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Il cavalcatore spurio, la mano medicata ed il sapone d’autore in esposizione dall’Art Basel di Basilea al Museo Migros di Zurigo sino al 28 novembre 2010

“Ma che ci avrà fatto mai con quella mano… per farsi venire una tendinite così perniciosa?” (Saul Arpino)
 
I cristiani cattolici ammiccando già hanno compreso, ma gli atei dell’UAAR, e gli agnostici come me, che siamo tardi di comprendonio, a dire dei già nominati, dobbiamo fare uno sforzo per capire il concetto d’impurità che però così possiamo definire.
 
Chiunque, in particolare il Cavaliere ché presidente del consiglio non deve essere come Calimero il pulcino nero, ma dimostrarsi senza macchia e senza paura, proprio perché Cavaliere, quando persevera nel vivere con donne raccogliticce, da postribolo o, come ammolcisce l’asservita stampa, da “escortario”, nuovo sinonimo di bordello… insomma, chiunque s’accompagna abitudinariamente con mignotte,sul piano civilistico e morale vuol dire che non è pentito, altrimenti interromperebbe la pratica perché vive, per i sindaci, in stato di contravvenzione continua, e per la chiesa di Roma in stato di peccato grave per immoralità.
 
Ricordo, a conferma dell’enunciato, la porzione di frase testualmente dal Cavaliere proferita per sua discolpa: “…insomma, avete capito che non sono un santo…”!
 
L’acuta e sottile argomentazione giuridica canonica sull’impurità non sempre è convincente, ma nel caso del Cavaliere, notorio puttaniere e obbligato consumatore di pillole blu, mi convince e mi piace.
 
Per la premessa, e su base logica dobbiamo perciò ammettere che il Cavaliere che vive in stato di “peccato continuato” non può accostarsi alla comunione cristiana, e, quando lo fa, compie un atto che lo rende “consumatore terminale d’ostie consacrate”, ed ha perciò necessità, per salvarsi, del giorno della “Perdonanza” che l’astuto Benny  XVI, il gran bau perché pastore tedesco, gli negò forse a motivo che i tributi che lo stesso Cavaliere era in quell’occasione propenso a pagare, ovviamente con i soldi di noi tutti italici, furono considerati un’esigua prebenda, infatti, la chiesa di Roma, meglio la sacra bottega, le indulgenza le vende care! [Ecco due veri esempi di vendita d’indulgenze passati alla storia.
 
1) Tessera per il paradiso, fu la genialissima invenzione di un parroco napoletano. Consisteva in un cartoncino stampato, ottenibile con pagamento da versare al parroco, sulla cui testata era scritto l’acronimo “M.A.R.I.A.”, abbreviazione di: “Ministero Aviolinee Rapide Itinerari Astrali”. E sotto si continuava con: “Biglietto speciale per un viaggio da Napoli al Paradiso- Sola Andata”. Altri dettagli stampati sul retro del cartoncino contribuivano a far prendere ancora più sul serio tutto l’affare. Si annunciava: “Il biglietto emesso dall’aviocentro di Napoli è valido per l’inizio del viaggio da qualunque altro aeroporto. Il Ministero del Paradiso dispone anche d’aviolinee ultrarapide senza sosta in Purgatorio. Aviolinee assai utili per quei viaggiatori che, al momento della partenza, saranno forniti d’indulgenza plenaria o di contrizione perfetta”. Il biglietto per il paradiso si poteva ottenere con un versamento in denaro effettuato in favore della “Sacra Bottega”.
 
2) Prezzario ufficiale del 1949/1950 per le indulgenze.
 
Una s. messa al mese
12 ogni anno
Offrendo £ 100
 
Una s. messa per settimana
52 ogni anno
Offrendo £ 250
 
Tre s. messe per settimana
156 ogni anno
Offrendo £ 3000
 
Sette s. messe per settimana
364 ogni anno
Offrendo £ 5000
 
A proposito, pochi giorni addietro ho scoperto attraverso la testimonianza d’un poeta prete salesiano ottantasettenne, don Giuseppe Salvatore, che l’attuale premier fu frequentatore per più anni d’istituti salesiani di Milano, non so se come convittore o semi convittore. In ogni caso è lecito affermare con lo psittacus di buona memoria che: “…opera et impensa periit!”, perché i metodi educativi salesiani con lui fallirono giacché fallaci, o perché fallace già era il premier per la ragione che di quella loro morale  di cui ne ha fatto cose grottesche!
 
Or mi sovvien memoria di già morte stagioni… perché certi sindaci, di certi paesi, hanno multato i frequentatori di mignotte, uso il termine con il massimo rispetto verso quelle donne spesso più signore di quelle ingioiellate ed imbellettate, ma al Cavaliere che pubblicamente ha affermato le proprie frequentazioni il suo fido e prono alemanno non ha inviato contravvenzione!
 
Boh, però ormai abbiamo tutti imparato che se sei ricco la giustizia non ti rincorre, ma se sei in quello stato la rincorri mentre ti sfugge per timore che le farai un c…o così. Altro che Giustizia uguale per tutti!
 
