Risultato della ricerca:

Bioregionalismo urbano – La città. Un ecosistema di beni comuni

Perché e come, e a che prezzo, i saperi e le prassi urbani hanno
dimenticato la natura, il fondamento materiale dell’esistenza dell’habitat
della società. Un contributo al convegno “ricostruire la città”, Società
dei territoriali sto/e, Roma, 17-18 gennaio 2014

Le risorse e il mercato

Che la città nasca, si conservi e si sviluppi all’interno di una rete di
condizionamenti ambientali è una conquista sorprendentemente recente del
pensiero sociale. Solo il progredire, negli ultimi decenni, della cultura
ambientalistica e – per il nostro caso – dell’ecologia urbana, hanno
cominciato a disvelare ciò che a lungo la cultura dominante aveva tenuto
nascosto. Vale a dire i vincoli di risorse e le condizioni di habitat entro
cui sono sorte e vivono le città. E non a caso le ragioni di un così lungo e
perdurante occultamento risiedono nelle condizioni materiali del loro stesso
successo, della loro espansione: in primo luogo il mercato. Se noi ci
accostiamo alla grande analisi storico-sociologica che si occupa della città
e delle sue ragioni fondative, restiamo oggi colpiti dalla centralità con
cui il mercato viene assunto quasi a principio generatore dello spazio
urbano. Nel suo saggio Die Stadt pubblicato postumo (1921), Max Weber, dopo
aver messo in rilievo le condizioni politiche che in genere presiedono alla
nascita delle le città antiche o medievali, non ha dubbi sul fatto che,
condizione essenziale « perché si possa parlare di “città” è l’esistenza nel
luogo dell’insediamento di uno scambio di prodotti – non soltanto
occasionale ma regolare – quale elemento essenziale del profitto e della
copertura del fabbisogno degli abitanti:l’esistenza di un mercato »
Anche allorquando gli studiosi prendono in considerazione una delle risorse
naturali più ovvie, condizione imprescindibile per la nascita e la vita di
un aggregato di popolazione, l’acqua di un fiume, ne sottolineano il rilievo
quale infrastruttura ideale per i flussi di mercato. E’ il caso, ad esempio,
di un studioso come Lewis Mumford, attento agli aspetti sistemici del mondo
urbano e tutt’altro che indifferente agli aspetti ambientali della realtà
sociale. Nella sua monumentale La città nella storia – meritoriamente
riproposta ora da Castelvecchi – egli considera il fiume esclusivamente come
« il primo veicolo efficace per il trasporto di massa ». E aggiunge: « Non è
un caso che le prime città siano sorte nelle valli fluviali, e che la loro
ascesa sia contemporanea ai progressi della navigazione, dal fascio
galleggiante di giunchi o di tronchi alla barca mossa dai remi e dalle
vele » Mumford non è solo in questo richiamo del fiume che dimentica la
risorsa acqua:<< Londra dipende dal suo fiume », afferma perentoriamente
Braudel, ma si riferisce ai traffici che esso rende possibili, all'intensa
vita economica che si svolge lungo il Tamigi e soprattutto nell'area della
sua foce.
Naturalmente, non si tratta di negare il ruolo di mezzo di trasporto dei
corsi d'acqua, peraltro dotati di una loro energia motrice e dunque, per più
versi, prezioso per i bisogni delle popolazioni urbane in età
preindustriale. Ma il trasporto e il commercio rappresentano già una forma
economicamente evoluta della stanzialità urbana, funzionalmente separata
dalla vita agricola. E tuttavia a lungo insufficiente a rendere le città
autonome dalle loro fonti di approvvigionamento, costituite dai territori
agricoli dei loro dintorni.
D'altra parte, prima di commerciare e di spostarsi, i primi cittadini ( ma
anche i secondi e i terzi) dovevano vivere e dunque avevano assoluto bisogno
di bere. Eppure non c'è traccia, anche in grandi storici che si sono
occupati di città, di accenno a tale elementare bisogno della vita, risorsa
imprescindibile dell' umana esistenza. Quasi che il commerciare fosse la
prima condizione della vita urbana e non un suo complemento, spesso uno
stadio successivo di evoluzione. L'acqua, che da risorsa vitale diventa
veicolo di mercato viene cancellata dalla rappresentazione anche come bene
comune. Cosicché la vita, nella ovvietà dei suoi bisogni elementari e delle
sue manifestazioni, diventa degna di nota quando acquista un rilievo
economico. I nostri autori vedono la città popolata di attori economici, al
massimo di soggetti sociali, mai di esseri naturali. Ancora Fernand Braudel,
nel vasto affresco del suo Mediterraneo, che ha insegnato a tutti noi come
la storia si svolga negli spazi fisici delle montagne e delle pianure, non
ha occhi che per le condizioni commerciali dell'esistenza urbana. « Non c'è
città senza mercato e senza strade: esse si nutrono di movimento. »
Forse Braudel è l'autore più esemplare di questa sussunzione dei bisogni
primari e dunque della natura entro le categorie dell'agire economico.
Perché è lo storico più attento ai quadri territoriali in cui si svolge la
storia umana, ma conserva sempre uno sguardo filtrato, che incorpora la
natura e la rende visibile solo come fenomeno economico. Il bere e il
mangiare, elementi fondativi della vita biologica, resi possibili dalla
presenza dell'acqua e del cibo, cioé da fonti, sorgenti, fiumi, pozzi e da
superfici più o meno vaste di terra fertile, sono nella sua ricostruzione e
rappresentazione storica inglobati in rapporti spaziali di commercio o
semplicemente incorporati dentro i meccanismi dell'attività produttiva. E'
sempre l'attività economica dei cittadini o dei contadini a rendere
possibile la vita della città. Ma non accade mai che le risorse naturali
presenti nel territorio costituiscano la condizione perchè quella stessa
attività possa svolgersi con successo. Nel primo volume del suo Civiltà
materiale, economia e capitalismo, già citato, Braudel dedica un capitolo
apposito alla città. In pochi tratti abbiamo un affresco della vita
economica di una miriade di centri piccoli e grandi dell'età preindustriale.
Ma in esso non c'è mai posto per l'acqua e per le forme di
approvvigionamento idrico della popolazione. E tuttavia egli sfiora qualche
nodo rilevante :« Fino a tempi molto recenti ogni città doveva avere il suo
cibo alle sue stesse porte, a portata di mano(…) La campagna, infatti,
deve sostenere la città, se questa non vuole temere ad ogni istante una
carestia: il grande commercio può alimentarla solo eccezionalmente e
parzialmente. Ed è possibile solo per alcune città privilegiate: Firenze,
Bruges, Venezia, Napoli, Roma, Pechino, Istambul, Dehli, La Mecca…»
Indubbia verità, ma Braudel – sulla scorta anche dello storico tedesco delle
crisi agrarie, Wilhelm Abel – ricorda la dipendenza della città dalla
produzione contadina, non la necessità imprescindibile di avere a poca
distanza le terre fertili su cui i contadini potessero svolgere la propria
attività produttiva. Oltretutto, sappiamo con certezza che almeno una delle
città che egli menziona, Napoli, grande porto collegato col mercato del
Regno di cui era capitale e con gli altri centri marittimi del Mediterraneo,
era quotidianamente alimentata dagli orti che aveva intorno. E una più ampia
ricerca mostrerebbe realtà non dissimili anche per le altre città citate
dallo storico francese. La cintura di terre fertili intorno alla città,
destinata agli orti – per non dire dei suoli coltivati dentro gli stessi
nuclei abitati – è stata in realtà condizione di una parte rilevante
dell'approvvigionamento cittadino sino all'età contemporanea. E, aspetto
ancor più significativo per le nostre riflessioni, le città hanno avuto per
millenni un rapporto di scambio organico con le campagne circostanti,
alimentando con i loro rifiuti e deiezioni la fertilità delle terre
intensamente sfruttate. Anche questa una condizione imprescindibile e per
così dire sistemica, della produttività delle terre. E' stato esattamente
tale rapporto simbiotico città/campagna che ha reso possibile quello che un
agronomo tedesco dei primi del '900 definiva il Kreiselauf der Nahrstoffe,
il « circolo delle sostanze nutritive ».Senza di questo i suoli si sarebbero
isteriliti, le città non avrebbero avuto cibo disponibile, se non tramite
flussi d'importazione che solo pochissime di esse – come ricordava Braudel –
si potevano permettere. E con tempestività di approvvigionamento, com'è
facile immaginare, drammaticamente aleatorie. In realtà, quel che oggi
costituisce un problema più o meno grave delle società avanzate, la gestione
dei rifiuti organici – i rifiuti prevalenti in tutte le epoche
preindustriali – faceva tutt'uno con la pratica di fertilizzazione dei suoli
agricoli periurbani. Un legame sistemico su cui sappiamo qualcosa almeno a
partire da Omero, il quale nell'Odissea ricorda che Ulisse, tornato a Itaca,
trovò il su vecchio cane, il fedele Argo, disteso su un mucchio di letame
« di muli e buoi » appena fuori dalle mura, « perché poi lo portassero /i
servi a concimare il grande terreno di Odisseo »

Non sottolineo tali aspetti per la pretesa saccente di rimproverare a
Braudel di non essere stato uno storico dell'ambiente. Ogni epoca ripesca
dal proprio passato il presente di cui avverte più acutamente il bisogno.
Tanto più che Braudel anticipa talora, a modo suo, cioé entro il bozzolo
delle dinamiche economiche, "scoperte" che si renderanno evidenti alla
ricerca storica solo qualche decennio più tardi. E' questo il caso, ad
esempio, dell'approvvigionamento delle fonti di energia calorica. Scrive lo
storico francese:«la legna da bruciare, materiale ingombrante, deve essere a
portata di mano:oltre i trenta chilometri di distanza è rovinoso farla
viaggiare, a meno che il trasporto non avvenga per via d'acqua».
Più precisamente, da quando si è cominciato a fare storia dell'energia,
abbiamo appreso che le città preindustriali in genere non potevano
letteralmente vivere se non avevano a disposizione, a distanza ravvicinata,
le risorse legnose di un bosco. « Una città di 10.00 abitanti – ricorda
Paolo Malanima – doveva disporre per i soli usi domestici di una riserva
forestale di 50-80 chilometri quadrati». I cittadini, infatti , avevano
bisogno di scaldarsi in inverno, di cucinare i loro cibi quotidiani, di
alimentare le poche attività artigianali (lavorazione del ferro,
fabbricazione di mattoni, ecc) e, senza un apporto costante di legname a
portata di mano, ciò non era possibile. Sappiamo oggi con sicurezza che a
tale condizione sfuggiva più o meno completamente Londra. Già in età
medievale, infatti, la capitale del Regno inglese, che aveva esaurito e
distrutto i boschi un tempo disponibili intorno ad essa, si scaldava
prevalentemente con il carbon fossile: il popolare sea coal, il "carbone
marittimo", detto così perché arrivava via mare da Newcastle.

