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Categorie passive nella società industriale e scollamento familiare e sociale

Comunicati Stampa ilaria 26 luglio 2008

"Ci sono così tanti doni, mio caro, ancora non aperti dal tuo giorno di nascita.
Oh, ci sono così tanti regali fatti a mano, spediti per la tua vita da Dio..."

(Mafiz)

Il culto degli antenati in molte delle civiltà antiche è stato il fattore coagulante per la conservazione del senso di comunità. In Cina, ad esempio, era assurto quasi a religione, infatti il confucianesimo non è altro che un sistema morale basato sul rispetto delle norme “gerarchiche” di padre/figlio – sovrano/suddito.
In qualche modo questo sistema, che garantisce  un ruolo alle generazioni della comunità,  ha assicurato in oriente come in occidente, una crescita ordinata e rigorosamente etica della società, pur con le pecche di inevitabili eccessi, esso ha mantenuto quel processo solidaristico nato nei clan matristici anteriori, e successivamente trasmesso al patriarcato.

Questa concezione è andato avanti senza grandi sovvertimenti sino all’inizio del secolo scorso momento in cui si è avviata una “rivoluzione di sistema”, una rivoluzione apparentemente incruenta e non specificatamente voluta, ma  il risultato è un repentino mutamento d’indirizzo e la sortita  dei modelli utilitaristici ed esclusivi. Coincide con l’inizio dell’era industriale e dell’economia di mercato e con la comparsa dei grossi insediamenti urbani, le metropoli., che già avevamo visto l’abbozzarsi  nel modello imperiale di Roma  poi ripreso negli Stati Uniti d’America. 

La scintilla del nuovo paradigma sociale ed economico -secondo me- è una diretta conseguenza della grande crisi del 1929 che da una parte costrinse migliaia di famiglie all’urbanizzazione forzata ed all’abbandono del criterio piccolo-comunitario  e all’adozione  di  modelli sociali strumentali. Una nuova programmazione  sociale ed economica basata sulla capacità collettiva di produzione e sul consumo di beni superficiali (coincide con la nascita della Coca Cola, delle sigarette, delle fibre sintetiche, della diffusione di automobili ed altri macchinari). Come ripeto questo modello non fu specificatamente perseguito ma l’inevitabile conseguenza di una accettazione di gestione produttiva “finalizzata” -da parte degli individui operativi- e la demandazione agli organi amministrativi delle funzioni solidali e sociali.

Questo procedimento trovò la sua affermazione anche in Europa  a cominciare dagli anni ‘50 (malgrado le prove generali dei primi del secolo in Inghilterra) e pian piano si espanse al resto del mondo occidentalizzato,  meno che in sacche di  necessaria “arretratezza”  che oggi definiamo “terzo o quarto mondo”.  Ma questo terzo o quarto mondo sta anch’esso pian piano assumendo il modello utilitaristico ed il risultato è il totale scollamento familiare e sociale con l’interruzione dell’agricoltura ed artigianato e venuta in luce di schegge impazzite di società aliena a se stessa. Avviene nelle cosiddette megalopoli di venti o trenta  milioni di abitanti, con annesse baraccopoli e periferie senza fine. La solidarietà interna delle piccole comunità è morta mentre si son venute a stratificare  categorie sociali che hanno poco o nulla da condividere con “l’umanità”.

Nelle grandi città industrializzate e consumiste da una parte c’è la classe dei produttori  “attivi” e dall’altra quella dei cittadini “passivi”,  ovvero i bambini e gli anziani. Lasciamo per il momento in sospeso la discussione degli attori in primis, i cosiddetti produttori ed operatori, e vediamo cosa sta avvenendo nelle categorie passive, degli usufruitori inermi od assisiti.

I bambini sono forse i più penalizzati giacché  verso di  loro è rivolto il maggior interesse redditizio e di sviluppo, sono i “privilegiati” delle nuove formule di ricerca di mercato  ed allo stesso tempo abbandonati a se stessi, in seguito alla totale mancanza di solidarietà interna in ambito familiare e sociale. Con poche prospettive reali di crescita evolutiva in intelligenza ed interessi  futuri, i bambini si preparano ad essere la “bomba” della perdita finale di collegamento alla realtà organico-psicologica tra uomo natura ambiente. Già in essi assistiamo alla quasi totale incapacità di relazionarsi con una realtà sociale e materiale, sostituita da una “realtà virtuale e teorica”.  Ora finché le generazioni che son nate  dagli anni ‘50 sino al massimo degli anni ‘80 sono in grado di reggere il colpo della produzione utilitaristica questa massa di “imberbi passivi” può ancora mantenere una ragione almeno consumistica, dopodiché la capacità di sopravvivenza si arresta ineluttabilmente, assieme al volume operativo dei genitori…..

