Risultato della ricerca:

Benito Castorina risponde ad Eliana che interroga Giorgio Nebbia sul come scaldar la casa senza inquinare eccessivamente

Facendo riferimento all’articolo:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/12/13/%e2%80%9cper-trenta-denari-vendettero-persino-gesu%e2%80%a6-figuratevi-il-pianeta-terra%e2%80%a6%e2%80%9d-discussioni-filo-economiche-di-copenhagen-e-dintorni/

Eliana pone delle domande a Giorgio Nebbia:

 

“Caro Giorgio Nebbia, leggendo quello che scrive mi vengono in mente due o tre cose da chiederle. Le seguenti:

1.     Cosa fa lei a casa sua per limitare i danni sull’ambiente? Cosa usa per i trasporti? Questo non per far polemica ma per avere delle idee.

2.     Ha parlato di filtri sul camino. Io cerco, con molta fatica, di non usare la mia caldaia a gas ma di usare le tre stufe che ho per tre camere (la legna è mia). Però sono consapevole di inquinare. Dove si trova informazione su questi filtri? 

3.     Altra cosa sulle stufe: sono convinta che le stufe a pellet siano più inquinanti delle stufe a legna per via delle micropolveri, ma dove trovo letteratura su questi argomenti?”

 

 Interviene Benito Castorina:

“Una risposta per  ELIANA,  non sono Nebbia, ma ho le idee chiare, tu non fai male a nessuno anima santa e se hai la pazienza di leggermi ti dico il perché.

Gas, carbone, petrolio, se vengono estratti e usati per produrre energia producono gas serra. Se rimangono nel loro sito e  non vengono estratti danno alla natura il tempo e l’opportunità di rigenerarsi. La natura ci viene incontro e noi, ove  è possibile farlo con sistemi naturali, dobbiamo cogliere le opportunità che ci offre.

Un albero che si decompone produce una quantità di gas serra pari o superiore ad un albero che brucia e nel completo ciclo vegetale una pianta assorbe e rilascia la stessa quantità di anidride carbonica (che quantitativamente è uno dei principali gas serra) mantenendo l’equilibrio ambientale. Purtroppo l’anidride carbonica stimola l’attività delle piante che producono più pollini con le relative conseguenze, che si stressano e i rami diventano deboli e cadono con altre conseguenze, che si moltiplicano rovi e piante rampicanti che assalgono gli alberi e li fanno morire. Se guardi con attenzione gli alberi ti accorgerai che non pochi sono verdi anche d’inverno, ma quel verde (edera e altri rampicanti) non sono foglie per il loro nutrimento ma sciacalli vegetali al lavoro anche durante il periodo di riposo vegetativo dell’albero.

Per questo motivo “i geni” hanno pensato di riportare sotto terra contenendola in serbatoi di acciaio l’anidride carbonica prodotta in seguito all’estrazione di gas, carbone, petrolio. Solo che per produrre i serbatoi, per trasportarli e per interrarli si produce nuovamente anidride carbonica, quindi non si può fare l’equazione da sottoterra la prendo e lì la riporto.

Mi spiace di averti messo a parte di questa triste storia, di una tragedia che pochi occhi vedono, che pochi pensano che li riguardi, mentre tu ti sei preoccupata di fare danno per volerti scaldare con quello che la natura offre. Meriti un plauso e la risposta di Nebbia, naturalmente.

Dimenticavo che se usi la stufetta elettrica rischi di inquinare anche se in maniera indiretta in quanto siamo ancora indietro per la produzione di energia con fonti rinnovabili e chi te la fornisce inquina.

Infine il consiglio che do a te è di usare ove possibile ciò che ci offre la natura e che è più conveniente per la tua tasca, mentre agli enti preposti consiglio di utilizzare le bio-masse per la produzione di energia così potranno ripulire i boschi, togliere i rampicanti, raccogliere le potature, evitando che i contadini le brucino o le lascino decomporre all’aperto (producendo inquinamento) per produrre energia trasformando un problema in risorsa per la comunità.

Come vedi possiamo lasciare ai nostri figli un mondo migliore!  Un caro saluto.

…………….

Attendiamo ora un’eventuale risposta “altra” di Giorgio Nebbia  (P.D’A.)

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Risultato della ricerca:

Nucleare sicuro? Di sicuro c’è solo che non lo è… – Ecco l’elenco degli incidenti in centrali nucleari nel 2009

10 Gennaio 2009 – Germania, Assia. Fuga interna di liquido radioattivo dal primo al secondo circuito nella centrale nucleare di «Biblis B». La denuncia viene fatta dal quotidiano “Frankfurter Rundschau” in data 17 gennaio 2009, annotando che non vi è stata ancora la riparazione del danno. Il portavoce della centrale nucleare riferisce, in risposta, che il livello di radioattività del liquido fuoriuscito è «solo un millesimo del valore limite giornaliero», precisando che i lavori di riparazione verranno effettuati nell’arco due settimane, nell’ambito dei normali controlli di routine.

 

22 Gennaio 2009 -Satellite Cosmos-1818. Un satellite dell’era sovietica alimentato ad energia nucleare perde frammenti nello spazio dal sistema di refrigerazione del reattore. La notizia riferita oggi è del 4 luglio 2008. Secondo Alexander Yakushin, vicecapo delle Forze spaziali russe, ”non c’è pericolo di contaminazione radioattiva per la superficie terrestre”

 

28 Gennaio 2009 – Chalk River, Canada. Solo oggi viene denuciata una perdita di 47 litri di acqua pesante e radioattiva (contenente trizio) avvenuta il 5 dicembre scorso presso la centrale di Chalk River.

