma indulgente verso i peccatori. Detto Pontefice Massimo da una parte ha ricordato che Gesù ebbe così a dichiarare: CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA, e, dall’altra, ha richiamato uno dei brani evangelici più carichi di significato, cioè quello in cui salva una donna adultera condannata dalla legge mosaica alla lapidazione. Quindi:

1)  è naturale che i cristiani siano peccatori, e di conseguenza possono essere pedofili, anche se questo ipotizzato peccato non appare mai nel vangelo se non in forma estremamente indiretta e secondo una lettura estremamente estensiva. Quando Cristo parlò di non scandalizzare i giovani, a mio modo di vedere si riferiva all’ipotesi di una educazione estranea alla sua dottrina. 

2)  E’ conseguenziale che i cristiani non si debbano scandalizzare del “ peccato” di pedofilia, in quanto tutti sarebbero peccatori e come tali non hanno nessun diritto/dovere di scagliare le pietre su un “fratello”, anche se esso ha violato precise norme. Mi si permetta dire che non si può pretendere la botte piena e la moglie ubriaca (mi scusino le donne, se ho richiamato detto proverbio, ma mi sembrava il più confacente).   

D’altra parte coloro che accettano di partecipare alla suindicata comunità dei cristiani, debbono accettare anche i fondamenti dottrinari e personali della medesima. E’ come se qualche nazista, dopo aver letto la dottrina del suo Hitler riportata nel Mein Kampf, si fosse scandalizzato della notte dei coltelli e di quella dei cristalli e dei lager, ecc. ecc. Infatti, questi cristiani che si scandalizzano dei peccatori pedofili, perché si dimenticano che il capostipite della casa di Cristo e’ indicato, nel vangelo, in quel Giacobbe che ricattò il fratello, truffò padre e fratello, fu arrogante con i pastori, ecc. ecc.? Cosa si vuole da una casa che ha visto come suo fondatore un soggetto che dalla stessa Bibbia viene indicato come un soppiantatore? Perché si dimenticano che il loro Cristo tra gli altri padri avrebbe David ? Ecco cosa dice Luca: IL SIGNORE IDDIO GLI DARA’ IL TRONO DI DAVID, SUO PADRE,

Ora vediamo chi fu David: I SAMUELE  3/29 DAVID UDITO L’ACCADUTO PROTESTO’ SDEGNATO E DISSE: ……………….NON MANCHI MAI NELLA CASA DI GIOAB CHI SOFFRA DI SCOLO, O DI LEBBRA, CHI TENGA IL FUSO O PERISCA DI SPADA O SIA PRIVO DEL PANE.

II SAMUELE: 4/12 DAVID DETTE ORDINE E I SUOI UOMINI LI UCCISERO; POI TRONCATE LORO MANI E PIEDI LI SOSPESERO SOPRA LA VASCA DI EBRON.

II SAMUELE 5/10 INTANTO LA POTENZA DI DAVID SI FACEVA SEMPRE PIU’ GRANDE, PERCHE’ IL SIGNORE, DEGLI ESERCITI, ERA CON LUI. ……………..DAVID PRESO POI ANCORA CONCUBINE E MOGLI IN GERUSALEMME, DOPO CHE ERA VENUTO DA EBRON, DALLE QUALI EBBE ALTRI FIGLI E FIGLIE.

II SAMUELE 12/13 DAVID RISPOSE A NATAN: HO PECCATO CONTRO IL SIGNORE ! ALLORA NATAN ASSICURO’ DAVID DICENDOGLI: IL SIGNORE DA PARTE SUA HA PERDONATO IL TUO PECCATO. TU NON MORRAI; MA IL FIGLIO CHE TI E’ NATO, POICHE’ HAI OLTRAGGIATO IL SIGNORE CON TALE COLPA, MORRA’ SENZA DUBBIO………………….DOPO SETTE GIORNI IL BAMBINO MORI’.

      Cosa fece il Dio di Cristo ai tempi di David: non punì il peccatore, ma l’innocente. Oggi il Dio di Cristo é migliorato o peggiorato, a seconda da che punto di vista  e ciò forse grazie agli uomini. Infatti  non risulta, “ sfortunatamente”  che i ragazzi che sono stati oggetto delle voglie dei pedofili siano morti. Dico sfortunatamente in quanto, qualora la mano del Signore, come ai tempi di David, fosse scesa con la sua falce su detti ragazzi, salvi sarebbero i peccatori pedofili  e la Sua Chiesa. Nessuno avrebbe potuto testimoniare sui relativi fatti, e tutti avrebbero continuato nella loro vita contenti e felici. Come gia’ detto si vede che quel Dio che continuamente viene richiamato dalle gerarchie ecclesiastiche e dai fedeli, cicero pro domu sua, violando il principio di cui al Deuteronomio 5/11 ( NON PRONUNCIARE INVANO IL NOME DEL SIGNORE TUO DIO, PERCHE’ IL SIGNORE NON RITIENE INNOCENTE CHI PRONUNCIA IL SUO NOME INVANO) e’ andato migliorando nella sua onnipotenza, mentre forse il suo Vicario in terra e’ rimasto ai tempi di David.   

