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- Componenti dell’aura psichica e spirituale: “Stati di coscienza ordinaria, stati di coscienza altri…”

Comunicati Stampa ilaria 8 novembre 2008

Per concludere il Ciclo della Vita di quest’anno abbiamo pensato ad un argomento di carattere esoterico e psicologico: l’analisi dei vari stati di coscienza che compongono la cosiddetta “aura psichica” dell’uomo e della Terra.   Per affrontare questo tema è prevista una tavola rotonda che si tiene al Palazzo Baronale di Calcata il 9 novembre 2008 -h. 15.30-  con interventi di Simone Sutra esperto di esoterismo ellenico classico, Athon Veggi adepta di occultismo e simbologie dell’antico Egitto, Gioia Lucibello studiosa di Neurocomunicazione, seguiranno le condivisioni esperenziali di  Ilaria Gaddini, Elke Colangelo e Doriana Goracci. Durante l’incontro verrà inoltre  proiettato un documentario  sugli stati di alterazione psichica in conseguenza all’assunzione di droghe psichedeliche.

   Introduzione.
Platone diceva che l’uomo vive dentro un buco. Il buco dei suoi pensieri personali e delle  sue proiezioni. Questa descrizione si adatta benissimo alla condizione del moderno essere umano. Noi continuiamo a vivere in un guscio. E’ il guscio del nostro mondo personale, in cui tutto, anche la comunicazione, avviene solo in forma virtuale e solo attraverso il conosciuto. La memoria impera sovrana nel nostro io che interpreta il mondo  sulla base del riconoscibile e delle sue possibili varianti. Quello che si definisce io è il carattere,  la ‘personalità’ che domina nel suo mondo ristretto. Come uscire da questo involucro e  tornare a pulsare nel grande flusso della vita? Come far germogliare questo seme dalla Terra?
Quello che noi chiamiamo ‘aura’ è la parte psichica visibile denotante la condizione mentale vissuta dall’ente o dalla persona in esame. Ogni essere vivente è dotato di aura ed anche la Terra in quanto genitrice di tutti gli esseri  manifesta una sua aura. L’aura della Terra è l’insieme delle aure di tutti gli esseri  e della capacità di integrazione nel disegno vitale. Se noi consideriamo la condizione del vissuto psichico  scopriamo che una grande quantità di esseri umani, animali e piante, emettono vibrazioni collegate alla sofferenza. Le capacità di assorbimento e  riconversione nell’equilibrio della grande aura terrestre  son messe a dura prova. Per reintegrarsi nel suo insieme la Terra lavora come farebbe  il fegato di un alcolista,  essa prova il dolore di un padre od una madre che vede languire i propri figli. 

Malgrado la dovizia di doni benefici offerti alla vita di ognuno la Terra sta riflettendo il grande cataclisma di una umanità che vuole ribellarsi alla vita. Il riallineamento all’aura spirituale della Terra, e l’aiuto spontaneo offerto alla trasformazione spirituale, è il dovere al quale noi umani siamo chiamati. La nostra società ha compiuto atti basilari, qualificati nel libero arbitrio, la nostra ribellione è simile a quella di un adolescente che per affermare la sua crescita dimostra distruttività nei confronti della famiglia.  Nella fase adolescenziale di crescita sono evidenti soprattutto i brufoli ed i bubboni, che si formano sul viso a simboleggiare l’energia prorompente che lotta contro l’inerzia. Una ‘fatica’ che infine viene ricompensata dalla maturazione.  

Ritengo che non sia però necessario compiere sforzi deliberati per ottenere la crescita, questo vale sia per l’ambito spirituale  che in quello fisico dello sviluppo. E’ sufficiente ascoltare i suoi messaggi aderendo di volta in volta alla pulsioni naturali. Certo alcune cose pian piano debbono sparire, come l’amore smodato per la cioccolata/consumismo o per  quelle illusioni emotive che ci trattengono al mondano. Ed è anche vero che il rifiuto alla crescita  è forte, e pretende forti pegni dall’anima umana, ma alla fine  non si può far a meno di lasciarsi andare alla vita. Nell’innocenza del riconoscimento della propria condizione,  amandoci per quello che siamo, poco pochissimo o niente,   ci accorgiamo di non essere mai stati fuori dal grande flusso della vita, che la nostra aura e quella della Terra hanno sempre giocato al caleidoscopio,  in perfetto unisono.

