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Kiriosomega: “La democrazia come metodo per il mantenimento del potere permanente” – Discorso difficile dall’obbligato vago riferimento…

Questa è una analisi  complicata sa seguire…. ma se si è capaci di leggere sino in fondo, forse qualche spiraglio di comprensione si apre.. (Paolo D’Arpini)

CONFUSI E DELIRANTI. SND CONFUSIONALI E SND DELIRANTI.

Dell´analisi di un pubblico personaggio.

Non ricordo più chi, in passato mi chiese un profilo caratteriale su un padano al Potere, gli mando questo….

Premettendo che non si troveranno riferimenti particolari verso persone, e che le analisi, già di per sé sempre difficili, devono essere costruite de visu, desidero far risaltare un concetto secondo me molto importante. Concetto che sempre ho sintetizzato con: “Il Potere è Potere, se non si comporta da Potere, che Potere è?”.

Per approfondire il significato del pensiero espresso desidero evidenziare che, tra le altre istituzioni definite profane, anche enti ritenuti morali come la chiesa cristiana cattolica, organismo che afferma d´avere in cura solo la fede e la salvezza ultraterrena dell´uomo, in realtà si è trasformata in una classe sociale rivendicativa di diritti, specie per i propri gerarchi.

Se, dunque, anche le istituzioni religiose si trasformano in istituzioni profane con appetiti di ricchezza e Potere è necessario che i censi medio bassi si rendano finalmente conto che è inutile credere nella bontà di questo o quel sistema di Governo, perché ognuno giunto al Potere trarrà per sé e per i propri “amici/sostenitori” ogni cosa che gli parrà utile per soddisfare perfino le voluttuosità. E la storia dimostra che non adoperarsi pro pretese dei maggiori sostenitori, quelli appartenenti allo stesso censo, fa sì che vita e carriera politica del maggiorente di turno siano sempre concluse in tragica maniera.

Dunque, sorge spontaneo il quesito: “La democrazia, (démos), esiste?”.

E´ questa la domanda che in tanti si pongono da che gli ameni-cani ci “liberarono” da quei “tristi neri figuri” che erano i nostri padri e nonni.

E se la democrazia esiste, è estensivamente valida per tutti, o solo per i censi dirigenti?

Sempre per la premessa, già Tito Maccio Plauto in Asinaria, v. 495 recitava: “Lupus est homo homini”, mentre Lucio Annea Seneca scriveva “Homo, sacra res homini”, e T. Hobbes filosofava “Homo homini lupus”, ma anche A. Gramsci, in “Quaderni dal carcere” s´interrogava sulla validità del quesito.

Invariabilmente, qualunque sia la via intrapresa per l´analisi si giunge al risultato che la democrazia non è per tutti, e, se in qualche frangente dovesse esistere, è limitatamente estesa solo tra gli appartenenti allo stesso censo, e tra loro soltanto se espressioni delinquenziali non la bloccano.

Ciò, ben dimostra il comportamento del “confuso” che più avanti descriverò, e d´altri che ne decantano le lodi asservendosi e spersonalizzandosi.

Così, l´insieme dei detentori di Potere, quelli che modernamente si auto definiscono democratici perché ricorrono al voto elettorale popolare, però svuotato d´ogni valore sostanziale, giocano a fare credere al popolo che le Leggi sono promulgate in sua difesa e tutela. Ma non è così!

Il voto, dunque, è solo apparenza e formalità di un Potere oligarchico che lascia ai creduloni votanti la possibilità di ritenere che lo stesso Potere agisce in “NOME E PER IL BENE DEL POPOLO SOVRANO” mentre questo, ancora servo della gleba, in realtà soggiace all´imperativo del Produci Consuma Crepa reso incapibile ai più attraverso meccanismi aberranti come, per esempio, anche l´uso delle cambiali che arricchiscono le speculazioni dei finanzieri del sistema!

