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“Nella Tuscia… a piedi, in bicicletta, a cavallo….” – Il turismo ecosostenibile secondo Paolo D’Arpini

Rimane celebre nella storia del turismo lento la calata a Calcata di Etain Addey che nel  2005 da Gubbio se ne venne a piedi  al Circolo vegetariano VV.TT.  impiegando appena quattro giorni di viaggio.. (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/05/racconto-di-quando-fui-bacchettato-dalla-sciamana-etain-addey-e-come-appresi-ad-amarla-luglio-2009-il-25-vado-a-pratale-il-26-torno-a-calcata/).

Certo non tutti avrebbero quella forza e quel coraggio, c’è inoltre da dire che Etain si lamentò di non aver trovato nessuna locanda aperta nei paesini visitati, essendo ormai  gli alberghi  posti  solo  in  centri grandi  prettamente raggiungibili in macchina (ivi compresi gli eventuali agriturismi che son tutti fuori mano). In verità le vecchie locande ed alberghetti  nei vari centri della Tuscia sono stati chiusi proprio con l’avvento del turismo veloce e di massa…

Tempo fa lanciai comunque l’dea di poter almeno visitare Viterbo, partendo a dorso d’asino e percorrendo stradine periferiche. Avvenne in occasione della visita di Ratzinger nella Città dei papi (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/04/21/d%e2%80%99arpini-ri-visita-viterbo-il-4-settembre-2009-%e2%80%93-comunicato-stampa ).  Lo stesso percorso è agibile anche in bicicletta e, perché no, anche a piedi. Vorrei qui ri-proporre una passeggiata per la festa di Santa Rosa a settembre:  “Da Roma a Viterbo, tutto a piedi?…” Magari… e la chiamerei anche “…ricordo della Tuscia antica”, ma non volendo  sembrare  proprio un oltranzista si può pensare anche ad un turismo con mezzi condivisi..

Tempo fa, ad esempio,  l’esperimento del turismo lento e sostenibile fu anche tentato in Sabina. Si chiamava  “Discovering Sabina” proposta avanzata da una serie di comuni in vista di un finanziamento europeo destinato al turismo a basso impatto sui loro territori. Qui da noi, in Tuscia, possiamo pensare  all´albergo diffuso, ai sentieri a piedi e in bici, alle visite archeologiche, alla navigazione del Tevere, alla riscoperta dei prodotti locali, al ruolo multifunzionale del´agricoltura e del turismo rurale.

Insomma un turismo ad impatto zero e persino  “a basso costo”, non il low cost  mortifero dell’aeroporto che si vorrebbe costruire a Viterbo.  

Perché andare a cercare turisti  all´altro capo del mondo quando c´è un bacino di turisti italiani (in questo caso romani) da coinvolgere? Turisti che magari se ne vanno a vedere colline, laghi, mari, bellezze archeologiche all´altro capo del mondo  e non conoscono le bellezze di casa nostra.

Ed il  viaggio eco-sostenibile può anche essere eco-solidale, per la condivisione dei mezzi sia privati che pubblici. Un viaggio che localmente potrà  essere comunitario e poco impattante.. Non è il  danno eco-sociale del “low cost” aereo superiore ai vantaggi visto che gli effetti del riscaldamento climatico ricadono sui più poveri? Non è meglio che si sviluppi anche da noi un turismo sostenibile senza aerei fatto dagli autoctoni, che potranno scoprire migliaia di luoghi d´incanto raggiungibili facilmente  in treno o pulman o traghetto (penso a Civitavecchia ovviamente)?

In Inghilterra esiste un sito apposito che suggerisce agli inglesi come arrivare in diversi luoghi senza aereo né auto, “anche se pensavate che non fosse possibile”. E poi fermarsi di più in un luogo, invece di saltellare qui e là. .

