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Energia elettrica ed autonomia politica in Italia

Comunicati Stampa ilaria 31 luglio 2008

Il 30 luglio 2008 è stata  avviata a Torre Valdaliga nord (Civitavecchia) la riconversione della centrale ad olio combustibile che viene sostituito dal cosiddetto “carbone pulito”. Questo secondo alcuni è un passo necessario per l’abbassamento del tasso d’inquinamento  nella produzione energetica, ed in verità,  anche se all’inaugurazione c’erano  Scaiola e Letta del governo Berlusconi (era atteso anche lui il Cavaliere ma forse l’opportunità politica gli ha consigliato di non farsi vedere), quest’impianto fu voluto dal governo Prodi e votato dalle stesse forze (verdi, comunisti, etc) che ora montano la protesta.

Ed allora perché  ho espresso la mia solidarietà ai cittadini di Tarquinia che protestano per la polluzione di fumi e veleni  sul loro territorio ? 

E qui debbo dire che capisco perfettamente i tarquiniesi che si vedono inquinare (senza vantaggi di ritorno) per scelte non loro, come capirei le proteste degli abitanti dell’arco alpino che  vivono a ridosso delle centrali nucleari Francesi. Noi compriamo energia elettrica dalla Francia ma le loro centrali sono  ai confini con l’Italia (che è un paese denuclearizzato). Queste incongruenze della povera Italia hanno una storia lunga   dietro….  La storia inizia con il “boom” economico del dopoguerra, con la creazione dell’Eni e con la scomparsa  (uccisione?) di Mattei il suo presidente battagliero che si era messo in testa di rendere il nostro paese “autonomo” dal punto di vista energetico. L’autonomia dello Stivale non è mai piaciuta  alle Grandi Potenze, l’Italia poteva anche sviluppare una sua economia industriale purché restasse succube e ricattabile. Vedi ad esempio, una cosa che può sembrare banale, la sostituzione della canapa (che per legge fu proibita dal trattato di pace con gli USA) per poter introdurre il nylon e le fibre sintetiche.  Ma andiamo per ordine.  Il nostro Paese sino alla fine degli agli anni ‘50 ed in parte ‘60 del secolo scorso ricavava la massima parte di energia elettrica  attraverso centraline idroelettriche poste lungo i fiumi che scorrono nel mezzo di  tutte le città italiane (infatti le città una volta nascevano proprio lungo i fiumi per  ovvia ragione  approvvigionativa). Ricordo ad esempio che proprio in quegli anni -in cui abitavo a Verona- andavo spesso  a passeggiare in periferia e sulla diga che sbarrava l’Adige e da cui si ricavava l’energia per tutta la città.

Sino ad un certo punto questa produzione energetica localizzata funzionò,  il problema di ampliarne la quantità  venne solo con l’avvento del modello consumista, per  produrre utensileria perlopiù di plastica, quali: suppellettili, mobili, giocattoli, stoviglie, etc. Da quel momento l’Italia si dovette piegare al sistema della produzione elettrica concentrandola in grossi impianti che  funzionavano (e funzionano) ad olio combustibile.  Sappiamo quali erano gli interessi delle case produttrici del petrolio e così andò a finire che diventammo sempre più schiavi di scelte economico-politiche “atlantiche” che non erano per nulla negli interessi nazionali.   Poi ci provammo con il nucleare, anche questo non per nostro interesse, ma fu abbandonato in seguito ad un referendum nazionale. Ci  abbiamo infine riprovato con il metano ma anche questo (lungi dalla ricerca di fonti nostrane) arriva da paesi  che possono chiuderci i rubinetti -Russia ed Algeria- anche perché le condotte italiane sono “terminali”  ovvero non “transitano” sul nostro territorio nazionale ma finiscono qui…

Ma torniamo a parlare di come si potrebbe risolvere il problema energetico nella penisola. Certo il “carbone pulito” è meno inquinante del petrolio ma anch’esso viene importato come il metano e  come lo sarebbe l’uranio (se si volesse tornare al nucleare). Di cosa è ricca l’Italia? Per antonomasia canora si dice “chisto è ‘o paese do sole..” quindi si potrebbe ricorrere al solare, ma attualmente i pannelli solari anch’essi inquinano, soprattutto nella fase produttiva del silicio necessario al loro funzionamento,  ma si potrebbe (sviluppando la sperimentazione in tal senso) allungarne la capacità di raccolta e la  durata (che oggi arriva a circa vent’anni).

Ciò non sarebbe però sufficiente per soddisfare le esigenze della grande industria del futile. Si potrebbero allora  realizzare impianti ad idrogeno, in effetti i motori ad idrogeno  esistono da anni (basti pensare ai razzi che vanno a questo propellente) e tra l’altro la scissione dell’acqua in idrogeno ed ossigeno sarebbe facilmente ottenuta con pannelli solari, ma l’idrogeno non piace ai potentati economici che campano sul petrolio. Si potrebbe ricorrere all’eolico ma qui subentrano fattori di carattere estetico ambientale, oppure alla geotermia e persino ai famigerati  “termovalorizzatori”  ma anche questi inquinano (la cosa da ridere è  che inviamo la plastica  differenziata delle nostre immondizie in Germania, pagando per lo smaltimento, e poi la Germania con essa ci produce corrente elettrica che rivende all’Italia…. e noi  paghiamo 2 volte….). 