Ciò che tuttavia colpisce nelle posizioni appena esaminate, è il meccanismo
di rimozione ideologica così superbamente attivo e così nitidamente
rilevabile in queste pur grandi menti. Si tratta di un fenomeno che Marx ci
ha insegnato a disvelare. La scienza si veste dei panni della propria epoca
e tende a eternizzare ciò che è solo una fase storica determinata. Il
millenario assoggettamento della natura all'economia e alla tecnica – e, nel
nostro caso, il suo pieno inglobamento nei modi di produzione
capitalistici – ha finito col cancellarla allo sguardo dell'analisi sociale.
Né gli storici, né i sociologi riescono più a scorgerla. Essa è interamente
dentro la società, "sotto" le sue poderose strutture, e perciò obliata. La
natura, che pur sempre agisce in noi e fuori di noi, diventa così
invisibile.

Riscoprire il sistema

Anche da questi brevi cenni appare evidente come lo sviluppo delle relazioni
commerciali che, nel corso di diversi secoli, ha finito col rendere le città
relativamente indipendenti dalle risorse collocate nel loro territorio, ha
occultato i vincoli sistemici su cui esse sono sorte e a lungo vissute.
Esattamente l'estensione delle reti del mercato – l'elemento di connotazione
urbana più enfatizzato dagli studiosi – ha cancellato le reti che le
legavano alle risorse naturali. Ma in realtà esse hanno solo trasferito e
diluito gli ecosistemi che ne rendevano possibile l'esistenza su un
territorio sempre più vasto. La Londra dell'età moderna, che da tempo si
riforniva di grano, cibo e legname prodotti anche fuori dai suoi confini e
dalla stessa 'Europa, aveva in realtà moltiplicato intorno a sé i territori
da cui trarre le risorse naturali consumate dai suoi cittadini. « Ciò che
Londra divora – ha ricordato Braudel ne I giochi dello scambio – non è solo
l'interno dell 'Inghilterra, ma, per così dire, anche l'esterno, i due terzi
almeno o i tre quarti e forse i quattro quinti del suo commercio estero. ».
Nell''800 il suo ecosistema aveva assunto dimensioni mondiali, dal momento
che, ad esempio, le élite londinesi consumavano correntemente te, cacao,
zuccherro di canna e caffé provenienti dalle colonie. Esso ormai costituiva
il centro di una immensa periferia che era il suo impero transoceanico, si
reggeva e si occultava grazie alle reti di dominio e di sfruttamento dei
territori delle colonie. Potremmo dunque concludere che l'esistenza di una
città delle dimensioni e dei consumi di Londra – a metà Ottocento una delle
più grandi città del pianeta – era resa possibile dall'inglobamento, nelle
sue economie imperiali, di una parte estesa della casa comune della terra.

Ma oggi, nella fase storica in cui il mercato mondiale penetra negli
anfratti più reconditi della vita locale, è ancora visibile un ecosistema
come intelaiatura fondamentale della vita urbana? Mentre le città ricevono
tutto ciò che è loro necessario da territori lontani e anche lontanissimi,
possiamo guardare ad esse come a nuclei di realtà materiale condizionati, se
non dominati, da vincoli naturali costanti e necessari? Si tratta, in
verità, di domande retoriche. L'ecologia urbana della seconda metà del '900
ha messo da tempo in evidenza i caratteri ecosistemici dell'ambiente urbano
con approcci e contributi molteplici, su cui ovviamente non è qui possibile
soffermarsi. Ma le trasformazioni subite dalle città negli ultimi decenni e
il progredire della ricerca continuano ad arricchire la nostra visione
ecologica del mondo urbano.
In realtà, oggi si impone al nostro sguardo una rete ambientale che avvolge
il mondo (non diversa da quella, in continua espansione, delle
comunicazioni) ma tenuta insieme da regole e vincoli ecosistemici. La
osserviamo distintamente man mano che ci liberiamo della scorza
dell'economicismo di cui è incrostato il pensiero sociale contemporaneo.
Allorché scorgiamo l'universalità di beni comuni di cui si compone la città,
là dove prima l'osservatore non scorgeva che un paesaggio di res nullius, o
solo un sistema di domini privati. E a tal fine appare indispensabile
liberare la figura dell'uomo cittadino dalla sua sovrastruttura ideologica
di essere sociale, mero prodotto della storia, fabbro di se stesso tramite
il dominio tecnico sulla natura. Occorre disseppelire, sotto la scorza
secolare dell'homo faber, del costruttore dell'oikos in cui vive, l'essere
naturale che egli è, a dispetto di ogni successo e assoggettamento del mondo
vivente. Guardare all'uomo come essere naturale, ecco ciò che dà al concetto
di ecosistema urbano un significato rinnovato e più profondo, portando alla
luce i beni comuni che lo compongono.
E' tale operazione di disvelamento che ci consente di guardare agli uomini
quali soggetti viventi, membri della "comunità biotica" che popola la
foresta urbana. Ci fa scorgere come essi siano al centro di un ordito nel
quale il loro protagonismo di costruttori di un mondo artificiale è
vincolato e condizionato da una natura onnipresente e insuperabile, benché
antropicamente assoggettata. La città è un ecosistema innanzitutto perché
gli uomini non hanno mai cessato di essere natura.
E' infatti il paradosso del successo totalitario dell'uomo tecnico a
disvelare i legami non resecabili con la realtà biologica. Oggi la città
vive totalmente fuori dai propri confini per aspetti fondamentali della vita
sociale. E' sufficiente por mente all'energia elettrica, al gas, al
petrolio, alle telecomunicazioni che varcano gli oceani, all'informazione
via Internet, per essere tentati di pensare a una città senza più
territorio. E invece il territorio, o per meglio dire l'habitat urbano,
appare oggi, dopo tanto accumulo di dominio, in tutta la sua fragilità
naturale. Lo possiamo osservare tramite varie prove. Pensiamo al rapporto
tra città e dinamiche del clima. Sono ormai parecchi anni che gli episodi
climatici estremi ( alluvioni, tornado, ecc) in varie città del mondo, dagli
USA all'Europa, mostrano come le città non sfuggano al sistema climatico
generale e al suo crescente disordine. Ma occorre individuare un aspetto che
rende specifico e sistemico il rapporto tra calamità e danno agli uomini
all'interno delle città. In Italia questo nesso è ormai evidentissimo, ma è
comune, in varia misura, a seconda della morfologia generale dei territori,
in ogni paese. E' ormai di dominio popolare che la crescente copertura del
suolo con le strutture dell'edificato impedisce in maniera crescente
l'assorbimento dell'acqua piovana. In caso di pioggia intensa – fenomeno che
appare ormai sempre più regolare a tutte le latitudini le strade diventano
fiumi, rovinosi corsi d'acqua e gli abitati vengono allagati come comuni
golene di espansione. Spesso nascosta o cacciata dalla città, l'acqua si
riprende il suo posto allorché gli eventi climatici glielo impongono. Ma è
esattamente nei momenti drammatici delle calamità, che essa ci fa
comprendere una realtà solitamente celata: il territorio urbano non si
esaurisce nello spazio edificato, né tanto meno nel suo centro storico. Essa
è parte di un'area più vasta, fatta di campagne, boschi, terreni
abbandonati, strade, corsi d'acqua di cui ha finito col diventare l'impluvio
sempre più vasto e cementificato. Le città, d'inverno, diventano sempre più
spesso giganteschi impluvi, simili cioé a quello spazio a cielo aperto
all'interno delle case con cui gli antichi Romani raccoglievano le acque
piovane. Lo spazio periferico che un tempo era componente sistemica della
città, perché la riforniva di cibo – era la terra degli orti, che accoglieva
il concime dei rifiuti organici – ora mostra in negativo la sua connessione
insormontabile col nucleo urbano a causa del turbato equilibrio
idrogeologico. Rispetto a quest'area, a questa periferia progressivamente
mangiata dall'urbanesimo, la città appare sempre più come un fattore di
squilibrio sistemico. Essa ha sottratto troppi spazi al naturale processo di
assorbimento e scorrimento delle acque e perciò il suo territorio edificato
finisce per diventare sempre più spesso, il loro improvvisato e disordinato
letto.
D'altra parte, tali fenomeni mettono in evidenza, in maniera più vivida e
allarmante rispetto al passato, alcuni problemi sociali di grande rilevanza,
che svelano un legame prima invisibile tra gli uomini e l'habitat urbano. Ma
al tempo stesso fanno emergere alla consapevolezza generale l'esistenza di
alcuni beni comuni per effetto della loro violazione, della loro messa in
pericolo. E' evidente che l'edificazione diffusa, l'occupazione degli spazi
incolti e coltivati, la restrizione dei territori agricoli periurbani, hanno
riflessi crescenti su un diritto fondamentale dei cittadini: quello della
sicurezza, dell'incolumità della persona. Sicché una occupazione del bene
comune suolo per mano dei singoli privati, che edificano per loro specifico
interesse, si configura sempre più nitidamente come interesse privato in
conflitto con il bene comune della sicurezza di tutti. In caso di piogge
intense le città diventano pericolose per tutti i suoi abitanti. Il danno
particolare che l'uso privato del suolo genera nei confronti
dell'universalità dei cittadini disvela così uno specifico carattere
ecosistemico dell'azione umana in città. Non si possono mutare gli equilibri
naturali di un habitat, pur artificiale, senza effetti e rotture in qualche
punto del sistema. E soprattutto senza conseguenze sul Dedalo ingegnoso che
quel sistema ha costruito. Non si può pensare al territorio come a un mero e
neutro supporto sopra il quale "poggiare" qualunque edificio: esso non è
nudo suolo, appartenente a vari proprietari che pretendono di ricavarvi una
rendita, ma è il frammento di una rete ecosistemica entro la quale siamo
tutti impigliati.
Il rapporto sistemico della città con il suo territorio più o meno prossimo
emerge oggi anche dalla rottura di un equilibrio millenario con la campagna,
cui abbiamo già fatto cenno. Il mutamento drammatico, in qualità e quantità,
della massa dei rifiuti urbani ha creato fenomeni ignoti a tutte le società
del passato. Se un tempo la gran parte delle deiezioni cittadine veniva
utilmente consumata dalle agricolture circostanti in forma di fertilizzanti,
esse formano oggi un'appendice urbana che occupa e inquina territori più o
meno prossimi, con danni alle acque, all'aria, alla salute degli animali e
dei cittadini nelle varie casistiche osservabili in giro per il mondo.
Nell'epoca dell'obsolescenza programmata delle merci, le città, luoghi che
divorano immense quantità di risorse collocate negli habitat più vari della
Terra, che alterano gli equilibri ambientali locali e globali, sono anche
produttori giganteschi di "escrescenze" inquinanti, che divorano altri
habitat, rompono altre reti ed equilibri. Si tratta di un metabolismo sempre
più gigantesco e squilibrato sul lato delle deiezioni. E' vero che la
progressiva sostituzione delle discariche con gli inceneritori ( o con il
trasferimento nei paesi poveri o tecnologicamente meglio attrezzati) ha
diminuito l'impatto territoriale delle escrescenze urbane in varie realtà
nazionali. Spesso, però, ha solo cambiato la natura dell'inquinamento: l'ha
reso prevalentemente areo, difficilmente misurabile nei suoi effetti
sull'aria e sulla salute umana.

