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“Alla ricerca dell’uranio perduto..” – Nucleare berlusconico …. Semiserio…

Non sono i cattivi comunisti a mettere in dubbio e contrastare la saggezza e la volontà energetica del Berlusca. No, è una sua collega di centro destra, anzi che più destra non si può, la destrissima elvetica Isabelle Chevalley  (si perdoni la somiglianza cavalleresca) che mette la mordacchia al Cavaliere. Isabelle  è presidente e fondatrice di Ecologie libérale, partito svizzero di centro destra.

Ecco cosa afferma l’eroina:
“Fin dal 1991 non si estrae abbastanza uranio per soddisfare l’esigenza di tutte le centrali nucleari del mondo, l’estrazione è talmente diminuita che nel 2003 metà del fabbisogno del metallo grigio è stato fornito dalle scorte militari.”

Ci sarà da crederle? Forse sì considerando che chi lo sostiene, la dottoressa Isabelle Chevalley, è del mestiere essendo una chimica. La sua è una analisi che arriva in un momento piuttosto delicato, soprattutto nel nostro paese, dove chi sappiamo ha deciso un ritorno al nucleare (e non solo  “chi sappiamo” lo ha detto pure  il piacione rutelliano).

Vediamo intanto cos’è  l’uranio,  il metallo grigio,  che viene utilizzato nelle centrali nucleari per produrre energia elettrica. In natura l’uranio  si trova pressoché ovunque, compresa l’acqua, ma la parte dell’uranio che interessa alle centrali nucleari è una elaborazione (arricchimento) dello stesso per aumentare la concentrazione di 235U rispetto al 238U, due isotopi dell’uranio. Ed è su questo che si concentra l’analisi della dottoressa Chevalley.

“Dal 2001 il prezzo dell’uranio è decuplicato, da 7 dollari la libbra a più di 75 nel 2007. Questo massiccio aumento di prezzo riflette l’incertezza che circonda la sua produzione. L’altro picco storico risale alla fine degli anni ‘70 quando la richiesta di questo metallo è aumentata sia a livello militare che civile raggiungendo i 43 dollari per una libbra.”
Sappiamo, però, che il mercato è estremamente volatile e bisogna passare ai fatti per capire davvero quanto uranio sia ancora disponibile.

Ed ora la notizia tragicomica: “Attualmente, non solo non vengono più scoperti grossi giacimenti di uranio, ma i giacimenti già scoperti non vengono pienamente sfruttati perché non conviene economicamente. I costi sarebbero troppo elevati. Di conseguenza, la progressiva mancanza di uranio comincerà a farsi sentire tra il 2015 ed il 2025, quando le centrali nucleari produrranno meno energia fino a fermarsi del tutto.”

Le centrali nucleari nel mondo, che sono  450 (451 se ci mettiamo pure Montalto), funzionano grazie all’uranio estratto, ma anche in buona parte dalle riserve militari.

E a sentire la dottoressa Chevalley non ci sono molte speranze di trovare nuovi giacimenti, ma essendo un metallo presente pressoché ovunque, l’uranio è virtualmente estraibile anche da altre fonti, compresa l’acqua.

Nel mare, per esempio, sono disciolti ben 4 miliardi di tonnellate di uranio naturale, ovvero quanto basterebbe per rifornire le centrali nucleari attuali per 60.000 anni. Ma questo, purtroppo pare non risolvere il problema… a meno che, a meno che il Cavaliere non trovi il sistema di estrarlo mentre costruisce l’altra grande opera risanatoria per l’Italia: il Ponte di Messina. Si sa infatti che nello stretto le correnti (mafiose) sono forti e che è stata in passato segnalata la presenza di sirene (lo ha rendicontato un certo marinaio Odisseo) ed è risaputo che le sirene sono amiche di Urano…
Perciò basterebbe recuperare qualche sirena viva et voila l’uranio verrebbe a galla!

