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Giochi fatti, passo indietro, pedalando sui Castelli Romani, pedagogia alternativa, roundup venefico, M5S, musica cacofonica

Il Giornaletto di Saul del 3 maggio 2013 – Giochi fatti, passo indietro, pedalando sui Castelli Romani, pedagogia alternativa, roundup venefico, M5S, musica cacofonica

Care, cari,

I giochi sono fatti – Scrive Stefano Davidson: “Gli investimenti su titoli di Stato di un Paese in difficoltà, o in via di sviluppo, l’acquisto di azioni in borsa, magari di famose aziende o, ancor più, di banche, sono sempre e solo delle vere e proprie scommesse, esattamente come quelle effettuate nel gioco d’azzardo. Infatti comprando azioni o titoli, e ancor più “futures” o hedge fund non si fa altro che scommettere sul fatto che il valore di ciò che si è acquistato aumenti (o diminuisca, nel caso ad esempio dei citati futures) generando così il guadagno o la perdita per il giocatore. Ad ogni scommessa quindi si ha comunque un vincitore e un perdente e questo ruolo dovrebbe essere assunto sia dallo scommettitore che dal banco….” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2013/05/i-titoli-di-stato-ce-li-giochiamo-al.html

Frascati ambientale – Scrive Italia Nostra: “10 MAGGIO, ore 18:00. Frascati, Scuderie Aldobrandini Piazza Marconi: “IL RISCATTO DELLA TERRA”, Dalle problematiche dell’urbanizzazione alla civiltà “post-industriale”. Ci sarà un ritorno alla terra? Con DOMENICO DE MASI, ROSALMA SALINA ed ENRICO DEL VESCOVO. Ingresso libero. Info. enricodelv@fastwebnet.it”

Firenze. Terra Futura – Scrive Il Cammino: “Terra futura è arrivata alla decima edizione. Terra futura è una fiera di qualità, una vetrina di realtà impegnate in un futuro sostenibile e più equo per tutti. Come sempre è organizzata e promossa dalla Fondazione di Banca Etica, e si terrà a Firenze, Fortezza da Basso, dal 17 al 19 maggio. L’ingresso è gratuito”

Un passo indietro nel tempo – Scrive Anthony Ceresa: “Caro Paolo, Ti ringrazio per il tuo splendido lavoro, se fossi un Re, non Re Giorgetto, ma un Re che tiene a cuore il bene dei suoi sudditi, ti inviterei a Palazzo per una posizione permanente in qualita di Uomo Saggio. Ti trasmetto un messaggio ricevuto da una amica comune TARA la quale cancella i timori di molti sulla fine del mondo…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/05/02/un-passo-indietro-con-tara-la-medium-veggente-vedo-vedo-stravedo/

Roma. Centro Kung.an – Scrive Aliberth: “Cari amici e fratelli nel Dharma… da segnali che mi erano giunti l’idea di avere quest’anno un gruppo molto numeroso per il Seminario di fine-maggio si è rivelata – come molte cose di questo mondo – del tutto illusoria… E poichè la cosa non ci rimane sorprendente – dato che ormai ben conosciamo il mondo e le menti umane – dobbiamo in questo caso rivedere le nostre previsioni al riguardo. Nella speranza di arrivare almeno al numero minimo di partecipanti (cioè, 15) prenotazione entro la prima settimana di Maggio. Un sentito ringraziamento a tutte le persone che ’sentono’ l’importanza di questo evento… Un abbraccio nel Dharma… Shanti! Info. centronirvana@live.it”

Pedagogia alternativa – Scrive Adele Caprio: “Caro Paolo, ho scritto questo contributo per il blog di Grillo e abbiamo istituito un Tavolo di Lavoro a Civita Castellana per la Riforma Scolastica… prossimo incontro il 21 maggio 2013. – Ogni Rivoluzione che si rispetti non può prescindere da un’attenta Riforma Scolastica. La Rivoluzione del presente non è solo una rivoluzione di tipo politico ma è soprattutto una rivoluzione di tipo mentale poiché i pensieri di chi vive sul pianeta determinano la qualità di vita dello stesso e dei suoi abitanti e le conseguenze di un pensiero negativo è sotto gli occhi di tutti. Va anche detto che le strutture scolastiche in cui mandiamo i nostri figli non sono solo architettonicamente fatiscenti ma soprattutto i saperi ed i modi in cui questi saperi vengono insegnati sono decisamente obsoleti..” – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2013/05/pedagogia-alternativa-proposta-di-adele.html

Milano cattolica – Scrive Stefano: “Sabato 4/05/2013 ore 20:30 (Fronte Chiesa) Piazza Madonna Div. Provvid. 1, Milano – (Quinto Romano: metro rossa De Angeli con Bus 72 in 10 minuti; Bus 64 da Baggio e da Bonola). FESTA Mese di MARIA con Ascensione di GESU’ e Pentecoste SS. Spirito. Info. gasmp@tiscali.it”