E dire che nel paese dei barbari ameni-cani un Clinton che usò certa madame Lewinsky per compiere fellatio, come la Lesbia di Plauto nei quadrivi di Roma, canto LVIII, corse il pericolo d’essere linciato ed esautorato dalla carica, e certo lo fu, in his home, per la temibile madam Clinton che forse non usò le forbici come la Mrs. Bobbit, moglie del marine lasciato senza “zizi” il 13 gennaio 1994, però nel privato non sappiamo cosa esattamente successe.
 
Per il Cavaliere, invece, un similare o peggiore comportamento, caso strano, ottiene il sostenuto dibattimentale dell’avvocato Ghedini che in difesa del padrone asserisce che in simili casi chi deve essere dalla Legge perseguito è il procacciatore di signore disposte a tutto, anche perché il “padrone” era al corrente che le donne che si trovavano nella sua camera, quella di vecchio bavoso tenuto su dalla liposuzione, dalla chirurgia plastica, da gerovital o similari, da capelli impomatati che in realtà sono corde che dall’alto penetrano in ogni muscolo per tenerli tutti insieme, erano lì perché innamorate di lui alla follia.:.. :-X
 
Ma ora lasciamo i contratti con gli italici, le escort in aereo di Stato in viaggio verso la Sardegna, le mignotte di Palazzo Grazioli, i tanga che si sfilano per giovare a “papy” biologici e putativi, moglie che accusa: “… ha bisogno d’essere curato…” e spazzatura e promesse alla nazione mai mantenute intanto che l’econo-sua è sempre emergente come per lo strano caso dei decoder del digitale terrestre venduti dalla sua famiglia, e torniamo alla saponetta “Mani Pulite” composta di puro premier italico. Opera artistica che lo renderà imperituro nella memoria delle genti.
 
E’ successo che il Cavaliere del duomo in faccia, del “partito dell’amore” e del “governo del fare”, come lo definisce lui, si è ieri operato ad una mano per motivi sconosciuti. Fin qui la scarna notizia che non interessa proprio nessuno, ma essa diventa ghiotta quando… quando si va ad apprendere che il nostro beneamato premier già è esposto in un museo come saponetta, e che ora qualcuno reclama il materiale asportato dalla sua mano per farne “collanine con reliquia” da vendere ai “credenti” di turno.
 
Come nelle migliori favole molti subito hanno creduto che il cavaliere è in un museo sotto forma di statua di cera, o busto di bronzo, o raffigurato in un gruppo marmoreo aggrovigliato con previti, letta e dell’utri quasi alla maniera del caprone Pan che cinge e molesta le Naiadi… e invece no, perché sì tratta dell’esposizione di grumi di grasso dell’uomo dei sogni d’ogni escort che sono impastati con materia amorfa assumendo la forma della saponetta “Mani Pulite”!
 
Sì, proprio grumi di grasso del “cavalcatore” italico. Grumi che gli furono asportati durante un intervento di liposuzione avvenuto nel 2004 nella clinica Svizzera “Ars Medica” che si trova nel Canton Ticino. Ovviamente la persona che diede il “lardo” di premier allo Scultore è a noi anonima, ma i bene informati giurano che l’avvenimento è vero, e sono disposti a fare sottoporre premier e oggetto anche al test del DNA.
 
L’idea della produzione artistica della “saponetta al Cavaliere” fu dello scultore italiano Gianni Motti, nato a Sondrio nel 1958 e da parecchi anni residente a Ginevra. Questi, ancora memore della quasi obsoleta operazione “Mani Pulite”, su quella scia fece del lardo dell’impuro impomatato premier un’opera d’arte esposta prima all’Art Basel di Basilea, ed oggi presente al museo Migros di Zurigo dove si sta svolgendo la trentaseiesima edizione di cultura d‘arte moderna.
 
La “saponetta di premier” fu poi presentata al pubblico nel 2005, già allora facendo scalpore.
 
Oggi, in guisa di saponetta, quel grasso di Cavaliere presidente del consiglio dei ministri è in un’illuminata teca del museale. Ed essa è vera come sono veri gli scherzi  che il Cavaliere ama propinare agli amici più cari, “quasi suoi compagni di giochi infantili”, per esempio facendo le corna in fotografie ufficiali, o nascondendosi dietro colonne da cui appare facendo “cucù”, o anche “che cu” nel caso nei pressi ci fosse una sanguigna mignotta.
 
La saponetta di puro e “impuro” grasso di Cavaliere potrà essere da ognuno ammirata nel museo svizzero fino al prossimo 28 novembre 2010.  
 
Sempre la stessa saponetta “Mani Pulite” già fu venduta nel 2005 ad un collezionista privato che l’acquistò per la modica cifra di € 50000. L’opera, come tutte le ironie, passò di moda, però ai giorni nostri riesumata appare nel museo svizzero che da oggi sarà denominato “Museo degli orrori”.
 
Oh, ho ancora di nuovo l’obbligo di precisare che questa saponetta “Mani Pulite” costruita con grasso di Cavaliere è realmente esistente, non come quelle che certa ideologia storica vuole far credere che siano state realizzate dai cattivi ai danni dei buoni!
 
Kiriosomega, mancato scultore, ma pur sempre agnostico.
 