 

2 Febbraio 2009 – Oyster Creek, New Jersey -USA. Un incendio è divampato in uno dei due trasformatori della centrale nucleare di Oyster Creek.  La società, Exelon Nuclear, ha fatto sapere che “non c’è pericolo per il pubblico”

 

4 Febbraio 2009 – Busko, Ramsko, Jablanicko – Bosnia Erzegovina. Il quotidiano croato Vecernji List denuncia l’inquinamento da scorie radioattive francesi dei laghi dell’Erzegovina a partenza della firma dell’accordo di Dayton nel novembre 1995 (vedi:  http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=560.0 )

 

10 Febbraio 2009 – Nello spazio -Il satellite Usa Iridium per le telecomunicazioni si scontra con il satellite russo Kosmos-2251, non più in uso, in bassa orbita a circa 780 chilometri da terra. I detriti derivati dalla collisione potrebbero danneggiare vecchi veicoli spaziali sovietici che si trovano in prossimità. E questi ultimi hanno reattori nucleari a bordo, fanno notare gli esperti da Mosca. In particolare – spiegano fonti alle agenzie di stampa russe – c’è un rischio di collisione tra i vecchi satelliti di osservazione della marina sovietica con i rottami, sparsi intorno, e di conseguenza, si potrebbe avere la presenza in orbita di macerie radioattive.

 

11 Febbraio 2009 -Francia. Un’indagine di France 3 denuncia che 300 milioni di tonnellate di rifiuti radioattivi provenienti dalle miniere di uranio francesi, sono stati disseminati, nel corsi di decenni, nelle campagne, in vicinanza dei centri abitati, e sono serviti per costruire case, scuole e aree gioco per bambini.

 

12 Febbraio 2009 – Los alamos, USA. Scomparsi nel nulla dal centro di ricerca nucleare di Los Alamos 67 computer. I dirigenti di Los Alamos hanno sottolineato che nessuno dei computer conteneva informazioni classificate.

 

13 Febbraio 2009 – Germania. Sequestrate oltre 150 tonnellate di metalli radioattivi, in 12 Laender tedeschi, provenienti dall’India. La contaminazione è dovuta all’isotopo radioattivo Cobalto 60 arrivato in Germania da tre diverse fonderie indiane. Per l’alto livello di contaminazione, 5 tonnellate sono state affidate alla GNS, la società tedesca che si occupa dello smaltimento delle scorie nucleari.

 

22 Febbraio 2009 – Chalk River, Ontario, Canada. Terza fuga radioattiva nell’impianto di Chalk River, dal dicembre 2008. 11 kg d’acqua inquinata sono stati ventilati all’esterno dopo che due piccoli buchi sono stati rilevati in un tubo. Il tubo è stato riparato. Il reattore è rimasto in attività e la fuga non ha creato ritardi nella produzione.

 

26 Febbraio 2009 – Kashiwazaki-Kariwa, Giappone. Un incendio, di cause sconosciute, si sviluppa nell’edificio che ospita uno dei sette reattori della centrale. Viene domato dopo una ora e mezza. Leggermente ferito al viso un addetto della centrale. La Tepco dichiara che non ci sono state fughe radioattive.

 

13 Marzo 2009 – Francia. La portaerei Charles de Gaulle viene bloccata dopo la scoperta di un’anormale usura di parti del suo sistema nucleare

 

14 Marzo 2009 – Oskarshamn, Svezia. Un lavoratore di 61 anni muore durante le attività di manutenzione alla centrale nucleare scedese di Oskarshamn. Sembra che una parte del macchinario si stia staccata colpendo l’uomo in pieno petto.

 

19 Marzo 2009 – Dubai, stretto di Hormuz. Il sottomarino americano USS Hartford entra in collisione con la nave anfibia USS New Orleans. Il New Orleans riprota la rottura del serbatoio con fuoriuscita di circa 25.000 galloni di diesel. 15 marinai a bordo dell’Hartford rimangono leggermente feriti. “Non ci sono danni all’impianto di propulsione nucleare dell’Hartford”, dichiara il portavoce della Marina Statunitense Nathan Christensen.

 

Aprile 2009 – Indian Point, USA. Viene fermato l’impianto di Indian Point per la rottura di una pompa del circuito di raffreddamento.

 

12 Aprile 2009 -Kashiwazaki-Kariwa, Giappone. Incendio notturno in un magazzino del complesso nucleare, spento dopo due ore. Secondo Tokyo Electric Power non c’è stata nessuna fuoriuscita di radiazioni.

 

23 Aprile 2009 – Burgos, Paesi Baschi, Spagna. Un problema al generatore principale ha obbligato la centrale nucleare di Garona a fermare il reattore e ad attivare gli allarmi del centro che il prossimo anno compirà 40 anni. L’incidente non ha creato “rischi per i lavoratori, la popolazione o l’ambiente” secondo il Consiglio per la sicurezza nucleare spagnolo.

 

30 Aprile 2009 – Sellafield, Gran Bretagna. Da oltre 20 giorni si protrae la ricerca, nell’impianto di Sellafield, di due contenitori smarriti con materiale radioattivo risalente agli anni 70.