Etna sfregiato da palo – Scrive Vincenzo Mannello: “Il 30 aprile u.s. in piazza Vittorio Emanuele, a Nicolosi, si trovavano degli stranieri che fotografavano il bello scorcio della piazza con lo sfondo fornito dall’Etna. Interpretando i gesti di disappunto che facevano, ho compreso quanto non gradissero la presenza in primo piano del robusto palo di illuminazione a quattro luci posto nel bel mezzo della “prospettiva”. Con l’aggiunta, in sovrappiù, di un cavo orizzontale (probabilmente telefonico) che taglia la via Etnea. Sembrano dettagli insignificanti rispetto ai problemi ben piú gravi che viviamo. Ma ritengo siano significativi di quel certo clima di pressapochismo che, purtroppo, sembra pregnare qualunque opera pubblica (e privata). Specialmente in Sicilia”

Mercato Contadino dei Castelli Romani – Scrive Federica: “L’Italia è il Paese più ricco di biodiversità in Europa, con il 65% degli habitat prioritari indicati dall’Unione europea. In questo contesto nasce la 3° giornata per la Libertà dei Semi al Mercato Contadino dei Castelli Romani in cui è stata anche organizzata una escursione “Pedalando gustando” in bicicletta, a sostegno della biodiversità: “Partiremo il 3 maggio con le bici dal comune di Albano e passando per Marino e Grottaferrata arriveremo a Frascati dove saremo accolti dal Mercato Contadino…” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2013/05/3-maggio-2013-frascati-mercato.html

Alessandria. Tartarughe in adozione – Scrive Agire Ora: “A breve il laghetto dei giardini pubblici nei pressi della stazione di Alessandria, dove un tempo c’erano i cigni, verrà svuotato per compiere delle operazioni di pulizia. Il laghetto in effetti è in pessime condizioni, le pompe che garantivano il ricambio dell’acqua sono guaste o inattive da tempo e l’acqua risulta stagnante. Il laghetto è popolato da tartarughe dalla striscia gialla, altre dalla striscia rossa, e da numerosi pesci. Rivolgiamo un appello per l’adozione delle tartarughe e dei pesci. Info. alessandria@agireora.org”

Pazzia pseudo agricola – Scrive Giuseppe Altieri: “Glifosate (Roundup), disseccante pericolosissimo secondo una ennesima e recente ricerca, ed altamente inquinante nelle falde acquifere e nel cibo… …usandolo gli agricoltori percepiscono addirittura i Pagamenti Agroambientali europei !! Un autorevole studio scientifico che afferma la pericolosità del glifosate su numerose malattie e conclude: Il Glifosate persiste nel cibo e, contrariamente a quanto si pensa sulla sua innocuità, potrebbe essere l’agente chimico biologicamente più distruttivo presente nell’ambiente..” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2013/05/glifosate-roundup-disseccante.html

M5S. Opposizione controllata – Scrive Mandragola: “Mi convinco sempre più che il M5S sia proprio la valvola della pentola a pressione: opposizione controllata. Le voci capaci al suo interno sono e saranno soffocate, per lasciare spazio a sciocchi e collusi. Prima di tutto perché dietro la bandiera dell’ “antisistema” ci sono individui che sognano ciascuno cose assai diverse: -più lavoro e aumento dei salari, -rispetto della costituzione, -meno lavoro e più tempo libero, -rispetto delle culture, -più uguaglianza possibile, etc. Tante, tante idee confuse e tante aspirazioni diverse, unite solo dall’illusione di essere tutti uniti in una lotta contro il potere. Troppa, troppa ideologia e poca concretezza, troppe parole come “democrazia”, “giustizia”, “uguaglianza”, “sinistra”, che non hanno significato se non in contesti specifici, e che vengono invece usate come specchietti per le allodole. Il potere, dal canto suo, ha seguito una strategia coerente con obbiettivi chiari e concreti, per decenni se non per secoli: -monopolizziamo l’emissione del denaro, -occupiamo militarmente i paesi dove non riusciamo a farlo, -diamo ai popoli il teatrino delle “democrazie” parlamentari, -spazziamo via ogni impedimento al mercato globale, etc. La vediamo la differenza? Tutti obbiettivi concreti e coerenti, non aria fritta….”

Commento di Massimo Petrangeli: “..o.k., MA…LA SOLUZIONE ?”