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Cina nel mirino… – “Divide et impera” é il sistema di potere basato sulla destabilizzazione altrui e sull’uso strumentale di casi umani, vedi la concessione del Nobel per la Pace a Liu Xiaobo

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Povera Cina, la sua colpa é di non essere prona ai voleri dell’alta finanza e delle potenze militari dominanti in occidente…. Siccome si rende troppo autonoma e competitiva sul mercato mondiale meglio crearle uno scandaletto in casa… Presto fatto: ecco tirato fuori il caso  Liu Xiaobo… Ma quali sono le vere “motivazioni” del conferimento del Nobel per la pace a questo “dissidente” venuto dagli USA?… 

 

“A pensar male ci si  azzecca…” Direbbe il mio conterraneo Giulio Andreotti, ed infatti ecco che tutti i media proni al volere del padrone  fanno baccano per un prigioniero in Cina e dimenticano le centinaia di detenuti “politici” nei campi di concentramento americani….

 

Simpatizzo con il governo cinese, lo ammetto,  ma spero che abbia il coraggio e la forza di liberare il dissidente scomodo  senza dover recedere dalla sua indipendenza politica…

 

Paolo D’Arpini

 

Ed ora leggete la lettera dell’amico Kiriosoga:

 

In tutto il mondo, controllato dal dio $ si fa in modo che opportunamente armate e imbonite popolazioni “inermi” si lottino tra loro sino alla distruzione dell’etnia più “scomoda per lo Stato colonialista” prossimo dominatore, e si ripagano uno o due capi locali con miseri doni che ingigantiscano ancor più il loro Io miserabile che diverrà persecutore nella regione di residenza. Costoro spariranno poi, fisicamente, secondo necessità.

 

Negli ultimi anni a noi vicini sono stati sottoposti a questa nefandezza dell’uccisione fisica, con raffinata tecnica “occidentale”, sia Saddam Hussein, sia Slobodan Milošević. Personaggi certamente assai più culturalmente avanzati del tribale della fotografia, ma, nonostante ciò, la loro fine fu d’essere giustiziati per necessità del dominatore, e proprio tale ingloriosa morte dimostra l’esattezza della tesi sopra esposta.

 

Sì, nonostante il mondo occidentale si professi “progredito” e “civile”, “pio” e “democratico” quei personaggi, non peggiori d’altri, furono fatti sparire, e non soltanto loro, perché Guantanamo e chissà quanti e quali altri luoghi dell’orrore lo confermano con le rivelazioni di notizie su di essi ormai all’ordine del giorno.

E tante altre genti sono state massacrate dalla truculenta e aggressiva “logica” colonialista/capitalista/sionista/cristiana, spesso senza nessun grado di giudizio, o dove questo ha avuto la parvenza di essere posto in essere si è sempre rivelato una presa in giro.

Un successivo esempio di “democratico disimpegno politico”, di deturpamento della Verità è l’azione avvenuta per il tutelamento d’interessi economici resi proni alla concessione del Nobel per la pace al cinese Liu Xiaobo, (omissis). Cinese a noi tutti perfetto sconosciuto, ma, forse, nel suo Paese con grandi meriti anti governativi.

 

Ora, cavalcando l’onda del racimolare denari con qualsiasi mezzo, i soliti “spiantati” u$a. vogliono spingere la Cina a rivalutare la propria moneta, stupidità grossolana e reale che qui non ha senso dimostrare. E per giungere a ciò per i rapaci finanzieri occidentali ogni mezzo è buono, anche sfruttare il povero detenuto Liu Xiaobo buttandolo in mezzo “agli onori della cronaca della comunità mondiale” così da tentare di colpire la Cina ed il suo Governo che certo hanno tanti demeriti, ma non peggiori di quelli statunitensi, israeliani, inglesi, russi, francesi, pakistani, indiani, arabi sauditi, turchi, tedeschi, nipponici, dei Paesi Bassi…

 

Non capiscono i “rapaci della finanza” che oggi toccare il colosso Cina è assai pericoloso, ma la FMI (Fondo Monetario Internazionale) ben deve saperlo, perché una guerra delle valute porterebbe il dollaro e l’euro al tracollo con immiserimento dell’intero pianeta… e addio loro “Novus Ordo Seclorum”, che ne sparisca anche il tentativo mi rallegra, ma che ciò avvenga con sistemi meno cruenti è auspicabile.

 

Nel frattempo il pio clero cattolico  non “prega” appassionato com’è solo nel “raccogliere” denari e tenersi “Renatino De Pedis” tumulato come santo e martire in un avello della basilica gesuita di Sant’Apollinare, e, si badi bene, lo stesso Vaticano che straparla con i suoi clerocratici e teocratici, a patto che siano solo loro ad amministrare il dio, di perversione italiana nel rimpatriare i clandestini che qui giungono non ha espresso una sola parola in favore dei diritti dell’uomo e di come è trattato in Cina!

 

Ma si sa, come già recito nel titolo d’un mio libro di prossima pubblicazione, “Il dio non è trino, è quattrino”!

 

Kiriosomega l’agnostico che rammenta: “Tantum religio potuit suadere malorum…”! (T. Lucrezio Caro, De rerum natura, versi 101-106. E chi vuole identificare questo scomodo atomista epicureo con il giovane Cicero dovrebbe seppellirsi con la sua scarsa e asservita cultura, ma questo discorso è per pochi e non posso qui intraprenderlo).