L’altra categoria, passiva per eccellenza, è quella degli anziani ed invalidi, i pensionati, che sopravvivono senza speranza già sin d’ora, preda di violenze sempre più diffuse, di furti e truffe e di strumentalizzazioni della loro condizione  vittimale (perseguita da enti ed associazioni che sorgono per “proteggerli” dagli abusi….).  Nella società solidaristica antecedente  gli anziani avevano una precisa ragione sociale nella trasmissione della cultura e delle esperienze necessarie alla vita, convivendo in ambiti familiari in cui non c’era separazione fra bambini, giovani e vecchi.  Ora gli anziani son d’impiccio e finché possono arrangiarsi da soli, bene, poi diventano oggetto di mercato per gli assistenti sociali, per gli ospizi e  per colf spesso senza scrupoli o finti operatori assistenziali che mungono alle loro misere pensioni, inoltre -recentemente-  son sempre più vittime di “enti morali” fasulli e ladri. E questo perché gli anziani non hanno più alcun posto né tutela nella società.

Ma, qui vorrei porre un punto interrogativo, come faranno i quarantenni di oggi a garantirsi la sopravvivenza se la struttura sociale è così degradata?  I quarantenni di oggi saranno ancor meno assistiti sia dalla società che dai loro stessi figli e -mi vien da dire- sarà proprio per questo inconsapevole sospetto che molti rifiutano di aver figli e si atteggiano ad eterni “ragazzi”.  Oggi si è  “giovani di belle speranze” sino a cinquant’anni (ed oltre) e poi improvvisamente si precipita nell’inferno dell’anzianità e dell’abbandono…..  Insomma “finché ce la fai a barcamenarti con le tue forze bene e poi ciccia al culo!” Forse siamo ancora in tempo a prendere coscienza di ciò ed attuare una repentina inversione di marcia prima del precipizio…..

La soluzione -secondo me- sta nel superamento dei  modelli consumistici e dello schema familiare di coppia tradizionale, in primis, per ritrovare in una socialità allargata nuove espressioni  per la solidarietà umana, contemporaneamente abbandonando il permanere nei grandi agglomerati urbani  e rinunciando ai parossismi culturali (musiche preconfezionate, televisioni, sport idioti, giochetti virtuali, etc) in modo da  ricreare in noi lo stimolo primario della gioia di vita e la capacità creativa  per   produrre qualcosa  che abbia lo spirito  del necessario e del bello. Insomma si parla ancora di ecologia profonda e di spiritualità laica. 

Paolo D’Arpini

Paradiso ed inferno con un solo ingresso: “entrata/uscita”.

Compagni di viaggio ilaria 20 luglio 2008

Meditazione del   08.08.08.

C’è una sostanziale  differenza, nell’atteggiamento interiore,  se noi crediamo di aver scelto il compimento di una determinata azione (o corso di azioni) oppure se noi semplicemente sentiamo di star affrontando delle contingenze (se rispondiamo  cioè allo stimolo degli eventi in corso).  Nel primo caso ci sentiamo responsabili ed abbiamo precise aspettative verso i risultati del nostro agire, nel secondo sappiamo che la nostra energia si muove in sintonia con le condizioni in cui ci troviamo e non calcoliamo di dover adempiere ad un preciso fine.   E’ evidente che nel primo caso sperimentiamo un senso di costrizione, delusione o speranza,  mentre nel secondo il nostro comportamento molto somiglia ad un gioco infantile.  Sappiamo bene che il distacco e la quiete interiore sono un fattore importante per la riuscita, tant’è che al momento di superare un esame facciamo di tutto per sentirci rilassati, anche se -in verità-  lo sforzo stesso di rilassarci non produce l’effetto desiderato…..Eppure, nel mondo parliamo di “riuscita” in ben altri termini e cerchiamo sempre di porre l’accento sul nostro “sforzo personale”.Ma torniamo a considerare il primo caso, in cui  definiamo il nostro agire una “libera scelta”,  agendo come bulldozers e seguendo regole precise auto-imposte o subite,  affermando  “questa è la nostra decisione” e seguendola con   fede cieca.  Magari non siamo consapevoli che nel secondo caso potremmo facilmente galleggiare -o nuotare- seguendo la corrente  e che la nostra volontà  corrisponderebbe spontaneamente alla nostra disposizione innata…

Vediamo ora che i risultati ottenuti nel primo caso sono per noi frutto di preoccupazione e sconforto mentre nel secondo caso, navigando a vista, ogni risultato è una scoperta, ogni approdo un arricchimento. Ma -stranezza del caso-  sentiamo affermare nel mondo “…quello è un uomo tutto d’un pezzo e di successo che si è fatto da sé lottando con le unghie e coi denti…” e per contro “…quella persona è un sempliciotto che vive in beata innocenza, senza interessi e non sa nemmeno cosa  è bene e cosa è male…”.

