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Vegetariani Esseni e l’imminente fine del mondo (di duemila anni fa…)

Prima del 1947 tutte le notizie riguardanti gli Esseni venivano da Plinio il Vecchio, da Filone, da Giuseppe Flavio ed Epiphanio. Questi infatti narrano che la comunità degli Esseni  fu un’associazione religiosa di derivazione ebraica presente in vari luoghi della Palestina sulle sponde del Mar Morto fin dal 2° sec. a. C. e scomparsa nel 1° secolo dopo Cristo. Si presume che gli Esseni fossero circa 4000. La loro filosofia è riportata, oltre che da molti cronisti del tempo, nei famosi manoscritti, in paleoebraico ed aramaico (composti da 800 rotoli e 15.000 frammenti) prodotti tra il 170 a.C. ed il 60 d.C. trovati nel 1947 in 30 grotte a Qumran nei pressi del Mar Morto, quartiere esseno sul Sion dove Gesù celebrò l’Ultima Cena. 

 
            La residenza collettiva degli esseni era del tipo monastico (tutto era messo in comune) anche se organizzati secondo una struttura gerarchica. Erano asceti e venivano considerati “puri.” Compivano abluzioni rituali che simboleggiavano la discesa dello Spirito e agapi, rituali con la benedizione del pane e del vino. Il loro insegnamento si ritrova nello Zend di Zarathustra, nei concetti fondamentali del Bramanesimo dei Veda e delle Upanishad, nel pensiero di Budda e nei sistemi Yoga. Anche i Pitagorici e gli Stoici seguivano la stessa filosofia e che si ritrova nella cultura dei Fenici e degli Egiziani.

 
            Gli Esseni vivevano presso le rive di laghi e fiumi, lontano dalle città. Erano principalmente agricoltori e frutticoltori con una vasta conoscenza del suolo e delle condizioni climatiche che gli permetteva di coltivare una notevole qualità di frutta e vegetali in zone relativamente desertiche. Furono il primo popolo che condannò la schiavitù. Tra loro non vi erano né ricchi né poveri. Dimostravano che tutte le necessità vitali dell’uomo potevano essere soddisfatte attraverso la conoscenza della Legge, senza ricorrere alla lotta. Dedicavano molto tempo allo studio delle Scritture, della medicina, dell’astronomia. Furono considerati gli eredi dell’astronomia Persiana, Caldea e dell’arte della guarigione Egizia.

 
            Erano esperti della profezia alla quale si preparavano con digiuno prolungato. Esperti conoscitori di erbe medicinali per curare sia gli uomini che gli animali. Si lavavano ogni giorno e indossavano abiti bianchi. Consumavano il loro pasto in silenzio precedendolo e terminandolo con la preghiera. Non mangiavano carne né bevevano liquidi fermentati. Suonavano vari strumenti musicali. Il loro sistema di vita permetteva loro di giungere fino a 120 anni godendo ottima forza ed una notevole resistenza alle fatiche. Rigorosi nella loro fede. Sembra accettassero qualche forma di reincarnazione. La loro dottrina, vicina alle scuole Misteriche, egiziane e greche, mostra parecchi punti in comune anche con i discepoli di Pitagora.

 
            Cercavano la conoscenza diretta e personale di Dio più che la scrupolosa osservanza dei dogmi, ciò rendeva superfluo il ruolo intermediario del sacerdote. Intendevano attuare la vera  fede mosaica in contrapposizione alla religione ufficiale. Erano divisi in tre classi: liberi, pratici e contemplativi. Abolivano ogni distinzione di rango e privilegiavano le virtù sopra ogni cosa. Professavano la carità verso gli indigenti. Per essere ammessi nell’Ordine degli Esseni gli aspiranti dovevano osservare periodi di prova che duravano un anno. Significativo era il giuramento che alla fine l’adepto doveva pronunciare: “Giuro di adorare ed onorare Iddio, di serbare giustizia e carità alle sue creature, di non nuocere a nessuno…”

 
            Gli Esseni consideravano Gesù il più grande dei profeti ma negavano la sua  divinità; sostenevano che era nato umanamente nel quale si era incarnato il Cristo. Non potevano possedere denaro. Il celibato e la mancanza di procreazione li obbligava ad accettare fanciulli orfani. Plinio il Vecchio chiama questo popolo silenzioso e mirabile. Per gli Esseni essere benevoli verso gli animali era una regola di vita. Gesù parlava e agiva come un essene per questo è ragionevole pensare che fosse vegetariano.
 

            Erano guaritori, esorcisti per imposizione delle mani. Si chiamavano i poveri in spirito. Giuseppe Flavio dice che erano longevi, che i più di essi superava i 100 anni a motivo della semplicità della loro vita.  Molti divennero cristiani col nome di Ebioniti e Nazorei. S. Epifanio dice che erano vegetariani. Egisippo dice che Pietro essendo Nazireo era di conseguenza vegetariano come Giovanni, Giacomo e Stefano.

 
            Filone, storico contemporaneo, afferma che prestavano gratuitamente i loro locali per la Pasqua a patto che si rispettassero le loro regole. Da studi archeologici il Cenacolo era nel cuore del quartiere Esseno. Gesù disse a Giovanni di seguire un uomo con un’otre colma di acqua sulla testa e lì avrebbero chiesto al padrone di concedergli un locale dove celebrare la Pasqua (Mr: 14,14). Di solito erano le donne a portare l’acqua. Quell’uomo doveva essere un esseno, perché celibe doveva provvedere da solo a questo approvvigionamento.

 
            Giuseppe Favio sostiene che i Qumraniti e gli Esseni fossero la stessa cosa. I partiti religiosi in quel tempo erano 3: Farisei, Sadducei ed Esseni, questi ultimi aggiunti da Giuseppe Flavio. La scomparsa degli Esseni resta un mistero. Ci fu una qualche osmosi tra gli Esseni e il cristianesimo primitivo. Nel 31 a.C. vi fu un terremoto che causò l’abbandono del sito, dato che le cisterne erano divenute inservibili. Nell’anno 70 la distruzione di Gerusalemme. I membri della comunità, che speravano di poter ritornare sul posto, salvarono la loro biblioteca, dopo aver imballato con cura e nascosto i singoli rotoli.

 
            Filone scrive: “Sono votati interamente al servizio di Dio e non sacrificano animali.”  Venivano chiamati misericordiosi, puri, poveri in spirito. La loro casa era aperta a tutti. Disdegnavano il matrimonio ma adottavano i figli altrui. Quando viaggiavano non portavano nulla ma erano armati a motivo dei briganti. Mandavano offerte al tempio ma non compivano sacrifici. Non odiavano nessuno, sia ingiusto o nemico, ma pregavano per essi. Affermavano che la carne resusciterà e sarà immortale come l’anima. Analogie con lo spirito del Vangelo: la santificazione dei pensieri, la povertà, l’abbandono in Dio. Come Pietro avevano un arma per difendersi dai briganti.

 
            I Padri della Chiesa Latina e Greca affermavano che Gesù, come tutti gli uomini spirituali del tempo, si astenevano dal mangiare carne. Simone, prima di essere discepolo di Gesù, era stato discepolo di un certo Dositeo che era Esseno. Luca dice che il Bambino cresceva e viveva nel deserto fino al giorno della sua manifestazione. Il deserto, per gli Esseni, era la regione in cui abitavano. Pare che sia il Giovanni Battista che lo stesso S. Paolo abbiano avuto contatti con gli Esseni. Giovanni l’evangelista prima di essere discepolo di Gesù fu discepolo di Giovanni Battista . Il Vangelo di Giovanni è completamente imperniato sul tema della lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, come gli scritti di Qumran in cui vi sono evidenti influssi di dottrina gnostica. Gli Esseni avevano uno straordinario culto degli Angeli e ritenevano imminente la fine del mondo.