Ma ascoltiamo ancora cosa ha da dire la Giovanna D’Arco  elevetica, la destra cavaliera: “La centrale nucleare di Leibstadt in Svizzera utilizza ogni anno 155 tonnellate di uranio, il volume d’acqua di mare che servirebbe per estrarlo corrisponde a 52 miliardi di metri cubi, ovvero due terzi del lago di Ginevra. Per pompare una tale mole di acqua consumerebbe tutta l’energia ipoteticamente prodotta”.

Ecco  ora che la trama s’ingarbuglia, a creare confusione è  un altro popolo marinaro, il quale   pone  un aiuto estrattivo bionico e sollecitamente  invita il  cavallerizzo  berlusconico a  persistere nell’errore. Si tratta dell’Agenzia Nucleare Giapponese che dice: “In Giappone hanno immerso nel mare degli oggetti simili ad alghe lunghe cento metri prodotte con un materiale capace di attrarre l’uranio”.

Ma per rifornire la stessa centrale di Leibstadt di cui sopra, bisognerebbe sommergere seicento mila oggetti simili (in un’area pari a quella della Valle d’Aosta). Ogni due mesi li si dovrebbero raccogliere per passarli in un acido capace di recuperare l’uranio e quindi riportare questi oggetti in mare. Sarebbe un’opera ciclopica senza contare gli inconvenienti per la pesca e per la navigazione. Bisogna quindi porre fine all’utopia che l’uranio marino possa risolvere tutti i problemi di approvvigionamento.

Peccato inoltre che, malgrado le fervide fantasie fantascientifiche sull’energia nucleare a buon mercato del conductator Berlusconi, sempre per  la dottoressa Chevalley, aprire nuove centrali sarebbe un errore sia politico che economico.
“Uno studio francese ha dimostrato che investendo nelle energie rinnovabili e in politiche di risparmio energetico, lo stesso importo necessario per la costruzione di una nuova centrale nucleare, circa 3 miliardi di euro, si arriverebbe a produrre il doppio di energia elettrica”.

I difensori delle centrali nucleari, tra cui l’ex ambientalista riconvertito Piacione Rutelli, sostengono invece  che attraverso le fonti rinnovabili non si potrà mai ottenere la stessa quantità di energia prodotta, più facilmente, con il nucleare.

Ma ancora la bella Isabelle Chevalley  non è d’accordo.  “Prendo l’esempio di un’azienda tedesca che produce pannelli solari termici ad alta temperatura Quest’azienda sostiene che coprendo con centrali eliotermodinamiche solo l’uno per cento del deserto del Sahara l’energia prodotta basterebbe all’intero fabbisogno mondiale. Con questo non voglio che ci si debba concentrare su una sola fonte, ma il potenziale di tutte le fonti rinnovabili è davvero enorme e soprattutto bisogna smettere di dire che costa troppo Quante guerre sono state fatte al fine di garantire l’approvvigionamento energetico? Quante sono state le sovvenzioni al nucleare, al carbone ed al petrolio? Le energie rinnovabili non sono solo ecologiche ma anche economiche”.

(Testo tecnico di Tiziano Mainieri rallegrato  da Paolo D’Arpini)

Scusate non mi piaceva il film  ”non ci resta che piangere” ho preferito quello “non ci resta che ridere”
P.D’A.

Sempre all’erta sto!
http://www.circolovegetarianocalcata.it/

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“Prendiamoli per la gola” Programma vegetariano in collaborazione con l’AVI – Prima settimana di ottobre 2008

In omaggio a San Francesco d’Assisi (che ricorre il 4 ottobre) ed in memoria della semplicità di vita francescana, il Circolo vegetariano VV.TT. aderisce all’iniziativa promossa dall’AVI per la divulgazione del vegetarismo in Italia, utilizzando la tentazione  della buona e sana cucina…. che ci contraddistingue.