Il cielo è di tutti

Non meno noto è diventato il legame sistemico tra il cielo della città, vale
a dire la qualità dell'aria che in essa si respira, e la sua manipolazione,
insieme privata e collettiva, a scopi produttivi e di varia altra natura. Il
sorgere di un rischio per la salute umana, esploso in maniera allarmante
negli ultimi decenni, ha fatto emergere quale bene comune una risorsa vitale
irrinunciabile, fino a pochi decenni fa da tutti ignorata in quanto
illimitata e relativamente integra. L'aria è oggi, sempre di più, un common.
Noi tutti respiriamo l'aria che ci circonda senza pensare ai nostri polmoni,
ma anche senza badare al fatto che essa è natura, che da essa dipende la
nostra vita, e certamente senza chiederci a chi appartiene. Ma l'apparire
della scarsità di questa risorsa, la sua violazione e alterazione ( che
corrisponde a una appropriazione privata dei singoli) fa emergere l'elemento
naturale che rende possibile l'esistenza di tutti e al tempo il suo
carattere di bene collettivo e indivisibile.
Da qualche tempo la ricerca scientifica ci ha fatto apprendere che l'aria
della città, la quale nel Medioevo rendeva liberi i servi della gleba in
fuga dalle campagne, oggi costituisce uno speciale impasto "fotochimico",
fonte di minaccia e di danno per la salute dei cittadini. In questo
specifico caso appare assai difficile separare l'interesse privato di chi
immette smog nello spazio urbano, usando un proprio mezzo di trasporto, da
chi respira l'aria inquinata mentre cammina per la città. In un gran numero
di casi quel pedone costretto a respirare il cocktail fotochimico di
anidride carbonica , di solfato di zolfo , di particolato e vari altri
inquinanti, il giorno dopo, a bordo della sua auto, sarà tra la schiera
degli inquinatori. Il bene comune dell' aria salubre e il diritto universale
alla salute vengono violati sistematicamente anche da chi quel danno
subisce, a sua volta, in quanto abitante di una città, utente dello spazio
pubblico. Appare qui evidente che la rappresentanza e la difesa del bene
comune salute è affidata a una autorità terza in grado di comporre il
diritto e il bisogno della mobilità dei cittadini con quello di respirare
un'aria non inquinata. Un soggetto pubblico che tra l'altro ha il compito di
tutelare le "minoranze", vale a dire gli anziani, i bambini e tutti coloro
che non sono diretti inquinatori in quanto utenti automobilistici. Tutela
che, com'è noto, negli ultimi anni è stata pressoché abbandonata nelle
grandi città italiane.
E tuttavia appare anche in questo caso ben visibile la configurazione del
mondo urbano quale ecosistema: l'uso privato e collettivo dell'habitat ha
conseguenze sugli attori naturali che lo manipolano e lo abitano, non
diversamente da quanto accade in natura, allorché un qualche agente rompe un
equilibrio consolidato. Se un ambiente acquatico si prosciuga a causa di un
intervento dell'uomo o per una prolungata siccità, la vita degli uccelli,
dei pesci e dei mammiferi che l'abitavano ne viene sconvolta.
E tuttavia, senza che nessuno lo notasse, senza sofisticate elaborazioni
teoriche, sotto il cielo delle città un bene comune fondamentale è stato
storicamente ripartito e regolato con criteri egalitari fra i suoi
innumerevoli fruitori. Com'è noto, lo spazio adibito alla libera
circolazione di uomini e veicoli non conosce significativi impedimenti e
domini privati e particolari. Al contrario lo spostamento su strada è reso
possibile da regole universali che danno pari diritto di movimento a tutti
gli utenti. Quello spazio pubblico è stato infatti ripartito in un
reticolato di possibilità e divieti in cui ciascuno esercita il proprio
diritto a spostarsi rispettando quello degli altri. Il semaforo rosso che
impedisce al singolo utente di transitare all'incrocio è un obbligo che lo
costringe a non considerare lo spazio urbano come un dominio particolare che
può utilizzare a proprio arbitrio. Qualunque sia la potenza e il lusso del
veicolo che guida, qualunque sia il ruolo sociale, la ricchezza, la potenza
gerarchica del guidatore, quel rosso è un impedimento da rispettare. E'
condizione della sua sicurezza e di quella degli altri. Si è tutti alla pari
nello spazio aperto delle strade cittadine. Una grammatica universale si
impone su tutti. Ed è grazie a tale egalitarismo che viene protetto il bene
comune dell'incolumità fisica dei cittadini. Solo i pari diritti di
spostamento di cui godono tutti consentono l'uso ottimale del bene comune
del territorio urbano. Forse e' qui il modello di uso egalitario della
città, del suolo, dell'aria, delle risorse a cui occorrerà uniformarsi in
futuro.

Il tetto che scotta

Lo scenario climatico che le conoscenze scientifiche del nostro tempo hanno
squadernato davanti a noi ci mostrano oggi un altro aspetto di legame
sistemico tra la città, i suoi attori naturali, e il più vasto spazio
planetario. Le città ci fanno sperimentare la nuova mondialità del locale.
Mai come oggi esse erano apparse così nitidamente quali punti interconnessi
di una rete a scala globale. Com'è largamente noto, è lo smog cittadino,
sono gli scarichi urbani e i fumi industriali per produzioni destinate alle
città a determinare una percentuale rilevante di immissione di gas serra
nell'atmosfera. Tutte le città del mondo, centri energivori di varie
dimensioni e potenza, consumano in maniera crescente petrolio e carbone,
alterando il clima atmosferico, surriscaldando il nostro comune tetto di
abitanti della Terra. Il riscaldamento globale, potremmo dire, è figlio del
metabolismo urbano. Anche se l'agricoltura industriale gioca una sua parte
non irrilevante.« Un ettaro di area metropolitana – ha ricordato Virginio
Bettini – consuma 1000 volte più energia di un'area equivalente ad economia
rurale ». E queste città che sono produttrici di calore, tendono a
riscaldare anche il loro delimitato habitat. Le attività produttive e
soprattutto i riscaldamenti domestici e i trasporti, la polvere e gli
scarichi innalzano anche di un grado la temperatura media, con picchi anche
più alti a seconda dei luoghi. Lo stesso ricorso al raffreddamento
artificiale degli interni, nei mesi dell'estate, produce calore all'
esterno. L'uso privato del freddo altera il clima comune cittadino
all'esterno. Il benessere dei singoli contribuisce al disagio collettivo.
Val la pena inoltre osservare che il riscaldamento urbano tende a rafforzare
i suoi effetti per via della stessa manipolazione territoriale che espone le
città agli allagamenti periodici. La scomparsa degli orti periurbani, il
taglio di alberi, la cementificazione diffusa, la cancellazione progressiva
del verde, tutta la multiforme e molecolare attività di consumo dei suoli
incolti, non solo contribuisce alla produzione di carbonio e alla
cancellazione di fonti produttrici di ossigeno, incrementando così il
riscaldamento globale. Essa ha anche un effetto locale e ravvicinato.
Accresce il riscaldamento del clima in città. Estati roventi attendono gli
abitanti dei centri urbani in ogni angolo del mondo. E il clima, sotto la
minaccia della sua grave alterazione, immaginato per tutta la precedente
storia umana come non condizionabile dalla nostra azione, è un bene comune
sempre più prezioso per le nostre sorti. E anch'esso mostra come l'azione di
alterazione degli habitat da parte dei singoli, fino ad oggi iscritta
dall'ideologia dominante nel regno intangibile della libertà, opera nei
fatti in danno crescente del bene comune del clima, contribuisce a rendere
rovente il tetto della casa comune.