A “sconforto” di quelli che sosterrebbero che in età antiche sono esistite culture vagheggiate come “sapienti”, è bene mostrare che la gestione del Potere non era migliore in quelle supposte età dell´oro che mai sono realmente esistite!

Forse l´esempio migliore per dimostrare la tesi della non esistenza della democrazia è nell´esame politico sociale della mitica e celebrata Atene del periodo post ellenico e classico, quello dei Legislatori, infatti, anche qui, il Potere era egemonico aristocratico oligarchico, pur essendo gli Arconti eletti annualmente e senza possibilità di rinnovo della carica.

Quel potere definito democratico al suo vertice era oligarchico, perché delle 4 caste sociali che contribuivano a formarlo solo i ricchissimi “pentacosiomedimmi” (pentacosiomedimmi)1 avevano la certa capacità d´eleggibilità nell´Arcontato (Arcontato) e di trapassare per diritto nell´Areopago (letteralmente collina di Ercole); mentre, al contrario, Cavalieri (Cavalieri) e Zeugiti (Zeugiti)2, i guerrieri e la media borghesia di quel tempo, potevano accedere alle sole cariche minori, quelle magistrali. Il quarto censo, i Teti (Teti)3, la classe dei poveri che prima di Solone potevano essere schiavizzati dai pentacosiomedimmi spesso loro creditori per usura, godevano solo del diritto politico di voto espresso come parere e non come vincolo della maggioranza popolare. Fu dopo Efialte e Pericle che anche questo censo, che aveva pagato con il sangue la propria “promozione”, fu ammesso alle cariche delle magistrature minori.

Di veramente democratico nella poleis ateniese c´era solo la Boulé (Boulé)4, se veramente esistita. Boulé in cui, secondo il periodo esaminato, gli eletti, quattrocento o cinquecento, erano estratti a sorte.

Dunque, il Potere era sempre strettamente oligarchico e saldamente mantenuto dagli Arconti, e, per mio giudizio, assai meglio strutturato e “onesto” in Sparta che in Atene, anche se alcuni docenti greci asseriscono che se parteggi per Atene sei democratico, mentre se parteggi per Sparta sei di Sinistra.

Ma qui non voglio discutere delle ideologie dei docenti greci, o delle poleis che tali necessariamente furono per mancanza di facili comunicazioni tra loro per l´orografia del territorio, e perciò trapasso velocemente in ciò che più mi preme discutere.

Il confronto che segue ha origine nel concetto di gestione della sostanza del Potere, ma più propriamente vuole chiarire il fatto che il possesso di grandi ricchezze non coincide mai con una visione democratica della società, come già ha dimostrato anche la cultura acheo/dorica/ellenica a cui classicamente ci si riferisce, quando si vuole risalire a tempi precedenti a quelli di Roma.

Inoltre, e concludo, il possesso di grandi ricchezze conduce ad alterazioni della personalità che possono assommarsi anche con altre pregresse; ergo, la ricchezza non è sinonimo di saggezza, e chi invece ritiene che essa sia la massima virtù dell´uomo è solo lacché del più ricco, e rivendicatore di diritti acquisiti solo per censo.

In altra occasione tratterò del perpetuarsi del Potere considerando che si tratta sempre di poco numerosa oligarchia che lo detiene e che può essere facilmente distrutta dalla assai numerosa massa dei diseredati.

Le relazioni oggettuali nel “confuso”.

Il “vecchio, spesso ascoltavo quand´ero bambino, è la caricatura del giovane che fu, e qualcuno più colto aggiungeva: “Se poi sta male perché sclerotico il mondo gli appare un luogo -lontano-, inospitale e odioso, ma contemporaneamente amato e desiderato perché ritenuto bisognoso di cure che soltanto lo stesso -vecchio confuso- può offrirgli”.

