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Viaggio nel Bardo… La morte è solo un’allucinazione

category Lunario Paolo D'Arpini 23 settembre 2016

Un’esperienza psichedelica è un viaggio in nuovi reami della
coscienza. Lo scopo e il contenuto dell’esperienza sono illimitati, ma
le sue rappresentazioni caratteristiche sono la trascendenza dei
concetti verbali, delle dimensioni spazio-tempo, e dell’ego o
identità. Queste esperienze di coscienza espansa possono avvenire in
una varietà di modi: privazione sensoriale, esercizi yoga, discipline
di meditazione, estasi mistiche religiose o estetiche, oppure
spontaneamente. Più di recente, esse sono divenute disponibili a
chiunque, attraverso l’ingestione di certe sostanze psichedeliche come
LSD, psilocibina, mescalina, DMT, ecc. [Qui si asserisce una
situazione più o meno virtuale, e non reale, presente nel 1964. Negli
Stati Uniti le droghe psichedeliche sono classificate come droghe
"sperimentali". Cioè, esse non sono disponibili in base a
prescrizione, ma solamente per investigatori qualificati. La Federal
Food and Drug Administration ha definito come "investigatori
qualificati" quegli psichiatri che lavorano in una struttura
ospedaliera di cure mentali, la cui ricerca è patrocinata da agenzie
statali o federali.]

Naturalmente, una dose di droga non produce l’esperienza trascendente.
Essa agisce soltanto come una chiave chimica – apre la mente, libera
il sistema nervoso dalle sue strutture e modelli ordinari. La natura
dell’esperienza dipende quasi totalmente dalla quantità e dalla
disposizione. La disposizione denota la preparazione dell’individuo,
inclusa la sua struttura di personalità ed il suo umore del momento.
Poi, c’è l’ambientazione fisica – il tempo, l’atmosfera della stanza;
- le sensazioni sociali delle persone presenti, l’un verso l’altro; e
culturali – i prevalenti punti di vista riguardo a ciò che è reale. È
per questa ragione che i manuali o libri-guida sono necessari. Il loro
scopo è di abilitare una persona a capire le nuove realtà della
coscienza espansa, e servire come mappe per i nuovi territori
interiori che la scienza moderna ha reso accessibile.

Esploratori diversi disegnano mappe diverse. Tutti gli altri manuali
potranno essere scritti in base a modelli diversi – scientifico,
estetico, terapeutico. Il modello Tibetano su cui è basato questo
manuale, è progettato per istruire la persona a dirigere e controllare
la consapevolezza in modo tale da giungere a quel livello di
comprensione variamente chiamata liberazione, o anche illuminazione.
Se si legge il manuale diverse volte prima che sia tentata una
sessione, e se là vi è una persona fidata a ricordare e rinfrescare la
memoria del viaggiatore durante l’esperienza, la coscienza sarà
liberata dai giochi che comprendono la “personalità” e dalle
allucinazioni positivo-negative che spesso accompagnano gli stati di
consapevolezza espansa. Il Libro Tibetano dei Morti fu chiamato nella
sua propria lingua il ‘Bardo Thodrol’ che significa “La Liberazione
nell’Udire il Livello Dopo-la-Morte”. Il libro enfatizza continuamente
che la coscienza libera deve solo ascoltare e ricordare gli
insegnamenti per essere definitivamente liberata.

Il Libro Tibetano dei Morti è presumibilmente un libro che descrive le
esperienze che bisogna aspettarsi al momento della morte, durante una
fase intermedia che dura quaranta-nove (sette volte sette) giorni, e
durante la rinascita in un altra struttura corporea. Tuttavia questa è
solo la struttura essoterica che i Buddisti Tibetani usavano per
nascondere i loro insegnamenti mistico-esoterici. Il linguaggio e il
simbolismo dei rituali di morte del Bon, la tradizionale religione
pre-buddista Tibetana, furono abilmente mescolati con concezioni
buddiste. Il significato esoterico, come è stato interpretato in
questo manuale, è che la morte e la rinascita che è descritta non è
quella del corpo. Lama Govinda indica chiaramente questo nella sua
introduzione quando lui scrive: “È un libro per chi vive, tanto più
per chi muore”. Il significato esoterico del libro è spesso celato
sotto diversi strati di simbolismo. Non fu inteso per una lettura
generale. Esso fu progettato per essere compreso solo da chi doveva
essere iniziato personalmente da un guru nelle dottrine mistiche
buddiste, nell’esperienza ‘pre-mortem-morte-rinascita’. Queste
dottrine sono state tenute strettamente protette e segrete per molti
secoli, per tema che un’applicazione ingenua o spensierata facesse
danni. Nel tradurre tale testo esoterico, perciò vi sono due passi:
uno, la traduzione del testo originale in Inglese; e due,
l’interpretazione pratica del testo per il suo uso. Nel pubblicare
questa interpretazione per l’uso nella sessione di droghe
psichedeliche, noi stamo in un certo senso rompendo la tradizione
della segretezza, e quindi contravvenendo agli insegnamenti dei
Lama-guru.

Comunque, questo passo è giustificato dal fatto che il manuale non
sarà capito da chiunque non abbia avuto un’esperienza di
coscienza-espansa, e che vi sono segni che gli stessi Lama, dopo la
loro recente diaspora, desiderano rendere i loro insegnamenti
disponibili ad un pubblico più vasto. Seguendo poi il modello
Tibetano, noi distinguiamo tre fasi dell’esperienza psichedelica. La
prima fase (Chikhai Bardo) è quella della totale trascendenza – oltre
le parole, oltre lo spazio-tempo, oltre il sé. Non ci sono visioni,
nessun senso di sé, niente pensieri. C’è solamente pura consapevolezza
e la libertà estatica da ogni gioco e coinvolgimento biologico.
[Questi "Giochi" sono sequenze comportamentali definite da ruoli,
regole, rituali, mète, strategie, valori, lingua, caratteristiche
ubicazioni di spazio-tempo e caratteristici modelli di movimento.
Qualunque comportamento che non abbia queste nove caratteristiche è
non-gioco: questo include i riflessi fisiologici, l’essere spontanei e
la consapevolezza trascendente].

La seconda lunga fase riguarda il ‘sé’, o la realtà dei giochi esterni
(Chonyid Bardo) – nell’acuta e squisita chiarezza o sotto forma di
allucinazioni (apparizioni karmiche). Il periodo finale, o terza fase
(Sidpa Bardo) comporta il ritorno ai giochi di routine della realtà e
del ‘sé’. Per la maggior parte delle persone, il secondo stadio
(estetico o allucinatorio) è il più lungo. Per gli iniziati, il primo
stadio dell’illuminazione dura di più. Per i non-preparati, i
maldestri giocatori di ruolo, per coloro che si aggrappano
ansiosamente al loro ego e per coloro che prendono le droghe in
un’ambiente non idoneo, lo sforzo per riguadagnare la realtà comincia
presto prima e di solito dura fino alla fine della loro sessione.
Queste parole, tuttavia, sono statiche, mentre l’esperienza
psichedelica è fluida ed è sempre in mutamento. Tipicamente, la
coscienza del soggetto scatta con rapide oscillazioni dentro e fuori
questi tre livelli. Lo scopo di questo manuale è abilitare la persona
a riottenere la trascendenza del primo Bardo ed evitare prolungati
intrappolamenti in modelli di giochi allucinatori o dominati dall’ego.

Fondamentali Fiducia e Credenza. Voi dovete essere pronti ad
accettare la possibilità che vi sia una illimitata quantità di
consapevolezza per la quale ora non abbiamo termini con cui indicarla;
quella consapevolezza può espandersi oltre la portata del vostro ego,
il vostro ‘sé’, la vostra identità familiare, oltre tutto ciò che
avete imparato, oltre le vostre nozioni di spazio e tempo, oltre le
differenze che di solito separano le persone l’una dall’altra e dal
mondo circostante.

Dovete ricordare che in tutta la storia umana, milardi di individui
hanno già fatto questo viaggio. Alcuni (che noi chiamiamo mistici,
santi, o buddha) hanno fatto permanere questa esperienza e l’hanno
comunicata ad uomini loro amici. Dovete anche ricordare che
l’esperienza è sicura (al massimo, potrete smettere di essere la
stessa persona che cominciò l’esperienza), e che tutti i pericoli a
cui potrete andare incontro sono non-necessarie produzioni mentali. Se
sperimentate il paradiso o l’inferno, ricordate che è la vostra mente
a crearli entrambi. Evitate di attaccarvi al primo per abbandonare
l’altro. Evitate di imporre i giochi dell’ego sull’esperienza.

Voi dovete tentare di mantenere la fede ed avere fiducia nella
potenzialità del vostro cervello e nel processo della vita vecchio di
miliardi di anni. Lasciando dietro le spalle il vostro ego, voi ed il
vostro cervello non potrete sbagliare. Cercate di ricordarvi di un
amico fidato o di una persona rispettabile che possa servire come
vostra guida e protezione. Abbiate fiducia nella vostra parte divina,
abbiate fiducia nella vostra mente, abbiate fiducia nei vostri
compagni. Nel caso aveste dei dubbi, spegnete la vostra mente,
rilassatevi, siate calmi nel flusso.