Piero Bevilacqua

Fonte: www.amigi.org

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Risultato della ricerca:

Roma mai perseguitò i cristiani, Incontro Collettivo Ecologista 2014, salviamo l’agricoltura, discorso di fine anno al napoletano, libero arbitrio e consapevolezza di Sé…

Il Giornaletto di Saul del 31 dicembre 2013 – Roma mai perseguitò i cristiani, Incontro Collettivo Ecologista 2014, salviamo l’agricoltura, discorso di fine anno al napoletano, libero arbitrio e consapevolezza di Sé…

Care, cari,

Questo è il giorno fatidico della Notte senza Tempo. Basta perlustrazioni. La passeggiata notturna sul Panaro si farà in qualsiasi condizione atmosferica. Chi vuole partecipare si trovi alle h. 23.14 all’ingresso del Sentiero Natura, presso la rotonda di Via Gibellini a Spilamberto. Chi aderisce alla cena che si tiene prima della partenza chiami urgentemente al 333.6023090. Venire muniti di ombrello, scarponi, abiti caldi, torcia elettrica, fiammiferi asciutti, legnetti per accendere il fuoco. Programma: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/17/spilamberto-fra-il-31-dicembre-2013-ed-il-1-gennaio-2014-%E2%80%9Cla-notte-senza-tempo%E2%80%9D/

Giornaletto ed augurio per il nuovo anno – Scrive Anthony Ceresa: “Carissimi Caterina e Paolo, Fingendomi esperto d’arte, provo a descrivere la Vostra fotografia nel Giornaletto del 30 Dicembre 2013. Innanzi tutto è bello vedere due persone che si amano, Caterina non parla ma i Suoi occhi raccontano l’infinito. Tu Paolo non dici nulla ma é ben chiaro, sei una fabbrica del pensiero, sulla tua testa crescono la poesia, la saggezza e persino le piante. I colori si intonano col colore del cielo. Con affetto, rinnovo i miei auguri per il nuovo anno.”

Giornaletto 2 – Scrive Laura Reggiani: “Il pensiero poetico merita un grazie, senza minimizzare le altre notizie, che, diversamente da quelle dei giornali comuni, portano la mente di chi le legge a indagare e elaborare. Questa si è la cultura, a partire dal modo di scrivere”

I cristiani non furono mai perseguitati da Roma – Sul tema della “persecuzione” dei primi cristiani da parte delle autorità romane mi ero già espresso in altri articoli. Ma una premessa prima di sottoporvi il testo che segue mi sembra necessaria. I primi cosiddetti cristiani non erano altri che appartenenti ad una setta ebraica che rifiutava il potere romano, anzi lo considerava “nemico”, anche in seguito alla distruzione di Gerusalemme completata da Vespasiano e Tito  ed alla conseguente “diaspora”. In verità  la “diaspora” era una realtà assodata da tempi molto anteriori alla distruzione di Gerusalemme. Ebrei di varie sette già da secoli popolavano diversi paesi del mondo antico. La persecuzione dei romani contro queste sette  furono semplicemente una risposta alla mancanza di riconoscimento dell’autorità imperiale da parte dei suoi appartenenti. Presso i romani non esisteva alcuna persecuzione religiosa nei confronti di alcun credo. Infatti i romani furono maestri di sincretismo, ogni popolo aveva il diritto di conservare i propri dei ed usanze, purché riconoscesse l’autorità politica rappresentata dall’Impero. E qui sta il nodo.  Gli appartenenti ad alcune  specifiche sette ebraiche, che poi si definirono cristiane, non riconoscevano l’autorità imperiale e quindi erano condannati come “sovversivi” politici e non come ” praticanti d’ una religione”. Le cose cambiarono allorché queste sette ebraiche, che inizialmente, mantenevano la tradizione di appartenenza etnica alle “tribù d’Israele” e quindi a tutti gli effetti facevano parte dei giudei circoncisi, decisero di “convertire” anche i Gentili al loro credo e quindi accettarono nelle loro file anche i non giudei. Ovviamente questo segnò una linea di demarcazione fra i “giudei puri” (discendenti da madri ebree) e quelli “spuri” che si mescolavano ed accettavano i Gentili come correligionari. Ad un certo punto la frattura diventò insanabile ed i cristiani,  pur avendo accettato  in toto l’antica tradizione biblica, per la loro promiscuità genetica  si distinsero dai giudei e pian piano conquistarono terreno nelle classi povere e derelitte dell’impero fino a diventare una maggioranza numerica. A quel punto le cose avevano assunto una forma completamente diversa e gli ultimi imperatori romani trovarono più conveniente usare il “cristianesimo” come legante per l’Impero. Ovviamente i capi cristiani stessi facilitarono questo gioco, interrompendo qualsiasi antagonismo con il potere politico, anzi pian piano con la decadenza si sostituirono ad esso. Infatti i papi di Roma erano in un certo senso considerati  gli eredi degli imperatori. Ma tornando al discorso iniziale delle cosiddette persecuzioni contro i “cristiani” mi permetto di fare una citazione del prof. David Donnini – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2013/12/persecuzioni-contro-i-cristiani-e-bugie.html

Montesilvano. Precisazioni per Incontro Collettivo Ecologista 2014 – Scrive Michele Meomartino: “Caro Paolo, ho letto le indicazioni in proposito dell’incontro di Giugno.
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/29/montesilvano-pescara-temi-e-modi-per-lincontro-collettivo-ecologista-2014/ – Molto bene, mi sembra che le ultime notizie siano incoraggianti. Alcune informazioni utili per l’incontro: la struttura che dista 400 metri da OLIS si chiama Penelope ed è un B&B. Il costo comprensivo di 1° colazione è di 25 euro. Qualche sconto di 2 – 3 euro potremmo ottenerlo nel caso occupassimo tutti e 7 i posti disponibili.Per chi vorrà dormire nelle stanzette di Olis, al momento non dispongo di tatami. Il pavimento è in materiale ecologico, in linoleum. Prevedo di acquistare qualche tappetino come quelli che si utilizzano per fare yoga. E’ una situazione spartana perchè il bagno è fuori e non ha la doccia. Ma per una notte il sacrificio si può fare. Invece, per chi vuole sistemarsi in tenda, c’è una zona ( vicino agli alberi di Pioppo) a 20 – 30 metri da Olis che si presterebbe ottimamente.”

Commento sullo stesso tema – Scrive Roberto Anastagi: “Caro Paolo. Ho letto sul tuo Giornaletto di Saul l’articolo sul incontro collettivo ecologista di giugno 2014. Mi ha fatto riflettere perché se realizzabile potrebbe creare un grande cambiamento positivo. Aprire la nostra mente alla consapevolezza di convivenza in tutto il pianeta, un progresso tecnologico che non si contrapponga più con la vita del nostro pianeta, chiedendoci ogni volta se ciò è ecologicamente compatibile per i macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti e dei rifiuti. Perciò rivedere tutta la produzione alimentare e riqualificare l’industria e l’agricoltura. Temo però che i cambiamenti richiesti siano completamente contrari alle economie attuali, e perciò vorrebbe dire di modificare tante cose soprattutto nelle economie più avanzate. In ogni modo ho cercato di immaginare cosa avrei fatto in merito se avessi avuto un discreto numero di decine di anni in meno e sicuramente sarei venuto a quell’incontro per cercare di percepire a cosa si potrebbe sperare di arrivare…”

Mia rispostina: “Caro Roberto, i cambiamenti -come dice I Ching- si operano prima nel mondo delle idee e poi nel mondo delle forme. La creazione di “forme pensiero” idonee” è necessaria come pure è necessario un retto comportamento di conseguenza. A questo proposito suggerisco la lettura di questo mio vecchio articolo: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2013/12/bioregionalismo-spiritualita-laica-ed.html

Napoli. Il governo autorizza le trivelle – Scrive Marco Tiberti: “Mentre lo Stato ha autorizzato di trivellare il più pericoloso e più grande vulcano d’Europa – il Marsili – sommerso proprio nel Mar Tirreno, ad un soffio dalla costa italiana e non contenti, i bontemponi hanno pure concesso di trivellare gli esplosivi Campi Flegrei…le scosse sismiche di questi giorni, arrivate ieri a magnitudo 4.9 vi dicono nulla?”

Brescia. Dire la verità non è un reato! – Scrive Valeria Sonda: “Scrittore e militante per la pace belga Bahar Kimyongur, di origini turche, in base ad una richiesta di arresto ed estradizione da parte del regime della Turchia il 21 novembre 2013 è stato fermato e rinchiuso nel carcere di Bergamo. Il 2 dicembre il Tribunale di Brescia ha deciso la sua scarcerazione con obbligo di dimora prima a Marina di Massa e successivamente nel comune di Massa”

Abrogazione “temporanea” dell’articolo 18 – Scrive Partito Comunista dei Lavoratori: “Maurizio Landini il “difensore” dell’articolo 18 sposa la sua abrogazione temporanea, proposta da Renzi, per i neo assunti, in cambio di una legge promessa sulla rappresentanza sindacale. La notizia non è solo sindacale, è soprattutto politica. Il gruppo dirigente nazionale della FIOM, dopo aver capitolato alla maggioranza dirigente della CGIL in occasione dell’imminente congresso, si candida a sponda sociale del renzismo, scavalcando Susanna Camusso” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/30/labrogazione-temporanea-dellart-18-che-piace-a-renzie-e-svendola/

Vivisezione e malattie – Scrive Linda Guerra: “Caro Paolo, intervengo in merito alla polemica sulle dichiarazioni pro-sperimentazione animale di Caterina Simonsen. Pur nel rispetto della sofferenza di questa persona, è evidente che è stata strumentalizzata. Avrebbe dovuto informarsi sull’argomento prima di prendere posizione. Aggiungo che io sto in sedia a rotelle dalla nascita per una lesione spinale, e camminare sarebbe il mio più grande desiderio, ma non vorrei mai che avvenisse a spese della sofferenza di qualche animale…”

Renzie, il ducetto – Scrive Vincenzo Zamboni: “Che Matteo Renzi fosse un personaggio oscuro e singolare già lo si sapeva, e la conferma non arriva dal M5S o da qualche partito all’opposizione, ma direttamente da due membri del PD, Andrea Pugliese e Cecilia Piazza: ”Se ci fosse stata votazione contraria all’approvazione del bilancio, ci sarebbe stata la richiesta di sospensione dal gruppo democratico del PD” , afferma il primo, mentre Piazza dichiara che: ”lui va in giro a dire che ci vuole fuori.. Lui è un fintissimo democratico. La gente aveva paura a schierarsi per le primarie” Ma non era Grillo il ducetto di regime, come sosteneva qualcuno del PD? Oramai è noto, già da qualche anno, che questo Partito non ha più nulla di Democratico”