 

…. leggete il commento ricevuto da Giorgio Vitali:

 

A conferma…. In un saggio, Valerio Onida (Guerra, diritto, costituzione; Il Mulino sett.oct. 1999) scrive di temere che l’operazione Kosovo trasmetta all’opinione pubblica mondiale un messaggio regressivo, perché il RISCHIO di far sembrare l’ideale di un Ordine internazionale pacifico e giusto come “morto e sepolto” è incombente, con il corollario di celebrare come unica realtà valida il rapporto di forze.  

 

Un altro fine studioso, Fabio Fossati, sempre su Il Mulino lu-ago 1999, in un saggio: L’ordine mondiale e la guerra fredda, è preoccupato perchè le credenze dei conservatori circa l’ordine internazionale partono dal postulato…”lasciamo le cose come stanno” e qualcuno ritiene perfino, “senza dichiararlo esplicitamente”, CHE SIA OPPORTUNO CHE I POPOLI SOTTOSVILUPPATI SI AMMAZZINO TRA DI LORO.

 

Ciò che lascia perplesso un critico come il sottoscritto, non è il fatto che esistano questi problemi, ma che incaricati a commentarli ufficialmente o quasi, (Il Mulino vuol dire il giro moderato bolognese, Prodi in testa), siano intellettuali così infantilmente sprovveduti da credere alle chiacchiere ed alla propaganda di chi VUOLE invece e soltanto DOMINARE TUTTI GLI ALTRI.

G. V.

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“Ma le deputate del PDL si sono prostituite oppure no?” – Ed altre verità sul mondo femminile e sulla prostituzione presunta e sulle colpe stabilite dalla convenienza politica economica mondiale

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Perdonatemi il titolo un po’ fuorviante.. con le affermazioni di Angela Napoli -ritirate per convenienza politica- in cui si adombrava l’ipotesi della “prostituzione politica” (magari pure fisica) di alcune deputate PDL per ottenere i seggi… era una chicca troppo bella…

“Era una metafora” ed é costata cara all’innocente Angela Napoli, del Fli, che aveva fatto allusioni pesanti sul metodo d’ingaggio berlusconico. Lei ha dovuto chiedere scusa ma tutti pensano ancora che abbia detto la verità… Comunque mi é sembrata una buona dritta per introdurre il discorso che segue…

(Paolo D’Arpini)

 

 

Trapassare da figlia di famiglia alla categoria di giovane pompon, coniglietta, velina, pornodiva, fotomodella, ragazza coccodè, svampita… amica di nani e suoi amici pagliacci è questione solo d’educazione, personalità, avvenenza e, soprattutto, di tanga facilmente sfilabile.

 

Ma il ritrovarsi nella tipologia descritta, già di per sé triste, è, nonostante tutto, la storia di tantissime ragazze irretite da vecchi sporcaccioni che glie la appiccicano addosso! Se però dagli italiani a queste super carrozzate è riconosciuta “potenza”, le stesse ragazze divengono invidiate da moderne mamme con figlie al seguito, così che sono perdonate perché “pecunia non olet”… e poi potenti deficienti le sostengono secondo capriccio anche in carenza d’ormoni, ma sorretti dalla pillola azzurra.

 

Così insieme con queste pullulano, nei grandi fratello, anche quelli che rincorrono palle e palloni secondo propensione, e altri, già dismessi personaggi televisivi, che in sconosciute isole sono a caccia di realizzazione dell’ultima loro immagine pubblica prima che la farfalla tatuata sulla poppa si trasformi in condor anche se interverranno bravi chirurghi.

 

Ma, nonostante tutto, l’unico epiteto che non abbandonerà quella gente, specialmente le ragazze fino a che camperanno, sarà quello di svampite, perché se le signorine sono cretine la “qualità” se la terranno a vita, alla faccia del patrimonio lucrato e d’ogni “carriera” intrapresa (ivi compresa quella politica N.d.R.).

 

Numerose sono le svampite occidentali, forse il termine cinematografico è arcaico, ma la categoria non è mai passata di moda purché le ragazze, appariscenti ed apprezzate, quando stanno zitte, appartengono alla categoria delle: “La-do-via silente al potente”!

 

Questo “rituale” è comune nell’opulento Occidente, mentre nel nostro poco apprezzato Vicino Oriente le donne, svampite o no, hanno invece diritto a starsene zitte ed oscurate da panni che, se pure facenti parte di una tradizione, sono davvero assai scomodi anche per il solo respirare in quell’aria calda umida, o molto secca secondo stagione!

 

Ma c’è di più, infatti, in quelle latitudini le donne non sono apprezzate solo perché stanno zitte, giacché è loro imposto di stare tacite e non comunicare mai i loro pensieri se non richieste. Inoltre, le poverette sono spesso schiave di uomini che sono autentici aguzzini, almeno nella gran parte dei casi. E ancora, quelle povere donne devono stare sottoposte anche al maschile uso del “ti ripudio” senza sentenza, pur essendo state sacrificate sull’altare d’Eros in giovanissima età, spesso quella che ancora è propria di “mammina di bambole”.

 

E sempre le stesse donne sono assai spesso sfregiate e deturpate attraverso l’uso d’acido solforico lanciato loro addosso se rifiutano le profferte amorose di un imbecille di turno che si dichiara innamorato, ma che non si sente corrisposto o comprende d’essere rifiutato.