Dopo aver letto questa guida, la persona preparata dovrebbe essere
capace, all’inizio della sua esperienza, di muoversi direttamente a un
stato di estasi e di rivelazione profonda di non-gioco. Ma se non
siete ben preparati, o se c’è una situazione di distrazione intorno a
voi, troverete che vi state lasciando di nuovo cadere. Se accade
questo, allora le istruzioni in Parte IV dovrebbero aiutarvi a
riguadagnare e mantenere la liberazione.

“Liberazione, in questo contesto, non implica necessariamente (specie
nel caso della persona media) la Liberazione del Nirvana, ma
principalmente la liberazione del ‘flusso-della-vita’ dall’ ego, in
modo tale che si permetterà la maggior consapevolezza coscienziale
possibile e la felice rinascita conseguente. Eppure, per la persona
esperta ed estremamente efficiente, il processo esoterico [stesso] di
Trasferimento della Coscienza può essere, secondo i Lama-guru,
impiegato per prevenire qualunque blocco nel flusso di coscienza, dal
momento della perdita dell’ego, al momento di una rinascita
consapevole (otto ore più tardi). A giudicare dalla traduzione fatta
dal Lama Kazi Dawa-Samdup di un vecchio manoscritto Tibetano che
contiene direzioni pratiche per gli stati dell’ego-perdita, la
capacità di mantenere un’estasi di non-gioco nell’intera esperienza è
posseduta solamente da persone addestrate nella concentrazione o
focalizzazione mentale, in tale alto grado di abilità da essere capaci
di controllare tutte le funzioni mentali ed escludere le distrazioni
del mondo esteriore.” (Evans-Wentz, p. 86, nota 2). [I lettori
interessati ad una più particolareggiata discussione del processo di
"Trasferimento" sono rinviati allo ‘Yoga Tibetano e le Dottrine
Segrete’, redatto da W. Y. Evans-Wentz, Oxford University Press,
1958.]

Questo manuale è diviso in quattro parti. La prima è la parte
introduttiva. La seconda è una descrizione passo-passo di
un’esperienza psichedelica basata direttamente sul Libro Tibetano dei
Morti. La terza parte contiene suggerimenti pratici su come potersi
preparare a condurre una sessione psichedelica. Infine, la quarta
parte contiene passaggi istruttivi adattati dal Bardo Thodrol, che
possono essere letti al viaggiatore durante questa sessione, per
facilitare il movi-mento della coscienza. Nel resto di questa sezione
introduttiva, mostriamo tre commentari sul Libro Tibetano dei Morti,
pubblicati nell’edizione di Evans-Wentz. Essi sono l’introduzione da
Evans-Wentz stesso, distinto traduttore-redattore di quattro trattati
sul misticismo Tibetano; il commentario di Carl Jung, il psicanalista
svizzero; e di Lama Govinda, iniziato di uno del principali ordini
Buddisti del Tibet.

UN TRIBUTO A W. Y. EVANS-WENTZ

“Il Dott. Evans-Wentz, che sedette letteralmente ai piedi di un Lama
Tibetano per anni, al fine di acquisire la sua saggezza… mostra non
solo un profondo e comprensibile interesse in quelle dottrine
esoteriche così caratteristiche del genio dell’Oriente, ma similmente
possiede la facoltà rara di renderle più o meno intelligibili al
laico”. [Citato in un libro-rivista di Antropologia, sul dorso
dell'Edizione del Libro Tibetano dei Morti, dell’Oxford University
Press.].

W. Y. Evans-Wentz è un grande studioso che dedicò la sua vita adulta
nel ruolo di ponte tra il Tibet e l’Occidente: come una molecola di
RNA che si attiva con il messaggio in codice dello stesso RNA. Nessun
tributo poteva essere maggiore per il lavoro di questo liberatore
accade-mico che quello di basare il nostro manuale psichedelico sui
suoi insight e citare direttamente i suoi commenti sul “messaggio di
questo libro”.

Il messaggio è, che l’Arte di Morire è totalmente importante come
l’Arte di Vivere (o di Venire a Nascere) di cui è il complemento e la
somma; che il futuro dell’essere è, forse, completamente dipendente da
una morte precisamente controllata, come enfatizza la seconda parte di
questo volume che espone l’Arte di Reincarnarsi.

L’Arte di Morire, come indicata dal rito della morte, associata con
l’iniziazione ai Misteri dell’Anti-chità, e riferita da Apuleius, il
filosofo Platonico che era egli stesso un iniziato, e da molti altri
illustri iniziati, e come anche Il Libro Egiziano dei Morti
suggerisce, sembra essere stata molto più nota ai popoli antichi che
abitavano i paesi del Mediterraneo, che non ora, dai loro moderni
discendenti di Europa e America. Per coloro che erano passati
attraverso la segreta esperienza di morte pre-mortem, il corretto
morire è l’iniziazione, poiché conferisce, come fa l’iniziatorio rito
della morte, il potere per controllare consapevolmente il processo di
morte e rigenerazione.

(Evans-Wentz, p. xiii-xiv)

Lo studioso di Oxford, come il suo grande predecessore Tibetano
dell’undicesimo secolo, Marpa (detto “Il Traduttore”), che tradusse i
testi buddisti Indiani in Tibetano preservandoli con ciò
dall’estinzione, vide l’importanza vitale di queste dottrine e le rese
accessibili a molti. In questo mkodo, il “segreto” non è più nascosto:
“l’arte di morire è totalmente importante come l’arte di vivere.”

UN TRIBUTO A CARL G. JUNG

La psicologia è il tentativo sistematico di descrivere e spiegare il
comportamento umano, sia consapevole che non-consapevole. Lo scopo
dello studio è vasto- poiché copre l’infinita varietà dell’attività e
dell’esperienza umana; ed è profondo- poiché va all’indietro
attraverso la storia dell’individuo, attraverso la storia dei suoi
antenati, indietro attraverso le vicissitudini evolutive e i trionfi
che hanno determinato lo status corrente della specie. Ancor più
difficile, lo scopo della psicologia è complesso, poiché tratta con
processi che sono sempre in cambiamento. Nessuna meraviglia quindi che
gli psicologi, di fronte a tale complessità, si rifugino in una
riservatezza e specializzazione quasi parrocchiale.

La psicologia è basata sui dati disponibili e sulla abilità e volontà
degli psicologi per utilizzarli. Il comportamentalismo e lo
sperimentalismo della psicologia occidentale del ventesimo-secolo sono
così accurati da essere quasi sempre perfino banali. La coscienza è
eliminata dal campo di indagine. L’applicazione ed il significato
sociale è trascurato grandemente. Un curioso ritualismo è messo in
atto da un contesto sacerdotale che cresce rapidamente in potere e in
quantità.

La psicologia orientale, per contrasto, ci offre una lunga storia di
particolareggiata e sistematica osservazione della coscienza umana
insieme con una vastissima letteratura di metodi pratici per
controllare e modificare la coscienza. Gli intellettuali occidentali
tentano di rifiutare la psicologia Orientale. Le teorie sulla
coscienza sono viste come occulte e misticheggianti. I metodi
investi-gativi dei cambiamenti della coscienza, come la meditazione,
lo yoga, il ritiro monastico, e la de-privazione sensoriale sono visti
come qualcosa di alieno all’investigazione scientifica. E agli occhi
degli studiosi Europei, più dannoso di tutto, è la presunta noncuranza
delle psicologie Orientali per gli aspetti comportamentali pratici e
sociali della vita. Tale critica tradisce i limitati concetti e
l’incapacità di trattare coi dati storici disponibili ad un livello
significativo. Le psicologie Orientali hanno sempre trovato
applicazioni pratiche nella gestione dello stato, nella gestione della
vita quotidiana e della famiglia. Esiste una ricchezza di guide e
manuali: il Libro del Tao, gli Annali di Confucio, la Bagavad-Gita,
l’I-Ching, Il Libro Tibetano dei Morti, per menzionare solamente i più
famosi.

La psicologia Orientale può essere giudicata in termini di uso
dell’evidenza disponibile. Studiosi ed osservatori di Cina, Tibet, e
India andarono così lontano quanto i loro dati lo permisero. Ad essi
mancarono le scoperte della scienza moderna e così le loro metafore
sembrano vaghe e poetiche. Però questo non nega il loro valore.
Infatti, le teorie filosofiche orientali datate di ben quattromila
anni all’indietro si adattano velocemente alle più recenti scoperte
della biochimica, della fisica nucleare, della genetica, e
dell’astronomia. Il compito maggiore di ogni psicologia del giorno
d’oggi – orientale od occidentale – è di costruire una struttura di
riferimenti abbastanza vasta da incorporare le recenti scoperte delle
scienze dell’energia, in un revisionato ritratto dell’uomo.

Giudicati contro il criterio di uso del fatto disponibile, i più
grandi psicologi del nostro secolo sono William James e Carl Jung.
[Per paragonare propriamente Carl Jung con Sigmund Freud dovremmo
guardare ai dati disponibili che ciascun uomo approntò per le sue
esplorazioni. Per Freud c’era Darwin, le termodinamiche classiche, il
Vecchio Testamento, la storia culturale del Rinascimento, e
maggiormente, la chiusa atmosfera surriscaldata della famiglia Ebrea.
Il più ampio spettro dei materiali di riferimento di Jung assicura che
le sue teorie troveranno una più grande congenialità coi recenti
sviluppi nelle scienze dell'energia e le scienze evolutive]. Però,
entrambi questi uomini evitarono gli stretti sentieri del
comportamentalismo e sperimentalismo. Entrambi lottarono per
preservare l’esperienza e la coscienza come area della ricerca
scientifica. Entrambi si aprirono alle anticipazioni della teoria
scientifica ed entrambi rifiutarono di chiudersi alla considerazione
della cultura Orientale.