In sintonia con  il bioregionalismo si pone quindi il consiglio  del viaggio lento,  e spero  che all’incontro organizzato da Simonetta Badini sul turismo eco-sotenibile, previsto in settembre a Viterbo,  si  possa parlare di ecologia profonda e bioregionalismo. Anticipando così il discorso che si terrà a Monte Rufeno (Acquapendente) alla fine di ottobre 2010,  in occasione del prossimo appuntamento della Rete Bioregionale Italiana, al quale siete tutti invitati. Sarà un incontro conviviale, in cui esprimere  anche varie forme di spiritualità naturale: la poesia, la musica arcaica, le storie di vita…

Paolo D’Arpini

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27, 28 e 29 maggio 2010: Roma Ciemmona o Critical Mass. Ovvero festa su due ruote senza motore – Biciclettata romantica per riappropriarci delle strade della capitale… in gioia ludica

Ante sciptum

“Pedala pedala e fischietta.. a cavallo della bicicletta…” ve la ricordate la mitica canzone di Lino Toffolo, alla vana ricerca di anguria e meloni? Stavolta magari a Roma un cocomeraro, sia pur fuori stagione, forse ci sarà, chissà?  Ricordo che nel 1992, per solidarietà con l’iniziativa che partiva a San Francisco, anch’io pedalai da  Calcata Vecchia al Vignale, dove mi feci una bella bevuta di acqua di sorgente. ..

Perciò  invito tutti voi che siete muniti di velocipede di partecipare compatti alla pedalata di Roma Ciemmona o Critical Mass, edizione 2010

Paolo D’Arpini

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29/05/2010 Roma Ciemmona o Critical Mass Intergalattica: ciclisti terrestri e ciclisti provenienti dalle galassie e dai pianeti più lontani si preparano all’annuale pacifica invasione della capitale. Si partirà alle 16:00 dai giardini di piazza San Giovanni per andare in giro nel nome del pedale e del caso per la città eterna.

Sarà una festa e sarà protesta, sarà rivendicazione e riappropriazione, per Roma e per tutte le galassie dell’universo. Se siete in possesso di campanelli o fischietti siete fortemente invitati a portarli e a farne uso.

L’abbigliamento stravagante o particolarmente colorato è benaccetto. Il sorriso d’obbligo. Pedaleremo alla riconquista della città e dell’universo.

Ancora oggi l’economia si basa sul presupposto che le risorse naturali e la capacità di assorbire rifiuti della terra siano infinite, anche a un bambino è evidente che non è così. Il riutilizzo, il riciclaggio e ogni comportamento che permette di risparmiare energia andrebbero incentivati invece del consumo. Riempiamo le nostre case di oggetti spesso inutili o superflui erroneamente conviti che il benessere si raggiunga attraverso un illusorio bene-avere; allo stesso modo riversiamo nelle strade automobili e scooter sempre più grandi e rumorosi, che hanno bisogno di sempre più spazio e che consumano sempre più energia coerentemente col modello di sviluppo neoliberista.

La bicicletta è l’esatto opposto di quanto ci viene proposto: leggera, veloce, economica, di facile riparazione e manutenzione, non inquina, non fa rumore, ha bisogno di un piatto di pastasciutta per muoversi e di uno spazio quasi nullo per essere parcheggiata. Conviene perché permette di recuperare una libertà rubata dal traffico e dai suoi costi sociali ed economici.

Nel 1992 a San Francisco nasce Critical Mass, una coincidenza disorganizzata tra individui, biciclette e città che una volta al mese rivendica le strade come luogo comune e pubblico. In questo spazio temporaneamente autonomo e vagante può prendere corpo e voce la libertà negata, il bisogno di contatto e solidarietà tra umani e non tra macchine. Oggi, in più di 500 città nel mondo, Critical Mass realizza dal basso ciò che non esiste più nelle nostre città: la strada sicura e silenziosa per camminare; la strada dove pensare, parlare, incontrarsi; la strada come luogo in cui i bambini possono tornare a giocare e ad essere liberi; la città come ambiente comune in cui respirare e crescere. Dimostra che con piccoli cambiamenti personali, come l’uso quotidiano della bicicletta, si può mutare la qualità della vita di tutti e rendere più vivibili le nostre città: la bicicletta libera le città dallo smog, dal traffico, dal rumore, è un attività fisica e quindi produce endorfine, che fanno bene al corpo e all’umore, è economica e quindi democratica, ecosostenibile ed estranea ai meccanismi che producono guerre e sfruttamento.