Ho letto la lettera di Kiriosomega sul presente argomento ipotizzante una possibile malattia mentale di Benedetto XVI. Permettimi di dire che a me sembra molto “ stravagante” trattare un tema così delicato, in forma di barzelletta. Naturalmente, questo e’ il mio pensiero, sempre soggetto a una revisione critica attraverso un costruttivo dialogo.

 Massimo Sega – ages@valdelsa.net

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http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=pedofilia+vaticana

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“La pedofilia vaticana ecclesiastica è peccato grave… ma più grave ancora è l’ottusità di mente..” Lettera aperta a papa Ratzinger

Un ex seminarista pentito ricorda.. e scrive al pontefice massimo di Roma, tal papa Ratzinger:

Frugando tra sbiaditi ricordi di un tempo che fu mi tornano in mente seriosi collegi del clero in cui fui prigioniero, come in uso negli anni sessanta. Però “convittore” era il modo con cui nell’annuale programma inviato alle famiglie s’indicava il futuro seviziato.

Il convittore, la cui casata spendeva discrete annuali fortune per mantenerlo al supplizio, non aveva diritto alcuno nella grand’acquisita famiglia retta dal prete. Anche il gioco nel parco, meritato riposo dopo le faticose scolastiche lezioni, era concessione del prete che decideva cosa fare di lui.

Nessuna cosa spontanea v’era in quei luoghi, perché lì, i giovani d’anni e di pensieri erano intristiti attraverso l’idea del peccato commesso, o anche solo pensato. Idea insindacabile in noi instillata dal “corvo” cui eravamo assegnati che quasi sempre aveva un ventre obeso, e il cuore in forma di salvadanaio.

Non v’era nemmeno allegria nelle preghiere svolte in cappella per ben tre volte il dì, e in più c’era l’angelus all’aperto.

Non v’era l’allegria che tra ragazzi si scatena, e che di se stessa già si rallegra. Ogni cosa era incolore. Sembrava che tutto fosse un vecchio film in bianco e nero per l’ossessivo mugugnar dei preti.

Anche avevamo mense separate. Dalla loro usciva l’odore del pane fresco, fragrante, ma anche d’intingoli che “il maestro di casa” preparava. Lo chiamavano così il valente cuoco al loro servizio. Noi ragazzi, invece, avevamo “Fulvio il Rosso”, ex operaio portuale che s’era dato alla culinaria, e non si chiamava nemmeno così. Fulvio faceva del suo meglio per non scuocere la pasta, ed anche per non carbonizzare la bistecca… ma proprio non era suo mestiere… E nemmeno gli erano d’aiuto le invocazioni a san Francesco Caracciolo (il patrono dei cuochi). Ma ciò che ricordo con più amarezza era proprio il pane per noi ragazzi mai fresco, anzi piuttosto stantio… Perciò, credo in giustificazione, ci raccontavano e raccomandavano di fare fioretti alla madonna e a san Domenico Savio, sicuramente la disperazione di qualsiasi sano e vispo ragazzino che si era trovato nelle sue vicinanze.

Ricordo che lo stormo degli uomini in gonna pretendeva che noi ragazzi fossimo umili, in altre parole sempre pronti a soccombere alle loro imposizioni che, asserivano: “Lo facciamo per il tuo bene”! Ma ciò avveniva anche mentre ancora puzzavano di libagioni assunte durante i robusti pasti, e qualcuno tra loro, con altri parlando, teneva in bocca uno stuzzicadenti con cui poi si nettava le unghia.

Ancora, tra gli altri, mi sovvengono il direttore e il catechista cui anche l’erba del parco “doveva dichiarare d’esser umile”, prima di far capolino nel parco. Strani figuri quei preti dentro quelle mura. Preti che insieme con il “consigliere” erano vicari del loro dio in terra.

Ancora inesperto, da poco arrivato, chiesi ad uno dei corvi perché lui era il vicario di dio, credevo d’averlo letto da qualche parte… e lo incalzai domandando perché si vestisse con quella buffa lunga gonna che mi ricordava quella della governante che accudiva la casa dei miei genitori. Ottenni per risposta un paio di sonori ceffoni e… fui subito “figlio di mignotta”.

Poi, più in là nel tempo, ebbero gli aguzzini la bontà di farmi sapere che solo il papa è il vicario di dio in terra, però loro ne sono i ministri. Curioso avrei voluto chiedere perché il papa fosse vicario e loro solo ministri … ma anche amavo sapere perché lui pure vestisse come il pagliaccio di un circo che ricordo comparve in uno spettacolo con lunga tonaca rossa e berretto a punta aperto in centro, ma mi astenni per…codardia davanti al nemico.

In ogni modo i miei giorni trascorrevano tra punizioni corporali, fioretti che cercavo sempre d’evitare, e mancate ricreazioni perché in punizione “all’angolo”. E sadicamente ogni prete che mi puniva aveva l’efferato piacere di portarmi sempre vicino ai cessi della corte da cui usciva odore non piacevole, e dove nel meriggio estivo il sole picchiava a più non posso. Altri ragazzi, solo casualmente puniti, erano messi seduti sotto un albero e potevano parlare ma non giocare, io invece dovevo essere evitato. Eh sì, in quei costosi ambienti era proprio difficile per me sopravvivere.