Jung usò per la sua fonte di dati la sorgente più fertile – quella
interiore. Egli riconobbe il ricco significato del messaggio
orientale; reagì a quel grande test che è il Tao Te Ching, e scrisse
poi brillanti e percettive prefazioni all’I-Ching, al Segreto del
Fiore d’Oro, e si sforzò col significato di Il Libro Tibetano dei
Morti. “Per anni, mai pubblicato prima di allora, il Bardo Thodrol è
stato il mio continuo compagno, ed a lui io devo non solo molte mie
stimolanti idee e scoperte, ma anche molte intuizioni fondamentali…La
sua filosofia contiene la quintessenza della Critica psico-logica
Buddista; e, come tale, si può veramente dire che essa sia di una
superiorità inaudita.”

Il Bardo Thodrol è al più alto livello psicologico nella sua visione
prospettica; ma la filosofia e la teologia sono, per noi, ancora nello
stadio pre-psicologico medioevale, dove solo le asserzioni sono
ascoltate, spiegate, difese, criticate e disputate, mentre l’autorità
che le fa, per generale beneplacito, è stato posto fuori dallo scopo
della discussione.

Tuttavia, le asserzioni metafisiche sono asserzioni della psiche, e
perciò sono psicologiche. Per la mente Occidentale che compensa i suoi
ben-noti sentimenti di risentimento con un servile riguardo per le
spiegazioni “razionali”, questa ovvia verità sembra tutta perfino
troppo ovvia, altrimenti è vista come una inammissibile negazione
della “verità” metafisica. Ogni qualvolta l’Occidentale sente la
parola “psicologico”, a lui suona sempre come “solamente psicologico.”

Jung utilizza le concezioni Orientali della coscienza per ampliare il
concetto di “proiezione”:

Anche le divinità “pacifiche”, non solo quelle “irate”, sono concepite
come proiezioni samsariche della psiche umana, un’idea che sembra
anche troppo ovvia all’Europeo illuminato, perché gli ricordano le sue
stesse banali semplificazioni. Ma benché l’Europeo possa facilmente
spiegare queste divinità come proiezioni, allo stesso tempo egli
sarebbe alquanto incapace di impostarle come reali. Il Bardo Thodrol
può farlo, perché, in certe sue premesse metafisiche più essenziali,
l’Europeo illuminato così come il non-illuminato, ha uno svantaggio.
L’assunto onni-presente e non-detto del Bardo Thodrol è il carattere
anti-nominale di tutte le asserzioni metafisiche, ed anche l’idea
sulla differenza qualitativa dei vari livelli di coscienza e delle
realtà metafisiche da esse condizionate. Lo sfondo di questo insolito
libro non è il gretto “uno o l’altro” Europeo, ma un magnificamente
affermativo “l’uno e l’altro”. Questa asserzione può apparire
opinabile al filosofo Occidentale, perché l’Occidente ama la chiarezza
e la non-ambiguità; di conseguenza, un filosofo si aggrappa alla
posizione, “Dio c’è”, mentre un altro in modo ugualmente fervente si
aggrappa alla negazione, “Dio non c’è”.

Jung chiaramente vede il potere e la grandezza del modello Tibetano ma
occasionalmente non afferra il suo significato e applicazione.
Inoltre, Jung era limitato (come lo siamo tutti noi) dai modelli
sociali della sua tribù. Egli era uno psicanalista, il padre di una
scuola. Psicoterapia e diagnosi psichiatrica erano le due
specializzazioni che più naturalmente gli erano confacenti. Egli manca
il concetto centrale del libro Tibetano. Questo non è (come Lama
Govinda ci ricorda) un libro sui morti. È un libro sul morire; cioè a
dire, un libro per i vivi; è un libro sulla vita e come vivere. Il
concetto dell’effettiva morte fisica fu una facciata esoterica
adottata per adeguarsi in Tibet ai pregiudizi della tradizione Bon.
Lungi dall’essere la guida di un imbalsamatore, il libro è un
resoconto dettagliato di come perdere l’ego; come interrompere la
personalità in nuovi reami di coscienza; e come evitare gli
involontari limitanti processi dell’ego; come far durare l’espe-rienza
di espansione della coscienza – nella susseguente vita quotidiana.
Jung, su questo punto, ha qualche difficoltà. Egli vi arriva vicino,
ma non lo ribadisce mai in un modo completo. Nella sua struttura
concettuale, egli non aveva niente che poteva dare un senso pratico
all’esperienza della perdita dell’ego.

Il Libro Tibetano dei Morti, o ‘Bardo Thodrol’, è un libro di
istruzioni per il morto e il morente. Come Il Libro Egiziano dei
Morti, esso intende essere una guida per il morto durante il periodo
della sua esistenza nel Bardo… In questa citazione, Jung definisce
l’esoterico e però lo manca. In una citazione successiva, sembra
andargli più vicino:

“… l’istruzione data nel Bardo Thodrol serve per richiamare il morto
all’esperienza della sua iniziazione e agli insegnamenti del suo guru,
perchè quell’istruzione è, in fondo, nient’altro che un’iniziazione
del morto alla Vita di Bardo, proprio come l’iniziazione del vivente
non era che una preparazione per l’Aldilà. Tale era il caso, almeno,
con tutti i culti del mistero nelle antiche civiltà fin dai tempi dei
misteri dell’Egitto e di Eleusi. Nell’iniziazione del vivente,
comunque, questo “Aldilà” non è un mondo oltre la morte, ma
un’inversione delle intenzioni e della visione della mente, un “Oltre”
psicologico o, in termini Cristiani, una “redenzione” dalle pastoie
del mondo e del peccato. La ‘Redenzione’ è la separazione e la
liberazione da una precedente condizione di oscurità e
inconsapevolezza, che porta ad una condizione di illuminazione e
liberazione, cioè alla

vittoria e trascendenza su tutto ciò che è “determinato”.”

Questo è il Bardo Thodrol, così come anche il Dott. Evans-Wentz lo
sente, un processo iniziatico il cui scopo è ripristinare nell’anima
la divinità che essa perse alla nascita.

In un altro passaggio, Jung continua lo sforzo, ma di nuovo lui lo perde:

“…L’uso psicologico che facciamo di esso (il Libro Tibetano) non è una
cosa qualsiasi, ma una secondaria intenzione, benché uno sia
possibilmente sanzionato dal costume Lamaista. Il vero scopo di questo
singolare libro è il tentativo che, all’erudito Europeo del ventesimo
secolo, deve sembrare molto strano, di illuminare il morto nel suo
viaggio attraverso le regioni del Bardo. La Chiesa Cattolica è l’unico
luogo nel mondo dell’uomo bianco dove qualunque provvedimento è preso
per l’anima del trapassato”.

Nel sommario dei commenti di Lama Govinda che seguono, noi vedremo che
il commentatore Tibetano, liberato dai concetti Europei di Jung, puntò
direttamente al significato esoterico e pratico del libro Tibetano.
Nella sua autobiografia (del 1960) Jung si coinvolge completamente
nella visione interiore, la saggezza e la superiore realtà delle
percezioni interne. Egli si mosse finalmente in questa direzione nel
1938 (allorché scrisse il suo commentario Tibetano), ma in modo cauto
e con le ambivalenti riserve del psichiatra un po’ mistico.

Il moribondo deve disperatamente resistere ai dettami obbligati della
ragione, come li sentiamo noi, e rinunciare alla supremazia dell’ego,
considerata sacrosanta dalla ragione. Ciò che questo siggnifica in
pratica è la completa capitolazione agli obiettivi poteri della
psiche, con tutto ciò che questo comporta; un tipo di morte simbolica,
corrispondente al Giudizio del Morto nel Sidpa

Bardo. Significa la fine di tutta la consapevole, razionale,
moralmente responsabile, condotta di vita, ed una volontaria resa a
quello che il Bardo Thodrol chiama “illusione karmica”. L’illusione
Karmica sorge dal credere in un mondo visionario di una natura
estremamente irrazionale, che non si accorda con, né deriva dai nostri
giudizi razionali, ma è solamente l’esclusivo prodotto di una
disinibita immaginazione. È puro e semplicesogno o “fantasia”, ed ogni
ben-intesa persona ci metterà immediatamente in guardia contro di
essa; infatti uno a prima vista non può vedere qual’è la differenza
tra le fantasie di questo tipo e la fantasmagoria di un lunatico.
Molto spesso già soltanto un leggero livello di abbassamento mentale
fa aver bisogno di sguinzagliare questo mondo di illusione. Il terrore
e l’oscurità di quel momento ha il suo equivalente nelle esperienze
descritte nelle sezioni che aprono il Sidpa Bardo. Ma i contenuti di
questo Bardo rivelano anche gli archetipi, le immagini karmiche che
prima appaiono nella loro terrorizzante forma. Lo stato di Chonyid è
equivalente ad un lenta psicosi deliberatamente indotta… .

