Archivio Autore

“Decrescita conviviale e localismo” – Come affrontare il tema dell’ecologia profonda e del bioregionalismo in termini socio-antropologici ed economici?

Compagni di viaggio ilaria 27 novembre 2008

Il significato dell’ecologia profonda è racchiuso nella comprensione che nulla è  separabile nella vita, il tutto compartecipa al tutto. Questo concetto è stato espresso con molta saggezza sin da cinquemila anni fa in un detto vedico che afferma: “Dal Tutto sorge il Tutto. Se dal Tutto evinci il Tutto, sempre il Tutto rimane”.  Perciò l’ecologia profonda è il riconoscimento dell’inscindibilità della vita ed il bioregionalismo non è altro che la descrizione dei vari processi vitali e delle forme visibili della vita e della materia  nella consapevolezza di tale inscindibilità. Quindi la descrizione “geografica” bioregionale è solo funzionale all’integrazione dell’ambito descritto, un po’ come avvenne ai tempi di Menenio Agrippa che descrisse  lo stato in termini di  complementarietà degli organi strutturati per il  funzionamento dell’intero organismo.  Questa introduzione “filosofica”  per annunciare una sperimentazione analitico – scientifica,  tentata in ambito accademico,  molto vicina al discorso dell’ecologia profonda e del bioregionalismo. L’esperimento viene tentato durante l’incontro con  Serge Latouche, sul tema di decrescita e localismo,  all”Università degli studi di Roma La Sapienza (Dipartimento di Sociologia e Comunicazione  corso in Antropologia applicati ai processi di sviluppo).

“Il professor Serge Latouche è tra gli avversari più noti dell’occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo. Conosciuto per i suoi lavori di antropologia economica mira a proporre nelle sue opere il concetto dell’economico, rifacendosi alla definizione di economia sostanziale, intesa come attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone. Critica, attraverso argomentazioni teoriche solide e con un approccio empirico il concetto di sviluppo e le nozioni di razionalità ed efficacia economica”.

La lezione a porte aperte del professor Latouche si terrà il giorno 2 dicembre 2008 dalle ore 15,00 alle ore 19,00 presso il Centro Congressi, Via Salaria, 113, Roma.  Segreteria organizzativa: dr. Paolo Goglia, dr.ssa Maria Marano, dr.ssa Alessia Marchetti - Info: 06 49918329

Invito le persone interessate ad approfondire  la consapevolezza olistica, attraverso un approccio razionale,   a partecipare a questo incontro.

Paolo D’Arpini

Giorgio Nebbia: “Di meno è meglio!” – Socialismo secondo natura o capitalismo naturale?

Non date retta a chi vi dice che il mondo va avanti con i soldi, che
il progresso economico e sociale dipende dal possesso e dalla spesa
di denaro con il quale si può comprare tutto. Il mondo va avanti con
le, e il progresso dipende dalle, cose materiali, dalle risorse
offerte dalla natura, dagli oggetti fabbricati con i minerali, i
prodotti agricoli, forestali e zootecnici, con le fonti di energia,
con i metalli, eccetera. Sono la natura, le cose materiali ottenute
dai beni della natura con il lavoro umano, che possono soddisfare i
reali bisogni umani — bisogno di alimenti, di acqua, di salute, di
libertà, di dignità, di istruzione, eccetera.

Anche i bisogni apparentemente immateriali richiedono oggetti: non si
può leggere, comunicare, ammirare la bellezza, senza avere carta
fatta di cellulosa, un telefono fatto di plastica e rame, un posto su
cui sedersi. Così come variano i bisogni umani a seconda delle
persone, del luogo in cui vivono, delle credenze a cui ciascuna
persona è soggetta, così variano la forma e i caratteri degli oggetti
che soddisfano tali bisogni.

Una sola cosa hanno in comune gli oggetti: La loro produzione e uso,
sempre, in tutte le società, da quelle iperconsumistiche a quelle
miserabili, comporta una crescente sottrazione di risorse dalla
natura e una formazione di scorie e rifiuti gassosi, liquidi e solidi
che finiscono nell’aria, nelle acque, nel suolo, con danni alla
salute umana.

L’attuale “credo”, l’unico esistente nel mondo, del capitalismo e del
libero mercato impone l’aumento continuo della produzione e dell’uso
di beni materiali, e pertanto un continuo impoverimento e una
crescente contaminazione della natura. Anzi, sostengono i detrattori
del capitalismo, a mano a mano che si esauriscono le riserve più
vicine e accessibili di minerali e fonti energetiche, una società
capitalistica “deve” andare a prenderle nei territori di altri paesi,
eventualmente con mezzi violenti sia per la natura stessa, sia per i
popoli che vivono in tali paesi.

Fra le persone che si interrogano su quello che succederà domani, con
una popolazione mondiale in aumento, e con risorse naturali sempre
più scarse e di peggiore qualità e con crescenti pericoli e danni per
chi verrà dopo di noi, alcuni — e alcuni di coloro che scrivono su
questa rivista e che la leggono — ritengono che solo una profonda
critica o revisione — o eliminazione — del credo capitalistico
possa ritardare future catastrofi.

