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Il nostro “NO” convinto agli incentivi per le cosiddette energie rinnovabili….. – Comunicato Stampa del Circolo Vegetariano VV.TT.

Diciamo “no” senza se e senza ma alla manifestazione odierna che si tiene a Roma per chiedere la continuazione degli incentivi per le cosiddette energie rinnovabili. Le ragioni sono state da noi espresse più volte: non siamo d’accordo sull’uso del territorio per impiantarvi piloni eolici e spargere a terra pannelli fotovoltaici. Il risparmio energetico, la piccola produzione da fonti alternative nei luoghi e nei modi giusti, sono l’unica soluzione per affrontare la crisi energetica. La distruzione dell’habitat non aiuta in alcun modo.

Fornire incentivi economici a chi installa pannelli solari a terra agevola “la finta produzione energetica pulita”. In questo momento d’attesa sclerotica del picco del petrolio il sistema industriale e tecnologico spinge verso processi industriali “alternativi” definiti ecologici che soddisfano invece la speculazione ed il consumo inutile di risorse e di ambiti naturali…

Bisogna smetterla – come afferma il prof. Benito Castorina- di identificare le rinnovabili col fotovoltaico che sta invadendo le campagne con milioni di mc. di cemento armato, acciaio, silicio, per la produzione dei quali bisogna bruciare quantità enormi di petrolio, scavare gli inerti dalle montagne, inquinare l’aria e surriscaldarla per un beneficio illusorio se consideriamo che su un metro quadro di superficie il sole scarica più di un kw di energia che viene totalmente utilizzata dalle piante, cosa che i pannelli solari si sognano…”

Il meccanismo perverso della produzione energetica fatta con pannelli solari a terra e con l’eolico industriale non potrà mai essere una soluzione. Sarà solo un modo per portare avanti la distruzione del pianeta avvantaggiando unicamente le ditte costruttrice di quelle tecnologie. La fretta e la globalizzazione sono i catalizzatori dell’operazione, l’una perché, guarda caso sul mercato ci sono pronti i pannelli solari, che non richiedono fatica e producono vantaggi economici a chi li istalla, a chi li commercia ma molto di più a chi li produce (la potente industria fotovoltaica tedesca formata da giganti come Ferrostaal, Stadtwerke Trier (SWT), Jung & Willenbacher (JUWI) , Siemens, ecc. Occorre un piano strategico integrato a lungo termine, una presa di coscienza dello stato del pianeta e sulle condizioni dei suoi abitanti, comunque a tempo da determinare come si è fatto per la bonifica dell’ambiente e per il recupero della biodiversità, per superare l’attuale ipocrisia, per superare tutte le disuguaglianze, per inserire nel piano ogni essere ed ogni organismo vivente, nessuno escluso, trovando nell’unità, l’uscita, il successo.

È quindi opportuno proseguire incisivamente sulla strada virtuosa del TAGLIO TOTALE degli incentivi pubblici agli impianti di energie rinnovabile ubicati al di fuori dei tetti degli edifici recenti e delle aree industriali. Impianti che ledono l’integrità delle aree naturali, rurali o eufemisticamente dette “abbandonate – marginali – in attesa” ma sempre recuperabili (o già recuperate) alla natura e all’agricoltura.

Paolo D’Arpini
Circolo vegetariano VV.TT.

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Elenco delle organizzazioni “sedicenti ambientaliste” partecipanti alla manifestazione del 18 Aprile 2012 per salvare gli incentivi (i soldi) alle rinnovabili:
AES (Azione Energia Solare), ANEST (Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica), ANEV (Associazione Nazionale Energia dal Vento), APER (Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili), Artenergy, ASCOMAC – COGENA, ASSIEME (Associazione Italiana Energia M…ini Eolico), ASSO ENERGIE FUTURE, ASSOLTERM (Associazione Italiana Solare Termico), ASSOSOLARE ( Associazione Nazionale dell’industria Solare Fotovoltaica), ATER (Associazione Tecnici Energie Rinnovabili), CIB (Consorzio Italiano Biogas), COMITATO IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane), CPEM (Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico), FEDERPERN ( Federazione Produttori Idroelettrici), FIPER ( Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili), GIGA (Gruppo Informale per la Geotermia e l’Ambiente), Greenpeace, Ises Italia, ITABIA (Associazione Italiana Biomasse), Kyoto Club, Legambiente, SOS rinnovabili, Wwf.

Ha dato l’adesione ufficiale anche l’IDV di Di Pietro.. (sic)

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Lettera in sintonia con noi (e in disaccordo con Di Pietro):

Quale responsabile del dipartimento ambiente dell’IDV Puglia, prendo atto della decisione del presidente Antonio Di Pietro di aderire alla manifestazione a favore degli incentivi alle rinnovabili e democraticamente esprimo pubblicamente il mio dissenso.

Il perché è estremamente semplice: Ieri ho ricevuto la bolletta dell’energia elettrica, fatti due conti un’utenza normale ha mediamente un aumento del 30% lordo, La mia bolletta elettrica netta è passata da circa 140 euro ogni due mesi a 225.
L’aumento è dovuto in massima parte agli incentivi per le rinnovabili.

Sto ragionando sui rimedi da porre in essere, non ne trovo. Impossibile ridurre i consumi, impossibile aumentare il mio reddito. Qualcuno mi dice che per mille euro dipendenti di società elettriche “sistemano” i contatori ….penso sia vero ma penso anche che sia un vergognoso furto.

La domande che mi pongo sono:

• Quanti milioni di bilanci familiari saranno sconvolti da queste bollette aumentate a dismisura per le rinnovabili?
• Tutti i politici, le associazioni ambientaliste e gli imprenditori che sponsorizzano gli incentivi si rendono conto del disastro sociale che stanno procurando al Paese? Hanno una pallida idea di cosa significa per la gente sostenere gli aumenti della bolletta che si sommano a quelli della crisi economica.
• Secondo quali criteri si farà il bilancio finale dell’intera operazione “ piani energia” a quello dell’aumento smisurato dei profitti delle multinazionali o a quello dei suicidi della povera gente?
• Come si potrà mai rimediare alla devastazione dei territori, (del paesaggio e della cultura) causata del fotovoltaico e dell’eolico industriale.

Probabilmente si pensa che in Italia non cambierà mai niente e che il livello della politica e dell’impresa sarà sempre basato sulle chiacchiere e sulla furbizia di chi opera.
Personalmente credo che la pacchia sia finita e che tra poco il sistema salterà per aria, verranno così fuori tutte le follie di questa politica energetica.

Elio Lanzillotti

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Enel aumenta le tariffe.. e da la colpa alle fonti energetiche rinnovabili…. Bugia!

C’è molta disinformazione sulle rinnovabili, a parte che non sta bene installare pannelli fotovoltaici a terra e che occorre molta discriminazione sull’uso dell’eolico industraile, c’è da dire che l’approvvigionamento energetico pulito può passare solo attraverso l’uso di fonti rinnovabili..