 

Il “marchio” della deturpazione e sfregio del viso quelle disgraziate donne, vittime della loro avvenenza, lo porteranno tutta la vita, ma la bestia maschile, invece, se sarà processata, otterrà una condanna a pochi mesi di carcerazione.

 

Ma non si senta superiore, per questo, l’epulone occidentale che del corpo delle donne sa solo fare mercimonio… come ben ha dimostrato il bedù amico e socio in affari di Berlusconi, e ricordiamoci che in Italia la pena di morte è stata depennata dal C.P. Militare solo nel 1994!

 

Ma anche in altri Paesi, nella confederazione degli ameni-cani, la pena di morte è ancora in auge con raffinate tecniche che non sempre funzionano bene, infatti, assai spesso l’iniezione letale stenta ad agire, mentre il tentativo di “arrostire” i neuroni è altrettanto spesso inadeguato. Anche il ricco e potente Israele adotta la pena di morte! La distribuisce attraverso il suo “pietoso” “Tzahal – צהל” ai goym di Palestina, i veri proprietari di quelle terre, e la amministra attraverso la lapidazione verso chi non gli si confà. E’ possibile vedere immagini della lapidazione di una donna palestinese per opera di soldati dell’esercito israeliano nell’indirizzo seguente: http://a.imageshack.us/img443/684/stoningisraelpalestinia.png .

 

Ma anche l’Arabia Saudita, il Paese che tanto è caro agli ameni-cani per il suo petrolio, pratica la pena di morte… anche in Cina, in Russia e suoi ex Paesi satelliti essa è di moda… ma di questi, per convenienze politiche non se ne deve parlare!

 

E di tutti i morti, persone importanti per la scienza, o disgraziati, di cui nemmeno più si ricorda il nome, uccisi in nome del pietoso cristianesimo delle crociate o dell’inquisizione, o anche dal volere del “santo e pio” Pio IX ci vogliamo dimenticare?

 

E dei soldati italiani e francesi uccisi con il plotone d’esecuzione da incapaci generali d’Europa ci vogliamo scordare? E dei soldati macellati sull’ara del dio denaro vogliamo disfarcene anche nel ricordo, o chiedere loro scusa come a distanza di secoli quasi ha preso il vizio di fare la chiesa di Roma.

 

E quanti altri esempi possono essere riportati!

 

Ma dove nuovamente si va a puntare l’odierna propaganda politica dell’Occidente? Sul cattivo Iran!

 

Il moderno demonio che, per quanto demonio, non è peggiore dei sanguinari Bush padre e figlio, o del mentitore vampiro inglese Tony Blair, o di tanti governanti di comodo protetti dalla forza militare statunitense.

 

Dunque, il vero problema che odiernamente l’asservita stampa dibatte non è la morte per lapidazione della disgraziata Sakineh, ma è il porre all’attenzione degli imbecilli che l’Iran è una peste che deve essere estirpata.

 

Imbecilli mondiali che nemmeno s’accorgono che i padroni delle industrie, complici il mondialismo e certi sindacati, li derubano di denari con la creazione di “contratti ad personam”, e li depredano anche di conquiste sociali dovute ad anni di lotte.

 

Ecco, perciò, cosa si vuole nell’Occidente del Potere e dei suoi vassalli:

 

Stroncare ogni voce di dissidenza in proposito del sinarchismo interbancario giudaico/statunitense e di revisionismo storico!”.

 

E allora?

 

Allora voglio rammentare alcune parole estrapolate da una canzonetta settaria, una canzonetta di tanti anni fa dei bravi comunisti “Nomadi”: “…ancora tuona il cannone, ancora non è contenta di sangue la belva umana…”…

 

Scritto dall’agnostico Kiriosomega che condanna ogni fede, teocrazia, clericocrazia e mondialismo.

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Critica politica: “L’8 settembre, Cassibile, l’Italia dei lupercali, l’arte del mugugno e l’arte del fischio…”

category Lunario Paolo D'Arpini 7 settembre 2010

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Domani ricorre l’8 settembre, che é il 251º giorno del calendario gregoriano, ma non é propriamente questo che ci interessa, bensì la ricorrenza dell’evento che molto influì sulla nostra storia patria. Il dramma dell’esercito italiano scoppia alle 19,45 dell’8 settembre 1943, quando la radio divulga il messaggio del maresciallo Badoglio in cui si annuncia che é stato firmato l’armistizio a Cassibile. Da ciò lo sbandamento di centinaia di migliaia di soldati e l’occupazione degli uffici istituzionali e delle caserme da parte delle truppe tedesche, che in verità già stazionavano sul suolo italico (in veste di alleati). Da quel momento iniziava lo sbandamento, la prigionia ed il lavoro forzato per molti nostri connazionali, l’imboscamento e la guerra civile, mentre il re firmatario si rifugiava al sud sotto la protezione degli ex nemici. Forse l’armistizio fu cosa buona, poiché gli italiani non avrebbero mai voluto la guerra dichiarata da Mussolini ma il modo in cui le cose vennero gestite, senza alcuna considerazione per i danni morali e materiali alla popolazione, lasciò una traccia indelebile nel nostro DNA politico. Ecco da quel momento in Italia iniziò un processo quasi irreversibile di “non credibilità politica” che si manifesta anche nella politica nazionale di questi giorni. Mettiamoci le mani nei capelli e leggiamo -in sopraggiunta- l’analisi spietata sulla situazione attuale dell’agnostico Kiriosomega.