E´ chiaro che non tutti sono preda di confusione senile spesso prodromo verso il morbo d´Alzheimer, l´antica demenza senile, ma quelli che ne cadono preda, quando non controllabili per il censo d´appartenenza e Potere, sono pericolosi per sé e per gli altri… E figuriamoci quel che succede se il “confuso” che ha Potere considera gli altri sue pedine da manovrare.

Purtroppo, per la colonia Italia s´aggira un vecchio “confuso” rifatto nell´aspetto, ma personaggio dai tanti difetti morali che la natura volle donargli.

Il vecchio “confuso” è d´assai bassa statura che inevitabilmente fu inconscio trauma in epoca giovanile, tanto da influire a sviluppargli aggressività sfociata in comportamenti di lotta che si manifestarono con “predonomia” (C. Viola), o “istinto fagico” secondo G. Raya.

L´istinto fagico, la fame sublimata e allegorica, e la predonomia, apparenti similarità che qui non analizzo benché abbiano diverse impostazioni concettuali, in altre parole le gran molle che tutto muovono, smodati tropi del diritto di possesso, inconsciamente spinsero nel tempo il “confuso” soggetto del nostro discorso a credere di avere organizzato con il proprio mondo una relazione oggettuale in cui la nozione di un oggetto è intesa non come cosa, ma come totalità di cose che può essere assommata in una persona reale o un´entità fantasmatica.

Dunque, la “decadente” personalità di questi soggetti stabilisce con gli oggetti del proprio mondo relazioni che si sviluppano con due diverse modalità:

La prima prevede una scelta narcisistica dell´oggetto relazionato 

La seconda ammette una scelta anaclitica o d´appoggio.

La scelta narcisistica avviene ogni volta che un soggetto “confuso” s´avvale di una ricerca oggettuale mirata verso una rimembranza di dipendenza infantile. Per questo l´oggetto/persona è scelto tra quelle figure parentali che per il “confuso” hanno rappresentato un modello in tema di protezione in epoca infantile, ma anche d´accudimento e di cure. Insomma, si tratta d´oggetti/persona che raffigurano, nel ricordo del “confuso”, sicurezza e affidabilità.

La scelta anaclitica si manifesta, invece, quando nel “confuso” assurge a modello da imitare solo la propria persona/personalità fondata su un modello di dipendenza infantile da qualcuno, o anche da un oggetto che con il sé abbia stretta relazione reale o immaginaria.

Nel “confuso” cui accenno in questo discorso la via anaclitica che conduce nel suo caso al dissolvimento delle certezze è facilmente sostenibile, perché di se stesso, proprio questo “confuso”, ha esagerata auto stima che lo dirige anche a ritenersi l´unico oggetto con valore da imitare.

In parole più semplici la confusione mentale spinge questo confuso a contemporaneamente ritenersi metro di giudizio e unico degno oggetto di misurazione, escludendo dal rapporto ogni altro soggetto perché sempre apprezzato soltanto come azione disturbante che deve essere cancellata, o almeno molcita.

Per chiarirmi con citazione più qualificata del mio parere, a dimostrazione della tesi assunta e della sua dimostrazione, riferisco ciò che classificò Freud nel concetto narcisistico.

La via narcisistica mette in luce che il soggetto “confuso” approva e ama:

Ciò che lui stesso crede d´essere senza dimostrarlo. Da questo suo amore di super valutazione del proprio io è cancellato chiunque gli sia di disturbo.

Il “confuso”, ancora, ama e valuta solo ciò che lui stesso è stato, ovviamente auto esagerando, nel ricordo, il valore del sé.

La risultanza della sommatoria delle posizioni a e b, conducono il “confuso” a credersi capace anche di ciò che non è, perché ogni meta a sé riferita è ritenuta sempre fattibile.

Il “confuso” può accidentalmente approvare e amare una persona che però sia creduta parte integrante e necessaria del proprio modo d´essere.

Secondo i dati riportati appare chiaro che per il “confuso” l´atteggiamento omosessuale è anaclitico, mentre l´omosessualità è narcisistica.