Cacofonia mascherata (musica contemporanea) – Scrie Joe Fallisi: “La “musica contemporanea”!?… Niente di più morto, datato anche senza nessuna data… Ricordo quando, anni fa, cantai una prima alla Piccola Scala (ancora esisteva) di Salvatore Sciarrino, “Lohengrin”… Ah… il religioso silenzio della sala!… estatico!… e io, che mentre mi uscivan di bocca quelle note invertebrate, quasi mi vergognavo d’essere lì, di officiare a mia volta il nulla, nel niente… e per nessuno!…” – Continua:
http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2013/05/la-musica-contemporanea-non-e-musica-e.html

E pure stavolta, bene o male, ce l’abbiamo fatta, ciao, Saul/Paolo

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

Il cammino interiore

Camminare mi avvicina
Ai segreti dell’Anima
Camminare stanca le membra
Predispone al momento poetico
Mi fermo e ascolto il respiro
Chiudo gli occhi e mi si affaccia
l’immensità dell’intero universo
Sono unico
Nel tutto

(Guido Ulula alla luna)

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ENPA Roma: “Basta cavalli a Roma” – Circolo Vegetariano VV.TT.: “Sì ai cavalli, a certe condizioni”

L’ENPA di Roma ha lanciato un appello al Sindaco Gianni Alemanno, affinché lasci un segno positivo di questa amministrazione per la tutela degli animali, risponde con una contro proposta la Rete Bioregionale Italiana.

Mi associo e mi dissocio allo stesso tempo. Ritengo che se adeguatamente protetti, curati e foraggiati, i cavalli a Roma ci potrebbero anche restare. Fanno parte della tradizione e inoltre con la crisi del petrolio, l’inquinamento automobilistico, etc. potrebbero fornire un’alternativa ecologica per il trasporto urbano. Essendo l’altra alternativa la bicicletta ed il risciò a pedali (triciclo). Il cavallo da tempo immemorabile è compagno dell’uomo, allontanare il cavallo, come è successo per altri animali, dalla comunità umana non credo sarebbe una buona idea. Ritengo però che le carrozzelle andrebbero alleggerite al massimo, facendo in modo che l’animale non si affatichi eccessivamente, trasportando un massimo di due passeggeri. Un cavallo che traina su ruote un peso di due o trecento chili non fa praticamente alcuno sforzo, lo stesso peso può essere trainato anche da un uomo appiedato o su un risciò a pedali. Inoltre andrebbero studiati dei percorsi alternativi per le carrozzelle in modo da evitare incidenti agli animali e non sottoporli allo stress di trottare in mezzo al traffico caotico di Roma. Questo, tra l’altro, potrebbe essere un buon approccio iniziale per ecologizzare e rendere percorribile la parte centrale della città eterna solo a pedoni, persone munite di pattini a rotelle, cavalli, asini, biciclette e risciò. Il traffico veicolare automobilistico dovrebbe essere relegato alle aree periferiche della metropoli, in modo così da alleggerire il tasso d’inquinamento ed inoltre creare altre professioni alternative e fantasiose.

Paolo D’Arpini
Circolo vegetariano VV.TT.
e Rete Bioregionale Italiana
http://www.circolovegetarianocalcata.it/epopea-del-circolo/

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Comunicato Stampa dell’Enpa:
Dopo aver eliminato l’Ufficio Diritti Animali per sostituirlo con un “osservatorio” e
affogarlo all’interno del Decoro urbano, l’unica iniziativa che è riuscita a mettere in campo il Campidoglio per i poveri cavalli delle botticelle è la costruzione di nuove stalle all’interno di Villa Borghese, con grande scempio ambientale e una spesa di circa 800,000 euro di denaro pubblico che potrebbe benissimo essere risparmiato ponendo fine ad un servizio vetusto che crea sofferenza e in alcuni
casi purtroppo anche la morte dei cavalli.
Solo pochi giorni fa un altro incidente ha sfiorato la tragedia con cavallo ferito e vetturino in ospedale, solo l’ultimo di una lunga scia di cavalli morti e feriti. Eppure i vetturini sono intoccabili, in 42 riescono a dettare la linea politica al Sindaco e ai suoi delegati, imponendo di fatto un servizio pubblico che tale non è, visto che i soldi vanno nelle tasche dei vetturini e ai romani non resta che l’indignazione e la vergogna delle immagini dei cavalli stesi sull’asfalto romano, mostrate in tutto il mondo dai maggiori network.
Signor Sindaco, la preghiamo di lasciarci un segno tangibile della sua amministrazione per il rispetto degli animali, qualcosa di storico, qualcosa da ricordare positivamente, non ci lasci soltanto delle vane promesse e la cruda
cronaca di sofferenza di esseri sensibili e indifesi.

Claudio Locuratolo
Presidente ENPA ­ Sezione di Roma

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Antecedente proposta del 1994 del Circolo Vegetariano VV.TT. come era stata ripresa da alcuni giornali.

Ad memoriam et memento: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/05/07/se-gli-asinelli-di-calcata-fossero-diventati-navette-la-proposta-del-circolo-vegetariano-che-fece-discutere-tutto-il-mondo-non-fu-attuata-per-mancanza-di-lungimiranza-e-fantasia/

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Bioregionalismo: “Quando era il tempo delle more…” – Come la frutta stagionale può darci il senso dell’identità del luogo nel suo giusto valore

Ante Scriptum

Il racconto che segue è stato pubblicato sull’ultimo numero del nostro Bullettin, l’organo del Circolo Vegetariano VV.TT., che uscì in forma di “brochure” in occasione dell’incontro della Rete Bioregionale Italiana, tenuto a Calcata (nel Tempio della Spiritualità della Natura e nella sala Consigliare del Comune) dal 9 all’11 maggio del 2003. Il tema trattato era: Bioregionalismo ed Economia Sostenibile (ringrazio Gondrano per averne tenuto memoria).