Altri ragazzi, i buoni, erano sempre appiccicati a uno dei preti, avevano imparato un trucco che proprio non mi andava d’imitare, per sopravvivere senza punizioni corporali si dimostravano assai proni, non so se fino a 90 gradi per ciò che si sente dire, di fronte a tutte quelle “ menti oscure” degli aguzzini i cui corpi erano ammantati dalle nere vesti talari dagli infiniti bottoni.

Ho sempre sostenuto che quelle sottane fossero nere come i loro pensieri, come solo ricorda chi in quei luoghi fu detenuto.

L’umiltà nostra, di ragazzi gioiosi ma umiliati nel corpo e nella mente, era premiata ed apprezzata quando dimostrava che eravamo divenuti abietti delatori d’insignificanti marachelle d’altri bambini, ed anche era molto accetta, quando decidevamo di nostra volontà di punire il nostro cattivo corpo mortificandolo con “fioretti” dedicati a questo e quel santo, però era bene che in massima parte fossero indirizzati alla madre di dio.

E fu proprio a causa della madre di dio che ottenni una tra le massime punizioni che per me gli uomini in gonna personalizzarono. In chiesa, durante la messa, fui costretto a stare in ginocchio sui ceci, ma poi decisero che per un losco figuro qual ero non era abbastanza perché non chiedevo “pietà”, e non mostravo umiltà. Così mi fecero inginocchiare, a calzoni rimboccati, sul sale grosso da cucina… e bruciava, ca…volo se bruciava.

Successe un dì, non so più quale, che come tutti i bambini curiosi chiesi al corvo di turno nella mia aula di studio (comune a tutti) perché dio avesse una madre; infatti, mi era chiaro, me lo avevano già bonariamente spiegato, che lui, eterno, aveva creato ogni cosa, dunque perché mai doveva avere una madre!

Non ottenni risposta, ma veleno tanto, subito divenendo anche sorvegliato speciale e soggetto a regime d’isolamento perché paria della fede. Ma, nonostante tutto, per loro pelosa bontà, e mia infelicità, non fui espulso dal carcere, troppo ricca era la retta pagata dai miei genitori, e perderla era sconveniente.

Ci spiegavano, gli uomini in gonna, senza permesso di dubbio, con vocine in falsetto che puzzavano d’aglio, che i nostri fioretti ci avrebbero fatto guadagnare il Paradiso, però se svolti insieme alla pratica della comunione assunta il primo venerdì d’ogni mese per nove di essi consecutivi. Questo, affermavano, non ci avrebbe tolto le tribolazioni che gli adulti subiscono, e, per aiutarci a capire, si dimostravano loro stessi inclini maestri nel porci come porci alla prova.

Sostenevano anche, i bacherozzi, che così saremmo stati soldati del Papa, vicini al suo cuore, e che lui avrebbe tanto pregato per la nostra anima.

Però, intanto, a tavola i camerieri ci portavano, come già lasciato intendere, paste e minestre poco condite, e pane stantio. Evidentemente il risparmio che l’economo dei bagarospi realizzava sui nostri pasti, però loro lo chiamavano “il sig prefetto”, era la nostra prova d’umiltà.

Era anche proibito parlare durante il pranzo, però ciò era concesso dopo che si fosse ascoltata la lettura di un passo evangelico o di un salmo, od anche la lettera di qualcuno indirizzata a qualcun altro.

Poi, per loro sfortuna, ma anche mia, un giorno punirono un prigioniero che aveva di soppiatto letto la lettera che una mamma inviava al suo pargolo detenuto.

Il prigioniero, pubblicamente reo confesso, fu battuto e lasciato al suo destino di cattivo soggetto. Fu per quell’insegnamento che, in successiva occasione, chiesi al sig catechista perché dovevo ascoltare la lettura, svolta da un chierico durante il pranzo, di una lettera di qualcuno che non conoscevo, ed indirizzata ad altri altrettanto sconosciuti. Dissi che non era giusto leggere le lettere altrui, come già sapevo, ma fui bastonato anche dal direttore, certo sacerdote don Nicola N. [Il nome completo lo tengo per me] 

A mie spese scoprii, lo stesso giorno, quanto male fanno i reiterati colpi di una fine verga in quel posto sempre ombreggiato dai calzoni, e nell’occasione mi scoprirono, con mia massima onta, una mutandina di bianco cotone che presto fu macchiata di rosso.

L’aberrazione di quegli ambigui figuri si spingeva ben oltre, perché praticavano anche la censura della corrispondenza in arrivo ed in partenza, ciò, chiaramente, in ottemperanza al popolare detto: “Fate ciò che dico, ma non fate ciò che faccio”.

Così, mentre a noi reclusi era impedita anche la libertà di pensiero, gli uomini in gonna, gaudenti nei piaceri della tavola ed in… altro, però queste ultime sono faccende di cui non ho personali prove, ogni giorno di più demeritavano quel Paradiso dal profumo di rose che, mi rendevo già conto, era una balla che anche a loro dava fastidio.