Paolo D’Arpini

……….

 

Dell’Utri, Berlusconi, Fini… Povera Italia!

Da ragazzino, nel Paese dove salta il camoscio e tuona la valanga non sapevo fischiare e invidiavo i coetanei che con lingua attorcigliata, e due o quattro dita in bocca, emettevano suoni che nulla avevano d’umano.

 

Ancora non ho imparato l’arte del fischio e, certe volte, in verità, assai spesso me ne pento.

 

Sì, me ne pento perché di fronte a taluni politicanti di mestiere con “pedigree giudiziario” lungo come la quaresima bisogna ricorrere almeno al fischio per rapidamente trapassare allo sputo se si potessero imitare, nella precisione e gittata dello stesso, certi camelidi della favolosa Asia.

 

In questi giorni, invero, fischi ed urla d’accompagnamento hanno pilotato la pubblica apparizione di certi arconti delle nuove baronie capitalistiche che avrebbero desiderato arringare le folle. Folle che, lì pervenute, non erano state pagate e trasferite, colazione al sacco compresa, per applaudire, come di solito avviene, ma c’erano genti arrivate di proprie volontà e capaci ed orgogliose di saper fischiare.

 

Ma nonostante l’handicap già riferito non mi sono mai considerato “politicamente ipocrita”, perché da tempo ho imparato che la morale non deve arrestare l’idea di ciò che è giusto fare, ciò alla faccia di chi, detentore del Potere, spaccia per vere le sue elucubrazioni paranoidi tese a difendere la casta parlamentare d’appartenenza.

 

Mi riferisco, dunque, ai nostri poco eletti SERVITORI!

 

Servitori del popolo e della nazione che nascostamente s’avvalgono della polizia per colpire quelli che li contestano perché più essi non hanno il ben dell’intelletto sino al segno di decantare le buone regole sociali di convivenza solo per personale opportunità, e ciò per la ragione d’essere “figli d’arte” od OGM per strane improvvise naturali genetiche devianze.

 

Però sempre mi suona strano come il corpo di Polizia, pur formato da ragazzi del popolo, sia capace di trasformarsi in aguzzino della “Dea Ragione”.

 

Così, il diritto popolare ad esprimere voto ed opinioni, anche fuori delle urne, è vietato, pena manganellate e denuncia a piede libero!

 

Ma ancora mi sovviene, in questo paese democratico, che dell’opinione il popolo è stato privato come avviene nei regimi comunisti, e ciò, in atto, per la cattiveria di un presidente del consiglio che per proprio illecito interesse e peculato, con falso ideologico e manipolazione del comune senso legale delle cose, ha costruito un governo su sua misura, in altre parole molto basso” avvalendosi del denaro e del degrado morale.

 

In favore del pensiero appena espresso rammentiamoci il sanguinario “Bush” che al G8 di Tokio fece circolare una cartella, smentendone la paternità, che proclamava Berlusconi il più corrotto governante del più corrotto governo!

 

E allora? Allora sostengo che fermare gli ipocriti comizi organizzati solo per ricerca di battage pubblicitario da parte dei politicanti a vita, complice la solita ytalyota stampa, è: “Vere dignum et iustum est, aequum et salutare …”.

 

Dunque, ritengo giuste le iniziative tese a non accettare il dire di chi, nell’errore, vuol fare apparire ad altri che solo lui possiede la verità.

 

Uno tra i fischiati di questi giorni è stato il Marcello Dell’Utri, il palermitano pregiudicato per mafia che qualcuno ha voluto per presentare i diari, ma quanti ce ne sono, del “compianto” BENITO MUSSOLINI che, forse, sentendosi sulla bocca del reo, si sarà agitato non poco in quel di Predappio.

 

Ora, mi fa solo piacere che Dell’Utri è stato fischiato e impedito nel parlare in pubblico, perché un condannato per mafia che inneggia ai mafiosi che cosa può dire o dare al popolo cui appartiene?

 

Ma, oltre a ciò che ho riferito c’è stato ben altro!

 

C’è stato, in primis, lo starnazzamento del ragazzetto viziato del PDL, quello che mi fa così tanta pena da crearmi la voglia di buttarlo via con l’acqua sporca, a cui ha fatto coro il solito azzeccagarbugli Cicchetto, anche lui ex radicale, che con altri ha adito a parole inusitate definendo fascisti cittadini che proclamavano i loro diritti plagiati dalla propaganda pubblicitaria degli ameni-cani…. Ci vorrà tempo per educarli, ma la storia, che non può a lungo essere imbavagliata, li istruirà!  Ora, invertiamo gli attori del discorso svolto e poniamo sotto “accusa” i legulei di un potere governativo mal gestito per interessi personali, quelli che hanno accusato di manifestazioni “improprie” chi reagiva per dissenso, ed anche quelli, di Sinistra e di Destra, che tacitamente si sono silentemente accodati senza osteggiare l’azione del “potere”.

