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Carmelo R. Viola: “Trattamento delle neoplasie maligne con terapie alternative..” – Lettera aperta al Ministro per la Salute

Lettera Aperta:

Al MINISTERO DELLA SALUTE  – p.le dell’Industria, 20 – 00144, R O M A – RM

e p.c. alla CORTE COSTITUZIONALE – p.le del Quirinale, 41 – 00187, R O M A – RM

Alla Società Editrice ANDROMEDA – Via S. Allende, 1 40139, B O L O G N A – BO

ai Mass Media

 

OGGETTO: Trattamento delle neoplasie maligne con terapie alternative, da sperimentare, come la Bonifacio e la Di Bella.

Sono un sociologo di 80 anni, padre di una nuova corrente di pensiero, connessa con un’impostazione naturalistica della scienza sociale – come antroposociologia – detta “biologia (del) sociale”.

Mi sono sempre battuto per cause giuste da uomo di scienza anche quando mi sono trovato solo con la mia coscienza.

In quest’ennesima occasione, certo di interpretare un numero incalcolabile di miei concittadini senza voce, di pavidi e di ignari dei propri diritti, sono fermo e inamovibile più che mai.

Alludo alle proposte di terapie alternative delle neoplasie maligne con riferimento a quelle che portano i nomi tristemente famosi rispettivamente di Bonifacio e di Di Bella ma in ispecie – per avere un aggancio attuale e realistico – a quella sostenuta dal dott. Giuseppe Zora, di cui al suo libro “Dal siero Bonifacio all’IMB: l’immunoterapia biologica nella lotta contro i tumori” edito dalla Società Editrice Andromeda di Bologna, n.ro 49.

Non sono un medico ma questo non m’impedisce di affermare con piena cognizione di causa ed altrettanta responsabilità morale, quanto segue:

PREMESSO

1 – che le terapie, protocollari, uniche ed imposte (perché senza possibilità di opzioni) per le neoplasie maligne sono la chemioterapia e la radioterapia, con effetti secondari devastanti, e che tuttavia le dette patologie non sono ancora state debellate;

2 – che “nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario, se non per disposizione di legge” (art. 32 della Costituzione);

3 – che nessuna disposizione di legge impone un trattamento sanitario a chi è affetto da neoplasie maligne;

4 – che se tale disposizione di legge esistesse, si tratterebbe di un abuso criminale di potere;

5 – che la salute è ritenuto un diritto fondamentale dell’individuo e un interesse della collettività, e come tale è da tutelare (sempre secondo l’art. 32 della Costituzione);

6 – che l’interessato ha diritto di scegliere cure alternative rispetto a quelle in vigore;

7 – che lo Stato è – deve essere – un potere-padre al di sopra delle parti al servizio dei cittadini-figli;

8 – che le autorità sanitarie dello Stato sono rappresentate dal Ministero della Salute;

9 – che io, cittadino “sovrano”, ho il diritto di esigere che ogni nuova proposta terapeutica, soprattutto in fatto di neoplasie maligne, venga presa nella dovuta considerazione senza alcun rigetto aprioristicamente automatico;

NE CONSEGUE:

1 – che le autorità sanitarie dello Stato, oggi rappresentate dal Ministero della Salute, non possano avere la facoltà di rigettare a priori qualunque nuova proposta terapeutica, ma, al contrario, hanno il dovere categorico e sacrosanto di formare commissioni di esperti con la partecipazione dei proponenti, perché, sotto giuramento, applichino una prassi rigorosamente scientifica senza limiti di tempo e di prova prestabiliti affinché la nuova terapia proposta dia tutti gli esiti possibili senza lasciare il minimo dubbio;

2 – che rigettare a priori la sperimentazione con le modalità sopra cennate possa significare delinquere premeditatamente – all’interno dello Stato! – e in senso essenziale (come offesa del diritto naturale, di cui ogni vivente è portatore per il semplice fatto di essere nato) e in rapporto al diritto positivo (Carta costituzionale).