Dal 2003 sono cambiate diverse cosette nella Rete Bioregionale. 9 anni sono tanti… Alcuni dicono che la maturità spirituale per l’uomo si raggiunge a questa età (i sei anni sono ancora radicati nell’infanzia ed i 12 anni manifestano già le “devianze” psichiche legate alla sessualità).

L’esperienza bioregionale, qui narrata da Etain, rappresenta una forma primordiale di “economia”, quell’economia molto vicina all’ecologia..

Infatti economia ed ecologia hanno lo stesso prefisso “eco”, che significa ambiente… solo il suffisso cambia ma il senso anticamente poteva essere il medesimo.

“Nomia” sta per dare il nome, ovvero considerare le diverse qualità dell’ambiente e dei suoi prodotti che a mano a mano venivano conosciuti dall’uomo, che imparava a servirsene, e -ovviamente- significa che la definizione porta ad un utilizzo funzionale (”economico”) del prodotto preso in esame. “Logia” sta per studio, per comprensione delle caratterististiche specifiche che i vari elementi presenti nell’ambiente presentano e come essi siano strettamente interconnessi ed inscindibilmente correlati gli uni agli altri.

Qui assistiamo ad una sintesi dei due significati… una sintesi che ci fa comprendere come il necessario e l’utile possano integrarsi senza intrupparsi.. Come diceva Lao Tze: “Il Tao è dove il semplice ed il facile si coniugano”

Paolo D’Arpini

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Tanti anni fa, nella stagione delle more, è capitato da noi un’anziano signore inglese molto simpatico con la moglie. Erano venuti in vacanzaallora si andava ancora a prendere l’acqua dalla sorgente col secchio. Era il momento in cui si faceva la marmellata di more e quell’anno aveva piovuto alla fine di luglio e ce n’erano tante.

La marmellata allora era una dei nostri prodotti principali e ne facevamo sempre la massima quantità che ci permetteva la frutta a disposizione: prima le visciole (come qui chiamiamo le amarene), poi le susine, le bacche di sambuco, le pesche, le corniole, i fichi e alla fine le mele con le more.

Mentre il gruppo di amici e familiari si avviava con cesti e secchi all’alba verso i campi, è arrivato Charles che si alzava sempre prestissimo e ha chiesto se poteva venire ad aiutarci. “Certo, ci fai un piacere!” e gli ho dato un cesto. Ci sono venti ettari da percorrere, con more in tanti punti della collina, e ognuno ha la sua zona preferita. C’è in particolare un campo con certe more giganti, bellissime, e si va sempre lì per prima. Ci sparpagliammo per il campo ed è calato il silenzio della raccolta intensa, interrotta solo da qualche grida quando qualcuno scopriva un punto veramente splendido oppure quando si litigava per le aree di competenza. Tutti sapevamo che quando avremmo finito questo campo dalle more spettacolari, ci sarebbe toccato andare a cogliere anche quelle meno belle.

Ma ecco dopo una ventina di minuti arrivare Charles, che mi veniva a dire “Ho fatto un giro per rendermi conto e ho fatto un po’ di calcoli. Ci sono qui certe more che conviene cogliere – per una questione di ‘cost-effectiveness’, capisci, ma le altre che sono piccole conviene lasciarle perdere, perché il tempo per la raccolta non verrà ripagato.” Ero così sbalordita da questo discorso logico che non riuscivo lì per lì a trovare la risposta e ho solo annuito. Era la logica di produzione da supermercato, in cui si dà per scontato che il lavoro è noioso e va sempre limitato al massimo, il prodotto deve ripagare al massimo l’investimento e c’è teoricamente una quantità illimitata di materia prima. Ma qui non è così, anzi: il lavoro è piacevole perché siamo fra amici in una mattina fresca d’estate in una valle deliziosa e solo la vista di quelle more gonfie e lucide fa venire la voglia di raccoglierle, i soldi eventuali della vendita della marmellata servono, sì, ma non è l’unico pensiero, prima di tutto perché abbiamo un tenore di vita molto basso e poi perché si pensa anche al piacere che si offre agli altri che mangeranno questa marmellata squisita.

