Archivio della Categoria 'Testimonianze sul Circolo'

…notizie reali per “pochi intimi”… da Saul Arpino

Su internet esiste una sorta di democrazia informativa superpartes, se Berlusconi o Renzi fanno girare una “velina” una “altra” velina inversa e sugli stessi temi può essere fatta girare anche dal droghiere all’angolo. Le diverse comunicazioni sono “pari” appaiono e occupano lo stesso spazio virtuale, teoricamente possono essere lette dallo stesso numero di persone, anzi… molto probabilmente la dichiarazione del droghiere è persino più letta di quella del Berlusca o di Renzie. In verità, diciamocela tutta, chi legge le noiose boutades del Berlusca o di Renzi? Solo gli addetti al sistema mainstream, od i politici mestieranti, non certo il popolo
Infine però sono i media ufficiali, pagati da lorsignori della politica e dell’economia, a rimettere le cose nel giusto ordine gerarchico. In primis agiscono le agenzie di notizie che lanciano solo le veline del Berlusca e del Renzie, in secundis le televisioni che le riportano ed in terziis i media cartacei che sprecano inchiostro per chi li paga. La motivazione è semplice: “Il Berlusca e Renzie rappresentano un potere reale…”. Quindi le loro dichiarazioni passano anche se questi dicono emerite cazzate che farebbero ridere i polli se vivessimo in una società in cui si misura l’intelligenza e non l’apparenza.

In una società in cui la sostanza e la “verità intrinseca” della notizia avesse più peso, e questo parzialmente avviene su internet, la saggia considerazione di un qualsiasi cittadino, avrebbe la maggiore evidenza.

E tutto sommato debbo dire che una incidenza su internet è ancora possibile. Da quando anni fa ho iniziato a pubblicare il mio diario, chiamato il Giornaletto di Saul, per i pochi affezionati che spesso lo rilanciano, è diventato un’icona e non per la sua grafica, non per i suoi scaldaletti erotici, non per le sue boutades volgari, non per la scempiaggine dei suoi argomenti, ma forse solo perché dice cose ragionevoli ed alquanto condivisibili….

O forse le “notiziole” che vi appaiono fanno “intelligence”, così pare a giudicare dall’ubicazione geografica dei lettori, situati massimamente negli USA, in Russia, in Germania, in Inghilterra, etc. etc. insomma dove la “notizia reale” ancora conta!

Vostro affezionato, Paolo D’Arpini

http://saul-arpino.blogspot.it/

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Treia, “Città Ideale”? – Proposte per il miglioramento della qualità della vita nella città in cui ha sede il Circolo Vegetariano VV.TT.

La nostra associazione, Circolo Vegetariano VV.TT., si è da qualche anno trasferita a Treia. Vorremmo anche noi contribuire al bene comune del luogo in cui viviamo e sottoponiamo le seguenti proposte alla comunità, vista anche la vicinanza delle prossime elezioni comunali.

A Treia bisogna sapere cosa si dovrebbe ma soprattutto cosa si può fare.

Cose assolutamente non trattabili sono: la tutela dell’ambiente, il rilancio del centro storico, il rilancio del lavoro, l’aiuto allo sport, alla cultura, all’associazionismo, ecc. Questo perché tali azioni possono promuovere anche l’aspetto economico legato al turismo di qualità e non soltanto basato su eventi sporadici che servono a creare fumo negli occhi per qualche giorno di successo…

Invece di chiedere prestiti per opere inutili e dannose, come è stato fatto con il progetto dell’attracco meccanizzato (cominciato e rimasto incompiuto) che è un pugno in un occhio ed una devastazione per l’ambiente rurale urbano, bisogna dare la caccia ai fondi europei per realizzare opere effettivamente utili e non solo per attingere a contributi che poi richiedono comunque ulteriori spese da parte del Comune: si deve creare un ufficio, una competenza in grado di scovare tutte le possibili elargizioni di fondi europei, ed ogni ufficio comunale deve lavorare anche per aver pronti dei progetti da presentare in caso di uscita di bandi.