 

4 Maggio 2009 – Una catena di misure cade al suolo durante la manutenzione del quarto blocco della centrale, dopo che il cavo che collega la strumentazione si rompe. L’incidente viene classificato al livello 2 sulla scala internazionale Ines, sembra senza causare danni al personale dell’impianto e fuoriuscite radioattive. 

 

11 Maggio 2009 – Garona, Spagna. Guasto nelle barre di combustibile con “leggero aumento dell’attività misurata all’interno del nucleo”. Lo annuncia lo stesso impianto di proprietà Endesa e Iberdrola sostenendo che il malfuzionamento non avrebbe alcun impatto negativo sulla sicurezza dell’ambiente e della salute di chi vive nei pressi dell’impianto. Secondo Greenpeace, invece, l’aumento di attività sarebbe dovuto alla rottura di un elemento del combustibile che ha contaminato il sistema di raffreddamento del nucleo della centrale.

 

13 Maggio 2009 – Tricastin, Francia. Due pezzi metallici, di due tonnellate ciascuno, utilizzati per dei test di funzionamento sul ponte di manutenzione, cadono da una altezza di circa 15 metri nella centrale nucleare di Tricastin. “Per misure di precauzione, dopo l’incidente, i cantieri sono stati sospesi come pure gli interventi, circa una trentina, nell’edificio del reattore” e dei controlli “sono stati realizzati immediatamente” ha fatto presente EDF.

 

25 Maggio 2009 – Corea del Nord. La Corea del Nord effettua ”con successo” il suo secondo test nucleare, dopo quello dell’ottobre 2006.

 

05 Giugno 2009 – Kashiwazaki-Kariwa, Giappone. Fuga di vapore da una porzione di pompa per l’incanalamento dell’acqua verso il reattore nucleare n° 7 nella centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, nel nord del Giappone. La Tepco rassicura che non c’è stata contaminazione ambientale, nonostante una piccola fuga di elementi radioattivi.

 

12 Giugno 2009 – Suffolk, Gran Bretagna. In data odierna svelato un incidente del gennaio 2007. Un impiegato recatosi per un bucato nella lavanderia automatica dell’impianto nucleare si accorge di una cospicua  perdita radioattiva (decine di migliaia di litri), non rilevata dai sistemi d’allarme. Sfiorato il disastro nucleare.

 

29 Giugno 2009 – Kruemmel, Germania. La centrale viene bloccata per due giorni a causa di un errore di azionamento, da parte di un dipendente, di una valvola di emeregenza

 

29 Giugno 2009 – Dungeness B, Inghilterra. Un pezzo di gomma si blocca all’interno delle condotte della centrale durante l’operazione di introduzione di un nuovo combustibile (la schiuma combustibile non è a norma con quella prevista dai regolamenti). A detta dell’EDF: “Non c’è stato alcun danno per i nostri dipendenti, per gli impianti, il personale non è stato ferito e non vi è stato alcun rilascio di radioattività”. Nonostante queste dichiarazione dell’incidente viene data conoscenza solo 9 giorni dopo

 

4 Luglio 2009 – Kruemmel, Germania. Per un problema ad un trasformatore si arresta la centrale con conseguente caduta di tensione nella rete elettrica di Amburgo (fuori uso per alcune ore 1500/1800 semafori)

 

8 luglio 2009 – Dampierre en Burly, Loiret, Francia. Fuga di vapore o gas radioattivo nel corso dei lavori di manutenzione alla centrale di Dampierre. L’incidente, nel cuore della notte, ha svegliato diversi abitanti.

 

28 agosto 09 – Sosnovy Bor, Federazione Russa. Chiuso un reattore nucleare dell’impianto di Sosnovy Bor per una perdita dovuta alla rottura di una pompa. I responsabili: “I livelli di radioattività nell’aria rientrano nella norma”. La centrale ”Leningrad”, nella cittadina di Sosnovy Bor, a circa 70 km da San Pietroburgo e’ equipaggiata con lo stesso tipo di reattore di quello ucraino di Chernobyl

 

9 settembre 09 – Dieppe, Francia. Spento in poche ore un incendio scoppiato, per cause imprecisate, nella centrale nucleare a Dieppe. Tempestivo l’intervento dei vigili del fuoco appena scoppiato l’allarme.

 

8 ottobre 09 – Prefettura di Fukui, Giappone. Fuoriuscita di liquido radioattivo dalla centrale di Fugen. Un operaio e’ stato esposto a radiazioni mille volte superiori al livello standard stabilito dal governo giapponese

 

26 ottobre 2009 – Cadarache, Francia. Scoperto un deposito di uranio arricchito al di sopra del limite fissato. Il CEA (Commissariato Energia Atomica) ha dichiarato trattarsi di una riserva di 10 kg di uranio arricchito (1,65%), mentre il limite è di 4 kg. Il Commissariato ha proposto di classificare l’incidente al “1”, cioè come anomalia, nella scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale).

