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Reincarnazione… esiste o non esiste? – Dubbi laici su un processo di trasmutazione psichica non determinabile e sull’amore universale

Caro Paolo D’Arpini, tu domandi qual é la causa della prima incarnazione di Massimo Sega.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/03/27/metempsicosi-dazzardo-%e2%80%9cmassimo-sega-si-esprime-sulle-reincarnazioni-di-massimo-sega-quale-la-causa-della-prima-incarnazione-di-massimo-sega/

Siccome, come più volte ho detto, non ho una notevole esperienza in tema di reincarnazione, permettimi di dirti che io credo che questa mia vita sia la mia prima e unica incarnazione. Tu però potresti dirmi di più. Debbo riconoscere che il mio messaggio cui tu hai risposto, poterebbe essere considerato piuttosto eccessivo, ma vedi, come certamente tu sai, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Non mi riferisco naturalmente alla tua persona, ma ad una situazione che ha visto e vede partecipi cristiani e credenti nella reincarnazione, tra cui fedeli del famoso Sai Baba.  Tu sai che io da anni, come persona, come cittadino e come dirigente di un ente locale, mi sono battuto per la legalità e contro ogni forma di corruzione   e di inefficienza a favore di chi mi circonda, e questo a mio modo di vedere é una forma di amore di cui parlano i cristiani e i fedeli nella coscienza universale  Ebbene in questa mia azione  da una parte ho subito non poche persecuzioni dai  dirigenti e dai politici dello stesso e dall’altra  le più gravi amarezze da parte dei cristiani e di detti fedeli. I primi mi  hanno più volte querelato per diffamazione, denunciato per usurpazione di funzione pubblica, ecc. ecc., ma la magistratura mi ha sempre assolto, con ben 17 sentenze; i secondi mi hanno espresso il loro amore e la loro partecipazione  chi ricordandomi che siamo tutti peccatori e il famoso episodio dell’adultera (chi é senza peccato scagli la prima pietra) e i citati fedeli che prima di migliorare gli altri dobbiamo migliorare noi stessi.   Ebbene, pur dopo ben 17 sentenze a mio favore, non c’é stato un solo credente in Cristo  o un solo credente nella reincarnazione che abbia, non solo partecipato alle stesse, ma neppure che mi abbia sostanzialmente confortato.

I cristiani mi hanno ricordato che siamo tutti peccatori e che quindi, come da disposizione di Cristo, nessuno ha il diritto di gettare la pietra (chi é senza peccato scagli la prima pietra) e i credenti nella reincarnazione mi hanno invece invitato a migliorare me stesso, prima di educare gli altri. E ciò dopo  ben 17 sentenze con le quali la magistratura di tutti i livelli, aveva riconosciuto, ricordo ancora una volta, che le mie azioni erano il frutto di una mia educazione civica posta in essere a favore di quelli che io chiamo concittadini e altri fratelli. Consentimi di dirti che tutto questo e’ naturale. Infatti i cristiani non  possono ammettere l’esistenza di un possibile giusto ( ma io non mi sento un giusto, ma soltanto un cittadino )  che Sant’Agostino ha indicato solo come un presuntuoso e un Apostolo, mi sembra Giovanni, ha definito come un ingannatore di Cristo, e i credenti nella reincarnazione, a sua volta, non possono accettare di aver incontrato un “ illuminato”, sia pure in termini semplicemente civici, gli unici che possiamo verificare con la nostra razionalità e con i nostri sensi terreni.

Tu domandi qual é la causa della prima Incarnazione di Massimo Sega.  Di fronte a detto quesito, permettimi di risponderti ironicamente. La causa la troviamo nel fatto che nel quadro dell’unità cosmica, qualcuno ha ritenuto di incarnarmi e non reincarnarmi per aiutare i miei conterranei a conoscere la consapevolezza che l’amore non é nella ricerca del proprio sé o io individuale ma nell’azione che coinvolge positivamente l’umanità che ci circonda con atti concreti atti tesi a perseguire i “PECCATORI” furbi e a tutelare gli occasionalmente  deboli. Permettimi di riportarti una frase di Don Bosco: IL CORAGGIO DEI TRISTI E’ FATTO DELL’ALTRUI PAURA. D’altra parte che cosa ci si può aspettare da un popolo che, se pur  critica i preti pedofili, poi accetta passivamente frasi di Ratzinger come: “IL CORAGGIO NON SI LASCIA INTIMIDIRE DAL CHIACCHIERICCIO…”.  Mentre gli altri paesi civili sono insorti con manifestazioni di piazza, hanno chiesto le dimissioni dello stesso, lo hanno chiamato a testimoniare nella cause civili, ecc. ecc. Forse anche nel caso mio, molto più limitato, ma non meno sensibile, cristiani e credenti nella reincarnazione, hanno pensato che le mie denunce rientrassero nel quadro del CHIACHIERICCIO, o fossero il frutto di un qualche complotto o del maligno come ipotizzato dalle nostre massime gerarchie cattoliche. 