Accorgersi di essere noi stessi la fonte di questo gioco è l’unico requisito richiesto. Ma come si può  far combaciare le vie del mondo alle esigenze di rinnovamento? Ancora una volta  ci viene in aiuto Platone che racconta dei sette saggi riuniti a Delfo.  Quei sette saggi forse tutt’oggi si interrogano: “Dichiararsi pazzi ed agire da savi? Oppure dichiararsi savi ed essere presi per pazzi?” Cari saggi, non si deve  tener conto della reazione speculativa esterna nella ricerca di un equilibrio interno. Forse attorno a noi continueremo a manifestarsi stupidità e conflitto ma a che serve restare avvinghiati a ciò? La crescita non necessita certo di conferma e nemmeno la saggezza, questo è il messaggio rovesciato  della storia dei sette saggi.  
Paolo D’Arpini

Piemonte antico! Lettera a Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, da Paul Connett, docente emerito di chimica a New York… e rimembranze su Torino

Mannaggia a me che ho avuto questo destino crudele…. Da quando ho lasciato Torino, e son passati oltre quarant’anni, pensavo di essermela cavata con l’esperienza piemontese… Così non è, evidentemente l’aver amato una donna, che “forse” mi ha reso padre, proprio in quel di Torino, mi ha legato indissolubilmente a quella città. Quando conobbi Criss, un’americana   più grande di me (che al tempo avevo solo 22 anni), lei era già matura (di anni ne aveva 39) e madre e pure divorziata. La sua storia è veramente particolare, Criss venne in Italia giovanissima cercando di rintracciare il fidanzato disperso durante l’ultima guerra, non lo trovò mai… ma il destino volle che conobbe un ufficiale italiano (si vede che aveva un karma militare) e  se lo sposò. Poi nel tempo malgrado avesse divorziato continuò a cercare l’amore nell’ambito dei militari e fu così che conobbe me che ero centralinista alla Scuola di Applicazione d’Arma. All’inizio fu un amore virtuale telefonico,  poi divenne una passione focosa tutta consumata nel suo laboratorio  magazzino di profumeria, oppure nella mia soffitta sgrarrupata di Via Gioberti.

Il servizio che svolgevo alla Scuola mi lasciava ampio tempo libero, non ero soggetto ad alcuna disciplina di caserma, anzi avevo mansioni “riservate” ed uno status impensabile per un semplice soldato di leva. Dovete sapere che fui “probabilmente” io a sventare il colpo di stato del generale Di Lorenzo, quando stava per scoccare l’ora “x del golpe”  io mi trovavo di servizio al centralino e ricevetti un messaggio cifrato indirizzato al generale comandante della Scuola, era notte fonda, ma rispettando le consegne ricevute chiamai privatamente il “capo” e gli passai il messaggio a casa sua. Dopo alcuni giorni si venne a sapere che era stato sventato il “golpe” ma nessuno seppe mai chi fu a  passare la notizia segreta che lo impedì…. Sarà vero,  sarà falso?

Ve beh insomma ebbi una relazione con questa bella donna, veramente bella e pure bona (malgrado avesse quasi il doppio dei miei anni). Poi quando fu il tempo dell’addio e del ritorno a Verona -ove allora risiedevo-  dopo un po’ venni a sapere che era rimasta incinta ed aveva deciso di portare a termine la gravidanza “in mio ricordo d’amore”.   Non vi racconto qui il resto degli eventi poiché neanch’io sono sicuro dei fatti e non sta bene parlare a vanvera su un argomento così delicato, anche perché -nel frattempo- anche la mia “fidanzata ufficiale” Evelyne era rimasta incinta ed io mi stavo accingendo al matrimonio (eravamo nel 1966). 