 

2 novembre 09 – Francia. Spenti per manutenzione 18 impianti nucleari. Il numero uno di Fessenheim (Haut-Rhin) ha superato i 10 anni; quattro sono fermi per incidenti: il reattore numero 3 di Paluel (Seine-Maritime) a causa di una perdita di fiamma nella sala macchine; il reattore numero 2 di Nogent-sur-Seine (Aube) per un guasto a un alternatore; il reattore numero 1 di Civaux (Vienne)a causa di disfunzione di una valvola del motore elettrico; il reattore numero 3 di Bugey (Ain) dopo un incidente sul generatore di vapore. Tredici reattori devono essere ricaricati di combustibile e per operazioni di manutenzione: il numero 1 di Flamanville (Manche), i reattori numero 1 e sei di Gravelines (Nord), il reattore numero 2 di Paluel, il reattore numero 2 di Penly (Seine-Maritime), il reattore numero 2 di Cattenom (Lorraine), il reattore numero 2 di Fessenheim,il reattore numero 3 di Chinon (Indre-et-Loire),il reattore numero 3 di Blayais (Gironde), le il reattore numero 1 di Saint-Alban (Isère), il reattore numero 4 di Bugey, il reattore numero 2 di Tricastin (Drôme) e il reattore numero 2 di Cruas-Meysse (Ardèche). Il reattore numero 2 della centrale nucleare di Belleville (Cher) funziona al 60% della sua potenza dopo il riscaldamento di una pompa del circuito secondario di vapore.

 

7 novembre 2009 – Tricastin, Francia. Le operazioni di manutenzione al reattore numero 2 della centrale nucleare di Tricastin, in Francia, vengono sospese in seguito a un incidente avvenuto durante la ricarica di una parte delle barre di uranio

 

21 Novembre 2009 – Three Mile Island, Pittsburg, Pennsylvania, USA. Grande perdita di radioattività da un reattore della centrale atomica. Fuga radioattiva originatasi da isotopo sconosciuto. 200 lavoratori evacuati, 25 sottoposti a cure mediche

 

1 Dicembre 2009 – Cruas, Ardeche, Francia. Nella notte tra l’1 e il 2 dicembre si verifica una otturazione della presa d’acqua di uno dei quattro reattori della centrale nucleare Edf di Cruas, con ripercussioni sul circuito di raffreddamento. L’Autorité de sûreté nucléaire (Asn), ha giudicato la gravità dell’ultimo incidente al secondo livello della scala internazionale Ines di pericolosità. 

 

3 Dicembre 2009 – Vandellos, Spagna.L’impianto nucleare da 1.000 megawatt Vandellos II, controllato con il 72% da Endesa (ELE.MC: Quotazione), gruppo Enel (ENEI.MI: Quotazione), viene fermato per riparazioni ai distributori.

Si tratta del terzo impianto nucleare in Spagna, su otto totali, che si ferma per riparazioni. Anche Asco I è infatti fermo per riparazioni, mentre il reattore di Almaraz I si sta rigenerando.

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“L’umanità si affaccia al baratro del non ritorno… sarà capace di salvarsi dall’abisso?” – Dialogo fra Giorgio Nebbia ed Hermes Pittelli sul futuro del mondo…

Hermes Pittelli. Il cielo sta per crollarci sulla testa. Il Professor Giorgio Nebbia, docente emerito di Merceologia all’Università di Bari, saggista e ambientalista attivo e combattivo, ricorre alla metafora dei Galli inventati da Goscinny / Uderzo , quelli che resistono ancora e sempre all’invasore e che hanno paura di una sola cosa (che la volta celeste cada sulle loro teste, appunto), per ammonire l’umanità prossima al punto di non ritorno.

“Se non vogliamo essere buoni per motivi ecologici, cerchiamo di esserlo almeno per motivi egoistici”. Tradotto, se non vogliamo rinunciare agli insensati agi della pseudo civiltà consumistica, facciamolo per preservare la nostra stessa vita. Non solo perché il modello economico capitalista, basato sull’esaltazione del massimo profitto e dello sfruttamento senza limiti delle risorse ci sta conducendo a un passo dalla catastrofe climatica, ma anche perché l’aumento dell’esclusione di fette sempre più larghe delle popolazioni della terra da questo “benessere” — popolazioni depredate delle loro risorse e del loro futuro — genera sempre più spesso uno stato di conflitti sanguinosi e permanenti.

Pittelli. Professore: spira una brutta aria sul clima mondiale ?

Nebbia. Si; le attività umane stanno immettendo nell’aria — quella “congregazione di vapori” come la chiama Amleto — una crescente quantità di sostanze che, oltre a causare danni alla salute nelle vicinanze dei luoghi di emissione, si disperdono in tutta l’atmosfera terrestre e stanno cambiando la temperatura del pianeta. Ciò è dovuto al cambiamento dell’equilibrio, delicatissimo, fra l’energia solare che entra nell’atmosfera e raggiunge la superficie della Terra, e l”energia che la Terra, un corpo “molto caldo” a circa 15 gradi Celsiu, rispetto agli spazi interplanetari circostanti (alla temperatura di circa –270 gradi Celsius) irraggia e perde nello spazio.

Tale delicato equilibrio dipende dalla trasparenza dell’atmosfera alla radiazione in arrivo e alla radiazione in uscita dalla Terra. Se, come sta avvenendo, cambia la composizione chimica dell’atmosfera e cambiano quindi le sue proprietà di trasparenza, all’interno dell’atmosfera, e quindi sulla superficie dell’interio pianeta, aumenta il calore intrappolato, come in una serra, e quindi aumenta la temperatura degli oceani, dei continenti, la circolazione delle acque; cambia, insomma, in peggio, il clima del pianeta.