Critical Mass non è una manifestazione, è arte vissuta, celebrazione dell’umano, coniugazione positiva tra disobbedienza civile e festa, azione diretta e sovversiva contro i trasporti privati motorizzati, che insanguinano le nostre strade e inquinano la nostra aria e le nostre relazioni sociali. Critical mass rivendica l’uso delle strade da parte delle biciclette come atto rivoluzionario e necessario, come riappropriazione della strada come spazio sociale e come ribellione al neoliberismo.

Il programma, in breve:

– 27 maggio, Aspettando la ciemmona all’Ex Lavanderia, Santa Maria della Pietà.

– 28 maggio, Compleanno di Critical Mass Roma, alle 18:00 di fronte al palo 27 via dei fori imperiali.

– 29 maggio, La Ciemmona, Critical Mass intergalattica, alle 16:00 ai giardini di piazza San Giovanni – 30 maggio, tutti al mare! Alle 11:00 a Piazzale delle masse critiche, già piazzale Ostiense.  Info: www.ciemmona.org

Altri articoli sulla bicicletta:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=bicicletta

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Rimedi poco ortodossi per i reumatismi, consigliati dal biciclettaio di Spilamberto, e pensiero sulla felicità di Yogananda

Caro Paolo,

oggi sono stata a ritirare la mia bicicletta riparata da quel signore che pare un po’ burbero, ma che in realtà, ha piacere se qualcuno si ferma ad ascoltarlo. Forse in questo periodo in cui tutti andiamo di fretta e abbiamo sempre tanto da fare, al punto che si scrivono libri dal titolo “Elogio della pigrizia”, trovare qualcuno che invece si ferma a perdere anche solo un quarto d’ora ad ascoltare, è una cosa rara.

Tirata fuori la mia bici dal groviglio in cui era incastrata, entriamo nel suo ufficio per i conti. Cerca il biglietto, il biglietto non si trova, apri un cassetto, aprine un altro, alla fine il prezioso biglietto salta fuori….

Intanto lui accenna a un dialogo ed io lo assecondo: “E’ andata domenica alla biciclettata?” (tutti i 25 aprile qui a Spilamberto c’è una biciclettata non competitiva e quest’anno era la 23 esima). Io: “No, non avevo la bicicletta!” Lui: “Ma aveva quell’altra!” (quella che ho fatto aggiustare per te). Io: “E’ troppo alta per me, ho paura di cadere!”. E poi, non so come, siamo passati a parlare dei dolori “reumatici”, lui cervicale o ginocchia, io cervicale. E mi ha raccontato alcuni rimedi “casalinghi” che mi paiono interessanti e che ti voglio raccontare:

1) scaglie di sapone tra il materasso ed il lenzuolo, da lui provato, pare con qualche risultato…

2) mettere a macerare per 60 giorni un chilo di castagne di ippocastano in un litro di alcool (ma do queste proporzioni non era sicuro) e usare il macerato sulle parti dolenti facendo attenzione perché macchia (provato anche questo).

3) scaldare bene un chilo o due di sale marino integrale, metterlo in una federa o in un altro sacco di stoffa e applicare sulla parte, facendo attenzione a non ustionarsi,

4) ultimo rimedio, consigliato da un africano: starsene per qualche mese nel deserto e, per fare la prova per vedere se i dolori sono passati, imbattersi in un leone e doversela dare a gambe!