“Nossignore”, dicono altri, il capitalismo ha in se tante virtù e
capacità da poter consentire la produzione degli oggetti necessari
per la attuale e per la futura popolazione terrestre con minore,
anziché maggiore, usura delle riserve delle risorse necessarie per il
futuro. E’ la tesi di un gruppo di studiosi che vengono dai movimenti
proto-ecologici — da quella contestazione ecologica nata negli anni
sessanta e settanta del Novecento — e che hanno poi passato il
resto della vita a fare delle proposte concrete di capitalismo
ecocompatibile, se così vogliamo dire, “secondo natura”.

Le guide spirituali e scientifiche di questo gruppo sono l’americano
Amory Lovins e la moglie Hunter Lovins, una strana coppia con una
lunga militanza nelle associazioni di difesa dell’ambiente, autori di
libri di successo, alcuni tradotti anche in italiano (”Energia
dolce”, pubblicato a Milano da Bompiani nel 1979).I Lovins hanno
creato un centro di ricerca nel Colorado, in mezzo alle Montagne
Rocciose, in un paesino che si chiama “Snowmass” che sarebbe come
dire, in italiano, “Nevoso” (immaginate un laboratorio di ricerche
sul futuro in mezzo ai boschi, sul Cervino o sulla Maiella o sulla
Sila). Di certo i boschi e la neve devono essere stati fonte di
ispirazione perché i libri dei Lovins sono molto stimolanti e
provocatori e spiegano che è possibile, con adatte soluzioni tecnico-
scientifiche già note, diminuire drasticamente, anche di quattro
volte, i consumi di energia e di materiali nelle case, nelle
automobili, negli elettrodomestici, nelle fabbriche. Ed è possibile,
di conseguenza, diminuire la massa dei rifiuti e delle scorie che
finiscono nell’ambiente perché, se le merci sono progettate
correttamente, gran parte dei materiali delle merci usate può essere
trasformata in nuovi oggetti.

Le relative proposte sono contenute nel libro “Fattore 4″, pubblicato
dalle Edizioni Ambiente di Milano nel 1998 e in altri libri e saggi.
Il più recente contributo è rappresentato dal libro scritto dai
Lovins insieme a Paul Hawken, intitolato: “Capitalismo naturale. La
prossima rivoluzione industriale”, tradotto subito anche in italiano
e pubblicato in questo 2001 a Milano dalle stesse Edizioni Ambiente.

Non si tratta di utopie perché il libro che propone un “capitalismo
secondo natura”, è pieno di esempi concreti e sostiene che il
capitalismo, se vuole sopravvivere, deve cambiare radicalmente
materiali, fonti energetiche, processi e caratteri dei manufatti; se
accetterà questa sfida — una vera, nuova, rivoluzione industriale –
- non solo sopravviverà, ma potrà anche continuare a fare, e a fare
sempre di più, soldi, che è poi il fine del capitalismo.

La ricetta sta nella “progettazione”; si tratta di mettere al lavoro
falangi di ingegneri, chimici, biologi, col preciso compito di
riprogettare tutti gli oggetti sotto i nuovi
vincoli “ecologici”, “naturali”. I quali vincoli sono poi uno solo:
soddisfare i bisogni umani — di abitazione, di calore, di
illuminazione, di mobilità, di informazione — con “minori” consumi
di energia e di metalli, di plastica, di carta, eccetera.

Uno dei successi della nuova svolta è la “iperautomobile” progettata
dai Lovins fra le nevi del Colorado; una automobile che trasporta le
persone a velocità sostenuta con consumi di energia che possono
scendere a 50 chilometri con un litro di benzina. Sogni ? no,
rispondono i Lovins perché simili automobili sono già sulle strade e
diventeranno normali quando le grandi industrie si decideranno a
costruirle in grande serie secondo le regole di un “capitalismo
naturale”, appunto. I lettori curiosi troveranno i dettagli
nell’ultimo libro dei Lovins e nei siti Internet
<www.naturalcapitalism.org> o <www.rmi.org>

Un altro campo di lavoro di grande importanza è rappresentato
dall’edilizia: Le case e gli uffici sono progettati e fabbricati in
genere con i dettami nel caso migliore della bellezza e originalità,
nel caso peggiore del miniomo costo monetario. Ma chi pensa al
costo “in natura”, della fabbricazione e della gestione e
manutenzione degli edifici, dei ponti, delle strade ? Il libro dei
Lovins indica varie soluzioni tecniche, non strane, ma di semplice
buona progettazione, per orientare gli edifici, per aprire finestre e
porte in modo da massimizzare la luce solare che entra — e quindi
diminuire drasticamente i consumi dell’elettricità per
l’illuminazione o il condizionamento dell’aria, per diminuire i costi
del riscaldamento, per far durare più a lungo gli infissi e le
pareti ?

Un edificio, una casa, sono macchine complesse con i loro scambi di
gas e di energia e di luce con l’esterno e quindi con un costo —
non solo monetario, ma fisico, “naturale” — che può essere
diminuito anche di molte volte.

Il libro sul capitalismo “secondo natura” riporta molti altri esempi
di come è possibile “consumare di meno”, di come è
possibile “risparmiare” carta, imballaggi, evitare beni usa-e-getta
sostituendoli con beni durevoli. Le soluzioni proposte sono
realizzabili attraverso un riesame e una modificazione dei materiali
e dei cicli produttivi, un argomento che mi sta a cuore perché è
proprio quello che alcuni di noi per anni hanno studiato e insegnato
nelle Facoltà economiche italiane — devo dire con ben scarso
ascolto da parte degli economisti e meno ancora delle imprese. La
vendetta della merceologia deve proprio arrivare dalle Montagne
Rocciose ?