La transizione, poi, dallo stato di Sidpa allo stato di Chonyid, è una
pericolosa inversione degli scopi ed intenzioni della mente
consapevole. È un sacrificio della stabilità dell’ego ed una resa
all’estrema incertezza di ciò che deve sembrare come una caotica
insurrezione di fantasma-goriche forme. Quando Freud coniò la frase
che l’ego era “il vero posto dell’ansia”, stava dando voce ad un’assai
vera e profonda intuizione. La paura dell’auto-sacrificio è radicata
nel profondo di ogni ego, e questa paura spesso è solamente la
richiesta scarsamente controllata delle forze inconsce per scoppiare
fuori con piena forza. In questo pericoloso passaggio non è
risparmiato nessuno che lotti per il proprio ‘sé’ (l’individualità),
perchè ciò che è temuto appartiene anche all’interezza del ‘sé’ – il
sub-umano, o super-umano, mondo di “dominanti” psichici da cui l’ego
si è originalmente emancipato con enorme sforzo, e poi solo
parzialmente, per lo scopo di una più o meno illusoria libertà. Questa
liberazione è certamente un’impresa molto eroica e necessaria, ma non
rappresenta niente di finale: è semplicemente la creazione di un mero
soggetto che per trovare compimento, deve ancora essere confrontato
con un oggetto. Questo, a prima vista, sembrerebbe essere il mondo che
è gonfiò di proiezioni per quello stesso scopo. Qui cerchiamo e
troviamo le nostre difficoltà, qui noi cerchiamo e troviamo il nostro
nemico, qui noi cerchiamo e troviamo quello che ci è caro e prezioso;
ed è confortante sapere che tutto il male e tutto il bene sarà
scoperto là fuori, nell’oggetto visibile, dove può essere conquistato,
punito, distrutto o goduto. Ma poi la natura stessa non permette che
questi paradisiaci stati di purezza possano continuare per sempre. Vi
sono, e vi sono sempre stati, coloro che non possono dare aiuto ma
possono vedere che il mondo e le sue esperienze sono nella natura del
simbolo, e che riflette realmente qualcosa che giace nascosto nel
soggetto stesso, nella sua propria trans-soggettiva realtà. È da
questa profonda intuizione, secondo la dottrina Lamaista, che lo stato
del Chonyid deriva il suo vero significato, e così ecco perché il
Chonyid Bardo è intitolato “Il Bardo dello Sperimentare la Realtà.”

La realtà sperimentata nello stato di Chonyid è, come l’ultima sezione
del corrispondente Bardo insegna, la realtà del pensiero. Le
“forme-pensiero” appaiono come realtà, la fantasia assume la forma
reale, e poi comincia il terrificante sogno evocato dal karma e
proiettato dai “dominanti” dell’inconscio.

Jung non sarebbe stato sorpreso dall’antagonismo professionale ed
istituzionale alle droghe psichedeliche. Lui chiude il suo commentario
Tibetano con una acuta parte politica:

“Il Bardo Thodrol cominciò con l’essere un libro “chiuso”, e così è
rimasto, non importa che tipo di commentari possono essere stati
scritti su di esso. Perché è un libro che si aprirà solamente alla
comprensione spirituale, e questa è una capacità con cui nessun uomo è
nato, ma che si può acquisire solamente attraverso uno speciale
addestramento ed esperienza. È un bene che esistano tali libri
“inutili a tutte le intenzioni e scopi”. Essi hanno un significato per
quelle “strane persone” che non collezionano più gli usi, scopi, e
significati di questa attuale “civiltà.”

Offrire un “addestramento speciale” per la “esperienza speciale”
fornita dai materiali psichedelici è lo scopo di questa versione di Il
Libro Tibetano dei Morti.

UN TRIBUTO A LAMA ANAGARIKA GOVINDA

Nella sezione precedente fu fatto il punto che la filosofia e la
psicologia Orientale – poetica, indeterministica, esperienziale,
che-guarda-all’interno, del tutto libera e vagamente evolutiva,- è più
facilmente adatta alle scoperte della moderna scienza che non la
sillogistica, sperimentale, sicura, esteriorizzante logica della
psicologia occidentale. Quest’ultima imita gli irrilevanti rituali
delle scienze dell’energia, ma ignora i dati, significati e
implicazioni della fisica e della genetica.

Anche Carl Jung, il più penetrante degli psicologi occidentali, tardò
a capire la filosofia di base del Bardo Thodrol.

Del tutto in contrasto sono i commenti sul manuale Tibetano del Lama
Anagarika Govinda. La sua asserzione di apertura ad un primo sguardo
farebbe sbuffare di impazienza uno psicologo Giudaico-Cristiano. Ma
un’occhiata ravvicinata a queste frasi, rivela che esse sono
l’asserzione poetica della situazione genetica come descritto
attualmente dai biochimici e dai ricercatori del DNA. Si può disputare
che nessuno può parlare della morte con l’autorità che ha colui che è
non morto; e poiché nessuno apparentemente è mai ritornato dalla
morte, come potrebbe qualcuno sapere che cosa è la morte, o quello che
accade dopo di essa?

Il Tibetano risponderà: Non c’è nessuna persona, infatti, nessun
essere vivente, che non sia ritornato dalla morte. In effetti, noi
tutti siamo morti molte volte, prima di rientrare in questa
incarnazione. E quella che noi chiamiamo nascita è soltanto il lato
inverso della morte, come uno dei due lati di una moneta, o come una
porta che da fuori noi chiamiamo “ingresso”, e da dentro una stanza
“uscita”.” Il Lama prosegue poi col fare un secondo commento poetico
sulle potenzialità del sistema nervoso, sulla complessità del computer
corticale umano.

E’ invero assai più stupefacente che nessuno ricordi la sua morte
precedente; e molte persone, a causa di questa mancanza di memoria,
non credono che vi sia stata una morte precedente. Ma, similmente,
esse non ricordano neppure la loro recente nascita – eppure non
dubitano di essere recentemente venute al mondo. Esse dimenticano pure
che la memoria attiva è soltanto una piccola parte della nostra
normale coscienza, e che la nostra memoria subconscia registra e
conserva tutte le impressioni e l’esperienze passate che la nostra
mente di veglia non riesce a richiamare. Il Lama procede poi a
ritagliare direttamente il significato esoterico del Bardo Thodol -
quel significato centrale che infatti Jung e molti Orientalisti
Europei non sono riusciti ad afferrare.

Per questa ragione, il Bardo Thodol, il libro Tibetano che concede la
liberazione dallo stato intermedio tra la vita e ri-nascita, – che gli
uomini chiamano ‘morte’, – e che è stato messo giù in linguaggio
simbolico. È un libro che è sigillato coi sette sigilli del silenzio,
- ma solo perché la sua conoscenza sarebbe malinterpretata e, quindi,
tenderebbe a fuorviare e danneggiare quelli che non sono abilitati a
riceverlo. Ma è venuto il tempo per rompere i sigilli del silenzio;
perché la razza umana è arrivata alla giunzione in cui deve decidere
se contentarsi del soggiogamento al mondo materiale, o sforzarsi per
la conquista del mondo spirituale, liberandosi dei desideri egoistici
e trascendendo le limitazioni auto-imposte.

Il Lama successivamente descrive gli effetti delle tecniche di
espansione della coscienza. Egli qui sta parlando del metodo che
conosce lui– lo Yoga -ma le sue parole sono ugualmente applicabili
all’esperienza psichedelica. Vi sono quelli che, in virtù della
concentrazione ed altre pratiche yogiche, sono capaci di portare il
subconscio nel reame della coscienza discriminativa e, quindi, di
utilizzare il tesoro senza restrizioni della memoria subconscia, dove
non solo è immagazzinato la registrazione delle nostre vite passate ma
anche la registrazione passata della nostra razza, il passato
dell’umanità e di tutte le forme di vita pre-umane, se non della
stessa coscienza che rende possibile la vita in questo universo. Se,
attraverso qualche trucco della natura, le porte del subcosciente di
un individuo fossero improvvisamente aperte, la mente non preparata
può esserne sommersa e schiacciata. Perciò, le porte del subconscio
sono controllate, da tutti gli iniziati, e nascoste dietro al velo di
misteri e simboli.

In una sezione successiva della sua prefazione il Lama presenta una
più dettagliata elaborazione del significato interiore del Thodrol. Se
il Bardo Thodrol fosse considerato come basato soltanto sul mero
folclore o come consistente di religiosa speculazione sulla morte e su
un ipotetico stato di dopo-morte, avrebbe interesse solamente per gli
antropologi e studenti di religione. Ma il Bardo Thodrol è qualcosa di
più. Esso è una chiave ai più profondi recessi della mente umana, e
una guida per gli iniziati, e per quelli che stanno cercando il
sentiero spirituale della liberazione.

Anche se attualmente il Bardo Thodol è ampiamente usato in Tibet come
breviario, da leggere o recitare in occasione della morte, – ragione
per cui esso è stato propriamente chiamato “Il Libro Tibetano dei
Morti” – non si dovrebbe dimenticare che originalmente fu concepito
non solo per servire come guida per il moribondo ed il morto, ma
soprattutto per il vivente. E qui sta la giustificazione per aver reso
Il Libro Tibetano dei Morti accessibile ad un pubblico più vasto.

