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Natura e cultura, la NATO ha prenotato la III guerra mondiale, Marmolada: strage del sistema, il percorso è già la meta…

Lunario Paolo D'Arpini 8 luglio 2022

Il Giornaletto di Saul del 8 luglio 2022 – Natura e cultura, la NATO ha prenotato la III guerra mondiale, Marmolada: strage del sistema, il percorso è già la meta…

Care, cari, un’unità a tre vertici che, se condivisa, permette di osservare con terrore la cultura che ci contiene. La prima considerazione riguarda la massima banalità possibile: le montagne vanno a valle. Le rimostranze cui assistiamo pare non ne tengano conto. O, peggio, pare siano mosse dal sincero intento di poterle fermare… (Lorenzo Merlo) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2022/07/natura-e-cultura.html

Corrispondenza censoria – Mi scrive Blogger: “Come forse già saprai, le nostre Norme della community descrivono i limiti di ciò che consentiamo, e non consentiamo, su Blogger. Abbiamo ricevuto una richiesta di revisione per il tuo post intitolato “Il Giornaletto di Saul del 5 luglio 2022 – Cambiamenti climatici, forse Putin si chiede se, Treia: Dolores Prato non è stata riconosciuta, G7: avanti con il fossile, Osho: “Amore e libertà”…”. Abbiamo stabilito che viola le nostre norme e abbiamo annullato l’URL http://saul-arpino.blogspot.com/2022/07/il-giornaletto-di-saul-del-5-luglio.html, rendendola non disponibile per i lettori del blog…” – Mio commentino: “Pian piano l’oscuramento sul web avanza…”

Nel vertice di Madrid la NATO ha prenotato la III guerra mondiale – Scrive Raniero La Valle: “Il 29 giugno scorso nel vertice di Madrid la NATO ha prenotato la III guerra mondiale, con l’idea che possa essere non nucleare, ripristinando la Russia come Nemico e per la prima volta assumendo la Cina come il Nemico potenziale di oggi e il Nemico finale di domani. Si spezza pertanto l’unità del mondo, acquisita a fine secolo dal capitalismo ed esaltata nella globalizzazione, e si riproduce la cortina di ferro che la rivista “Limes” definisce oggi come “cortina d’acciaio”. – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2022/07/madrid-la-nato-ha-prenotato-la-iii.html

Commento di Alessandro Orsini: “Oggi è un giorno bellissimo: il guerrafondaio Johnson si è dimesso. Molti mi criticano per avere detto che Draghi è un leader politico guerrafondaio. Con garbo, rispondo. Nessun capo di Stato europeo è guerrafondaio. Sono tutti santi. E allora non si capisce perché l’Europa: 1) progetta di armarsi fino ai denti contro la Russia; 2) dichiara che la Russia è il suo nemico numero uno in un documento della Nato; 3) organizza una strategia di lungo periodo per fare tutto il male possibile al popolo russo riducendolo alla fame; 4) conduce esercitazioni militari in Georgia; 5) ingloba la Finlandia nella Nato sapendo che la Russia non intende invaderla, né attaccarla. Draghi approva queste cinque scelte. E’ un pacifista o un guerrafondaio? I capi di Stato europei sono tutti pacifisti. La Nato è un’organizzazione pacifista. Le guerre scoppiano per colpa del Papa…”

Marmolada. Strage del sistema… – Scrive Giorgio Cremaschi: “La strage della Marmolada, del 3 luglio 2022, dove alla fine conteremo decine di morti, non ha nulla di fatale, essa è frutto di un insieme di azione umane nefaste che, combinate assieme, portano al massacro. Il cambiamento climatico, da noi esploso in un’ondata di calore e siccità, è frutto dell’opera e del modello di sviluppo degli esseri umani. Un modello di sviluppo fondato sulla crescita continua, che non può certo essere modificata dalla “riverniciatura verde” di economie che mettono il profitto davanti a tutto…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2022/07/07/marmolada-strage-del-sistema/

I sierati si ammalano come gli altri… – Scrive Francesco Toscano: “E’ successo quello che scienziati seri come Montagnier avevano previsto: la vaccinazione di massa ha fatto esplodere il numero complessivo dei contagiati senza fornire nessuna vera difesa ai malcapitati tridosati. Il ministro Speranza però è ancora saldamente al suo posto. Chi pagherà per tutto questo? https://www.youtube.com/watch?v=El0LYfNpDMM – Ne parliamo a “Dietro il Sipario” in compagnia di Massimo Mazzucco, Giovanni Frajese, Davide Rossi e Francesco Borgonovo”