Il territorio: è il primo bene comune non trattabile, a partire dalla manutenzione, ci vogliono maggiori investimenti e la collaborazione dei cittadini riuniti in comitati. Treia è la nostra casa e non si può più delegare alla sola amministrazione il suo controllo. Il piano regolatore comunale non deve prevedere il consumo di nuovo territorio vergine.
Promuovere la ulteriore ristrutturazione del patrimonio edilizio privato e la sua riqualificazione energetica.
Favorire il recupero dei fabbricati rurali anche ad uso abitativo. Basta fare i bilanci con gli oneri di urbanizzazione. Sgravare dagli oneri di urbanizzazione chi ristruttura, anche solo dal punto di vista energetico. Semplificare le pratiche. Con la riqualificazione energetica e le ristrutturazioni si da lavoro. Tutela del fiume Potenza in collaborazione con la Provincia. Allontanamento di progetti inquinanti come grossi impianti fotovoltaici e a biomasse. Opposizione alla costruzione di nuovi elettrodotti (nel previsto elettrodotto Fano Teramo che dovrebbe passare sul territorio comunale l’energia transita ma non serve a Treia né alle Marche). Messa in sicurezza del vecchio elettrodotto che non risponde più alle normative correnti.

Promuovere il lavoro: favorire le imprese con le infrastrutture, operando sgravi mirati su tasse e tributi comunali.
Accordi con le banche che garantiscono il credito a imprese che investono.
Assicurare il collegamento fra imprese e scuole del territorio. La vocazione artigianale e agroalimentare deve essere compatibile con la tutela del territorio.
Non ci deve essere contraddizione tra tutela del territorio e lavoro.
Sosteniamo il commercio e l’apertura di luoghi di ritrovo privati con caratteristiche aggregative nel centro storico. Garantire la cura e la pulizia degli spazi comuni anche tramite le associazioni ed il volontariato. Sviluppo della produzione energetica pulita attraverso il mini eolico, mini fotovoltaico ed ove possibile anche centraline idroelettriche. Previsione di un impianto comunale per la produzione elettrica a biomasse vegetali funzionante con i soli rifiuti organici o ricavati da pulizie di boschi e falciature di orti, da utilizzare per l’illuminazione pubblica. Avvio della raccolta differenziata personalizzata, in modo da poter calcolare la tassa sui rifiuti in base al peso del reale rilascio (e non più con l’iniquo sistema dei metri quadri dell’abitazione). Promozione e valorizzazione del territorio intercettando il turismo delle zone e città limitrofe.

Cultura: consapevolezza e conoscenza sono fondamentali per la difesa del territorio. La diffusione della conoscenza si può ottenere tramite le associazioni e la nascita di una biblioteca comunale, che può essere anche un luogo d’incontro. La scuola è il punto di partenza, qui i giovani si mescolano per una società migliore.Trovare “una casa comune” per le associazioni culturali, creando anche un Forum permanente per coordinarne le attività.
Rivalutazione ed utilizzo funzionale del museo in collegamento con l’accademia Georgica.
Facilitare l’utilizzo degli spazi comunali, a cominciare dal Teatro, per organizzare eventi culturali.
Promuovere la conoscenza del territorio da parte degli stessi cittadini. Incentivare la collaborazione con l’università della terza età. Agevolare ed incrementare il servizio reso dalla Proloco con visite guidate per turisti e treiesi vecchi e nuovi, che spesso nemmeno conoscono le bellezze del luogo in cui vivono.
Promuovere la nascita di un Caffè letterario, eventualmente con sede in una prossima, futura, biblioteca, per la poesia e la scrittura, con gare poetiche ed artistiche e presentazione di libri. Organizzare gare di pittura estemporanea all’aperto o nell’ex mercato adiacente il palazzo comunale.

Politiche sociali e sport: Favorire sani stili di vita, infrastrutture per lo sport: percorsi podistici, parchetti con attrezzi, manutenzione dei campi giochi e campi bocce. Migliorare il sistema dei servizi alla persona. Sburocratizzare l’accesso ai servizi. Favorire il controllo sociale dei servizi (es. consultazioni popolari da indire regolarmente sul funzionamento dei servizi e sulle proposte di miglioramento).

Garantire la disponibilità del patrimonio delle case di proprietà comunale anche favorendo la rotazione di chi ne usufruisce ed il subentro di nuovi inquilini che ne hanno diritto (su questo sappiamo troppo poco per fare proposte, non sappiamo neanche se ci sono cosiddette “casa popolari” assegnate dal comune). Favorire il collegamento fra proprietari di case sfitte e possibili affittuari, garantendo il reddito adeguato e sicuro.
Favorire la creazione di comitati di quartiere che consentano la partecipazione e la rappresentanza di tutti, con incontri, ad esempio, mensili.