Saluti, sempre grazie per i tuoi messaggi che sollecitano i miei esercizi cerebrali necessari, all’età mia, per mantenere in forma la mia corteccia grigia e spero senza rancore.

Massimo Sega

…………

Una sola rispostina.. “chi é senza peccato non ha bisogno di lanciare pietre perché ama il prossimo suo come se stesso..” Paolo D’Arpini

Altri articoli che potete leggere per approfondire questo tema spinoso: http://www.circolovegetarianocalcata.it/page/3/?s=reincarnazione

e soprattutto leggete questi articoli: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=destino+libero+arbitrio+

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Metempsicosi d’azzardo: “Massimo Sega si esprime sulle reincarnazioni di Massimo Sega: qual’é la causa della prima incarnazione di Massimo Sega?”

Caro Paolo D’Arpini,

in questi giorni ho avuto un lungo scambio di idee con un parente che si definisce cristiano, ma anche seguace di Sathya Sai Baba, sulla reincarnazione. Poiché a me sembra che i credenti in detta dottrina siano presenti anche sul Giornaletto di Saul, mi permetto inviare anche a te alcune considerazioni sull’argomento per un eventuale scambio di idee. 

Naturalmente non entro nel merito della compatibilità della dottrina cristiana con la reincarnazione, anche se a me con questo tentativo sembra di trovarmi di fronte ad una religione fai da te, ma voglio affrontare un altro tema, così come ho fatto con detto interlocutore. Da quanto ho capito, secondo la teoria della reincarnazione, la medesima si verificherebbe in quanto nelle precedenti vite i relativi soggetti avrebbero tenuto una condotta diciamo, a mo’ dei cristiani, peccatrice.

Di conseguenza chi rinasce é un peccatore che non ha saputo perfezionarsi in una vita precedente. E’ un po’ come il delinquente che viene internato in un carcere per un certo periodo sia per punizione e per non ulteriormente danneggiare i suoi conterranei sia per emendarsi, quando é possibile. In ogni caso siamo sempre di fronte ad un delinquente, o come dicono i cristiani, ad un peccatore. Certo che c’é un punto di incontro con il cristianesimo ma da un punta di vista psicologico siamo all’opposto.

Per chi crede alla reincarnazione la responsabilità della medesima trova causa in una cattiva vita precedente dello stesso soggetto, e quindi potrebbe essere motivo di senso di colpa con conseguenti psicosi, per chi crede nella tradizione cristiana e quindi nella relativa dottrina come essa oggi viene insegnata, detto senso non esiste in quanto la responsabilità  del peccato originale sarebbe di Adamo ed Eva, cioé di soggetti che non abbiamo mai conosciuto.

I cristiani nascono con il peccato dentro di loro, a causa di ipotizzati loro avi. Di conseguenza, i cristiani si sentono peccatori per il solo fatto materiale di essere nati senza alcuna loro responsabilità, chi crede alla reincarnazione invece si sente peccatore non per un fatto ineluttabile ma per colpa di sue vite scellerate precedenti. Se io credessi a simili teorie, con molta probabilità, qualora fossi una persona onesta, cadrei in depressione, qualora la mia psiche fosse delinquenziale continuerei ad essere un peccatore.  Siccome a queste non ci credo, dopo certe letture mi é nata invece una certa indisponibilità etica nei riguardi di chi ritiene di essere rinato sulla base di questa teoria.

E’ un po’ la stessa sensazione che provo verso chi é ancora in carcere in quanto sta pagando il suo fio e non si é ancora riabilitato.  Chi crede alla reincarnazione, qualora il suo spirito dovesse giungere nella sua attuale vita alla riabilitazione, nel suo interesse dovrebbe immediatamente abbandonare il corpo motivo di peccato. Di conseguenza chi vive ancora su questa terra, é certamente un “peccatore“ o, più banalmente, un delinquente.