Da allora e malgrado tutto continuai ad avere   vari contatti e storie con il Piemonte e con Torino, l’ultima è quella di Gianni Donaudi (il santo che stava su internet) che potete leggere sul sito, ma ci sono anche altre relazioni ed amicizie, come ad esempio l’amicizia con i giovani Daniela e Claudio Viano che dopo esser stati a Calcata fondarono poi un centro vegetariano (la Mezzaluna) a Torino. Le persone che mi legano a Torino sono veramente molte ma ora non le voglio menzionare tutte. Insomma con Torino ho una storia ancora aperta, evidentemente, ed è per questo che quando ho ricevuto la lettera che segue (tramite   news@gevam.it) indirizzata alla signora Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, inviata da un professore di New York (pure Criss lo era)…  ho pensato di unire l’aspetto emozionale (e dei ricordi) a quello tecnico  contenuto nella lettera, che si esprime contro l’istallazione di nuovi inceneritori di rifiuti in Piemonte.  In fondo quella contro gli inceneritori è una battaglia che mi ha visto protagonista per lunghi anni!  E quel che va bene per il Piemonte va bene pure per il Lazio e per le altre regioni, ovvio no?

Paolo D’Arpini

Et voilà la lettre:

Gentile dott.ssa Mercedes Bresso,
                                                       

vorrei pregarLa di dedicare alcuni minuti del Suo prezioso tempo per considerare questa mia lettera, che riguarda la gestione dei rifiuti solidi urbani. Innanzitutto devo presentarmi. Il mio nome è Paul Connett, sono cittadino degli Stati Uniti d’America, vivo in quel paese ma viaggio frequentemente in diversi paesi e spesso ho l’occasione di visitare l’Italia. Attualmente sono Professore Emerito di Chimica dell’Università di St. Lawrence nello Stato di New York e da molti anni mi occupo professionalmente dei problemi ambientali e, in particolare, della gestione dei rifiuti.  Sono anche membro  dell’associazione internazionale “CONFEDERAZIONE INTERNAZIONALE  RIFIUTI ZERO”, che è attiva in U.S.A., Europa, Estremo Oriente, Australia sul tema del riciclo totale dei rifiuti solidi urbani. Come ho accennato sopra, durante gli ultimi anni ho visitato l’Italia da Nord a Sud una quarantina di volte, durante le quali ho incontrato molte persone ed ho parlato con centinaia di esperti di gestione di rifiuti solidi urbani.

In breve, ho acquisito una buona conoscenza della situazione italiana relativamente a
questo argomento. Con questa mia lettera vorrei trasmetterLe una informazione e presentarLe due suggerimenti. Sono pienamente convinto che gli inceneritori di rifiuti sono pericolosi per la salute umana  e assolutamente antieconomici. Molti inceneritori, costruiti nel passato  in diversi paesi, oggigiorno sono stati abbandonati e sostituiti con impianti per il riciclo dei rifiuti. A questo proposito dispongo di una mole impressionante di documentazione, che sarei molto lieto di mettere a Sua disposizione.
Il mio suggerimento è di evitare di costruire nuovi inceneritori in Piemonte o di ristrutturare gli inceneritori esistenti. Vorrei inoltre suggerirLe di deliberare l’assegnazione di incentivi per la riduzione dei rifiuti a monte, per la raccolta differenziata ” porta a porta” e per i riciclo dei materiali post-consumo.
Durante i miei viaggi in Italia e in particolare in Piemonte, ho avuto modo di incontrare persone in molte città, dove da anni viene fatta una buona gestione dei rifiuti solidi urbani. Si tratta ora di estendere questi esempi a tutte le rimanenti aree del Piemonte, con la convinzione di offrire un buon servizio a tutti i cittadini, alle generazioni future, all’intero pianeta.
Spero di trovarLa d’accordo con quanto affermo, e, nell’attesa di una Sua gentile risposta, porgo i migliori saluti.
Paul  Connett
Indirizzo:   Paul Connett   – 315-379.92.00- paul@AmericanHealthStudies.org

                  82, Judson St.
                  CANTON
                  NY 13617
                  U.S.A.  

Free Energy con European Consumers: il futuro a portata di mano….

Compagni di viaggio ilaria 5 novembre 2008

Guidare un’automobile che assomiglia ad una goccia d’acqua, in grado di portarti da Roma a Messina con meno di 5 euro di benzina, al prezzo di 6mila euro chiavi in mano. No, non si tratta della solita trovata pubblicitaria, ma bensì di un prototipo che verrà presentato durante il convegno “Free energy, scie chimiche e signoreggio – tre temi di grande importanza per un mondo libero”.

Il convegno, sponsorizzato da European Consumers, si svolgerà a Roma, domenica 9 novembre nella sala della chiesa San Luca in via Luchino dal Verme 50.