Pittelli. Il vertice climatico di Copenhagen nasce sotto una cattiva stella. Il viaggio di Obama in Cina, con l’esclusione di un accordo sulle emissioni di CO2, lo rende già superato e inutile?

Nebbia. No, non sarebbe superato se servisse a far capire ai governanti della Terra, una volta tanto riuniti tutti insieme, apparentemente uniti dal fine comune dell’interesse del pianeta e dei suoi abitanti, quello che sta succedendo e i rimedi che sin possono (e devono) prendere. Ci sono delle diversità di vedute fra i vari paesi perché i rimedi per rallentare le modificazioni del clima planetario costano dei soldi, spesso tanti soldi. Si tratta di modificazione dei cicli produttivi, delle pratiche agricole e forestali, di cambiamenti nel tipo e nella quantità di consumi; si tratta di sanare o attenuare ingiustizie sociali. I paesi ricchi inquinano di più perché sono ricchi e sprecano; i parsi poveri contribuiscono ai mutamenti climatici perché cercano di migliorare le loro condizioni di vita: tagliano le foreste per poter vendere legno e minerali, accettano industrie inquinanti per guadagnare qualche soldo. Una ragionevole proposta è che i paesi ricchi moderino il loro inquinamento e diano dei soldi ai paesi poveri perché producano legname e minerali e prodotti agricoli con pratiche meno inquinanti.

Pittelli. Lei, al convegno organizzato da Attac Italia il 14 novembre 2009 sui cambiamenti climatici, ha definito “falangi” le delegazioni che marceranno sulla capitale danese. Si riferiva soprattutto a politici, portaborse e lobbisti. Può chiarire perché ? Può spiegarci per quale motivo i lobbisti sono ammessi a un tavolo di confronto sulla salute del pianeta?

Nebbia. Pare che a Copenhagen vadano migliaia di persone, alcuni al seguito delle delegazioni governative, alcuni per far sentire la richiesta di giustizia e di ambiente pulito dei cittadini della Terra, altri — quelli che ho chiamato lobbisti — per difendere gli interessi dei loro datori di lavoro. E si danno e si daranno un gran da fare per spiegare ai governanti che la situazione non è poi così grave, che forse i mutamenti climatici non ci sono, che non è colpa del petrolio o del carbone, che forse ci sono ma che non è colpa delle attività umane, che (se sono pagati dalle industrie) è colpa degli agricoltori; che (se sono pagati dagli agricoltori) è colpa delle industrie, e così via. Insomma cercano di attenuare i costi che ciascuno dei loro datori di lavoro teme di dover affrontare (se verrà imposta una limitazione delle emissioni di agenti inquinanti) per i cambiamenti della produzione, per cui le merci costeranno di più e se ne venderanno di meno. Tutto li. A questa gente del futuro del pianeta non interessa niente. Ci sono poi i lobbisti interessati a sostenere che i mutamenti climatici si possono attenuare se le loro aziende vendono più pannelli solari, o più motori a vento, o più centrali nucleari e che per tutte queste azioni virtuose gli stati devono tirare fuori dei soldi e darli ai loro datori di lavoro per contribuire al bene dei loro cittadini: insomma al fine della produzione di soldi a mezzo di ecologia.

Pittelli. Tutti i guasti ambientali sono dovuti a cose buone: il riscaldamento nelle case, l’energia elettrica, i carburanti per i trasporti, l’energia per la lavorazione dei campi. Argomenti formidabili per negazionisti dei mutamenti climatici e per chi difende gli interessi delle multinazionali: Come ne usciamo? Cosa possiamo dire a quei cittadini “passivi” ormai assuefatti e dipendenti dalle comodità della civiltà capitalista occidentale schierati con chi sta portando il pianeta verso l’autodistruzione?

Nebbia. Si può spiegare che il “non fare”, il non prendere iniziative per fermare i mutamenti climatici si traducono in costi che dovranno pagare; i mutamenti climatici innescano azioni che costano: aumento di piogge che provocano alluvioni e frane e distruzione dio case e strade e ponti, che costa ricostruire; innalzamento del livello dei mari che richiederanno costose opere di difesa delle città costiere, o abbandono di terre costiere; avanzata dei deserti con aumento del prezzo delle derrate agricole e quindi degli alimenti che troveranno nel mercato; perdita di profitti per perdita di turismo. Insomma, se i nostri coinquilini del pianeta Terra non intendono rinunciare alle comodità della “società dei consumi capitalistica” dovranno pagare sempre di più in futuro tali comodità, e in alcuni casi ne saranno privati, per la forza distruttiva della natura violentata dal loro stesso comportamento.

Pittelli. Lei ha definito l’emission trading un moderno mercato delle indulgenze. Può spiegare in breve a chi crede che il protocollo di Kyoto sia risolutivo per i guasti climatici quanto si tratti in realtà di un pallido palliativo ?