L’iniziativa è denominata  ”Prendiamoli per la gola – settimana della convivialità vegetariana”  e si tiene dal  1° al  7 Ottobre 2008,  e sarà  per noi un’occasione  di fornire  alle persone interessate alla dieta vegetariana o vegana  un  esempio di comunione  laica  basata sulla
condivisione del cibo da ognuno portato con integrazione di erbe selvatiche commestibili che verranno raccolte durante una passeggiata nella valle del Treja e nel Tempio della Spiritualità della natura.
In questo periodo di ottobre si trovano  nel parco del Treja e nel  Tempio della Spiritualità della Natura: topinambur, zucche e zucchine tardive, biete, nocciole, prugnoli, melette selvatiche, bacche di rosa canina, nespole selvatiche, erbe aromatiche varie (salvia, rosmarino, mentucce, etc) ed inoltre si possono  già raccogliere delle cimette di ortica, foglie di  bardana e cavolaccio, semi di finocchiella,  piantaggine,  e diverse altre  cosucce interessanti.
Di solito mangiamo le specialità locali in forma di crudità (ortica e zucca comprese) che vengono lasciate macerare per qualche minuto in limone od aceto, sale ed olio di oliva del posto. Gli ospiti possono portare con sé una pietanza in modo da ricreare il senso della comunanza in cui viene
spartito il cibo e si percepisce la sacralità del nutrimento condiviso. Il Circolo offre  talvolta del vino biologico locale  oppure delle tisane con le erbe raccolte oppure thé fermentato (kefir),  l’acqua di fonte è reperibile a pochi passi dal Circolo (siamo appunto in via del Fontanile)
Data la particolarità dell’incontro, coloro che desiderano partecipare sono pregati di avvisare telefonicamente e di venire muniti di buona volontà ed abiti comodi  è preferibile venir per la tarda mattinata e quindi per il pranzo, va bene anche il pomeriggio sino al crepuscolo, non più tardi perché al Circolo  non c’è illuminazione elettrica ma solo candele,  per vedere meglio lo spirito che ci anima….
Durante questa prima settimana di ottobre è prevista una manifestazione su Ecologia sociale e profonda  sul tema “Città regione bioregione” (che si tiene tra Calcata e Faleria (Vt) il 3,4,5 ottobre 2008
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/09/08/%e2%80%9ccitta-regione-bioregione%e2%80%9d-faleria-e-calcata-3-4-5-ottobre-2008/).

Anche per avvicinare le persone che vivono in città al rapporto fra esseri umani ed  animali, tenendo conto dell’ambiente bioregionale in cui si vive.
Inoltre nei giorni fissati per la promozione vegetariana sono  previste letture degli archetipi e degli elementi (secondo il sistema cinese) di tutti i partecipanti.
Ed ora una  ricetta speciale per l’occasione.
Titolo: “Dall’america con amore: tuberi bianchi e tuberi rossi, assieme”.
Ingredienti per 4  persone.  Tre o quattro topinambur non troppo grandi, trecento o quattrocento grammi di patate rosse locali
Mettere in una casseruola del vino bianco o rosso leggermente spuntato, od in mancanza del vino un po’ di aceto ed acqua. Aggiungere salvia, olio d’oliva, sale  ed i topinambur tagliati a tocchetti, far rosolare un po’ aggiungendo liquido se serve. Dopo 10 minuti di rosolatura aggiungere le
patate rosse locali tagliate a fettine fine e aggiungere ulteriore liquido (meglio se avete a disposizione del brodo vegetale di erbe selvatiche precedentemente preparato) dopo circa 10 minuti, ricordandosi di mescolare per evitare attaccature sul fondo della padella, la pietanza è pronta (va tenuta un po’ al dente). In aggiunta per chi lo desidera si può mettere anche del peperoncino possibilmente coltivato in proprio sul davanzale o nell’orto. Attenzione è importante che in ogni piatto vi sia sempre almeno un ingrediente di propria produzione questo per dare almeno una parte di
qualità “satva” (spirituale) al cibo.