Sicurezza: aumentare la presenza della polizia municipale su tutto il territorio comunale. Creare un’associazione di cittadini volontari che si occupano di sicurezza e controllo della uscita dalla scuola e della osservazione del territorio per evitare scempi e rilascio di immondizie nei parchi, etc. Riscoperta del senso di comunità. Evitare manifestazioni pubbliche notturne eccessivamente rumorose e portatrici di degrado urbano.

I Comuni con un numero di abitanti tra i 10.000 e i 30.000 hanno la maggior efficienza, secondo una ricerca europea. Treia può divenire un esempio di “città ideale”.

Paolo D’Arpini e Caterina Regazzi – Circolo vegetarianoVV.TT.
Vicolo Sacchette, 15/a – Treia (MC)

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Tra Treia e Macerata – Memoria del giorno 4 febbraio 2014

Oggi, martedì 4 febbraio, giornata piena. Domani riparto e quindi io e Paolo abbiamo svolto alcune piccole incombenze. Stamattina di buon’ora, dopo la classica colazione al bar (3 euro e 60 per caffè, cappuccino bollente e due paste superbe di pasticceria), siamo andati al Comune a consegnare al protocollo la richiesta di patrocinio morale per la Festa dei Precursori che si terrà qui a Treia, al Circolo Vegetariano, dal 25 al 27 aprile 2014.

Il Comune di Treia è commissariato, per cui abbiamo indirizzato la richiesta alla Commissaria, dott.ssa Tiziana Tombesi e alla proloco. Purtroppo la Commissaria oggi non era presente, altrimenti saremmo andati a farle visita. Anche per definire i termini dell’ordinanza contingibile e urgente che abbiamo ricevuto entrambi (io come proprietaria e Paolo come “conduttore” dell’abitazione) per la ripulitura dell’orto e smaltimento delle ramaglie derivate dalla potatura degli ulivi (sig! ci avrebbero fatto comodo per l’accensione del camino!). Ma grazie al signor Luigi, che precedentemente aveva potato le piante, le frasche sono state tutte asportate quando, Paolo ed io, eravamo ancora a Spilamberto.

Finiti i vari giri al mercato all’aperto, in posta, dal farmacista… e tornati a casa siamo subito andati nell’orto a visitare le nostre Ciccì e Coccò, che ci hanno accolto festosamente. Noi le abbiamo ricambiate con un po’ di granaglie, pane secco e salatini sbriciolati.

Nel nido abbiamo trovato un bell’uovo fresco…. le nostre gallinelle si sono accorte bene che le giornate si vanno allungando e producono…!

Fa un po’ tristezza vedere il nostro bell’orto così vuoto e “pulito” ma confido che le erbe selvatiche che sono state sempre presenti (finocchiella, crespigno, parietaria, malva e tante altre) non tarderanno a rispuntare. Al mio prossimo ritorno poi prevedo di piantare un bel caco e qualche pianta commestibile di quelle che non abbisognano di troppe cure e magari permanenti (cavolo nero, cicorie, radicchi, bietole, topinambur, ecc.).

Verso le 11 e 30 siamo partiti alla volta di Macerata dove avevamo appuntamento con la cara cugina Valeria per andare a pranzo al Ristorante Natura dall’amico Mauro. Ma prima siamo passati a fare scorta di granaglie per le galline e a saldare il nostro debito col potatore e smaltitore di frasche.

Siamo giunti a Macerata presto, ci siamo messi ad aspettare Valeria seduti su una panchina a scaldarci al sole, non sembrava possibile essere al 4 di febbraio!

Poi, arrivata lei, ci siamo accomodati al nostro solito tavolo e abbiamo gustato le prelibatezze vegetariane che erano nel menù del giorno: passato di verdura con crostini, pennette bianche alle verdure, sformatino di miglio, insalatina mista, verdura cotta mista, broccolo ripassato e un crostino squisito all’hummus.