CASO SPECIFICO

1 – La nuova proposta terapeutica, di cui si è fatto portavoce il dott. Giuseppe Zora, non è stata ammessa a priori alla sperimentazione dalle autorità sanitarie, che ne avevano la facoltà e il dovere, preferendo configurare i possibili estremi di un possibile crimine, essenziale ed anticostituzionale (ovvero di offesa al diritto naturale e positivo) nella evidente considerazione di una possibile totale impunità;

2 – la nuova proposta terapeutica, di cui è portatore il dott. Giuseppe Zora, è stata ampiamente sperimentata, come dire “alla macchia”, quindi in condizioni di carenza di mezzi e di persone e raccogliendo tuttavia, degli esiti positivi.

STANDO COSI’ LE COSE

1 – Invito le autorità sanitarie del nostro Paese, rappresentato dal Ministero della Salute, cui questa lettera è diretta, a riscattarsi dalle omissioni ed inadempienze del passato, ammettendo, come da dovere categorico e sacrosanto, e sul piano giuridico, e su quelli sociale ed etico, il metodo terapeutico Zora in questione alla sperimentazione ufficiale e quindi alla produzione e distribuzione con i controlli previsti per i farmaci della fattispecie e così via via quanti altri ne verranno proposti;

2 – in caso di persistenza di rigetto a priori della terapia in questione come di eventuali altre, io mi sento autorizzato a pensare che dietro tale inflessibile rigetto ci siano gli interessi parassitari di caste – delle altrimenti lobbies – che, insensibili alle lacrime e ai gridi di dolore di un’umanità, che muore anche a causa di terapie devastanti, si arrogano il monopolio di una terapia, cònsona con i loro interessi, e il diritto di veto aprioristico di qualunque altra, legittima per i proponenti e i pazienti, ma incompatibile con quegli interessi;

3 – in questo caso, ho il diritto di chiedermi se per caso non ci troviamo di fronte ad organizzazioni internazionali di tipo mafioso e comunque criminale, cui lo Stato ha il dovere di non piegarsi per il bene del popolo “sovrano”, se è vero che ha istituito anche – e voglio credere non per pura formalità –un’ ANTIMAFIA.

IN CONCLUSIONE

Invito codesto Ministero della Salute al rispetto della Costituzione, del diritto naturale e del diritto positivo, che vietano allo Stato di comportarsi come il principato medioevale, dove l’autorità che valeva

era solo quella del principe;

invito codesto Ministero a desistere dal fare ricorso ad un VETO APRIORISTICO per rigettare la richiesta di sperimentazione di nuove terapie per le neoplasie maligne – che sono lagrime, sangue e morte di nostri fratelli (talora di stretti congiunti) – in nome di una fantomatica società scientifica, che avrebbe la facoltà di conoscere la validità di nuove terapie PRIMA di sperimentarle in modo rigorosamente scientifico.

Sono passati fin troppi anni perché si possa ancora pazientare. Spero che contro la RAGIONE, la SCIENZA , il DIRITTO e l’ETICA, non si lancino ancora delle balle che, come altrettanti boomerang, tornerebbero al mittente dopo essersi impregnati di vergogna.

Attendo un esauriente riscontro mentre invio cordiali saluti.

Il cittadino e l’uomo di scienza Carmelo R. Viola

crviola@mail.gte.it

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Carmelo R. Viola, la televisione non vista…. e la pubblicità di cose superflue

Una barbarie culturale da mercato liberista: la pubblicità televisiva

Tengo a precisare di non essere contrario (e non vedo perché dovrei esserlo) alla comunicazione informativa e conoscitiva di non importa quale prodotto dell’uomo, la si chiami pubblicità o meno. Io parlo di un’altra cosa: della cosiddetta pubblicità televisiva.

Nasce come menzogna: l’uso della sola parola pubblicità ha lo scopo di far pensare, per l’appunto, a comunicazione informativa e conoscitiva. Si sottintende il doppio attributo di consumistico-concorrenziale che ingigantisce oltre misura la menzogna di base. Anche quando cita dei dati (quantità, dimensioni, prezzi e roba del genere), questi stessi sono utilizzati per la finalità di una pseudo-pubblicità, che è quella di indurre al consumo di prodotti in concorrenza con altri. Ecco una stringata sinossi:

1 – Si dice pubblicità ma si intende “pressione consumistica e concorrenziale”.

2 – Consumistica perché mira solo ad indurre al consumo fine a sé stesso indipendentemente dalla eventuale inutilità o nocività. Pertanto, il consumo fine a sé stesso può essere contrario e alla salute delle persone e della collettività e agli equilibri della natura.