Molte sono le aspettative che questo appuntamento sta creando nella comunità degli scienziati “alternativi” delle energie rinnovabili e pulite. Gli organizzatori del convegno, Eugenio Martucci e Valeria Volpe, promettono di stupire la platea con nuove scoperte nel campo delle free energy; una in particolare -  l’automobile capace di percorre una distanza di 300 km con un solo litro di benzina –  lascerà gli spettatori a bocca aperta, secondo quanto assicurato da Eugenio Martucci, responsabile Lazio dell’ Onne (Organizzazione Nazionale nuove energie). La “Superleggera”, l’automobile più economica del mondo, è stata progettata e realizzata da un team di studenti universitari romani sfruttando un innovativo design a forma di goccia d’acqua, un telaio in alluminio (dal peso di soli 15 kg) ed un particolare mix di cuscinetti in grado di diminuire l’attrito meccanico delle ruote.  

  Domenica 9 novembre non si parlerà solo di mobilità sostenibile ma anche di temi alternativi quali: la fusione a freddo, le ultime scoperte sui pannelli fotovoltaici, i generatori di gas alimentati ad acqua, i danni causati dalle scie chimiche e lo scottante problema del signoreggio bancario.

Gli esperimenti pratici che verranno effettuati durante lo svolgimento del convegno riguarderanno i generatori di gas di Brown alimentati ad acqua e la fusione al plasma elettrolitico (fusione fredda).

“I Generatori di gas di Brown – spiega Eugenio Martucci – possono essere utilizzati per ridurre le emissioni inquinanti dall’80 al 90% e di abbattere i consumi dal 30 al 60%. All’interno del convegno porteremo dei generatori in grado di dimostrare alcune delle potenzialità di questo gas.”

Altro esperimento molto atteso è quello che verrà realizzato da Renzo Mondani (ricercatore elettronico) sulla fusione a freddo. Grazie alle applicazioni pratiche di questa forma di energia è possibile riscaldare acqua – rispetto ad un tradizionale scaldabagno  –  consumando tre volte meno in termini di energia elettrica ed in un tempo di soli 15 minuti.

Il convegno “Free energy, scie chimiche e signoreggio” è stato fortemente voluto da European Consumers, la confederazione di associazioni guidate da Vittorio Marinelli, già in passato sponsor di pionieristiche iniziative nel campo delle free energy quali: “Energia cosa fare?”;”Mostra/Convegno sulle energie visibili e invisibili”; “Dalla solidarietà civile alle free energy e alle nuove forme di consumo vegetariano”.

Vittorio Marinelli, che aprirà i lavori del convegno, ha dichiarato: “Sono pronto a scommettere che molti, dopo il nostro convegno di domenica 9 novembre, vorranno acquistare la “Superleggera”; in tempi di crisi come questi, un’auto capace di fare 300 km con un litro darebbe una boccata di ossigeno, pulito, alle finanze dei consumatori italiani”. L’ultima parola, per i saluti finali, spetterà  a Claudio Bucci,  consigliere regionale dell’Italia dei Valori e presidente della commissione ambiente della Regione Lazio.  
European Consumers
Addetto stampa
Guido Petrangeli
328.6228894
http://wpop3.libero.it/cgi-bin/webmail.cgi?Act_V_Compo=1&mailto=press.euconsumers@gmail.com&ID=I0dvs6NwbOlSeLjk_Bma_bBxrIdyerX0tC37mmNUKwJwPPFayhtOsWN&R_Folder=SU5CT1g=&msgID=5415&Body=0
http://wpop3.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=eUc29pyutHCarSry2Q59vsBzke01WnO%2B90he2XraJuvCfq6JRwc6c556YGJyHd2oMw4VO5DpNDc%3D&Link=http%3A//www.europeanconsumers.it/

Reset America: “vox populi, vox dei…” – La vittoria di Obama nei commenti di Calcata

Che effetto avrà fatto in Britannia, in Dacia od in Iberia la notizia dell’assunzione del manto imperiale da parte  di Traiano? Immagino le truppe stazionate ai confini dell’impero, i mormorii del popolo sull’incertezza degli eventi in corso, le veloci staffette che da Roma correndo a tutta manetta distribuivano la nuova. Incredulità soddisfazione giubilo…? Forse, forse indifferenza, forse speranza, chissà.