Pieni come uova ma leggeri ci siamo accomiatati e ci siamo diretti verso Treia. Lungo il viaggio ci siamo fermati ad ammirare un “bel” campo di pannelli fotovoltaici e abbiamo scoperto delle piantine di rucola selvatica, ne abbiamo prese un paio per trapiantarle nell’orto, speriamo che prendano!

Prima di rientrare al borgo antico di Treia ci siamo fermati a casa d Valeria, che abita in campagna, la quale ci ha dato l’olio ottenuto dalle nostre olive raccolte a novembre e un sacchetto di farina di granturco locale per la polenta (grazie, Valeria, sei sempre gentile!).

Poi ci attendeva l’ultima fatica: fare un po’ di scorta di legna fresca dalla legnaiola di Camporota. Abbiamo riempito assieme a lei il bagagliaio dell’auto, pesata l’auto prima e dopo, poi a casa a scaricare e a sistemare il tutto nella legnaia che tanti fa mio padre predispose nella stanza detta “della nonna”. Paolo faceva avanti e indrè con le cassette piene ed io la sistemavo tutta bella impilata.

Ovviamente abbiamo acceso subito il camino, per riscaldare il corpo ed allietare lo spirito, se per caso ce ne fosse stato bisogno, aggiungendo anche un bell’orzo caldo alla festa.

Ma ora devo scappare a cercare Dumì, il più famoso ed amato pittore di Treia, voglio andare a vedere i suoi quadri!

Caterina Regazzi

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Per vedere le foto cliccare qui: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2014/02/tra-treia-e-macerata-memoria-del-giorno.html

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Calcata “città invisibile” (causa nebbie del passato) – Amarcord sul “paese ideale”

Ante Scriptum

Questo raro pezzo di storia calcatese ha il merito di ristabilire alcune verità che sono state oscurate dalla storiografia ufficiale istituzionale su alcuni aspetti della “vera Calcata”, poco prima che venisse totalmente sommersa dai riflessi strumentali degli specchi…. Un lumino è rimasto però acceso, qualcuno che non si lascia abbacinare sarà in grado di scoprirlo…. Avevo tutto un corredo di immagini e disegni che corroboravano questo testo ma nella mia disavvertenza congenita non l’ho conservato, forse la traccia in copia sarà rimasta presso la sede “finale” (in Via del Fontanile) del Circolo Vegetariano VV.TT. Per chi amasse i reperti o le reliquie può chiedere di visionare l’archivio storico del Circolo custodito a Calcata da mio figlio Felix .
Paolo D’Arpini

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Nel millenovecentosettantasette io e Beatrice comprammo la nostra casa di Calcata e quando una sera di giugno di cinque anni dopo, concluso finalmente il restauro dell’abitazione, scenderanno in piazza per la prima volta con l’animo degli ultimi arrivati, vi era un gruppo di teatranti di strada, i Vecchi Tufi recitavano davanti alla Depend’arp, un divertente, ma come poi, capimmo, velenoso, atto unico intitolato PIPINO RE, la recita era in realtà finalizzata alla polemica col Gatto Nero e con Costantino Morosin accusati a torto od a ragione, di tentare di imporre agli altri gruppi la loro egemonia culturale ma questo noi due non potevamo ancora saperlo e apprezzammo, durante i dieci minuti in cui questo fu ancora possibile, lo stile degli attori Paolo D’Arpini„ Alessandra Forti detta `a secca, Pino (il) Generale, Wilton.

In scena Costantino era rappresentato in abiti orientali, Il futuro Gatto Nero, allora ancora per tutti, Peppe Salerno (detto il nano), piccolo piccolo, avvolto in una grande gabbana scura, con un’altissima tuba in testa. Improvvisamente e senza che alcunché lo facesse presagire, dal palcoscenico cominciò il finimondo, le uova fischiavano come proiettili, numerose e pericolose, verso il pubblico. Finì così che tutti scapparono e la recita fu interrotta.

Ne ricavammo, una prima impressione dei Calcatesi immigrati da Roma, che non si è più modificata nel tempo e che non vi sto qui a raccontare. Certo l’imprinting per me fu tanto forte quella sera, da indurmi a fissare quel momento così come lo avevo subito, e così come avvenne poi di volta in volta, di fatto in fatto, quasi in una cronaca durata a lungo, in un disegno intitolato CALCATA 82 come l’iniziativa
culturale di Costa e Peppe, in quel momento tenacemente avversata dal gruppo
antagonista dei Vecchi Tufi.