Il problema più interessante, anche per questa rivista, riguarda però
il rapporto fra capitalismo e nuova rivoluzione industriale. Il
capitalismo, almeno come ce lo fanno vedere qui in Occidente, impone
comportamenti e azioni — più merci, maggiore uso di energia, più
beni usa-e-getta, un crescente ricambio dei beni durevoli, oggetti
sempre più inutili — proprio contrari a quelli raccomandati da un
libro che pure ha la parola capitalismo proprio nel suo titolo..

Come farà l’imprenditore convertito al “capitalismo naturale” a
trovare i soldi per i nuovi stabilimenti, per spiegare agli
acquirenti le virtù dell’iperautomobile, dell’iperfrigorifero, del
riscaldamento domestico solare, le virtù della standardizzazione,
dell’acquistare “meno” merci? La pianificazione, progettazione e
transizione verso nuovi oggetti e macchine fabbricati “secondo
natura” presuppone un intervento statale e centrale, anzi europeo,
con soldi per i nuovi imprenditori, con corsi universitari, con
laboratori scientifici pubblici di controllo — orientati verso il
nuovo credo: “di meno è meglio”. Io chiamo questo un socialismo
secondo natura, ma se volete chiamarlo capitalismo naturale a me va
bene lo stesso, purché lo si attui.

 

Giorgio Nebbia

http://www.ecologiapolitica.it/liberazione/200108/articoli/recensioni.

Aeroporto, una sede internazionale di passaggio….. Ho risolto il problema casa, basta un biglietto di andata e ritorno e mi trasferisco a Viterbo….

Comunicati Stampa ilaria 25 novembre 2008
Finalmente ho risolto il problema della casa ed anche della sede del Circolo.
Proprio i questi giorni stavo mandando delle lettere in giro a vari amici per sollecitare  la loro adesione al Circolo Vegetariano VV.TT. …. di solito non chiedo mai soldi a nessuno (per il mio uso personale) e nemmeno chiedo  soldi per la tessera del Circolo. Sono un fatalista, se qualcuno offre qualcosa la accetto altrimenti lascio perdere. Ma entro la fine dell’anno debbo risolvere il problema della sede.
Il piccolo orticello  sul quale vivo ed in cui c’è la minuscola struttura che funge da  mio domicilio temporaneo e sede della nostra associazione (era un pollaio sino a pochi anni fa) è stato messo in vendita. Mi sono affezionato a Calcata ed al  terreno (duecento mq.) ed  alla casupola e mi servono i 30 denari per l’acquisto. L’unico modo  (visto che sono disoccupato e nemmeno pensionato malgrado l’età) – mi son detto-  è  avviare una campagna di tesseramento al Circolo, sperando che fra le migliaia di persone che mi conoscono ve ne sia qualcuna sensibile e riconoscente abbastanza da  tesserarsi per il 2009 (o magari con soli 100 euro per tutta la vita). 
Confido nella buona sorte… allo stesso tempo mi preparo ad ogni evenienza  e stasera galoppando su internet   mentre visitavo il sito http://www.spiritual.it/ 
(sul quale è appena apparso un mio articolo su Gurumayi Chidvilananda, la mia sorella Guru)  ho avuto l’ispirazione giusta leggendo la “divertente” notizia in calce. 
“Ecco la soluzione!” -ho pensato-  “da tempo  avrei voluto  trasferirmi a Viterbo ed ora che stanno per installarvi un aeroporto internazionale, troverò una casa proprio lì, nell’aeroporto stesso, anzi ci  faccio pure la sede del Circolo, tanto come ufficio basta un semplice computer portatile (per scrivere gli articoli). All’aeroporto organizzerò bellissime manifestazione culturali, spirituali ed ecologiste, che sicuramente avranno più successo e saranno più accessibili e seguite  di quelle organizzate in periferia, qui a Calcata!”   
Ecco la notizia che mi ha ispirato tutto ciò:
“Partire o Restare? Vivere in un Aeroporto E’ una strana vita sospesa. Senza residenza ma stanziale in mezzo ai nomadi, precaria ma ferma in mezzo al movimento incessante. E’ quello che ha scelto un uomo di nazionalità giapponese che vive da mesi nell’aeroporto internazionale Benito Juarez, in Messico.  Hiroshi Nohara ha l’apparenza di un barbone: scarruffato, avvolto in una coperta. E’ arrivato in Messico in settembre e non è mai uscito dal terminal. Dorme sui sedili e si nutre di quanto avanzano i passeggeri. Ma ormai è diventato un personaggio. Le televisioni se lo contendono, lo intervistano regolarmente e danno sue notizie. I viaggiatori lo riconoscono e si fermano a conversare con lui, gli offrono un panino, un caffè. Ha un visto di soggiorno regolare che scadrà solo a marzo e un biglietto di ritorno per il Giappone e le autorità non possono mandarlo via né allontanarlo. E del resto il misterioso non-viaggiatore giapponese non infastidisce nessuno. Osserva l’incessante traffico di gente che parte e che arriva, un fiume in costante movimento mentre lui, senza casa e senza un luogo verso cui proiettarsi, è un punto fermo come un’isola nella corrente. In mezzo al vortice di persone in transito è inevitabile, per un momento, chiedersi chi sia il precario”.  http://www.spiritual.it/notizie/partire-o-restare-vivere-in-un-aeroporto,4,104281
Il maresciallo dell’aria, assessore avvocato Bartoletti da Viterbo, è avvisato…!
Cari saluti a tutti, dalle nebbie brumose di Calcata, Paolo D’Arpini
Norme per il tesseramento in Home: http://www.circolovegetarianocalcata.it/ 

Due lettere ricevute: Sistema immunitario secondo Franco Libero Manco e Semplicità di vita secondo Laura Viviani

Ritornare alla semplicità di vita!