Così, allorché accade la perdita dell´oggetto, o per morte fisica dell´oggetto stesso, o per allontanamento da esso, aumenta la tendenza del “confuso” a immedesimarsi con la persona/oggetto perduta.

Le psicosi confusionali sono dunque rappresentate da una serie di forme morbose con disparata etiologia.

Accanto ai soggetti in stato confusionale, non sempre facilmente comprensibili al pubblico, se ne trovano altri che per evoluzione e dissoluzione delle facoltà intellettive superiori, per qualsiasi etiogenesi, realizzano forme patologiche più gravi con idee deliranti dotate di cardini evanescenti.

Dunque, da una parte ci sono uomini con idee che sono irreprensibili nell´universo di riferimento, e altri, i “confusi deliranti”, che si manifestano come soggetti che hanno perduto la coerenza mentale che si manifesta con dissoluzione dei valori che appartengono alla società di cui loro stessi fanno parte.

In altre parole, i deliranti producono falsi giudizi dotati di caratteri esteriori che inconsciamente perseguono un iter mentale che si fonda su:

1 – Assoluta certezza soggettiva della propria ideazione. [Io ho sempre ragione]!

2 – Confutazioni di proposizioni oggettive altrui anche se irrefutabili e, dunque, d´irriducibilità da parte dell´esperienza. [Chi non ha le mie idee, o le critica, ha sempre torto. O, anche, le idee altrui sono sempre sbagliate se non collidono con le mie].

3 – Inammissibilità evidente del contenuto di una proposizione altrui. [L´idea da altri partorita è certamente improponibile].

E´ perciò possibile affermare che l´insorgenza di un delirio ammette che esiste una residua capacità di critica e giudizio, così, solo dove ancora esiste una capacità di queste due indispensabili capacità può nascere un delirio.

E l´evidente capacità di critica e giudizio, nel “confuso delirante”, si manifesta con delirio d´onnipotenza senza che gli interlocutori siano capaci d´opporsi per svariate ragioni.

Nel delirante, dunque, si trovano rappresentati, come già accennato, falsi giudizi che mostrano capibili caratteri esteriori anche se sfumati nella loro precisione:

a – Incondizionato convincimento soggettivo del delirante a fornire giudizi ritenuti sempre assoluti e veri.

b – Irriducibilità, nel delirante, della propria esperienza considerata come unica depositaria di verità, anche capace di dare vita a confutazioni verso pensieri/oggetti altrui anche se irrefutabili.

c – In ultimo, il delirante realizza il rifiuto del contenuto del giudizio altrui.

Dunque, il delirante non è disposto a discutere se stesso o le proprie idee, come anche farebbe un normale convinto delle proprie tesi. E´ perciò necessario comprendere che la differenziazione patologica delirante intercorrente con la normalità risiede nel fatto che gli argomenti contrari sono sempre veementemente combattuti, e mai presi in considerazione.

Importante è scoprire nel delirante il suo senso di “Wahnstimmung”, ossia il senso di irrequietezza che lo spinge a cercare un punto fermo a cui aggrapparsi, per esempio accusare altri che normalmente espletano il loro lavoro di giudici di essere persecutori del proprio “io”, e da ciò nasce una reazione di spavento che porta il contenuto delirante a rafforzarsi per meglio tutelare il sé.

Per terminare questo scritto che potrebbe divenire assai lungo e noioso per chi non a conoscenza della materia psichiatrica, presento una breve sinossi delle tematiche deliranti più comuni:

Megalomania (Io sono il migliore presidente del potere esecutivo);

delirio persecutorio spesso associato con il precedente (Mi perseguitano gli uomini che indossano toghe rosse);

delirio erotico con manifestazioni d´atteggiamento di potenza (Io notoriamente non sono un santo) 

delirio di rapporto che è all´origine di altri temi deliranti;

delirio d´interpretazione.