Il percorso è già la meta… solitamente quando scrivo non sento mai, o quasi mai, l’impulso di affermare qualcosa di definitivo, di realmente corrispondente ad un mio sentire.. le mie sono espressioni libere, pescate nell’umore del momento e valide al solo fine di poter raccontare una storia “sensata”. Insomma quel che dico è un raccontino, una descrizione di un sogno.. e i sogni sono imponderabili e fantasiosi.. (salvo che non ci si metta Freud, la Smorfia o l’I Ching a dare una spiegazione)… – Continua con testo bilingue:

https://bioregionalismo.blogspot.com/2022/06/il-percorso-e-gia-la-meta-path-is.html

Ciao, Saul/Paolo

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Conta solo il cammino, perché solo lui è duraturo e non lo scopo, che risulta essere soltanto l’illusione del viaggio.” (Antoine de Saint-Exupery)

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“La Quarta Teoria Politica” di Aleksandr Dugin… – Recensione di Nicola Licciardello sintetizzata da Giorgio Stern

Lunario Paolo D'Arpini 23 giugno 2022

Italia oggi così ubriaca per il crollo d’affluenza ai referendum, per il crollo di Lega 5 Stelle alle comunali , da quasi dimenticare la guerra della gloriosa Ukraina, la carestia mondiale dovuta al sanguinario Putin, come pure i balletti di Ursula e Drago.

Mentre il quasi Premio Nobel per la pace Zelensky piange per le armi promesse e non mantenute, e i russi sparano su chi non è ancora scappato fuori dai velenosi rifugi del Donbas, qualcuno addirittura si spinge a decretare che la guerra è finita e che la Russia ha vinto.

Situazione tuttora virtuale, ma certo probabile e conseguenziale.

E se qualcuno non esita a indicare in Carlo De Benedetti e Henry Kissinger, coloro che per primi hanno definito la presente guerra dell’Occidente contro la Russia “un errore strategico” – in primis per l’ovvia conseguenza di favorire un’alleanza Russia-Cina, poi per l’incompetenza valutaria (il rublo, agganciato all’oro, premiato sul dollaro) infine per l’eccessivo squilibrio di un’Europa Occidentale succube della NATO – c’è chi aveva previsto alla lettera gli attuali eventi bellici, in effetti da Putin assai posticipati rispetto al 2014.

Parliamo dello storico moscovita Aleksandr Dugin, grande ammiratore della storia e della lingua italiana e del suo libro “La Quarta Teoria Politica” edito da ASPIS nel 2020.

Commento-presentazione di Nicola Licciardello. Ripreso da: Sinistra in rete. (Sintesi di Giorgio Stern)

Mi permetto e (e riprometto a me stesso) di seguire il suggerimento della lettura di un testo che dà modo al lettore italiano di conoscere ciò che si usa definire “l’altra campana”.

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Quante sono le facce dell’Ucraina?

Lunario Paolo D'Arpini 26 febbraio 2022

Il nócciolo della questione é proprio questo: non esiste una sola Ukraina. Esistono due Ukraine, nettamente diverse tra loro: quella dell’est e del sud, che é sostanzialmente una propaggine della Russia; e quella dell’ovest, che guarda al mondo occidentale e, soprattutto, tedesco. E non é tutto, perché é possibile ritagliare anche una terza Ukraina, estesa nell’area centrale del paese e, nel tempo, unita ora con l’una, ora con l’altra delle due “nazioni” rivali.

Per comprendere una realtá geopolitica certamente complessa, si deve necessariamente andare indietro nel tempo: fino al Medioevo, quando tutta l’Ukraina a est del Nipro (il fiume che taglia verticalmente in due il paese e sulle cui rive sorge l’odierna capitale Kyiev) fu la culla del primo insediamento russo: era quella che allora si chiamava Rus’ di Kyiev e che successivamente diverrá la Piccola Russia, una di Tutte le Russie dell’impero zarista.

Anche l’Ukraina occidentale affonda le radici nel Medioevo, quando aveva separato i suoi destini da quelli dei territori orientali – minacciati dai mongoli – facendo blocco con la Confederazione Polacco-Lituana, avamposto dell’Europa occidentale e della cattolicitá. Successivamente assegnata all’Impero Austriaco con il nome di Regno di Galizia, l’Ukraina occidentale passerá alla sovranitá polacca dopo la prima guerra mondiale, transitando poi nella sfera tedesca con la seconda guerra mondiale. Contemporaneamente, la parte piú orientale dell’Ukraina occidentale – scusate il bisticcio – tornava alla sovranitá dell’Ukraina russa (Repubblica Socialista Sovietica Ukraina), giusta le previsioni del patto nazi-comunista del 1939.

Quando, nel 1941, il Terzo Reich e l’Unione Sovietica ruppero l’alleanza, gli ukraini occidentali (filotedeschi e filonazisti) intrapresero una crociata per “liberare” gli ukraini orientali (filorussi e filocomunisti) e per creare una “Grande Ukraina” unificata. Nel 1945 saranno invece gli orientali a “liberare” gli occidentali, annettendoli – insieme ai ruteni ex-cecoslovacchi – alla R.S.S. Ukraina, che cosí diventava sostanzialmente la “Grande Ukraina” sognata dai nazionalisti filonazisti, sia pure con una diversa connotazione politica.

Nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la R.S.S. Ukraina abolí l’etichetta di “Repubblica Socialista Sovietica”, ma mantenne l’assetto artificiale di un mastodonte che teneva insieme non soltanto due o tre popolazioni ukraine molto diverse tra loro, ma anche una folta comunitá etnico-linguistica russa: una robusta minoranza del 30% rispetto all’intera Ukraina, che peró diventava maggioranza nelle regioni orientali e meridionali del paese. Maggioranza che era addirittura schiacciante in alcune regioni: la Crimea (che Krusciov regaló letteralmente all’Ukraina nel 1954 e che Putin si riprese nel 2014) e il Donbass, di cui fanno parte anche le due repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk che sono state appena riunite alla Russia.

Naturalmente, un paese con un sí precario equilibrio etnico (e politico) aveva tutto l’interesse a mantenersi amico della Russia, anche perché da questa riceveva aiuti e forniture di gas a prezzo stracciato. Peraltro, dopo la caduta del muro di Berlino, la Russia aveva lasciato andar via pacificamente le nazioni che avevano fatto parte dell’URSS, ma dietro promessa che la NATO non si sarebbe spinta “un solo centimetro” verso est.
E, invece, gli Stati Uniti hanno ben presto iniziato a sobillare gli ukraini, fino al punto da organizzare una “rivolta popolare spontanea” che nel 2013 defenestró il Presidente Janukovyč (eletto democraticamente, si badi bene) e lo sostituí con una classe dirigente artificiale, formata da capi e capetti di tutte le formazioni politiche battute alle elezioni e, naturalmente, filo-USA e filo-Unione Europea; la stessa classe dirigente artificiale che, con l’aiuto dei “consiglieri” americani, governa ancóra oggi l’Ukraina.

Qui mi fermo, chiedendo scusa ai lettori per questa lunga premessa di carattere storico. Premessa senza la quale, tuttavia, é estremamente difficile comprendere le ragioni profonde di ció che sta accadendo in questi giorni. Attenzione, peró: la storia non é certo sufficiente a spiegare tutto, quasi che i destini del mondo siano governati dai “corsi e ricorsi storici” teorizzati dal nostro Vico. La conoscenza dei fatti antecedenti serve a fornire il quadro generale, la cornice degli eventi, soprattutto di eventi complessi come quelli di cui ci stiamo occupando.
Occorre, in parallelo, conoscere e comprendere le dinamiche attuali, le mire strategiche, gli interessi concreti e, soprattutto, gli obiettivi di lungo termine che si vogliono raggiungere. E, nel nostro caso, occorre comprendere o, meglio, tentare di comprendere per quale dannato motivo gli americani hanno voluto mantenere in vita la NATO dopo che questa, a séguito della fine della minaccia comunista verso l’Europa, aveva perduto ogni ragion d’essere. E, per giunta, per quale dannatissimo motivo questa incredibile neo-NATO sia stata indirizzata al contrasto di una Russia che non minacciava piú l’Europa, e non piuttosto alla vigilanza della minaccia concreta che all’Europa viene da sud, da un mondo islamico che non riesce a liberarsi dalla cappa fondamentalista. E, ancóra, per quale arcidannatissimo motivo i governi europei – che avrebbero tutto l’interesse alla maggior collaborazione possibile con la Russia – accettano di fare le mosche cocchiere degli americani, danneggiando sé stessi con delle sanzioni da manicomio e rischiando di avere tagliati i rifornimenti di gas.

E si potrebbe continuare a lungo. Per esempio, perché gli americani fanno l’impossibile per gettare la Russia in braccio alla Cina? O perché fuggono dall’Afghanistan davanti a quattro guerriglieri- straccioni e rischiano la terza guerra mondiale in Ukraina?

Si potrebbe continuare a lungo – dicevo – ma si rimarrebbe spiazzati, perché a tutte quelle domande – e ad altre ancóra – non é possibile dare delle risposte logiche, razionali. A meno che non si voglia immaginare che la politica estera e di difesa degli Stati Uniti sia governata da forze oscure e potentissime, che perseguono interessi privati in contrasto con quelli che sono gli interessi reali, concreti della nazione americana. É quello che il presidente Eisenhower – mica un complottista da tastiera – chiamava “il complesso militar-industriale”, avvertendo che «nell’azione di governo dobbiamo premunirci contro le influenze che, in modo palese o occulto, vengono esercitate dal complesso militar-industriale.» E aggiungeva: «La possibilitá che certi disastrosi poteri travalichino i loro limiti e le loro prerogative esiste adesso, ed esisterà anche in futuro. Non dovremo mai permettere che il peso di questo intreccio di poteri metta in pericolo le nostre libertà e le istituzioni democratiche.»