Chi invece a questa reincarnazione non crede, potrebbe certamente anche lui essere un “peccatore” o più banalmente un delinquente, ma potrebbe anche non esserlo. E’ lo stesso principio che vale per i cristiani. Questi dicono che tutti gli uomini sono peccatori, e di conseguenza si auto-accusano, in quanto la confessione é la massima prova possibile; per chi non é cristiano, l’accusa di essere un peccatore va provata.  

Forse, aveva ragione Friedrich Nietzche quando diceva che prima di dare la mano ad un cristiano é bene mettersi un guanto in quanto si potrebbe rimanere eticamente infettati. Naturalmente, in quanto laico, non é mia intenzione offendere nessuno ma fare solo  dei ragionamenti sulla base di fatti e dottrine.

Saluti. Massimo Sega

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Altri articoli sullo stesso tema:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=reincarnazione

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Simone Sutra: “Libri che trasformano” – Testi di Mikhail Bulgakov, Gary Zukav, Francesco Oliviero

BENATTIA – Significato della vita, senso della malattia e processo di autoguarigione

di Francesco Oliviero

Nuova Ipsa editore, 2003

 

     Immenso ma affascinante- nonché sintetico – trattato che affronta, a partire dall’analisi della dinamica della malattia dal punto di vista energetico (l’autore è medico e co-creatore della medicina “omeosinergetica”) una quantità di temi  che, nonostante la loro portata, vengono  discussi in maniera esauriente quanto concisa, perché se ne va dritti al cuore, presentandone l’essenzialità; e il loro significato, espresso con chiarezza e semplicità, campeggia con indiscutibile potenza nelle appena 222 pagine del testo.

     Innovativa è soprattutto la presentazione del concetto di “Matrice Energetica”, indicata come la mente cosmica che trae profitto e accrescimento dalle sue interazioni con le sue “appendici” terrene, le varie configurazioni energetiche dette “anime”, mentre esse stesse accrescono la loro esperienza, il tutto in un contesto altamente evolutivo in cui nessuno perde mai. Merito di Oliviero è aver introdotto in termini del tutto lineari e di una ficcante semplicità una nozione così nuova per la mente, e averla saputa coniugare con le rilevanti conclusioni della fisica quantistica che le fanno da indiscusso e lampante supporto.

     Ma in questo libro c’è anche spazio per la medicina olistica, il senso della vita e del Tao, destino e scelta, leggi universali, pensiero-energia, entropia costruttiva e distruttiva, armonia di coppia, rapporto col lavoro; tutti questi temi e molti altri trovano il loro spazio perfetto in quest’opera unica per l’enorme quantità di terreno che copre, nonché per la sua scorrevolezza  e immediatezza  di linguaggio, che invoglia a sfogliarlo pagina dopo pagina senza mai essere tentati di dire “che complicazione, che barba!” nonostante l’ampiezza e perfino l’apparente complessità degli argomenti trattati.

     Ma Oliviero, sapiente pastore, riconduce nel gregge tutte le pecorelle che vorrebbero starsene per conto proprio o smarrirsi nella loro orgogliosa settorialità, dirigendosi alla spicciolata verso la loro propria nomea, verso la loro unica e distinta trattazione; dando così un esempio efficace di ciò che predica, cioè la fondamentale unità del tutto. Nel farlo sbalordisce il lettore facendolo apparire un semplice gioco da bambino: dimostrandosi, piuttosto, abile e consumato prestigiatore che riesce a ficcare in una valigetta, con fare elegante e proficuo, tonnellate di roba. E nel processo soddisfa la nostra sete non solo di sapere, ma di essere: quell’essere che è il vero protagonista del libro, quell’essere che, dopo questa lettura, sarà un po’ più attrezzato per fare. Ma soprattutto per vivere.

     “Il significato della vita è il seguente: la vita ha lo scopo di permettere a un’anima di produrre informazioni costruttive attraverso le esperienze che può vivere solo attraverso un corpo. L’aspetto che determina l’evoluzione in senso costruttivo dell’Universo è che le informazioni costruttive elaborate dall’anima possono essere trasmesse alla Matrice Energetica e rese quindi disponibili a tutte le strutture presenti nell’Universo che siano dotate della stessa chiave simbolica” 

 

 

UNA SEDIA PER L’ANIMA – Una guida per diventare spiritualmente adulti

di Gary Zukav

Corbaccio, 2007 

 

     “In questo momento e in questa ora dell’evoluzione umana il desiderio di far nascere un vocabolario e un atteggiamento adatti a rivolgersi a ciò che trascende la religiosità e la spiritualità e assume la posizione di autentico potere è molto intenso”

