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“Oltre la Bibbia. Antica storia di Israele” di Mario Liverani – Recensione

Lunario Paolo D'Arpini 25 ottobre 2023

Mario Liverani, che insegna Storia del Vicino Oriente Antico all’università La Sapienza di Roma, è autore del volume Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, sostiene che non possono essere considerati storici i racconti più celebri del Vecchio Testamento, come le vicende di Abramo e dei Patriarchi, la schiavitù in Egitto, l’Esodo e la peregrinazione nel deserto, la conquista della terra promessa, la magnificenza del regno di Salomone.

“Gli ebrei, come del resto tanti altri popoli, si sono dati un mito delle origini nel momento in cui ne avevano più bisogno”, dice Liverani. “Oggi, con evidente anacronismo, ma con qualche ragione, si potrebbero accostare quelle pagine del Vecchio Testamento a un documento di propaganda politica”. Occorreva dare un passato nobile ad un popolo che rischiava di perdere la propria identità.

L’esilio imposto agli Ebrei dai Babilonesi nel 587 a.C. rafforzò la loro fede in unico dio. La scrittura e la rielaborazione dei testi biblici principali è durata più o meno un secolo, all’incirca dal 622 al 516 avanti Cristo: un secolo segnato da un evento che avrebbe potuto cancellare l’identità del popolo ebraico e la sua fede in un unico dio.

“Gli Ebrei avevano un loro piccolo Stato, il regno di Giuda, che attorno a Gerusalemme si estendeva su una superficie paragonabile a quella dell’Umbria: come altri staterelli dell’area, era assoggettato alla potenza egemone dell’epoca, l’impero babilonese. Si ribellò, ma gli andò male: i Babilonesi assediarono per anni Gerusalemme, la espugnarono e la distrussero. Il Tempio di Yahweh, il dio unico, fu abbattuto e il sommo sacerdote giustiziato assieme a una sessantina di notabili. La popolazione cittadina fu deportata in Mesopotamia. I contadini sparsi nelle campagne vennero invece lasciati sul posto: non rappresentavano un problema per l’impero”.

Lo scopo delle deportazioni fatte dai Babilonesi (e prima di loro dagli Assiri) era quello di cancellare l’identità dei popoli vinti, inducendoli ad adottare la lingua e ad adorare gli dei del vincitore.

Secondo le idee del tempo, i deportati non avevano motivo di credere ancora nel loro vecchio dio, che era stato sconfitto in guerra e non era stato capace di proteggerli. E invece, nei 70 anni che durò la “cattività babilonese”, i leader religiosi e politici ebrei, scampati al massacro, respinsero l’idea che Yahweh fosse stato sconfitto e adottarono una posizione religiosa radicalmente nuova, questa: il dio di Israele era l’unico dio di tutto l’universo. E non solo non era stato sconfitto, ma si era servito dei Babilonesi per punire il suo popolo, colpevole di gravissimi peccati.

I Babilonesi, dunque, erano stati solo uno strumento della divinità. Gli Ebrei, anziché perderla, rafforzarono la propria identità nell’esilio, convinti che, una volta espiata la colpa, forti di una religione rigorosa e purificata, sarebbero tornati in patria: dove avrebbero ricostruito Gerusalemme e il celebre Tempio.

L’occasione si presenta nel 539 avanti Cristo: Ciro, re dei Persiani, conquista Babilonia e consente agli Ebrei di rientrare in patria come sudditi del suo nuovo impero. Figli e nipoti dei deportati tornano a scaglioni a Gerusalemme, animati da un rinnovato spirito di rigore religioso.

Trovano però scarsa comprensione in quella parte della popolazione ebraica che non era stata deportata: peggio ancora, spazi che considerano loro sono stati occupati da immigrati di altra fede provenienti dalle regioni confinanti. I reduci hanno allora bisogno di un documento che dica in sostanza: “Abbiamo il diritto di riprenderci quello che è nostro da sempre: la Terra di Canaan, che ci è stata promessa da Yahweh e che Giosuè ha conquistato per noi.