 
            Nel Vangelo Esseno della Pace (testo in Aramaico del 3° sec.) Gesù dice: “In verità vi dico: tutto ciò che vive sulla terra ha origine da un’unica madre. Quindi chi uccide, uccide suo fratello e Madre Terra si discosterà da lui sottraendolo del  suo seno vivificante. I suoi Angeli lo eviteranno e  Satana prenderà dimora nel suo corpo. E la carne degli animali abbattuti diventerà la stessa tomba per il suo corpo. Perché io ve lo dico in verità: colui che uccide uccide se stesso e colui che mangia la carne degli animali abbattuti mangia un corpo di morte. Non uccidete mai e non mangiate mai la carne delle vostre innocenti vittime se non volete diventare schiavi di Satana”. Poi ancora afferma: “Io vi chiederò di ogni animale ucciso come pure vi chiederò delle anime di tutti gli uomini uccisi”. E prosegue: “Colui che senza motivo uccide un animale senza che questo lo attacchi, sia per il piacere di uccidere che per procurarsi la sua carne, la sua pelle o le sue difese, questi commette un atto malvagio perché egli stesso si trasforma in bestia feroce. E per questo la sua fine rassomiglia a quella delle bestie feroci”. E a chiusura del passo evangelico, Gesù ribadisce: “Io vi dico, non uccidete né uomini né bestie e non distruggete con il fuoco gli alimenti che portate alla bocca perché se voi mangiate degli alimenti viventi questi vi vivificheranno. Ma se voi uccidete per ottenere il vostro nutrimento, la carne morta vi ucciderà a sua volta. Perché la vita procede solamente dalla vita, e dalla morte deriva soltanto la morte. Tutto quanto uccide i vostri alimenti uccide altresì i vostri corpi e tutto quanto uccide i vostri corpi uccide parimenti le vostre anime”.

 
            Inoltre Gesù dice: “Non cercate la Legge tra le scritture perché la Legge è vita ed è scritta in tutto ciò che vive mentre la scrittura è morta. In verità vi dico che l’uomo è figlio di Madre Terra, che è tutt’uno con Madre Terra. La carne del tuo corpo è nata da Madre Terra, il tuo spirito dal Padre Celeste. Il sangue che scorre in te nasce dal sangue della Terra. L’aria che respiri nasce dal respiro della Terra. La durezza delle tue ossa nasce dalle ossa di Madre Terra. Dio assegnò all’uomo due spiriti con i quali procedere: lo spirito della verità e quello della menzogna. I due spiriti lottano nel cuore dell’uomo attribuendogli saggezza e follia. Quando sarete alla presenza di Dio Satana testimonierà contro di voi attraverso le vostre azioni ed i vostri peccati e i suoi Angeli testimonieranno per voi attraverso le vostre opere buone. Dio è il Dio della Vita mentre Satana è il Dio della Morte. Pregate ogni giorno il vostro Padre Celeste e la vostra Madre Terra”.

 
            Negli scritti di questo Vangelo vi sono  molte similitudini con i Vangeli canonici: “L’amore è paziente, gentile, tutto sopporta, l’amore è più forte della morte…” Le tre grandi virtù dell’uomo: la fede, la speranza e l’amore, ma l’amore è la più grande di tutte.” “Se uno dice “amo il Padre Celeste ma odio mio fratello” è un bugiardo: se non ama suo fratello che vede  come potrà amare il Padre Celeste che non vede?”  I frammenti del Vangelo Esseno di Giovanni ricalcano da vicino l’Apocalisse: l’apertura dei vari sigilli è affidata agli Angeli: dell’Aria, dell’Acqua, della Terra, del Fuoco, della Gioia, della Vita ecc. Nei vangeli Esseni vi è un’altissima considerazione degli Angeli dei quali sovente parla Gesù. La preghiera insegnata da Gesù è tutta rivolta alla gratitudine verso il Padre Celeste e verso la Madre Terra e invita continuamente a cercare la  comunione con gli Angeli che incarnano e dispensano luce, di saggezza, di gioia, potenza.
 
            DIFFERENZE con il pensiero di Gesù dei Vangeli sinottici gli Esseni dimostrano eccessivo rigorismo nell’osservanza del sabato: “Nel giorno di sabato nessuno aiuti una bestia a partorire, e se cade in una cisterna o in una fossa non la si tiri su.” “Se una qualsiasi persona cade in un luogo pieno d’acqua, o in un altro luogo, nessuno lo faccia salire con una scala, con una corda o con qualsiasi altro oggetto”. Mentre gli Esseni non hanno uno spirito missionario Gesù invece dice: “Andate e predicate il Vangelo a tutte le genti”.

Franco Libero Manco

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Amma Mata Amritanandamayi Devi, ovvero “metafisica della sola” – (Amma Mata Amritanandamayi Devi or “deception’s metaphysic”)

Ante scriptum

 

Certe volte penso che la contemporaneità nel pensiero sia una chiara dimostrazione che le “onde” psichiche siano un fatto reale e che effettivamente noi non siamo gli autori dei nostri pensieri e sentimenti ma semplicemente delle “apparecchiature psicosomatiche” in grado di percepire quelle onde, selezionandole sulla base delle nostre capacità di ricezione… onde medie, onde corte, etc.

 

Dico questo perché avendo avuto l’ispirazione a scrivere una serie di memorie sulle mie esperienze spirituali, o sui miei cosiddetti “incontri con i santi” ho dovuto selezionare e discriminare per capire quali esperienze realmente fossero state per me “cogenti” e significative, quali fossero veramente in sintonia con il mio essere e con la mia intelligenza… Insomma ho dovuto compiere il penoso lavoro di scegliere e “giudicare” senza sentimentalismi… ma questo é il “compito” dello spiritualista laico, che non si lascia ingannare da falsi pietismi o emozioni umane.

 

Ora ho scoperto che il mio stesso atteggiamento é presente in diverse persone che mi accompagnano lungo la strada, anzi la stessa strada é percorsa da diverse menti in sintonia, tanto che non si può nemmeno dire che questa sia la strada di questo o quello… E’ una via senza via, un percorso nel cielo, come affermava Osho, in cui non vi sono sentieri o tracce…

 

La prova? Ecco che potete averla leggendo l’introduzione che l’amico Manuel Olivares, giornalista, scrittore ed editore, ha fatto al mio “raccontino” sull’incontro che ebbi con amma mata Amritanandamayi… e che lui ha voluto pubblicare nel suo bel sito di Vivere Altrimenti.

 

Paolo D’Arpini

 

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Di seguito una bella testimonianza dell’amico Paolo D’Arpini, prossimo autore della Viverealtrimenti Editrice. Potrebbe rientrare in un filone che Viverealtrimenti vuole, pur marginalmente, percorrere e che ha come proprio focus le patacche che si possono trovare in India, un paese in cui più ci vivo e più sento l’esigenza di raccontarlo per come veramente é e non per come riesce abilmente a presentarsi a chi non lo conosce direttamente.

 

Dopo cinque anni di esperienza mi sto davvero rendendo conto che il pregiudizio per cui l’India sarebbe più maestra di mistificazioni che di misticismo é piuttosto fondato. Molti dei più celebri guru hanno fatto parlare di sé in maniera a dir poco controversa.

 

Un esempio su tutti può essere quello di Maharishi Mahesh Yogi, che irretì i Beatles che, nel 1968, si precipitarono nel suo ashram di Rishikesh per dedicarsi pienamente ai suoi insegnamenti, salvo andarsene schifati perché scoprirono che probabilmente il guru aveva fatto avances sessuali a Mia Farrow e ad altre donne del gruppo.

 

Il brahmachari (colui che si dedica, come sosteneva di fare il Maharishi, alla continenza sessuale). La casistica può essere davvero sterminata, presto pubblicherò un pezzo intitolato “del gurismo e della cerebrolesione”, ispiratomi da un testo che ho trovato nel profondo sud dell’India, nella libreria del movimento gandhiano, intitolato Memorabili contatti con La Madre (La Madre sarebbe Mirra Alfassa, considerata “la compagna spirituale” di Sri Aurobindo, fondatrice dell’esperimento di Auroville): una somma cagata di testo ma illuminante su alcune dinamiche veramente inquietanti che si possono creare tra guru e discepolo. Non mancherò di citarne alcuni stralci.


Sto maturando sempre più l’idea che il gurismo possa far leva su un naturale istinto gregario che ha nel nostro passato animale e nella necessita’ di riporre la propria fiducia in un capobranco le proprie radici più profonde. Non a caso si interagisce con i guru compiendo atti rituali che sono una manifestazione di sostanziale sottomissione (ad esempio toccando loro i piedi) e che possono facilmente ricordare alcune dinamiche di branco. Tra i lupi, ad esempio, i gregari manifestano sottomissione al capobranco inserendogli il muso tra le fauci mentre i cani che intendono comunicare sottomissione espongono ad un potenziale attacco la loro parte più vulnerabile: la pancia. Lo fanno anche con gli uomini e viene considerata una tenera manifestazione di affetto.