Nebbia. Qualsiasi accordo fatto in buona fede può non essere un palliativo; non condivido la politica del commercio del diritto ad inquinare, secondo cui chi inquina emettendo anidride carbonica e gas serra nell’atmosfera, può “comprare” tale diritto da qualcuno che si impegna a inquinare un poco di meno; il dovere è di inquinare di meno tutti. Diverso è il caso in cui i paesi industriali si impegnano a risarcire con denaro il minore reddito di coloro che, nei paesi poveri, rinunciano a tagliare le foreste, a estrarre minerale, alle monocolture intensive, che finora sono spesso le uniche fonti di reddito, traendo lo stesso reddito, grazie ai soldi dei paesi ricchi, con pratiche di vita e agricole e forestali che conservano le condizioni ambientali che “non” generano gas serra. Questi impegni — a inquinare di meno, a risarcire i paesi poveri perché evitino pratiche che fanno aumentare i gas serra — dovrebbero essere il fine delle riunioni della lunga serie di incontri internazionali cominciata a Rio de Janeiro, continuata a Kyoto, ora a Copenhagen, eccetera

Pittelli. L’Eni e Scajola premono per l’interramento della CO2. Non sembra una grande soluzione ?

Nebbia. L’Italia avrà grossi problemi nelle discussioni di Copenhagen perché, per sofismi vari, ha fatto ben poco sia sul fronte delle fonti energetiche rinnovabili sia, soprattutto, per cambiamenti tecnico-scientifici e merceologici che dovrebbero limitare le emissioni di gas serra. La proposta di continuare a generare gas serra, a bruciare carbone e petrolio nelle centrali e nei forni, e poi di sotterrare l’anidride carbonica mi sembra un po’ come le massaie che invece di pulire nascondono la polvere sotto il tappeto. Del resto l’idea di far passare enormi quantità di gas di scarico delle centrali, contenenti pochi percento di anidride carbonica, in un sistema che separi l’anidride carbonica e poi di liquefare tale anidride carbonica e di spedirla allo stato liquido, o anche gassoso, a centinaia di chilometri di distanza e poi di immetterla nelle caverne sotterranee da cui è stata estratta acqua o gas naturale o petrolio, non risolve il problema perché ciascuna di queste operazioni richiede energia e, se si fa il conto, il costo in energia (cioè i chili di anidride carbonica prodotta) è maggiore della quantità di anidride carbonica che si fa “scomparire” e si mette sotto terra. A parte problemi geologici di tenuta dei serbatoi sotterranei. A mio modesto parere non è questo che l’Italia dovrebbe proporre come grande furbizia.

Pittelli. Professore, dobbiamo rassegnarci. O mutare i nostri stili di vita o scomparire. Concretamente, cosa dobbiamo fare da subito per salvare il pianeta e la stessa razza umana? Qualcuno ipotizza la necessità della scomparsa del capitalismo occidentale e della rivoluzione industriale per costruire una controrivoluzione o capitalismo verde. Ma come sempre i volponi del profitto agitano lo spettro della miseria: es. se non produciamo più auto, mandiamo sul lastrico gli operai.

Nebbia. Di certo il capitalismo come lo conosciamo è destinato a scomparire per lasciare il posto, se non a un sistema sociale più attento alle persone e all’ambiente, ad un capitalismo meno becero, riformato in cui l’attenzione al benessere prenda il poso dell’idolatria dei soldi. Se i paesi occidentali non accetteranno la transizione, tale transizione sarà imposta dalla pressione dei popoli emergenti. Il destino della sfrontatezza e dell’esibizionismo e del lusso del capitalismo fa venire in mente un famoso sonetto di Shelley che racconta di una gigantesca statua del faraone Ramesse, abbandonata semisommersa dalla sabbia nel deserto egiziano, sulla quale era incisa la frase: “Io sono Ozymandias, re dei re: guarda le mie opere o tu potente e sappi regolarti”. Ecco anche il potente capitalismo occidentale (e non solo occidentale, ormai) dovrebbe sapere quello che lo aspetta, deserti e alluvioni, se non cambia in fretta.

Pittelli. Professore, al bando le utopie. Ma per mutare, invece del clima, le pessime abitudini merceologiche e di consumo non solo degli occidentali ma delle economie emergenti, come possiamo intervenire ? A chi spetta intervenire in modo sostanziale e pianificare questa vera rivoluzione copernicana ?

Nebbia. Spetta a lei come giornalista, a me come (sia pure ex) insegnante, a chi può fare informazione e cultura; spetta a chi è capace di spiegare i rapporti fra merci e consumi e il mondo circostante, a chi riesce a propagandare valori come solidarietà, come capacità di guardare al futuro, di guardare il cielo come grande portatore di energia per le piante e la vita ma anche di veleni per la salute, al valore del silenzio; anche il chiacchiericcio consuma energia a immette gas serra nell’atmosfera.

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Risultato della ricerca:

Tuscia e Maremma: “Fotovoltaico a terra” – Ennesimo scempio ambientale con la scusa della produzione energetica pulita… succede ad Arlena e Montalto di Castro, Tuscania, Vulci…

Ante scriptum:

Certo, siamo arrivati quasi al picco, non si può più bruciare olio combustibile, gas, carbone e nemmeno usare l’uranio per mantenere il trend dei consumi attuali. La terra non regge più l’impatto…. ma secondo me non si può prevedere di sostenere la produzione energetica  utilizzando pannelli solari, impianti eolici e bruciatori a biomasse… questo perché il consumo elettrico della nostra “civilizzazione” è troppo esagerato  e non si potrà soddisfare tale richiesta energetica con la semplice trasformazione della produzione, da inquinante a rinnovabile. Occorre diminuire i consumi elettrici superfleui… questa è la condizione sine qua non epr evitare nuovi inquinamenti e deturpazioni ambientali con la scusa della produzione elettrica pulita…

I danni ambientali sorgono anche per i mega impianti  di produzione energetica alternativa.. e lo vediamo ad esempio dalla corrispondenza che segue su alcuni scempi nella Tuscia.