Stamattina 5 novembre 2008 mi son confrontato anch’io con queste sensazioni, quando al baretto del paese nuovo,  sorseggiando il mio cappuccino caldo e  masticando compito un cornetto alla crema, ho ascoltato la notizia televisiva di cui -pare- tutti in questi momenti stanno parlando: l’America ha un nuovo presidente, Barack Obama.  Inevitabilmente oltre le notizie ufficiali della TV non ho  potuto far a meno di raccogliere i pareri popolari: “Sì la vittoria è netta, Obama ha vinto, chi l’avrebbe detto? Speriamo che non gli facciano fare la fine di Kennedy, hai visto che   ha le orecchie a sventola pure lui?”.

E poi altri commenti raccolti dal giornalaio, un po’ più analitici: “Non c’è da meravigliarsi per la vittoria di Obama era già prevista” – “Stavolta i democratici hanno saputo incarnare  il cambiamento, se vinceva Illary sarebbe stata la prima donna presidente, con Obama hanno avuto il primo nero alla Casa Bianca” -  “Non è che i democratici siano stati più bravi è soltanto che i repubblicani erano  troppo addietrati….”.

Insomma la notizia in un modo o nell’altro ha toccato anche la realtà  di Calcata, i confini dell’impero, anche se qualcuno, un professore ovviamente, ancora commentava sfiduciato i decreti della Gelmini e di Brunetta “Li possinno… in un caso o nell’altro noi ci rimettiamo sempre…”.

“Commentator cortese ne fa sempre le spese…”

Paolo D’Arpini http://www.circolovegetarianocalcata.it/

Calcata notizie storiche varie ed aggiunte…. con commenti seri e semiseri. Dalla fondazione di Fescennium al furto del Prepuzio….

Sul presente sito molto è stata trascurata la storia  e le notizie sulla geografia e società di Calcata. Volutamente ho tralasciato questi argomenti perché non era mia intenzione fare un sito su Calcata, ce  n’é  già più d’uno…  Anche se  -debbo dire- il primo sito su Calcata venne  messo in rete proprio da noi del Circolo VV.TT.  e si chiamava http://www.calcata.net/. Questo avveniva  nei primi anni ‘90 del secolo scorso, quando internet era ancora un esperimento.  Poi il dominio fu da noi abbandonato, ripreso da qualcun altro e poi ancora abbandonato… insomma  debbo dire che della  presenza  su internet ho iniziato ad interessarmi solo nel 2007. Ovviamente molto prima di quella data avevo scritto e raccolto testi storici su Calcata, siccome ho avuto la fortuna di ricevere informazioni di prima mano da varie fonti mi sembra utile  e necessario che almeno una parte di quel materiale venga qui presentato.

Questi testi che seguono (assieme ad altri che conservo nel cassetto) sono stati da me raccolti per un libro che doveva essere edito dal Circolo Vegetariano VV.TT.  e chiamarsi “I racconti della città invisibile”  (speravo di pubblicarlo con l’ausilio del Comune di Calcata e del Parco Valle del Treja alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso). Purtroppo quel libro  non solo non venne pubblicato ma  tanti articoli vennero persino copiati e riutilizzati per  pubblicazioni tardive di altri autori….     Pazienza… comunque non è mai troppo tardi e vi sottopongo perciò questi due saggi che almeno potranno far luce su alcuni aspetti interessanti della storia calcatese (e perché no… anche del Circolo).

 
La storia di Calcata  secondo le scritture…..

Calcata è un piccolo paese posto ai confini meridionali della provincia di Viterbo, e dista dal capoluogo circa sessanta chilometri. Sembra uno dei tanti castelli da presepio con le caselle antiche le une addossate alle altre, e sorge su un poggio (172 mt. s.l.m.) tagliato da profondi burroni: tutt’intorno è il verde delle acacie e dei castagni. La popolazione (626 ab. nel dicembre 1966) è dedita all’agricoltura e soprattutto alla pastorizia: infatti si scorgono frequentemente scavi nel tufo a forma di caverne per il ricovero degli animali. A Nord-Ovest scorre un piccolo fiume, ramificazione del Tevere, il Treja, importante per l’irrigazione dei campi (da notare che sotto Calcata confluisce nel Treja anche il Fosso della Mola n.d.r.). Il territorio, di 767 ha, (il più piccolo territorio della provincia dopo quello di S. Giovanni in Tuscia) confina con Nepi, Castel S. Elia, Faleria, con Mazzano Romano (a pochi chilometri più a Sud, vicino alla via Cassia vi è il rumoroso autodromo di Vallelunga n.d.r.).