In questo periodo di crisi generale, dove le meccaniche sociali stravolgono le nostre vite più in fretta della nostra capacità di assorbirle, mi sembra doverosa una riflessione. L’altra sera il nostro presidente del consiglio invitava gli italiani a spendere di più, perché per risolvere la crisi
economica bisogna rimettere in moto la produzione industriale. Ovviamente queste considerazioni non fanno una piega, in una logica superficiale e beffarda quale sembra essere ormai la direzione in cui stiamo camminando da tempo. Ma mi chiedo se i nostri politici pensano davvero di aver a che fare solo con una massa di alienati e decerebrati. Non ci vuole molto per fermarsi e riflettere sulle motivazioni che possano aver portato a questa molto prossima recessione. E’ evidente che la causa della nostra sempre più scarsa qualità di vita derivi dalla troppa economia. Per la prima volta nella storia della nostra civiltà, si consuma per poter vendere, vendiamo per poter produrre, e produciamo per poter lavorare. Così misuriamo il nostro benessere con unità di misura monetari, senza pensare realmente alla qualità vera della nostra vita.Ci hanno fatto credere che la donna si senta realizzata solo se lavora fuori casa e si può permettere una tata per i figli; ci hanno fatto credere che sia più salutare una dispendiosa palestra, piuttosto che prendere la bicicletta per andare al lavoro; ci hanno fatto credere che sia meglio avere 20 magliette di scarsa qualità, piuttosto che 5 di buona fattura e pagate ad un prezzo equo e dignitoso; ci hanno fatto credere che sia sano mangiare carne o pesce tutti giorni, piuttosto che una minestra di legumi fatta come una volta, economica e completa dal punto di vista nutrizionale; ci hanno fatto credere che fosse più conveniente cambiare la macchina, tanto c’è l’incentivo, piuttosto che ripararla; ci hanno fatto credere che fosse meglio comprare del cibo omologato e impoverito, piuttosto che produrcelo.E noi abbiamo voluto crederci. Ma è
evidente che questo meccanismo non funziona.
Continuiamo a costruire incessantemente senza pensare che togliamo terra alle colture. Poi siamo costretti ad importare(ora il Sud America e l’oriente hanno capito di avere il coltello dalla parte del manico e iniziano, a ragion veduta, a dettare loro le regole). Questo noi lo chiamiamo progresso? Non siamo neanche capaci di soddisfare i nostri bisogni primari(che vergogna!), in compenso però abbiamo dei carriarmati come macchine e uno o più cellulari a testa.
Qualcuno obietta che non si possa tornare indietro, invece,rispondo io, non è un andare indietro, ma è fare un passo avanti. Vuol dire accettare serenamente i nostri errori, e rivedere i parametri che possono guidare il cambiamento futuro. Vuol dire riprendere il nostro tempo, per fare della nostra esistenza una vera vita. Dobbiamo rivedere l’educazione familiare che diamo ai nostri figli, per dare loro gli strumenti per non ripetere i nostri sbagli. Si può fare da subito. Incalzare il cambiamento. Non vergogniamoci di riciclare i vestiti per noi e per i nostri figli. Gioiamo di un abito che ha già un suo vissuto. Raccogliamo la nostra famiglia di fronte a un pasto economico, rispettoso dell’ambiente (che è nostro, ma soprattutto di tutti!) e semplice. Pensiamoci due volte, prima di comprare qualcosa che non aiuti realmente l’economia e rispetti i diritti sul lavoro. Torniamo a comprare nei piccoli negozi, si acquisterà solo il necessario, con un vantaggio in termini di salute e di minor inquinamento, e si arricchiranno i rapporti umani. Spolveriamo le nostre bici e ridiamo al nostro corpo la dignità di assolvere il compito per cui la natura lo ha progettato, il movimento. E, infine, ma non meno importante, torniamo a passare del tempo vero con le persone che amiamo, senza intermediari quali televisione, luna parck e videogiochi.E’ così piacevole sedersi al tavolino e tornare a fare un gioco di società (sì, come una volta!), che stimoli l’intelligenza e la creatività, piuttosto che ingerire passivamente false informazioni da scatole luminose. E’ questa la vera crescita.. una de-crescita felice…
Un caro saluto a tutti, Laura  Viviani  –  Rete Bioregionale Italiana

  La strana logica del sistema immunitario.Lo stato generale del nostro organismo dipende da molteplici fattori, alcuni da ordine genetico, altri da scelte di vita che possono migliorare o peggiorare la capacità di resistenza del sistema immunitario e ostacolare il normale funzionamento dei meccanismi di difesa contro le infezioni batteriche o virali.

Tre sono i fattori immunodepressivi: quelli correlati all’età; quelli ereditari e quelli acquisiti. Oltre i 75 anni di età si verifica un naturale calo del numero dei macrofagi ed un rallentamento dell’azione fagocitarla dei globuli bianchi. Anche la secrezione di alcune immunoglobuline subisce un notevole rallentamento nelle persone anziane.