Il discorso é lungo e complesso e non può essere esaurito in una breve introduzione (anche per non togliere spazio a Paolo che deve essere il vero protagonista di questo post) ma é qualcosa su cui sto riflettendo da tempo, vivendo direttamente a contatto con una cultura intrisa di gurismo e di dinamiche, continue, di dominio e sottomissione, presenti nel quotidiano del paese (senza dover necessariamente scomodare chissà quale guru). Queste costituiscono, a mio parere, un presupposto essenziale del fenomeno considerato; avremo modo di riparlarne e di tentare alcune caute contestualizzazioni.
Paolo, finalmente…

 

http://viverealtrimenti.blogspot.com/2010/10/metafisica-della-sola.html

 

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Post Scriptum

 

 

 

 

 

Personalmente non sono mai andato da  questa  Amma e considero gli ashrams delle sorte di istituzioni totali dunque sarei senz’altro curioso di vedere da vicino questo fenomeno di cui sento spesso parlare in India ma aborro l’idea di ammucchiarmi in dormitori desolanti con gente spesso, come scrive Paolo, “sciroccata”. Al momento, dunque, non avendo visto Amma di persona, non avendola abbracciata, devo astenermi da ogni giudizio. Una cosa però credo meriti di essere menzionata: Ananda May Ma, considerata la compagna spirituale di Paramahamsa Yogananda, é stata una grande santa dell’induismo contemporaneo. Non ha avuto moltissimo successo fuori dell’India e non é mai diventata un “fenomeno commerciale”, diversamente da altri guru. Amma ha ripreso il suo nome (si chiama difatti Amma Mata Amritanandamayi), dunque la sua celebrità che in India é davvero notevole. Il popolo indiano, come disse una volta una mia amica discepola di Osho, é un “popolo bambino”, molto facilmente suggestionabile. Nel momento in cui un guru riprende il nome di una persona considerata massimamente santa nel paese é poi facile giustificare, con i devoti indiani, le ragioni di questa scelta e far leva su un riflesso condizionato di devozione. In alcuni casi può anche essere scomodata la reincarnazione. Al riguardo può essere calzante l’esempio del celebre Satya Sai Baba che ha ripreso il nome da un grande santo della cultura hindu (anche lui conosciuto in quasi tutta o in tutta l’India senza essere un fenomeno commerciale che ha contagiato l’Occidente): Shirdi Sai Baba. Insomma, iniziare una carriera di guru “ereditando i discepoli ” di un altro guru essendosi appropriati del suo nome mi sembra un’azione alquanto spregiudicata, di una spregiudicatezza “molto indiana”. Non so quanto tutto questo possa avere a che fare con la “conoscenza”, la “realizzazione spirituale” eccetera ma forse, per scomodare uno slogan parecchio in voga tra indofili, seguaci di guru e babacchioni, il mio é un approccio troppo “mentale”. Che dire: può anche darsi…. 
Alla prossima, l’argomento é troppo stuzzicante per non tornarci ancora. (Manuel Olivares)
  

 

 

 

 

 

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Treia (Macerata), notizie storiche – Creando un “appeal” per la prima grande celebrazione della Luna Piena, il 25 e 26 luglio 2010

Si avvicina la data fatidica del 25 e 26 luglio 2010 in cui celebrare la Luna Piena a Treia…

 

Andare a Treia? No problem.. basta offrire un po’ di sana pubblicità, sperando che la voglia di “viaggiare” insita dentro ciascun libero “esploratore” di questo nostro splendido Universo, si lasci catturare amichevolmente dalle nostre parole, rivolte, con immenso piacere, alla piccola e speciale cittadina di Treia!

 

Caterina Regazzi, Paolo D’Arpini e Sonia Baldoni invitano tutti gli amici vecchi e nuovi ad affrontare un’avventura meravigliosa da condividere e da raccontare….

 

DOMENICA 25 LUGLIO 2010,  alle h. 10.30,  passeggiata assieme a Sonia Baldoni per conoscere i luoghi e per scoprire i sentierini nel verde che circondano Treia, riconoscendo erbe spontanee e quant’altro. Si terrà un convivio con il cibo vegetariano da ognuno portato a pranzo,  il pomeriggio ascoltiamo le tesi di Sonia sul significato delle Rune (sul tema di erbe magiche e rune vedere articoli su www.viverecongioia.org ).

 

Lunedì 26 luglio 2010, che corrisponde alla luna piena, si terrà nella “cave”,  dalle h. 10.00 del mattino sino alle h. 13.00 la consueta condivisione di esperienze su reincarnazione e metempsicosi. Segue pranzo con il cibo vegetariano da ognuno portato. La vesseille é collettiva. Il pomeriggio sessione di canto e meditazione e verso sera deambulazione in senso orario attorno alla rupe esterna di Treia e sosta in un campiello, in attesa del sorgere dell’astro lunare.

 

La manifestazione é gratuita, con offerta libera. Prenotazione necessaria:

circolo.vegetariano@libero.it – Cell. 333.6023090 – Tel. 0733/216293

 

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La Storia di Treia

380 a.C. circa, il primo insediamento, ad opera dei Piceni o dei

Sabini, è lungo un ramo della via Flaminia a circa due km dall’attuale centro storico. Il luogo diventa colonia romana e prende nome da un’antica divinità, Trea.

 

II sec. a. C., Treia diventa municipio romano.

X sec. (inizio), gli abitanti della Trea romana, per sfuggire ai

ripetuti saccheggi, individuano un luogo più sicuro sui colli e

costruiscono il nuovo borgo che prende il nome di Montecchio, da

monticulum, piccolo monte.

 

XIII sec., Montecchio si dota di un sistema difensivo comprendente una possente cinta muraria e si allarga fino a comprendere tre castelli edificati su tre colli, Onglavina, Elce e Cassero. Nel 1239 è assediata dalle truppe di Enzo, figlio naturale di Federico II, e nel 1263 da quelle di Corrado d’Antiochia, comandante imperiale che viene catturato dai treiesi.

 

XIV sec., Montecchio passa alla signoria dei Da Varano e poi a

Francesco Sforza. 1447, posta dal Pontefice sotto il controllo di Alfonso d’Aragona, Montecchio viene in seguito ceduta da Giulio II al cardinale Cesi, e da allora segue le sorti dello Stato della Chiesa. 1778, si apre la prima sezione pubblica dell’Accademia Georgica dei Sollevati, importante centro culturale ispirato ai principi dell’Illuminismo.

 

1790, il Pontefice Pio VI restituisce al luogo l’antico nome di Treia, elevandolo al rango di città. Il mistero dell’infinito…

Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi

neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina, rigorosa ed elegante, arroccata su un colle ma razionale nella struttura. L’incanto si dispiega già nella scenografica piazza della Repubblica, che accoglie il visitatore con una bianca balaustra a ferro di cavallo e le nobili geometrie su cui si accende il colore del mattone. E questo ocra presente in tutte le sfumature, dentro il mare di verde del morbido paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra del luogo. La piazza è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell’Accademia Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che ospita il Museo Civico e dalla Cattedrale (XVIII sec.), uno dei maggiori edifici religiosi della regione. Dedicata alla SS. Annunziata, è stata costruita su disegno di Andrea Vici, discepolo del Vanvitelli, e custodisce diverse opere d’arte tra cui una pala di Giacomo da Recanati. Sotto la panoramica piazza s’innalza il muro di cinta dell’arena, inaugurata nel 1818 e poi dedicata al giocatore di

pallone Carlo Didimi.

 

Da Porta Garibaldi ha inizio l’aspra salita per le strade basse, un dedalo di viuzze parallele al corso principale e collegate tra loro da vicoli e scalette. Qui un tempo avevano bottega gli artigiani della ceramica. Continuando per la circonvallazione, a destra la vista si apre su un panorama di campi rigogliosi e colline ondulate. L’estremo baluardo del paese verso sud è la Torre Onglavina, parte dell’antico sistema fortificato, eretta nel XII secolo. Il luogo è un balcone sulle Marche silenziose, che abbraccia in lontananza il mare e i monti Sibillini.