La chiesa parrocchiale è intitolata ai SS. Cornelio e Cipriano (in verità al Santissimo Nome di Gesù n.d.r.). A Nord di Calcata, passato il Treja, su una piattaforma di tufo circondata da precipizi vi e una caratteristica chiesetta, ora abbandonata (un tempo dedicata alla Madonna, si tratta di Santa Maria  n.d.r.) risalente al secolo XIV.  Nel territorio si trova un’interessantissima necropoli etrusca (in verità è una necropoli falisca n.d.r.) dalla quale provengono numerosi reperti conservati nel museo di Villa Giulia in Roma. Probabilmente Calcata sorse in tempi antichissimi e non è errato pensare addirittura a una sua origine etrusca (aridaje…. si tratta di Fescennium la mitica città falisca n.d.r.). Ma abbiamo notizie certe del castello solo dal 974, come uno dei tanti territori destinati ad essere sfruttati, dati in pegno, tolti o venduti dai Signori del tempo. Proprio in quell’anno il papa Gregorio, in una cessione di beni di Ruciliano, offre Calcata all’abate S. Gregorio di Roma. Per un certo periodo si chiamò  «Castrum Sinibaldorum », castello dei Sinibaldi, in quanto Pietro e Ottone, appartenenti a questa antica famiglia, furono affittuari delle terre vicine di S. Biagio a Nepi. Il Castello è ricordato più tardi come tributario della Chiesa nel «liber censum»  del 1192; poi i documenti ci riportano al 1291 quando Lanfranco di Scano, collettore dei censi della Chiesa, descrive sul registro il castello caduto in rovina come appartenente al conte Anguillara: quando vi fu il passaggio dalla famiglia dei Sinibaldi a quella degli Anguillara? E perché il castello venne distrutto?

Ci è noto che il castello si chiamava di già Calcata (i) quando passò agli Anguillara; perché quindi tralasciò il nome di «Castrum Sinibaldorum» allora, sotto gli antichi padroni, e non dopo come sarebbe più logico?  I documenti tacciono ancora per molto tempo finché nel 1432 troviamo il paese riedificato e ancora appartenente a quei signori; proprio quell’anno gli Anguillara lo diedero in permuta Pensoso, “ricevendone in cambio un terzo del Castello di Monteranno”, inspiegabilmente il Castello non fu consegnato e restò ancora in possesso dei baroni. Sfuggì poi alla confisca del Papa Paolo II proprio perché appartenente, agli Anguillara di Stabia, ultimo ramo della famiglia. Carlo, figlio di Lorenzo Anguillara e Arfisia Sinibaldi, non avendo eredi ed essendo egli stesso l’ultimo discendente, vendette Calcata ai parenti della madre nel 1734. È da notare che la vendita era stata autorizzata dal papa Alessandro VII già dal 1659; ma allora non si fece. Così il Castello dopo molti secoli tornò ad essere il «Castrum Sinibaldorum». Passò poi in eredità ai Massimo e infine, nel 1828, ai Massimo Colonna, ultimi signori del luogo (fatto curioso del destino volle che un ultimo rampollo di questa famiglia, Stefano Massimo, sia ora ritornato a Calcata dove risiede per 6 mesi all’anno n.d.r.).