A parte il necessario abbassamento dei consumi, questa è l’unica strada per la fornitura di energia elettrica. Ho letto però oggi sul serioso Corriere della Sera che si accusano le rinnovabili dell’aumento deciso dal governo sulle tariffe Enel.. (vedi anche articolo: http://batcomunica.blogspot.it/2012/03/da-aprile-luce-58-nuovo-aumento-maggio.html).

Questa è veramente cattiva informazione deviata. Che le rinnovabili pesino sulle bollette è una farsa clamorosa. Si osservi l’attenuazione del picco della potenza di rete assorbita nelle ore di picco con conseguente calo del prezzo dell’energia. Chi ha un briciolo di serietà e onestà si cerchi quanto è stato versato come incentivazione con il CIP 6 per le rinnovabili truffa come gli inceneritori….

Poi non si conta quanto è stato versato in termini di tasse sulla realizzazione dagli impianti e ora sulla vendita dell’energia. Diciamo la verità: solo ad ENEL le rinnovabili danno fastidio perché sono un guadagno distribuito fra le persone e non i soliti miliardi di euro che entrano nelle tasche dei lobbisti dell’energia.

A loro le rinnovabili danno fastidio perché significa la riduzione del loro fatturato e dei loro compensi milionari. E tutto questo senza contare i MILIARDI di kg di CO2 non emessi dalle loro inefficienti ed inquinanti centrali termoelettriche…”

Paolo D’Arpini

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Commento di Paola Contini:

Le fonti energetiche rinnovabili intermittenti … l’aumento dei prezzi della corrente elettrica un grande favore all’Enel di Scarone amico personale di molti attuali ministri è stata mascherata con la falsa attribuzione al fotovoltaico, ma non è vero: si stanno prendendo semplicemente i soldini dalla tasche degli Italiani trattandoli pure da fessi.

Siccome si tratta del mio specifico mestiere spiegherò in termini semplicissimi e comprensibili a tutti il trucco che è troppo stupidamente evidente. Tutti dovreste sapere, che il contatore dell’amico del governo ha tra letture dei kwh A1 A2 A3 (non scendo nei dettagli di R1 R2 R3, ma anche qui ci sarebbe molto da dire su questa corrente elettrica pagata e non goduta … ma tutte ’ste autoriti sull’energia è possibile che siano tutti contabili, macellai, qualche pasticcere e neppure un elettricista?)

A1 è la fascia a più alto costo
A2 la via di mezzo
A3 quella a costo più basso,

PERCHE’?
Perché le fonti stabili di produzione sono sempre uguali mentre ad essere intermittenti sono i CONSUMI … Mamma mia allora ohibò, son bugiardini !

Di giorno si consuma di più ed è più costosa la corrente elettrica, di mattina e verso sera si consuma un po’ meno, di notte si consuma molto poco e costa meno … Semplice legge di domanda ed offerta.
Ma adesso che mi viene in mente: ma non è proprio di notte che manca il sole? Ma allora i pannelli fotovoltaici che producono di giorno compensano un intermittenza nei consumi altro che essere loro intermittenti, ce la raccontano proprio grossa e pensano che siamo stupidi …

Eh sì, ma d’estate si produce molta corrente elettrica e d’inverno molta meno …

Mamma mia bugiardini un’altra volta …

Andate a vedere Terna i consumi mese per mese e scoprirete che d’estate si consuma molto di più con il picco di luglio ed agosto, ma or che mi sovviene … ma sono i mesi di maggior produzione dal solare …

Ora però non rimane che spiegare il perché: tutti i sistemi frigoriferi e di condizionamento, che sono la parte più energivora del sistema elettrico, lavorano moltissimo quando fa caldo e di giorno …

Ad essere intermittenti attenzione ve lo dicono con la bolletta: sono i consumi! Invece il fotovoltaico corrisponde esattamente con la sua produzione elettrica al maggior consumo. Dunque questa bella tartassata enel governativa, a cosa è dovuta?

Si chiama, semplicemente: CLEPTOCRAZIA !

……….

Appuntamento di discussione:

Kyoto Club – Scrive Elbano: “Il Kyoto Club ha convocato per il 2 aprile “Gli Stati Generali delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica”. Saranno presenti le associazioni di categoria del settore e rappresentanti del governo. Non mi sembra di avere visto nessuna associazione, neanche Legambiente, presente comunque nel KyotoClub (ma nel Kyoto Club ci sono anche le imprese). Segnalo l’ incontro ai “movimenti” perché credo che ambientalisti, ma anche pacifisti ed altri, debbano essere in maggiore contatto con il settore produttivo che ruota attorno alle energie pulite e all’efficienza energetica. In Italia lo sviluppo delle rinnovabili è arrivato ad un punto tale che comincia a disturbare alcuni. A questo riguardo sul sito di Qualenergia c’è una bella intervista al Prof. Zorzoli… Info. elbano9@yahoo.it”

P.S. L’incontro si terrà presso la Sala Palazzo Bologna – Senato della Repubblica (Via Santa Chiara 4 – Roma) – e sarà riservato esclusivamente alle Associazioni di categoria già informate via email.

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Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi – Lettera alle Istituzioni

Più di 60 associazioni nazionali e da ogni parte d’Italia scrivono al Governo: “Sostegno al Ministro dell’Agricoltura che ha chiesto lo stop degli assurdi incentivi pubblici al fotovoltaico nelle aree agricole e naturali”.

Più di 60 associazioni nazionali e (comitati e sezioni territoriali) da ogni parte d’Italia hanno inviato al Governo una lettera aperta-documento volta a esprimere piena condivisione e massimo appoggio alle recenti ragionevoli e sagge dichiarazioni del Ministro Catania in merito all’AZZERAMENTO degli incentivi per il fotovoltaico sulle aree agricole, nonché a segnalare ulteriori urgenti prioritarie istanze, il cui accoglimento da parte del Governo nei suoi prossimi decreti permetterà davvero di rendere definitivamente acquisita la salvezza delle aree agricole e verdi minacciate dalla speculazione fotovoltaica e, più in generale, dalla speculazione delle energie rinnovabili industriali (eolico, ecc.).

Si lancia, inoltre, l’allarme contro alcune recenti insidie e trovate strumentali, come l’agrofotovoltaico e il fotovoltaico galleggiante, che non solo minacciano il paesaggio ma anche direttamente la qualità dei prodotti e l’integrità delle aree lacustri.
Aberrazioni che si sommano ai tentativi strumentali di dichiarare alcune aree agricole come “degradate” o “abbandonate”, per permettere l’ubicazione lì degli impianti fotovoltaici, quando invece è notorio che non esiste area degradata in Italia che con adeguate politiche non si possa bonificare e rinaturalizzare, e che i terreni agricoli abbandonati da anni sono generalmente i più fertili poiché naturalmente arricchitisi di humus.

Il degrado del paesaggio ai fini dell’industrializzazione selvaggia diventa fattore pericoloso che può ulteriormente spingere gli speculatori a degradare le aree integre al fine di poter insediare così ancora più impianti rinnovabili industriali – nel sud Italia questi impianti stanno divenendo fattore di vera e propria desertificazione artificiale!