Questa marmellata è fatta con orgoglio e cura, non ha bisogna di certificati per costringerci a non barare! Abbiamo anche del tempo a disposizione: se non facessimo questa raccolta, potremo magari stare senza fare niente, ma sarebbe più bello questo far niente di quello che stiamo facendo ora? E infine, non c’è una quantità illimitata di more da cui scegliere: ci sono queste more in questa valle, quelle belle grosse e quelle piccole – e basta! E le more ci sono solo per qualche settimana adesso, e poi per un anno o forse anche due, non ce ne saranno più. Le more della prossima vallata sono del nostro vicino, che magari è goloso quanto noi! Ho lasciato a Charles naturalmente il piacere del suo calcolo e quando lui ha visto che le more grosse erano tutte raccolte, è andato a casa a svegliare la moglie con un cappuccino e un piattino di more. Noi siamo andati sul campo sopra il bosco a cogliere anche le more piccole prima di cominciare il lavoro della cottura, “perdendo” molto tempo con il sole sulla schiena e le dita nella rugiada delle foglie, chiacchierando tranquillamente tra di noi.

Ora, qui abbiamo in piccolo due modi di intendere la vita. Così come esiste il fast food, esiste anche il fast work. Ma c’è un movimento di persone che resiste a questa tendenza nella cucina, che apprezza lo slow food: quello raccolto, coltivato, allevato, cucinato con amorosa attenzione e goduto non solo nella fase di assaggio ma lungo tutto il percorso. E io credo che sia lo stesso anche per il lavoro. Qualunque attività, svolta in un certo modo può essere fonte di soddisfazione, benessere e creativi rapporti umani. Può anche incidere nei rapporti con i non umani e la terra stessa. “In un certo modo” significa: su scala piccola, con energia umana invece del petrolio, in luoghi familiari di cui abbiamo cura, luoghi che non desideriamo devastare bensì conservare. Noi abbiamo molti alberi, ma non tagliamo quasi mai i boschi per riscaldarci o cucinare, questa legna la prendiamo da un lavoro lento di pulizia dei pascoli.

Certo, è più lento fare legna quando non è l’unico obiettivo del lavoro. Si vede molto bene, per esempio, quando un bosco è stato tagliato per fare soldi con il legname. Si vede subito che sono stati tolti gli alberi più belli e sono stati lasciati quelli più brutti. E’ molto diverso quando si vede un bosco che è stato tagliato con il bene del bosco in testa. Anche questo secondo modo di fare produce legname, ma il legname è di meno e il lavoro è più lento, più curato, più attento: slow wood! Dopo aver tagliato il legname grosso, c’è un lavoro ancora più lento e niente affatto cost-effective, che consiste nel recuperare i rametti che normalmente oggigiorno vengono buttati via. Quel legno lì per cucinare è speciale, ma bisogna farne fascine, perché altrimenti non è agevole per trasportare o usare in cucina e fare le fascine è un altro di quei lavori lenti, curati e piacevoli.

E’ un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. E’ concepibile un’amministrazione politica -di qualunque livello organizzativo- che legifera attorno a questa modo di lavorare slow? O non sarà piuttosto che questo mododi lavorare può emergere soltanto dal basso, dal desiderio umano dell’individuo di “perdere” tempo per sentire l’alba o vedere il tramonto, per sentire la soddisfazione di un lavoro fatto ad arte, con rispetto e gioia?

Siccome personalmente credo che sia impossibile imporre questo modo di lavorare dall’alto, trovo difficile immaginare in che modo la società odierna come collettività possa darsi, a priori, delle regole che tendono ad un economia sostenibile. Ognuno nella propria vita, sia in città che in campagna, è libero di scegliere un modo sostenibile di lavorare e di vivere.

Sicuramente ci sono delle situazioni in cui bisogna essere ben creativi e forse anche coraggiosi per escogitare dei processi rispettosi e piacevoli per il proprio sostentamento, eppure ci sono mille strade proponibli. Ma per un essere umano, limitare il proprio guadagno a favore della propria soddisfazione morale, a favore del prossimo, del prossimo non umano e della terra, sarà sempre una scelta consapevole che parte dal cuore e non da un direttivo. Forse, quando una massa critica di individui con una vita già riorganizzata e orientata verso un’economia sostenibile arriverà a riconoscersi come collettività, queste persone potranno collegare il loro operare in una rete dimodoché la somma è più grande delle parti. Capisco che i due esempi che ho dato si possano etichettare come frutti di una vita che è solo un romatico ritorno al passato. Ma vogliamo guardare bene in faccia questo presente? La rivoluzione industriale con tutti questi macchinari che dovevano lasciarci più tempo libero, che effetto ha avuto? Ha creato un breve periodo di benessere per poi creare una disoccupazione crescente in tutti i paesi industrializzati, come ben prevedevano i luddisti inglesi dei primi anni del 1800, e questo dopo aver prima allontanato le persone dalla propria terra e dalla propria autosufficienza per renderli eterni clienti.

Ora molta gente è cliente delle multinazionali per tutte le proprie necessità ma non ha lavoro, o ha solo un lavoro precario o se ha lavoro spesso è un lavoro che odia. Butta i vestiti nella lavatrice e le scatolette nel forno a micro-onde perché deve correre in ufficio o in fabbrica a fare l’ingranaggio alla grande macchina capitalista con la paura di perdere il posto e finire sul lastrico come la marea umana che si vede dormire sui marciapiedi in tutte le grandi città. E poi, come dice il nativo americano John Trudell, noi occidentali non siamo più così necessari per i multinazionali neanche come clienti: ci sono nuovi clienti nel terzo mondo che comprano i beni di consumo senza avere tante pretese come noi – asili nidi, condizioni di lavoro adeguate, sanità assistita, e così via. I clienti del terzo mondo che ora vengono allontanati anch’essi dalle loro terre, ci toglieranno piano piano quest’ultima funzione nella vita dei grandi capitali.