 

Costoro, in questo caso forzisti del capitale tanto odiato, dove erano e perché non hanno violentemente manifestato allorché il loro compare di casta Dell’Utri fu condannato per mafia? Proprio quel Dell’Utri che con il consenso del Berlusconi, il capintesta del “pesce che puzza”, anche inneggia al mafioso Mangano come eroe!?

 

In qualsivoglia altro paese, il pedigree di Dell’Utri è sufficiente per lasciarlo abbandonato a se stesso lontano dalla vita pubblica e politica, verosimilmente in galera; ma in Italia essere euro parlamentare, anzi essere parlamentare o assessore… non più è possibile senza il clientelare scambio di voti con le cosche mafiose che talvolta fanno capo alle banche, od anche, su diversa barricata, senza il placet della chiesa di Roma.

 

Perciò, credo che il popolo ha il diritto di dissentire anche rumorosamente poiché non è possibile che i propri servitori si macchino di reati gravi continuando a stare al Potere!

 

In ultimo, sull’immoralità ed uso delle norme giuridiche a proprio favore è giunta, già da ieri, la nuova zampata del premierino d’italietta che appetiva i transfughi di Gianfranco Fini: “… do ai finiani la facoltà di essere candidati e con me rieletti purché si accordano con il PDL (“Partito Dei Ladroni”)!

 

Se questa non è mafia vuol dire che gli italiani dai lupercali si sono rifugiati nelle stalle!

 

Kiriosomega, l’agnostico 

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Kiriosomega: “Cossiga e Berlusconi fan rima con….” – Impietosa analisi postuma (su Francesco) e futuribile (su Silvio) – Ovvero: la verità sui potenti si conosce sempre “dopo”…

category Lunario Paolo D'Arpini 26 agosto 2010

“Io”  Francesco Cossiga fu narcisista per natura e s’industriava ad auto compiacersi per la sua personalità distorta da “Ego” affetto da mania di grandezza, insomma era la pariglia con il suo per certi versi caratterialmente emulo berlusconi che certo non possiede la verve, l’ironia e la satira dello scomparso.

Cossiga, dunque, anche arconte oligarchico che ben poteva figurare nell’ancienne regime assolutista monarchico, in realtà apparteneva ad epoca posteriore, ma, nonostante tutto, con il suo comportamento mostrava d’essere assertore, per personale diletto, più dello stato liberale liberista che di quello democratico.

Picconò, s’usava dire durante gli anni ‘90, chiunque scoprì come interlocutore capace di gettare ombra sul suo sentirsi ed atteggiarsi nel ruolo di primadonna, e specialmente picconò ogni “novità” politica per timore di perdere i propri privilegi.

Cossiga, infatti, voleva distruggere chi non amava nessuno politicamente, ma circuiva, o tentava di farlo, chiunque potesse essergli utile secondo suo discernimento.

Insomma, era solo uno scaltro personaggio alla Catilina interpretato secondo le catilinarie dell’elitario e conservatore Cicerone, dunque, personaggio che con altri della sua età si dimostrò difensore solo dei propri diritti e di quelli di pochi che considerava appartenenti al suo censo, o, forse, tale fu per loro solo perché aveva da temerne! Ogni riferimento al C.A.F. è espressamente voluto.

Cossiga fu dunque “maestro del torbido”, un individuo che per suo interesse e per primeggiare in artificiosa intelligenza, e se ne vantava apertamente, anche minacciò le dimissioni dai ruoli ricoperti e in una pubblica trasmissione si definì: “Puro prodotto di un’oligarchia al potere”!

Subdole esternazioni, queste, che proprio miravano a mai abbandonare il posto di potere conquistato difendendolo con l’ironia della sua raggiunta potenza politica.

Oggi, nei giorni in cui ha tolto il disturbo per la sua invadenza, gli odierni politicanti a lui assai simili e giunti presso il feretro per sincerarsi della morte di questo sassarese, lo esaltano quasi incuranti di lasciar trasparire dietro “l’occhio canin in porcino ceffo” la baldanza per essersi liberati di un attore scomodo che conosceva molti degli scheletri che gli intervenuti necrofori accuratamente nascondono allo Stato ed all’Elettore.

Se mal non ricordo, Massimo Fini intervistandolo di lui pubblicò notizia che alla domanda: “Perché difende l’indifendibile, -la casta socialista-”, rispose: “Oh bella, perché i socialisti difendono me”.

Insomma, dell’antico do ut des Cossiga aveva una visione egotica da oligarca precettore del nulla, o meglio, aggiungo, del malfare politico.

Novello Omero dal dio invasato, dei suoi nemici decantava epiteti che amava costruire e riferire, così c’erano nel suo privato linguaggio, “il figlio di madre ignota”, “il poveretto”, “ciuffo bianco”, “Quasimodo”, “luna piena”, “scemo e mascalzone” e tutta una tribù indistinta di zombies che s’aggiravano per le Camere.

Non mi permetto di contraddirlo su tali aggettivazioni, anzi condivido in toto l’ultima espressione che testimonia, lui compreso, che essere parlamentare, dal dopoguerra ad oggi, è ruolo che può svolgere anche un morto, tanto, per quello che fanno… meglio sarebbe che non lo facessero! Per terminare il rapido esame della personalità e presunzione di Cossiga ricordiamo che era assai simile a quella dell’odierno piccoletto, benché il secondo sia meno elegante e più brutale.