Salvare l’agricoltura dalle rapaci mani dell’agroindustria – Scrive AK: “Mentre gran parte dei nostri eurodeputati è alle prese con inviti, pranzi e settimane bianche, uno sparuto gruppo di europarlamentari italiani, tra cui Andrea Zanoni, restano a lavorare al Parlamento europeo, cercando di vigilare e di bloccare le solite “furbate” dei nostri cugini del nord Europa che vorrebbe azzerare la nostra agricoltura. Questo è l’ultimo esempio di come si insiste da parte degli europei del nord a penalizzarci. L’eurodeputato Andrea Zanoni critica la proposta della Commissione europea Plant reproductive Material law sulle sementi e presenta una pioggia di emendamenti al Parlamento europeo…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2013/12/europa-giu-le-mani-dalla-nostra.html

Riprendiamoci la Terra – Scrive Teodoro Margarita: “Riprendiamola in mano, riprendiamoci intera la Luna, la Terra, la vita e l’abbondanza. Riprendiamoci la Terra e non lasciamocela portare via. Costruire il Fronte degli Orti liberi, consapevoli, che ciascun nuovo agricoltore assuma la piena coscienza del proprio lavoro. Che i semi che piantiamo, semi di libertà e di autonomia, assicurino la continuazione della discendenza. Finchè i semi frutto daranno nella Terra, agli Ogm guerra, guerra, guerra…”

Discorso di fine anno al presidente illegittimo della ex Repubblica Italiana – Scrive Stefano Davidson: “Signor Presidente (e già su quest’incipit ci sarebbe da discutere poiché come si può definire Presidente della Repubblica un eletto da un Parlamento illegittimo che a sua volta è stato eletto con un sistema di voto giudicato incostituzionale?) sono un cittadino italiano e in questa fine 2013, anno che, anche grazie a lei e al suo operato oramai sessantennale, può tranquillamente essere definito “anno horribilis” per il mio Paese, forse ancor più del 2012, vorrei io, membro della Nazione, parlare a lei. (Attenzione, l’aggettivo “mio” al posto di un “nostro”, relativamente al sostantivo Paese, l’ho usato di proposito poiché ho l’assoluta percezione che questa Nazione non abbia mai rappresentato la sua Patria, diversamente credo si sarebbe comportato in altra maniera durante tutta la sua vita, politica e non.)” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2013/12/discorso-di-fine-anno-al-presidente.html

Quanto ci prende la UE? – Scrive F.D.: “Nel 2012, l’Italia ha versato al Bilancio generale dell’Unione europea 15.973,19 milioni di euro ed ha ricevuto 9.768,94 milioni di euro per quanto riguarda le risorse attivate per il FEAGA, i Fondi strutturali, il FEASR il FEP e le altre linee di intervento.”

Avanzata NWO – Scrive Robert Letkiewicz: “Regarding the contrivance of an World Internet Organization to regulate the Internet globally: “The Shadow of Cyber Regulation” via ISN, by Lowy Institute’s Jonas Rey. Promoting Australia’s commitment to endless war in Afghanistan: “More to do in Oruzgan ” via The Sydney Morning Herald, by Lowy Institute Non-Resident Fellow, Dr Rodger Shanahan…” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2013/12/overcoming-cognitive-dissonance-nothing.html

Come fregare il popolo ed instaurare il NWO – Scrive Marco Bracci: “Molti anni fa c’era un certo Allende che governava il Cile, ma fu sbaragliato dal golpe di Pinochet. Tale golpe fu fatto secondo i dettami di un certo economista Nelson Friedman (ovviamnete premio Nobel), che, teorizzando l’elettroshock anche nell’economia, insieme ai ragazzi della cosiddetta “scuola di Cicago”, dall’Università gesuita dove studiavano e lavoravano. Diceva il Friedman, più o meno: ad un malato di mente si fa l’elettroshock per distruggere quello che ha in testa e rimpiazzarlo con quanto dice il medico. Stessa cosa possiamo farla con un intero popolo, ma non possiamo fargli l’elettroshock come lo conosciamo, bensì tramite il sottoporlo a stress inimmaginabili utilizzando paure indotte con violenze fisiche e torture psicologiche. E così fece Pinochet (ben se lo ricordano quelli della mia età). Viste però le reazioni del mondo contro la dittatura cilena, il metodo fu modificato leggermente e si passò al metodo “Russia 1989” e altri fino al “Torri gemelle”, quindi a quello “Afghanistan e Iraq” e poi alle “primavere arabe” di oggi. Ma non solo con metodi violenti si persegue l’obiettivo, bensì anche con quelli pacifici. L’invasione di fastfood nei centri storici e luoghi famosi, specie se antichi, fa parte dello stesso scopo, vale a dire cancellare la memoria storica dei popoli per sostituirla con una “moderna” pro potere mondiale.”

Considerazioni sul “libero arbitrio” e sulla “consapevolezza di Sé – Scrive Roberto Anastagi: “….dopo essermi alzato mi sono sistemato in una comodissima poltrona, mi sono messe le cuffie per sentire la mia amatissima musica classica senza disturbare Reinette e ho ripreso la lettura del libro WAR OF THE WORLD VIEWS (guerra dei punti di vista del mondo — scienza contro spiritualità). Così ho letto 8 pagine scritte dallo scienziato  Leornard Mlodinow sulla evoluzione delle specie e sul libero arbitrio…” (continua) – Interviene Mauro De Cesare sulla piena consapevolezza di Sé: “…Sembra che nel corso della storia vi siano stati solo alcune decine di budda o risvegliati o illuminati appartenenti a questo livello 7. Non è nel potere dell’uomo “fare”, l’uomo come è allo  stato ordianario è poco più di una macchina. Le cose gli capitano, non le decide mai consapevolmente… rimane in Maya , molto lontano dalla Realtà. La distanza dalla Realtà è la principale causa della sofferenza…” – Continuano entrambi: http://retedellereti.blogspot.it/2013/12/considerazioni-sul-libero-arbitrio-e.html

Vi saluto e vi auguro un “New Anno con augurio stabilizzato”. Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“E’ inammissibile che gli scienziati torturino gli animali; che facciano i loro esperimenti con i giornalisti e i politici.” (Henrik Ibsen)

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Roma – Malagrotta 2: un problema o una soluzione? – Resoconto della visita di Accademia Kronos

Accademia Kronos sin dalla sua nascita è stata un’associazione che ha voluto prendere le distanze dai partiti, anche se non ha mai disdegnato confronti e dialoghi su problemi reali ambientali. Da una parte questa scelta è stata una catastrofe finanziaria, si perché in Italia se non sei portato o accompagnato da un partito difficilmente ottieni contributi importanti dalle istituzioni, dall’altra parte, invece, è stata una fortuna perché così abbiamo imparato a volare molto in alto e non venire mai invischiati nei pantani dei gossip o dei bizantinismi politici che fanno dell’Italia in questo settore il leader mondiale.

Quello che a noi è sempre e solo interessato è stato, e lo è tutt’ora, l’interesse dell’uomo nel contesto dell’ambiente naturale. Né isterismi, ma neppure accomodamenti “social politici”. Puntando sempre sulla realtà delle cose e non sulle false notizie e menzogne costruite per nascosti o manifesti utilitarismi di “setta”.

Con questo spirito il 28 novembre 2013 siamo andati a visitare a Roma gli stabilimenti di Malagrotta 2, vicini alla famosa e tanto “chiacchierata” discarica di Malagrotta.

Siamo stati accolti inizialmente dai responsabili dell’impianto con un pò di sospetto, in quanto questi temevano che fossimo in visita solo per poi “sparare” qualche servizio giornalistico negativo. In realtà anche noi (in tutto 10 soci di AK) eravamo un po’ scettici su quanto ci era stato decantato su questo nuovo modo di trattare i rifiuti urbani. Alla fine però ci siamo dovuti ricredere, abbiamo visto una struttura efficientissima, al passo ed oltre con i tempi e capace anche di produrre ricchezza, vedi energia elettrica, raccolta e vendita della plastica, della carta, dell’alluminio, del ferro, ecc. Anche l’umido, attraverso un trattamento di fermentazione controllata e di igienizzazione, alla fine diventa FOS, ossia materiale organico stabilizzato utile per coprire le discariche e per altri usi ammendanti del terreno. Quest’impianto oggi viene gestito da una centrale elettronica che evita fuoriuscite all’esterno di gas di fermentazioni come il metano e, cosa non di poco conto, evita che gli operai possano entrare in contatto diretto con i rifiuti. Tutto è gestito da calcolatori elettronici e da robot. A fianco di questo stabilimento è stato costruito un gassificatore che utilizza il metano, l’anidride carbonica ed altri gas serra, trasformandoli in singas, combustibile quest’ultimo capace di mandare avanti più di una turbina per produrre energia elettrica.

E’ questo il futuro nel trattamento dei rifiuti. I rifiuti, come abbiamo sempre detto in decine di studi ed articoli, sono un bene primario, una miniera inesauribile che oltre a poter fornire materiale da rinvestire nei vari processi industriali di trasformazione, produce energia elettrica e calore. Un modo eccellente per uscire dal vincolo dei combustibili fossili. Purtroppo poco usato, anzi in certi settori, quelli che servono per la produzione di energia, boicottati con l’arma più micidiale a livello planetario che ha l’Italia, la burocrazia.

Non siamo entrati nel merito di questo boicottaggio politico, e che comunque ci è dispiaciuto sapere che tutto “questo ben di Dio” viene sistematicamente ignorato. Oggi l’impianto di Malagrotta 2 opera a basso regime, ma potrebbe risolvere al 100% i problemi della “monnezza” di Roma, invece di portarla, con costi altissimi, ogni giorno verso i termovalorizzatori di Brescia e di altri comuni del nord Italia.