 

Entrando per Porta Palestro si arriva in piazza Don Cervigni, dove a sinistra risalta la chiesa di San Michele, romanica con elementi

gotici; e di fronte, la piccola chiesa barocca di Santa Chiara con la statua della Madonna di Loreto: quella originale, secondo la

tradizione. Proseguendo per via dei Mille, si attraversa il quartiere dell’Onglavina che offrì dimora a una comunità di zingari, al cui folklore si ispira in parte la Disfida del Bracciale. Dalle vie Roma e Cavour, fiancheggiate da palazzi eleganti che conservano sulle facciate evidenti tracce dei periodi rinascimentale e tardo settecentesco, e denotano la presenza di un ceto aristocratico e di una solida borghesia, si diramano strade e scalinate. Nell’intrico dei palazzi, due chiese: San Francesco e Santa Maria del Suffragio. E tra di esse, un curioso edificio: la Rotonda. Nei pressi, la casa dove visse Dolores Prato, ricordata da una lapide, e il Teatro Comunale, inaugurato il 4 gennaio 1821 e dotato nel 1865 di uno splendido sipario dipinto dal pittore romano Silverio Copparoni, raffigurante l’assedio di Montecchio. Il soffitto è decorato con affreschi e motivi floreali arricchiti nel contorno da ritratti di letterati e musicisti; la parte centrale reca simboli e figure dell’arte scenica.

 

Si può lasciare Treia uscendo dall’imponente Porta Vallesacco del XIII secolo, uno dei sette antichi ingressi, per rituffarsi nel verde. Resta da vedere, in località San Lorenzo, il Santuario del Crocefisso dove, sul basamento del campanile e all’entrata del convento, sono inglobati reperti della Trea romana, tra cui un mosaico con ibis. Qui sorgeva l’antica pieve, edificata sui resti del tempio di Iside. Il santuario conserva un pregevole crocefisso quattrocentesco che la tradizione vuole scolpito da un angelo e che, secondo alcuni, rivela l’arte del grande Donatello.

 

Notizie originali raccolte da Antonella Pedicelli

 

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Commento ricevuto:

 

TREIA è UN AMENO PAESE SUL QUALE FU SCRITTO UN LIBRO MOLTO INTERESSANTE (almeno per mia cognata, marchigiana): “Sulla piazza non c’è nessuno.”

 

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ALCUNE CITAZIONI CITABILI:

 

E.M.Forster, Passaggio in India. “E’ difficile, via via che ci si addentra negli anni, resistere al sovrannaturale. Me lo sono sentito venire addosso anch’io. Riesco ancora a tirare avanti facendone a meno, ma che tentazione, a quarantacinque anni, fingere che i morti continuino a vivere; i propri morti, quelli degli altri non contano.”

 

Erwin Schrodinger: “La coscienza è un singolare; il plurale dalla quale ci è sconosciuto; vi è un’unica sola cosa, e ciò chesembra essere una pluralità è semplicemente una serie di differenti aspetti di questa sola cosa, prodotta da un’illusione (maya); la stessa illusione si produce in una galleria di specchi e nello stesso modo Gaurisankar e il monte Everest risultano essere la stessa montagna vista da valli diverse.”

 

“Nella teoria bootstrap degli Adroni, tutte le particelle sono composte dinamicamente le une dalle altre, in modo intimamente coerente e in questo senso si può dire che esse si contengono reciprocamente.”

 

Michael Talbot: “E’ il sistema nervoso che struttura la realtà. Le vibrazioni che noi percepiamo come materia sono tutte creazioni della mente. Sri Aurobindo afferma: l’apparenza della stabilità è data da una costante ripetizione e ricorrenza delle stesse vibrazioni e formazioni: tutte le nostre leggi sono solo abitudini.”

 

Tito Livio: “Gli uomini sono più sensibili al dolore che al piacere”.

 

Anatole France: “Non ci sono mali immaginari. Tutti i mali sono reali, dal momento che ci fanno soffrire”

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25 e 26 luglio 2010 – Luna piena a Treia: “Il grande caldo, le Rune e l’inizio di una nuova presenza bioregionale…”

category Eventi Paolo D'Arpini 12 giugno 2010

“Ogni anno a luglio usciamo fuori di testa con il bagno di luna piena…” (Saul Arpino)

Già dal 25 luglio appare nel cielo la Canicola, che é la stella di Procione, nel Cane Minore, in cui la leggenda riconosceva la Cagnetta Mera. Questo é il segno celeste che annuncia il grande caldo. Quest’anno fatalità vuole che combaci con la vigilia della luna piena….

La luna piena di luglio  ci aiuta a fuggire dai modi comuni di pensare, spontaneamente  sentiamo di uscir fuori dal corpo, di riconoscerci in qualcosa che  non è la consuetudinaria abitudine del ragionare, del decidere le cose con logica..

Chi conosce il Circolo Vegetariano VV.TT. sa che ogni anno festeggiamo la luna piena di luglio. Quest’anno sarà la prima volta che tale celebrazione non si svolgerà nella valle del Treja bensì, fatalità di un’omonimia, nel paese di Treia. Ci vuole tutta la forza ed il desiderio di cambiamento che contraddistingue la Luna in Leone, o Scimmia nello zodiaco cinese, per  starmene lontano da Calcata  ma vicino ad un nuovo inizio… Infatti con questa luna piena lo scrivente si stabilisce a Treia  per concludere un’altra tappa della vita.

Dopo 33 anni di vita  a Calcata, combacianti con gli anni  di Cristo, é giunto per me il tempo del cambiamento… Per carità, nessuna tragedia o crocifissione, anzi, sarà un giusto compendio amoroso.. infatti a Treia abiterò nella casa avita di Caterina, la mia compagna, che però continuerà a lavorare e vivere a Spilamberto, lasciandomi a Treia in attesa….

Quest’anno comunque saremo entrambi a Treia  e festeggeremo la vigilia ed il giorno della luna piena. Solitamente la luna piena di luglio é dedicata alle memorie karmiche.

A Treia, nella  casa di Caterina, c’é una grande sala semi-interrata adatta per il raccoglimento, quindi si terrà lì una meditazione collettiva ed un canto di mantra. Ovviamente  per convenienza ed anche perché é consuetudine festeggiare la vigilia oltre che il giorno della luna piena, l’incontro inizia DOMENICA 25 LUGLIO 2010, dalla mattina alle h. 10.30, con  una passeggiata assieme a Sonia Baldoni per conoscere i luoghi e per scoprire i sentierini nel verde che circondano Treia, riconoscendo erbe spontanee e quant’altro. Si terrà un convivio con il cibo vegetariano da ognuno portato a pranzo,  il pomeriggio ascoltiamo le tesi di Sonia sul significato delle Rune (sul tema di erbe magiche e rune vedere articoli su www.viverecongioia.org ).

Il giorno successivo, il 26 luglio 2010, che corrisponde alla luna piena, si terrà nella “cave”,  dalle h. 10.00 del mattino sino alle h. 13.00 la consueta condivisione di esperienze su reincarnazione e metempsicosi. Segue pranzo con il cibo vegetariano da ognuno portato. La vesseille é collettiva. Il pomeriggio sessione di canto e meditazione e verso sera deambulazione in senso orario attorno alla rupe esterna di Treia e sosta in un campiello, in attesa del sorgere dell’astro lunare. Dopodiché saluti e arrivederci alla prossima manifestazione prevista per l’8 agosto 2010, in cui ricorre il Mahasamadhi di Bagawan Nityananda, mio nonno spirituale.   

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Alcune informazioni generali sulla divinazione con le Rune:

Rune: sistema divinatorio celtico.

“C’è un uomo appeso a quell’albero battuto dal vento, che penzola ormai da nove lunghe notti.” I segni primordiali delle rune furono scoperti da Odino che pendeva dall’albero della vita, Yggdrasil. Le rune rappresentano situazioni possibili, sono simboli magici scolpiti (o dipinti) che nella cultura celtica e vichinga convogliavano l’oracolo dell’Io supremo. Esse sono un sistema geroglifico di scrittura e sono 24, più la runa di Odino che è bianca. Il libro delle rune è stato scritto come un manuale, una guida, per il guerriero spirituale. La via del guerriero non è per tutti, sebbene sia possibile per chi intende vivere consapevolmente le proprie sfide. Consultare le rune comporta un misto di casualità ed intuizione, i messaggi possono essere riconosciuti in segni della natura oppure sui sassolini rettangolari che vengono gettati per terra.

Come avviene negli altri sistemi divinatori le rune si basano sul messaggio inconscio, la funzione determina la forma, l’uso conferisce significato ed un oracolo si adatta sempre alle richieste del tempo in cui viene consultato. Il punto di partenza è l’io, la coscienza che, nella sua volontà propositiva, si avvicina alla matrice universale e riceve così la conoscenza. Le cose esteriori sono un’immagine riflessa conoscibile e modificabile ma solo agendo dall’interno, nell’intuito, nella consapevolezza.