     Così  esordisce, con una certa modestia, un autore che poco ha scritto, ma che con quel poco ha lasciato una traccia indelebile sullo schermo della coscienza, prendendo per mano il lettore e conducendolo per un lungo corridoio in cui si incontrano porte che si spalancano generose, irrorandoci di comprensione, una dopo l’altra, al momento giusto; dopo cioè che è stata gettata sufficiente luce (e quanta, in verità!) sull’informazione presa in esame al momento. Direi però che definirle informazioni è alquanto riduttivo, e pur senza utilizzare il frusto e scontato termine di “illuminazioni”, con  il suo codazzo di  aspettative e bocche inutilmente spalancate in attesa del botto finale che non arriva poi mai, si può nobilitarle forse definendole nozioni di primaria incidenza per una comprensione delle dinamiche che attirano nel coinvolgimento ciclico in questo mondo quella nostra componente energetica generalmente indicata come “anima”. 

     Un libro che ci insegna a prendere possesso di noi stessi  svincolandoci da tutte quelle stampelle e sovrastrutture a cui aderiamo quando abdichiamo alla nostra sovranità interiore delegandone il potere a fonti esterne, siano esse accadimenti di vario genere, filosofie, religioni, credenze o quant’altro.

     Soprattutto esauriente, nel panorama disvelante tratteggiato con finezza da Zukav, è la trattazione riguardante il karma e la reincarnazione, sicuramente ineguagliata quanto a completezza e “razionalità”, per quanto assurdo possa essere sembrare l’impiego di un termine siffatto per indicare un processo che, pur esulando dalla razionalità, non si sottrae al suo impietoso scrutinio, uscendone vincente.  

 

IL MAESTRO E MARGHERITA

di Mikhail Bulgakov

Oscar Mondadori 2009

 

     Geniale e folle parto della mente del più caustico autore russo del periodo postrivoluzione d’Ottobre, il romanzo dipinge scenari inquietanti  -  con tono burlesco ma genuinamente graffiante – sullo sfondo di una Mosca già corrotta e lottizzata dal potere politico nella gestione sovietica degli anni ‘30.

     E’ il Diavolo – nientemeno – uno dei  protagonisti principali di questa vicenda improbabile che però risuona in ogni sua parte di un senso ineccepibile e stringato, affidato all’imprevedibilità della narrazione che fila via sulla lama di un rasoio e dà refrigerio alla mente come una birra ghiacciata d’estate rinfresca la gola. Un Diavolo che porta lo scompiglio nella città, apparentemente a fin di male (ed è certamente così per i burocrati sovietici vittime dei suoi castighi) ma che in realtà opera per il bene del giusto, ma soprattutto di una coppia di innamorati.

     Priva di pause ed esule da languori o sbadigli, intelligente e sfrontata, la frenetica alchimia di questo romanzo  rende difficile sottrarsi al fascino delle sue pagine esondanti azione e dialoghi brillanti, situazioni da pochade e riflessioni di grande profondità, che terranno il lettore inchiodato alla poltrona o a qualunque altro attrezzo su cui faccia appoggio. Il libro è semplicemente un lungo brivido di divertito stupore, un’irresistibile, briosa cavalcata tra ironie delicate e buffonate e sbracature nello stile delle comiche del cinema muto; ma non è assente (oltre all’inevitabile ma originalissima love story) un tocco di magia e di sano soprannaturale, poiché l’altra importante protagonista è un’affascinante borghese trasformata in seducente streghetta alla ricerca del perduto amore.

     Il tutto orchestrato, dall’inizio alla fine, con un equilibrio raramente ottenuto da un qualsiasi autore nel passare dai toni dipinti a tinte forti a quelli della più assoluta frivolezza;  nello scivolare da una nota all’altra, da uno strumento all’altro la sinfonia non fa che acquistare di gradevolezza, ed è diretta con un tale garbo ed un humour così raffinato e penetrante che si depone il libro con la tentazione di riprenderlo in mano e ricominciare a leggerlo da capo.

     E alla fine della lettura ci sentiamo costretti a  chiederci se tutto sia veramente come sembra e se il cosiddetto male e il cosiddetto bene abbiano davvero la valenza normalmente attribuita ad essi : dilemma in cui ci trascina, fin dall’inizio, l’incipit preso dal Faust di Goethe:

     “Chi sei tu, dunque?

     “Io sono parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera per il Bene”

 

Simone Sutra – itdavol@tin.it

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Il risveglio della coscienza ecologica e spirituale… ed il dubbio! – Analisi a cuore aperto di una persona che si avvia verso la verità…

Caro Paolo,  ho fatto delle riflessioni su cui ti voglio rendere partecipe.