Ogni incontro si conclude con la raccolta di offerte volontarie che ognuno vorrà fare (a cestino) non sono richiesti contributi fissi.
Ciao a tutti, Paolo D’Arpini
e grazie per aver letto sin qui!

Risultato della ricerca:

“Prendiamoli per la gola”

category Comunicati Stampa ilaria 26 agosto 2008

Programma vegetariano in collaborazione con l’AVI durante la prima settimana di ottobre 2008.

In omaggio a San Francesco d’Assisi (che ricorre il 4 ottobre) ed in memoria della semplicità di vita francescana, il Circolo vegetariano VV.TT. aderisce all’iniziativa promossa dall’AVI per la divulgazione del vegetarismo in Italia, utilizzando la tentazione  della buona e sana cucina…. che ci contraddistingue.

L’iniziativa è denominata  “Prendiamoli per la gola – settimana della  convivialità vegetariana”  e si tiene dal  1° al  7 Ottobre 2008,  e sarà  per noi un’occasione  di fornire  alle persone interessate alla dieta vegetariana o vegana  un  esempio di comunione  laica  basata sulla condivisione del cibo da ognuno portato con integrazione di erbe selvatiche commestibili che verranno raccolte durante una passeggiata nella valle del Treja e nel Tempio della Spiritualità della natura.

In questo periodo di ottobre si trovano  nel parco del Treja e nel  Tempio della Spiritualità della Natura: topinambur, zucche e zucchine tardive, biete, nocciole, prugnoli, melette selvatiche, bacche di rosa canina, nespole selvatiche, erbe aromatiche varie (salvia, rosmarino, mentucce, etc) ed inoltre si possono  già raccogliere delle cimette di ortica, foglie di  bardana e cavolaccio, semi di finocchiella,  piantaggine,  e diverse altre  cosucce interessanti.

Di solito mangiamo le specialità locali in forma di crudità (ortica e zucca  comprese) che vengono lasciate macerare per qualche minuto in limone od aceto, sale ed olio di oliva del posto. Gli ospiti possono portare con sé una pietanza in modo da ricreare il senso della comunanza in cui viene spartito il cibo e si percepisce la sacralità del nutrimento condiviso. Il Circolo offre  talvolta del vino biologico locale  oppure delle tisane con le erbe raccolte oppure thé fermentato (kefir),  l’acqua di fonte è reperibile a pochi passi dal Circolo (siamo appunto in via del Fontanile)
Data la particolarità dell’incontro, coloro che desiderano partecipare sono pregati di avvisare telefonicamente e di venire muniti di buona volontà ed abiti comodi  è preferibile venir per la tarda mattinata e quindi per il pranzo, va bene anche il pomeriggio sino al crepuscolo, non più tardi perché al Circolo  non c’è illuminazione elettrica ma solo candele,  per vedere meglio lo spirito che ci anima….

Durante questa prima settimana di ottobre è prevista una discussione su Ecologia sociale e profonda  sul tema: “Città regione bioregione”. Per avvicinare le persone che vivono in città al rapporto fra esseri umani ed  animali, tenendo conto dell’ambiente bioregionale in cui si vive. Inoltre nei giorni fissati per la promozione vegetariana sono  previste letture degli archetipi e degli elementi (secondo il sistema cinese) di tutti i partecipanti.