3 – Il messaggio pubblicitario in questione è fatto di immagini e di parole (con eventuali note musicali) e intende raggiungere non l’io razionale-etico ma l’io emotivo degli ascoltatori. Più precisamente tende a produrre la famigerata “persuasione occulta”, reazione, che avviene nella cosiddetta zona subliminale dell’inconscio ovvero al di sotto della soglia della coscienza.

4 – La persuasione occulta o subliminale, che si traduce in una pulsione autocoattiva (ovviamente inconsapevole) può essere prodotta in vari modi: quello più semplice e meno sospettabile discende dalla “ripetitività” di un’immagine-parola.

5 – La persuasione occulta risponde al classico plagio psico-mentale ed è pertanto, come atto di violenza, un crimine in quanto inibisce o condiziona il potere critico e decisionale del soggetto, che ne è vittima. Significa che questa – come abbiamo già detto – consuma un prodotto, talora anche indipendentemente dall’utilità dello stesso (vedi pubblicità del farmaco) solo perché è indotta ad acquistarlo per effetto della conseguente autocoazione.

6 – Che i committenti della pseudo-pubblicità siano consapevoli del plagio lo dimostra inequivocamente la sola “ripetitività del messaggio”. Infatti, se la ripetitività del messaggio verbo-imaginale non producesse induzione viscerale al consumo, non ci sarebbe motivo di subire uno stesso messaggio non richiesto, e probabilmente non gradito, infinite volte nelle 24 ore.

7 – Stando così le cose, il crimine della “manipolazione pubblicitaria” della volontà degli spettatori è un reato, anche se il nostro codice penale non lo contempla e non lo punisce solo perché così vuole il sistema dentro cui solo vige la cosiddetta “autonomia” del potere giudiziario. Ne uscirebbe mutilata la libertà “liberista” come dire dei padroni.

8 – Un altro effetto della determinazione coattiva della pseudo-pubblicità è la sconfessione della decantata “legge della domanda e dell’offerta” nella misura in cui la domanda viene predeterminata non da un bisogno effettivo ma da un bisogno indotto. Infatti, la pressione dei consumi significa indurre a consumare prodotti al posto di altri ovvero concorrere al proprio successo e al fallimento di concorrenti! Non credo ci sia una sola persona che non giudichi la persuasione occulta uno strumento sleale di concorrenza!

9 – In parte per realizzare la “ripetitività” del messaggio, in parte perché la pubblicità è diventata una merce ed un mercato a sé stanti (analogamente alla moneta), non c’è spazio che basti per mandare in onda messaggi pubblicitari sempre nuovi, sempre più elaborati e, se possibile, più lunghi. L’effetto di questa “lievitazione pubblicitaria” è la “permeazione pubblicitaria” anche all’interno dei singoli spettacoli.

10 – Permeazione significa anteposizione del mercato alla cultura, dei profitti alla ragion d’essere naturale e civile del mezzo televisivo, in particolare lo spezzettamento perfino di opere d’arte e quindi la distruzione delle opere stesse e dei rispettivi autori.

11 – Al livello degli spettatori-consumatori la permeazione pubblicitaria degli spettacoli in genere e di quelli esteticamente impermeabili significa interruzione della percezione estetica, difficoltà a seguire un’opera specie in ore serali e in età avanzata!

12 – Non si ha alcun titolo giuridico per smembrare un’opera, per offendere il senso estetico degli spettatori, per offendere quale che sia autore di non importa quale lavoro. Infatti, ogni prodotto culturale ha una propria organicità e identità, si direbbe “vitalità” (sic), che si ha soltanto il dovere di rispettare anche quando non la si condivide. Venire meno a questo dovere significa confondere la civiltà con il mercato e il potere con la vergogna.

Io ho 80 anni compiuti e vorrei ancora godere della televisione anche se è spesso più di parte che imparziale, più un mercato, che una comune sede culturale. Tuttavia, trovo qua e là qualcosa che ritengo degno di essere visto e goduto (psicoemotivamente parlando) se non fosse permeato come una spugna di acqua o un legno vecchio di tarlo! Io dico che è imbottito di “spazzatura mediatica”. La televisione, per restare fedele alla propria ragion d’essere ed allo spirito di un sedicente Stato di diritto, dovrebbe rispettare in toto il diritto naturale di un’opera alla propria integrità e identità preservandola da ogni inquinamento pubblicitario evitando, per fare un esempio intuitivo, che la fruizione di una scena d’amore o drammatica, che ci tiene sospesi, venga improvvisamente come cancellata per vedere apparire al suo posto una buona salciccia! Se i responsabili si sentissero anzitutto degli uomini e si rendessero conto del significato assai grave di cotanto ripetuto evento, si metterebbero davanti ad uno specchio per sputarsi sugli occhi! Questa “mistura” indica soltanto incultura e inciviltà, più precisamente barbarie liberista.