Ecco i sacri nomi delle rune: Supremo, Dono, Messaggero, Separazione, Forza, Iniziazione, Necessità, Fertilità, Difesa, Protezione, Possesso, Luce, Raccolto, Fuoco, Vittoria, Rinascita, Progresso, Acqua, Vulcano, Comunicare, Ingresso, Trasformazione, Arresto, Energia solare. La runa bianca è quella del Destino.

Le rune non rappresentano però un messaggio granitico, non richiedono la nostra dipendenza dall’oracolo, ma indicano la strada, il movimento, per uscire dal dubbio.

Paolo D’Arpini  – http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=reincarnazione+metempsicosi

 

L’incontro é libero ed aperto… lasciando alla fine la possibilità di  offrire qualcosa volontariamente per chi lo desidera.

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Reincarnazione, metempsicosi, karma? – I pareri di Ombretta Colli, Susanna Tamaro, Liliana Cavani, Faye Dunaway, Bernardo Bertolucci, Michelangelo Antonioni, David Bowie, Arturo Toscanini, Allen Ginsberg e tanti tanti altri…

TESTIMONIANZE DI GRANDI PERSONAGGI SULLA REINCARNAZIONE

 

Esiste una quantità straordinaria di testimonianze di grandi personaggi d’ogni tempo e nazionalità che hanno espresso il loro pensiero sulla reincarnazione. Ci limitiamo ai più importanti:

 

OVIDIO, poeta latino (43 a. C.-17 d. C ) «…La cosiddetta morte è solo il rivestirsi di una cosa vecchia in nuova forma e abito… È lo spirito disincarnato vola qua e là… gettato da una dimora all’altra. L’anima è sempre la stessa, solo la forma è perduta».

 

VIRGILIO, poeta latino (70-19 a.C) «Tutte queste anime, trascorsi mille anni, un Dio le chiama in folta schiera sulle acque del Lete… Così che, smemorate della trascorsa vita, tornino a visitare i regni della Terra, sotto la volta del cielo, desiderose di avere un corpo vivente».

 

CICERONE, scrittore, oratore e politico romano (106 43 a. C) «Altra possente prova che gli uomini conoscono molte cose prima della nascita è la loro capacità, nella tenera infanzia, di afferrare fatti innumerevoli con una rapidità che dimostra come essi non ricevano questi fatti dentro di loro per la prima volta, ma li ricordino e li richiamino alla mente».

 

EMPEDOCLE, filosofo e statista greco (circa 490-430 a. C.) «Io una volta fui ragazzo e ragazza, cespuglio e uccello, e muto pesce nelle onde. La Natura cambia tutte le cose, avvolgendo le anime in strane tuniche di carne. Le più degne dimore per le anime degli uomini».

 

PLATONE, filosofo greco (427-347 a.C) «O giovane… sappi che se divieni peggiore andrai in un’anima peggiore, e in un’anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha del simile. Questa è la giustizia celeste…».

 

PITAGORA, filosofo greco (571-497 a. C) «Il ritorno e il karma sono necessari per lo sviluppo dell’anima».

 

PLOTINO, filosofo neoplatonico (205-270 d. C.) «Quando avviene l’uccisione di un personaggio in un dramma, l’attore cambia il suo trucco ed entra in una nuova parte. Naturalmente l’attore non è stato veramente ucciso; ma, se morire è solo cambiare corpo come l’attore cambia costume, o anche uscire dal corpo come l’attore esce dalla scena quando non ha più nulla da dire o da fare, cosa c’è di tanto pauroso in questa trasformazione degli esseri viventi l’uno nell’altro? Le uccisioni, la morte… tutto deve apparirci come lo spettacolo del cambiamento delle scene a teatro… [Sul palcoscenico] ogni uomo ha il suo posto, un posto che si conviene al giusto come al malvagio: …là parla e agisce, nella bestemmia e nel delitto come in ogni forma di bontà; perché gli attori portano in questa commedia quello che erano prima che la commedia fosse messa in scena…».

 

JALALU’L-DIN RUMI, poeta mistico persiano (1207-1273) «Morii come minerale e divenni una pianta; morii come pianta e divenni animale; morii come animale e fui uomo. Perché dovrei temere? Quando diminuii morendo? E tuttavia, ancora una volta morirò come uomo per elevarmi con gli angeli benedetti; ma anche lo stato di angelo supererò…».

 

PARACELSO, medico e alchimista svizzero (1493-1541) «…Ogni essere umano ha le sue proprie tendenze: queste tendenze appartengono al suo spirito e indicano il suo stato in cui esisteva prima di nascere… Distrutto questo corpo, se ne crea un altro con proprietà simili o superiori».

 

GIORDANO BRUNO, filosofo, poeta e commediografo italiano (1548-1600)

«Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali… I Cattolici insegnano che non passano da un corpo in un altro, ma vanno in Paradiso, nel Purgatorio o nell’Inferno. Ma io ho ragionato profondamente e, parlando da filosofo, poiché l’anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo all’altro. Questo, se anche può non esser vero, è almeno verosimile, secondo l’opinione di Pitagora…».

 

VOLTAIRE, filosofo e scrittore francese (1694-1778) «La dottrina della metempsicosi non è, soprattutto, né assurda né inutile… Non è più sorprendente essere nati due volte che una sola; tutto in natura è risurrezione».

 

BENJAMIN FRANKLIN, statista, scienziato e filosofo americano (1706-1790)

«Quando vedo che niente si annulla e nemmeno una goccia d’acqua va distrutta, non posso sospettare l’annichilamento delle anime, né credere che Dio voglia sopportare la distruzione giornaliera di menti già fatte, che adesso esistono, e darsi la continua pena di farne delle nuove. Così, trovandomi a esistere nel mondo, credo che, in una forma o nell’altra, esisterò sempre… Non faccio obiezioni a una nuova edizione di me stesso, sperando tuttavia che gli errata dell’ultima edizione possano essere corretti».

 

GOTTHOLD EPHRAIM LESSING, scrittore e filosofo tedesco (1729-1781)

«…Perché non dovrei tornare su questa terra tutte le volte che sia in grado di acquistare nuova conoscenza e nuovo potere? Raggiungo forse, in un solo soggiorno, tante cose da rendere inutile il mio ritorno? No certo!… O forse perderei troppo tempo? Perdere tempo! Che bisogno ho di affrettarmi? Non possiedo forse tutta l’eternità?».

 

JEAN PAUL RICHTER, scrittore tedesco (1763-1825) «Perché non accettare questa teoria [della reincarnazione] e godere pienamente una luce che un Platone, un Pitagora e intere nazioni ed epoche non hanno disdegnato?… L’anima torni pure quante volte desidera. Certo, la Terra è abbastanza ricca per concederle nuovi doni, nuovi secoli, nuove regioni, nuove menti, nuove scoperte e speranze».

 

GEORGE W.F.HEGEL, filosofo tedesco (1770-1831) «Lo spirito, consumando l’involucro della sua esistenza, non passa semplicemente entro un altro involucro, né risorge ringiovanito dalle ceneri della sua precedente forma; ne esce esaltato, glorificato, come spirito più puro… La vita dello spirito sempre presente è un circolo di progressive incarnazioni che, viste sotto un altro aspetto, appaiono passate».

 

FRIEDRICH VON SCHLEGEL, filosofo tedesco (1772-1829) «..L’uomo, quale è adesso, è troppo imperfetto, troppo materiale per pretendere quel più alto tipo di immortalità. Egli deve ancora entrare in forme e sviluppi terreni, sebbene più raffinati e trasfigurati, prima di poter direttamente partecipare alla gloria eterna del divino mondo della luce… L’idea della metempsicosi, accolta dal misticismo, è notevole in se stessa per la sua antichità… Essa non permette che l’anima passi alla piena libertà prima di essersi incarnata in molti corpi».

 

CHARLES FOURIER, filosofo ed economista francese (1772-1837) «..Nei periodi in cui è libera dal corpo umano, l’anima rivive immediatamente nella grande anima del mondo, di cui è parte integrante, e disdegna la vita presente, come al momento del risveglio noi cerchiamo di dimenticare o di ricordare un sogno a seconda che sia stato piacevole o spiacevole… Dopo un periodo trascorso nella grande anima, le anime vanno a dormire e rinascono sulla Terra in un nuovo corpo… Alcuni individui eccezionali… ricordano la loro passata esistenza».