Il sistema immunitario (prodotto dal sangue, dal sistema linfatico, polmoni, milza, fegato…) elabora un sistema difensivo specifico per ciascun “nemico” che può essere nell’atmosfera (anidride solforosa, carbonica, ossidi di azoto, fumi industriali…); nell’acqua (scarichi industriali, di industrie chimiche, concerie, metalli pesanti, detersivi, fertilizzanti, pesticidi…); alcol che ha un effetto tossico su tutte le cellule dell’organismo umano ma soprattutto sul fegato, sul sistema nervoso e sulla psiche; il tabacco; la droga; le radiazioni elettromagnetiche, le sorgenti radioattive, i raggi ultravioletti A e B che possono esercitare una potente azione immunodepressiva, le radiazioni solari che possono alterare il DNA provocando la formazione di agenti mutageni e cancerogeni e quindi tumori cutanei, i raggi infrarossi che possono perturbare il sistema immunitario; i fattori nutrizionali responsabili di essere la causa anche del 50% dei tumori, additivi alimentari, eccesso di lipidi nella dieta che genera obesità ipertrofica o iperplasica spesso determinata da predisposizione genetica; stress in cui l’ipotalamo, stimolando la produzione dell’ormone ACTH attiva la produzione di cortisolo e di adrenalina (responsabile dell’ipertensione arteriosa) con conseguente aumento di battiti cardiaci e di zuccheri nel sangue; il trattamento prolungato di farmaci immunodepressori come i cortisonici ecc.

Le sostanze estranee sono definite immunogene perché in grado di scatenare una risposta immunitaria di tipo cellulare, mentre le sostanze antigene sono capaci di determinare la formazione di anticorpi specifici, quali le immunoglobuline.

Prima di entrare nell’organismo l’antigene deve superare le nostre difese naturali: la pelle, le mucose interne, le secrezioni lacrimali, nasali, bronchiali, gastriche, salivari e gli acidi della mucosa gastrica che neutralizzano un gran numero di germi; poi c’è il lisozima, una proteina capace di annientare alcuni batteri e virus e infine la flora batterica. Appena un antigene entra nel corpo umano i macrofagi entrano in azione costituendo la risposta immunitaria. In realtà il sistema immunitario dispone di due principali mezzi di difesa: l’immunità umorale e quella cellulare. Anche la risposta immunitaria è di due tipi: genetico e fisiologico.

La seconda linea difensiva del nostro organismo è costituita, oltre dai fattori umorali come l’interferone (avente proprietà antitumorali), dai macrofagi, cellule capaci come i globuli bianchi (o linfociti che originano da midollo osseo, fegato, timo, linfonodi) di fagocitare le sostanze estranee. La febbre è il mezzo più efficace a difesa dell’organismo: a 37° c’è una moltiplicazione dei virus, ma al di sopra di 39° l’attività dei macriofagi e dei globuli bianchi risulta molto potenziata.

Per immunodeficienza si intende uno stato patologico, permanente o temporaneo del sistema immunitario che espone l’organismo al rischio di contrarre infezioni gravi e recidivanti, ereditarie, congenite o acquisite.

Anche il carattere delle persone può indebolire le difese immunitarie ed essere la causa di molte malattie: orgoglio, che genera rigidità mentale, fisica e tensione; crudeltà, che genera dolore diffuso; ignoranza, che genera incapacità di capire le cause del proprio male; avidità, per cui si diventa prigionieri di se stessi; instabilità di carattere, che genera scoordinamento nei movimenti corporei; odio, che genera solitudine, rabbia, isterismo; egoismo, che genera malattie che tolgono la gioia di vivere. Quindi anche un pensiero negativo, una delusione, una sconfitta, la perdita di una persona cara, l’invidia, il rancore, problemi finanziari, familiari, lavorativi, ma anche la denutrizione, la mancanza di igiene, il poco sonno e non sufficiente riposo, lo stress che ammala 2 volte di più e sviluppa tumori latenti. ecc., impegnano le nostre  difese immunitarie e abbassano la possibilità di essere difesi mentre aumenta la probabilità di contrarre patologie. E’ come se ad ogni violazione delle leggi naturali si colpisse con un martello una lastra di vetro: a mano a mano che diminuisce la trasparenza fino al colpo finale che causa la rottura.

Anche la mente influenza il corpo attraverso i neurotrasmettitori (acetilcolina, dopamina. serotonina, istamina, adrenalina e noradrenalina). I pensieri e le emozioni sono uno dei fattori centrali della salute. I processi psicologici possono influenzare le strutture neuroemotive che regolano funzioni organiche, ed in particolare il sistema immunitario. L’ansia per es. colpisce lo stomaco, la rabbia il fegato, la paura i reni e i polmoni. Ne deriva che quando si abbassano le difese immunitarie restano compromessi anche i processi mentali.

I segnali di allarme possono essere:

Sensazione di permanente stanchezza o fatica; vertigini, malessere; frequenti amnesie; aggressività immotivata; nervosismo, irritabilità; diminuzione del desiderio sessuale; disturbi del sonno; tensione muscolare. 