Si chiede di sostituire, nelle aree agricole e naturali, alle produzioni industriali di energia da fonte eolica e fotovoltaica le azioni di rimboschimento con piante autoctone, allargando l’accesso ai benefici per i rimboschimenti e le rinaturalizzazioni a favore del clima (Protocollo di Kyoto, Durban) e della biodiversità (Conferenza di Rio).

I firmatari del documento hanno esposto le seguenti richieste al Governo:

1. Moratoria immediata delle installazioni fotovoltaiche a terra, su serra o altre impalcature ubicate in aree agricole.

2. Eliminazione totale e definitiva degli incentivi per gli impianti fotovoltaici industriali in aree agricole, verdi o comunque naturali.

3. No all’agrofotovoltaico, no ai pannelli fotovoltaici galleggianti sulle acque.

4. Smantellamento degli impianti fotovoltaici affetti da irregolarità o che arrechino danni paesaggistici gravi ed evidenti. Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future si chiede che siano introdotte fasce di rispetto e distanze minime di almeno 500 m.

5. Siano banditi i pannelli al Telloruro di Cadmio dagli impianti fotovoltaici data l’alta nocività per la salute umana del Cadmio..

6. Le aree agricole o verdi su cui siano stati realizzati già impianti fotovoltaici devono ritornare “agricole” o “verdi” nel più breve tempo possibile.

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Sintesi del documento per sua Eccellenza il Signor Ministro.

Il documento che segue, sottoscritto da numerose associazioni nazionali e comitati locali, è volto a esprimere piena condivisione e massimo appoggio alle recenti dichiarazioni del Ministro delle
Politiche Agricole Mario Catania in merito all’AZZERAMENTO degli incentivi per il fotovoltaico sulle aree agricole, nonché a segnalare ulteriori urgenti prioritarie istanze il cui accoglimento da
parte del Governo nei suoi prossimi decreti permetterà davvero di rendere definitivamente acquisita la salvezza delle aree agricole e verdi minacciate dalla speculazione fotovoltaica, (aree la cui naturalità e fertilità è fattore strategico prioritario per il paese), e più in generale, dalla speculazione delle energie rinnovabili industriali (eolico, ecc.) su aree agricole e verdi.
Si lancia qui inoltre l’allarme contro anche alcune recenti insidie e trovate strumentali, come l’aberrazione dell’agrofotovoltaico e il fotovoltaico galleggiante, che non solo minacciano il paesaggio ma anche direttamente la qualità dei prodotti e l’integrità delle aree lacustri.
Si chiede di sostituire nelle aree agricole e naturali alle produzioni industriali di energia da fonte eolica e fotovoltaica le azioni di rimboschimento con piante autoctone, allargando l’accesso ai
benefici per i rimboschimenti e le rinaturalizzazioni a favore del clima (Protocollo di Kyoto, Durban) e della biodiversità (Conferenza di Rio).
Ci permettiamo di avanzare al Signor Ministro, e ai suoi colleghi di Governo le seguenti proposte.
1. Moratoria immediata delle installazioni fotovoltaiche a terra o su serra o altre impalcature ubicate in aree agricole.
2. Eliminazione totale e definitiva degli incentivi per gli impianti fotovoltaici industriali in aree agricole, verdi o comunque naturali.
3. No all’agrofotovoltaico, no ai pannelli fotovoltaici galleggianti sulle acque.
4. Smantellamento degli impianti fotovoltaici affetti da qualsiasi irregolarità, omissione, falsità.
Smantellamento con bonifica dei siti e ripristino dello status naturale-rurale originario, a partire con urgenza da quelle realtà in cui gli impianti hanno arrecato danni paesaggistici gravi ed evidenti.
Smantellamento degli impianti industriali fotovoltaici realizzati in prossimità di case di civile abitazione. Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future chiediamo che
siano introdotte nelle linee guida nazionali fasce di rispetto e distanze minime, con valenza retroattiva laddove già realizzati, tra questi impianti e le abitazioni di almeno 500 m., a salvaguardia
della salute delle persone e a tutela dei coni visuali.
5. Per misura precauzionale riteniamo che debbano essere banditi i pannelli al Telloruro di Cadmio dagli impianti fotovoltaici, di qualsiasi tipo e ubicazione, data l’alta nocività per la salute umana del
Cadmio.
6. Le aree agricole o verdi su cui siano stati realizzati già impianti fotovoltaici devono ritornare “agricole” o “verdi” nel più breve tempo possibile.
Le sottoscritte Associazioni Nazionali, Associazioni e Comitati locali – Sezioni territoriali di associazioni nazionali (Si prega di andare alla lista al fondo della lettera che segue )

Alla cortese attenzione del Ministro alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Mario Catania e del
-) Primo Ministro e Ministro all’Economia e alle Finanze, Professor Mario Monti,
-) Ministro all’Ambiente e alla Tutela del Territorio e del Mare, Corrado Clini,
-) Ministro ai Beni e Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi,
-) Ministro alla Salute, Renato Balduzzi,
-) Ministro alla Coesione territoriale, Fabrizio Barca,
-) Ministro allo Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera,
e per conoscenza a tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni della Repubblica Italiana e ai mass media nazionali

Roma, 16 gennaio 2012

OGGETTO: Condivisione e appoggio alle recenti dichiarazioni del Ministro Catania in merito all’AZZERAMENTO degli incentivi per il fotovoltaico sulle aree agricole nonché ulteriori urgenti,
prioritarie, istanze per rendere definitivamente acquisita la salvezza delle aree agricole e verdi minacciate dalla speculazione fotovoltaica, e più in generale, dalla speculazione delle energie rinnovabili industriali. In sintesi: la moratoria di tutti gli impianti fotovoltaici industriali in aree
agricole, l’avvio di politiche di smantellamento per tutti gli impianti affetti da irregolarità, opposizione all’agrofotovoltaico e fotovoltaico lacustre, incentivazione delle politiche di rimboschimento e rinaturalizzazione dei territori.