Rosa è del Gallo e dicevi che una delle caratteristiche del Gallo è di “guardare il particolare” e non l’insieme, questo è vero, lei è “puntigliosa” e non guarda “avanti”. In effetti la sera dopo la nostra cena “a tre” lei mi ha detto che parli troppo e che quando parli fissi gli occhi dell’interlocutore e che questo la mette un po’ a disagio. Io le ho detto che questi erano particolari e di cercare di percepire il “perchè” tu sei come sei e che cosa vuoi trasmettere, che cosa hai dentro da dare, da comunicare e perchè lo fai…. Solo un suggerimento, nessuna imposizione, nessuna critica.

Il giorno successivo, te l’ho già detto, non so se per queste mie parole, l’ho sentita in tutto un altro modo, molto più aperta nei tuoi riguardi.

Comunque, a parte questo, sul discorso degli archetipi, lei dice che non ci crede perchè non crede che, per esempio, tutti quelli nati nello stesso anno, abbiano la stessa tendenza di base e che, per qualsiasi tendenza, che ci viene presentata e proposta come “nostra” ci possiamo identificare e riconoscere in essa (soprattutto se ben “infarcita”).

Su questo posso anche, in parte, concordare. Ti faccio degli esempi sulla base di quello che verifico (sai, la Terra……). Vivere sul particolare mi sembra una caratteristica dell’uomo dei nostri tempi, almeno dell’uomo occidentale e non solo del Gallo. Osservando il mio comportamento e quello di chi mi circonda, nel piccolo del mio lavoro, mi pare che tutti agiamo considerando la singola funzione, il singolo evento, senza avere una visione di insieme della realtà e delle correlazioni che possono avere le nostre azioni, in una direzione e nell’altra.

Ti faccio due esempi pratici e banali per quel che mi riguarda: occasionalmente devo fare dei controlli e predisporre e rilasciare delle certificazioni sulla produzione e la commercializzazione di sottoprodotti di origine animale. Mi limito a controllare che l’automezzo addetto al ritiro della materia prima sia autorizzato, che sia pulito, che il trattamento a cui il materiale è sottoposto sia quello previsto, che i documenti redatti per il trasporto siano correttamente compilati e che il dichiarato corrisponda al vero, che la firma sia apposta con una penna di colore diverso dai caratteri della stampa, ecc. ecc. ma non penso o non posso neanche valutare perchè non è il mio compito, se tutto ciò faccia parte di un processo corretto eticamente, e le implicazioni politico-commerciali che vi sono dietro.

Purtroppo l’allevamento degli animali per il consumo dei prodotti di origine animale (e non solo della carne) ha tante di quelle conseguenze sull’ambiente e sull’economia che, come dice il mio collega, metà basterebbero (smaltimento liquami-letame, utilizzo sottoprodotti) oltre che problemi  di benessere animale.

Quando vado in quella stalla di vitelli guardo se i vitelli hanno le marche auricolari, se hanno il passaporto, se hanno o non hanno più di 42 giorni, nel qual caso devono aver fatto la prova della tubercolina, se il camion per il trasporto è autorizzato, se è pulito, se il guidatore ha fatto il corso di formazione, ma non penso alle vacche a cui è stato tolto il vitello appena nato, che viene alimentato col latte artificiale e che per lo più andrò in un allevamento di vitelli a carne bianca, dove rimarrà circa sei mesi, alimentato solo a latte e stando attenti che non lecchi sbarre di ferro (altrimenti la carne diventa rossa).

E di esempi come questo nel mio lavoro ce ne sarebbero 1000.

Altro esempio, non so se ancora più triste: mia madre è stata in ospedale, negli ultimi due anni di vita , per molti mesi ed è stata trasferita da un reparto all’altro all’apparire di ogni nuovo sintomo. Non c’è stato un medico che l’abbia seguita dall’inizio alla fine del suo percorso, ad ogni trasferimento si ricominciava tutto da capo e occupandosi in particolare del problema che era subentrato. Non c’è stato un medico, dico uno, che, dopo un trasferimento, si sia venuto ad informare dello stato di salute (o di non salute, o di morte) di questo paziente (o di altri) neanche quelli con cui, dopo tanto tempo, si era instaurato un certo “rapporto”: praticamente un paziente, al massimo, se non un numero, è un cognome (è vero che, come dice Siràne, un “paziente” deve essere paziente).