Dice Liverani: “La riscrittura delle origini del popolo ebraico era già iniziata a Gerusalemme prima della deportazione, quando il re di Giuda, Giosia (regnò dal 640 al 609 avanti Cristo) progettava di espandere il suo piccolo Stato verso i confini di un mitico regno che nel remoto passato avrebbe unito sotto uno solo scettro tutti gli Ebrei. L’elaborazione del mito continuò durante l’esilio e proseguì negli anni successivi al ritorno da Babilonia.”

L’area di Gerusalemme è oggetto di scavi archeologici da un secolo e mezzo: del periodo che, secondo il racconto biblico, avrebbe visto la fioritura del “regno unificato” degli Ebrei (siamo nel X secolo avanti Cristo) non è stato trovato nulla, se non pochi cocci di terracotta. Non una traccia di scrittura, neanche minima: fatto inconcepibile per un regno di qualche importanza. Non si conosce, dai documenti contemporanei dei popoli vicini, neanche il nome di questo preteso regno. “In realtà”, dice Finkelstein, “quella Gerusalemme doveva essere un centro abitato piuttosto insignificante, un villaggio tipico della regione montuosa. Secondo calcoli demografici impiegati per questa epoca, il “regno” non doveva contare più di 5000 abitanti sparsi fra la capitale, Hebron e la Giudea, più qualche gruppo sparso di seminomadi.”

Secondo le osservazioni di Liverani nei documenti egizi dell’età del Tardo Bronzo non c’è traccia della permanenza di un popolo straniero nella valle del Nilo, né della presenza di Mosè alla corte del Faraone.

L’unico accostamento possibile è la prassi con la quale il Faraone accordava ai pastori nomadi il permesso di soggiornare nel Delta in tempo di siccità per abbeverare il bestiame. D’altra parte, l’idea di un impero che tiene prigioniero un popolo in terra straniera non poteva nascere prima dell’esperienza delle deportazioni assiro-babilonesi, avvenute però nel millennio successivo.

Analoghe osservazioni valgono per l’Esodo e la peregrinazione nel deserto. Usciti dall’Egitto grazie all’intervento divino, che terrorizza il Faraone oppressore con le terribili “sette piaghe”, il popolo ebraico avrebbe peregrinato per 40 anni nel deserto. Ma quello descritto è un deserto immaginato attraverso le paure e i pregiudizi di un cittadino di Gerusalemme o di Babilonia, che vi vede serpenti e scorpioni dappertutto ed è convinto di morirvi di sete e di fame, a meno di interventi della divinità. Un popolo di tradizione pastorale avrebbe avrebbe percorso le piste della transumanza e trovato acqua e pascoli nei posti giusti.

Di questa sapienza antica non c’è traccia nel racconto biblico, che appare poco più di una cornice per esporre questioni giuridiche e religiose.

Le Tavole della Legge, come del resto altre parti della narrazione biblica, contengono senza dubbio precetti antichissimi, che erano stati trasmessi per molto tempo soltanto dalla tradizione orale. Ma il primo dei comandamenti, quello che impone di adorare un solo dio, non è più antico del regno del di Giosia (640-609 a.C.).

L’onomastica rivela che gli Ebrei in origine adoravano altri dèi oltre a quello che sarebbe diventato il loro unico dio e che in ebraico era chiamato Yahweh. Alcune iscrizioni parlano di Yahweh e della sua compagna, una dea cananea di nome Asherah.

Poi adottarono la monolatria, cioè la fede in un unico dio per tutta la nazione, senza escludere che gli altri dei di altri popoli fossero a loro volta veri. Infine, ma solo negli anni dell’esilio babilonese, passarono al monoteismo puro, cioè al riconoscimento di Yahweh come dio unico di tutto l’universo. Anche il quarto comandamento, quello che impone l’obbligo di onorare il padre e la madre, si ritrova in scritti siriani mesopotamici, anche in forme più esplicite tipo “Mantieni il padre e la madre se vuoi avere diritto all’eredità.”