  Le difese immunitarie sono quindi come un piccolo esercito preposto alla difesa piena e armonica di tutte le funzioni del nostro organismo. Gli agenti aggressori esterni, che possono essere di varia natura, sono in grado di minare le funzioni vitali, di indebolire l’organismo, di compromettere alcune funzioni importanti fisiche, mentali od emotive. Come si è detto gli agenti nocivi esterni possono essere l’aria inquinata che tende ad avvelenare le cellule e quindi il sangue rendendolo carico di tossine compromettendo anche la mente; l’alimentazione acidificante dei prodotti animali e cibi industriali, la cattiva alimentazione in genere che genera carenze enzimatiche, stato di ossidazione, radicali liberi; gli zuccheri semplici industriali che sottraggono vitamine del gruppo B necessari al buon funzionamento del nostro cervello; l’acqua non biologica e quindi i minerali inorganici; tutte le droghe, il fumo, il caffè e tutte le sostanze dopanti. Tutti questi componenti, essendo incompatibili con la natura specifica dell’essere vivente, si configurano come aggressori che impegnano parte o tutte le difese immunitarie dell’organismo. Il sistema immunitario, quindi, come un piccolo esercito preposto a difesa della salute, cerca di neutralizzare gli agenti/aggressori esterni che entrano nell’organismo attraverso la bocca, il naso, la mente, ma se gli aggressori superano in numero e capacità offensiva i “soldati” preposti alla difesa penetrano all’interno dell’organismo danneggiando l’organo più debole dove si sviluppa un’infezione e quindi una patologia.Poche malattie vuol dire pochi “nemici” in circolo, molte malattie molti “nemici”. Assenza di malattie vuol dire che il soggetto vive secondo le leggi naturali e che l’organismo è in salute, in piena efficienza ed in grado di neutralizzare gli agenti aggressori, chimici, meccanici, psicologici, emozionali ecc.

Quando gli agenti aggressori impegnano tutte le difese immunitarie, l’organismo non ha più la possibilità di difendersi. Se 100 soldati difendono la fortezza ma gli aggressori sono 101 quel nemico in più penetra all’interno del presidio e inizia a generare disordini specifici in relazione alla parte caduta. Se gli agenti aggressori sono superiori di 10 unità il danno che riescono a causare è maggiore. Quando per numero e capacità offensive sono in grado di neutralizzare tutte le difese il nemico ha il sopravvento ed è in grado di causare anche la morte dell’organismo.

Ogni carburante incompatibile con la nostra macchina organica progettata dalla natura per essere alimentata con cibi vegetali, freschi, biologici e di stagione; ogni cosa acidificante, eccitante, dopante, inquinante impegna parte delle nostre difese e ci rende più deboli e facili prede degli aggressori-nemici che neutralizzano uno specifico difensore generando  un danno specifico. Ma attenzione quando si verifica una qualunque malattia (dal raffreddore di stagione alla febbre, dall’influenza al morbo di Crohn, dal mal di testa all’AIDS ecc.) la causa va individuata non negli aggressori esterni ma nel calo delle difese immunitarie non più in gradi di difenderci: il terreno è tutto, l’agente esterno è sostanzialmente ininfluente: i germi patogeni, i batteri, i virus non possono nulla contro un organismo sano datato di ottimo apparato difensivo; su una lastra di granito nessun seme può germogliare, mentre su un terreno è fertile cresce ogni forma di vita. In noi vivono “tutti” i virus e batteri dell’universo ma diventano virulenti solo quando a causa di errati stili di vita, traumi o incidenti di percorso la loro attività non è bilanciata dalle difese immunitarie dell’organismo.

“Gli interventi del sistema immunitario sono sempre molto costosi in termini di energia e di vitalità dissipata, implicano: moltiplicazioni di leucociti nel sangue, accelerazioni forzate del battito cardiaco, aumenti della temperatura corporea, dannosi prelevamenti enzimatici interni, prelevamenti minerali di calcio dalle ossa, prelevamenti di sostanze antiossidanti dal sistema interno (per tamponare gli stress ossidativi causati dai cibi più ossidanti del pianeta che sono latticini-carni-pesce-uova), prelevamenti di micronutrienti vitaminico-minerali interni a compensazione di quelli che mancano nei cibi dannosi che immettiamo nell’organismo, prelevamenti di flussi biologici interni (ormoni, sostanze specifiche di immuno-soppressione per far fronte alle continue emergenze interne causate dai nostri errori dietologici), prelevamenti di sostanze ripulitrici interne, prelevamenti di altre vitamine e minerali per aiutare il metabolismo cellulare a ripulirsi delle congestioni causate dai residui, dalle cellule morte e non riciclate”.( Valdo Vaccaro)