Infatti, s’industriavano sulla terra per non farsi mancare alcunché, oh se s’industriavano. Finalmente, più grandicello, scappai, fuggii, evasi da quel patibolo sfidando ben più serie e burrascose tempeste familiari, però, di quel tempo lontano qualcosa rimase nel mio intimo: “ Sì, scoprire quali e quante sono le bugie raccontate dai bagarospi in gonna pur già loro sapendo che tali esse sono”.

Perciò, adulto, m’iscrissi in teologia dopo altro tipo di studi, ma anche lì non ebbi miglior sorte, perché dopo qualche anno di solerte e studiosa frequenza un agostiniano dal viso degno d’apparire in un trattato di fisiognomica sui figli disconosciuti anche dalle battone praticanti per bisogno o per piacere mi fece cacciare dalla facoltà perché, sentenziò, ascoltato da altri come lui, però in clergyman: “Non è umile”.

Questi non poterono battermi, ma nei loro occhi il sadismo e la voluttà d’accendermi un rogo personale facendomi indossare la camicia di zolfo era facilmente leggibile.

Oggi, disintossicato, ma memore delle balle che mi raccontarono i ministri di dio vorrei proporre al papa, e ad ognuno, la lettura di una mia lettera aperta che a lui sarà inviata. Qualcosa del genere che segue, ma con più “peperoncino”.

Messaggio per il Papa Re.

L’appellativo d’intestazione è solo ridondante, ma, nonostante tutto, in questa nostra moderna società mi piacerebbe rivolgermi a Lei con l’appellativo di “signore”, così come s’usa in buone maniere, e ciò per dimostrarle che, se anche Lei s’atteggia a divinità infallibile, La potrei reputare un uomo come tutti gli altri per bontà del mio cuore, e per comprensione verso chi soffre di mania di grandezza 

Non ritenga, dunque, che voglia mostrarmi arrogante e lesivo nei suoi confronti, ché, al contrario, ho la massima disposizione d’animo per voler con Lei colloquiare, ma, mi consenta, dovrebbe per brevissimo tempo spogliarsi dei suoi circensi panni, perché, in caso contrario, mi scapperebbe da ridere vedendo solo un vecchietto che forse è imparentato con un famoso psichiatra tedesco, il sig Alzheimer.

Se potessi realmente con Lei colloquiare molte cose vorrei chiederle, ma non essendo ciò possibile, per sua indisposizione, mi affiderò a un futuro scritto che coordinerò in punti sequenziali.

Kiriosomega

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Elezioni amministrative di marzo 2010 – Velina D’Arpina primaverina – La stanchezza del votare e la stanchezza del vivere… ma è p.rima.vera!

Pure stamattina, in cui inizia la primavera, le nebbie dell’oscura mente si levano su Calcata. Eppure un qualcosa di positivo si palesa.. appena messo fuori il naso dal cancello della mia  casupola, scorgo due ragazzi  paesani che volenterosamente stanno svuotando e  pulendo il fontanile, per evitare che vi si depositino larve di zanzare, sono gli stessi che ieri pulivano l’ingresso della bocchetta e rimettevano in sesto un pilotto buttato giù da qualche camion che voleva farsi largo per scaricare le solite paccottiglie. Almeno la buona volontà privata permane in questo paese che è diventato il simbolo dello sfruttamento pubblico di un’immagine…. Ier sera tornando da Poggio Mirteto, per la manifestazione su Giordano Bruno, c’erano per strada solo torme di ubriachi  con le bottiglie di vino e birra in mano… “come a Civitavecchia od in periferia di Roma” ha detto un amico che mi accompagnava… ma che ci vengono a fare questi qui a Calcata.. che dovrebbe essere il paese “alternativo” degli artisti?..”

Ma lasciamo perdere ieri, oggi è un altro giorno, almeno pare, ed ovviamente la mia giornata è cominciata come al solito ai secchioni alla ricerca di cibo per la vecchia maiala da me custodita… purtroppo solo cumuli e cumuli di immondizia rovesciata e basta! Un passante commenta “ma guarda quanta mondezza sono riusciti a fare con un solo sabato sera..” ed una inserviente di un ristorantino, depositando due scatole di bottiglie vuote, storce il naso e dice “senti che puzza”…

Eh, sì, la puzza é tanta… mantenere la finzione del teatrino Calcata, caro ci costa a noi residenti… mentre i bottegai fuori del tempio s’ingrassano…

Pazienza, ci vuole sempre pazienza.  La salita verso Canossa è ben dura e tocca sopportare di tutto lungo la strada.. Giunto alfine al solito baretto, luogo surreale di Calcata Nuova, dove pare che tutto sia fermo in un’altra dimensione, la televisione mi informa sugli ultimi pettegolezzi politici, sulle beghe di parte, sulle bugie raccontate al popolo bue. Il barista si lamenta del malfunzionamento del decoder “non capisco perché le immagini continuino a saltare,   si vede bene solo Canale 5 e Rai 1”.