 
Ed ora una  ricetta speciale per l’occasione.
Titolo: “Dall’america con amore: tuberi bianchi e tuberi rossi, assieme”.
Ingredienti per 4  persone.  Tre o quattro topinambur non troppo grandi, trecento o quattrocento grammi di patate rosse locali

Mettere in una casseruola del vino bianco o rosso leggermente spuntato, od in mancanza del vino un po’ di aceto ed acqua. Aggiungere salvia, olio d’oliva, sale  ed i topinambur tagliati a tocchetti, far rosolare un po’ aggiungendo liquido se serve. Dopo 10 minuti di rosolatura aggiungere le patate rosse locali tagliate a fettine fine e aggiungere ulteriore liquido (meglio se avete a disposizione del brodo vegetale di erbe selvatiche precedentemente preparato) dopo circa 10 minuti, ricordandosi di mescolare per evitare attaccature sul fondo della padella, la pietanza è pronta (va tenuta un po’ al dente). In aggiunta per chi lo desidera si può mettere anche del peperoncino possibilmente coltivato in proprio sul davanzale o nell’orto. Attenzione è importante che in ogni piatto vi sia sempre almeno un ingrediente di propria produzione questo per dare almeno una parte di qualità “satva” (spirituale) al cibo.

Ogni incontro si conclude con la raccolta di offerte volontarie che ognuno vorrà fare (a cestino) non sono richiesti contributi fissi.
Ciao a tutti, Paolo D’Arpini

Prenotazioni: Tel. 0761-587200 -  circolovegetariano at gmail.com 

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Energia elettrica ed autonomia politica in Italia

category Comunicati Stampa ilaria 31 luglio 2008

Il 30 luglio 2008 è stata  avviata a Torre Valdaliga nord (Civitavecchia) la riconversione della centrale ad olio combustibile che viene sostituito dal cosiddetto “carbone pulito”. Questo secondo alcuni è un passo necessario per l’abbassamento del tasso d’inquinamento  nella produzione energetica, ed in verità,  anche se all’inaugurazione c’erano  Scaiola e Letta del governo Berlusconi (era atteso anche lui il Cavaliere ma forse l’opportunità politica gli ha consigliato di non farsi vedere), quest’impianto fu voluto dal governo Prodi e votato dalle stesse forze (verdi, comunisti, etc) che ora montano la protesta.

Ed allora perché  ho espresso la mia solidarietà ai cittadini di Tarquinia che protestano per la polluzione di fumi e veleni  sul loro territorio ? 

E qui debbo dire che capisco perfettamente i tarquiniesi che si vedono inquinare (senza vantaggi di ritorno) per scelte non loro, come capirei le proteste degli abitanti dell’arco alpino che  vivono a ridosso delle centrali nucleari Francesi. Noi compriamo energia elettrica dalla Francia ma le loro centrali sono  ai confini con l’Italia (che è un paese denuclearizzato). Queste incongruenze della povera Italia hanno una storia lunga   dietro….  La storia inizia con il “boom” economico del dopoguerra, con la creazione dell’Eni e con la scomparsa  (uccisione?) di Mattei il suo presidente battagliero che si era messo in testa di rendere il nostro paese “autonomo” dal punto di vista energetico. L’autonomia dello Stivale non è mai piaciuta  alle Grandi Potenze, l’Italia poteva anche sviluppare una sua economia industriale purché restasse succube e ricattabile. Vedi ad esempio, una cosa che può sembrare banale, la sostituzione della canapa (che per legge fu proibita dal trattato di pace con gli USA) per poter introdurre il nylon e le fibre sintetiche.  Ma andiamo per ordine.  Il nostro Paese sino alla fine degli agli anni ‘50 ed in parte ‘60 del secolo scorso ricavava la massima parte di energia elettrica  attraverso centraline idroelettriche poste lungo i fiumi che scorrono nel mezzo di  tutte le città italiane (infatti le città una volta nascevano proprio lungo i fiumi per  ovvia ragione  approvvigionativa). Ricordo ad esempio che proprio in quegli anni -in cui abitavo a Verona- andavo spesso  a passeggiare in periferia e sulla diga che sbarrava l’Adige e da cui si ricavava l’energia per tutta la città.