 

HONORÉ DE BALZAC, romanziere francese (1799-1850) «Un’intera vita è necessaria per ottenere le virtù che annullino gli errori della vita precedente. Le virtù che acquistiamo, sviluppandosi lentamente entro di noi, sono gli invisibili legami che collegano ogni nostra esistenza alle altre: esistenze che solo lo spirito ricorda, perché la materia non ha memoria per le cose spirituali».

 

ALBERT SCHWEITZER, fisico, ecclesiastico, musicista tedesco (1875-1965)

«L’idea della reincarnazione contiene una molto confortante spiegazione della realtà per mezzo della quale il pensiero indiano sormonta difficoltà che sfidano i pensatori europei».

 

CARL GUSTAV JUNG, psichiatra svizzero (1875-1961) «La rinascita, nelle sue varie forme di reincarnazione, resurrezione e trasformazione, è un’affermazione che deve essere contata tra le prime affermazioni dell’uomo».

 

CAMILLE FLAMMARION, astronomo francese (1842-1925) «Se l’anima sopravvive all’organismo fisico, essa esisteva prima di questo organismo; dietro di noi c’è la stessa eternità che si stende dinanzi a noi… Ognuno di noi entra in questo mondo con attitudini particolari, la cui origine non si trova nell’ereditarietà».

 

JOHANN WOLFGANG GOETHE, scrittore tedesco (1749 1832) «Sono certo che, come mi vedete, ho già vissuto cento volte, e spero anche di tornare ancora cento volte».

 

ARTHUR SCHOPENHAUER, filosofo tedesco (1788-1860) «Se un asiatico mi domandasse la definizione dell’Europa, sarei obbligato a rispondere: è quella parte del mondo infestata dall’incredibile illusione che l’uomo sia stato creato dal nulla e che la sua nascita sia la sua prima venuta nella vita». «Le qualità innate che troviamo in un uomo e mancano in un altro non sono il grazioso regalo di qualche divinità sconosciuta, ma il frutto delle azioni personali di ogni uomo in un’altra vita».

 

IMMANUEL KANT, filosofo tedesco (1724-1804) «Se potessimo scorgere noi stessi e gli altri oggetti quali essi sono in realtà, ci vedremmo in un mondo di nature spirituali: la comunità alla quale apparteniamo, che non ha avuto inizio con la nostra nascita, né avrà fine con la morte del nostro corpo».

 

FEDERICO IL GRANDE, re di Prussia (1712-1786) «So che, dopo la mia morte, la parte più nobile di me non cesserà di vivere. Anche se nella mia vita futura non sarò re, tanto meglio: sopporterò minore ingratitudine».

 

ELISABETTA D’AUSTRIA, imperatrice (1837-1898) «Dante e gli altri grandi sono anime che, da un’epoca lontanissima, sono ritornate nuovamente sulla Terra per continuare l’opera e anticipare il perfezionamento di coloro che devono venire…».

 

ALBERT EINSTEIN, fisico d’origine tedesca (1879-1955) «Il Buddhismo è l’insieme sistematico di idee che meglio si adatta all’uomo d’oggi, l’unica via per la conoscenza e l’autoconoscenza individuale».

 

GIUSEPPE MAZZINI, uomo politico italiano (1805-1872) «Voi credete che l’anima possa passare d’un balzo dall’umana esistenza alla somma beatitudine o andar d’un balzo sommersa nell’assoluta irrevocabile perdizione: noi crediamo il periodo umano troppo lontano dal sommo ideale, troppo guasto d’imperfezione, perché la virtù della quale siamo capaci quaggiù possa d’un tratto meritare di raggiungere il vertice della scala che guida a Dio. Noi crediamo in una serie indefinita di reincarnazioni dell’anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento nell’interiore».

 

MAURICE MAETERLINCK, scrittore belga (1862-1949) «Non vi fu mai più bella, più giusta, più pura, più morale, più feconda e consolante e, in certa misura, più probabile fede di quella della reincarnazione. Essa sola, con la sua teoria delle espiazioni e delle purificazioni successive, riesce a spiegare tutte le diseguaglianze fisiche e intellettuali, tutte le iniquità sociali, tutte le ripugnanti ingiustizie del fato».

 

MOHANDAS K. GANDHI, uomo politico indiano (1869-1948) «Non posso pensare a una inimicizia permanente fra l’uomo e l’uomo e, credendo, come credo, nella teoria della rinascita, vivo nella speranza che, se non in questa nascita, in qualche altra potrò stringere tutta l’umanità in un amichevole abbraccio».

 

GEORGE SAND, scrittrice francese (1803-1876) «Siamo gettati in questa vita come in un alambicco, dove, dopo una precedente esistenza che abbiamo dimenticato, siamo destinati a essere rifatti, rinnovati, temprati dalle sofferenze, dalle lotte, dalla passione, dalla malattia, dal dubbio, dalla morte. Noi sopportiamo tutti questi mali per il nostro bene, per la nostra purificazione e, per così dire, per renderci perfetti».

 

RALPH WALDO EMERSON, filosofo, saggista e poeta americano (1803-1882)

«L’anima è un’emanazione della Divinità, una parte dell’anima del mondo, un raggio della sorgente di luce. Viene dall’esterno nel corpo umano, come in una dimora temporanea, ed esce nuovamente da esso; vaga nelle regioni eteree, torna a visitarlo… passa in altre dimore, perché l’anima è immortale».

 

WALT WHITMAN, poeta americano (1819-1892) «…E calcolando la vostra vita, siete il residuo di molte morti; certo, io stesso sono morto già diecimila volte…». «E guarderò ancora fra una o due ventine di secoli, e incontrerò il vero padrone di casa perfetto e illeso in ogni sua parte come me stesso…».

 

EDGAR ALLAN POE, scrittore americano (1809-1849) «È ozioso dire che non sono vissuto in precedenza, che l’anima non ha avuto un’esistenza anteriore… Lo negate? Non discutiamo l’argomento. Convinto io stesso, non cerco di convincere».

 

ROBERT BROWNING, poeta inglese (1812-1889) «Mai, negli anni che mi restano, dipingerò o scolpirò. Questa mia vita mi concede solo i versi… Altre altezze raggiungerò in altre vite, se Dio vorrà».

 

RICHARD WAGNER, compositore tedesco (1813-1883) «In confronto con la reincarnazione e il karma, tutte le altre concezioni appaiono frivole e anguste».

 

LEV TOLSTOJ, scrittore russo (1828-1910) «Le opere della vita precedente danno un orientamento alla vita attuale; questo è ciò che gli Indù chiamano karma». «I sogni della nostra esistenza presente sono l’ambiente in cui elaboriamo le impressioni, i pensieri, i sentimenti di una vita precedente…».

 

LOUISE MAYALCOTT, scrittrice americana (1832-1888) «Penso che l’immortalità sia il passaggio dell’anima attraverso molte esperienze di vita, e ciò che è stato schiettamente vissuto, usato e imparato, aiuti la vita successiva divenendo più ricco, felice e alto».

 

PAUL GAUGUIN, pittore francese (1848-1903) «L’anima, dimorando temporaneamente in un particolare organismo, vi sviluppa le sue qualità animali… e quando questo organismo finisce, l’anima, sopravvivendo, diviene un germe qualificato a salire di metamorfosi in metamorfosi verso una vita generale… salendo di gradino in gradino… come nella parabola della scala di Giacobbe, che saliva dalla terra al cielo… [Alla fine] tutti gli uomini diverranno dei Buddha».

 

ARTHUR CONAN DOYLE, romanziere inglese (1859-1930) «Quando ci si pone la domanda “dove eravamo prima di essere nati?”, abbiamo una risposta precisa nel sistema del lento sviluppo per incarnazione, con lunghi intervalli di riposo dello spirito fra l’una e l’altra incarnazione…».

 

GUSTAV MAHLER, compositore tedesco (1860-1911) «Tutti noi torniamo: questa certezza dà un significato alla vita e non ha alcuna importanza il fatto che in una incarnazione successiva si ricordi o non si ricordi la vita precedente. Quello che conta non è l’individuo e il suo benessere, ma la grande aspirazione al perfetto e al puro che avanza in ogni incarnazione».

 

HENRY FORD, industriale americano (1863-1947) «Ho adottato la teoria della reincarnazione quando avevo ventisei anni. Fu come se avessi scoperto il piano dell’universo… Non ero più schiavo delle lancette dell’orologio. Il genio è esperienza. Alcuni sembrano pensare che sia un dono o un talento, ma è il frutto di una lunga esperienza di molte vite».