E  ricordo quanto ha scritto Econews, al proposito della strumentalizzazione televisiva: “Pare che il Capo del Governo dedichi parte del suo prezioso tempo a continue e stressanti telefonate a questo o quel dirigente della TV di Stato (intercettate e pubblicate) per impartire dettagliate istruzioni su quanto devono o non devono mettere in onda sul Servizio Pubblico. Così Berlusconi ha finalmente risolto (con eccezionale competenza ed autorità) la controversa questione del peso (pre)elettorale delle TV….”

Poi al giornalaio altra puntata surreale,  sulla realtà surreale:  “tutti giornali sono pieni solo di pettegolezzi politici, un inguacchio di botte e  risposte finte, fanno finta di litigare e poi mangiano assieme i nostri soldi… ma chi li vota più questi…? Tutti fintoni..”.

E qui son  costretto a  intervenire spiegando: “Guarda che l’astensionismo avvantaggia solo chi sta già al potere, anche se a votare ci vanno solo due persone… quelle due decidono chi andrà al governo…” E così mi sono pure ricordato del  commento che avevo mandato ieri a  La tua prima pagina,  su un  articolo che inneggiava all’astensione come metodo di “punizione politica”. Scrivevo: “…queste critiche al sistema smuovono qualcosa nelle mie budella… lo sdegno è viscerale! Eppure -dato il sistema democratico corrente- mi duole osservare che l’astensionismo non paga… anzi privilegia il potere consolidato. Questa democrazia prevede che la maggioranza dei votanti elegga chi va al governo, non dice quanti debbono essere i votanti… Infatti il nostro sistema, fotocopiato dal sistema americano, funziona con la minoranza dei votanti… In America il 20 per cento, ed anche meno, dei votanti stabilisce chi governa… e succederà anche in Italia….(!)”

 La verità è che  l’astensionismo non aiuta assolutamente la “democrazia”, se poi  “democrazia” questa  si può definire…. Per superare il problema io consiglio agli amici di andare a votare sempre per la lista che dimostra maggiore capacità di indipendenza nel gioco delle “controparti”, che in realtà sono solo “componenti” del meccanismo di potere consolidato. Chi stando ancora fuori da questo meccanismo promette di “rompere più i c. al potere” merita il nostro voto… non importa se questi partitini non vincono, l’importante è non vanificare il piccolo potere rimasto in nostre mani di poter condizionare il gioco delle finte opposizioni e delle finte alternative. Comunque sul discorso della “democrazia” e di come un certo “padano” sia riuscito a manovrarla a suo totale vantaggio consiglio di leggere un articolo  pubblicato sul nostro sito:   

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/03/20/kiriosomega-la-democrazia-come-metodo-per-il-mantenimento-del-potere-permanente-discorso-difficile-dallobbligato-vago-riferimento/

Comunque eccomi qui, alfine un raggio di sole è uscito, il 21 marzo promette di essere il primo giorno di Primavera, siamo entrati nel segno dell’Ariete.  Il calendario dell’antica Roma dice di  oggi: ”Dodicesimo giorno prima delle calende. Comiziale. Verso il mattino tramonta il Cavallo. Venti settentrionali (Plinio e Columella)”. Comiziale lo è per davvero, infatti son qui che aspetto gli ospiti che verranno a declamare le poesie di p.rima.vera….

Paolo D’Arpini

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Kiriosomega: “La democrazia come metodo per il mantenimento del potere permanente” – Discorso difficile dall’obbligato vago riferimento…

Questa è una analisi  complicata sa seguire…. ma se si è capaci di leggere sino in fondo, forse qualche spiraglio di comprensione si apre.. (Paolo D’Arpini)

CONFUSI E DELIRANTI. SND CONFUSIONALI E SND DELIRANTI.

Dell´analisi di un pubblico personaggio.

Non ricordo più chi, in passato mi chiese un profilo caratteriale su un padano al Potere, gli mando questo….

Premettendo che non si troveranno riferimenti particolari verso persone, e che le analisi, già di per sé sempre difficili, devono essere costruite de visu, desidero far risaltare un concetto secondo me molto importante. Concetto che sempre ho sintetizzato con: “Il Potere è Potere, se non si comporta da Potere, che Potere è?”.

Per approfondire il significato del pensiero espresso desidero evidenziare che, tra le altre istituzioni definite profane, anche enti ritenuti morali come la chiesa cristiana cattolica, organismo che afferma d´avere in cura solo la fede e la salvezza ultraterrena dell´uomo, in realtà si è trasformata in una classe sociale rivendicativa di diritti, specie per i propri gerarchi.

Se, dunque, anche le istituzioni religiose si trasformano in istituzioni profane con appetiti di ricchezza e Potere è necessario che i censi medio bassi si rendano finalmente conto che è inutile credere nella bontà di questo o quel sistema di Governo, perché ognuno giunto al Potere trarrà per sé e per i propri “amici/sostenitori” ogni cosa che gli parrà utile per soddisfare perfino le voluttuosità. E la storia dimostra che non adoperarsi pro pretese dei maggiori sostenitori, quelli appartenenti allo stesso censo, fa sì che vita e carriera politica del maggiorente di turno siano sempre concluse in tragica maniera.