La visita a Malagrotta 2 è stata per noi di AK una scoperta molto interessante, anche perché su Malagrotta si sono dette tante e tante di quelle cose negative che solo a nominarla ancora oggi fa venire i brividi. Invece è un’altra cosa, Malagrotta non è solo la famosa discarica, ma è anche tecnologia d’avanguardia mondiale per il trattamento ecologico e per fini energetici dei rifiuti. All’estero, politici, tecnici e amministratori hanno richiesto agli ingegneri di Malagrotta 2 di realizzare questi impianti nei loro Paesi. Così sono nate Malagrotte 2, tutta tecnologia italiana, in Germania, Inghilterra, Francia, Spagna, Giappone, Canada e Australia. A questo punto ci viene da fare una riflessione ad alta voce: – possibile che questi stranieri siano tanto stupidi ed incoscienti?- Oppure c’è sotto la solita filosofia masochista tutta e solo italiana “di farci del male a tutti i costi” per cui il trattamento dei rifiuti facciamoli fare agli svedesi, ai tedeschi e ai francesi e non agli italiani. Così ogni giorno da Napoli e da Roma partono centinaia di camion e di treni per regalare ai cugini nordici questa nostra “ricchezza” a costi altissimi e immettendo in atmosfera grandi quantità di gas serra.

Accademia Kronos invece vuol capire meglio perché accade anche questo nel nostro Paese. Per cui ci ritorneremo e vi daremo ulteriori informazioni.

Di consolante al momento c’è il fatto che la vecchia discarica di Malagrotta, diventata una vera collina (vedi foto), tra breve sarà trasformata in un parco con 380.000 piante a disposizione dei cittadini di Roma, un po’ come dieci anni fa fece la città di Milano che ha trasformato la sua vecchia discarica in un verde parco.

Ennio La Malfa

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Verità malvista, internet impestato, taglio dei tribunali, Sabra e Chatila, benefica rabbia, dottrina talmudica, vaticano sovrano…

Il Giornaletto di Saul del 18 settembre 2013 – Verità malvista, internet impestato, taglio dei tribunali, Sabra e Chatila, benefica rabbia, dottrina talmudica, vaticano sovrano…

Care, cari,

Corsa alla FED. Ultime notizie – Scrive Germana Ruggeri: “Lawrence Summers (di origini ebraiche) abbandona la corsa per ricoprire la carica di Governatore della Federal Reserve. A questo punto, quasi sicura l’assegnazione della carica a Janet Yellen, di origini ebraiche, sposata con George Akerlof, di origini ebraiche. Sostituirà Ben Bernanke, di origini ebraiche.”

Commentino di Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca..”

Commentino di Platone: “Strani tempi, questi in cui viviamo, ove ad anziani e giovani si insegna in scuole della falsità. E dove l’uomo che osa dire la verità viene chiamato contemporaneamente un folle e un cretino.”

“siti amici”? – Come il potere costituito si infiltra e devia l’informazione attraverso internet – Per venderci le loro guerre, i poteri forti hanno saputo mobilitare i siti “progressisti” ed infiltrare i forum pacifisti. Internet ci fa dialogare con la gente in tutto il mondo liberamente? E’ un prezioso strumento di democrazia diretta, che ci consente di auto-organizzarci in movimenti d’opinione, al di fuori dei partiti? Così ci sembra (e così è stato, effettivamente, alle origini.). Ma quell’1% della popolazione che detiene la metà di tutte le ricchezze (i “poteri forti”) non è rimasto con le mani in mano. Se possiede tutte quelle ricchezze a scapito di noi che le abbiamo prodotte nelle fabbriche, nei campi, negli uffici, è proprio perché ha saputo perfezionare tecniche in grado di condizionarci e di farci accettare, pur controvoglia, lo status quo” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/09/17/siti-amici-come-avaaz-change-org-ed-altri-si-incistano-in-internet-per-deviare-linformazione-ed-aiutare-il-sistema/

Tutto cominciò nel 1992 – Scrive Flores Tovo: “L’anno cruciale della nostra storia recente è senz’altro il 1992. Un anno in cui avvennero fatti decisivi mentre erano capi del governo di centro-sinistra Andreotti, al suo 7° mandato, e dal 29 settembre Amato. Tali fatti decisivi riguardarono: 1) l’adesione del trattato di Maastricht, impostato su parametri fortemente neo-liberisti e monetaristi, il 7 febbraio; 2) il convegno (c’è chi scrive congiura), ancora in parte misterioso, tenuto il 2 giugno a Civitavecchia all’interno del panfilo reale inglese da parte del Gotha industriale e finanziario nazionale ed internazionale e perfino magistrati; 3) la svalutazione della lira che giunse dal 15%, come doveva essere inizialmente, a quasi il 40%, 4) lo scoppio di tangentopoli e la successiva distruzione dei partiti tradizionali …”

Taglio dei tribunali – “La riforma non è fatta per risparmiare 50 milioni di euro ma per distruggere i diritti in Italia e renderla, così facendo, come la Cina, quindi competitiva. Ad esempio da oggi gli abitanti di Ostia dovranno arrivare fino a Viale Giulio Cesare per una causa, per una testimonianza, per una scemenza per la quale, prima, era necessaria un’oretta, ora tre o quattro ore ad andare bene. Uno di Rodi Garganico ora dovrà arrivare fino a Foggia. Una follia. Migliaia di persone, tra avvocati, clienti, giudici, impiegati e così via, che intaseranno ancor di più strade e mezzi pubblici, aumentando le spese e l’inquinamento ambientale… ” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2013/09/taglio-dei-tribunali-maggiori-spese-e.html

Commento di N.E.: “Possa Iddio giudicare la Severino immediatamente (e non dopo la morte) per il suo peccato contro la più alta forma di amore, la giustizia, voglia Egli infliggerle immediatamente la massima punizione terrena qualora Lo giudicasse opportuno per tutti noi e per la sua anima. Amen”

31° anniversario di una strage – Ṣabrā e Shātīlā sono due campi di rifugiati palestinesi alla periferia di Beirut (Libano). Vengono ricordati per il massacro di un numero di arabi palestinesi stimato tra diverse centinaia e 3500, perpetrato da milizie cristiane libanesi in un’area direttamente controllata dall’esercito israeliano, tra il 16 e 18 settembre del 1982. Sono anche ricordati per successivi fatti di sangue avvenuti nel 1985–1987 e noti come guerra dei campi. In particolare il 18 Settembre 1982 le forze paramilitari cristiane del Libano, al servizio di Israele..” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2013/09/18-settembre-2013-31-anniversario-della.html

Commento di J.F.: “Hanno gli artigli, calcolano interessi, un macigno al posto del cuore, un registratore di cassa al posto della materia grigia. Nidi di mitragliatrici al posto degli occhi. Antenne satellitari al posto delle orecchie. Sono il Server del Mondo…”

Siria e la strategia islamista-sionista – Scrive Fernando Rossi ad ulteriore commento dell’articolo http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/09/15/ban-ki-moon-venghino-signori-venghino-come-il-segretario-dellonu-vende-patacche-per-conto-di-usa-israele/ -: “Una parte, molto minoritaria, dei servizi e dell’esercito USraeliani sono molto critici sulla creazione ed utilizzo degli estremisti islamici e pensa sia tempo di chiudere il vaso di Pandora del fanatismo islamico (che nelle varianti salafite e qaediste vuole il califfato globale) prima che sia troppo tardi e che la sua soppressione comporti decine di milioni di morti . Ciò ha anticipato una fase che nella strategia degli Imam e seguaci folli, era prevista solo dopo l’annientamento degli sciiti e dei sunniti moderati. Se la Siria regge e vengono conosciute le crudeltà e la barbarie dei terroristi che sono stati inviati a combattere Assad ed il suo Governo, si rafforzerà tra gli islamici, cristiani ed ebrei che credono nella giustizia e nella verità per avvicinarsi al loro Dio, la consapevolezza che bisogna fermarli e far fallire i loro progetti (speculari al sionismo)…”

Chi evade cosa – Annotazione fuori dalle righe di A.P. “…ogni transazione monetaria è dragata dalle banche. Sia l’introito in “nero” sia ogni imposta e tassa versata regolarmente. Su oltre 100 miliardi quotidiani di euri liquidi maneggiati dalle banche, il gigantesco lucro è evidente. E inoltre il “fisco” percepisce le sue spettanze con l’Iva ogni due mesi, e col resto o 4 o 2 volte l’anno. Lo “stato”, nelle condizioni attuali, è DERUBATO continuamente grazie ai FURFANTI di potere! Quando questo concetto sarà chiaro ai cittadini (chiese e partiti lo NEGANO!), ci si renderà conto della truffa perdurante, imposta per “democrazia applicata”. Lasciamo, intanto, che TUTTO vada in nero, per illudere il millantato EVASORE di averla fatta franca. Ma i LADRI san bene giocare. Si cooptano tra loro! Amato (massoneria rito americano, come Montini) è a “governare” la Co.Co.!”