La perfetta salute è possibile solo a condizione che l’individuo viva secondo le leggi biologiche stabilite per il suo organismo, cioè se si alimenta in modo vegano, respira aria pulita, beve acqua biologica incontaminata, fa attività fisica, è emotivamente sereno, psicologicamente equilibrato e spiritualmente aperto all’evoluzione della coscienza. Se solo una di queste componenti viene a mancare o ad essere carente, si aprono delle “falle nell’esercito” improntato a difesa del nostro organismo con le inevitabili conseguenze di attacchi che alla fine portano a malattie a volte anche mortali. La componente che maggiormente determina la salute o della malattia dell’individuo è quella alimentare: siamo fatti da ciò che ingeriamo: se quello che mangiamo è incompatibile con i meccanismi chimico-biologici-energetici del nostro essere fruttariani la sostanza introdotta viene considerata dall’organismo un veleno, un aggressore, un nemico. La conferma che la carne e derivatati animali hanno queste pericolose caratteristiche  viene dimostrata fin dal 1930 dal dr. Kautchakoff a conclusione di migliaia di esperimenti condotti su molti soggetti e su se stesso. Anche Gilbert e Dominicé, ricercatori belgi, arrivano agli stessi risultati dimostrando che l’assunzione di carne provoca nel tubo intestinale un inquietante aumento di germi patogeni che passano da 2.000 unità a 70.000 mila per mmc. Anche i cibi cotti sono interpretati come aggressori: la cottura infatti provoca la moltiplicazione quasi immediata dei globuli bianchi: la stessa reazione che si verifica quando è in atto un’infezione o una qualunque malattia.

Franco Libero Manco  - http://wpop18.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=dwwqPfEqwNwTJr5jjz1ussv/MZ07WIJTK8MjMyKicBWv%2BX7HxladjuyP6ZQ2lAsE33AlZGps87I%3D&Link=http%3A//www.universalismo.it

Lettera aperta di Mauro Galeotti sul nuovo aeroporto di Viterbo con risposta di Paolo D’Arpini

Lettera aperta all’amico Paolo D’Arpini sul nuovo aeroporto di Viterbo dopo la pubblicazione del suo pensiero circa l’aeroporto stesso.

Caro Paolo,
ho pubblicato il tuo scritto con piacere, e ci tengo a dirti che faccio parte della cordata di Tuscia Vola per l’Aeroporto, pur non essendo di Destra, sono stato un vecchio (ho 57 anni) democristiano, e posso condividere quanto da te scritto e quanto scritto dall’amico Michele Bonatesta, ma è più forte in me la possibilità di realizzare a Viterbo l’aeroporto che, ovviamente, porterà varie penalità, che non sto qui ad elencare perché note, ma spero possa portare altrettante possibilità di sviluppo economico in questa città ancora, tristemente, sotto le influenze dei pontefici del 1200.
So bene i problemi che possono derivare da un aeroporto, ma so pure che Viterbo ha perso troppi “treni” in passato, ad iniziare dalla stazione di Orte, dall’autostrada, dalle industrie, dalla ferrovia…

Oh! sì l’ambiente! è vero avrà dei cambiamenti, ma fino ad ora non siamo riusciti a valorizzare le nostre risorse ambientali di cui la nostra zona è ricchissima.

Non siamo riusciti a dare il giusto valore e non siamo riusciti a diffondere il nostro meraviglioso ed unico folclore, pochi conoscono la Macchina di santa Rosa, il solco dritto di Valentano, la Barabbata di Marta, i Pugnaloni di Acquapendente, i Misteri di santa Cristina di Bolsena, il Purgatorio di Gradoli…

Pensa che Viterbo dalle cento torri di una volta, ora sono molto meno, ebbene non ne ha una su cui il turista può salire per ammirare i dintorni, pensa invece alla torre degli Asinelli, la torre del Mangia, il campanile di Giotto, il campanile di san Marco.

A Viterbo non c’è un palazzo storico (Chigi, Especo y Vera, Lomellino d’Aragona, Nini, Mazzatosta, Alessandri che è aperto solo se c’è una rara mostra) in cui poter accedere per ammirare gli affreschi al loro interno, noi siamo ancora tutti a terra, ad aspettare che appaia l’angelo e ci conduca lungo la via dell’intelligenza.

Manca la cultura.

Gli altri realizzano economia con i loro beni culturali (Perugia, Orvieto, Siena…), noi dormiamo, pensiamo all’orticello davanti casa che sia verde e di quello ingiallito del vicino ce ne fottiamo altamente.

Ora l’aeroporto, se si realizzerà, viste le enormi difficoltà dell’avvio, potrebbe, e dico potrebbe, essere uno sfogo di lavoro per i nostri ragazzi, di contatto con culture diverse per far conoscere la nostra Città e i paesi dell’Alto Lazio, semplicemente meravigliosi, con i loro castelli, le ville, i palazzi, le chiese, sta a noi tenere sotto controllo lo sviluppo nella realizzazione dell’aeroporto, che dovrebbe avere un indirizzo ecologico, di basso inquinamento, così dicono esperti nel settore.

Non sono un tecnico, ma mi fido di chi ha studiato la materia in maniera scientifica, anche perché non sono dei politici, quindi non dovrebbero giobbare con le parole.

E’ ovvio che non ho la palla di vetro e non so come andrà a finire, ma sono in buona fede e spero che Viterbo possa entrare nei circuiti internazionali, per essere conosciuta, valorizzata e rispettata per quello che effettivamente vale, ma i primi a capirlo dobbiamo essere noi che respiriamo la sua aria.

In chiusura ti ringrazio per l’articolo perché, in ogni caso io la pensi, mi fa riflettere e ponderare in merito agli aspetti negativi da te evidenziati saggiamente.

Grazie di cuore.

Un affettuoso abbraccio

Mauro Galeotti…e, a sua volta, lettera aperta di risposta da Paolo.Caro Mauro,
grazie per la tua lettera umanissima e condivisibile per molti aspetti.
Dovresti pubblicarla sotto l’articolo come tuo commento, sarebbe più che dignitoso ed utile avere a disposizione pareri diversi che inneggiano però alla qualità della vita ed al benessere della popolazione viterbese.Certo le angolazioni divergono e in alcuni punti sono contrastanti (soprattutto per quanto concerne le conseguenze ambientali), ma è chiaro che sia tu che io scriviamo quel che scriviamo per “amore di Viterbo”.