Lo studio delle culture del Vicino Oriente Antico ha permesso di stabilire che molte narrazioni bibliche non sono originali, ma si sono ispirate a fonti più remote. Il racconto del Diluvio Universale, per esempio, si trova già nel poema epico di Gilgamesh, eroe sumero-babilonese del 2000 a.C., come testimoniato dalle tavolette con scrittura cuneiforme trovate a Ninive.

Incredibile è la somiglianza fra il codice di Hammurabi, re babilonese del XVIII secolo a.C. che fece redigere la più antica raccolta di leggi e i Dieci Comandamenti, come “Non frodare”, “Non adorare altre divinità al di fuori del Signore”, “Non concupire”, “Non desiderare roba d’altri”.

L’episodio riguardante Eva e la mela è tratto da una leggenda sumera che faceva dipendere l’origine dei mali dalla prima donna che, indotta da un serpente a disobbedire al dio creatore, convinse il suo compagno a mangiare il frutto dell’albero proibito. La favola sumera viene raccontata in un documento chiamato “Cilindro della Tentazione” che è conservato presso il British Museum di Londra. Questo documento, scritto nell’anno 2500, esisteva già venti secoli prima che venisse redatta la Bibbia.

La Torre di Babele altro non era che la ziggurat che il re di Ur, Nimrod, fece costruire a Babilonia nel 2100 a.C. in onore del dio Nanna.

Per gli storici, la folgorante campagna militare di Giosuè per la conquista della Palestina (la terra che la Bibbia dice promessa da dio ad Abramo, progenitore mitico degli Ebrei) è del tutto inverosimile: chi ne ha scritto il racconto ignorava che all’epoca la Palestina era occupata dagli egiziani, che di sicuro non se ne sarebbero rimasti con le mani in mano. Inoltre, nessun documento contemporaneo ne reca traccia.

L’archeologia ha dimostrato che, fra le città che la Bibbia dice espugnate da Giosuè, Gerico era già in rovina e abbandonata da quattro o cinque secoli e Ai addirittura da un buon millennio.

E i popoli che sarebbero stati sterminati fino all’ultimo uomo, donna e bambino per ordine di Yahweh? Con qualche sollievo gli storici hanno accertato che il loro elenco nella Bibbia è inventato. Salvo i Cananei, che si trovavano davvero in Palestina, ma che di certo non vennero sterminati, e gli Ittiti, autentici anche loro, ma che in Palestina non avevano mai messo piede, gli altri, Amorrei e Perizziti, Hiwiti e Girgashiti, “giganti” e Gebusei sono popoli semplicemente immaginari.

Figlio di David e Betsabea, Salomone segna, nella narrazione biblica, il momento di massimo successo politico degli Ebrei. Succeduto al padre su un trono comprendente tutte le 12 tribù di Israele, Salomone avrebbe allargato i confini del regno fino a farne una potenza regionale. Ma la pretesa che si estendesse dall’Eufrate al “torrente d’Egitto” (oggi Wadi Arish) rivela l’anacronismo: questi sono i confini della satrapia persiana della Transeufratene, istituita però secoli dopo.

La descrizione biblica del grande tempio edificato da Salomone non è credibile: nella Gerusalemme del tempo, una città piccolissima, non ci sarebbe stato neanche lo spazio per erigerlo. Ha poi tutta l’apparenza di una favola il viaggio della regina di Saba che parte dal regno dei Sabei (un territorio dell’odierno Yemen) per far visita a Salomone accompagnata dai suoi cortigiani con doni preziosi per saggiare la sapienza e l’intelligenza del grande re Israelita.

Salomone è forse una figura storica, ma del suo nome non c’è traccia in nessun documento al di fuori della Bibbia.