Queste cose il 34° Presidente degli Stati Uniti d’America le diceva nel lontano 1961; ed allora furono in molti a storcere il naso, perché oggettivamente suscitavano interrogativi inquietanti sul perché e il percome gli USA fossero intervenuti nella prima e nella seconda guerra mondiale.

Rilette adesso, nel 2022, suscitano interrogativi ancor piú inquietanti: a quale punto il complesso militar-industriale americano intende fermarsi? si accontenterá di una guerricciola in Ukraina, o punterá piú in alto, al coinvolgimento della NATO e, con la NATO, dei paesi europei che ne fanno parte?

Della NATO – non dimentichiamolo – facciamo parte anche noi. E certamente non é rassicurante ricordare che l’attuale Presidente del Consiglio, all’atto del suo insediamento, si preoccupó di sottolineare che il suo governo, oltre ad essere “europeista”, sarebbe stato anche “atlantista”. Allora la situazione in Ukraina non era ancóra precipitata, ma negli ambienti “bene informati”, che credo Draghi ben conoscesse, si sapeva benissimo che si viaggiava verso scenari assai pericolosi.

Anche per questo (e naturalmente non solo per questo) spero che Mario Draghi faccia al piú presto le valigie. Mi sentirei molto piú tranquillo se, in questo momento, a capo del nostro governo ci fosse un elemento un po’ meno europeista e, soprattutto, un po’ meno atlantista.

Michele Rallo

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Christian Perronne: “Abbiamo calpestato la scienza ed abbiamo calpestato il Diritto”…

Lunario Paolo D'Arpini 20 gennaio 2022

Al Parlamento del Lussemburgo prende la parola l’ex presidente del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’istituto Raymond-Poincaré di Garches (Hauts-de-Seine), Christian Perronne, grande infettivologo francese da tempo bersaglio del mainstream per aver affermato la pericolosità dei vaccinati anti-Covid in quanto veicolo di infezione.

Perronne, che ha lavorato per anni ai massimi livelli della sanità pubblica francese, per 15 anni consulente di governo sulla gestione delle crisi sanitarie e delle epidemie, ex consulente dell’OMS, ora è stato destituito perché ha scelto di resistere.

Ospite del Parlamento del Lussemburgo mercoledì scorso, ha denunciato apertamente lo stato sperimentale e la alta pericolosità dei farmaci a mRNA, che uccidono i giovanissimi (di cui riporta due casi) senza dar loro alcun vantaggio: “Lo scandalo più grande di questa epidemia sta nell’aver definito ‘vaccini’ questi prodotti” “Nei paesi più vaccinati, oltre il 90% delle terapie intensive sono occupate da persone con due o tre dosi” “Tutti i parlamentari che hanno firmato l’obbligatorietà di un farmaco sperimentale, dovrebbero essere processati da un tribunale internazionale”. (Pubblicato da ComeDonChisciotte)

Prof. Christian Perronne
Parlamento europeo – 12 gennaio 2022
https://youtu.be/1MB1UT-sjaA

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Prova di forza? Non gli rimane che un nuovo lockdown…

Lunario Paolo D'Arpini 17 ottobre 2021

“Un volgo disperso repente si desta;
Intende l’orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor.
Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,
Qual raggio di sole da nuvoli folti,
Traluce de’ padri la fiera virtù”
(A. Manzoni, Coro dell’Adelchi)

Hanno cercato la prova di forza? L’hanno avuta. Non proprio come se l’aspettavano, visto quello che va succedendo a partire dal fatale, diventato fatidico, 15 ottobre. Forse quel venerdì sarà una data iscritta nella Storia, come il 25 aprile, il primo maggio, esagerando un po’. O magari, Giove non voglia, come Caporetto. Basterebbe, forse, un nuovo lockdown con gli Arditi Incursori, la Folgore e i droni. Comunque vi abbiamo vissuto la prima risposta di massa e di forza al colpo di Stato iniziato nel febbraio 2020 e arrivato a compimento, con il cappio green, il 15 ottobre 2021.

Era inspiegabile che un popolo aggredito e colpito nei suoi diritti più elementari, in tutti gli aspetti della sua vita personale e sociale, nella sua libertà e verità, rimanesse passivo, subisse, si facesse intimidire fino alla paralisi fisica e mentale. Probabilmente, da quello che s’è visto il 15 ottobre, accumulava le forze, come a volte succede quando un popolo vessato e brutalizzato pare dormire. Pensate ai moti europei della prima metà dell’800, dopo secoli di dominii monarchici assoluti. Lasciatemi sognare.

Fulvio Grimaldi – https://fulviogrimaldi.blogspot.com/

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