Se osserviamo poi la specializzazione industriale, ogni azienda produce prodotti sempre più particolari e c’è una capaacità di riconversione? E’ umano che un operaio possa e debba svolgere sempre la stessa o pochissime mansioni diverse? Marco dice bene che le aziende debbono per forza essere capaci di riconvertirsi, ma lui si è dovuto trasformare e riconvertire da “inventore” di macchine ogni volta diverse a “manutentore” di macchine molto più uguali….

L’ultimo tassello che voglio osservare riguarda chi, come me, consuma carne: consumare carne vuol dire, secondo me, guardare al particolare delle proprie papille gustative e del proprio stomaco, senza considerare cosa c’è prima, durante e dopo la produzione della bistecca, cosa che io, oltretutto, conosco bene. Anche ammettendo che un po’ di carne possa anche far bene alla salute e che l’uomo, dopo essere stato per un po’ di tempo “frugivoro”, come dici tu, è diventato “onnivoro”, cacciatore ed allevatore, da qui ad arrivare agli allevamenti intensivi e ai macelli ed ai laboratori industriali, con tutte le conseguenze ecologiche ed economiche che la cosa comporta, il passo è troppo lungo. Il latte ed altri prodotti di origine animale costano alla produzione, circa come costavano 20 anni fa, mentre quasi tutto il resto, compresa la manodopera, costa molto di più.

Allora: ha un senso produrre tanto di più per guadagnare lo stesso? Più lavoro, più fatica, più consumo di risorse, più consumismo, più sprechi, più stress, più inquinamento…….. E allora, io cosa sto a fare?

Paolo, mi sento sempre più assillata da questi argomenti, ma mi sento anche in grande contraddizione……. quasi in “conflitto di interessi”.

Margherita De Vecchi

………

Mia risposta:

Questa tua lettera, cara  Margherita, è la prova che un processo di crescita e di presa di coscienza è avviato in te. Allo stesso tempo non dovresti angustiarti poiché le conseguenze di ciò che sei indotta a fare per motitvi di sopravvivenza non sono una tua responsabilità. Se cominci a caricarti di responsabilità è come se ti assumessi il peso del mondo.. e questo fardello sai bene che è compito di Dio portarlo a compimento.

Non sappiamo i motivi per cui le cose avvengono come avvengono e dal punto di vista etico ed umano possiamo anche non essere d’accordo con ciò che siamo costetti a vedere ed a compiere nella società. Cosa credi che il mio vivere a Calcata (od in generale in qualsiasi altro luogo) sia esente da contraddizioni e incongruenze?

Ti ricordo, se non l’hai già letto, il punto in cui Nisargadatta raccontava le conseguenze del suo lavoro di venditore di beedies, le sigarette indiane, che causano il cancro anche più delle altre, e pure lui  le ha fumate e tra l’altro è morto per un cancro alla gola… ma tutto ciò non ha cambiato il suo “vero stato”.

Margherita, ricordiamo sempre che possiamo solo compiere ciò che è per noi possibile… Non ciò che riteniamo dovrebbe essere… Ad esempio quella mattina in cui hai offerto la tua mano da succhiare al vitello che cercava la mamma, tu hai fatto il massimo del possibile nella condizione in cui sei, anche considerando che l’operaio trattava i vitelli con malgarbo e quasi ti prendeva in giro vedendoti  e dileggiandoti “ecco le tolgo il suo giocherello” ti ha detto, ricordi?

Tutto ciò che inoltre dice Rosa è corretto, anch’io ci ho pensato tante volte, ed è un po’ come la favola della reincarnazione… io racconto delle storie che stanno nella mente dell’uomo, che rientrano nel funzionamento della causa-effetto che è un modo razionale di vedere la vita, con la mente duale. Ma so che sono favolette, so che la verità non ha bisogno di giustificazione alcuna, né di spiegazioni. Uso dei sotterfugi.. per poter guardare le persone negli occhi e scorgere la loro anima, toccare il loro cuore e sentirmi una parte di loro. Questo è ciò che è possibile per me…. e vorrei che così fosse anche per te!

Quando sarà giunto il momento e potrai lasciare questo lavoro istituzionale, avrai comunque raggranellato una buona esperienza con gli animali e forse potrà servirti per ulteriori azioni libere da presupposti sociali e materiali. Se diventerai vegetariana, senza sforzarti troppo, avrai anche meno sensi di colpa.. pensaci! Sia pur che non è necessario per “essere quella che realmente sei”. In verità l’armonia interno/esterno non è  basata su ciò che entra dalla bocca (come diceva Gesù) ma da come riesci a centrarti al tuo interno, ritrasmettendoti con amore all’esterno.