Nonostante gli usi e le credenze popolari che, sotto l’influenza delle
tradizioni di antica origine pre-buddista, sono cresciute intorno alle
profonde rivelazioni del Bardo Thodrol, esso ha valore solamente per
quelli che lo praticano e realizzano il suo insegnamento durante la
loro durata-di- vita. Ci sono due cose che hanno provocato dei
malintesi. Una è che gli insegnamenti sembrano essere indirizzati al
morto o al morire; l’altra che il titolo contenga l’espressione “La
Liberazione attraverso l’Udire” (in Tibetano, Thos-grol). Da ciò è
derivata la credenza che sia sufficiente una lettura o la recita del
Bardo Thodrol in presenza di una persona morente, o anche di una che
sia appena morta per effettuare la sua liberazione.

Tale malinteso poteva sorgere solamente fra quelli che non conoscono
che esso è una delle più antiche e più universali pratiche per
l’iniziato di superare l’esperienza della morte prima di poter essere
spiritualmente rinato. Simbolicamente, egli deve morire al suo
passato, ed al suo vecchio ego, prima di poter prendere il suo posto
nella nuova vita spirituale in cui egli è stato iniziato. Il morto, o
la persona morente, è indirizzato nel Bardo Thodrol principalmente per
tre ragioni: (1) il serio praticante di questi insegnamenti dovrebbe
considerare ogni momento della sua vita come se fosse l’ultimo; (2)
quando un seguace di questi insegnamenti sta davvero morendo, lui o
lei dovrebbe essere rammentato dell’esperienza al momento
dell’iniziazione, o delle parole (o mantra) del guru, specialmente se
la mente del morente manca di prontezza durante il critico momento; e
(3) uno che è ancora incarnato dovrebbe tentare di circondare la
persona morente, o appena morta, con amore e pensieri utili, durante i
primi stadi del nuovo stato di esistenza, o subito dopo la morte,
senza permettere che l’attaccamento emotivo interferisca o generi uno
stato di leggera depressione mentale. Di conseguenza, la funzione del
Bardo Thodrol appare più quella di aiutare coloro che devono adottare
il corretto atteggiamento verso il morto e verso il fatto della morte,
che non per assistere i morti i quali, secondo la credenza buddista,
non devieranno dal loro proprio sentiero karmico… Questo prova che
noi dobbiamo farlo qui con la vita stessa e non semplicemente con
tutti quei morti, a cui il Bardo Thodrol fu ridotto nei tempi
successivi… Sotto le sembianze di una scienza di morte, il Bardo
Thodrol rivela il segreto della vita; ed in ciò sta il suo valore
spirituale ed il suo appello universale.

Qui poi vi è la chiave di un mistero che è andato avanti per oltre
2,500 anni – l’esperienza di espansione della coscienza – la morte
pre-mortem ed il rito della rinascita. I grandi saggi Vedici
conoscevano il segreto; gli iniziati di Eleusi lo conoscevano; i
Tantrici lo conoscono. In tutti i loro scritti esoterici essi
suggeriscono il messaggio: è possibile andar oltre la coscienza
egoica, accordarsi sui processi neurologici che balenano alla velocità
di luce, e diventare consapevoli dell’enorme tesoro di conoscenza
dell’antica razza umana, saldata nel nucleo di ogni cellula del vostro
corpo.

I moderni prodotti chimici psichedelici offrono una chiave per questo
dimenticato reame della consapevolezza. Ma proprio come questo
manuale, senza la consapevolezza psichedelica, non è nient’altro che
un accademico esercizio in Tibetologia, così, anche la potente chiave
chimica è di poco valore senza la guida e gli insegnamenti.

Gli Occidentali non accettano l’esistenza di processi consapevoli per
i quali essi non hanno un termine operativo. L’atteggiamento più
comune è: – se non si può identificarlo, e se è oltre le nozioni
correnti di spazio-tempo e personalità, allora non è aperto per
l’investigazione. Così noi vediamo l’esperienza di perdita-dell’ego
confusa con la schizofrenia. Così noi vediamo gli attuali psichiatri
pronunciare solennemente che le chiavi psichedeliche producono
pericolose psicosi. -

I nuovi prodotti chimici visionari e l’esperienza di
pre-mortem-morte-rinascita possono ancora una volta essere spinti
nelle ombre della storia. Guardando indietro, noi ricordiamo che
durante gli ultimi tremila anni, ogni governante medio-orientale ed
europeo (con l’eccezione di certi periodi in Grecia e Persia), si è
affrettato a varare leggi contro qualunque emergente processo
trascendente, come la sessione di pre-mortem-morte-rinascita, i suoi
adepti, e qualunque nuovo metodo di espansione di coscienza.

Il momento presente nella storia umana (come Lama Govinda indica) è
assai critico. Noi, per la prima volta possediamo, ora, i mezzi per
procurare l’illuminazione a qualunque volontario che sia ben
npreparato. (ricordiamo che l’illuminazione viene sempre in forma di
un nuovo processo di energia, come evento fisico e neurologico). Per
queste ragioni noi abbiamo preparato questa versione psichedelica de
Il Libro Tibetano dei Morti. Il segreto ancora una volta è rilasciato,
in un nuovo dialetto, e noi ci mettiamo quietamente seduti ad
osservare se l’uomo è pronto a muoversi in avanti e ad avvalersi dei
nuovi strumenti procurati dalla scienza moderna.

(Fonte: Centro Nirvana)

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Marcia Sedoc vegetariana, banche ucraine, massoneria finanziaria, Europa Vitis, verità virtuale, Via Salutaria, Riciclaggio della Memoria

Il Giornaletto di Saul del 23 aprile 2014 – Marcia Sedoc vegetariana, banche ucraine, massoneria finanziaria, Europa Vitis, verità virtuale, Via Salutaria, Riciclaggio della Memoria

Care, cari,

Roma. Festa vegetariana con Marcia Sedoc, ultimi annunci – Scrive AVA: “12^ FESTA NAZIONALE DEI VEGETARIANI, Piazza Re di Roma, 11 MAGGIO 2014 ORE 9,00 – 21,00. In memoria di Marcello Piccolo. Con la Partecipazione straordinaria di Marcia Sedoc. Attenersi scrupolosamente alle seguenti norme: i tavoli ed i gabezo a carattere culturale non possono esporre prezzi dei prodotti (ufficialmente la merce ceduta è a libera offerta); i tavoli o gazebo a carattere commerciale dovranno avere l’autorizzazione alla vendita; i tavoli o i gazebo con prodotti alimentari o di ristoro dovranno essere muniti delle necessarie autorizzazioni in tal senso. Coloro che non si atterranno alle suddette norme saranno invitati a non partecipare all’evento. Inoltre: si raccomanda di portarsi le proprie sedie ed eventuali prolunghe e ciabatte per l’eventuale allaccio alla corente elettrica. Info sulle regole e sui programmi: tel. 06-7022863; 333.9633050 – francolibero.manco@fastwebnet.it”

Massoneria finanziaria – Scrive A. L. Marra: “Scrivo per chiedere ai buoni magistrati di sconfiggere i magistrati massoni o filo-massoni, di non farsi condizionare da loro, e di processare tutti quei membri delle dinastie Rothschild e Rockefeller implicati negli infiniti crimini delle loro infinite banche. Magistratura mondiale che è piena di massoni, alcuni dei quali persino pedofilo\satanici (vedi di seguito), a partire da quella italiana, quella della CEDU e quella della Corte di Giustizia del Lussemburgo” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2014/04/22/eliminare-la-massoneria-finanziaria-rr-appello-alla-magistratura-di-alfonso-luigi-marra/

Commento di Fernando Rossi: “Apprezzo il ripensamento di Marra sugli amici delle liste elettorali di Berlusconi, con cui lui si è presentato fino al 2013, anche se alla via singolo/giudiziaria preferisco di gran lunga quella, sociale e politica, della liberazione del nostro paese… ” – Continua in calce al link soprastante

Salvare la Cultura Europea con “Europa Vitis” – Scrive Anna Maria Campogrande: “A nostra insaputa, con la complicità della nostra buonafede, della nostra fiducia nelle istituzioni, la strategia di colonizzazione dell’Europa, da parte delle forze direttrici della globalizzazione, delle loro lobbies, infiltrate ovunque, che hanno assediato, e premono costantemente sulle istituzioni, è già andata troppo oltre, al di là dell’ammissibile. D’ora in poi dobbiamo essere molto più attenti, non lasciare più campo libero, in alcun settore, e innescare il recupero di tutte le aree che sono state occupate, prima fra tutte quella della lingua e della cultura…” – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2014/04/europa-vitis-salviamo-il-patrimonio.html

Riporre speranze in Grillo? – Scrive Michele Bonatesta: “Purtroppo grillo è come renzi: proclami tanti, concreto nulla. Io penso che gli italiani meritino qualcosa di più che non… il solito ‘meno peggio‘. O no ?”