(Fonte: http://www.homolaicus.com/at/bugie-bibbia.htm)

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Utopia a corpo morto, se il neonazismo diventa “democratico”, la UE e gli USA non hanno più soldi né armi da regalare all’Ucraina, lettere inviate e ricevute, Treia: c’era una volta Dolores Prato?, credere è una “vasana”…

Lunario Paolo D'Arpini 4 ottobre 2023

Il Giornaletto di Saul del 4 ottobre 2023 – Utopia a corpo morto, se il neonazismo diventa “democratico”, la UE e gli USA non hanno più soldi né armi da regalare all’Ucraina, lettere inviate e ricevute, Treia: c’era una volta Dolores Prato?, credere è una “vasana”…

Care, cari, non sarà con la delega alla politica che, a un certo punto, la mota in cui versiamo se ne andrà, lasciandoci lindi e felici. Se accreditiamo una speranza per uscire dall’oscurità progressista, la dobbiamo coltivare noi, direttamente in prima persona. Diversamente, la deriva verso gli edulcorati lidi esiziali dell’apparenza non potrà arrestarsi… (Lorenzo Merlo)- Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2023/10/utopia-corpo-morto.html

Nota di Piero Scanziani: “Ogni uomo è chiuso nelle sbarre della propria logica e non sfuggirle. V’è chi dice ingenuamente: «Credo soltanto in ciò che vedo», invece è vero il contrario: vedo soltanto ciò in cui credo. Il resto è invisibile”

Se il neonazismo diventa “democratico”… – La Terza commissione dell’Assemblea Generale Onu ha adottato una bozza di risoluzione sulla “lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza”. Il documento è stato sostenuto da 106 Paesi, mentre 51 stati (tra cui l’Italia e gli altri europei) si sono opposti e 15 astenuti. Perché l’Italia della Meloni si è opposta? Perché la risoluzione era proposta dalla Russia?… – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2023/10/se-il-neonazismo-diventa-democratico.html

Nota – E’ in corso uno strisciante sdoganamento del neonazismo ucraino, seguito dalla beatificazione degli “eroi” del battaglione Azov con le svastiche tatuate. D’altronde in Ucraina venerano come eroe nazionale “combattente per la libertà” il collaborazionista delle SS Stepan Bandera, criminale di guerra coinvolto nella deportazione e uccisione di migliaia di ebrei, eleggono partiti neonazisti in Parlamento e vantano milizie neonaziste nelle forze armate…

La UE e gli USA non hanno più soldi né armi da regalare all’Ucraina… – I paesi dell’Unione Europea non possono più fornire armi all’Ucraina attingendo dalle loro scorte senza mettere in pericolo la propria sicurezza, riferisce Politico citando un funzionario europeo. “Non possiamo continuare a donare con le nostre scorte”, ha detto il funzionario, parlando a condizione di anonimato… – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2023/10/la-ue-e-gli-usa-non-hanno-piu-soldi-ne.html

Sanità pubblica ultima chiamata – Scrive Amalia Navoni: “Sulla Sanità pubblica che sta andando verso il declino,ci saranno due mobilitazioni importanti, una a Roma il 7 ottobre, l’altra a Milano il 21 ottobre. Se saremo presenti alle manifestazioni, potremo fermare il declino della sanità. Info: amalia.navoni@fastwebnet.it”

Lettere inviate e ricevute. Buoni consigli? Scrive S.P.: “Buonasera Paolo, Come sta? Posso farLe una domanda di natura psicologica? Ritiene un atteggiamento disfunzionale il fatto di sacrificarsi come genitori nel presente per cercare di sistemare al meglio un figlio/i in futuro? Fermo restando, capire se poi è così benefico e costruttivo non fargli comprendere le difficoltà della vita…” – Mia rispostina: “Gentile S.P., nessuno può realmente farsi carico od essere responsabile del destino altrui, di chiunque sia. Quel che possiamo fare è solo una compensazione resa necessaria dagli eventi pregressi e dalle predisposizioni. Non è detto che le facilitazioni che noi pensiamo di offrire agli altri, per un senso di dovere nei loro confronti, siano utili per la loro crescita a tempo indeterminato…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2023/10/03/buoni-consigli/