 

RUDYARD KIPLING, scrittore inglese (1865-1936) «Quando considero le mie incarnazioni, in ogni razza ed età, faccio le mie genuflessioni agli dei…».

 

HERMANN HESSE, scrittore tedesco (1877-1962) «Sono già morto di tutte le morti, e devo ancora morire di tutte le morti… Ancora molte volte mi cercherete dalla morte alla nascita nella penosa via delle creazioni, sulla gloriosa via delle creazioni».

 

ALDOUS HUXLEY, scrittore e saggista inglese (1894-1963) «La teoria della reincarnazione ha le sue radici nel mondo della realtà, come l’evoluzione, e non potrà essere respinta che da pensatori avventati».

 

KAHLIL GIBRAN, poeta libanese (1883-1931) «Brevi sono stati i miei giorni fra voi… ma, per quanto la morte possa nascondermi, …io tornerò con la marea… Sappiate dunque che tornerò dal grande silenzio… Non dimenticate che sarò ancora tra voi… Una breve interruzione, un momento di riposo sul vento e un’altra donna mi porterà».

 

THOMAS EDISON, inventore americano (1847-1931) «L’unica sopravvivenza che posso concepire è di ricominciare un altro ciclo sulla Terra». «Non dubito nemmeno per un istante che una vita produca un’altra vita».

 

ÉDOUARD SCHURÉ, poeta e letterato francese (1841-1929) «La dottrina della reincarnazione dà una ragion d’essere, secondo la giustizia e la logica eterna, ai mali spaventosi come alle felicità più desiderate. L’idiota ci sembrerà spiegabile, se pensiamo che la sua imbecillità, di cui ha semi-coscienza e di cui soffre, è la punizione d’un suo uso criminoso dell’intelligenza in altra vita».

 

SOMERSET MAUGHAM, scrittore inglese (1874-1965) «Ho trovato solo una spiegazione al problema del male che piacesse egualmente alla mia sensibilità e alla mia immaginazione: ed è la dottrina della trasmigrazione delle anime».

 

DAVID HERBERT LAWRENCE, scrittore inglese (1885-1930) «Ciò che è in cielo può tornare in terra».

 

HENRY MILLER, scrittore americano (1981-1980) «Prima di conoscere la teoria della reincarnazione, ero solito biasimare la mia famiglia, la società, mia moglie… Ora so con chiarezza che non devo biasimare nessun altro che me stesso. Adesso sono libero, nessun altro è responsabile».

 

HERMANN OBERTH, ingegnere e fisico tedesco (1894-1989)

«L’anima si serve del corpo per fare le sue esperienze, e l’insegnamento dura oltre la morte, nell’aldilà, valutando i ricordi della vita vissuta, così che in una vita successiva noi possiamo imparare più facilmente e meglio quello che in precedenza sapevamo in modo imperfetto».

 

ARNOLD SCHONBERG, compositore austriaco (1874-1951) «So di continuare un cammino spirituale iniziato in epoca remota: prima della nascita di Gesù ero predicatore in Palestina».

 

Nel nostro secolo: Ci limitiamo, anche in questo caso, a una selezione. Sarebbe lunghissimo l’elenco dei personaggi del nostro tempo che hanno testimoniato la loro credenza nella dottrina delle rinascite, spesso collegandosi al Buddhismo o all’Induismo.

 

EMILIO SERVADIO, psicoanalista (1904-1995) «Al termine del nostro ciclo di esistenze ciascuno di noi è come un’onda che entra nel mare. Io credo in questa visione vedanta, secondo cui la scintilla divina che è in noi è destinata a entrare nel Tutto, nel Dio assoluto, l’Atma».

 

PETER SELLERS, attore inglese (1925-1980) «So di aver vissuto molte altre vite. Nell’interpretare i personaggi dei miei film, molto spesso sento di ispirarmi a esperienze ed emozioni che mi tornano alla memoria da altri tempi, da mie precedenti incarnazioni».

 

FEDERICO FELLINI, regista (1920- 1993) «So di aver avuto altre vite in passato. Nelle ultime sono stato un buffone, sì, un clown, di quelli che andavano nelle piazze a far ridere la gente. Come in questa vita

del resto…».

 

ERICH FROMM, Psicoanalista tedesco (1900 1980) «Ho fatto la conoscenza del Buddhismo verso il 1926 e per me è stata una delle più alte esperienze. Un mio interesse per il Buddhismo è sempre rimasto vivissimo, anzi, è andato aumentando grazie allo studio dello Zen».

 

Mia MARTINI, cantante (1947-1995) «Molte mie paure, molti miei terrori li ho capiti e superati quando, attraverso vie esoteriche, ho scoperto d’aver vissuto una tragica esperienza di morte in una vita precedente».

 

CARLO COCCIOLI, scrittore «Credo nell’altissima dottrina del karma. Siamo le conseguenze, i figli delle nostre azioni. Causa-effetto. Azione, reazione. Tutto ciò presuppone, evidentemente, un oceano di esistenze anteriori a quella che viviamo ora. L’idea del karma attenua un poco il supremo orrore dell’universo».

 

KARLHEINZ STOCKHAUSEN, compositore tedesco «Sono sicuro di aver già vissuto qualche vita nel passato. In Giappone, in India. Chissà quando ho davvero scoperto l’arte del tè, dei fiori, del teatro No e Katakali».

 

GLENN FORD, attore americano «Non chiedetemi come lo so, ma è così. Sono stato un cavaliere francese nel Seicento e un insegnante scozzese di pianoforte nel Settecento».

 

ALBERTO BEVILACQUA, scrittore e regista «La nuova fisica spiega la periodicità del rifarsi delle vite. Afferma che non esiste una sola resurrezione finale dell’energia, ma molteplici. È una teoria che si chiama tecnica delle resurrezioni successive, che coincide con alcune delle intuizioni fondamentali del Buddhismo e le avvalorano. E spiegano anche la reincarnazione».

 

FRANZ BECKENBAUER, calciatore tedesco ex campione del mondo «In una vita futura spero di rinascere donna. Sono stato prima una pianta, poi un animale. Come donna, avrò la grande gioia di partorire bambini».

 

ROBERTO BAGGIO, calciatore «La fede buddhista e la preghiera mi hanno permesso di capire i miei difetti e, di conseguenza, mi hanno aiutato a combatterli… Ora riesco a tirar fuori il meglio di me: forza, energia, concentrazione, entusiasmo, creatività. Adesso faccio tutto con ‘valore’».

 

CATHERINE SPAAK, attrice francese «La sensazione d’esser già vissuta a Roma l’ho avuta appena arrivai la prima volta in questa città: un clamoroso fenomeno di déjà-vu. I testi buddhisti sono da tempo una delle mie letture preferite. Mi sono sottoposta anche a degli esperimenti in leggero stato di ipnosi per sapere chi ero nella mia vita precedente. Ho rivissuto una situazione di morte, ma non voglio parlarne».

 

BERNARDO BERTOLUCCI, regista «All’inizio degli anni Sessanta, Elsa Morante mi regalò una biografia del poeta e santo tibetano Milarepa. Il mio interesse al Buddhismo risale ad allora. Nel 1991, l’incontro col Dalai Lama mi folgorò. Ai miei occhi il Buddhismo è qualcosa di estremamente importante, ed è giusto diffondere il suo pensiero».

 

FAYE DUNAWAY, attrice americana «La filosofia orientale mi ha sempre attratta. Poi ho scoperto che in una mia vita precedente sono vissuta in Oriente».

 

LEONARD COHEN, cantautore e scrittore canadese «Il Buddhismo dà tutte le risposte. E tutte le indicazioni per non produrre più karma negativo».

 

RICHARD GERE, attore americano «È stato determinante il mio incontro con il Dalai Lama e col Buddhismo. Ha cambiato la mia vita. Mi ha aiutato a liberarmi dei sensi di colpa che mi portavo dentro sin dalla nascita. Dentro ognuno di noi c’è un’enorme quantità di dolore. Nel Buddhismo non esiste un inizio per la sofferenza, ma esiste un modo per porvi fine. Ora io sono un uomo più sereno e in pace col mondo».

 

LILIANA CAVANI, regista «Il Buddhismo è come un cannocchiale che permette di avere una percezione diversa della realtà e di allargare le proprie conoscenze».

 

TINA TURNER, cantante americana «Convertendomi al Buddhismo ho cominciato a conoscermi e a credere in me stessa. Per via medianica conosco una mia vita passata. Mi sono recata apposta in Egitto, nella terra dei Faraoni, sulle tracce di Hatshepsut, figlia di un faraone vissuto 1500 anni prima di Cristo. Le sue vicissitudini ricordano molto da vicino quelle che ho sopportato io in questa vita».