Dunque, sorge spontaneo il quesito: “La democrazia, (démos), esiste?”.

E´ questa la domanda che in tanti si pongono da che gli ameni-cani ci “liberarono” da quei “tristi neri figuri” che erano i nostri padri e nonni.

E se la democrazia esiste, è estensivamente valida per tutti, o solo per i censi dirigenti?

Sempre per la premessa, già Tito Maccio Plauto in Asinaria, v. 495 recitava: “Lupus est homo homini”, mentre Lucio Annea Seneca scriveva “Homo, sacra res homini”, e T. Hobbes filosofava “Homo homini lupus”, ma anche A. Gramsci, in “Quaderni dal carcere” s´interrogava sulla validità del quesito.

Invariabilmente, qualunque sia la via intrapresa per l´analisi si giunge al risultato che la democrazia non è per tutti, e, se in qualche frangente dovesse esistere, è limitatamente estesa solo tra gli appartenenti allo stesso censo, e tra loro soltanto se espressioni delinquenziali non la bloccano.

Ciò, ben dimostra il comportamento del “confuso” che più avanti descriverò, e d´altri che ne decantano le lodi asservendosi e spersonalizzandosi.

Così, l´insieme dei detentori di Potere, quelli che modernamente si auto definiscono democratici perché ricorrono al voto elettorale popolare, però svuotato d´ogni valore sostanziale, giocano a fare credere al popolo che le Leggi sono promulgate in sua difesa e tutela. Ma non è così!

Il voto, dunque, è solo apparenza e formalità di un Potere oligarchico che lascia ai creduloni votanti la possibilità di ritenere che lo stesso Potere agisce in “NOME E PER IL BENE DEL POPOLO SOVRANO” mentre questo, ancora servo della gleba, in realtà soggiace all´imperativo del Produci Consuma Crepa reso incapibile ai più attraverso meccanismi aberranti come, per esempio, anche l´uso delle cambiali che arricchiscono le speculazioni dei finanzieri del sistema!

A “sconforto” di quelli che sosterrebbero che in età antiche sono esistite culture vagheggiate come “sapienti”, è bene mostrare che la gestione del Potere non era migliore in quelle supposte età dell´oro che mai sono realmente esistite!

Forse l´esempio migliore per dimostrare la tesi della non esistenza della democrazia è nell´esame politico sociale della mitica e celebrata Atene del periodo post ellenico e classico, quello dei Legislatori, infatti, anche qui, il Potere era egemonico aristocratico oligarchico, pur essendo gli Arconti eletti annualmente e senza possibilità di rinnovo della carica.

Quel potere definito democratico al suo vertice era oligarchico, perché delle 4 caste sociali che contribuivano a formarlo solo i ricchissimi “pentacosiomedimmi” (pentacosiomedimmi)1 avevano la certa capacità d´eleggibilità nell´Arcontato (Arcontato) e di trapassare per diritto nell´Areopago (letteralmente collina di Ercole); mentre, al contrario, Cavalieri (Cavalieri) e Zeugiti (Zeugiti)2, i guerrieri e la media borghesia di quel tempo, potevano accedere alle sole cariche minori, quelle magistrali. Il quarto censo, i Teti (Teti)3, la classe dei poveri che prima di Solone potevano essere schiavizzati dai pentacosiomedimmi spesso loro creditori per usura, godevano solo del diritto politico di voto espresso come parere e non come vincolo della maggioranza popolare. Fu dopo Efialte e Pericle che anche questo censo, che aveva pagato con il sangue la propria “promozione”, fu ammesso alle cariche delle magistrature minori.

Di veramente democratico nella poleis ateniese c´era solo la Boulé (Boulé)4, se veramente esistita. Boulé in cui, secondo il periodo esaminato, gli eletti, quattrocento o cinquecento, erano estratti a sorte.

Dunque, il Potere era sempre strettamente oligarchico e saldamente mantenuto dagli Arconti, e, per mio giudizio, assai meglio strutturato e “onesto” in Sparta che in Atene, anche se alcuni docenti greci asseriscono che se parteggi per Atene sei democratico, mentre se parteggi per Sparta sei di Sinistra.

Ma qui non voglio discutere delle ideologie dei docenti greci, o delle poleis che tali necessariamente furono per mancanza di facili comunicazioni tra loro per l´orografia del territorio, e perciò trapasso velocemente in ciò che più mi preme discutere.

Il confronto che segue ha origine nel concetto di gestione della sostanza del Potere, ma più propriamente vuole chiarire il fatto che il possesso di grandi ricchezze non coincide mai con una visione democratica della società, come già ha dimostrato anche la cultura acheo/dorica/ellenica a cui classicamente ci si riferisce, quando si vuole risalire a tempi precedenti a quelli di Roma.

Inoltre, e concludo, il possesso di grandi ricchezze conduce ad alterazioni della personalità che possono assommarsi anche con altre pregresse; ergo, la ricchezza non è sinonimo di saggezza, e chi invece ritiene che essa sia la massima virtù dell´uomo è solo lacché del più ricco, e rivendicatore di diritti acquisiti solo per censo.