Beh, le bici sono lì che aspettano solo noi, finché tu non arrivi qui da me, farò un po’ di allenamento 

Caterina Regazzi

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Pensiero aggiunto

“CERCARE LA FELICITÀ al di fuori di noi stessi è come cercare di prendere al laccio una nuvola. La felicità non è un oggetto: è uno stato della mente. Deve essere vissuta. Né il potere terreno né le strategie per fare denaro potranno mai catturarla. L’irrequietezza mentale è causata dal concentrare la consapevolezza all’esterno. Quell’irrequietezza è garanzia che la felicità resterà irraggiungibile. Il potere terreno e la ricchezza non sono stati mentali. Una volta ottenuti, servono soltanto a diluire la felicità. Di sicuro non possono aumentarla. Più disperdiamo le nostre energie, meno energia ci resta per indirizzarle verso un compito specifico. L’ansia e l’agitazione sono abitudini che si levano come una piovra dagli abissi oceanici del nostro subconscio, scagliando i loro tentacoli attorno alla nostra mente e stritolando a morte tutta la pace interiore che un tempo conoscevamo. La vera felicità non si trova mai al di fuori del Sé. Cercarla oltre il Sé è come inseguire l’arcobaleno in mezzo alle nuvole!” (P. Yogananda)

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Consiglio ecologista a Renata Polverini, neo presidentessa del Lazio – Comunicato Stampa

Non paga bollo, non consuma, non inquina, tonifica le gambe, fa bene al cuore ed all’ambiente. La bicicletta è il simbolo della sostenibilità, grazie alla quale si risparmia sul costo dei trasporti e delle medicine. Perfetta per accompagnare i piccoli a scuola, utile per trasportare la spesa, è un mezzo ideale persino in vacanza o per un viaggio. Ricordate la storia che vi raccontai dell’amico giapponese che stava facendo il giro del mondo in bicicletta ed arrivò fino a Calcata? 

Mi permetto di dare un consiglio alla neo presidentessa del Lazio, Renata Polverini: “Il Lazio ha bisogno di più piste ciclabili e non di nuovi aeroporti. I cittadini del Lazio hanno bisogno di respirare aria pura e di cose concrete e non di voli pindarici (low cost) che producono solo smog, rumore e degrado morale. Quello di cui abbiamo bisogno è la valorizzazione del nostro territorio attraverso un turismo lento e sostenibile. Ad esempio in bicicletta si può arrivare a Roma, partendo da Calcata, in soli 80 minuti di pedalata… molto meno di quello che ci si impiega con altri mezzi meccanici”.

Ed ora torno ancora a spiegare i vantaggi della bicicletta, un eccellente mezzo di trasporto che in città, ma anche in campagna, potrebbe sostituire tranquillamente l’auto ed anche il motorino. Fino a quarant’anni fa tutte le città e tutti i paesi d’Italia erano piene di biciclette e di carrozzelle tricicli. Io stesso ne ho guidati di questi tricicli, ottimi per piccoli trasporti a buon mercato. Tra l’altro sarebbe facilissimo montare su tutti i velocipedi una piccola carica di accumulo a frizione, come quelle delle macchinette per bambini, in modo da poter utilizzare la spinta per facilitare le salite. Inoltre sia le biciclette che i tricicli potrebbero essere muniti di un leggero tettuccio per la pioggia in modo da poterli usare per tutto l’anno. Pensate che risparmio energetico e quanto ci guadagneremmo tutti in salute!

Anche il turismo se ne avvantaggerebbe se ad esempio a Roma  venissero istituiti appositi noleggi di bici per compiere vari giri  sia in città che in provincia.

Tra l’altro la bicicletta porta allegria… leggetevi ad esempio la divertente storia che mi ha raccontato qualche tempo fa un amico di Milano.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/10/28/antonio-dandrea-e-partito-al-volo-su-una-bicicletta-cometa-wouwhh/

Paolo D’Arpini

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Aeroporto di Viterbo: “La storia vera dell’aeroporto (militare) che c’è e di quello (low cost) che non c’è…”

Di tanto in tanto occorre far chiarezza su un discorso, quello dell’aeroporto di Viterbo, che  è andato sempre più ingarbugliandosi.  

Si cominciò a parlare di un ipotetico aeroporto per voli low cost da istallarsi a Viterbo, nelle adiacenze od in sostituzione del campo d’atterraggio militare Fabbri, nella tarda primavera di tre anni fa. L’annuncio fu dato da un tal ministro Bianchi del Governo “traballante” Prodi nel giugno del 2007 il quale annunciò la sua intenzione di voler privilegiare Viterbo come sede per  i voli low, in vista di un alleggerimento su Ciampino i cui abitanti stavano facendo carte false e denunce a tutto spiano per togliersi quel peso di dosso… Allo stesso tempo anche l’allora sindaco di Roma, Veltroni, premeva per alleggerire  il ronzio continuo sulla capitale e le noie legate ad uno scalo incuneato  nell’area metropolitana romana (Ciampino è alle porte di Roma).