Ermanno Bencivenga, nel suo libro Manifesto per un mondo senza lavoro, proponeva l’idea rivoluzionaria di lavorare meno ore (e lavorare tutti) per avere più tempo da dedicare al piacere: per passeggiare, andare in bicicletta, sdraiarsi al sole, cantare, ballare, leggere, imparare la fisica, la storia, dipingere, fare teatro, insegnare agli altri le cose che sappiamo fare, coltivare l’orto. Così si eviterebbe l’odierna sovrapproduzione assurda di beni che poi qualcuno deve pubblicizzare in modo martellante perché altrimenti non verranno comprati, usati, buttati e ricomprati. Anche questa idea ha come premessa un tenore di vita meno lussuosa ma molto più divertente. E sicuramente salverebbe le risorse che oggi vengono abusate e sprecate.

Vorrei ricordare le parole di un quacchero americano, John Woolman, che scrisse nel suo diario nel 1750, “I miei affari aumentavano di anno in anno (aveva un negozio e faceva anche il sarto) e davanti a me vidi la strada del successo, ma dentro di me sentii qualcosa che mi turbava”. Lo descrisse come un desiderio di liberare la mente da preoccupazioni mondane. All’età di trentasei anni, quindi, rinunciò a tutte le sue attività tranne la cura del suo piccolo frutteto e quei pochi lavori da sarto che poteva eseguire senza l’aiuto di operai. Dedicò quindi il risultante tempo libero alla lotta contro la schiavitù, e i suoi grandi successi li ebbe in quel campo.

Ognuno deve tirare le somme, capire dove è diretto il sistema capitalistico globale, chiedersi se non è meglio scendere da quel treno impazzito che è il mercato globale e inventarsi da soli una vita sostenibile. Quando ci saranno molte vite imperniate su un’economia sostenibile su piccola scala e dedite alla gioia di vivere, potremo parlarci di questo tipo di economia anche come collettività. Nessun Nestlé o Agip ce la organizzerà, e la politica è saldamente in mano a questi ultimi.

Etain Addey

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Riccardo Forte: “Roma come Mumbay… in bicicletta si muore per strada!”

MORIRE A 70 ANNI IN BICI SOTTO UN TIR. A MUMBAY? NO, A ROMA (3 febbraio 2011) 

Certe notizie, magari, uno non si aspetta di vedersele arrivare da Roma, capitale di una delle 7 nazioni più industrializzate del mondo, genitrice e balia di una storia e una cultura ultramillenarie, culla di un impero che ha lasciato importanti tracce, ancora visibili, di sé a migliaia di chilometri di distanza.

 

Nel leggere certi fatti di cronaca ci si potrebbe aspettare – certamente con un certo pregiudizio, ma tant’è – che siano avvenuti a Mumbai, caotica metropoli indiana le cui immagini più comuni mostrano un traffico folle e disordinato, oltre che variopinto ed un poco eccentrico. Ma questo è, appunto, pregiudizio. E’ la presunzione di credere che a Roma certe cose non possano accadere perché questo è un posto “civile”. Be’, non è così. A Roma il traffico è una roulette russa, un gioco al massacro in cui i più deboli vengono falciati a mazzi, senza pietà. Pedoni, ciclisti, motociclisti, sono comprimari di una scena in cui l’automobile è protagonista insieme ai suoi compagni: autocarri, camion, pullman.

 

Tutti in scena, senza copione (si recita a soggetto) e senza regista. Cioè, no. Il regista c’è, ma passa tutto il tempo in camerino a farsi bello per il momento in cui, a rappresentazione finita, comparirà sul palco per raccogliere gli applausi. Bene, un regista così non serve a nessuno, come dimostra la cronaca quotidiana, piena di morti. Oggi una donna di 70 anni, travolta da un camion mentre andava in bicicletta su una delle piazze più importanti della città, mica in autostrada. Domani forse sarà un pedone sulle strisce o un motociclista in mezzo a un incrocio. Se ci fossero i Vigili Urbani sulle strade, cioè dove ci si aspetta di trovarli, magari potrebbero fare qualcosa per mantenere un po’ di ordine e disciplina, e certe cose non accadrebbero. Non così spesso, almeno. Se vogliamo sperare che qualcosa migliori, dobbiamo per prima cosa cambiare chi ha dimostrato di non funzionare: Signor Comandante della Polizia Municipale, per favore, se ne vada, lasci il posto a qualcuno che, si spera, sia in grado di far lavorare bene i suoi agenti. Se non dovesse bastare, chiederemo anche all’Assessore di farsi da parte.