In altra occasione tratterò del perpetuarsi del Potere considerando che si tratta sempre di poco numerosa oligarchia che lo detiene e che può essere facilmente distrutta dalla assai numerosa massa dei diseredati.

Le relazioni oggettuali nel “confuso”.

Il “vecchio, spesso ascoltavo quand´ero bambino, è la caricatura del giovane che fu, e qualcuno più colto aggiungeva: “Se poi sta male perché sclerotico il mondo gli appare un luogo -lontano-, inospitale e odioso, ma contemporaneamente amato e desiderato perché ritenuto bisognoso di cure che soltanto lo stesso -vecchio confuso- può offrirgli”.

E´ chiaro che non tutti sono preda di confusione senile spesso prodromo verso il morbo d´Alzheimer, l´antica demenza senile, ma quelli che ne cadono preda, quando non controllabili per il censo d´appartenenza e Potere, sono pericolosi per sé e per gli altri… E figuriamoci quel che succede se il “confuso” che ha Potere considera gli altri sue pedine da manovrare.

Purtroppo, per la colonia Italia s´aggira un vecchio “confuso” rifatto nell´aspetto, ma personaggio dai tanti difetti morali che la natura volle donargli.

Il vecchio “confuso” è d´assai bassa statura che inevitabilmente fu inconscio trauma in epoca giovanile, tanto da influire a sviluppargli aggressività sfociata in comportamenti di lotta che si manifestarono con “predonomia” (C. Viola), o “istinto fagico” secondo G. Raya.

L´istinto fagico, la fame sublimata e allegorica, e la predonomia, apparenti similarità che qui non analizzo benché abbiano diverse impostazioni concettuali, in altre parole le gran molle che tutto muovono, smodati tropi del diritto di possesso, inconsciamente spinsero nel tempo il “confuso” soggetto del nostro discorso a credere di avere organizzato con il proprio mondo una relazione oggettuale in cui la nozione di un oggetto è intesa non come cosa, ma come totalità di cose che può essere assommata in una persona reale o un´entità fantasmatica.

Dunque, la “decadente” personalità di questi soggetti stabilisce con gli oggetti del proprio mondo relazioni che si sviluppano con due diverse modalità:

La prima prevede una scelta narcisistica dell´oggetto relazionato 

La seconda ammette una scelta anaclitica o d´appoggio.

La scelta narcisistica avviene ogni volta che un soggetto “confuso” s´avvale di una ricerca oggettuale mirata verso una rimembranza di dipendenza infantile. Per questo l´oggetto/persona è scelto tra quelle figure parentali che per il “confuso” hanno rappresentato un modello in tema di protezione in epoca infantile, ma anche d´accudimento e di cure. Insomma, si tratta d´oggetti/persona che raffigurano, nel ricordo del “confuso”, sicurezza e affidabilità.

La scelta anaclitica si manifesta, invece, quando nel “confuso” assurge a modello da imitare solo la propria persona/personalità fondata su un modello di dipendenza infantile da qualcuno, o anche da un oggetto che con il sé abbia stretta relazione reale o immaginaria.

Nel “confuso” cui accenno in questo discorso la via anaclitica che conduce nel suo caso al dissolvimento delle certezze è facilmente sostenibile, perché di se stesso, proprio questo “confuso”, ha esagerata auto stima che lo dirige anche a ritenersi l´unico oggetto con valore da imitare.

In parole più semplici la confusione mentale spinge questo confuso a contemporaneamente ritenersi metro di giudizio e unico degno oggetto di misurazione, escludendo dal rapporto ogni altro soggetto perché sempre apprezzato soltanto come azione disturbante che deve essere cancellata, o almeno molcita.

Per chiarirmi con citazione più qualificata del mio parere, a dimostrazione della tesi assunta e della sua dimostrazione, riferisco ciò che classificò Freud nel concetto narcisistico.

La via narcisistica mette in luce che il soggetto “confuso” approva e ama:

Ciò che lui stesso crede d´essere senza dimostrarlo. Da questo suo amore di super valutazione del proprio io è cancellato chiunque gli sia di disturbo.

Il “confuso”, ancora, ama e valuta solo ciò che lui stesso è stato, ovviamente auto esagerando, nel ricordo, il valore del sé.

La risultanza della sommatoria delle posizioni a e b, conducono il “confuso” a credersi capace anche di ciò che non è, perché ogni meta a sé riferita è ritenuta sempre fattibile.

Il “confuso” può accidentalmente approvare e amare una persona che però sia creduta parte integrante e necessaria del proprio modo d´essere.

Secondo i dati riportati appare chiaro che per il “confuso” l´atteggiamento omosessuale è anaclitico, mentre l´omosessualità è narcisistica.

Così, allorché accade la perdita dell´oggetto, o per morte fisica dell´oggetto stesso, o per allontanamento da esso, aumenta la tendenza del “confuso” a immedesimarsi con la persona/oggetto perduta.

Le psicosi confusionali sono dunque rappresentate da una serie di forme morbose con disparata etiologia.