All’annuncio del Bianchi seguirono osannanti urla di giubilo da tutti gli scherani democratici (Fioroni, Sposetti, Parroncini, etc.) e pure dai cavalieri destri (Marini, Gabbianelli, etc.). Nel frattempo dovendo andare al rinnovo delle cariche amministrative tutta la battaglia politica si spostò su chi avrebbe garantito l’aeroporto a Viterbo, assicurando così “posti di lavoro e ricchezza per tutti” (promettevano i politici destri e sinistri).

In quella fase non esisteva alcuna opposizione all’ipotesi di un aeroporto low cost a Viterbo, tutti parevano abbacinati dal miraggio di un Eldorado turistico e di sviluppo edilizio e commerciale. In quel periodo dovetti prendere il coraggio a due mani e, solitario Don Chisciotte, scrissi una lettera spiegando la realtà dei fatti e la verità sulle conseguenze di questo progetto scellerato. Nessun giornale viterbese la pubblicò, solo il Corriere della Sera di Roma (http://archiviostorico.corriere.it/2007/luglio/06/Via_Tomacelli_160_co_10_070706035.shtml ) e successivamente una rivista locale, Etrurialand (a quel tempo il sito del Circolo non era ancora operativo). Subito dopo indissi una riunione al Circolo Vegetariano VV.TT. per sensibilizzare le persone  al problema dell’aeroporto, ricordo che c’era pure la luna piena e si parlò di “metempsicosi”. All’incontro vennero anche Marinella Correggia e Antonella Litta, che in seguito assieme a Beppe Sini, fondarono un comitato anti-aeroporto. Con ciò pensavo di aver compiuto il mio dovere… Una certa consapevolezza sul problema del “mega aeroporto low cost” a Viterbo stava nascendo….

Purtroppo dovetti ripetutamente ancora intervenire, ma lo feci a modo mio senza apparentarmi specificatamente con alcun gruppo… Nel frattempo si sono creati vari cantoni d’opposizione all’aeroporto, presso gli ambientalisti,  presso le persone ragionevoli non colluse, presso alcuni organi della libera informazione (Agora Magazine, La Tua Voce, UNO Notizie, Vivi Viterbo, Viterbo Tv, etc.). Ma pure le truppe aeroportuali si sono ben organizzate, anzi pure meglio, addirittura nominando al Comune di Viterbo uno specifico assessore al costituendo aeroporto  e rilanciando di tanto in tanto proclami di attuazione, sia in ambito regionale che nazionale… sia da parte del centro destra che del centro sinistra, i cui caporioni oggi si rimpallano la “colpa” di non aver ancora attuato l’aeroporto… 

Ma sapete la verità?  La verità l’ha detta indirettamente il Ministro Altero Matteoli recentemente in una missiva indirizzata al sindaco di Viterbo, Giulio Marini. Leggete voi stessi.

 

……….

L’INVOLONTARIA CONFESSIONE DEL MINISTRO E ANCORA UN AUTOGOAL DEL SINDACO DI VITERBO

Il sindaco di Viterbo, Giulio Marini, diffonde alcuni stralci di una lettera a lui indirizzata dal ministro di Trasporti, Altero Matteoli, avente ad oggetto lo stato dell’arte sul mega-aeroporto fuorilegge. E commette l’ennesimo autogoal, poiche’ in quei passaggi il ministro ammette suo malgrado il pasticciaccio brutto, l’ignobile inganno, la squallida truffa.

*

Scrive il ministro che assicura la sua “precisa volontà a garantire la definizione delle opere stradali e ferroviarie di accesso all’impianto aeroportuale”: così rivelando che tale “definizione delle opere di accesso” ancora non c’é. Una elefantiaca, mostruosa opera pubblica senza relative adeguate opere di accesso, che sarebbero ancora da definire: é bizzarria alquanto interessante. Ci si chiede di cosa abbiano starnazzato fino ad oggi i propagandisti del mega-aeroporto, dimenticando un simile dettaglio.