Ritengo, a questo punto, di avere sufficientemente illustrato le deviazioni della personalità di un vecchio confuso che vuole credersi inossidabile.

Kiriosomega

 

Nota 1 MEDIMMO: Unità di misura e, per estensione, una delle quattro caste della poleis. 1 medimno, come unità di misura della ricchezza posseduta, era calcolato come produzione cerealicola annua pari a 52 Kg per 500 medimmi = 26 tonnellate; oppure questi ricchi agiati dovevano produrre 500 metrete di vino od olio, in questo caso l´unità di misura era la metreta, il cui valore unitario era equivalente a circa 39 litri che per 500 da un valore di l 9500 annui.

Nota 2 Zeugiti: erano piccoli proprietari terrieri così chiamati perché, per arare i loro campi, dovevano possedere almeno una coppia di buoi “zeugos”.

Nota 3 Teti: godevano solo del diritto elettorale prendendo parte all’assemblea popolare. Era loro interdetto l’accesso alle magistratura.

Nota 4 Organismo, previsto dalla costituzione di Clistene, entrato in vigore nel 508/7 a.n.e. Era formato da cinquecento membri, ogni tribù ne eleggeva cinquanta distribuiti tra i Demi ( Demi contrade della poleis) in proporzione alla popolazione residente. I membri venivano sorteggiati da una lista di candidati precedentemente eletti dalle tribù. Gli oligarchi autori del colpo di stato del 411 a.n.e. guidati da Antifonte abolirono la Boulé clistenica e la sostituirono con la Boulé dei Quattrocento, costituita da membri scelti da una apposita commissione, a cui attribuirono la facoltà di eleggere i magistrati dello Stato.

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“Carcere in Italia? Girone infernale per suicidi” – Situazione insostenibile negli istituti di pena e rilancio della proposta di cooperative rieducative autogestite

Prima di tutto un istituto di pena, come viene chiamato oggi, dovrebbe  produrre la riabilitazione e la rieducazione del detenuto. Ciò non avviene nel presente modello coercitivo ed infatti coloro che finiscono in carcere escono più disperati di prima… se non a gambe tese!

Faccio precedere l’articolo che illustra il dramma penitenziario in Italia dalla nostra proposta per un carcere-cooperativa autogestito da noi fatta al Governo (vedi link, – P.D’A.) :

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=carcere+modello+

……

Lettera ricevuta da Alba Montori:

PREGO LEGGERE CON ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO CHE RIPORTO DA NOTIZIE RADICALI RITENGO SIA UN DOVERE CIVILE OLTRE CHE MORALE, VISTO CHE GLI ORGANI DI STAMPA E I MEDIA IGNORANO INELEGANTEMENTE, PER NON DIRE IGNOBILMENTE LA QUESTIONE CHE è SEMPRE PIU’ INSOSTENIBILE.

Articolo menzionato:

“E siamo arrivati a sette detenuti che si sono tolti la vita in ventun giorni. Questa volta a impiccarsi, nel reparto infermeria del carcere di Spoleto è un ragazzo di 29 anni. Era stato arrestato lo scorso 16 gennaio per reati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Per quanto si può essere condannati, per reati del genere? E tuttavia per questo ragazzo la detenzione, anche se breve, è apparsa insopportabile, più insopportabile della stessa morte. Giusto due giorni fa presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si è tenuta una riunione, presieduta dal capo del Dap, Franco Ionta, con all’ordine del giorno il rischio suicidi nelle carceri italiane. Si è deciso di impartire a breve delle direttive affinché si possa offrire maggiore assistenza psicologica ai detenuti che ricevono in carcere notizie negative quali, ad esempio, malattie di familiari, separazioni matrimoniali, oppure condanne definitive. Già, ma per attuare queste direttive, occorrerebbe personale competente e adeguato; mentre invece i già scarsi organici vengono ulteriormente ridotti.