Abbiamo vissuto Calcata nella sua asprezza di suburbio pulito, dove la natura è talmente integrale da sbalordire, dove le persone vivono la loro privata anarchia, soggetti tuttavia ad un governo rozzo e costoso. Avevamo progettato, io e Beatrice, di trasferirci a Calcata, ma infine siamo ancora a Roma nella nostra casa, con lo studio a San Lorenzo, e non rimpiango la scelta anche se la nostalgia a volte mi assale violenta.

Paolo D’Arpini mio buon amico, è uno dei motivi di questa nostalgia , mentre rimpiango le chiacchierate serene con gli ipotetici amici di Calcata, davanti al fuoco, le passeggiate in campagna in loro compagnia, sulla riva del Treja, le allegre risate, il buon vino. Peccato però che tale evocato rimpianto sia solamente frutto della mia fantasia . Peccato che nessuno o quasi, fosse disposto all’amicizia tanto aspra era la lotta per la leadership. Non vi fu quasi mai nulla di più per noi, che un saluto fra condomini che si incontrano nell’ascensore. Forse il momento che lì vivemmo allora, non permise a ciascuno di noi “PRECURSORI” di aprirsi più di tanto con gli altri.

Mi rimane di quel periodo perciò, solamente una serie di piccoli disegni a matita qui in mostra, a cui tengo molto, frutto di un mio personale diario delle emozioni, che costituiva anche una bonaria vendetta verso coloro che continuavano a vivere nel modo stupidamente competitivo della metropoli da cui tutti fuggivamo: PIPINO RE – MOSTRA ALLA DEPEND’ARP forse di G. Croce – IL RATTO Dl MEMÈ – Memè fu il nostro amatissimo gatto calcatese ma nato a Campo de’ fiori e ivi introdotto da Laura Bergagna. IL PROCESSO A PATRIZIA sulla piazzetta di S. Giovarmi Decollato – IL TEATRO LIQUIDO spettacolo gay (?) in piazza, in odio feroce al popolo di Calcata – 1 ° MAGGIO a CALCATA scena erotico-campestre RAGAZZA SULL’ ARCO ETRUSCO – PROVE DI COLORE per la porta dell’UFFICIO POETICO DI CALCATA – MEMÈ CON SUO MARITO – LE MIE MODELLE – RITRATTO DI RAGAZZA. Ed ancora mi rimangono alcune piccole acqueforti e qualche litografia, in cui la cronaca cedeva il passo alle atmosfere, ai personaggi irreali che intuivo al di là delle porte, dietro i vetri opachi delle finestre, oltre i muri delle case ormai disabitate di Calcata.

Ricordo una volta di aver curiosato da uno spacco nel legno di una porta, seppi poi che si trattava del “teatro del Generale”, vidi una grande stanza illuminata con luce gialla di pomeriggio e attraversata da lui raggio di sole polveroso. In quella stanza ho poi ambientato una minuscola acquaforte intitolata INTERNO A CALCATA CON LUCE DI POMERIGGIO E GATTO. Solamente tre quadri ad olio figurano in mostra e tutti riguardano Calcata: – VEDUTA Dl CALCATA DALLA GROTTA DELLE NINFE. – LA BUCA IN PIAZZA. Il momento in cui si apri una grossa voragine a testimoniare il degrado del Borgo allora come oggi, privo di fognature degne di questa denominazione. – SULLA RIVA DEL TREIA, Il degrado del parco e la :fuga di Pegaso.

IL VIDEO CALCATA CITTA’ INVISIBILE

Il 2 Sett. 1991 cominciai il lavoro di ripresa video per un documentario sul “PAESE IDEALE ”, da inviare al concorso indetto da non so più quale rivista patinata turistico ambientalista (si trattava di Airone ndr). Il lavoro durò quattro mesi, trascorsi insieme a Pippo Giacobino che in qualità di montatore cinematografico ed esperto di cinema, mi affiancava durante le non brevi né riposanti giornate in giro per il paese. E furono Feste dei Santi protettori, matrimoni, riprese a Calcata Nuova, a Calcata Vecchia, al fiume, intorno alla rupe, gli animali, le musiche, i concerti in chiesa, le Sante messe le interviste agli artisti, a Sista, a Fabio, a Wilton a D’Arpini al Generale, nella scuola elementare con Sandra, ecc.ecc. per un totale di 35 ore di riprese.