*

E scrive il ministro al suo amico sindaco che “non appena disponibile il master plan dello scalo aeroportuale da parte della società Aeroporti di Roma, sarà mia cura convocarti per definire l’itinerario per l’inoltro definitivo al Cipe”: così rivelando che tutti gli annunci che da anni si susseguono di imminente finanziamento da parte del Cipe erano semplici bubbole, mere fole, squallidi inganni, vaniloquio truffaldino.

Che sublime prestazione di ciarlataneria, quale monumento alla menzogna considerata come una delle belle arti, roba da far invidia all’eroe di Collodi.

*

Sarà opportuno un commento, in forma didascalica:

1. il mega-aeroporto a Viterbo é un’opera fuorilegge, poiché viola leggi italiane ed europee ed é incompatibile con la pianificazione territoriale regionale e comunale e con i vincoli di salvaguardia territoriali;

2. il mega-aeroporto a Viterbo é un’opera devastante: che distruggerebbe i preziosi beni archeologici e naturalistici dell’area termale del Bulicame; che massacrerebbe l’agricoltura; che impedirebbe di sviluppare il termalismo; che deprezzerebbe il valore delle aree, degli immobili, delle attività produttive e degli esercizi commerciali di tanta parte del territorio e della città; che danneggerebbe pesantemente l’economia locale; che farebbe collassare la già fragile e inadeguata rete infrastutturale;

3. il mega-aeroporto a Viterbo é un’opera altamente inquinante che aggredirebbe violentemente la salute e la sicurezza della popolazione: la sua realizzazione dal punto di vista sanitario sarebbe uno scellerato crimine;

4. il mega-aeroporto é un’opera doppiamente dannosa per la popolazione, anche perché intesa a sperperare ingenti somme del pubblico erario a vantaggio di una lobby affaristica e speculativa; ingenti somme di denaro pubblico che verrebbero sottratte ad opere realmente utili e necessarie (come ad esempio le ferrovie).

Per tutti questi motivi il mega-aeroporto a Viterbo é un delitto ed una follia. E i promotori di esso dovranno assumersi la responsabilità dei loro atti: favoreggiare un’opera nociva, distruttiva e fuorilegge é un crimine.  Antonella Litta: tel. 338.3810091, e-mail: antonella.litta@libero.it     

 

…………… ed ora la storia dell’aeroporto che c’è, quello militare:

Viterbo sin dagli anni ‘20 ebbe un Campo di fortuna, voluto dall’Amministrazione provinciale per effetto della Legge 27 Giugno 1927 n° 1630, sul quale potevano atterrare gli aerei civili o militari in eventuale difficoltà nel loro transito sulla nostra zona.

La località destinata a tale scopo era posta alle Bussete vicino all’attuale aeroporto.

Fu il duce Benito Mussolini a voler dotare Viterbo di un «importante aeroporto militare per il quale è stata stanziata la somma di 11 milioni e 800 mila lire», lo spianamento del terreno, in località Campo delle rose, e la costruzione delle strutture aeroportuali impegnò oltre mille operai che vi iniziarono a lavorare prima del 28 Ottobre del 1936, come riferisce un telegramma inviato al prefetto di Viterbo, Arturo Vendittelli (Agosto 1936 – Agosto 1939), dal Ministero dell’Interno in data 7 Ottobre di quell’anno.

Così fu perché il 18 di quel mese la ditta romana Imprese di Costruzioni fratelli Vaselli Romolo fu incaricata di assumere i lavori per la realizzazione dell’Aeroporto. Furono impiegati trecentosessanta operai e tra loro, come guardiano notturno, era anche mio nonno Giuseppe Matteacci (Pietralunga 3 Marzo 1906 – Viterbo 25 Agosto 1976) che da Gubbio venne a Viterbo in bicicletta e di lì a poco vi trasferì tutta la sua famiglia, che vi rimase stabile.