Paolo D’Arpini

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/09/11/no-allenergia-elettrica-atomica-carbonica-petrolica-ecco-come-fare-per-obbligare-il-governo-a-cambiare-marcia-sulle-scelte-energetiche/ 

…………….

Corrispondenza intercorsa sul tema:

“Caro Paolo, quando l’altro ieri ho visto tutti quegli sbancamenti fra Montalto, Vulci e Tuscania (in una zona magnifica e teoricamente ultraprotetta!) e ho pensato che tutte le nostre campagne potrebbero fare quella fine è stato difficilissimo per me farmi coraggio. Secondo me qui non ci si sta rendendo conto di dove si sta andando a finire. Centinaia di ettari buttati al cesso dalla notte al giorno. I cambiamenti sul territorio sono così veloci che è ormai addirittura difficile denunciarli per tempo. E spesso si tratta di cambiamenti irreparabili. Ma tu non conosci nessuno in Provincia di Viterbo? Che ci dicono questi? Non ci sono vincoli contro il fotovoltaico a terra?” Luca  Bellincioni

Mia rispostina: “Caro  fratello, Luca, vedo che il peggio non ha mai fine… che possiamo fare se non denunciare il male incombente…  forza e coraggio. Ah,  in Provincia sono in fase di smobilitazione… in primavera si vota per il rinnovo delle cariche e il centro sinistra, che ora comanda, non ha nessuna speranza di vincere… capisci da te com’è quindi la situazione…” Paolo D’Arpini

………lettera di denuncia ricevuta——–

Caro Paolo, ho potuto constatare come l’ennesimo scempio si stia compiendo ai danni del nostro ambiente e del nostro paesaggio in nome delle cosiddette “energie rinnovabili”; dopo i progetti faraonici dell’eolico industriale, ora si stanno diffondendo le centrali fotovoltaiche a terra, soprattutto in Maremma.

Ce ne sono diverse in costruzione fra Vulci e Montalto (una affianco ad una centrale elettrica e quindi ottima ma un’altra isolata in contesto rurale e quindi altamente impattante), mentre una – la più devastante – è in realizzazione sulla strada fra Arlena di Castro e Tuscania in un paesaggio collinare di integra e rara bellezza, che ti consiglio di andare ad ammirare coi tuoi stessi occhi (finché ci permetteranno di ammirarlo). E’ assurdo come ancora si possa credere che ogni tipo di energia possa essere pulita se consuma territorio, visto che è proprio il consumo di territorio (con tutto ciò che ne consegue) la prima causa dell’emissioni di CO2, ed eventualmente dei cambiamenti climatici, nonché dei dissesti idrogeologici. Invece di tappezzare di moduli fotovoltaici i tanti, troppi capannoni industriali che sono stati spalmati su tutto il territorio nazionale, si va ancora ad utilizzare la terra viva e fertile che ci dà (o ci dovrebbe) dare da mangiare, proprio in quelle zone ancora miracolosamente rurali che viceversa dovrebbero essere tutelate con eccezionale attenzione! Ancora si consuma il nostro paesaggio, così dal privarci di ogni residuo di identità culturale e storica, rendendo le nostre campagne anonime al fine di rendere noi stessi anonimi, privi di riferimenti sociali e culturali e perfetti consumatori di merci, di rapporti umani e di territorio. Il problema del fotovoltaico a terra – al contrario dell’eolico – è che i cantieri durano poco, i permessi arrivano subito, e gli scempi si vedono solo se si va sul posto; quindi – com’è accaduto in altre zone d’Italia – ora anche nella Tuscia ci sarà la corsa dei contadini a vendere -o ad affittare – la terra alle aziende energetiche per farci montare i pannelli, dando il via ad una speculazione senza precedenti, sicché tra un po’ la nostra campagna sarà massacrata da infinite macchie blu scuro del silicio. Mi immagine cosa sta per accadere nell’Agro Falisco, con l’agricoltura in crisi. E l’ambiente cosa ci avrà guadagnato? Ma i nostri amministratori cosa fanno? Si sono completamente rincretiniti? E poi se davvero stanno per realizzare le centrali eoliche, praticamente il paesaggio della Tuscia scomparirebbe dalla faccia della terra, mentre – con i danni irreparabili e permanenti fatti al territorio, si potrebbe parlare tranquillamente di disastro ambientale.

E mi preme sottolineare che tutti gli scempi e i progetti di scempi in ballo (fra cui anche l’aeroporto) si stanno verificando sotto l’attuale amministrazione provinciale, con le sue demenziali manie di grandezza e la sua palese incapacità di gestire un territorio straordinario; un’amministrazione provinciale fra le peggiori della storia della Provincia di Viterbo, che sarà ricordata per aver deturpato il paesaggio della Tuscia, fino a pochi anni fa fra i più belli d’Italia, ed arrecato danni incalcolabili al delicato ambiente di questo territorio. Eolico, fotovoltaico a terra, abusivismo e speculazione dappertutto, nuove cave e insediamenti produttivi (con la lunga sequela di capannoni vuoti), aeroporto low cost e altre “amenità”: tutto ciò sta aggredendo la Tuscia, che rischia di essere devastata come mai era accaduto in passato, e questa amministrazione provinciale non soltanto non fa nulla per reprimere queste aggressioni, ma spesso ne è connivente ed anzi promotrice! Auspico davvero che questi signori se ne vadano a casa quanto prima e che la Tuscia possa essere finalmente governata da persone qualificate e preparate, che costruiscano intorno a questo territorio un serio progetto di tutela-valorizzazione-promozione, prima che non ci sia più qualcosa da tutelate, valorizzare e promuovere.