Ed a questo punto vorrei chiedervi, non furono cacciati Adamo ed Eva dal paradiso terrestre proprio per aver assaggiato il frutto del bene e del male?  Eppure di tutta la Genesi questo, che mi sembra il passaggio più significativo, viene spesso descritto come una favola… in realtà è un’allegoria dell’uscita dall’armonia dell’unità primigenia e l’entrata nell’inferno della differenza, del dualismo e della separazione.

Per fortuna non dobbiamo aspettare molto (né tante .. e neppure una vita basta un momento) per capire il trucco dell’illusione, della proiezione egoica duale,  giacché l’unità nella coscienza non è mai venuta meno, è proprio qui ed ora… e non allora o domani… Paradiso ed inferno son solo paradigmi della mente, nel divenire.

Si chiedeva Eric Fromm: “essere o avere?”

Paolo D’Arpini   Programma della giornata nell’articolo sottostante. 

La banca del cibo e la sopravvivenza quotidiana

L’analisi sistematica delle specie vegetali presenti nel mondo iniziò nella fredda Svezia nella metà del ‘700, dove Linneo e la schiera dei suoi discepoli si presero la briga di raccogliere informazioni sulle specie arboree, sistemando un catalogo botanico di tutto ciò che cresce sulla faccia della Terra. Potremmo dire che Linneo avviò la prima “banca del seme” egli era un ricercatore amante della natura e la sua opera era a vantaggio di tutta l’umanità.    Oggi, strano  a dirsi, l’onere della conservazione e ricerca delle erbe commestibili ed officinali è passata dai ricercatori erboristici  alle multinazionali (fra cui Monsanto e Syngenta, i due colossi del geneticamente modificato), infatti  non distante dalla patria di Linneo, nelle fredda isola di Spitzbergen nel mare di Barents, esse stanno costruendo una mastodontica superbanca di tutte le sementi presenti nel mondo. “Una banca scavata nel granito, con speciali aeratori, portelloni e muraglie in cemento armato a prova di bomba” Scrive  Maurizio Blondet.   Forse ci si aspetta la fine del mondo? Oppure semplicemente si cerca attraverso i brevetti di appropriarsi  dei diritti d’autore della vita sul pianeta?  Non voglio però assumere un atteggiamento catastrofista, poiché di situazioni drammatiche il pianeta Terra  ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell’intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell’isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile. Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, soprattutto in “assenza” dell’uomo.   L’isola dei pazzi di Spitsbergen sarà come la torre di Babele, ne son certo, in quel fortilizio del “valore aggiunto” resterà solo  un accumulo morto di informazioni.  La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell’arroganza “scientifica”  e, malgrado l’apparente cecità, l’uomo non potrà  distruggere  la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo non ostante  la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita,  alla fine la capacità di conservazione saprà “affermarsi”.   Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell’asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta ed un po’ tonta…   Eppure l’uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni.  Ora pare che le multinazionali, le stesse che provvedono ad avvelenare e distruggere, vogliono conservare l’intero patrimonio genetico della terra? Vediamo cosa succede!Ma intanto  vi ricordare  il racconto “La giara” in cui compare Titta dopo aver fatto riparare una grande giara crepata, da un vasaio che era dovuto entrarvi dentro,  si rende conto che per far uscire il vasaio occorreva rompere di nuovo la giara?  Ed ancora… sapete  come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta  una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile  un grosso frutto, la scimmia l’afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente tanta  che preferisce restar lì finché arriva l’ideatore della trappola e afferra la scimmia per la collottola….

Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un’esistenza distaccata dal resto dell’esistente.  Attraverso la “virtualizzazione” si misura l’esistente sul piano dell’illusione, del glamour, della distorsione, dell’accumulo di conoscenze utilitaristiche,  creando così confusione fra identità provvisoria  e quella permanente. In sanscrito questo processo-trappola si chiama “aham vritti” ovvero proiezione speculativa dell’io che si identifica con le tendenze con cui viene in contatto.  Ma in natura “ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa” questo era il motto del nostro Linneo, stretto osservatore non interventista….. ed il mio con lui.  Paolo D’Arpini

16 agosto 2008 – La Luna in mezzo ai cocomeri.