Signori Ministri,
Il “Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi” (e più in generale naturali) e i sottoscritti Comitati e Associazioni, firmatari del presente documento, portavoce di un malessere
generalizzato e quotidianamente crescente nel nostro Bel-Paese contro i soprusi di una Green Economy sempre più selvaggia ed irrispettosa, accolgono con estremo favore le sue dichiarazioni in
merito allo STOP AGLI INCENTIVI AL FOTOVOLTAICO SUI TERRENI AGRICOLI.
Lei ha affermato che “gli impianti fotovoltaici sottraggono superfici destinate a produrre beni alimentari e hanno una ricaduta negativa sugli affitti.” L’effetto di questa dissennata incentivazione
di impianti industriali fotovoltaici a terra è sotto gli occhi di tutti. In Puglia, secondo i dati 2010 diffusi dal GSE sono oltre 14mila gli ettari occupati dai soli impianti fotovoltaici, superfici molto estese sono state “occupate” in Emilia Romagna e nel Lazio. Complessivamente, in Italia 33mila ettari coltivabili hanno cambiato destinazione. Numeri che vanno ulteriormente rivisti al rialzo dopo l’exploit del fotovoltaico a terra nel 2011: ci troviamo in una situazione da Allarme Rosso.
Questo disordine agroenergetico ha causato, oltre che lo spreco di risorse agricole preziose, anche l’impennata dei costi degli affitti: in Puglia, gli operatori del fotovoltaico hanno pagato fino a 6mila
euro all’ettaro per i diritti di superficie di un terreno agricolo; questa impennata ha sfavorito, a favore della speculazione fotovoltaica, tutte le consuete pratiche del mercato agricolo del sistema rurale in intere regioni. E per la Puglia, travagliata anche dagli scandali della schiavizzazione in condizioni disumane di sfruttamento di masse lavorative extracomunitarie sottopagate nei cantieri del fotovoltaico nel brindisino e nel leccese, echeggia ancora la denuncia lanciata nel dicembre 2010 a Bari dalla Commissione Bicamerale Antimafia, lì riunitasi fuori sede in trasferta d’emergenza, che ha denunciato, dopo aver audito di procuratori pugliesi, per bocca del suo presidente il Senatore Beppe Pisanu, ex-ministro degli interni, come questo settore della “Green Economy Industriale” sia fortemente inquinato in Puglia dalla malavita e dalle mafie, anche nella fase ricerca e dell’accaparramento dei terreni da destinare al fotovoltaico e all’eolico. Si aggiunga il rischio desertificazione naturale del nostro meridione, e il contributo di desertificazione invece artificiale che la vetrificazione fotovoltaica industriale di campi e pascoli comporta.
Purtroppo altri gravi pericoli si profilano all’orizzonte. Denunciamo in maniera forte, a beneficio dell’intervento preventivo del Governo, il rischio dell’agrofotovoltaico, ovvero dei tentativi strumentali di promuovere, da parte di speculatori per nulla interessati al bene paesaggio difeso dalla nostra Carta Costituzionale, forme miste di agricoltura e di fotovoltaico industriale nel medesimo sito, soluzioni miste con pannelli fotovoltaici distanziati tra loro, o sopraelevati su
impalcature o addirittura su serre. Si tratta di tentativi mistificatori assurdi che tentano di bypassare la fermezza dei cittadini italiani che stanno chiedendo in maniera crescente, e noi con loro, di autorizzare l’ubicazione dei pannelli solari e fotovoltaici solo sui tetti degli edifici recenti, tantissimi ed inutilizzati in tutto il paese, a favore della salvezza dell’ambiente e del paesaggio (che rappresenta un valore aggiunto non indifferente per il brand dei prodotti del settore silvo-agropastorale italiano nel mondo), ma anche di una maggiore qualità biologica dei prodotti agroalimentari, e più in generale agricoli.
Siamo preoccupati per la strumentalizzazione delle aree rurali definite da taluni strumentalmente “degradate” o “abbandonate” per favorirvi lì le istallazioni fotovoltaiche industriali. Si tratta di una grave mistificazione; nel senso che praticamente non esistono aree agricole “degradate” nel nostro paese, aree cioè danneggiate irreversibilmente che non potrebbero essere risanate e rinaturalizzate.
Se si vuole forzatamente vederle sotto questo attributo allora vuol dire semplicemente che si tratta di aree vilipese che implicano più urgenti interventi di loro bonifica dagli inquinanti, da decementificare, ecc., da rimboschire, da rinaturalizzare, da restaurare paesaggisticamente in storia e natura, o da far tornare fertili, non certo da affossare per decenni sotto una coltre di vetro fotovoltaico industriale. Inoltre quei terreni agricoli che si definiscono “abbandonati”, poiché da
diversi anni non coltivati, sono, come tutti gli agronomi sanno, i più ricchi di humus, e dunque i più fertili.
Denunciamo inoltre i tentativi pericolosi portati avanti da taluni, interessati al sotteso potenziale business, di diffondere e favorire l’assurdo “fotovoltaico galleggiante” su laghi e acquitrini,
un’aberrazione assurda che distrugge un bene paesaggistico prioritario quale l’elemento “lago”, d’acqua salmastra, salata o dolce che sia, in un’Italia, dove laghi e acquitrini son anche delle preziose rarità, poli di richiamo fondamentali per la vita, per la biodiversità, e per l’appeal turistico dei territori, e la qualità di vita delle persone che in quei territori vivono. Denunciamo la gravità dei tentativi di declassare, come si tenta di fare con certe aree agricole definite “abbandonate” o
“degradata” strumentalmente, anche certe aree lacustri, i bacini definiti “abbandonati” o “degradati” per favorire queste assurde istallazioni fotovoltaiche, queste si, reali gravi fattori di degrado,
ambientale, paesaggistico del BelPaese, ma anche morale. Il concetto di “degrado” di un’area è un concetto pericoloso, che se acconsentito legislativamente innescherebbe tutta una serie di comportamenti a monte preparatori di degrado ad hoc, per favorire in quelle aree declassate la speculazione delle energie rinnovabili industriali. Un “circolo vizioso” di degrado che deve essere spezzato ed impedito, invertito in un “circolo virtuoso di rinaturalizzazione” invece.
Per tali ragioni noi appoggiamo la sua proposta di totale azzeramento degli incentivi per gli impianti fotovoltaici a terra sulle aree agricole e verdi.
Chiediamo a Lei e al suo Governo di sostituire nelle aree agricole e naturali alle produzioni industriali di energia da fonte eolica e industriale fotovoltaica, (fisiologicamente altamente impattanti da punto di vista ambientale e paesaggistico), le azioni di RIMBOSCHIMENTO
rigorosamente con piante autoctone e non OGM, tanto pubbliche su suoli pubblici, quanto incentivate ai proprietari terrieri, abbassando a mezzo ettaro i tetti minimi di suoli rimboschibili/rinaturalizzabili in maniera incentivata dal pubblico, prevedendo forme di incentivazione anche per chi realizza e cura bordure alberate con essenze autoctone, in modo da permettere a tutti l’accesso ai benefici economici per i rimboschimenti/rinaturalizzazioni a favore del clima (Protocollo di Kyoto, Durban), e della biodiversità (Conferenza di Rio). In modo da creare così una rete ecologica di boschi e micro boschi mista all’ agricoltura in tutto il paese, e dove poter sviluppare anche economie silvicole, (funghi, tartufi, castagne, sughero, ecc.), e spezzare i circuiti