Terminata la costruzione dell’Aeroporto, vi si stabilì il 9° Stormo B.T. (Bombardamento Terrestre), che venne di stanza a Viterbo il 15 Ottobre del 1937, era stato costituito a Ciampino Nord il 26 Febbraio 1934.

Lo Stormo aveva in uso gli aerei S 79 SIAI Marchetti dotati di tre motori Alfa Romeo stellari da 750 HP. L’aereo fu soprannominato lo Sparviero, ma il nemico lo conosceva meglio come il Gobbo maledetto.

Il 9° Stormo si sciolse dopo l’8 Settembre 1943.

Il 14 Settembre 1937, prima dell’inaugurazione ufficiale, il generale Giuseppe Valle, sottosegretario dell’Aeronautica, pilotando personalmente un trimotore, giunto sopra a Viterbo dopo aver affidato l’aereo al secondo pilota, si lanciò da seicento metri di quota col paracadute «toccando regolarmente il campo di volo dopo circa 75 secondi».

Con lui era l’inventore del paracadute Salvador, Prospero Freri. Valle, con il suo lancio, volle dimostrare che l’Aeroporto era idoneo ad ospitare una scuola di paracadutisti, allontanando i dubbi che qualcuno aveva in merito alle forti correnti ascendenti che sembra potessero colpire la nostra zona.

L’Aeroporto, armato dalla Regia Aeronautica, con Foglio d’Ordini del 25 Novembre 1937 dello SMA, fu intitolato a Tommaso Fabbri, nato a Roma il 15 Febbraio 1908, tenente pilota, medaglia di bronzo al valor militare, caduto sul Lago Ascianghi in Etiopia il 4 Aprile 1936.

Fu inaugurato ufficialmente il 5 Febbraio 1938 alla presenza del vescovo di Viterbo, Emidio Trenta.

Al Fabbri fu innalzata una stele alla memoria, inaugurata il 28 Marzo 1974, collocata inizialmente presso l’ingresso dell’Aeroporto.

L’Aeroporto fu anche dotato di una Stazione aerogoniometrica ausiliaria ed inserito nella rete di Controllo all’Assistenza del Volo nazionale.

Un importante evento doveva essere registrato nelle cronache, infatti, il 27 Maggio 1938, verso le ore 9, sulla pista dell’Aeroporto, senza preavviso, atterrò Benito Mussolini.

Il duce aveva pilotato da Guidonia un trimotore da bombardamento ed era accompagnato dal generale Giuseppe Valle, dal colonnello Biseo e dal comandante dell’Aeroporto Gambino. Grande importanza rivestì il successivo 3 Dicembre 1938, quando venne a visitare l’Aeroporto, il re Vittorio Emanuele III, accompagnato dal generale Bernasconi.

Tra la fine del 1941 e gli inizi del 1942 l’Aeroporto fu utilizzato per le riprese del film Un pilota ritorna del regista Roberto Rossellini con Massimo Girotti, Michela Belmonte e Piero Lulli. Nel 1942 l’Aeroporto ospitò la 2ª Scuola di Paracadutismo, la 1ª era a Tarquinia, ove erano presenti anche reparti della Luftwaffe tedesca con mezzi di trasporto e da caccia.

L’Aeroporto fu bombardato il 29 Luglio 1943, alle ore 13,30, dall’aviazione anglo-americana per mezzo dei bombardieri 36 B24 Liberator, furono distrutti gli hangars con gli aerei all’interno, la palazzina del comando, gli aerei in pista e i depositi dei carburanti. Tre bombe cadute sulle camerate non esplosero. In seguito, nella notte del 15 – 16 Agosto 1943, fu iniziata ad essere colpita anche la Città di Viterbo da numerosi e spesso massicci bombardamenti che terminarono dopo il 9 Giugno 1944.

Nel 1944, dopo l’arrivo degli anglo-americani, atterrò all’Aeroporto il re Giorgio d’Inghilterra, il quale era venuto per la visita ai combattenti.