Sino ad un certo punto questa produzione energetica localizzata funzionò,  il problema di ampliarne la quantità  venne solo con l’avvento del modello consumista, per  produrre utensileria perlopiù di plastica, quali: suppellettili, mobili, giocattoli, stoviglie, etc. Da quel momento l’Italia si dovette piegare al sistema della produzione elettrica concentrandola in grossi impianti che  funzionavano (e funzionano) ad olio combustibile.  Sappiamo quali erano gli interessi delle case produttrici del petrolio e così andò a finire che diventammo sempre più schiavi di scelte economico-politiche “atlantiche” che non erano per nulla negli interessi nazionali.   Poi ci provammo con il nucleare, anche questo non per nostro interesse, ma fu abbandonato in seguito ad un referendum nazionale. Ci  abbiamo infine riprovato con il metano ma anche questo (lungi dalla ricerca di fonti nostrane) arriva da paesi  che possono chiuderci i rubinetti -Russia ed Algeria- anche perché le condotte italiane sono “terminali”  ovvero non “transitano” sul nostro territorio nazionale ma finiscono qui…

Ma torniamo a parlare di come si potrebbe risolvere il problema energetico nella penisola. Certo il “carbone pulito” è meno inquinante del petrolio ma anch’esso viene importato come il metano e  come lo sarebbe l’uranio (se si volesse tornare al nucleare). Di cosa è ricca l’Italia? Per antonomasia canora si dice “chisto è ‘o paese do sole..” quindi si potrebbe ricorrere al solare, ma attualmente i pannelli solari anch’essi inquinano, soprattutto nella fase produttiva del silicio necessario al loro funzionamento,  ma si potrebbe (sviluppando la sperimentazione in tal senso) allungarne la capacità di raccolta e la  durata (che oggi arriva a circa vent’anni).

Ciò non sarebbe però sufficiente per soddisfare le esigenze della grande industria del futile. Si potrebbero allora  realizzare impianti ad idrogeno, in effetti i motori ad idrogeno  esistono da anni (basti pensare ai razzi che vanno a questo propellente) e tra l’altro la scissione dell’acqua in idrogeno ed ossigeno sarebbe facilmente ottenuta con pannelli solari, ma l’idrogeno non piace ai potentati economici che campano sul petrolio. Si potrebbe ricorrere all’eolico ma qui subentrano fattori di carattere estetico ambientale, oppure alla geotermia e persino ai famigerati  “termovalorizzatori”  ma anche questi inquinano (la cosa da ridere è  che inviamo la plastica  differenziata delle nostre immondizie in Germania, pagando per lo smaltimento, e poi la Germania con essa ci produce corrente elettrica che rivende all’Italia…. e noi  paghiamo 2 volte….). 

Una soluzione intelligente potrebbe derivare dalla riconversione dei rifiuti organici e dei liquami in biogas, un ciclo concluso come si dice in gergo, ad esempio in certi paesi dell’Asia nei villaggi si produce elettricità dal gas ottenuto con la cacca degli umani e degli animali.   Insomma tutte queste opzioni potrebbero andar bene… l’importante -per ora- sarebbe diversificare al massimo e cercare di rendere la produzione energetica il più possibile “autonoma” e non soggetta a ricatti esterni.  Ma per far questo serve una chiara volontà e coraggio politico e soprattutto un reale decentramento  produttivo. Teoricamente anche forze come la Lega, attualmente al governo,  dovrebbero essere interessate a tale decentramento ma questa scelta non piace alla grande industria ed alle multinazionali e (come abbiamo visto in altri casi)…. i conflitti di interessi  sono troppo forti.

In verità per rendere  l’Italia libera da ricatti energetici occorrerebbe che il modello consumista venisse rivisto, la produzione industriale oggi è tutta tesa al superfluo (imballi, ciarpami ed  involucri usa e getta) ed andrebbe riordinato tutto il sistema  di produzione e riciclo rispettando la  “sostenibilità ecologica ” e le reali necessità  sociali.

Ma finché si continuerà a voler produrre energia in grosse centrali inquinanti come non potrei offrire la mia solidarietà ai cittadini di Tarquinia?