Accanto ai soggetti in stato confusionale, non sempre facilmente comprensibili al pubblico, se ne trovano altri che per evoluzione e dissoluzione delle facoltà intellettive superiori, per qualsiasi etiogenesi, realizzano forme patologiche più gravi con idee deliranti dotate di cardini evanescenti.

Dunque, da una parte ci sono uomini con idee che sono irreprensibili nell´universo di riferimento, e altri, i “confusi deliranti”, che si manifestano come soggetti che hanno perduto la coerenza mentale che si manifesta con dissoluzione dei valori che appartengono alla società di cui loro stessi fanno parte.

In altre parole, i deliranti producono falsi giudizi dotati di caratteri esteriori che inconsciamente perseguono un iter mentale che si fonda su:

1 – Assoluta certezza soggettiva della propria ideazione. [Io ho sempre ragione]!

2 – Confutazioni di proposizioni oggettive altrui anche se irrefutabili e, dunque, d´irriducibilità da parte dell´esperienza. [Chi non ha le mie idee, o le critica, ha sempre torto. O, anche, le idee altrui sono sempre sbagliate se non collidono con le mie].

3 – Inammissibilità evidente del contenuto di una proposizione altrui. [L´idea da altri partorita è certamente improponibile].

E´ perciò possibile affermare che l´insorgenza di un delirio ammette che esiste una residua capacità di critica e giudizio, così, solo dove ancora esiste una capacità di queste due indispensabili capacità può nascere un delirio.

E l´evidente capacità di critica e giudizio, nel “confuso delirante”, si manifesta con delirio d´onnipotenza senza che gli interlocutori siano capaci d´opporsi per svariate ragioni.

Nel delirante, dunque, si trovano rappresentati, come già accennato, falsi giudizi che mostrano capibili caratteri esteriori anche se sfumati nella loro precisione:

a – Incondizionato convincimento soggettivo del delirante a fornire giudizi ritenuti sempre assoluti e veri.

b – Irriducibilità, nel delirante, della propria esperienza considerata come unica depositaria di verità, anche capace di dare vita a confutazioni verso pensieri/oggetti altrui anche se irrefutabili.

c – In ultimo, il delirante realizza il rifiuto del contenuto del giudizio altrui.

Dunque, il delirante non è disposto a discutere se stesso o le proprie idee, come anche farebbe un normale convinto delle proprie tesi. E´ perciò necessario comprendere che la differenziazione patologica delirante intercorrente con la normalità risiede nel fatto che gli argomenti contrari sono sempre veementemente combattuti, e mai presi in considerazione.

Importante è scoprire nel delirante il suo senso di “Wahnstimmung”, ossia il senso di irrequietezza che lo spinge a cercare un punto fermo a cui aggrapparsi, per esempio accusare altri che normalmente espletano il loro lavoro di giudici di essere persecutori del proprio “io”, e da ciò nasce una reazione di spavento che porta il contenuto delirante a rafforzarsi per meglio tutelare il sé.

Per terminare questo scritto che potrebbe divenire assai lungo e noioso per chi non a conoscenza della materia psichiatrica, presento una breve sinossi delle tematiche deliranti più comuni:

Megalomania (Io sono il migliore presidente del potere esecutivo);

delirio persecutorio spesso associato con il precedente (Mi perseguitano gli uomini che indossano toghe rosse);

delirio erotico con manifestazioni d´atteggiamento di potenza (Io notoriamente non sono un santo) 

delirio di rapporto che è all´origine di altri temi deliranti;

delirio d´interpretazione.

Ritengo, a questo punto, di avere sufficientemente illustrato le deviazioni della personalità di un vecchio confuso che vuole credersi inossidabile.

Kiriosomega

 

Nota 1 MEDIMMO: Unità di misura e, per estensione, una delle quattro caste della poleis. 1 medimno, come unità di misura della ricchezza posseduta, era calcolato come produzione cerealicola annua pari a 52 Kg per 500 medimmi = 26 tonnellate; oppure questi ricchi agiati dovevano produrre 500 metrete di vino od olio, in questo caso l´unità di misura era la metreta, il cui valore unitario era equivalente a circa 39 litri che per 500 da un valore di l 9500 annui.

Nota 2 Zeugiti: erano piccoli proprietari terrieri così chiamati perché, per arare i loro campi, dovevano possedere almeno una coppia di buoi “zeugos”.

Nota 3 Teti: godevano solo del diritto elettorale prendendo parte all’assemblea popolare. Era loro interdetto l’accesso alle magistratura.

Nota 4 Organismo, previsto dalla costituzione di Clistene, entrato in vigore nel 508/7 a.n.e. Era formato da cinquecento membri, ogni tribù ne eleggeva cinquanta distribuiti tra i Demi ( Demi contrade della poleis) in proporzione alla popolazione residente. I membri venivano sorteggiati da una lista di candidati precedentemente eletti dalle tribù. Gli oligarchi autori del colpo di stato del 411 a.n.e. guidati da Antifonte abolirono la Boulé clistenica e la sostituirono con la Boulé dei Quattrocento, costituita da membri scelti da una apposita commissione, a cui attribuirono la facoltà di eleggere i magistrati dello Stato.

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