E poi al Sindaco. A tutti. Fino a quando a Roma si smetterà di crepare per strada…

 

Coordinamento Motociclisti
(presidente: Riccardo Forte)
Via C. De Lellis, 8
00151 Roma
Tel/fax: 06.58.20.11.77
Cell. 348.870.9944
e-mail: forte@cmfem.it

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Cancùn (Messico): Dal 29 novembre al 10 dicembre 2010 vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici – Proposizioni anche dalla UE e dall’Italia….

Verso Cancun:

“Ci vuole uno scossone intellettuale ed amorevole nella nostra attitudine, occorre avviare un bio-ragionamento all’interno delle istituzioni . Dobbiamo entrare nelle maglie profonde del pensiero umano e del contesto sociale in cui viviamo ed ottemperare al dovere di manifestare il “bioregionalismo”, “l’ecologia profonda” e la “spiritualità laica” in questa società, sia urbana che rurale, tecnologica e semplicistica, complessa e facile, insomma serve uno scatto di reni e di cervello…!”

(Paolo D’Arpini)

 

A Cancùn Strasburgo non vuole uno stallo – Clima: per l’Europarlamento è il momento di alzare il tiro

 

Mirare ad un taglio delle emissioni di carbonio del 30% equivale a puntare su una maggiore crescita economica. Lo stabilisce la risoluzione adottata a Strasburgo

(Rinnovabili.it) – L’Unione Europea dovrebbe puntare direttamente ad un obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti del 30% anziché fermare la propria ambizione al 20%. E dovrebbe farlo proprio per agire nel proprio interesse economico. A sostenerlo sono gli europarlamentari riunitisi il 25 novembre 2010 a Strasburgo per votare una risoluzione in merito alla conferenza sul cambiamento climatico di Cancún. La decisione, che è stata adottata con 292 voti a favore, 274 contrari e 38 astensioni, stabilisce la posizione del Parlamento europeo in vista dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite, dove sarà presente con delegazione ufficiale di 15 deputati durante la seconda settimana di conferenza, per incontrare gli altri legislatori e rappresentanti della società civile, e fare pressione sui negoziati in corso.

 

Un’ipotetica, ma da molti già ventilata, situazione di stallo a Cancún “sarebbe inaccettabile”, spiega il presidente della delegazione Jo Leinen. “L’UE deve spingere per risultati concreti e svolgere la propria parte rafforzando il suo obiettivo di riduzione della CO2 dal 20% al 30% […] e tener fede alla promessa di elargire i finanziamenti (destinati all’avvio rapido degli interventi) per conquistare la fiducia dei paesi in via di sviluppo”.

 

Per stabilire un rapporto di fiducia a Cancún, i deputati invitano gli Stati membri a dar seguito al loro impegno di 7,2 miliardi di euro di finanziamento “fast-start” per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adeguarsi e mitigare gli effetti del cambiamento climatico entro il 2020. Non manca l’accenno alle foreste e al patrimonio boschivo ritenuti cruciali per il clima. In talsenso Bruxelles dovrà chiarire il forte sostegno – spiega la risoluzione – al “REDD +”, un’iniziativa volta a ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale e fare chiarezza sulle definizioni dei terreni beneficiari del finanziamento.

 

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Anche Legambiente propone qualcosa per Cancun

 

Si é tenuta a Roma, il 26 e 27 novembre u.s. alla Città dell’Altra Economia, ”Che tempo che fa”, una due giorni di formazione e informazione su cambiamenti climatici, economia e lavoro.

 

Un confronto – organizzato da Amici dei Popoli, Fair, Fiom, Universita’ Luiss e i due consorzi di ong europee Partnership for Change e Creating Coherence on trade and development, con il sostegno della Commissione Europea – per analizzare le ragioni che legano a doppio filo due fenomeni apparentemente lontani come la crisi del lavoro e quella ambientale e capire la crisi del nostro modello di sviluppo.

 

”La crisi climatica – ha detto Maurizio Gubbiotti – sta accelerando e va combattuta con forza e concretezza. Ci auguriamo fortemente che alla conferenza sul clima di Cancun, che si aprirà nei prossimi giorni, vengano finalmente poste basi reali per un cambiamento di rotta e una vera lotta alle emissioni climalteranti. Con impegni vincolanti e chiari obiettivi di riduzione per i paesi industrializzati, ma anche con un nuovo protocollo che ridefinisca la posizione di Cina, India e Brasile e delle economie emergenti, indicando, anche, le azioni che i paesi in via di sviluppo intendono mettere in pratica per limitare la crescita delle emissioni prevista nei prossimi dieci anni.

 

Solo così – avverte – sarà possibile invertire una tendenza che vede aggravarsi la situazione di intere popolazioni e di vasti territori, in particolare del Sud del mondo, che per primi stanno pagando il prezzo drammatico dell’innalzamento delle temperature, del livello del mare e dell’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi”.