viziosi che oggi hanno permesso il degrado della ruralità ad opera del fotovoltaico e dell’ eolico industriali. Vi chiediamo di far sì che l’Italia contribuisca al Protocollo di Kyoto e ai futuri accordi sul clima attraverso politiche quindi estesissime di rimboschimento e RIFORESTAZIONE, rigorosamente con l’uso di piante autoctone non OGM. Ne beneficeranno la qualità dell’ambiente, dell’aria e del paesaggio fattore strategico per l’economia turistica, uno degli indiscussi motori economici del nostro Paese, la fertilità dei suoli, e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Nella valutazione e considerazione dell’estensione dei campi agricoli d’Italia, il primato da assegnare alla garanzia dell’autarchia alimentare deve essere innalzato al di sopra della loro potenziale valutazione dal punto di vista dell’autarchia energetica. I nostri campi agricoli e naturali, prima di ogni possibile valutazione in termini di produzione di energia elettrica da fonti definite rinnovabili, devono essere considerati e protetti, incrementati persino con politiche di bonifica di siti inquinati, e di decementificazione, per garantire la produzione di beni alimentari di vitale importanza per la vita. E’ questo un elemento fattore strategico prioritario, anche alla luce dell’esistenza delle superfici tetto di edifici recenti, biologicamente morte ed inutilizzate ed
inutilizzabili dal punto di vista agricolo, inoltre di nessun particolare pregio estetico poiché di edifici recenti, per le ubicazioni di impianti per la produzione di energia dalla fonte solare.
Ci permettiamo infine di avanzare a Lei, Signor Ministro, e ai suoi colleghi di governo le seguenti proposte.
1. MORATORIA IMMEDIATA delle installazioni fotovoltaiche a terra o su serra o altre impalcature ubicate in aree agricole o verdi, estesa a tutti gli impianti ancora in fase di cantiere o in via di autorizzazione indipendentemente dalla fase dell’iter, o autorizzati ma non ancora
cantierizzati (nel caso Puglia, ad esempio, nella malaugurata ipotesi di una non-moratoria, questi impianti in progetto basterebbero per una devastazioni senza pari, “apocalittica”, dell’intera regione).
2. Eliminazione totale e definitiva degli incentivi per gli impianti fotovoltaici industriali in aree agricole, verdi o comunque naturali (pascoli rocciosi, incolti, laghi, ecc.); preghiamo il Governo di
valutare attentamente e accogliere la possibilità di estendere in maniera retroattiva e con urgenza anche agli impianti fotovoltaici già realizzati su aree verdi o agricole, come ben fatto in Europa dalla Spagna, non solo per il fotovoltaico ma anche per l’eolico, dopo l’assurda bolla speculativa della Green Economy Industriale eolico-fotovoltaica che ha quasi messo in ginocchio le finanze del paese. Un intervento retroattivo auspicabile anche al fine di ridurre l’enorme carico in bolletta che si profila negli anni futuri a carico degli utenti finali.
3. No all’agrofotovoltaico; No ai pannelli fotovoltaici galleggianti sulle acque; No ai pannelli sulle aree “abbandonate”.
4. Smantellamento degli impianti fotovoltaici affetti da qualsiasi irregolarità, omissioni, falsità, sia nei progetti presentati per l’approvazione, nell’iter autorizzativo o nell’installazione, vietando alcuna possibilità di sanatoria a tutti gli enti coinvolti o di giustizia, e chiedendo anche, attraverso i prefetti, in collaborazione stretta con la magistratura, alle autorità di indagine preposte di estendere le
indagini in maniera sempre più accurata presso gli uffici tecnici dei vari enti autorizzanti e sul campo.
Smantellamenti con bonifica dei siti e ripristino dello status naturale-rurale originario, a partire con urgenza da quelle realtà in cui gli impianti hanno arrecato danni paesaggistici gravi ed evidenti
poiché ubicati in contesti rurali, naturali, o storici poiché connessi visivamente a beni culturali (antiche masserie, borghi antichi, ecc.). L’elemento “pittoresco” naturale e storico-naturale del paesaggio italiano, in ogni sua direzione possibile di osservazione deve essere innalzato a elemento di prioritaria importanza etica per la qualità della vita in Italia, nonché di importanza economica strategica per il nostro paese, il BelPaese per antonomasia, e deve essere tutelato, e restaurato scrupolosamente e paesaggisticamente appunto laddove alterato. Si pensi in primis ad esempio agli impianti industriali fotovoltaici ed eolici realizzati senza VIA (Valutazione di impatto Ambientale)
– tipico il caso di “piccoli” impianti realizzati uno vicino all’altro che vengono a costituire un unico grande impianto; così come gli impianti singoli al disotto del Mw che soprattutto prima delle linee guida nazionali sono stati installati spesso in modo selvaggio, creando danni sui territori e ai cittadini.
Smantellamento degli impianti industriali fotovoltaici, (ma identicamente per quelli eolici cui si aggiungono ulteriori danni, inquinamenti anche acustici e visivi diurni e notturni notevoli, e rischi
da distacco di frammenti di pala), realizzati in prossimità di case di civile abitazione. In questi casi deve essere riconosciuto prevalente il diritto alla salute dei cittadini (messo in pericolo dall’esposizione prolungata ai campi magnetici per decine di anni, e non solo) e deve essere più seriamente valutato l’impatto ambientale. (Le leggi sull’impatto ambientale e sulle procedure nella presentazione dei progetti spesso non sono state rispettate. Deve essere garantita l’informazione dei cittadini e nei progetti devono essere valutati gli effetti diretti e indiretti sull’uomo. La Legislazione nazionale sulla VIA, dlgs 16 gennaio 2008, n.4 Art. 4, così detta: la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, oltre alla direttiva CEE dove vengono illustrati i fattori di disturbo all’equilibrio ambientale preesistente.)
Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future chiediamo che siano introdotte nelle linee guida nazionali fasce di rispetto e distanze minime, con valenza retroattiva laddove già realizzati, tra questi impianti e le abitazioni di almeno 500 m., a salvaguardia della salute delle persone e a tutela dei coni visuali.
5. Per misura precauzionale riteniamo che debbano essere banditi i pannelli al Telloruro di Cadmio dagli impianti fotovoltaici, di qualsiasi tipo e ubicazione, data l’alta nocività per la salute umana del
Cadmio. Lo stesso dicasi per pannelli costruiti utilizzando altri elementi o sostanze nocive per la salute umana. Rischiamo un potenziale nuovo dramma sanitario nazionale legato al Cadmio, dopo quello amianto, e non possiamo consentirlo. Sebbene i substrati contenenti sostanze nocive possano essere incapsulati adeguatamente nei pannelli, gli elevati rischi di contaminazione dell’ambiente a seguito di rottura ed incendio, incidentalità queste incrementate dall’immensa estensione delle superifici fotovoltaicizzate nel paese, implica un’immediata applicazione legislativa del principio di prevenzione e precauzione previsto dall’Unione Europea. Il “Trattato di Maastricht” ha introdotto il
principio di precauzione (poi ripreso dalla “Costituzione Europea” art. III-233) attualmente enunciato all’art. 191 del “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”, dove si sostiene che la politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela ed «è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente e sul principio “chi inquina paga”».
6. Le aree agricole o verdi su cui siano stati realizzati già impianti fotovoltaici devono, in ogni caso e senza esclusione alcuna, ritornare “agricole” o “verdi” nel più breve tempo possibile senza
proroghe e pertanto rendendo nulla la facoltà di rinnovo eventualmente prescritta nelle autorizzazioni rilasciate. Il Governo individui gli strumenti legali per rendere certa e irreversibile la
restituzione alla loro naturale funzione dei terreni inopinatamente sottratti all’agricoltura o alla natura.