Alla vigilia della consegna, non so ancora dopo tanti anni per quale motivo, Pippo Giacobino mi comunicò la sua intenzione di mollare tutto senza darmene tuttavia la minima delle spiegazioni, presi atto civilmente della situazione e continuai a lavorare per disperazione, per tigna, per rabbia, o forse per amore, alla fine con Paolo, riuscimmo a spedire le copie richieste del video, ai promotori del concorso. Il concorso fu vinto da uno dei due film prodotti a Calcata, che si aggiudicò così il titolo, non so quanto meritato, di “PAESE IDEALE D’ITALIA”. Non si seppe mai tuttavia, quale dei due film inviati a concorso avesse effettivamente vinto, il mio o quello della concorrenza. Sta di fatto che l’altro filmato, che non ho visto, pare
consistesse in un cortometraggio a scatto uno, di diapositive accompagnato da un dotto commento del Prof. Portoghesi. Si disse che tale prodotto, sostenuto dall’Amministrazione Comunale avesse ottenuto il titolo e perfino un congruo premio in denaro destinato a scopi sociali non so quanto a tutt’oggi, realizzati.

Il mio video infine fu presentato al pubblico calcatese, al Circolo vegetariano VV.TT., il 13 Aprile `96, fu montato privo delle parti riguardanti Calcata Nuova per protesta contro la pretesa del Sindaco e della locale Pro Loco di imporre gratuitamente, la loro etichetta di sponsor su un prodotto costoso, le cui spese avevo sostenuto da solo. Il tempo da allora trascorso è stato tuttavia buon medico, e la vecchia incazzatura che pur stento a dimenticare, non mi impedisce di mettere a disposizione di tutti una scelta dei materiali allora girati e che riguardano soprattutto Calcata Nuova. Scelta limitata ad alcuni momenti salienti della vita di Calcata nuova che si integrano con la parte inviata a concorso.

Buon divertimento dal mio…. Elio Rinaldi. Roma 12 Aprile 1996

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Articolo in sintonia:
http://www.pressenza.com/it/2013/12/bioregionalismo-spiritualita-laica-ecologia-profonda/

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Storie di gatti…. anzi storia dei miei gatti, dal Gatto Mammone, passando per Adone, la Grigia, Rapito ed altri ancora….

Da quando mi sono re-iscritto a facebook ho notato che gran parte dei post e delle foto pubblicate dagli amici riguardano i gatti. Anche Caterina spesso e volentieri inserisce immagini delle sue gatte, commentandole con vari aneddoti di vita. Beh, non voglio essere da meno e mi inserisco nella scia per narrare brevemente la storia del mio rapporto con i gatti.

Debbo confessarvi che non sempre amai i gatti, per via di una esperienza che vissi da bambino piccolissimo. Avevo si e no un anno e mezzo, anzi sicuramente di meno (poiché mia sorella Maria che ha quasi due anni meno di me non era ancora nata) allorquando feci il mio primo incontro con un gatto: il Gatto Mammone.

E voi direte “ma come puoi ricordare qualcosa così lontana nel tempo?” Beh, debbo confessarvi che i miei ricordi vanno anche oltre ed arrivano persino a quando ero ancora nel grembo materno. Ma, per rendere più credibile la mia storia, vi dirò che quando ebbi quell’esperienza col Gatto Mammone l’impatto emotivo fu talmente forte da restare indelebilmente impressa nella mia memoria.

Ed ora ve la riciclo…

A quel tempo vivevo a Roma, nella casa in cui ero nato, in Via Ariberto da Intimiano, assieme ai miei genitori. Era una delle prime notti in cui ero stato sistemato in un lettino a fianco del letto matrimoniale dei miei genitori e non sentendo il calore dei loro corpi stentavo ad addormentarmi. Anzi ero ben sveglio. Imploravo di andare con loro, al caldo, ma evidentemente mio padre e mia madre avevano altre intenzioni. Infatti mentre stavo lì ad occhi aperti udivo rumori strani. Al che chiesi “cosa sono questi rumori che sento?” e loro mi risposero “Taci, c’è il gatto mammone alla finestra che vuole entrare, se ti sente entra e ti acchiappa”. Già l’idea del gatto mammone mi aveva impaurito poi il sapere che voleva pure entrare per portarmi via mi sconvolse del tutto e me ne stetti lì immobile e intimorito, mentre i rumori ed i miagolii mi sembravano sempre più vicini. A dire il vero avevo avuto pure l’impressione di vedere ’sto gatto mammone che spingeva alla finestra…