 

MILVA, cantante «Sono credente e credo anche nella reincarnazione. Sono sicura di aver avuto altre vite».

 

GIORGIO ALBERTAZZI, attore «So di avere avuto più vite. E potrei parlare a lungo di tutte le mie esperienze in campo esoterico».

 

OLIVER STONE, regista americano «Io sono sia cristiano sia buddhista. Il Buddhismo è una filosofia di vita, assai più che una religione».

 

FRANCO BATTIATO, musicista

«Da anni studio le dottrine orientali. Nella mia opera Gilgamesh ho narrato la storia del sovrano assiro-babilonese che muore e poi si reincarna nella persona di un sufi del periodo di Federico II».

«L’inconscio ci comunica coi segni i frammenti di verità sepolta: quando fui donna o prete di campagna o un mercenario o un padre di famiglia» (Dalla canzone “Il Café de la Paix”).

 

SHIRLEY MACLAINE, attrice e scrittrice americana

«Tutti noi partecipiamo al nostro stesso dramma karmico, da una vita all’altra. La vita, infatti, non è altro che un lungo processo d’apprendimento; se solo riuscissimo a considerarla da questo punto di vista, riusciremmo ad assorbire con molta disinvoltura quelle che ai nostri occhi miopi potrebbero sembrare solo delle sofferenze, magari gratuite».

 

OMBRETTA COLLI, attrice ed eurodeputata

«Nella mia vita precedente sono vissuta in Egitto. Ho avuto l’esperienza del dejà-vu anni fa, visitando per la prima volta l’Egitto e le piramidi: conoscevo tutto in

precedenza con esattezza matematica».

 

SUSANNA TAMARO, scrittrice

«Non a caso, nel mio romanzo ‘Va’ dove ti porta il cuore’ si parla di reincarnazione. Credo fermamente in questa dottrina. Senza che nessuno me ne parlasse, fin dall’infanzia ho avuto la netta sensazione d’essere già venuta su questa terra. Mi sentivo smarrita, mi chiedevo dove fosse la casa dov’ero cresciuta. Dicevo che il mio nome non era Susanna; se mi chiamavano, non rispondevo, mi facevo chiamare con un altro nome, un nome straniero. Col passar degli anni, quella lontana sensazione infantile è diventata lucida certezza. Ci ho riflettuto a lungo, ho letto libri, testimonianze. Uno psicanalista indiano mi ha spiegato che questi ricordi affiorano nei bambini che nella vita precedente sono morti prima del tempo, di morte violenta. È un’ipotesi che ritengo attendibile».

 

Inoltre: Più in breve, altri personaggi importanti legati in vario modo al mondo esoterico e alla dottrina della reincarnazione:

 

FERDINANDO PESSOA, il noto scrittore portoghese, credeva nella successione delle vite, ed era appassionato studioso di Teosofia.

 

JACK KEROUAC e ALLEN GINSBERG, noti esponenti della beast generation, scrissero libri sul Buddhismo e sulle credenze orientali.

 

CAT STEVENS, cantante e compositore pop inglese, si è convertito all’Islamismo, assumendo il nome di Yusuf Islam, e ha musicato versi del Corano nell’album ‘La vita dell’ultimo profeta’.

 

ARTURO TOSCANINI e GEORGE SMITH PATTON, il primo grande direttore d’orchestra, il secondo famoso generale, sono stati citati in una trasmissione radiofonica per il loro vivo interesse verso la dottrina della reincarnazione.

 

CHARLES DICKENS e BORIS PASTERNAK, hanno espresso chiaramente nei loro più famosi romanzi (David Copperfield e Il Dottor Zivago) il concetto di reincarnazione.

 

DAVID BOWIE, cantante-attore inglese, ha espresso anche in alcune sue composizioni la sua adesione alle religioni orientali.

 

MICHELANGELO ANTONIONI, grande regista, è in stretto contatto col maestro orientale Mayi Chid Vilasananda. E sua moglie, Enrica Fico, tiene corsi di meditazione trascendentale.

 

CAROLYN CARLSON, danzatrice americana, da trent’anni studia il Sufismo e le altre dottrine orientali.

 

……

 

Conclusione:

 

«E se non fosse così?», può domandarsi qualcuno. Se la dottrina delle rinascite fosse soltanto un’ipotesi, una delle tante?

Domanda legittima. Ma proviamo a escludere questa ipotesi per ritornare al concetto dell’unica vita. Che succederebbe? Che senso avrebbe l’esistenza? Lo vediamo ogni giorno ascoltando le riflessioni di molti vegliardi che fanno il bilancio della loro vita, o leggendo le numerose inchieste sulla terza età.

 

Nell’ottanta per cento dei casi, gente che al termine dei suoi giorni si sente tradita dalla vita: l’avvilimento della giovinezza perduta, delle forze che mancano, della mente offuscata, del corpo avvizzito, della solitudine, dell’emarginazione, dell’impotenza. Con la segreta paura della morte incombente, del nulla. Va un po’ meglio per chi crede nell’aldilà e nell’incontro con Dio. Ma anche tra costoro, nella maggioranza dei casi, il bilancio è fallimentare. Provano la profonda amarezza dei loro errori, delle loro imperfezioni, della infinita distanza tra quanto hanno fatto e quanto avrebbero dovuto fare secondo coscienza. E anche loro temono l’incognita del giudizio divino: Paradiso? Purgatorio? Inferno?

 

C’è poi una minoranza del dieci per cento che, dotata di grande talento creativo, si sente più forte di fronte alla morte: sa di lasciare una propria traccia nel mondo: capolavori in musica, pittura, letteratura, teatro, architettura. Oppure grandi imprese politiche, grandi scoperte scientifiche. Ma anche tra costoro non mancano quelli che, avendo usato l’arte o la mente solo per ingigantire se stessi, non si rassegnano all’idea che il sipario si chiuda sugli applausi (e temono pure loro, segretamente, le ipotesi più minacciose: il Nulla, il Purgatorio, l’Inferno).

 

Rimane la percentuale ancora minore di chi, dotato di grandi virtù e qualità morali, può dire in piena coscienza di averle utilizzate al meglio per il bene degli altri: lascia dietro di sé un prezioso patrimonio d’affetti, di insegnamenti, la realizzazione di opere umanitarie.

 

Costoro non temono la morte, molti anzi le sorridono sapendo che li ricongiunge con il loro amato Signore Iddio, il Padre Celeste. Sono gli Iniziati. Possono chiamarsi San Francesco o Gandhi, Teresa di Calcutta o Sai Baba, oppure non avere nome, essere l’umile santa sconosciuta della porta accanto, non importa. Sono l’élite privilegiata. Eppure, anche tra loro c’è talvolta il privilegiato cattolico che, stupito dei doni gratuiti ricevuti da Dio fin dalla nascita, si domanda perché Iddio li abbia riservati a lui e non ad altri. E in qualche caso è proprio questa riflessione che gli fa scoprire la teoria equanime del karma.

Per tutti gli altri, ripetiamo, il bilancio della vita è disperante. È molto difficile per loro trovare una logica nel breve e unico soggiorno sulla Terra. Chi poi è stato perseguitato dalla sventura, da atroci sofferenze, o spinto dagli eventi verso il Male, finisce la sua vita col senso totale del vuoto. Sono i nichilisti, i negatori di un Dio ingiusto che possono approdare al suicidio o ricorrere alla droga come fuga dall’assurdo esistenziale.

 

Qualcuno obietterà: se costoro pensassero alla misericordia di Dio, al Purgatorio che può redimerli, sarebbero salvi. Può essere. Ma è quasi fatale che chi ha subito tante ingiurie dalla sorte rimanga un tenace bestemmiatore che non crede più in nulla e men che meno in un Purgatorio dove l’aiuto divino è accompagnato da secoli o millenni di severe punizioni. «Non è con le punizioni (post-mortem, aggiungiamo noi) che si può correggere chi sbaglia», dicono illustri pedagoghi.

È molto più logico pensare che possiamo rimediare ai nostri errori se l’amoroso Padre Celeste ci offre la chance di tornare altre volte su questa terra, finché noi stessi, con azioni più meritorie, avremo rinnovato il nostro cuore. Come dice Sai Baba. “Si rinasce per questo, per imparare ad amare”

Lista Sadhana di Guido da Todi

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