I termini della questione sono di una evidenza che solo chi decide di chiudere gli occhi non vede. Le nostre carceri ospitano oltre 66mila persone a fronte di una capienza massima di 43mila. Il numero dei suicidi e dei tentati suicidi aumenta proporzionalmente alla crescita del sovraffollamento. Le strutture penitenziarie sono degradate e fatiscenti. Non per un caso la Corte Europea dei diritti dell´uomo ha condannato l´Italia per le condizioni di detenzione inumane e degradanti.

L´articolo 580 del codice penale dice che va ritenuto responsabile di istigazione al suicidio chiunque determina altri al suicidio o rafforza l´altrui proposito di suicidio; ovvero chi ne agevola in qualsiasi modo l´esecuzione. Se il suicidio avviene, chi viene ritenuto responsabile di questa istigazione va condannato con una pena dai cinque ai dodici anni. Lo Stato italiano, il ministero della Giustizia, dovrebbero essere condannati a vita…

Dai nostri cugini d´oltralpe, da quel presidente francese Nicholas Sarkozy che non è certo né radicale né di sinistra, arriva un´indicazione che non sarebbe male venisse raccolta anche da noi. Parigi infatti ha scelto un ex detenuto per guidare una missione che renda più umane le sue prigioni. Si tratta di Pierre Botton, ex uomo d´affari che, negli anni Novanta, fu uno dei detenuti più mediatici di Francia, finito in prigione per ricettazione.

Botton è stato condannato due volte per aver finanziato illegalmente la campagna elettorale del suocero, l´ex sindaco di Lione, Michel Noir, e ha trascorso 20 mesi dietro le sbarre, in ben sette prigioni diverse. Nel 1992, mentre era detenuto alla prigione di Nanterre, nei pressi di Parigi, aveva tentato di togliersi la vita. Botton comincia proprio dal carcere di Nanterre, come responsabile di uno studio contro lo shock vissuto dai detenuti nei primi giorni di carcere. Secondo l´INED, un istituto di studi francese, un quarto dei suicidi in prigione avviene nei primi due mesi di detenzione. Anche in Francia il fenomeno dei suicidi in carcere è drammatico, addirittura più che in Italia: nel 2009 si sono uccisi 115 detenuti, 109 nel 2008. Una situazione, dice Botton, provocata da sovraffollamento, mancanza di personale (di sorveglianza, ma anche medici e lavoratori sociali),e l´eccesso di misure “controproducenti”: per esempio, ormai ai carcerati francesi viene consegnato un “kit di protezione” che dovrebbe rendere più difficile il passare all’atto suicida, come materassi anti-fuoco, lenzuola che non si strappano, pigiama di carta. Ma non si fa nulla, dice sempre Botton, per ridare “la voglia di vivere” a chi si trova messo a confronto con la violenza dell’incarcerazione. Un quarto dei suicidi è concentrato nei primi due mesi di imprigionamento.

Forse dovremmo trovare un Botton anche in Italia.

Da due giorni Marco Pannella ha iniziato uno sciopero della fame, tre in sostanza gli obiettivi: far emergere la verità sulla scelta assunta da George W. Bush, Tony Blair, Silvio Berlusconi, con la complicità del dittatore libico Gheddafi, di scatenare la guerra in Irak, impedendo che quel paese venisse liberato con la nonviolenza, e facendo fallire le iniziative per costringere Saddam ad accettare l´esilio; l´accertamento, da parte della Comunità internazionale della verità sulle trattative da Cina e tibetani; la disastrosa situazione non solo delle carceri, ma dell´intero pianeta giustizia.

 

Il Grande Satyagraha Mondiale per la giustizia, la verità, la democrazia, entra insomma nel vivo. C´è innanzitutto da conquistare il fondamentale diritto di conoscere e di essere conosciuti. Non sarà una lotta facile, non sarà una lotta breve.

Questa la situazione, questi i fatti.