Ramana Maharshi a una signora che le chiedeva se dovesse diventare assolutamente vegetariana consigliò la via del “tendere ad esserlo”  finché la cosa non avvenisse da sola…

Paolo D’Arpini

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Recensioni su: “Sincronicità”; “Il Destino come Scelta”; “Il Dito e la Luna” … di Simone Sutra

IL DITO E LA LUNA  di Alejandro Jodorowsky

     Il proverbiale genio e sregolatezza di Jodorowsky qui si applica, con una diligenza che forse non gli si conosceva, ad assolvere un’impresa che gli si direbbe a tutta prima poco consona, cioè a mettere ordine proprio là dove meno ce lo si aspetterebbe.

     A corollario di tutta una serie di storielle (originali) della tradizione zen, haiku e koan, Alejandro sfoggia il suo brillante repertorio di commenti ed interpretazioni, che ci lascia, come sempre è il caso quando si ha a che fare con un geniaccio pari suo, a bocca aperta. Se naturalmente il primo impatto con queste espressioni di una mentalità totalmente incomprensibile per la mente occidentale suscita semplicemente un gigantesco punto interrogativo (e persino un po’ di irritazione: ma come ragionano questi qua? A furia di bastonate ai discepoli?), dopo il chirurgico lavoro dell’ineffabile autore cileno la reazione è: “ma certo, è così chiaro, così profondo, così significativo! come ho fatto a non capirlo?”

     Fatto sta che ci doveva pensare lui a trarre un senso là dove altri (e probabilmente con questo indefinito si può indicare tranquillamente la maggior parte di noi) si sarebbero potuti strappare i capelli per settimane nel tentativo di decifrare l’apparente assurdità di questi enigmatici aneddoti; regalandoci così splendide perle di saggezza di vita rese accessibili dalla sua ispirata “traduzione”. Perchè per mettere tutti quei puntini sulle “i” come ha fatto lui ci voleva solo la sua  penetrante spontaneità, la sua lungimirante intuizione, la sua fanciullesca verve, il suo farsi guidare da una sorta di istinto geniale che vede al di là della vista, o meglio ragiona al di là della ragione, senza mai rinunciare a lasciare la sua punturina di umoristico veleno, che in verità è il vero antidoto alla piattezza del senso comune. E a seminare anche, come sua firma, un po’ di disordine, perchè, come dice lui stesso,”l’ordine perfetto esiste solo accanto al disordine”. Illuminante (tanto per rimanere nel contesto).

     “E’ geniale poter dire: io sono quello che sono……nessuna immagine di sè da dover dare! Tutti  gli esseri umani sono illuminati, tutti sono perfetti: il problema è che non lo capiscono” 

      

IL DESTINO COME SCELTA  di Thorwald Dethlefsen

     Nel campo della psicologia transpersonale Dethlefsen occupa una nicchia di prim’ordine, ed è facile capire perchè sfogliando questo suo agilissimo testo, una piccola summa theologica, saremmo tentati a dire, quasi un manualetto da “giovani marmotte” nella sua essenzialità; aspetto che peraltro non va a discapito della completezza e della profondità della trattazione. 

     Evitando le astrusità e le tortuosità verbali e cerebrali di molti autori del settore, Dethlefsen ci guida con grande semplicità e con cristallina trasparenza attraverso temi di grande risonanza per la vita interiore. La lettura è pastosa e cordiale, poichè il tono discorsivo, fluido e sempre abbordabile  facilita un’assimilazione immediata e diretta di argomenti di vasta portata.

     Ma il più grande pregio dello psicologo tedesco riteniamo sia l’abilità nello smascherare e smontare le gabbie concettuali e i pregiudizi che generalmente si formano attorno a nozioni di non comune accettazione: il suo rendere limpida, lineare e “di tutti i giorni” la comprensione e la familiarizzazione con concetti quali per esempio l’esoterismo, indicante un settore generalmente ghettizzato nella terra di nessuno popolata da idee deformanti e spropositate dietro cui l’immaginario collettivo si rifugia come baluardo atto ad arginare tutto ciò che esula dalla razionalità. Il volo radente delle sue spiegazioni, ben guidato da una torre di controllo saldamente al comando della situazione in virtù di istruzioni di disarmante chiarezza, fornisce le nozioni da lui illustrate di carrelli d’atterraggio più che adeguati a prendere contatto con i terreni  a volte accidentati della mente.