La Reliquia di Gesù: il Prepuzio….  (e che prepuzio…)
A Calcata, che come abbiamo visto è uno dei più piccoli e modesti paesi del Viterbese, si conserva  (si conservava poiché la reliquia è “scomparsa” a metà degli anni ‘80, ma di questo parleremo in una altra sessione successiva n.d.r.)  la più importante reliquia corporea di Gesù: una particella minuscola di carne che venne recisa al Bambinello durante la circoncisione e misteriosamente conservata per circa duemila anni. Com’è noto, presso gli Ebrei la circoncisione era una pratica soprattutto religiosa e spesso le famiglie usavano custodire il piccolissimo frammento, un po’ come in certi luoghi si usa oggi conservare per qualche tempo il primo dentino caduto al fanciullo. Così, anche la Madre del Redentore tenne presso di sé la Reliquia, alla quale aggiunse, poi, alcune gocce del sangue divino raccolte sotto la Croce. Sull’esistenza, sulla storicità, sulle conseguenze di ordine teologico connesse con tale frammento dell’umanità di Cristo, è stato a lungo discusso: S. Tommaso e S. Bonaventura affermano che Gesù «onni integritati resurrexit», ma che l’esistenza di questa Reliquia in terra non contrasta con l’integrità della Resurrezione, in quanto il  Redentore « risorse quale visse ». Quali prove.possiamo avere sull’autenticità della Reliquia stessa, come possiamo veramente, davanti al prezioso scrigno che la contiene (anche il prezioso scrigno è scomparso e ben prima della reliquia n.d.r.),   mormorare commossi   «qui dentro si conservano una particella del corpo di Gesù e alcune gocce del suo sangue divino? Non è possibile, ovviamente, basarsi su una rigorosa documentazione storica: c’è però una tradizione di secoli che parla in favore della Reliquia, e soprattutto ci sono i prodigi, – i misteriosi segni del soprannaturale – che sono fioriti intorno ad essa; anche qui, insomma, è questione di fede: «beati quelli che credono…».Ma a questo punto il lettore vorrà certamente conoscere come la preziosa Reliquia sia potuta giungere fino a Calcata. Dopo la morte di Maria, le gocce del sangue di Gesù e il frammento della sua carne vennero custodite da S. Giovamni. l’apostolo prediletto, e da questi dovettero poi passare in altre mani devote; così amorosamente conservate di generazione in generazione, pervennero a Carlo Magno che le recò dapprima nella chiesa di S. Maria in Aquisgrana, poi in una chiesa da lui fatta edificare appositamente nella diocesi di Poitiers. In occasione della sua incoronazione l’Imperatore le donò a Leone III che le collocò nella cappella di S. Lorenzo detta «Sancta Sanctorum ». E qui rimasero alla venerazione dei fedeli per oltre sette secoli. Nel 1527 durante il famoso «sacco di Roma» le soldatesche fuggirono con parecchi reperti e ricchezze  (omissis). In particolare un lanzicheneccho rubò un cofanetto ripromettendosi d’aprirlo con comodo per venderne poi il contenuto. Giunto nei pressi di Calcata venne però arrestato da alcuni contadini armati e rinchiuso in una grotta. Timoroso delle conseguenze che avrebbero potuto nascere se gli avessero trovato indosso la refurtiva, nascose allora la cassettina nella grotta, e quando venne liberato preferì lasciarvela, forse pensando di recuperarla poi, in tempi migliori. Tornato a Roma il soldato cadde invece gravemente ammalato, e in punto di morte confessò a un sacerdote il furto commesso; ma non seppe indicare la località dove aveva nascosto il cofanetto, se non che questa doveva trovarsi nei pressi di un Castello appartenente ai signori Anguillara. Del fatto venne subito informato Clemente VII il quale diede ordine a Giovan Battista Anguillara che nei suoi feudi di Stabbia, di Mazzano e di Calcata, si facessero diligenti ricerche, ma queste, per lunghissimi anni non dettero alcun risultato.

Finalmente, nell’ottobre del 1557, fu proprio il parroco di Calcata che rinvenne nella grotta il cofanetto prezioso. Il Moroni così racconta l’avvenimento: (i) «il sacerdote portò il piccolo scrigno lungo mezzo palmo e alto 4 dita, a Maddalena Strozzi moglie di Flaminio Anguillara allora dimorante a Stabbia. L’aprì la dama alla sua presenza, di Clarice sua figlia di circa otto anni e di Lucrezia Orsini, vedova del sunnominato Giovar Battista, e vi trovò degli involtini di tela ciascuno con cartine co’ propri nomi difficili a leggersi come logori dal tempo…
Un fagottino bianco avea scritto il venerabile nome di Gesù, ma inutilmente la dama tentò di scioglierlo, per due volte irrigidendosi le mani. Sorpresa dell’avvenimento, pregò Dio a sua gloria di farglielo sciogliere, ma le dita nuovamente divennero immobili. Rimasti tutti i presenti stupefatti, disse Lucrezia forse contenere la reliquia di Cristo, la cui ricerca avea Clemente VII commessa al suo defunto marito. Appena ciò detto, uscì dall’involto una soave fragranza e così acuta che tosto sì diffuse per tutto il palazzo. Tutti smarriti pel nuovo prodigio, consigliò il sacerdote di farne tentare l’apertura alla verginella Clarice, la quale felicemente sciolse il gruppo,
ed apparsa la reliquia la depose in un bacile d’argento, … e l’olezzo che, tramandò di grato odore, durò due giorni nelle mani di Clarice e di sua madre. Da questa si collocarono poi le SS. Reliquie in nuove borsette di seta, e ripostele nello scrigno le restituì al parroco onde le riportasse a Calcata, e ponesse alla venerazione de’ fedeli nella chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, ove presto Dio operò strepitosi miracoli. I due principali prodigi sono: Quando la contessa Maddalena Strozzi recatasi a Roma per ragguagliarne Paolo IV, questi inviò subito a Calcata per riconoscerne l’identità.