Mia rispostina: “…giustissimo quel che dici, infatti non ho detto che grillo rappresenti la salvezza.. mi sono però posto la regola di votare sempre il partito che in quel momento da più fastidio al sistema consolidato, magari solo in quel momento e poi si “ripiglia”, ma almeno si mette un po’ di sale sulla coda al potere massonico finanziario dominante. Piccoli fastidi è chiaro e poi tutto torna come prima. Cosa possiamo fare di più? Non votare è peggio. Seguendo questa “regola” ho votato per quasi tutti i partiti rompicoglioni: radicali, verdi, vecchio PCI, liste civiche, etc. compresa la Lista Mussolini alla Regione Lazio, mai però per il Berlusca, la vecchia DC et similia, e raramente ho votato due volte consecutive per lo stesso partito, poiché la tendenza al masaniellismo è troppo forte in Italia…”

Lettera a Matteo e segreti di stato svelati – Scrive Adriano Colafrancesco: “Caro Matteo, via il segreto di stato, è giusto! Era ora! Non se ne poteva più! Era ora che si facesse luce sulle tragedie senza colpevoli d’Italia! Perché non cominciamo dalle Stragi del 1992-1993?! Pensa che qualcuno ha addirittura insinuato che ci fosse dietro lo zampino dello statista con cui vuoi mettere mano alle riforme costituzionali!…” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2014/04/segreti-di-stato-quasi-nudo-ora-e-tempo.html

Ucraina. Salvare le banche e far morire il popolo – Scrive Valentin Katasonov: “L’Ucraina è sull’orlo del collasso, di massicce fiammate sociali e perfino della carestia. L’Ucraina ha bisogno di soldi per salvare l’economia nazionale dal collasso. Certo, Washington non si preoccupa di ciò che accade all’economia ucraina; è preoccupata dalla capacità dell’Ucraina di pagare i debiti ai creditori occidentali. Attualmente il debito estero dell’Ucraina è stimato a 145 miliardi dollari. Ora, nessuno in occidente vuole fare nuovi prestiti all’Ucraina. Gli importi menzionati dai media, di miliardi di dollari e di euro, non sono altro che “intervento verbale” di politici ucraini e funzionari occidentali. Vi sono segni evidenti che il settore bancario ucraino presto crollerà. La Banca Nazionale dell’Ucraina (NBU) discute la possibilità di salvare le banche commerciali come s’è fatto a Cipro, cioè confiscando i conti dei depositanti e girandoli forzatamente agli “investitori” (”azionisti”). Il piano del regime a Kiev è mobilitare diversi miliardi di dollari in questo modo; tale palese rapina potrebbe salvare diverse banche, ma non può salvare il Paese dal collasso.”

Tumori e invalidità – Scrive Paola Botta Beltramo: “ Scrive Franca Oberti, che ringrazio, che l’articolo “Tumori e traumi psichici” sarebbe da dibattere, più per le implicazioni sociali che per il fatto in sé… perché si innescherebbe un meccanismo che aggraverebbe la situazione economica della comunità. Sono d’accordo con lei quando afferma che gli altri possono imparare, non sfruttare. Tuttavia andrebbe fatta una riflessione: esistono forme di risarcimento per invalidità civile o militare allorché alle persone vengono riscontrate evidenti menomazioni fisiche. Si pensi ai risarcimenti per incidenti sul lavoro, ai grandi invalidi della guerra ecc. Invece un’invalidità scaturita da un trauma psichico non è facilmente riscontrabile..” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2014/04/22/dibattito-su-tumori-e-traumi-psichici-considerazioni-di-paola-botta-beltramo/

Giappone. Schiaffo a Obanana – Scrive Primato Nazionale: “Circa 150 parlamentari giapponesi hanno reso omaggio ieri al santuario di Yasukuni, a Tokyo, che ricorda i 2,5 milioni di soldati caduti durante la Seconda Guerra Mondiale, compresi quanti sono stati condannati dai vincitori per crimini di guerra. Insieme ai parlamentari era presente anche il ministro dell’Interno Yoshitaka Shindo. Lo stesso primo ministro Shinzo Abe aveva fatto pervenire al santuario il proprio omaggio rituale. L’omaggio al santuario di Yasukuni, è stato significativamente compiuto alla vigilia dell’arrivo in Giappone del presidente Usa Barack Obama”

Roma libertaria – Scrive Antonello Ricci: “25 aprile 2014, alla Città dell’Altra Economia – ex Mattatoio, Largo Dino Frisullo Roma, ore 17:00. La Banda del Racconto: Italia 1849-2014 Dalle camicie rosse di Garibaldi a quelle nere degli Arditi del Popolo 1921. Dal pastrano da reduce di Alfio Pannega, poeta popolare e combattente di centri sociali, ai passamontagna partigiani. Le cento storie di un Paese difficile, afflitto da disturbi della memoria. Info. ricciantonello@alice.it”

Verità virtuale – Scrive Ignoto: “Internet, pc, tablet, smart tv e smartphone, tutto questo ha reso possibile la diffusione della “tecnoutopia”. Una tecnoutopia in cui c’è più libertà, più democrazia, più emancipazione o almeno sembra così…Un mondo nuovo con nuove possibilità, nuove capacità e con un diversi modi di interagire con la realtà e con il cyberspazio. Un mondo dove si sono ridotte le distanze e sono aumentate le velocità, un mondo dove sembra tutto possibile in un delirio di onnipotenza che ha il sapore della follia più atroce. Il mondo della tecnoutopia rappresenta tra l’altro una sovrastruttura ideologica della società postmoderna e postideologica..” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2014/04/la-verita-virtuale-ha-un-solo-nome-si.html

Treviso. Liberazione e decrescita – Scrive Filosofia Trevigiana: “Incontro con Paolo Scroccaro per un 25 aprile adatto al nostro tempo, oltre le ricorrenze retoriche e stereotipate. Ripensiamo la liberazione, nel segno della prosperità senza crescita. Info. info@filosofiatv.org”

Acquasanta Terme. Via Salutaria – Scrive Carlo Cruciani: “Carissimi amici, finalmente ci siamo! La Mappa di Comunità di Montacuto, Paggese e borghi limitrofi è pronta e verrà consegnata alla cittadinanza di Acquasanta Terme, domenica 27 Aprile 2014. Ringraziamo tutti quelli che, o con la loro presenza durante gli eventi organizzati o con le loro informazioni o quant’altro, hanno sicuramente contribuito alla stesura della suddetta. Ma il nostro lavoro capillare continua, alla scoperta di beni immateriali e materiali e soprattutto del profondo legame che lega i pochi abitanti rimasti al loro territorio e della voglia di affratellarsi in un progetto comune..” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/04/27-aprile-2014-lecomuseo-della-via.html

Cavallo di Treia. Messaggio criptico? – Scrive A.M. a commento di http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/04/il-cavallo-di-treia-del-25-maggio-2014.html -: “..ho letto l’articolo, un po’ criptico per me e le persone che mi stanno vicino: come posso interpretarlo?”

Mia rispostina: “Significa che occorrerebbe, secondo me, più trasparenza e coraggio… Durante tutti questi mesi a Treia ho assistito ad una politica da “confessionale”… Ma le cose sottobanco non funzionano, occorre trasparenza e sincerità, capire dove si vuole andare, insomma. Il riferimento a Lucifero significa che dentro ognuno di noi alberga uno stimolo animalesco a far prevalere il proprio interesse contro gli altri, contro la comunità. Bisogna superarlo, esporsi, candidamente, magari esponendosi alle critiche, ma occorre farlo apertamente e onestamente, non solo per calcolo politico. Ci qualifichiamo come il “nuovo”e cosa facciamo? continuiamo a restare chiusi in sagrestia. Forse abbiamo vissuto troppe sagre e pochi simposi…”

Post e pre-mortem – Scrive M.B.: “Consiglio la lettura del libro, scritto da un medico dopo 30 anni dall’esperienza che aveva avuto perché timoroso dei giudizi degli altri: Ritorno dall’aldilà, di George Ritchie e Sherril Elisabeth”

Riciclaggio della Memoria. Lettura amena – Scrive Roberto Anastagi: “Carissimo Paolo, da qualche giorno ho iniziato a leggere il tuo libro “Riciclaggio della Memoria”. Sono senza parole per descrivere come vorrei questa esperienza straordinaria. Nel tuo Giornaletto tu appari più che altro per le tue rispostine ma il Paolo del libro non esiste. Hai la capacità di analizzare ogni argomento considerandolo da ogni lato, come se tu non avessi una tua opinione…” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2014/04/impressioni-e-riflessioni-leggendo.html

Mia rispostina: “…come detto più volte il processo evolutivo non dipende da decisioni prese dall’uomo singolarmente e nemmeno globalmente, è un processo automatico che utilizza il meccanismo di tentativi ed errori e di adattamento alle situazioni ambientali. Se in alcuni strati dell’umanità sorge lo stimolo alla crescita è perché quel progetto è già presente in fieri. Appare al momento opportuno. Nel libro ho toccato spesso questo tema.. vedrai” – Continua in calce al link segnalato

E con ciò amenamente vi saluto, Paolo/Saul

………………………..

Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Amare o giudicare
amare o sputare sentenze
amare o dare consigli non richiesti
l’amore è paziente
ed è esattamente
ama il prossimo tuo come te stesso
quando stiamo per dire qualcosa a qualcuno
a cui crediamo di voler bene
pensiamo per un attimo
che volesse dire lui quelle parole a noi
e come ci sentiremmo
a sentircele dire”

(Paolo Mario Buttiglieri)

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Era l’inizio della stagione del Topo. Una Scimmia, due Cinghialetti e una Cavalla si incamminarono in tarda mattinata verso la collina di Narce, anticamente chiamata Fescennium, ove sorse la gloriosa ed antichissima civiltà dei Falisci….