La cosa è ancora più grave se si tratta della cosiddetta televisione non commerciale ma pubblica e non solo perché a favore di questa si è costretti a versare un canone di “abbonamento coatto” che vieppiù si conferma quello che io ho più volte definito: un “pizzo di Stato”, l’espressione di un abuso di potere, se è vero che non dà nemmeno il diritto di vedere un’opera d’arte senza il fastidio delle infiltrazioni pubblicitarie a dispetto di un’”authority”, che, non si sa perché, non vede né concorrenza sleale né mercificazione della televisione. E pertanto tace! E la spazzatura pubblicitaria scorre tranquillamente lungo i canali televisivi come acqua melmosa lungo le rogge cittadine della Padania gabbando “all’italiota” l’art. 21 della Costituzione.

Carmelo R. Viola – csbs@tiscali.it

……….

Commento aggiunto:

Caro Carmelo, hai al 100% ragione! Conosco bene il ramo avendo fatto in veste di attore tantissimi caroselli studiati appositamente con gli psicologi. Per quanto riguarda la TV guardo quasi esclusivamente classica con concerti, balletti, opere, etc. senza interruzione. Hai soltanto sette anni più di me! Un abbraccio, Peter Boom

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“Neoplasie, tumori e cancro… cure naturali o metodi invasivi?” – Ogni malattia è parte di un processo karmico espiativo ed evolutivo

Dal punto di vista “karmico”, della legge spirituale di causa-effetto, ogni malattia è la causa funzionale per soddisfare le esigenze di pagamento di alcuni “debiti” contratti dall’anima. In verità la sola cosa certa una volta che l’anima ha assunto un corpo è che verrà il momento in cui questo corpo sarà abbandonato, si chiama processo di nascita-morte.

Le esperienze che vengono vissute nel lasso di tempo in cui l’anima permane nella forma fisica sono tutte stabilite nel libro del destino ed hanno una funzione educativa per ricondurre l’anima alla sua vera sorgente che è lo Spirito, ovvero la Consapevolezza Assoluta.

Nel gioco della vita, come avviene nei vari fotogrammi di un film, viene racchiuso uno ipotetico percorso che non è altro che un riflesso immaginario nello specchio mentale. Infatti la mente viene paragonata ad uno specchio che riflette le immagini proiettae dalla coscienza facendole apparire “esterne” alla coscienza stessa che le osserva. Questo processo viene anche definito “scissione della coscienza nella triade osservatore, osservato, osservazione”.

Ma lasciamo da parte queste descrizioni metafisiche e torniamo alla analisi di come il karma si manifesta. Dicevamo che una volta nati giocoforza occorre morire. Il modo in cui sopraggiunge questa morte è dettato dal destino scelto dall’anima per soddisfare le esigenze della sua posizione evolutiva. Un tempo si poteva morire di lebbra, con una lenta e lunga agonia in cui si sperimentavano vari stadi di depressione e di umiliazione. Oppure si poteva morire colpiti da un dardo in battaglia, con un infortunio, per esaustione, inedia o disfunzione fisica di ogni

genere. Ma anche oggi si può morire in vari modi: per incidente stradale, per avvelenamento ambientale, per abbandono in un ospizio, etc. Insomma i modi di morire soddisfano diverse necessità karmiche.

Che siano quasi scomparse alcune malattie epidemiche, come la peste, il colera, etc. non ha però impedito al destino di trovare nuove forme espiative per soddisfare queste esigenze. Oggi la malattia per antonomasia è il cancro che assume vari aspetti e forme, sia nel genere che nei modi di affrontarlo.