Ecco fatto con questa bella esperienza di primissima infanzia vi potete immaginare come potessi amare i gatti… Infatti li evitavo il più possibile. Anche una seconda esperienza con questi magici felini non mi aiutò ad amarli. A quel tempo ero a Verona, da pochi anni mia madre era morta e mio padre si era risposato con una donna veronese. In città abitava anche una mia zia, sorella di mio padre, stava con la sua famiglia in una casa sui tetti con un grande terrazzo e lì tenevano un grosso gattone tigrato. Padrone di tutto il territorio. Di solito questo gatto se ne stava su una sdraio, che evidentemente riteneva sua, ma anch’io amavo sedermi sulla sdraio e così quando andavo in terrazzo scacciavo il gatto e prendevo il suo posto. Un giorno con la coda dell’occhio percepii che il gatto stava meditando qualche vendetta. Infatti feci appena in tempo a scostarlo bruscamente con la mano mentre mi saltava sugli occhi. Se ne andò umiliato e sconfitto. Ma i gatti non demordono mai e sanno come fregare noi poveri umani, soprattutto se innocenti (o quasi) ragazzini. Durante i giorni successivi il gattone veniva a strofinarsi sulle mie gambe ma io non me lo filavo per niente. Lui insisteva, finché pensai che forse voleva far pace ed allungai la mano per accarezzarlo.. ma nel momento preciso in cui lo stavo per fare la belva si avventò sulla mia mano protesa e la morse a fondo senza staccarsi dalla presa per un bel po’, e poi se ne fuggì soddisfatto sui tetti. Vendetta era compiuta. Da quel momento in poi non osai più uscire in terrazza. Il gatto stava alla finestra e mi guardava fisso ed io -da dentro casa- guardavo lui.

Ed arriviamo ora al momento dell’armistizio con la specie. Avvenne ancora a Verona ma a quel tempo ero ormai un baldo giovanotto che viveva d’arte e d’amore, occupando una vecchia casa romantica in Piazzetta San Marco in Foro, avendo inoltre al piano terra un grande locale, che era stato un’osteria, in cui fondai la mia prima associazione culturale. Si chiamava Ex. Stando al centro storico di Verona non occorre aggiungere che la zona era frequentata da topi, in quantità, ed avendo provato vari sistemi senza successo per allontanarli, alla fine decisi di adottare un gatto, un bel grigione e sveglio pure. Che sovente mi faceva trovare un cadavere alla porta (e pure dentro casa). Così feci amicizia e acquistai una certa confidenza, tant’è che me lo portavo in giro sulla spalla come niente fosse.

Bene, passarono un po’ di anni. Nel frattempo mi ero trasferito a Calcata ed avevo aperto il Circolo Vegetariano VV.TT. Un bel giorno venne a trovarmi Antonio D’Andrea, il fondatore degli Uomini Casalinghi, e si presentò con un “regalo”: due micetti, una femmina chiamata Cleope, ed un maschio, chiamato Adone.

Malgrado le mie proteste mi impose di tenermeli, con la scusa che anche a Calcata c’erano i topi… Cleope era decisamente la più sveglia dei due fratelli.. ma qualcosa avvenne che me la allontanò. Forse fu rubata o spontaneamente mi lasciò, non so… Rimase Adone e tanto si adattò a me che alla fine, malgrado continuasse ad essere estremamente indipendente e padrone della situazione, mi seguiva ovunque andassi come un’ombra difensiva. Il paragone all’ombra non è esagerato poiché si trattava di un bel gattone nero, nero (però aveva un unico pelo bianco sul petto).