Possiamo anche paragonare il suo modo d’essere, ma un po’ più smorto, a quello che manifesta dietro la sua maschera l’uomo di Sondrio, o che è propria del lilliput veneziano che tracima senza saper tacere.

Cossiga era infido ma elegante, acuto e ironico secondo convenienza e certamente sovrastava tutti gli ominicchi di serie B che tali sarebbero rimasti se il tornado “mani pulite” non avesse scosso dalle fondamenta tutti i palazzi del potere.

Cossiga anche in tarda età, ormai non più lucido ma sempre ironico e maligno, continuò, ormai senatore a vita, a turbare la politica dei più giovani ytalyoty cui non risparmiò salaci suggerimenti e s’impegnò anche nel volere fondare partitini insignificanti: “L’Udr, l’Upr, l’Associazione XX settembre, il Trifoglio” che avevano bisogno, come le religioni, delle tenebre per miseramente risplendere. In ultimo, siamo perciò autorizzati a ritenere che Cossiga giocò a scacchi con la politica che non fu mai per lui cosa seria dimenticando che con essa amministrava il popolo italiano, e ciò alla stregua del suo degno compare Andreotti che, però, di governare la colonia Italia era ingordo.

2) La cattiveria politica di Cossiga!

Cossiga fu professore associato di Diritto Costituzionale, come altri politicanti del panorama italico, ma della materia e dell’insegnamento conosceva ben poco perché non mostrò mai adeguata preparazione. Infatti, in una comunicazione avvenuta nel 1950 e pubblicata in una rassegna universitaria specialistica diffuse una ricerca che conteneva gravi errori in proposito delle funzioni espletate dai Pubblici Ministeri, e, nel 1969, incredibile factu, per la sua scarsa preparazione il Consiglio di Facoltà dell’Università di Sassari, su forti spinte studentesche, dovette revocargli la cattedra di cui era incaricato dopo che per due volte era stato bocciato agli esami per essere dichiarato ordinario. Per salvarlo dal baratro qualcuno intervenne in favore del politicante già ben omertoso, e gli costruirono intorno, similmente ad una sibillina infima pubblicità, una cattedra di “Diritto costituzionale regionale”!

In altre parole una cattedra del nulla, perché non esiste il diritto costituzionale regionale tra le fonti del Diritto Positivo italiano.

Cossiga politicamente non aveva amici, solo interlocutori che dovevano essere sacrificati sulla propria ara per placare la sua voglia di primeggiare, infatti, si deve ricordare che prima delle elezioni del 1990, contravvenendo ad ogni norma di neutralità imposta dalla carica rivestita, attaccò anche la Lega, e di lì a breve descrisse come “criminali i suoi iscritti”.

Ma il cossighiano tragico comportamento di livore, verso chi nutriva idee a lui non piacenti, si spinse al segno di volere intimidire l’ideologo della Lega, il già anziano Gianfranco Miglio.

Lo stesso Miglio così estesamente descrisse in: “Io, Bossi e la Lega. – Mondadori, 1994, p. 28” il perentorio e terroristico dire della telefonata ricevuta da Cossiga:

“Rovinerò Bossi facendogli trovare la sua automobile imbottita di droga, lo incastrerò! E, per quanto riguarda i cittadini che votano per la Lega li farò pentire! Nelle località che più simpatizzano per il Vostro movimento aumenteremo gli agenti della Guardia di Finanza e della Polizia, anzi li aumenteremo in proporzione al voto registrato. I negozianti e i piccoli e grandi imprenditori che vi aiutano saranno passati al setaccio. Manderemo a controllare i loro registri fiscali e le loro partite Iva. Non li lasceremo in pace un momento. Tutta questa pagliacciata della Lega deve finire!…- Confesso che la sorpresa provocatami da quella sfuriata mi lasciò senza parola, così continuò a scrivere Miglio. -Cossiga era per me un amico, ma era anche il Presidente della Repubblica! Mi avevano riferito, infatti, che piccoli operatori economici in odore di leghismo avevano ricevuto insistenti ispezioni della GdF; e se addirittura il custode della Costituzione era pronto ad avallare atti illeciti a danno di cittadini colpevoli soltanto di avere un’opinione politica diversa da quella dominante, dove andavano a finire le garanzie dello Stato di diritto?”.

Cossiga non querelò mai Miglio per le dichiarazioni riportate nel libro. Dichiarazioni che lo mostravano in atteggiamento di ricatto contravvenendo regole sociali e norme giuridiche che vogliono il Presidente della Repubblica arbitro delle situazioni politiche e non basso detrattore dell’altrui pensiero.

Ma i degenerati partiti della Prima Repubblica avvertivano d’essere giunti al capolinea del loro percorso e, in difesa, si unirono a Cossiga ed ai suoi colpi di maglio volti, in quell’occasione, contro la magistratura e la Lega.

Così alte interessate cariche dello Stato lo glorificarono “Padre della Patria”, e impreparate culturalmente come sempre sono state lo dichiararono “insigne costituzionalista” senza dar conto che, non da solo, fu uomo degno degli oscuri tempi che il CAF fece vivere al Paese.

Kiriosomega

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