Valter Vecellio – Notizie Radicali

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Proposta di carcere auto-gestito – Al Presidente del Consiglio – Al Ministro della Giustizia – Alle Commissioni Parlamentari Preposte

Il sottoscritto firmatario, in considerazione delle condizioni pessime in cui versano i detenuti e del costo altissimo sostenuto dalla comunità nel mantenimento degli attuali Istituti carcerari,  invita  gli Organi dello Stato, le Camere e  le Commissioni Parlamentari preposte a intraprendere un esperimento di riorganizzazione carceraria che sia realmente educativo e induttivo al pieno reinserimento sociale dei sottoposti al carcere. 

 

 

A tal fine il sottoscritto propone  un modello di carcere basato sulla auto-conduzione da parte dei detenuti, affiancati da volontari laici  non stipendiati e con gli stessi poteri dei carcerati e  conviventi stabilmente negli Istituti rieducativi stessi.

 

Il modello suggerito è quello di un ‘carcere-comunità’ in cui i membri volontariamente accettano di seguire questa metodologia e possono gestire la struttura e provvedere al suo mantenimento  sia economicamente che regolamentariamente, scegliendo lo svolgimento di  un lavoro autonomo od organizzato collegialmente all’interno della struttura stessa.  Un sistema carcerario cooperativo che prevede la produzione in proprio di beni, cibo, opere d’arte, oggetti e suppellettili scambiabili o commercializzabili  liberamente, sia all’interno che all’esterno,  come pure la possibilità di eseguire
prestazioni d’opera per conto terzi.  I membri lavoratori di questo carcere modello rinunciano ad ogni rimessa  in denaro (da parenti od amici) prevista dall’attuale regolamento carcerario e si impegnano quindi a vivere unicamente del proprio lavoro, gestendo inoltre anche  la mensa  ed i vari altri  servizi interni.

 

Gli addetti al controllo (le attuali guardie carcerarie) saranno  ubicati all’esterno  dell’Istituto  ed  avranno la funzione di impedire l’uscita (o l’entrata) non consentita dal perimetro carcerario  e di svolgere quegli interventi che si rendessero necessari in casi di emergenza.   Si consiglia che un siffatto carcere modello possa sorgere in zone disabitate ove sia possibile  occuparsi  di agricoltura, pastorizia o simili attività.  Si consiglia inoltre che tale esperimento si effettui inizialmente per quei condannati non recidivi,   naturalmente sensibili a questo metodo edificante, lasciando però la possibilità anche nei penitenziari  (riservati ai detenuti recidivi) di giungere all’autogestione, ove le condizioni generali lo consentano. 

 

 

Il sottoscritto  ritiene che questa proposta innovativa, oltre che portare vantaggi alla società ed alle casse dello Stato e garantire dignità umana ai detenuti,  sia portatrice di  Civiltà, Emendamento e Compassione.

 

Cordiali Saluti.

 

Paolo D’Arpini

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Epopea del Circolo

category Lunario admin 9 dicembre 2007

SINTESI DELLE ATTIVITA’ SVOLTE

Battaglie e proposte dal circolo vegetariano VV.TT. di Calcata

Fine anni ’70 e primi anni ’80
Apprendimento di un nuovo modo di rapportarsi, socializzazione semplificata senza scale gerarchiche né poteri stabiliti, compartecipazione in base alla funzione svolta e alla capacità espressiva. Teatro di strada, psicodrammi, lezioni zen, effervescenza creativa libera da impegni economici ed istituzionali. Dura fino al 1982. Poi segue la valorizzazione dell’agricoltura biologica e naturale e rapporto con gli animali, ovvero la qualificazione di un percorso che era già nei fatti. Ostello per animali erbivori, incontri di coordinamento dei primi mercatini biologici in Italia (Clab, L’Isola di Peter Pan, etc).
Inizia la battaglia per la vivibilità di Calcata e per il cambiamento della legge che la voleva distrutta. Prime proposte culturali di mostre (la prima galleria di Calcata è Depend’Arp, fondata da noi, benedetta dal critico Cesare Vivaldi ed in cui espongono Simona Weller ed altri nomi nazionali).