Treia. I Ching – Chi fosse interessato a conoscere il sistema archetipale dell’I Ching, il Libro dei Mutamenti, uno dei più importanti testi dell’antica cultura cinese, potrà partecipare al corso gratuito, che integra anche la conoscenza dello zodiaco cinese e del sistema elementale indiano, aperto a tutti, che si prevede di organizzare presso il Circolo Vegetariano VV.TT. – Info: circolovegetariano@gmail.com

Treia. C’era una volta Dolores Prato? – Scrisse P.D’A. il 1 ottobre 2017: “Vissi d’arte, vissi d’amore…?” – Considerazioni su Dolores Prato in occasione dell’inaugurazione del suo Centro Studi. Il piccolo museo, situato a fianco del Foyer del Teatro è corredato di alcune immagini storiche dell’autrice e di alcuni reperti posti in teche di vetro. L’evento è stato molto seguito dalla popolazione treiese che è accorsa numerosa attardandosi sia nelle adiacenze del teatro che nell’ingresso dove era servito un aperitivo finale. Ma alcune mie riflessioni sulla figura di Dolores Prato sono necessarie per poter inquadrare il personaggio in quanto “treiese aggiunta”, come fu la scrittrice…” – Continua: http://treiacomunitaideale.blogspot.com/2017/10/treia-1-ottobre-2017-vissi-darte-vissi.html

Nota – E poi mi son chiesto come mai questa donna, che ha descritto la società in cui visse, perlopiù tristemente, salvo rari sprazzi di gioia infantile immotivata, è stata poi presa a simbolo di Treia?

Credere è una “vasana”… – Ramana Maharshi alla domanda di un visitatore, in cui gli chiedeva se la realizzazione può essere ottenuta attraverso la lettura dei testi sacri, rispose che tale pratica è semplice applicazione mentale e che non può portare alla conoscenza di Sé. Lo studio delle cosiddette “sacre scritture” è una “vasana”, inclinazione o tendenza latente. Nella radice della parola “vasana” c’è il significato di “rimanere, restare”, perciò la lettura dei testi religiosi non viene tenuta in gran conto. – Continua con testo bilingue: https://bioregionalismo.blogspot.com/2019/10/out-of-cage-of-dualism-uscire-dalla.html

Ciao, Paolo/Saul

Ucraina. I soldi e gli uomini sono finiti: https://www.youtube.com/watch?v=TiwF0lL8maA

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Crescere o no dipende da te. È una tua scelta e questa scelta va affrontata ogni momento; in ogni istante ti trovi a un crocevia.” (Osho)

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Buoni consigli?

Lunario Paolo D'Arpini 3 ottobre 2023

“Buonasera Paolo, Come sta? Posso farLe una domanda di natura psicologica? Ritiene un atteggiamento disfunzionale il fatto di sacrificarsi come genitori nel presente per cercare di sistemare al meglio un figlio/i in futuro? Fermo restando, capire se poi è così benefico e costruttivo non fargli comprendere le difficoltà della vita… Una Sua considerazione sarebbe davvero illuminante. La ringrazio infinitamente e Le auguro ogni bene. Colgo l’occasione per salutarLa cordialmente.” (S.P.)