Commento sul “perdersi” – Annotazione di Subramanyam sull’editoriale del http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/09/17/tutti-figli-della-terra-chiesa-cattolica-addio-talmud-docet-decentramento-e-federalismo-apollonio-il-cristo-pagano/ -: “In riferimento alle riflessioni introduttive del Giornaletto di Saul del 17 settembre. Secondo me, è “razzista” chi pretende di stilare una gerarchia, basata sulla superiorità o sull’inferiorità, tra le razze. Per il resto, una volta fissata la pari dignità, non possiamo che constatare come le razze, con le loro caratteristiche fisiche e psicologiche, esistano. Ciò va accettato come un dato di fatto. La Natura insegna che il mescolamento tra le razze resta sempre un’eccezione confermante la regola dell’autoconservazione delle differenze. Non ci si può, come scrive Paolo, “perdere” nella comunità, mantenendo le differenze…” – Continua in calce al link segnalato

Mia rispostina: “Perdere (in senso figurato, psicologico) nel senso di spogliarsi della propria identificazione separativa, riconoscendosi come parte dell’insieme ed allo stesso tempo mantenendo le proprie caratteristiche individuali…. Ricordo la storia del re Janaka…. Tanto tempo fa alcuni preti..” – Continua in calce al link soprastante

Rabbia – Scrive Vincenzo Zamboni: “Secondo il buddhista ortodosso la rabbia è un sentimento negativo, capace di distruggere il buon karma di cui una persona gode. E tuttavia la rabbia esiste, come prodotto dell’animo umano. Se ne rendono conto, talvolta, coloro che la evitano, temono o detestano, quando le circostanze producono rabbia anche in chi se ne riteneva immune. Ciò significa che si tratta di una reazione organica a condizioni date: l’organismo non fa mai nulla a caso, come dimostrano le malattie, che sono reazioni finalizzate a ripristinare un equilibrio perduto (ad esempio, la febbre è un innalzamento di temperatura dei fluidi corporei con lo scopo di uccidere germi dannosi presenti). Dunque, se anche la rabbia ha uno scopo..” – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2013/09/rabbia-e-soppressione-della-rabbia-chi.html

Palesemente berlusconiani – Scrive Claudio Messora: “I Cinque Stelle vogliono il voto palese su Berlusconi. Dopo vent’anni di “larghe intese de facto” che gli hanno abbuonato sempre tutto, a cominciare dal conflitto di interessi, deve essere finalmente chiaro chi lo vuole fuori e chi lo vuole dentro. Specialmente se chi lo vuole dentro cerca di nascondersi all’ombra del voto segreto per poi incolpare i Cinque Stelle di avere tradito. Anche Pd, Lega e Sel si accodano alla richiesta di voto palese. Sono matti? No: sanno benissimo che tanto, ai sensi del regolamento del Senato, art.113 comma 2, basta che venti senatori chiedano prima della votazione lo scrutinio segreto e il gioco è fatto: tutti quelli che hanno azioni Mediaset o non ne vogliono sapere di tornare a casa possono infilarsi il cappuccio da Ku Klux Klan e….”

Talmud – Scrive Marco Bracci a commento dell’articolo sulla “dottrina” dei giudei http://paolodarpini.blogspot.it/2013/09/talmud-bouquet-di-concetti-del-popolo.html -: “Più leggevo l’articolo in oggetto e più pensavo ai “Protocolli dei Savi di Sion”, che qualcuno (o sprovveduto o interessato) dice essere falsi…”

Vittime del Vajont – Scrive Carlo Boato: “SI TOLGA IL NOME DI CARLO DAL RIFUGIO CARLO E MASSIMO SEMENZA – Anche il dossier dell’Ordine dei geologi, che verrà reso pubblico il 5 ottobre, conferma che, assieme a Giorgio dal Piaz e Alberico Biadene, anche Carlo Semenza, principale progettista della diga del Vajont, è uno dei principali responsabili delle migliaia di vittime del 9 ottobre 1963: sapeva dell’enorme pericolo, ma ha taciuto, perché la Sade, per cui lavorava, potesse vendere la centrale allo stato, che stava nazionalizzando la produzione di energia elettrica…”

Vaticano. Altro che religione… – Il vaticano vuole avere il controllo assoluto dottrinale e politico su tutti i cattolici che operano sul pianeta terra. Soprattutto i vertici ecclesiastici, vescovi e cardinali, debbono essere tutti nominati dal vaticano. Cosa contraria persino all’antica tradizione cristiana. Infatti sino al V secolo le nomine vescovili (i cardinali non esistevano) venivano effettuate dal popolo, dai fedeli stessi. Il vescovo di Roma, che poi si tramutò in papa, era eletto dall’ecclesia dei credenti, con una votazione libera. Di secoli ne son trascorsi ed ormai il papa è solo un monarca assoluto, ed il vaticano è uno stato totalitario e …” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2013/09/vaticano-stato-totalitario-altro-che.html

E scese il silenzio… Ciao, Saul/Paolo

…………………..

Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Non preoccuparti di salvare queste canzoni
e se uno dei nostri strumenti dovesse rompersi, non importa.
Noi siamo caduti in un posto dove tutto è musica.
L’arpeggio e le note del flauto si levano nell’aria
e se anche l’arpa del mondo bruciasse
vi sarebbero ancora altri strumenti nascosti.
Quest’arte del canto è schiuma  di mare.
Questi moti gentili sorgono da una perla del fondo marino,
essi nascono da una radice forte e potente che non vediamo.
Ora basta con le parole.
Apri la finestra nel centro del tuo cuore
e lascia che gli spiriti volino dentro e fuori….”
(Rumi)

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Grilli emarginati, Acquacheta, folli fuori governo, Carabinieri, nemesi criptica, folli sistemici, api e monsanto, Wesak…

Il Giornaletto di Saul del 30 aprile 2013 – Grilli emarginati, Acquacheta, folli fuori governo, Carabinieri, nemesi criptica, folli sistemici, api e monsanto, Wesak…

Care, cari,

questa mattina ce ne partiamo, Caterina ed io, verso quel di Spilamberto. Per i prossimi mesi cercatemi là, dove mi fermerò sino ad agosto. Chi volesse vedere la pagina facebook con le foto della Festa dei Precursori 2013 (fatte da Caterina) clicchi qui: https://www.facebook.com/caterina.regazzi/photos?collection_token=1547250609%3A2305272732%3A69&set=a.10200792623248387.1073741827.1547250609&type=1

Palatino. Passeggiando nella storia – Scrive Amici del Tevere: “Domenica 12 maggio 2013 Il colle Palatino: da “ab urbe condita” a residenza imperiale. Appuntamento: ore 9.30 davanti all’ingresso del Palatino in Via di San Gregorio n°30 (Portale del Vignola) a Roma. Info. amicideltevere@unpontesultevere.com”

Appello alle forze dell’ordine – Finta Tolleranza: “Dopo l’ennesimo insulto all’intelligenza e alla dignità degli Italiani perpetrato oggi da 738 parlamentari sono state gettate le basi per una concreta rivolta popolare. Un appello alle Forze dell’ordine e a chi dovrebbe garantire la Giustizia in Italia: quando vi ritroverete faccia a faccia con quegli Italiani che son pronti a morire per ideali di onestà e per il futuro dei propri figli, ricordate che anche voi siete come loro ed avete scelto il cammino della vostra vita proprio per tutelare quello che da tempo, oggi in modo così spudorato, è stato tolto agli Italiani: il diritto di essere Uomini e di essere Donne. http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=sfIsE-MgHLE[*]
* [Questo video è stato rimosso dall'utente. Siamo spiacenti.]”

Grilli emarginati – Scrive Giorgio Di Genova: “Caro Paolo/Saul, ma il Grillo urlante ci fa o ci è? Sta sbraitando perché non vogliono dare ai suoi la presidenza del Copasir o della Vigilanza Rai, giungendo a sostenere che vengono trattati come cani in chiesa ed extraparlamentari. La definizione di cani è sua, ovviamente, forse con sottinteso riferimento alla fedeltà dei suoi eletti agli ordini del padrone, sua è anche la collocazione extraparlamentare: non si sono sin dall’inizio i suoi posti al di fuori del Parlamento con i loro comportamenti ed i loro no?” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/04/29/commissioni-parlamentari-copasir-vigilanza-rai-grillini-emarginati-o-esodati/

Commento fuori dalle righe: “Giorgio, per me è una faccenda atlantica- londinese. Goldman non voleva una riedizione del governo Berlusconi, anche se sotto mentite spoglie, sul tavolo di Bersani erano già pronte le privatizzazioni Eni ed Enel, il PD dava per scontata una vittoria, ed invece è asfaltato da quella stessa DC che 20 anni fa fu golpizzata da Mani Pulite; ogni volta che si raggiunge un minimo compromesso storico, che i venduti alla Scalfari e Travaglio temono tanto e chiamano ‘inciucio’ per istillare nella gente un senso di sporco..” – Continua in calce al link soprastante

Commento di LF: “I dirigenti del Partito Democratico GOVERNANO CON BERLUSCONI alla luce del sole da quasi due anni… hanno votato tutte le porcate possibili ed immaginabili (ne dico una per tutte, NO al taglio delle pensioni d’oro e contestuale attacco al fondo disabili con annessa protesta di piazza), perdono pressoché volontariamente le elezioni, non votano un presidente della Repubblica che gli ha persino fatto campagna elettorale.. ma trovano ancora milioni di persone pronte a difenderli”

Treviso. Sterminazione delle nutrie – Scrive OIPA: “Ieri è partito ufficiosamente nella provincia di Treviso il “PIANO DI CONTROLLO DELLA NUTRIA” o meglio lo STERMINIO DELLA NUTRIA! Cacciatori muniti di pettorina consegnata dalla provincia potranno liberamente girare per le campagne e abbattere a colpi d’arma da fuoco un numero illimitato di nutrie, l’alternativa sarà catturarle mediante gabbia trappola e sopprimerle. Da un punto di vista igienico sanitario la Nutria, salvo casi particolari, non rappresenta alcun genere di pericolo e ciò è dimostrato dalle analisi effettuate dagli Istituti Zooprofilattici. Info. gruppocastelfranco@gmail.com”

Ostia. Collegamenti malpensati – Scrive Massimo Sega: “La metropolitana Roma -Ostia si ferma all’estrema periferia di questo quartiere di Roma. A pochi chilometri ci sono varie agglomerati urbani, come, tra l’altro, Torvaianica, densamente popolati. Ebbene, detta metropolitana di superficie, non è stata prolungata per non disturbare la macchia mediterranea. Così i relativi cittadini, per venire a Roma, compresi i bus, devono percorrere la Pontina , estremamente intasata in cui non passa giorno che non ci sia qualche incidente con feriti e morti. Quindi, per certe culture, la macchia mediterranea è più importante delle persone…”

Mia rispostina: “Gli incidenti sarebbe comunque avvenuti, per inavvertenza o per altro…”