Luca Bellincioni

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“Eolico pesante e dannoso… arriva la sindrome da turbina” – Alcuni scienziati riconoscono la pericolosità per la salute degli impianti industriali di produzione elettrica con il vento

Mentre sempre nuovi fronti si aprono per l’emergenza ambientale: carenza di  acqua potabile, allevamenti industriali ed OGM, effetto serra, inquinamento atmosferico,  rischi di polluzione atomica, etc.  sono costretto a tornare al problema dell’eolico pesante, un argomento che qui nella provincia di Viterbo fa molto discutere, soprattutto per la tignosità con cui alcuni sindaci insistono nel voler creare “parchi eolici” industriali. Avviene a Piansano, nella zona lacuale di Bolsena ma pure nell’Agro Falisco. Un amico di Faleria mi scrive: “Il sindaco Pierluigi Bianchi intende proseguire con il progetto eolico su Monte dei Porcari ed altre porcate… dobbiamo attivarci per fermare lo scempio…” .

Purtroppo non ho la bacchetta magica e non posso obbligare nessun sindaco a fare marcia indietro su progetti devastanti,  e d’altronde anche qui a Calcata abbiamo lo stesso problema….  Nel frattempo  nell’Agro Falisco si è venuta a creare anche un’altra emergenza per il progettato impianto a biomasse (ai confini di Civita Castellana), mentre non si sa ancora che fine faranno le discariche avvelenate nelle ex cave dimesse (Capranica, Fabrica, etc.).

Siamo messi molto male…. Forse, sul piano dell’eolico pesante,  una piccola mano può venire dalla comunicazione che mi ha inviato oggi Oreste Rutigliano di Italia Nostra, relativa ai danni fisiologici che deriverebbero per la salute umana in seguito alla vicinanza alle mega-pale… Il rischio per la salute riguarda soprattutto i bambini: attacchi di panico, cardiopatie ed anomalie dello sviluppo cerebrale sono le conseguenze dell’eolico industriale ravvicinato.

“Per chi vive vicino a una centrale eolica aumentano le probabilità di malattie cardiovascolari, attacchi di panico ed emicrania…”  Lo rivelano ricercatori americani, che hanno anche ‘battezzato una nuova malattia: la sindrome da turbina eolica, che annovera fra i sintomi ronzii continui nelle orecchie, vertigini, insonnia.

Non solo. Secondo Nina Pierpoint, pediatra newyorkese che ha coordinato l’equipe di ricercatori, i bimbi che vivono vicino a questi impianti affrontano notti popolate da incubi, ma soprattutto rischiano ritardi e anomalie nello sviluppo cerebrale. Lo studio, durato 5 anni, ha analizzato i rischi per la salute degli abitanti vicino a centrali eoliche in Usa, Gran Bretagna, Canada, Irlanda e Italia. Nel nostro Paese è il Centro-Sud la terra dell’eolico: degli oltre 1.700 MW di energia dal vento installati in Italia, più di 1.200 MW, con 2.300 turbine eoliche, sono prodotti in Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia… ed ora arrivano anche nel Lazio.

Ebbene, secondo l’equipe Usa, le turbine che trasformano il vento in energia elettrica hanno effetti nocivi perché i suoni a bassa frequenza emessi interferiscono con il sistema vestibolare dell’orecchio, che controlla il nostro senso d’equilibrio. Queste frequenze, troppo basse per essere percepite dall’orecchio umano, causano un insieme di sintomi che la pediatra definisce “disturbi vestibolari vibratori visceralì” (Vvvd). Le conseguenze sono tremore, nervosismo, paura, impulso incontrollato a scappare, senso di costrizione al petto, tachicardia.

Il rumore può anche danneggiare lo sviluppo cognitivo di bambini e ragazzi. Non tutti gli abitanti vicini a un parco del vento sono suscettibili alla sindrome delle turbine eoliche, precisa Pierpoint, aggiungendo però: «Non c’è dubbio che infrasuoni, ultrasuoni e vibrazioni causino i sintomi evidenziati da questa ricerca, anche se l’industria eolica tenterà di screditare i risultati. Per anni i colossi del tabacco hanno negato i danni alla salute». La ricercatrice chiede che i nuovi parchi del vento vengano costruiti ad almeno 2 chilometri di distanza dalle abitazioni.

Lo studio sarà pubblicato da K-Selected Books”. Spero che i sindaci della Tuscia abbiano il tempo di leggerselo prima di inventarsi nuove distruttive armi  contro la salute pubblica… Tra l’altro trovo che l’unico modo per soddisfare le esigenze  prospettate nello studio statunitense sarebbe di istallare le mega-pale lungo i percorsi autostradali dove le abitazioni sono pressoché inesistenti, oppure nelle aree industriali  non in prossimità degli abitati. 

Paolo D’Arpini

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