Mia rispostina: “Gentile S.P., nessuno può realmente farsi carico od essere responsabile del destino altrui, di chiunque sia. Quel che possiamo fare è solo una compensazione resa necessaria dagli eventi pregressi e dalle predisposizioni. Non è detto che le facilitazioni che noi pensiamo di offrire agli altri, per un senso di dovere nei loro confronti, siano utili per la loro crescita a tempo indeterminato. Possiamo cercare di essere solidali all”occorrenza e nelle contingenze senza definire un processo od un programma stabilito a priori. D’altronde ognuno di noi può crescere e prosperare solo se sviluppa una capacità adeguata di risposta, da se stesso ed in se stesso. Questa è la mia esperienza personale. Ciò non esclude che all’occorrenza si possa ricorrere all’aiuto di chiunque, sia esso un genitore, un amico, un maestro, accettando la sua disponibilità a darci una mano e contemporaneamente riprendendo con rinnovato coraggio il proprio percorso. Questo significa che non dovremmo fornire o cercare negli altri una stampella, ma solo una forma di solidarietà contingente ed un buon esempio… senza peraltro aspettarci risultati definitivi. Cordiali saluti”

Paolo D’Arpini

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Andare oltre il patriarcato?, 2.10.1968: il massacro di Tlatelolco, Kosovo: la nuova guerra NATO, il pollo ucraino decapitato, la povertà in Europa comincia dalla Grecia, Ashtavakra Samhita…

Lunario Paolo D'Arpini 3 ottobre 2023

Il Giornaletto di Saul del 3 ottobre 2023 – Andare oltre il patriarcato?, 2.10.1968: il massacro di Tlatelolco, Kosovo: la nuova guerra NATO, il pollo ucraino decapitato, la povertà in Europa comincia dalla Grecia, Ashtavakra Samhita…

Care, cari, Romeo, un matrista convinto, mi scrisse “….per un ritorno alla civiltà bisognerebbe parlare di … riprendere il posto ed il ruolo che spetta alla donna per la sua singolarità che l’ha portata per 60.000 anni ad essere rappresentata come “Pacha-Mama” o “Madre-Terra” e ad essere guida di una Natura-Umana in formazione….” Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2023/10/ritorno-alla-civilta-al-femminile-od-un.html

Mia considerazione – Che il patriarcato maschilista abbia causato danni all’umanità è verissimo e lo vediamo ancora oggi. Ma la soluzione non sta né nel ritorno al matrismo né nella cancellazione delle differenze (in forma unisex). L’uomo, in quanto maschio, ad un certo punto della sua storia ha avuto bisogno di conquistare un suo spazio psichico che gli era precluso durante la predominanza della cultura matristica… – Continua in calce al link soprastante

Il massacro di Tlatelolco – Ricordiamo il tragico evento del 2 ottobre 1968 a Tlatelolco, a Città del Messico, dove una manifestazione popolare fu repressa nel sangue da elicotteri che spararono sulla folla con mitragliatrici. Il governo messicano parlò di 34 morti, ma si ritiene che le vittime furono 300 o 400, in quello che viene ricordato come il peggior massacro della storia recente dell’America Latina…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2023/10/02/ad-memoriam-2-ottobre-1968-massacro-di-tlatelolco/

Nota – La scrittrice Oriana Fallaci era presente al massacro, riportò tre ferite di arma da fuoco, fu creduta morta e portata in obitorio, dove qualcuno si accorse che era ancora viva.

In Kosovo la NATO prepara una nuova guerra – Scrive Enrico Vigna: “In una sessione straordinaria, il governo serbo ha dichiarato il 27 settembre 2023 giorno di lutto nazionale in occasione dei tragici eventi in Kosovo e Metohija. Nei soli ultimi venti giorni di ordinario terrore e violenza contro i serbi in Kosovo. Così vive da 24 anni la popolazione serba… 139 atti di violenza a sfondo etnico contro i serbi dall’inizio di quest’anno…” – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2023/10/in-kosovo-si-prepara-una-nuova-guerra.html