In diverse occasioni con la sua energia protettiva mi salvò da situazioni incresciose con vari satanassi che facevano il loro sporco lavoro contro di me. La presenza di Adone era rassicurante e anche quando c’erano pericoli incombenti, di vario genere, con rischio di aggressioni violente da parte dei detti satanassi, egli mi si accovacciava al fianco o sulle ginocchia, come ad avvertire i malintenzionati “attenti, qui ci sono io..”. Inutile dire che i malintenzionati pensarono bene di avvelenarlo e lo vidi spirare davanti a me con la bocca vomitante una schiuma verde. Mi restò fedele fino alla morte e lo seppellii nel giardino del Circolo, vicino al terreno del capo nemico satanico, che stava facendo di tutto per distruggermi o distogliermi dal Dharma.

Ritengo che la protezione di Adone si protrasse nel tempo (anche dall’aldilà) e mi risparmiò parecchi guai, tra l’altro avvenne che spostai di sede il Circolo, in una posizione più defilata e difendibile, facendone un piccolissimo nucleo di Verità. Il Circolo perse ogni fascinazione per le masse, così che da una lato fui sconfitto ma dall’altro ne uscii vittorioso.

Ed ancora una volta a sancire l’alleanza ormai consolidata con gli esponenti del mondo felino. Stabilii una stretta amicizia con una saggia gatta selvatica, che viveva in campagna, come “guardiana” (o nume tutelare) nel Tempio della Spiritualità della Natura. La chiamavo semplicemente “Grigia”, forse in omaggio al mago Gandalf, “il Grigio”. Essa – o lei- mi insegnò a non essere attaccato alle cose. Partorì diverse volte e quando i mici erano abbastanza cresciuti li allontanava dal terreno. Così da restare permanentemente padrona del luogo e di se stessa, non dipendente da nulla.

Ricordo che una volta, per una forma di sentimentalismo, “rapii” uno dei suoi gattini, prima che lei lo scacciasse, e lo adottai tenendolo nel giardinetto della mia casarsa sulla fogna. Lo chiamai “Rapito” ed anch’egli fu un vero gatto selvatico, da caccia, grande acchiappatore di serpenti topi ed altri animaletti ma -chi la fa l’aspetti- e finì cacciato da qualcuno più “cattivo” di lui….

Ma torniamo alla madre Grigia. La mia amicizia con la gatta guardiana del Tempio era cominciata come gesto di riconoscenza che lei ebbe nei miei confronti, per il fatto che un giorno le salvai la vita, bloccando la mia cana Vespa, grande uccisora di gatti, che stava per sbranarla, anche se effettivamente sembrava quasi che la Grigia riuscisse con i suoi soffi minacciosi a tenerla a bada. Dovete sapere però che la cana Vespa era una vera nemica dei gatti e non temeva nulla…. Da quella volta la gatta -che precedentemente e per diversi anni non si fece mai avvicinare da me- prese a volermi bene, fino al punto di venire a dormire con me nella capanna che avevo nel Tempio, restando ai miei piedi. Se andavo in in giro nel Parco mi seguiva anche per chilometri ma appena mi dirigevo verso il paese si arrestava alle prime case e se ne tornava nel suo territorio. Caterina vi potrà raccontare di quando lasciai Calcata, per andarmene a Treia nella sua casa avita, e dopo un anno tornammo assieme e visitammo il Tempio, la gatta stava lì all’ingresso come se mi aspettasse. Vecchia e malandata ma viva e affettuosa come sempre, inarcò la schiena a mo’ di saluto e poi scomparve. Insomma aveva atteso il mio ritorno per morire.

La mia regola con i gatti è che non bisogna mai averne più di uno o due, nello stesso luogo, poiché sono animali molto “psichici” e come possono essere di grande aiuto in un rapporto personale, possono invece prendere il sopravvento se in gruppo. Infatti quelli che ospitano molti gatti ne divengono succubi. Forse per questa ragione (magari inconsciamente) durante il medio evo gli ecclesiastici e gli inquisitori credevano che questi animaletti incarnassero il demonio. Così furono sterminati tutti i gatti d’Europa, con il risultato che dilagò la peste, in quanto i topi aumentarono a dismisura (la propagazione avviene attraverso le pulci).

La mia memoria sui gatti termina qui. Al momento non ho altro da raccontare, nessun gatto mi accompagna in questa fase della mia vita. A Treia, vivendo praticamente in un appartamento e non mantenendo una presenza fissa, non posso tenere un gatto con me. Mi accontento della compagnia e dell’amicizia che mi dimostrano le due gatte di Caterina quando vado a trascorrere qualche periodo da lei a Spilamberto.

Paolo D’Arpini

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