Cordiali saluti

Sottoscrivono

Associazioni Nazionali

Accademia Kronos, presidente Ennio La Malfa
AIDA&A – Associazione Italiana Difesa Animali & Ambiente, Presidente Lorenzo Croce
ALTURA, Associazione per la Tutela dei Rapaci e dei loro Ambienti, Presidente Stefano
Allavena
Centro Internazionale di Cooperazione Culturale e Scientifica, Presidente Giulio C. Giordano
Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi, Nadia Bartoli
Franco Zunino, Segretario Generale AIW in rappresentanza dell’Associazione Italiana Wilderness
Mountain Wilderness Italia, Presidente Carlo Alberto Pinelli
Movimento di Opinione Stop al Consumo di Territorio, Domenico Finiguerra
Rete Bioregionale Italiana, Paolo D’Arpini
CNP – Comitato Nazionale Paesaggio, Presidente Carlo Ripa di Meana

Associazioni e Comitati locali – Sezioni territoriali di associazioni nazionali Accademia Kronos – Umbria, Roberto Minervini
Altra Città – Orvieto -Terni, Mauro Corba
Associazione Albegna Viva, (Gr), Presidente Arabella Bedini Rodriguez
Associazione Ardeola, Anita di Argenta (FE), Fabrizio Borghesi
Associazione CasoleNostra (Siena), Vice Presidente Roberto Dautilia
Associazione Noi per Cesano, Cesano Maderno (MB), Salvatore Colombo
Associazione Nuova Messapia. Soleto (LE), Francesco Manni
Associazione TerraRossa – Mesagne e San Pancrazio (BR), Giulia Litti
Associazione Cittadini per il Parco Ferrari e il Verde Urbano – Modena, Nicoletta Uzzielli
Assotuscania, Tuscania (VT), Maria Rita Fiasco
Bio Masseria Santa Lucia – Azienda Agrituristica Biologica, Alessano (Le)
C N P, Comitato Nazionale del Paesaggio – Sezione del Molise, Gianluigi Ciamarra
CIA – Confederazione Italiana Agricoltori di Lecce, presidente Giulio Sparascio
Circolo vegetariano VV.TT. – Calcata (VT)
CISA, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina,Orvieto -Terni , Vittorio Fagioli
Comitato “Difendiamo la Garfagnana. No agli scempi ambientali”, Patrizia Morosini,
Comitato Ambiente Paesaggio Salute Sicurezza, Lavello (PZ), Viatantonio Iacoviello
Comitato Ambiente Sano, Veglie (LE), Presidente Dario Ciccarese
Comitato Ariacheta di San Godenzo ( FI), Luca Vitali
Comitato Civico IO CONTO, Ugento (LE), Vito Rizzo
Comitato contro il Mega progetto Poggio Malconsiglio, Riparbella (PI), Presidente Alessandro
Aringhieri
Comitato di Difesa dal Fotovoltaico Selvaggio di Castel Giorgio, Fausto Carotenuto
Comitato di Piansano (VT), Paolo De Rocchi
Comitato di Via Don Luigi Sturzo, Seveso (MB), Emanuele Maronese
Comitato GEO – Ambiente & Territorio Monterotondo Marittimo (GR), Presidente Graziano
Bianchi
Comitato in Difesa del Paesaggio di Camugnano (Bo), Paola Campori
Comitato per Campiglia, Campiglia Mrittima (LI), Simona Lecchini Giovannoni
Comitato Sabino, (aderente al Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il paesaggio), Lazio,
Cristiana Mancinelli Scotti
Comitato vivere le Crete di Asciano (SI), Presidente Giovanni Cecconi
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del
Cittadino – rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non,
ambientalisti, culturali e socio-assistenziali; sua area prioritaria di impegno il Grande Salento, la Puglia
Salentina (province di Lecce, Brindisi e Taranto)
Coordinamento Comitati e associazioni ambientaliste di Grosseto, Presidente Lamberto Meschinelli
Elio Lanzillotti, Responsabile del dipartimento ambiente IDV Puglia.
Fondazione Popoli & Costituzioni – Salento, Tony Tundo
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed
associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone
Francesco De Carli, EX Presidente del Circolo Legambiente Milano Ovest
Italia Nostra Firenze, Vice Presidente Mariarita Signorini
Italia Nostra Siena, Presidente Lucilla Tozzi
Italia Nostra Grosseto, Presidente Michele Scola
Italia Nostra Apuo-lunense, Presidente Mario Venutelli
Italia Nostra Prato, Presidente Andrea Abati
Italia Nostra Castiglion Fiorentino, Presidente Liliane Buffaut Mungo
Italia Nostra Castiglione della Pescaia, Vice Presidente Guido Orlandini
Italia Nostra Pisa, Presidente Giuseppe Macchi
Italia Nostra sezione di Debeduse e Cinque Terre, Responsabile Giovanni Gabriele
Italia Nostra Caltanisetta, Presidente Leandro Janni
Italia Nostra Crotone, Presidente Teresa Liguori
Italia Nostra Consiglio Regionale del Lazio, Presidente Cesare Crova
Italia Nostra Roma, Responsabile Energia Ebe Giacometti
Italia Nostra – Consiglio Regionale della Sardegna, Maria Paola Morittu
Italia Nostra Sant’Antioco, Sardegna, Graziano Bullegas
La Renara per l’ecosviluppo del territorio, Castel Giorgio (TR), Anna Puglisi
LIPUAbruzzo
LIPU Basilicata
LIPU Molise
LIPU Puglia, Enzo Cripezzi
Lista Civica Bagnacavallo Insieme, Bagnacavallo (RA), Pier Giorgio Costa,
Oreste Rutigliano, membro gruppo energia Italia Nostra Nazionale e del Lazio
Rete della Resistenza sui Crinali, Toscana – Emilia Romagna, Alberto Cuppini
Save Salento – Associazione Salviamo il Salento, Antonio Bonatesta
WWF – sezione di Orvieto (TR), Filippo Belisario

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Castelvetro (Modena) – Bollitore industriale per cadaveri (impianto a biomasse)? Un sì ed un no…

Castelvetro (Modena) – Bollitore industriale per cadaveri (impianto a biomasse)? Un sì ed un no…

In questi giorni mi trovo in Emilia a trascorrere le festività di fine anno con la mia compagna Caterina.. il 28 dicembre u.s. c’è stata qui a casa una riunione canterina, in onore a Shiva, il Distruttore di tutte le forme. Egli viene descritto come un Sadhu (monaco errante) cosparso di cenere, nudo, che si aggira nei crematori ed è seguito da un’orda di fantasmi e dei della morte. Insomma Egli simboleggia l’aspetto distruttivo delle forme che non tiene conto di alcuna sacralità dei resti mortali, essendo solo materia da riciclare in nuovi modi ed aspetti della vita. Con una immagine del genere è stato normale, dopo i canti, e seduti al tavolo di cucina con il prasad davanti (dolcetti vari ed una buonissima torta alle castagne) metterci a parlare di argomenti mortuari.. Abbiamo iniziato con la descrizione dei riti nel Nord India, delle celebrazioni e dei banchetti che seguono la dipartita dei propri cari e di come poi i cadaveri vengano bruciati sulla pira, di solito è il primogenito maschio ad appiccare il fuoco.. e completata l’operazione di bruciatura i resti del cadavere vengono gettati in pasto ai pesci del Gange, o di altri fiumi sacri. Insomma in India il cadavere viene in qualche modo riciclato…. Molto diversa la situazione qui in occidente.. dove il morto è omaggiato, imbalsamato, profumato, conservato in bare signorili, sepolto in tombe che talvolta costano più di una abitazione, etc. etc. Insomma il cadavere da noi viene considerato come un “residuo vitale”.. che deve essere rispettato e venerato.. Sarà forse per la favola della resurrezione dei morti raccontata nei libri cristiani sarà forse perché in occidente non crediamo alla reincarnazione.. che è una forma di riciclaggio sia materico che energetico.