Pipinello e Attilio della famiglia Cenci canonici della basilica Lateranense. Giunti a Calcata ed eseguito con atto pubblico il riconoscimento, Pipinello Cenci provò a spremere la Reliquia per osservare se fosse arrendevole, ma avendola troppo compressa si divise in due parti, rimasta l’una grossa quanto un piccolo cece l’altra come un granellino di seme di canapa (la canapa era coltivata estensivamente a Calcata sino al 1946 anno in cui fu proibita e le sementi consegnate alle truppe alleate per la distruzione. n.d.r.)”.

A quel fatto sembrò sdegnarsi il Cielo (e benché fosse uno de’ giorni più sereni di primavera) oscurandosi all’improvviso, accrescendo lo spavento di tutti con tuoni e folgori. Cessato il sagro terrore la SS. Reliquia fin riposta a suo luogo. Il secondo
prodigio avvenne nel 1559 allorché il primo gennaio alcune donne della compagnia di S. Orsola di Mazzano, un miglio distante da Calcata, si portarono processionalmente a venerarla, con molti uomini e fanciulli, portando torce e candele accese. Ottennero di vedere la Reliquia, ma posta sull’altare dall’arciprete, sorse istantaneamente una nuvola che la ricoprì in un attimo ed il sacerdote uscito di sensi, e si dilatò per tutto il tempio con tanta densità che ninno vide il vicino, durante quattro ore. Nel qual tempo qua e là scorsero stelle e lampi di fuoco. Abbagliati e tra gemiti, si suonarono le campane per invitare i paesi circostanti a vedere il portento, e non bastando agli accorrenti la Chiesa, scoprirono il tetto per ammirare l’avvenuto miracoloso…».

Naturalmente i Canonici Lateranensi vollero in seguito recuperare la Reliquia per riporla di nuovo nella loro basilica, ed invitarono, con il permesso del Papa, alcuni messi a Calcata; gli abitanti però vi si opposero fermamente e Clemente VIII ritenne
opportuno accogliere la loro richiesta e lasciare che l’insigne Reliquia rimanesse per sempre là, nel paesino dove era stata ritrovata (i).
1 ) Forse il Castello prese il nome di Calcata per la località depressa in cui è collocato.
2) Moroni, Dizionario storico-ecclesiastico.
3) Speciali indulgenze vennero concesse da Sisto V, da Urbano VIII, da Innocenzo X, da Alessandro VII: Benedetto XIII nel 1724 estese l’indulgenza in perpetuo, come si legge da una lapide posta nella chiesa dei SS. Cornelio e Cipriano, per la venerazione della Reliquia che «dentro una custodia conservasi amovibile, ricoperta sempre di ricco velo, sostenuta da due Angeli in piedi dell’altezza di mezzo palmo su base alta due dita e piana di massiccio argento dorato con merletto d’oro, a figura di vaso ovale con piede proporzionato che si apre a guisa di scatoletta, servendogli di coperchio imperiale corona arricchita di gemme preziose. Nella concavità interna dell’urna, foderata di taffetano bianco, sur un pulito cristallo si scorge a meraviglia la Reliquia aspersa di sanguine stille e rosseggiante».
(Moroni, op.cit.)
Ecco,  questa è una bella testimonianza storico religiosa e vi invito a conservarla gelosamente nei vostri scrigni telematici (e non solo).

Ciao a tutti ed alla prossima…..

Paolo D’Arpini