Esaminando la cosa dal punto di vista naturalistico ogni malattia è solo una degenerazione organica che mostra alcuni aspetti dello squilibrio che il corpo-mente sta attraversando. E nel sistema adottato per combattere tale squilibrio, ovvero il “modo” in cui tale degenerazione viene affrontata, segue un’indicazione karmica dell’anima coinvolta. Ad esempio ci si può ammalare di cancro, non saperlo e quando la morte sopraggiunge definirne la causa “vecchiaia” o “indebolimento”, etc. oppure si può scoprire la malattia e affrontare il calvario di cure invasive, torturanti e lente, come la chemioterapia, imbottitura di farmaci chimici, etc. (che corrisponde a determinate esigenze espiative dell’anima), oppure si può curare la malattia attraverso azioni di riequilibrio energetico, con sistemi naturali, come i metodi semplici elementali basati sul movimento e riaggiustamento delle energie psichiche e fisiche coinvolte nel processo indicato come “malattia”, il sistema più semplice essendo la corretta dieta alimentare. Ma questi sono piccoli esempi nella enorme gamma di possibilità implicate nel decorso karmico verso l’esaustione fisica, cause funzionali di un dato pagamento karmico.

In questo momento in cui lo squilibrio inerno-esterno è molto accentuato nella nostra società, in seguito alla cecità che porta l’uomo a considerarsi astratto dalla natura e conseguentemente che lo spinge all’arroganza di voler autogestire, indipendentemente dall’insieme del contesto vitale, la sua esistenza sul pianeta, dà come risultato la retribuzione karmica di lunghe e penose malattie e stati generali di malessere. L’lienazione dalla vita porta all’alienazione da se stessi, da qui l’insorgere di malattie generative come appunto il cancro e conseguenti “cure” che in realtà sono solo peggioramenti della condizione psicofisica, ovvero che comportano un ulteriore degrado mentale e fisico. Ma si dice che l’uomo apprende attraverso un processo di tentativi ed errori per cui si suppone che l’intelligenza alla fine prevalga….

Lo scritto che segue mi è stato inviato da un chimico che ha analizzato alcuni degli aspetti materiali attaverso i quali il pagamento karmico avviene, in forma di “cure” anomale e artefatte imposte nel corrente sistema medico, da una parte, contemporaneamente all’impedimento di “cure” naturalistiche dall’altra.

Paolo D’Arpini

………

Quanto scrivo molto succintamente è facilmente reperibile in molti libri oggi in circolazione, vi informo inoltre che sull’argomento potrò essere seguito (a luglio-agosto in replica) su una rubrica dal titolo “mercato della Salute”, su SKY Canale 936 (House channel), tutti i sabati ed i lunedi dalle ore 20,30 in poi.

Confermo quanto ha scritto l’amico Carmelo Viola: “Non occorre essere medici o altro per negare allo Stato la facoltà medioevale di decidere quale terapia fa comodo alla mafia legale: la più vergognosa”. Carmelo Viola si batte per questioni di principio, ma queste sono confermate dall’ amara realtà dei fatti. Tutte le terapie alternative a quelle cosiddette “ufficiali” hanno una loro utilità perché partono da considerazioni validissime. Tanto che alcune di esse hanno dato vita ad una vastissima letteratura scientifica, come quella del dottor Hammer e quella di Di Bella. Su internet è molto facile trovare una vastissima documentazione. E tuttavia, il “blocco terapeutico” è più forte di quello politico od informatico per l’ovvia ragione che l’ideologia, qualsiasi ideologia, si struttura dentro la società attravarso la/le terapie.

E’ ben noto che è possibile studiare la storia dell’umanità anche solo attraverso le malattie (lo hanno già fatto grandi storici del novecento) e l’interpretazione delle medesime.

Un caso particolare da me seguito a suo tempo è costituito dagli eventi subìti dai dottori Vieri e Bonifacio. Tanto Vieri che Bonifacio utilizzavano estratti e derivati, ottenuti in modi diversi, di una pianta, di facile reperimento in Italia, soprattutto al Sud. Quidi i prodotti che utilizzavano, che erano riconosciuti dalla farmacopea ufficiale, costavano pochissimo. Questo era il loro difetto. I due medici furono perseguitati nelle maniere più subdole. Per l’esattezza io sono in possesso del “Libro Bianco” pubblicato da Aldo Vieri, che descrive le cattiverie alle quali egli fu sottoposto…. fu anche espulso dall’Ordine dei Medici, ma fece ricorso e vinse, malgrado tutto.   Giorgio Vitali 

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