Campo lavoro recupero ruderi ad Acquacheta – Scrivono riabitanti: “Organizziamo un campo lavoro dal 1 al 5 maggio, per continuare il recupero dei ruderi e altri lavori primari necessari ai nuovi insediamenti come recinzioni, orti e acque. Questo momento sarà anche occasione d’incontro e di festa per tutte le persone interessate a conoscere il luogo e approfondire il progetto. La Valle del torrente Acquacheta, nel Comune di San Godenzo (FI), dallo spopolamento avvenuto negli anni cinquanta, ha visto i suoi insediamenti, circa una trentina di nuclei di case sparse, avviarsi verso un rapido decadimento, dovuto al totale abbandono….” – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2013/04/campo-lavoro-per-recupero-ruderi-s.html

Roma a 5 stelle – Scrive Giuseppe Turrisi: “1° Maggio | PRESSO “STAZIONE BIRRA” Il Movimento 5 Stelle Roma Giovani ha organizzato una serata di interventi, musica e altri contenuti artistici per Mercoledì 1 Maggio, presso Stazione Birra. Una serata in cui ascoltare buona Musica e parlare di temi inerenti al futuro dei Giovani nel nostro paese e nella città di Roma. Info. giovani@roma5stelle.org”

Orte. Strumenti antichi – Scrive Incontri Mediterranei: “Sabato 4 Maggio, ore 17.00, Orte, Basilica Cattedrale di S. Maria Assunta. Apparatus musico organisticus (1690) di Georg Muffat (1653 – 1704) Esecuzione integrale – Adriano Falcioni, organo”

Se i folli servono al sistema – Scrive Maurizio Barozzi: “Premettiamo intanto che in queste balorde società moderne ci sono, grosso modo, tre tipi di terrorismo: un terrorismo in grande scala, di solito una false flag, aiutata o provocata a verificarsi dal potere costituito perché a lui confacente per procedere poi in aggressioni militari contro i cosiddetti “stati canaglia” ovvero quelle Nazioni che, per un motivo o un altro, devono essere distrutte e occupate e necessita un movente, una scusante….” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2013/04/sparatoria-davanti-palazzo-chigi-quando.html

Commento di Peppe Sini: “In primo luogo vogliamo dire la nostra piena solidarietà alle vittime dell’attentato di Roma. Ed anche: alle vittime della guerra afgana cui l’Italia partecipa da oltre dieci anni; alle vittime dell’ecatombe e della schiavitù che i migranti subiscono per le politiche razziste dell’Unione Europea e dell’Italia; alle vittime dei poteri criminali che il regime della corruzione favoreggia; alle vittime del femminicidio che ogni giorno versa fiumi di sangue; alle vittime del totalitarismo comunque si travesta; alle vittime dal sistema del profitto e dello sfruttamento ridotte alla fame, alla disperazione, alla morte”

Commento di Fabrizio Belloni: “Onore ai Carabinieri. Gratitudine, sempre, ai Carabinieri. Ma anche oggi mi sono arrabbiato. L’altro ieri è morto a Caserta un Carabiniere. Difendeva tutti noi (e se non lo capite, andate al diavolo) da una rapina. I media hanno dato la “solita” notizia. Con l’usuale importanza. la morte di un Carabiniere rientra nella solita cronaca. Che fosse sposato e padre di un figlio giovanissimo figlio di nove mesi ha poca importanza. Un tizio rovinato dalle macchinette mangiasoldi che tanto fruttano allo Stato ha sparato a due Carabinieri” – Continua in calce al link soprastante

Cittaducale. Aperta voragine pericolosa – Scrive Marco Tiberti: “Non è ben dato sapere quale ente amministrativo abbia operato in questi giorni tagli della vegetazione nei pressi della Località di Caporio (Comune di Cittaducale) vicino la centrale idroelettrica dell’ENEL di Cotilia. Tanto è, che detti tagli hanno dato alla luce una grotta: Marco Tiberti (responsabile dipartimento acque di Europeanconsumers) incuriosito dalla scoperta ha personalmente ispezionato la grotta riscontrandone da subito la sua alta pericolosità in quanto la stessa è facilmente accessibile” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2013/04/cittaducale-aperta-voragine-in-seguito.html

Sesto San Giovanni. Cave abbandonate – Scrive Salviamo il Paesaggio: “La Procura di Monza ha aperto un inchiesta per la mancata bonifica e recupero ambientale delle Cave Melzi ed ex Falck, vicino al fiume Lambro, grazie all’azione del Comitato Salviamo il Paesaggio di Sesto S.G. e altre associazioni locali”

Cerveteri. No biogas – Scrivono i comitati: “I comitati ambientalisti si muovono per contrastare la realizzazione di un impianto a biogas a Pian della Carlotta. Ai dubbi sulla tecnologia utilizzata si aggiunge la necessità di non sottrarre ulteriore territorio alla produzione alimentare”

Salerno. Protesta – Scrive Filippo Corridoni: “Salerno, 29 aprile – “No alla svendita della Centrale del Latte”. A ribadirlo è il sindacato Blu, il Blocco Lavoratori Unitario, annunciando che il 1° maggio, dalle 10, manifesterà contro la decisione del Comune, davanti al Palazzo di Città, in via Roma a Salerno. Info. sindacatoblu@gmail.com”

Nemesi criptica – Scrive Alessandro Mezzano: “Allora, una volta c’era il M.S.I. ed i voti di quel movimento facevano comodo a Berlusconi che li “sdoganò” quando Fini si era candidato a sindaco di Roma. Poi Berlusconi disse a Fini che era necessario un maquillage democratico ed antifascista per essere digeriti ed accettati dall’elettorato “per bene” del suo partito che allora era Forza Italia e Fini obbedì di buon grado in forza della speranza di fare carriera e con il sogno di diventare il delfino del Berlusca..” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2013/04/memento-mori-nemesi-criptica-critica-e.html

Commento di Pino Biamonte: “Sottoscrivo in massima parte le osservazioni. Ribadisco però ancora una volta che quello di Fini & C. non fu tradimento ma semplicemente la logica evoluzione e il giusto e sacrosanto epilogo del missismo storico. Caduti finalmente gli equivoci, i doppi sensi, il gioco delle parti, gli sterili nostalgismi, il neofascismo d’accatto, ecc. ecc. il re si è trovato nudo come un verme e tutti i nodi sono VIVADDIO venuti al pettine. Il danno però è da oltre 60 anni ormai fatto. Per colpa loro sappiamo bene quale significato venga dato tutt’oggi alla parola FASCISMO. Non vi è altro da aggiungere”

Facebook. Espulsione astrologica – Scrive Joe Fallisi: “…senza preavviso e senza manco mezza giustificazione razionale e decente sono stato espulso dal gruppo kosherfacebook di “Astrologia” “classica”… tutto ciò che di peggio fui costretto a scrivere sulla generalità degli “astrologi” contemporanei, questi vili esseri gelatinosi politically correct, riceve la sua implacabile conferma…. la cosa NON mi fa piacere, al contrario… ma questi sono i tempi nerissimi, proprio da Kali Yuga, e questa l’umanità sfaldata e inconsistente che vivacchia in attesa di Armageddon. L’arte-scienza delle stelle non ne ha nessuna colpa. Addio”

Il bambino tagliato a metà – Scrive Luigi Caroli: “Ricordate la storia di Re Salomone alle prese con le due mamme che reclamavano il bambino? Marini e Rodotà – dopo il non riuscito tentativo – hanno chiesto (meglio, preteso) di rimanere il lizza. Prodi si è – per contro – prontamente ritirato. Napolitano si è avventato sulla calda preda e, pensando (sans moi le déluge) di essere indispensabile, ha finto di sacrificarsi. Ma non aspettava altro. SI E’ MESSO IN MENTE CHE SENZA DI LUI LE…..” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/04/29/il-re-salamone-ed-il-bambino-tagliato-a-meta-fra-marini-e-rodota-con-nascita-di-letta/

Monsanto: morte alle api – Scrive Marco Bracci: “Caro Paolo, non so dove l’ho letto o chi me lo ha detto, per cui qualcuno sicuramente metterà in dubbio quanto segue, ma lo dico comunque: la Monsanto ha apertamente dichiarato guerra alle API, dato che sono sue concorrenti e perché di ostacolo (con la loro malaugurata impollinazione) alla diffusione dei semi transgenici che non ne hanno bisogno. Poi, chiaramente, saranno anche il vento e la pioggia ad essere sterminati. E infine chi ama passeggiare nei campi, perché trasporta il polline da un fiore all’altro con i suoi pantaloni”

Chiesanuova. I numeri – Scrive Mario Foglia: “ Sabato 19 maggio ore 15.00 presso la sede dell’ Associazione La Luna E Il Sole in via Milano 9 a Chiesanuova di Treia In questo seminario, Ana Rezende Satyawati, ti aiuterà a scoprire il “Destino” nascosto nella tua data di nascita e quali sono gli strumenti più utili per farti raggiungere il benessere nel corpo, nella mente e nell’Anima. Info. 3334435361

Wesak, attenti alle date – Ho visto che diversi centri di yoga e simili in questi giorni di luna piena di aprile stanno celebrando il Wesak, in realtà quest’anno la ricorrenza cade con la luna piena del 24 maggio. Infatti il Wesak in cui si ricorda la nascita del Buddha corrisponde alla luna piena di maggio e non del Toro come alcuni pensano.

Giornaletto sempre più estero – Le letture di ieri danno: 1) Russia, 2) Inghilterra, 3) Francia, 4) USA, 5) Germania, 6) Italia, 7 Spagna, 8) Macedonia

Treia. Preghiera sciamanica – La seguente preghiera è stata recitata durante la performance sciamanica tenuta da Andrea Orazi il giorno 27 aprile 2013 al Circolo vegetariano VV.TT.  in corso della Festa dei Precursori 2013: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2013/04/preghiera-maka-sey-elo-di-andrea-orazi.html

Ed anche stavolta vi saluto con affetto, ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Certo, l’amore autentico è possibile, ma solo quando non hai bisogno di nessuno: questo è il problema. Funziona come una banca. Se vai in banca ed hai bisogno di soldi, non ti daranno niente. Se non hai bisogno di soldi, perché ne hai a sufficienza, la banca sarà sempre pronta a concederteli” (Osho)

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