Quella che segue è la memoria redatta a più mani  dell’incontro fra 4 animali che liberano le proprie energie nella natura… durante la passeggiata del 22 novembre 2009,  a Narce, per festeggiare l’inizio della stagione del Topo  o Sagittario: ( Il programma era: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/11/12/verso-la-notte-scura-scura-22-novembre-2009-inizio-del-periodo-piu-tenebroso-dellanno-ed-entrata-nel-segno-del-sagittario-o-del-topo/ 

Godetevi queste descrizioni da fiaba  e sappiate che è tutto vero!

Paolo D’Arpini

………

Quattro animali a Narce

Una scimmia, due cinghialetti  e una cavalla si sono incamminati a tarda mattinata verso la collina di Narce (anticamente chiamata Fescennium) ove sorse la gloriosa ed antichissima civiltà dei Falisci….

La scimmia gioca in casa, parla parla e trascina gli altri dietro a se, la cavalla galoppa (con la fantasia) e i due cinghialetti seguono interessati e attenti, ogni tanto intervengono con acutezza di pensiero e sentimenti. Un leggero intoppo si delinea nell’attraversare il fiumicello Rio, bisogna camminare su un tronco stretto e un po’ scivoloso, l’acqua sotto non è fonda ma la cinghialetta si blocca, solo un attimo e l’allegra brigata è già dall’altra parte.

Se non fosse per i rombi delle moto che arrivano fin lassù, sarebbe un posto idilliaco: il bosco veste il suo manto con toni che vanno dal marrone dei tronchi al giallo aranciato delle foglie, ciclamini, bacche rosse, funghi e menta fanno capolino. Una farfalla (la “Vanessa del cardo” proveniente dal Nord Africa) prende il sole su un masso.

Animali e vegetazione non si infastidiscono l’un l’altro, anzi godono delle reciproche bellezze e della compagnia armoniosa.

Calcata si intravede tra i rami intrecciati, e nella particolare luminosità odierna appare quasi eterea, silenziosa e solitaria. Anche il tufo, materiale portante di tutta la sua struttura non è più così grigio ma si è dipinto di un tenue rosa antico.

In Cina questa è la stagione del Topo (dice la scimmia) che, trovando riparo nelle viscere della Terra, afferma: “Io miro ad abbracciare le vette ed a colpire il bersaglio con sicura fermezza..”.

In effetti ci si ritrova in vetta attorniati dalle altre colline, Monte Li Santi e Pizzopiede. Qui sono presenti delle cavità (antiche tombe) e la scimmia a mo’ del Topo si infila in quella piccola viscera dove viene immortalata con una bella foto.

E, poiché la scimmia parla sempre con allegria della morte (degli altri) viene presa un po’ in giro dalla cavalla  – supportata dal cinghialetto – con inquietanti racconti di pre-morte, la cinghialetta è un po’ perplessa “ma io sono ancora così giovane per trovare la morte allegra..” si emoziona, incespica e cade a terra. Una gran risata e si riparte verso la discesa.

Il cinghialetto  avvista le bacche di rosa canina e dice “ma queste si mangiano! le prendiamo?”, e la scimmia sorniona “si, si, se vuoi! ma qui le chiamano tappaculi”. Il cinghialetto molla immediatamente “l’osso”.

Tocca riattraversare il fiume. La scimmia propone di guadare dove il livello è più basso per compiere così anche il rito dell’acqua, la cavalla non si ritrae, i cinghialetti hanno preso gusto a fare gli equilibristi sul tronco e vanno in quella direzione. La scimmia e la cavalla si lasciano scivolare nell’acqua, un po’ gelidina per la verità, mentre sull’altra sponda 4 giovani fotografi osservano perplessi e incuriositi. La cavalla sembra leggere i loro pensieri e dice “su coraggio ditelo forte e chiaro: ma chi sono questi due matti?” Si stende un bel sorriso e loro son di là pronti a tendere la mano e  far   uscire così i due animali indenni, avendoli prima però immortalati per benino sulla pellicola, a memoria dell’evento quasi unico che gli è capitato di vedere (altrimenti come potranno credergli gli amici quando torneranno a casa e racconteranno della loro giornata a Calcata?).

E’ ormai tardi e i 4 animali hanno un certo appetito. Verdure, pane, frutta e dolci li attendono. Quale miglior fine dopo un’allegra avventura nel bosco?

Laura Lucibello

………………….

Caro Paolo.  Rivederti è stato… E’ stato. E basta.
Ogni abbraccio scambiato nel fresco tepore mattutino di domenica è rimasto nelle foglie gialle, nell’odore di terra umida e nei funghi nascosti. E loro sanno conservare bene i segreti.
Io ricordo la Foresta di Licheni, nel nostro viaggio verso Narce. Ricordo quegli alberi bianchi e ritorti, chiazzati di muschio tentacolare verde acqua, che parevano anime immobili, congelate in un Giardino d’Inverno. Mi ricordo l’ardua traversata del rigagnolo, che se non avessimo avuto così tanta paura della fanghiglia avremmo attraversato d’un balzo… E invece no, abbiamo affrontato il Ponte Sospeso, quel tronco biforcuto addobbato di felci, scivoloso come la Morte che starnutisce. Però, che soddisfazione… (forse Laura ha ancora la foto di Ilaria che lo attraversa a quattro zampe) Momenti epici son questi…
Vero, Ilaria? Ora lo sappiamo bene: “A quattro zampe, si supera tutto…”. Basta mettercisi. Ma tra le perle di saggezza e le divagazioni storiche, che ci hanno rivelato l’inesistenza etnica del popolo romano (ah! Dannata storia fatta dai vincitori! Dannati Poemi Epici su commissione, giustificatori di false etnie!), io ho perso il filo, e mi sono ritrovato sulla cima della collina dove c’erano i resti di un’antica tomba. E la sensazione di disagio, quando poi tu ti ci sei infilato dentro, a sedere beato, che quasi mi è parso vederti sparire dietro un velo fosco.
E non mi scordo degli  stoppa-culi. Nossignore. Qualcuno doveva pur parlarne, come hai detto tu: “Ricordare è importante”. Non guarderò più una bacca di rosa canina con gli stessi occhi.
Ricordo anche la via del ritorno, così rapida -e meno ripida!- dell’andata, neanche avessimo imboccato un altro sentiero, non so se per l’esperienza o per la fame che ci ha messo le ali ai piedi…

E ricordo il cachi che ho assaggiato dal tuo albero, che sapeva di amicizia. E le verdure matte speziate, che sapevano di Mondo, mentre Laura parlava dell’avvento del Sesto Continente e del Nuovo Messia.
Io non so se ci sarà un sesto continente, o un nuovo messia. Ma se guardo il sole, penso che qualcosa di bello deve di certo arrivare. E forse, dopo che l’Uno ha tanto importato, dico forse, è giunto il momento in cui saranno i Tanti a fare la differenza…
 
…E allora dico: ”Tanti” cari salutiA Calcata, m’inchino…
 
Matteo Micci

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Risultato della ricerca:

“Neuropsicofisiologia del sogno..” – Comprensione delle valenze e funzioni dei due emisferi cerebrali secondo l’analisi dello psicologo Michele Trimarchi

Premessa:

In diverse occasioni ed in diversi incontri ho avuto il piacere di ascoltare le allocuzioni del prof. Michele Trimarchi  relative alla sua teoria della “neuropsicofisiologia applicata”. In particolare ho trovato estremamente interessante il suo discorso  sul funzionamento dei due emisferi cerebrali, che in qualche modo configura scientificamente la teoria dello Yin e dello Yang della filosofia confuciana e taoista. In particolare durante la conferenza tenuta a Calcata l’8 novembre 2009,  a chiusura della manifestazione Il Ciclo della Vita, sono stati toccati  alcuni aspetti pratici “fisici” della teoria neuropsicofisiologica,  che sono poi quegli elementi di “pulsione energetica”  che si manifestano attraverso la funzione coscienziale dello stato di veglia,  del sogno, della meditazione, del sonno profondo e del pre-morte ed anche oltre questo stadio. Infatti l’energia psichica del pensiero mai si può dire che sia distrutta bensì trova diversa espressione a seconda della condizione esistenziale in cui l’io cosciente si trova.

Paolo D’Arpini

Quello che segue é una sinossi sulla manifestazione energetica nel livello fisico  sottile:  

Già  negli anni ‘80  del secolo scorso  presentai alla comunità scientifica internazionale una teoria neuropsicofisiologica su come i due emisferi cerebrali codificano e decodificano le informazioni ricevute, mettendo in evidenza come la natura comunichi sulla base di scambi di informazioni le cui caratteristiche sono misurabili con la fisica.

La fisicità  delle informazioni agisce nello stesso modo dei “telecomandi” e spesso con lo stesso tipo di energia. Tali informazioni, con le loro caratteristiche fisiche, vengono riconosciute e identificate dalle aree primarie del cervello (relative ai cinque sensi) che sono dei veri e propri monitor dei segnali in arrivo. Ciò è valido anche per entrambi gli emisferi cerebrali.

Abbiamo poi le informazioni cosiddette culturali, rappresentate da tutti quei codici prodotti dall’evoluzione culturale che sono le varie forme di linguaggio con cui l’umanità interpreta, elabora e identifica la realtà. Tutte le forme di linguaggio prodotte dall’uomo vengono normalmente acquisite, memorizzate e interpretate dall’emisfero sinistro, mentre la natura, con la molteplicità dei suoi messaggi fisici costituiti da varie forme di energia, fornisce informazioni che vengono acquisite, identificate e interpretate dall’emisfero destro. Troviamo così all’interno dei due emisferi cerebrali due forme di coscienza: il destro interpreta e ricostruisce costantemente la realtà oggettiva e obiettiva, il sinistro ricostruisce con i codici culturali la logica interpretativa della realtà.