Salsomaggiore. Libraria – Scrive Salotto Illuminato: “21 ottobre ore 17. “Quando scrivere un libro fa scandalo. Il caso del generale Vannacci”. Viaggio nella paura di esprimersi. Conferenza del sociologo Paolo Mario Buttiglieri. Ingresso gratuito. Hotel Roma, via Pietro Mascagni 10, Salsomaggiore. Info 338.2852281”

Il pollo ucraino è senza testa – Scrive Larry Johnson: “L’Ucraina capitolerà o cesserà di esistere come Stato. Non ci sarà un’Ucraina transgender, ok? Ed è solo questione di tempo. In questo caso, l’Ucraina è come un pollo a cui è stata tagliata la testa. Il pollo continua a girare in tondo per un po’. Poi cade e muore…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2023/10/il-pollo-ucraino-e-senza-testa.html

Commento di Giorgio Stern: “Briglie sciolte. Il ventriloquio Biden, col pupazzo a Kiev, ha sempre meno stupidi alle briglie…”

La povertà in Europa comincia dalla Grecia – Scrive Andrea Zhok: “Ricordo che la Grecia è il paese che è stato “salvato” dalla Trojka, è stato salvato così efficacemente che un decimo della sua popolazione, praticamente tutta la generazione più giovane, è emigrata all’estero, e che tutte le principali fonti di reddito diverse dal turismo sono passate in mani estere (porto del Pireo ai cinesi, sistema aeroportuale ai tedeschi, ecc.). Dal “salvataggio” il paese non si è più ripreso, rimanendo uno sterminio di serrande chiuse, di pensionati alla fame e di “working poors”…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2023/10/02/la-poverta-europea-comincia-dalla-grecia/

Nota – Così, quando un bel giorno verrà ripristinata la servitù della gleba tireremo tutti finalmente un sospiro di sollievo: finalmente una saggia limitazione della precarietà.

Ashtavakra Samhita: “Si diventa ciò che si pensa” – In modo conscio o inconscio siamo abilissimi creatori di forme pensiero attraverso le quali plasmiamo continuamente immagini di noi stessi così come dell’intero universo. Per questo chi si pensa continuamente come vittima è il miglior creatore di carnefici e aguzzini. Tuttavia non ci possono essere carnefici senza persone che si pensano vittime…” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2012/12/ashtavakra-samhita-si-diventa-cio-che.html

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“…Chiedere alla gente di votare: è naturale che la maggioranza abbia sempre ragione. La verità deve essere trovata dalla maggioranza: è il metodo che gli esperti adottano per guidare il mondo intero -la verità deve essere dimostrata dalla maggioranza. In realtà, è vero l’esatto opposto: la maggioranza crede sempre nelle menzogne, perché la maggioranza è costituita dagli sciocchi…” (Osho)

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La povertà europea comincia dalla Grecia…

Lunario Paolo D'Arpini 2 ottobre 2023

Ricordo che la Grecia è il paese che è stato “salvato” dalla Trojka, è stato salvato così efficacemente che un decimo della sua popolazione, praticamente tutta la generazione più giovane, è emigrata all’estero, e che tutte le principali fonti di reddito diverse dal turismo sono passate in mani estere (porto del Pireo ai cinesi, sistema aeroportuale ai tedeschi, ecc.). Dal “salvataggio” il paese non si è più ripreso, rimanendo uno sterminio di serrande chiuse, di pensionati alla fame e di “working poors”.

Non sono mancati naturalmente alcuni brillanti commentatori economici, soprattutto tra i nostri esperti a molla, che hanno plaudito la ripresa del PIL greco, ignorando o fingendo di ignorare che con i maggiori cespiti in mano estera, il fatto che il prodotto interno cresca non significa affatto che la ricchezza nazionale cresca (il PIL calcola solo ciò che è prodotto all’interno dei confini del paese, anche se poi i relativi profitti vengono drenati all’estero).