Beh.. ad un certo punto la discussione è andata a concentrarsi sul tema di un impianto per la produzione di sego e grassi animali e loro successiva utilizzazione per la produzione energetica che dovrebbe essere installato presso una azienda “Inalca” di Castelvetro… Le ragazze che avevano partecipato ai canti erano un po’ preoccupate per le possibili conseguenze infestanti di un tale “bruciatore” e dicevano di aver firmato una petizione contro e di voler aderire ad un comitato di cittadini che sta contrastando l’iniziativa.

La cosa che meno mi è piaciuta di questo progetto è che la materia prima, i cadaveri e gli scarti di animali, sarebbe raccolta e convogliata a Castelvetro da ogni dove.. Insomma l’impianto avrebbe bisogno di molta carne per poter essere produttivo e attivo… Il che significa che si presume la continuazione del sistema di allevamento industriale di bovini, suini, etc. in modo da avere sufficiente “combustibile”.. Ed io, essendo vegetariano ed ecologista, ovviamente non sono d’accordo, poiché il paventato inquinamento causato dall’impianto verrebbe preceduto da un molto più forte inquinamento legato alla produzione industriale della carne da macello.. Non sto qui a parlarne.. ma saprete tutti che l’allevamento industriale rappresenta la maggiore fonte di polluzione e distruzione dell’habitat, persino maggiore di ogni altra industria, della circolazione automobilistica mondiale e del funzionamento delle centrali atomiche, etc.…. (messe tutte insieme)… Informatevi e scoprirete la verità!

Insomma questo impianto energetico di Castelvetro sarebbe la ciliegina sulla torta del sistema di inquinamento globale, con il recupero di una piccola parte energetica.

Però, e qui ritorno al discorso dello smaltimento dei cadaveri (senza però considerare gli aspetti d’inquinamento locale), un impianto del tipo progettato all’Inalca potrebbe venir utile se servisse a riciclare tutti i corpi deceduti per morte naturale o accidentale, sia umani che animali, in modo da non mandare sprecate le risorse da essi costituite.. recuperando in tal modo i grassi e le materie prime necessarie alla produzione energetica di sentina. Con ciò si eviterebbe l’inutile spreco di sostanze che vengono oggi sigillate in bare a tenuta stagna e conservate nei cimiteri. Già questo rappresenterebbe un gran risparmio energetico, proveniente da una fonte sicura ed “inesauribile” (di morti ce ne sono sempre in gran numero).

Ho sentito un discorso trasmesso su internet in cui i tecnici dell’Inalca, illustrando i vantaggi del loro progetto, dichiaravano la non pericolosità, per l’ambiente e le persone, dell’impianto da loro previsto… Io non sono un tecnico e non so quanto possano essere vere tali affermazioni.. anche perché si sa come vanno a finire queste cose.. i depuratori dei fumi pestilenziali, costano.. e magari vengono fatti funzionare solo quando serve.. far vedere che funzionano…

Comunque riporto alcune informazioni raccolte ed in calce l’interrogazione del Comitato Contro. L’impianto non sarebbe un vero e proprio inceneritore, ma un “bollitore” per tutti gli scarti di lavorazione, da cui estrarre il grasso che poi verrebbe usato per produrre elettricità…. Ma come? Probabilmente bruciandolo e quindi, il problema mi pare reale.

Qui sotto metto il testo di una interrogazione alla Regione Emilia Romagna da parte del “movimento cinque stelle” (alias Beppe Grillo) che mi pare alquanto corretta.
http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/emiliaromagna/inalca.doc

Cari saluti a tutti, Paolo D’Arpini

………..

Al Presidente
dell’Assemblea Legislativa
Matteo Ricetti

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

Considerato che:

- In data 7 luglio 2011 la ditta Inalca Spa ha depositato in Regione la domanda per la realizzazione di un impianto a biomasse a Castelvetro (Mo), impianto per la produzione di energia elettrica e termica dalla combustione di biomasse(rifiuti) di origine animale (nello specifico sottoprodotti di origine animale) della portata di circa 30.000 ton/a (84 tonnellate al giorno). La procedura di VIA verrà conclusa entro i primi di dicembre.

-La combustione di biomasse derivate da scarti di origine animale, essendo di natura biodegradabile potrà avvalersi del regime di contributi pubblici per la produzione di energia, i cosiddetti “certificati verdi”.

-Gli stessi scarti di origine animale, pero’ potrebbero essere valorizzati diversamente e trasformati in cibo per animali domestici ed altri utilizzi, come esperienze industriali e studi dimostrano, su tutti quelli condotti dal Crpa di Reggio Emilia sin da metà anni ’70.

-Pare quindi evidente che il progetto presentato da Inalca Spa per lo stabilimento di Castelvetro (Mo) pur totalmente legittimo sul piano formale non rappresenti un esempio di innovazione industriale e di perseguimento della qualità ambientale, ma sia fortemente condizionato dalla possibilità di incamerare incentivi pubblici. Incentivi pagati dai contribuenti italiani, tramite il meccanismo dei “certificati verdi”.

-Secondo quanto riportato da Comitati Locali , i cittadini di Castelvetro (Mo) non sono stati messi a conoscenza anticipatamente di questo progetto che in zona potrà avere ripercussioni anche dal punto di vista dell’impatto odorigeno.

L’interrogante chiede alla Giunta dell’Emilia Romagna se:

-E’ stato rispettato da Inalca il DLGS 152/06, secondo il quale il gestore entro al massimo 45 giorni dalla presentazione dell’ istanza, deve provvedere a sua cura e sue spese alla pubblicazione su un quotidiano a diffusione provinciale o regionale, informando la popolazione.

-Se la Regione Emilia Romagna all’interno delle sue politiche agroalimentari considera più ambientalmente innovativo e sostenibile un sistema che preveda la trasformazione e riutilizzo per fini alimentari (es. alimentazione per animali domestici )degli scarti animali, oppure preferisce un sistema che prevede il trattamento di distruzione termica (incenerimento) per la quasi totalità di questi godendo così di contributi pubblici a spese del contribuente per la cosiddetta “valorizzazione energetica”.