Quando l’interpretazione logica non corrisponde alla realtà si crea una separazione funzionale fra i due emisferi, ovvero i due emisferi non comunicano più fra loro costruendosi sul piano logico-formale una pseudo-verità che non corrisponde alla realtà: questa è la “realtà soggettiva”, che può essere trasferita agli altri costringendoli alla ripetitività logico-formale. In tal modo si perpetuano trasmissioni culturali che sul piano logico-formale sono perfette, ma sono dissociate dalla realtà oggettiva ed obiettiva. Il sogno si inserisce in questo contesto operando costantemente affinché la realtà soggettiva dell’emisfero sinistro tenda all’oggettività ed obiettività percepita dall’emisfero destro. Ovvero, tutti i giudizi e interpretazioni sbagliate operati dal sinistro devono essere rimossi per consentire alla persona di evolversi verso la ricerca della verità, che nasce sempre da una sintesi integrativa operata dai lobi frontali dei due emisferi: il lobo frontale destro opera la sintesi integrativa dei segnali oggettivi e obiettivi percepiti; il lobo frontale sinistro opera una sintesi logico-formale, nei vari codici linguistici, dei segnali provenienti dal lobo frontale destro.

La consapevolezza di tale funzionalità consente la nascita dell’Io cosciente, che è propria dell’individuo considerato saggio.  

Michele Trimarchi – isn.npf@gamil.com

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Risultato della ricerca:

16 e 17 maggio 2009 a San Marino: “O vita o morte….?!” – 13° congresso di studi sulle esperienze di confine

Repubblica di San Marino: 13° Congresso Internazionale di Studi delle Esperienze di Confine.   Sul tema: Territori della Coscienza, fenomenologia degli stati interiori fra scienza ed esperienza – Lavori coordinati da Fulvia Cariglia.

Programma:  16 – 17 Maggio 2009 – Ingresso Gratuito -

Teatro Titano – Piazza Sant’Agata – San Marino Città – Repubblica di San Marino

Sabato 16 Maggio

ore 10.15: Saluto delle Autorità e presentazione di Fulvia Cariglia

ore 10.45: Massimo Biondi “Silenziosa-mente. Gli oscuri labirinti della coscienza”

ore 11.30: Stefano Siccardi “OBE spontanee e OBE indotte: significato ed effetti”

ore 12.00: Ferdinando Bersani “Mesmer e il mesmerismo: un caso storico

ancora aperto alla discussione”

ore 12.30: Dibattito con il pubblico

ore 15.15: Mario Zampardi “Il vissuto NDE allo studio della psichiatria”

ore 15.45: Giovanni Iannuzzo “Lo stato di coscienza nell’NDE”

ore 16.15: Fulvia Cariglia “La vita dopo l’NDE: come e perché cambia”

ore 17.15: Serenella Ballore “Un’esperienza di premorte, una storia di vita”

ore 17.45: Testimonianze a confronto – Interventi di “soggetti protagonisti”

ore 21.15: “Infestazione e poltergeist” Proiezione di filmati con tavola rotonda

Domenica 17 Maggio

ore 09.00: Giovanna Loricchio “La dimensione spirituale al vaglio della psicosintesi”

ore 09.30: Giorgio Cozzi “Il cervello sociale: un ponte verso la spiritualità”

ore 10.00: Giuseppe Perfetto “Visioni mistiche e trance estatica”

ore 11.00: Fulvio De Nigris “Stati vegetativi: vite differenti”

ore 11.30: Renata Paolini “Il fine-vita nell’evoluzione giuridica”

ore 12.00: Dibattito con il pubblico

ore 12.45: Fulvia Cariglia – Conclusioni dal Congresso

All’interno dei lavori congressuali viene riservato un momento di partecipazione libera per chiunque desideri dare il proprio contributo con l’esposizione di una testimonianza diretta o di studi personali effettuati sulle materie in programma.

Info per accoglienza alberghiera facilitata: tel. 0549 / 99.50.31;

fax: 0549 / 99.05.73 – e-mail: info@sanmarino2000.sm  

Info per aspetti organizzativi: Tel. 347/61.62.584 -

e-mail: carful@libero.it  

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Note sui relatori:

Serenella Ballore. Ex manager nell’industria farmaceutica, è attualmente titolare di una Società che si occupa di formazione aziendale e individuale.

Ferdinando Bersani. Fisico, è docente di fisica presso l’Università degli Studi di Bologna e Presidente del prestigioso C.S.P. (Centro Studi Parapsicologici) con sede nella stessa città.

Massimo Biondi. Medico e giornalista scientifico, membro della Parapsychological Association, è autore di ricerche sugli stati modificati di coscienza. Ha pubblicato “Misteriose presenze” (Milano 2005), “Trasformazioni” (Milano 2006); “Parapsicologia” (con P. Tressoldi, Bologna 2007).

Fulvia Cariglia. Giornalista, psicologa e sociologa, si occupa da molti anni di studi sull’ipotesi paranormale dei fenomeni insoliti e di ricerca sulle NDE ed è autrice di numerosi articoli in argomento. Fra i libri pubblicati presso Mondadori, sulle esperienze di premorte ha scritto “Territori oltre la vita” (2003) e “La luce e la rinascita” (2009).

Giorgio Cozzi. Sociologo, svolge attività di direzione aziendale. Presidente dell’AISM (Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica) di Milano, è accreditato parapsicologo e autore di numerose pubblicazioni in materia.

Fulvio De Nigris. Giornalista, è direttore del Centro Studi per la ricerca sul coma di Bologna e fondatore della “Casa dei Risvegli Luca De Nigris”.

Giovanni Iannuzzo. Medico psichiatra, è membro della Parapsychological Association e autore di numerose pubblicazioni. Da tempo si occupa dei rapporti, e possibili implicazioni terapeutiche, tra cultura magica e conoscenze psichiatriche ed ha condotto una ricerca sulle NDE.

Giovanna Loricchio. Psicologa e psicoterapeuta, è attiva presso la S.F.I.T. (Società Italiana Psicosintesi Terapeutica).

Renata Paolini. Giurista e già docente di Diritto Processuale Civile presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Macerata, ha svolto una ricerca sugli aspetti giuridici dello stato di morte e pre-morte.

Giuseppe Perfetto. Psicologo clinico, è ricercatore presso il Centro Studi e Ricerche sulla Psicofisiologia degli Stati di Coscienza e autore di numerose pubblicazioni..

Stefano Siccardi. Laureato in matematica e libero professionista nel campo dell’informatica. È autore di ricerche parapsicologiche sulle OBE e sulla valutazione quantitativa delle affermazioni dei sensitivi.

Mario Zampardi. Medico psichiatra, è stato primario ospedaliero del Servizio Sanitario pubblico e da 30 anni è impegnato nello studio degli stati alterati di coscienza.

Segretaria del Congresso: sig.ra Rita Napoli Maldera.

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Introduzione generale.

Questo 13° Congresso Internazionale di Studi delle Esperienze di Confine, da sempre dedicato allo studio degli stati modificati di coscienza e ai fenomeni che si manifestano in condizioni al limite della vita -con inoltre l’intendimento di affrontare una discussione serena intorno all’evento morte- ha luogo in un momento in cui eclatanti fatti di cronaca hanno costretto l’opinione pubblica ad interrogarsi sulla definizione di coscienza e lo stato di coma, nonché a dibattere sul controverso quesito del voler vivere/dover morire o dover vivere/voler morire.

È dunque quanto mai di attualità proseguire sulla strada ormai da tanti anni intrapresa dell’approfondimento di condizioni dell’esistenza inusuali, ma non per questo meno reali o più insignificanti ai fini della conoscenza dell’individuo; così come appare di importanza ancora maggiore intrattenersi a discutere sull’erronea e diffusa percezione della morte quale argomento da eludere per non provocare sentimenti dolorosi e spiacevoli sensazioni.

Ancora una volta particolarmente incentrato sull’NDE (Near Death Experience), il programma ne affida la trattazione ad esperti della scienza psichiatrica e a divulgatori, ma dà ampio spazio anche a coloro che, ben lontani da una cultura specifica, si sono ritrovati a dover sperimentare personalmente il vissuto di premorte e ne riportano una vivida memoria che quasi sempre si rivela costruttiva. Questi infatti, oltre ad essere protagonisti di una straordinaria esperienza ai confini della vita, sono stupiti testimoni di un insospettato corso intrapreso dalla propria esistenza, in ogni caso diversa da quella precedente e spesso più ricca, più consapevole, più soddisfacente.

In questo contesto sarà proposto anche uno studio inedito sull’OBE (Out Body Experience), solitamente prima fase dell’NDE e non solo. Ma vi sarà attenzione anche per espressioni spiritualiste dei fenomeni di confine, per elementi storici cui non si può negare risonanza in ambito scientifico, per gli aspetti giuridici del discusso concetto di fine vita, temi proposti ed illustrati dai relatori sui quali sarà aperto il dibattito in sala alla fine di ogni sessione.

Gli Atti congressuali saranno disponibili già all’apertura dei lavori.