Anch’io mi sento un po’ viterbese e spesso ho pensato che se avessi potuto sarei anche venuto ad abitare a Viterbo (certo adesso con il rischio di rombi aerei assordanti sulla testa quella tentazione è di molto inferiore), in ogni caso sono innamorato di Viterbo e della Tuscia che considero la mia casa finale.

Non potrò né vorrò più trasferirmi altrove e questo è il motivo che mi spinge ad occuparmi dei tanti problemi della nostra casa comune.

Comunque sappi che non sono assolutamente contrario all’aeroporto, in fondo l’ipotesi di Bonatesta di un aeroporto al servizio civile per voli interni e di turismo qualificato non mi spiace, il fatto è che non si andrà in quella direzione – ed anche tu lo sai – ma verso ben altre…

Ascolta il mio consiglio, pubblica il tuo commento sul tuo stesso giornale on line, è doveroso da parte tua ed è un invito alla riflessione!

Ti abbraccio con stima ed affetto.

Paolo

P.S.
Le opinioni cambiano, lo sai che sino a qualche anno fa io e Bonatesta eravamo fervidi avversari su molte cose?

Conservo ancora gli articoli di botta e risposta che venivano pubblicati sui giornali di Viterbo su vari argomenti contrastanti, questo ti dovrebbe far capire che né lui né io – oggi – ragioniamo per partito preso…. e sicuramente ciò vale anche per te.     P.P.S. Questa corrispondenza è pubblicata anche su: http://www.viterbotv.it/ 

Cari Amici,

Questa battaglia drammatica è iniziata  due anni addietro  allorché,  in  vista delle imminenti elezioni al Comune di Viterbo, le coorti politiche -senza alcuna differenziazione ideologica- si schierarono massicciamente a favore dell’istituzione di un mega aeroporto per voli low cost da istituirsi nella Città dei Papi, nei precinti del piccolo scalo militare di questa città (in vista dell’alleggerimento dei voi su Ciampino). Soprattutto i partiti degli affari, ovviamente, spinsero “per lanciare Viterbo nel gran mondo aereo”, iniziarono i DS & Margheritini (Sposetti, Fioroni et Bersani) che passarono poi la palla  ai  PDL ed alleati nordici (Gabbianelli, Marini et Tajani). Vinte le elezioni i “destri” fu addirittura nominato un assessore all’aria (una specie di Goering nostrano) un tal avvocato Bartoletti da Viterbo, il quale in  realtà tratta solo di aria fritta  giacché, sin’ora,  oltre le roboanti dichiarazioni,  la costituzione dell’aeroporto  non decolla,  anche perché  osteggiata dalle stesse compagnie low cost e da problemi tecnici gravi,  per la mancanza di collegamenti con Roma, per la vicinanza estrema alla città, etc.

Malgrado ciò  le forze politiche destre-sinistre continuano a insistere sul vantaggio per la comunità viterbese di un aeroporto “da milioni di passeggeri e centinaia di voli giornalieri” che dovrebbero sorvolare le teste  dei tusci, in cambio di un pugno di dollari e di tre posti da inserviente ai bagagli. Fortunatamente, anche in seguito agli allarmi lanciati dai cittadini e comitati  di Ciampino che conducono una campagna di allerta  sui danni ambientali ed alla salute pel continuo sorvolo aereo della loro città, anche a Viterbo si  sta creando pian piano una consapevolezza popolare sul disastroso progetto che gli amministratori (dei propri affari) vorrebbero imporre alla comunità.

Nella Tuscia a lanciare l’allarme sui  danni conseguenti all’airport low cost  fummo proprio noi del Circolo vegetariano VV.TT.  (ecco la prova: http://archiviostorico.corriere.it/2007/luglio/06/Via_Tomacelli_160_co_10_070706035.shtml )  

Infatti ricordo la lettera da me scritta quando ancora tutti -lista viterbese Beppe Grillo compresa- inneggiavano al “meraviglioso progetto di Viterbo che vola”. Quella mia lettera titolata “Viterbo: Una corsa verso l’autolesionismo” (potete cercarla su Google) fu censurata da tutti i giornali locali e per due mesi ignorata, finché un giornale di Viterbo, Etrurialand, la pubblicò e da lì nacque  pian piano una presa di coscienza sul problema incipiente (noi del Circolo a quel tempo non avevamo ancora un sito).

Ora la battaglia è portata avanti soprattutto da colui che -in buona fede- per primo propose il potenziamento del servizio civile dell’aeroporto di  Viterbo -l’ex senatore Michele Bonatesta-  il quale ha ormai compreso quale meccanismo diabolico sia sortito dalla sua idea, inizialmente benefica… ed ora strumentalizzata dai grandi affari….

E qui vi invito a leggere  un recente articolo su questo argomento,  uscito  sul sito diretto da Michele Bonatesta stesso,  e capirete molte cose…

http://www.latuavoce.it/notizie/notizia.asp?id=12229

Vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto con affetto e simpatia.

Paolo D’Arpini  

P.S. se lo ritenete opportuno potete liberamente divulgare questa mia lettera.