Passata la Seconda guerra mondiale l’Aeroporto, dopo la sistemazione del campo di atterraggio e l’abbattimento delle strutture bombardate, riprese la sua attività, dall’Aprile 1945, come Posto Raccolta Reduci Aeronautica, infatti, venivano qui riuniti i militari rimpatriati dalla prigionia. Venne costituito, il 18 Gennaio 1947, il Centro Militare di Paracadutismo nella Caserma Dante Chelotti dove furono addestrati i Nuclei Paracadutisti delle Brigate alpine Julia, Cadore, Taurinese e Tridentina.

Il Centro è stato trasferito il 28 Agosto 1956 a Pisa. Sul terreno dell’Aeroporto si potevano ammirare i trimotori da trasporto S.M. 82 che venivano utilizzati per effettuare i lanci di addestramento della Divisione Folgore.

L’Aeroporto fu sede dal 1953 del C.I.R.A.M., Centro Istruzionale Reclute Aeronautica Militare e ancora dal 1953 al 1958, della Scuola Specialisti per la formazione degli avieri aiuto automobilisti, S.S.A.A.

Il 1° Settembre 1958 vi fu costituita la prima Scuola Centrale di Vigilanza Aeronautica Militare, assumendo, poi, nel 1981 la denominazione S.A.R.V.A.M., Scuola Addestramento Reclute e Vigilanza Aeronautica Militare. Nel 1980 è stato eretto all’interno dell’Aeroporto il monumento in memoria dei Caduti del 9° Stormo.

Il Centro Aviazione dell’Esercito, che ha questa denominazione dal 1993, trae la sua origine dal Reparto Aereo di Artiglieria, costituito nel 1951 a Bracciano, nella Scuola di Artiglieria. Nel 1957 prese il nome Centro Addestramento Aerei Leggeri Esercito, C.A.A.L.E., e il 25 Gennaio 1958 venne trasferito a Viterbo; occupa i locali della Caserma Chelotti e una parte antistante dell’Aeroporto Fabbri.

Nel 1976 il C.A.A.L.E. diventò C.A.L.E., Centro Aviazione Leggera dell’Esercito, col motto Volat agile rapide observat, e al suo interno fu costituito il 1° raggruppamento A.L.E. Antares, col motto Primus nomine, factisque fulgentior. In data 1° Febbraio 1976 si costituì il 1° Reggimento AVES Antares dai preesistenti 1° reparto Elicotteri Uso Generale e 1° reparto Elicotteri Medi, riarticolandosi nel 51° Gr. Sqd. EM Leone, 11° Gr. Sqd. ETM Ercole e 12° Gr. Sqd. ETM Gru soppresso nel 1974. Gli equipaggi che formano il 1° Reggimento AVES Antares, per il loro alto impegno e valore, hanno visto decorare la propria bandiera con la Medaglia d’Argento al valor dell’Esercito e con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia.

Il 4° Reggimento AVES Altair è stato costituito a Bolzano il 20 Gennaio 1976, allora era denominato 4° raggruppamento ALE Altair. Nel 1992 il reparto adottò la denominazione 4° Reggimento Aviazione Leggera dell’Esercito Altair e nel Giungo 1993, con l’inserimento in servizio dei Dornier 228, che non sono classificabili leggeri, prese l’attuale nome. La sua bandiera è decorata con cinque Medaglie d’Argento al Valore Civile.

Il 15 Giugno 1976 fu costituito il 4° Reparto Riparazioni Aerei Leggeri Esercito, il R.R.A.L.E. divenendo così Base A.L.E. Il motto è Res, non verba. Il 6 Ottobre 1990 è stata consegnata al reparto la Bandiera di Guerra e, per l’occasione, è stata emessa una cartolina.

Si sta realizzando (2001) un aeroporto civile – turistico con una pista lunga millecinquecento metri e larga trenta.

Dal volume di Mauro Galeotti:  “L’illustrissima Città di Viterbo”, Viterbo, 2002. (Archivio Mauro Galeotti) 2004

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Altri articoli sul tema aeroportuale di Viterbo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=aeroporto+viterbo

Grazie per aver letto sin qui, Paolo D’Arpini

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