Paolo D’Arpini    

Risultato della ricerca:

Energia dagli elementi naturali

 

Che serve a Montalto di Castro ed a  Civitavecchia?

Sono alquanto scocciato della diatriba ridicola sulla produzione energetica nel polo energetico  di  Montalto di Castro e Civitavecchia.

Non voglio fare tutta la cronistoria degli ultimi trenta o quaranta anni ma non posso nemmeno far finta di nulla in merito alle continue buffonate che leggo sui giornali e -fugacemente- ascolto sui notiziari televisivi in cui si prospettano nuove e nuove soluzioni alla carenza di produzione energetica. Sino alle  ultime proposte di riconversione al nucleare.

Come ottemperare ai bisogni di energia elettrica  è  un falso problema, legato alla volontà politica di concentrare la produzione energetica in grossi stabilimenti. Poi con la scusa del salvataggio di qualche centinaio di  posti di lavoro si nasconde la verità su come definitivamente risolvere il caso difficile. La concentrazione nella produzione energetica è una scelta  data dall’uso  di fonti combustibili artificiali o fossili od atomiche, causa d’inquinamento massiccio e causa di effetto serra e degrado urbano ed ambientale. Sono almeno vent’anni che continuo a suggerire -inascoltato- la rinuncia alle grosse centrali ed il ritorno alla produzione locale  con metodi naturali. Ogni comune od al massimo provincia può tranquillamente produrre energia senza ricorrere né al poli-combustibile, né al carbon fossile, né al nucleare. Basta utilizzare le fonti naturali presenti sul luogo: sole, vento,  geotermia,  biogas, corsi d’acqua,  etc.

E  faccio degli esempi concreti. Se invece di essere concentrata in grossi impianti industriali la produzione energetica fosse diffusa è vero che a Civitavecchia e Montalto scomparirebbe qualche inutile e dannoso  posto lavoro ma ne sorgerebbero a migliaia in altri contesti. Nella produzione e montaggio di pannelli solari ad esempio nel ripristino di chiuse idriche e ventole, nel recupero di materie organiche di scarto per il biogas, nell’utilizzo di fonti termali…. e  dai  che lo sapete anche voi in quanti modi si può produrre energia elettrica pulita…. Ed in quanti modi si può incentivare l’occupazione.  Il sovrappiù energetico che non servisse al comune od alla provincia potrà essere “venduto” all’Enel e ritrasmesso (eventualmente dagli impianti riadattati di Montalto e Civitavecchia) alle città come Roma che forse non ce la fanno ad auto-sostenersi. Dico “forse” ma son convinto che con un po’ d’inventiva ed intelligenza persino Roma potrebbe diventare autosufficiente, basterebbe cominciare ad utilizzare in toto l’organico che ora finisce al macero in discarica. Ed inoltre vediamo quanta dell’energia assorbita da Roma è veramente necessaria al suo funzionamento sociale, magari si scopre che tantissima energia va sprecata inutilmente…. Insomma non si può continuare a far finta di niente continuando a blaterare che “serve energia” quando siamo circondati da energia inutilizzata e pulita che non viene usata, smettiamola con l’ipocrisia politica scientifica economica e che sia finita qui….

Parlo e scrivo di ciò dal 1990 ed articoli in tal senso, diramati dalle agenzie AGI, ANSA, ADN Kronos etc. sono stati  pubblicati  su: Bullettin Calcata, Cuore, AAM Terra Nuova, Ambiente Prevenzione e Soccorso,  Corriere di Viterbo, Il Messaggero,  Paese Sera, Momento Sera, il Giornale d’Italia…. tanto per citarne alcuni….  mai  raccolti da nessuna forza politica malgrado l’evidente “ragionevolezza” delle proposte contenute.  Apparentemente l’intelligenza non paga, almeno per ora……  

Scusate l’ennesimo disturbo.

Paolo D’Arpini – dall’isola di Calcata

0761-587200

circolo.vegetariano@libero.it