Fine anni ‘80
Esperimenti “dal vivo” per una sopravvivenza rurale, per qualche anno vivo solo dei prodotti dell’orto e di una piccola quota di gestione del Circolo, faccio l’eremita e mi occupo a tempo pieno di mio figlio Felix (nato nel 1984) che mi è stato affidato dal Tribunale (mi sento il primo ragazzo padre d’Italia)

Anni ‘90
Lancio del Movimento Uomini Casalinghi, in seguito all’incontro con Antonio D’Andrea, 2 festival nazionali fanno di Calcata la capitale di un nuovo modello sociale di famiglia.
Battaglie per le acque del Treja.
Battaglie per le eccedenze latte CEE.
Battaglie per la libertà d’inumazione.
Fondazione del Comitato per la Spiritualità Laica
E del Tempio della Spiritualità della Natura.
Teoria Pansessuale con Peter Boom
Carcere cooperativo autogestito con Mario Dumini
Fruibilità della città in chiave bioregionale.
Bioregionalismo per la riaggregazione delle aree omogenee.
Lunga e costante battaglia per la riduzione del consumo e salvaguardia degli animali e della natura.
Boschi come monumenti (poi diventata legge)
Proposta di inumazione nel proprio terreno.
Proposta di apertura dei campi della prostituzione sacra.
Proposta di libertà di coltivazione della canapa.
Proposta di ampliare la tutela etica agli erbivori.
Proposta per la salvaguardia delle tradizioni antiche.
Pubblicazione regolare del Bullettin (inizia nel 1991).
Apertura del primo sito su Calcata e sul vegetarismo (calcata.net) (l’abbiamo presentato a Roma nell’atelier di Cinzia Modiano, c’erano rappresentanti dell’Adnkronos, dell’Agi, della Rai, di quotidiani e periodici nazionali).
Lancio di gruppi artistici emergenti.
Lancio di politici emergenti (tanti son passati dal Circolo di Calcata: verdi, socialisti, repubblicani, comunisti, liberali, radicali.
La proposta di usare gli asini per il borgo e per il centro storico di Roma.
Lotta contro l’elettrodotto di Radio Vaticana
Battaglia contro l’inceneritore con discarica che si voleva istallare al confine del Parco del Treja (Civita Castellana).
Battaglia contro multinazionali che vorrebbero fare un megalunapark a Civitavecchia e poi a Campagnano.
(in seguito sono stato cancellato da tutti i giornali nazionali e dalle televisioni)

Anni 2000
Si intensifica la campagna per la laicità spirituale e per il bioregionalismo con diversi convegni e proposte.
Nel 2004 il Circolo cambia sede (dalla storica Piazza Roma passa a Via del Fontanile Lavatoio). Cominciamo ad occuparci seriamente di rapporti locali, collaboro con la scuola elementare, con il comune con il parco, con la provincia di Viterbo.

Numerossime iniziative a favore dell’ambiente, della qualità della vita, della spiritualità laica, si tengono a Roma, Viterbo, Nepi, Ronciglione, …Calcata.

Dicembre 2007
Riapriamo un nostro sito: www.circolovegetarianocalcata.it

Maggio 2011
Il Circolo vegetariano VV.TT. trova casa in quel di Treia (Macerata), il nuovo indirizzo è Via delle Sacchette 15/a. Il tel. 0733/216293.
Della vecchia sede di Calcata (vicino al Lavatoio) restano custodi i soci Sofia Minkova e Felix D’Arpini. Parimenti essi conservano l’intero archivio storico degli eventi del Circolo a Calcata dalla sua fondazione, avvenuta nel 1984, sino al 2010.