Eventi ilaria 19 luglio 2008

Cade proprio in mezzo, fra la tradizionale ricorrenza cristiana dell’assunzione in cielo di Maria e la festa di Portuno protettore romano dei porti e delle porte, una luna piena così non si può mancare…   Rinnoviamo perciò l’invito a trascorrere i tre giorni di Ferragosto (15, 16 e 17 agosto 2008) qui con noi aspettando il Grande Cocomero, nell’orto dei cocomeri dove non è stato seminato mai alcun cocomero, e solo un miracolo potrà farvi apparire la cucurbitacea magica che ogni anno attendiamo invano.   Chissà, forse con la luna piena di mezzo, magari succede…. le porte sono aperte…. ed inoltre… chissà se qualche matto come noi verrà a farci compagnia… anche se solitamente -così mi ha scritto un amico- non viene letta più di una riga per pagina, stavolta il comunicato è talmente breve e qualcuno si è attardato a leggere sin qui e magari si sarà convinto!   Appuntamento maieutico: dal 15 agosto sino al 17 agosto 2008  al circolo vegetariano di Calcata – Via del Fontanile snc.   “Apprendiamo l’arte di conoscere se stessi senza far nulla, aspettando il Grande Cocomero”   Portare sacco a pelo e cibo vegetariano sufficiente per tre giorni, così a lungo dura quest’anno l’attesa….   Prenotazione obbligatoria: Paolo – 0761/587200 oppure scrivere qui.

Il grande caldo – dal 22 luglio al 21 agosto

Lunario ilaria 18 luglio 2008

Il momento.

Il solleone impera.  Il Leone e la Scimmia si danno la mano in questa stagione…. Nel Libro dei Mutamenti questo momento è indicato dall’esagramma La Ritirata. Recede la durata del giorno e l’autunno si avvicina.

  “If sages were concerned solely with their own happines with whom could those tormented by the sorrows of samsara seek refuge?”  Dice Vasishta a Rama consigliandogli di cercare a tutti i costi la compagnia dei saggi, ed in questo periodo ce n’è proprio bisogno… e ce lo conferma  Marcel Proust: “Il vero viaggio consiste  non nel cercare terre nuove ma nell’avere occhi nuovi”.Muoversi con la luna

Questo è il lampo del grande caldo che ci fa desiderare l’arrivo dell’autunno, la luce che desidera la tenebra per riposare in essa. Molto favorevole la raccolta di erbe per rafforzare il cuore favorevole anche la falciatura di terreni erbosi in luna crescente ed anche il trapianto di fiori e frutti e di verdure che marciscono con facilità.

Cura del mese.

Punture di insetti. Strofinare la zona punta con una fetta di limone oppure con un impacco di bicarbonato umido con argilla. In assenza di tutto ciò leccare di tanto in tanto (con abbondante saliva) la parte arrossata, la nostra saliva è un rimedio per tutti i mali sempre a portata di.. bocca.

Ricetta di crudità.

In cucina si consiglia la cura dell’insalata. Mescolare insalata a foglie (lattuga,  indivia, scarola, radicchio, spinaci, bietine, etc) con  un po’ di verdura affettata fine (zucchine, carote, sedano, ravanelli, zucca, etc), aggiungere -se si vuole- un po’ di yogurt naturale o formaggio a scagliette, olive e capperi ed una manciata di frutta secca, qualche erba aromatica e condire con limone ed olio d’oliva, poco sale o gomasio.

Tradizioni.

Per gli atzechi questo era il periodo della celebrazione del Fuoco e dei sacrifici. La potente energia del fuoco doveva essere alimentata  offrendo altra energia… Per noi popoli mediterranei la potente luce del sole era ed è simbolo di trasformazione. Tutto diventa “oro lucente”. Il periodo dedicato a Giove (che generò Danae trasformandola in pioggia di luce). Il culto del sole era praticato anche in Egitto ed il faraone era il suo simbolo in terra. A Roma l’imperatore Aureliano costruì nel 274 d.C. un magnifico tempio ad dio Apollo, personificazione del sole,  e divinità dell’arte e della bellezza.  La luce del sole è da sempre ed ovunque simbolo di “ragione purificata” alla quale si giunge allorché tutti gli uomini avranno ottenuto quello stato di “ragionevolezza” o saggezza ed allora essi ritroveranno l’Eden in terra.

Pensieri edificanti buddisti.

“La pratica del buddismo deve insegnarci a vivere le nostre esperienze  nello stesso modo: senza eccitarsi per le esperienze dolorose o piacevoli, senza deludersi per quelle neutre. Quello che conta è riposare nella natura stessa dell’esperienza”. (Michael Hookham)

“Se apriamo i nostri occhi, se apriamo le nostre menti, se apriamo i nostri cuori, scopriremo che questo mondo è un luogo magico. La scoperta di questa magia può avvenire solo quando superiamo il nostro imbarazzo di essere vivi, quando abbiamo il coraggio di proclamare  la dignità e la bontà di essere vivi, senza esitazione o arroganza”. (Choghyam Trungpa)