-Che tipo di garanzie dovrà fornire Inalca Spa riguardo i controlli sull’emissioni, dato che nella scheda monitoraggio è previsto un solo controllo delle emissioni all’anno, nonostante siano presenti bollitori, trituratori, coclee e 270 tonnellate anno di additivi che verranno inceneriti.

Il Consigliere
Andrea Defranceschi

Bologna 16 novembre 2011

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Risultato della ricerca:

Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica… trinità indissolubile nella nuova filosofia della natura….

Erik Guido Petrangeli mi ha scritto: “Caro Paolo, come sai sto “tentando” di scrivere un libro sull’agricoltura biologica. All’interno di questa pubblicazione avevo pensato di metterci una sorta di glossario per spiegare alcune voci legate all’agricoltura biologica e tra queste c’è ovviamente il Bioregionalismo. Visto che tu sei uno dei massimi esperti su questo tema, mi farebbe piacere se potessi scrivere una articolo (max 3mila battute) sul Bioregionalismo in modo da inserirlo nel libro”

Gli ho risposto: “va bene scriverò… anche perchè il sunto sarà utile come promemoria per la prossima assemblea generale su ecologia profonda, bioregionalismo e spiritualità laica, prevista a Roma (o dintorni) per il solstizio estivo del 2012, però le battute contale tu..”

Parlare del Bioregionalismo in tremila battute equivale a raccontare la propria vita in tre minuti sono costretto ad usare frasi lapidarie e sentenze sparpagliate. Bioregionalismo è un un neologismo per descrivere un processo vitale lungo come la vita.

Però una breve premessa occorre farla. Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica sono la trinità della nuova filosofia o religione della natura.

L’ecologia profonda analizza l’organismo, le componenti vitali e geomorfologiche, le loro correlazioni e funzionamento organico ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali (bioregioni) in cui tali processi si manifestano in forma qualificata di “organi” territoriali e culturali. Come terzo elemento componente c’è “l’osservatore”, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo, da me definita “spiritualità laica”. Ovvero la capacità e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. E soprattutto la sua messa in pratica.

Secondo me non vale la pena di risalire all’inventore del termine “bioregionalismo” poiché, come in effetti è per l’ecologia e per la spiritualità, è qualcosa che è sempre esistita, in quanto espressione della vita, perciò nelle diverse epoche storiche questi processi hanno ricevuto nomi diversi: panteismo, spiritus loci, animismo, etc. Ed in ogni caso questi tre modi descrittivi sono indivisibili l’uno dall’altro, come è indivisibile l’esistenza. Diceva un grande saggio: “Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati” (Nisargadatta Maharaj).

Ed ora alcune espressioni al vento:

“E’ buona norma, nell’approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l’ambito in cui si vive, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. La bioregione è un’area omogenea definita dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che le abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita”

“L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, corregendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano”

“La limitazione e separazione nella coscienza non è reale, allo stesso modo in cui la luce del sole non risulta compromessa o menomata dallo specchio, parimenti la pura consapevolezza è intonsa e non divisa dall’operato immaginario della mente individuale. Dove sono interno ed esterno per la coscienza suprema che entrambi li compenetra e li supera? In realtà la sola idea di una tale separazione è impensabile nella sorgente di luce che unicamente è..”

“….la necessità di “ridurre e dare delle spiegazioni” sta proprio nel distacco che la lo spirito intelligente ha nel momento del concepimento una parte del tutto si contestualizza un un modulo storico. La singola parte ancestralmente sa di appartenere al tutto e quindi nelle condizioni ristrette dello spazio tempo tende in continuazione (ascesi) a ricongiungersi con lo spirito intelligente infinito di cui fa parte e cui inevitabilmente tende..”

“Che cosa sarebbe la vita senza memoria?… Mi sono posta questa domanda osservando alcune persone ammalate di Altzeimer. Questi esseri, che pure hanno vissuto una intensa vita, di lavoro, di relazioni, di affetti, oggi per qualche strano meccanismo, sono “uscite” dalla realtà con cui non condividono più nulla…. Chi erano prima?…dove e come hanno vissuto? … appartenevano ad una cultura, ad un territorio, avevano un carattere, delle abitudini, celebravano dei riti, rispettavano delle tradizioni, parlavano una lingua o più d’una!…tutto questo è cancellato nella loro memoria…. Essi non ricordano più nulla… sono semplicemente dei corpi ancora in vita che vivono senza relazioni: respirano, mangiano, osservano ciò che gli sta’ intorno…..ma non sono collegati a niente… le relazioni originano identità….”

“L’attuazione bioregionale in chiave politica. Il Bioregionalismo ha due obiettivi: recuperare e tutelare al massimo l’ambiente naturale; ridisegnare nuovi confini delle regioni, tenendo finalmente conto delle loro caratteristiche etniche, ambientali, linguistiche, sociali e produttive. Il tutto in una visione della Stato che ”invece di amministrare se stesso, attraverso la sola tutela della burocrazia, (tra le più arretrate del mondo), si occupi finalmente e seriamente dei grandi problemi nazionali e della tutela dei cittadini”

“..l’immagine che si vuole evocare con la parola “bioregionalismo” un neologismo usato dallo stesso Peter Berg. Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro…”

“Riconoscendo l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita, la quale racchiude le leggi cosmiche. Difenderla implica tutto questo, nella piena consapevolezza che esiste un’altra realtà molto insidiosa, quella della perdita delle identità, della distruzione delle culture con i loro paesaggi uniformi, prossimi ai deserti..”

“L’esperienza degli orti e dell’agricoltura urbana, seppur con qualche anno di ritardo, si sta diffondendo molto velocemente anche in Italia. Se esistesse una mappatura, vedremmo migliaia di puntini disegnati sulla cartina dell’Italia: gruppi auto-organizzati, orti didattici, orti sul balcone, aiuole coltivati a lattuga, orti sinergici. Tra tangenziali, cavalcavia, ponti, semafori, autostrade, ecco apparire qua e là un orto in tutta la sua bellezza”

“…non si può fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. Osserviamo che ovunque avanza la desertificazione (non soltanto siccità bensì perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuti a monoculture, la modifica dell’ambiente e, in generale, la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che dederminano una perdita economica considerevole anche nell´economia….”

“L’unico “sviluppo” che consente la vita della biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità”

“Il nostro è un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. E’ concepibile un’amministrazione politica -di qualunque livello organizzativo- che legifera attorno a questa modo di lavorare slow?”

“…continuo a dedicarmi, in teoria ed in pratica, a questa ricerca, occupandomi magari di agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, cure naturali, spiritualità e arte della natura.. Io personalmente sono giunto, per mezzo di esperienze vissute e di considerazioni e riflessioni sugli eventi, a condividere pienamente il pensiero ecologista profondo, il vegetarismo e la spiritualità laica”

“Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro”

“…per me ecologia profonda vuol dire: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a…. nei limiti del possibile. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma ognuno di noi può fare la sua parte”

Paolo D’Arpini

Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana
Via Mazzini, 23 – Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293

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