     Illuminante in particolare il capitolo dedicato all’astrologia, che riconduce al suo vero senso la scienza delle stelle, un senso che in verità sfugge ai più: la responsabilità degli eventi si sposta dai pianeti, semplici vettori energetici, alle entità, o meglio ai principi primi preposti alla trasmissione degli impulsi archetipi che caratterizzano la nostra dimensione terrena; ma soprattutto alla loro interazione con l’individuo, che riacquista padronanza del suo destino nell’ambito di una progettualità assai più vasta, tramite l’alleanza con i principi che da sempre reggono le fila del gioco ma che sanno anche  piegarsi graziosamente al volere dell’individualità.

     Reincarnazione, numerologia, malattia, ritualità…tutti questi argomenti acquistano una loro affettuosa quotidianità, una volta conclusasi l’operazione di questo meccanico della psiche che li sdogana dal loro alone un po’ inquietante, e dopo averli ripuliti della loro intimidatoria connotazione ce li restituisce già pronti per essere digeriti. E utilizzati.

     “La malattia del nostro tempo è la mancanza di significato nella vita, e questa mancanza di significato ha sradicato l’uomo dal cosmo….solo quando l’uomo è pronto ad assumersi tutta la responsabilità di quel che vive e che gli accade scopre la significatività del destino: chi è disponibile ad assumersi la responsabilità del proprio destino si ritrova inserito nelle leggi di questo universo e perde le sue paure, in quanto ha ritrovato il rapporto con la sua origine prima” 
 

SINCRONICITA’ – Il legame tra fisica e psiche di Massimo Teodorani

      L’oggetto misterioso di cui tratta questo libro ha fatto molto discutere psicologi, scienziati grandi e piccoli, terapeuti ma anche casalinghe, impiegati e venditori di palloncini. Perchè la sincronicità ci tocca tutti, in qualche momento della vita in cui ci affacciamo nostro malgrado sull’imprevedibile, impesrcrutabile, inconoscibile; e ci rende partecipi di quel tocco di metafisico di cui in verità è costellata l’esperienza umana, nonostante la pretestuosa evidenza, agitata come orgoglioso vessillo dagli accaniti sostenitori del razionale, che “tutto è sotto controllo”.

      L’autore traccia l’interessante parabola delle modalità con cui il concetto in questione si sia affermato, e ne addebita l’origine al momento epocale in cui lo psicanalista svizzero Jung mise in connessione le stratificazioni più profonde dell’animo con quel quid che sembra permeare il sottofondo della mente, da lui definito “inconscio collettivo”. Questa nozione rappresenta l’interfaccia, a livello informativo, dell’akasha della tradizione orientale: uno sterminato archivio in cui è registrata la traccia energetica di ogni pensiero, immagine o azione, le cui impronte possono essere rilevate mediante le opportune connessioni psichiche, di cui le sincronicità (dette anche “coincidenze significative”) sono l’aspetto più eclatante e comune al contempo.

      L’indagine di Jung gli permise di collegare l’esistenza di questa entità psichica di massa con i principi degli archetipi, ossia  modelli della realtà che di volta in volta risuonano e prendono vita in noi tramite l’influsso dell’inconscio collettivo nel loro  passaggio dal generale al particolare. 

      Dall’incontro di Jung con il fisico quantistico austriaco Wolfgang Pauli, premio nobel, nacque una sintonia e una sinergia che vide i due lavorare a un comune progetto di enunciazione di un principio fisico vero e proprio che tenesse conto della sincronicità come evento oggettivamente riconoscibile nella realtà, unendo così idealmente la psiche con la fisica in un matrimonio concettuale dai vincoli apparentemente paradossali.

     Trattazione esauriente e appassionante, non scade mai nella tentazione di utilizzare un linguaggio troppo tecnico o di esibire concetti di difficile comprensione, pur mantenendo il rigore scientifico inerente all’argomento. Ammirevole dunque la capacità divulgativa e di sintesi di Teodorani, data la possibilità tutt’altro che remota di sperdersi nei dettagli e nella sostanziale indeterminatezza del soggetto trattato.  

     “Jung sapeva che l’inconscio non si situa nello spazio conosciuto, bensì in una specie di “dimensione interspaziale”con sue leggi ben differenziate da quelle di causalità note alla scienza standard. Il sincronismo tra lo stato psichico di un individuo e un evento nel mondo della materia dimostrava fin troppo bene che oltre alle leggi conosciute dalla fisica ne esistono altre che ancora non conosciamo bene”    

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