Ora, di fronte al fatto che una bella fetta della popolazione greca già ora deve arrabbattarsi con due lavori per campare, il governo Mitsotakis ha approvato una riforma del mercato del lavoro che consente ai dipendenti a tempo pieno di ottenere un secondo lavoro part-time e di lavorare fino a 13 ore al giorno, e fino ai 74 anni di età. Ai datori di lavoro è consentito di estendere la settimana lavorativa a sei giorni. Inoltre forme di sciopero che creino ostacolo al lavoro dei colleghi potranno essere punite con una detenzione fino a 6 mesi.

Come accade sempre, norme abiette possono essere approvate senza difficoltà quando le condizioni di vita sono già abiette; la gente a questo punto non reagisce più, una volta che la realtà sia mediamente già peggiore delle leggi.

E così le leggi garantiscono il consolidamento nel lungo periodo di quelle condizioni.

Per distruggere i diritti sociali si distrugge prima la realtà che li supporta, e lo si può fare con una miriade di iniziative emergenziali che erodono le condizioni di vita. Alla fine si deve ammettere che i vecchi diritti sono oramai solo carta straccia, e dunque è tempo di rendere il sistema anche giuridicamente più “flessibile” (la motivazione addotta dal governo greco è infatti di abbattere così il lavoro nero e di conferire flessibilità al mercato).

C’è qualcosa di altamente simbolico nel fatto che nel cuore d’Europa, nella patria storica della democrazia, si inauguri un ritorno in grande stile ai rapporti di lavoro della prima rivoluzione industriale, ai “dark satanic mills” di Blake.

L’Europa che per alcuni decenni dopo la seconda guerra mondiale si era profilata come un possibile sistema economico misto, con redditi e diritti sociali crescenti, è stato abbattuto di emergenza in emergenza (la prima fu la crisi petrolifera, con inflazione esogena, succeduta alla guerra del Kippur). Le ultime emergenze, dalla crisi subprime, alla pandemia, e infine alla guerra in Ucraina hanno completato l’opera di devastazione.

E naturalmente la massa di larve teledipendenti di cui è costituito oramai il nerbo delle nazioni europee non possono che accondiscendere, giacché cos’altro avremmo potuto fare?

E’ stato il fato cinico e baro a far crollare il sistema speculativo dei mutui subprime americani e noi, poveri piccoli europei, cosa potevamo fare se non caricare il risanamento della finanza privata sulle spalle dei debiti pubblici? Avreste mica voluto fossimo irresponsabili?

E’ stato il pangolino che accoppiandosi con un pipistrello ha inondato il mondo della nuova Peste Nera, rispetto a cui cosa potevamo fare se non bloccare tutto, chiuderci in casa, e attendere il tristo mietitore a colpi di tachipirina? Avreste mica voluto fossimo negazionisti?

E’ stato il malvagio zar Putin, che con la sua somodata brama di potere ha deciso di portare le sue armate di orchi a Lisbona a costringerci all’autoevirazione industriale, all’inflazione stabile, e a svenarci per sostenere i democratici eredi della 14. Waffen-Grenadier-Division delle SS. E cosa potevamo fare, dopo tutto c’era un aggressore e un aggredito no?

Ed ora naturalmente, se vogliamo abbattere quell’inflazione bisognerà fare tutti un piccolo sacrificio, no? Quindi ringraziamo M.me Lagarde che pensa al nostro bene e aumenta il costo del denaro, gli interessi sui mutui, la spesa per i prestiti.

E poi non vorrete mica essere degli ingrati inquinatori di Madre Terra? Dunque converrete sulla necessità di ristrutturare a debito le vostre abitazioni per renderle più green ed efficienti? E se poi i prestiti costano di più e i vostri salari erosi dall’inflazione non ce la fanno, e dovete vendere la vostra casa in nuda proprietà, che possiamo farci? E’ il fato che così ha voluto.

Così, quando un bel giorno verrà ripristinata la servitù della gleba tireremo tutti finalmente un sospiro di sollievo: finalmente una saggia limitazione della precarietà.

Andrea Zhok

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