 

”I governi – ha concluso Gubbiotti – hanno il dovere di rispondere. Dobbiamo spingerli a rispettare gli impegni presi e ad attuare soluzioni adeguate. A cominciare dai paesi industrializzati, che sono i maggiori responsabili della situazione attuale e che, entro il 2020, devono ridurre i gas serra almeno del 40% rispetto ai livelli del 1990. E su questo fronte, l’Europa non deve abbandonare la sua leadership, ma continuare a puntare con forza, nonostante le difficoltà, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e il potenziamento dell’efficienza energetica”.

 

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Cancun: 80 accademie mediche chiedono azioni concrete, ora!

 

Contro l’immobilismo dei grandi della Terra, che sulla lotta ai cambiamenti climatici segnano il passo da anni, scendono in campo di nuovo gli scienziati di tutto il mondo, a ricordare come le emissioni di CO2 non siano solo dannose per l’ambiente, ma anche per la salute delle persone.

 

L’appello dell’Inter Academy Medical Panel (Iamp), pubblicato dalla rivista Lancet, sara’ presentato ufficialmente dall’ Organizzazione Mondiale della Sanita’ alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP 16, che si aprirà il 29 novembre in Messico a Cancun, per cercare di incitare i politici all’azione dopo che hanno ‘bruciato’ già diversi summit senza prendere decisioni.

 

Questo appello contiene misure molto semplici e di basso costo, ma che hanno un impatto enorme dal punto di vista delle vite salvate – spiega Mario Stefanini, accademico dei Lincei e membro italiano dello Iamp, che riunisce circa 80 accademie di tutto il mondo – noi speriamo che abbia un impatto forte sui politici, perche’ non propone di smettere del tutto certi comportamenti devastanti per l’ambiente, ma solo di modificarli”.

 

Tra le soluzioni individuate dagli esperti c’è l’ introduzione di 150 milioni di forni da cucina a bassa emissione in India, che potrebbe prevenire circa 2 milioni di morti premature causate dall’esposizione a inquinanti domestici e ridurre l’emissione di gas serra. Inoltre la riduzione dell’uso delle auto private in città e la promozione di forme di mobilita’ alternative, come andare in bicicletta o camminare, oltre a far risparmiare CO2 farebbero diminuire il numero di malattie croniche. I costi delle misure sarebbero poi compensati dai risparmi per i sistemi sanitari. ”Molti considerano i cambiamenti climatici soprattutto come una minaccia all’ambiente – spiega Looi Lai Meng, Co-Chair dell’Iamp – e sono meno consapevoli dei problemi per la salute. Inoltre, gli abitanti dei paesi piu’ poveri, che sono meno responsabili delle emissioni di gas serra, sono i più vulnerabili e subiscono le maggiori minacce alla loro salute”.

Gli studi che hanno quantificato gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici sono ormai molti: la rivista Lancet, ad esempio, ha calcolato che già nel 2000 l’innalzamento della temperatura aveva causato 150mila vittime, concentrate nei paesi in via di sviluppo, a causa dell’aumento di malaria, malnutrizione, diarrea e decessi provocati da inondazioni.

 

Ma oltre che nel sud del mondo, gli effetti si vedranno anche in occidente: ”Molti vettori di malattie sono insetti – spiega Andrew Bourroughs, esperto di virus ‘esotici’ del Royal Free Hospital di Londra, a margine del congresso della Societa’ Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) – che con l’ aumentare delle temperature trovano sempre nuovi luoghi dove proliferare, portando con se’ gli agenti infettivi. Un mondo che si sta scaldando da’ molte piu’ chance a malattie come la malaria o il dengue di diffondersi”.

 

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I danni delle centrali nucleari ricadono sui figli….

 

Negli ultimi 40 anni, 20mila donne hanno perso i loro figli. Tutte vivevano a meno di 35 chilometri da una centrale atomica. Sono i dati che emergono da uno studio tedesco effettuato su trentuno impianti.

 

L’allarme è stato lanciato da uno studio tedesco. I numeri riguardano soprattutto bambine. Tante non ne sono nate attorno ai 35 chilometri delle 31 centrali europee analizzate

 

Gravidanza a rischio se la madre abita nelle vicinanze di una centrale nucleare. In numeri: ventimila aborti spontanei negli ultimi 40 anni. Il tutto attorno a 31 impianti di energia atomica, 27 tedeschi e 4 svizzeri. Senza contare un netto aumento di deformità e tumori infantili. Questo si legge in uno studio pubblicato dal Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco.

 

Effetti collaterali…

Negli scorsi giorni i ricercatori Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb hanno pubblicato un report tra nascite e prossimità alle centrali nucleari in Germania e Svizzera, in modo da capire se la sola vicinanza delle centrali ha effetto sulla salute dei cittadini, anche in mancanza di grandi incidenti.

 

Notizie raccolte a cura di Ciro Aurigemma – Responsabile ecologia dell’Associazione Vegetariana Italiana

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