Una soluzione intelligente potrebbe derivare dalla riconversione dei rifiuti organici e dei liquami in biogas, un ciclo concluso come si dice in gergo, ad esempio in certi paesi dell’Asia nei villaggi si produce elettricità dal gas ottenuto con la cacca degli umani e degli animali.   Insomma tutte queste opzioni potrebbero andar bene… l’importante -per ora- sarebbe diversificare al massimo e cercare di rendere la produzione energetica il più possibile “autonoma” e non soggetta a ricatti esterni.  Ma per far questo serve una chiara volontà e coraggio politico e soprattutto un reale decentramento  produttivo. Teoricamente anche forze come la Lega, attualmente al governo,  dovrebbero essere interessate a tale decentramento ma questa scelta non piace alla grande industria ed alle multinazionali e (come abbiamo visto in altri casi)…. i conflitti di interessi  sono troppo forti.

In verità per rendere  l’Italia libera da ricatti energetici occorrerebbe che il modello consumista venisse rivisto, la produzione industriale oggi è tutta tesa al superfluo (imballi, ciarpami ed  involucri usa e getta) ed andrebbe riordinato tutto il sistema  di produzione e riciclo rispettando la  “sostenibilità ecologica ” e le reali necessità  sociali.

Ma finché si continuerà a voler produrre energia in grosse centrali inquinanti come non potrei offrire la mia solidarietà ai cittadini di Tarquinia?

Paolo D’Arpini    

“Vacatio Agostina” – Comunicazioni di servizio

“Con le immagini la Coscienza è nella sua forma manifesta, senza immagini rimane  nella sua forma immanifesta” (Ramana Maharshi)

Vacatio Agostina?

No, non si tratta del digiuno mentale di Sant’Agostino che medita sull’impossibilità di capire l’assoluto, bensì delle imminenti vacanze di agosto. Anche se più sotto  vedrete che la “vacuità” c’entra qualcosa, inizio questa comunicazione di servizio per informarvi che le nostre validissime operatrici telematiche Cristina ed Ilaria, che curano il sito del Circolo, si prenderanno una “vacanza” (magari per motivi seri di altro lavoro od impegno) e perciò sul sito potrebbe esserci una certa lentezza…

Non scompariranno del tutto i nuovi articoli ma la loro pubblicazione  verrà rallentata…

Colgo quindi l’occasione per rammentarvi che l’8 agosto 2008 avremo qui al Circolo  la festa del godimento di quello che la natura ci offre, cioè la festa dell’Acqua Cotta, dedicata all’assorbimento nell’eterna beatitudine. Raccogliamo le erbe stagionali selvatiche nel campo e con un tozzo di pane secco ci facciamo una broda saporita e modesta.

Inoltre, per chiunque volesse trascorrere il Ferragosto con noi, proponiamo l’Attesa del Grande Cocomero, che quest’anno dura 3 giorni dal 15 al 17 agosto 2008,  si potrà dormire portando sacco e pelo e mangiare portando viveri sufficienti. Sono previste nel mezzo la luna piena e le stelle cadenti.

Ed ora voglio raccontarvi della mia personale “vacanza” di questa vita.

Perdita della ragione  vivendo nell’ignoto…..

  C’è stato un momento della mia esistenza qui a Calcata in cui ho dovuto affrontare la perdita della ragione. Non nel senso che sono uscito di senno ma nell’entrata in una condizione “psichica”  in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con  la testimonianza.  E lì  finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”?Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata. Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere,  nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi,  la colse, com’era buona….

Successe più o meno così pure a me,  ero oppresso ed aggredito a destra e sinistra da due satanassi malefici, il destino aveva deciso di mandarmeli per farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle loro provocazioni, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola).  Non avevo speranze..  quando  smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e l’impotenza,  la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male…. Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione, questo lo chiamo “perdere la ragione”.

Ma attenzione, strettamente parlano non si risolse in un “momento”, anche se la comprensione avvenne in un “flash”, poi si trasformò in uno stato, una condizione di essere in perpetuo bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.

Oggi ho visto descritta questa “qualità” in uno scritto di  Capra, il fisico, che più o meno dice: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.

Ed è proprio in questo stato  “aldilà del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza,  è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto!

Buona “vacanza” anche a voi tutti!

Paolo D’Arpini

Dulcinea e la quadratura del cerchio. Ottimizzazione utilitaristica?

Teniamo conto  della vivibilità umana e dell’ecologia profonda.

Dulcinea, per la quarta volta son qui  a scriverti, il 4 è un numero quadrato, e con questa lettera sto cercano di quadrare il cerchio….

  L’uomo in questo ultimo secolo è divenuto il peso più grande per il pianeta  Terra, siamo troppi  ed inquiniamo tremendamente e rubiamo spazio al selvatico. Tutto ciò  è innegabilmente vero, non posso però proporre soluzioni finali e sperare nell’armageddon, come molti illusi fanno, per risolvere il problema  del mantenimento di una civiltà umana degna di questo nome.    Nell’ecologia profonda si indica sempre  la condizione presente come base di partenza per il successivo cambiamento o riparazione….  considero però che questa società non potrà durare a lungo ed è bene che vi siano delle “nicchie” di sopravvivenza, dalle quali ripartire con nuovi paradigmi di civiltà in cui mantenere un equilibrio fra uomo-natura-animali (dice una poesia: o si salvano o si perdono insieme).   A questi livelli di sopravvivenza “bruta” mi riferisco quando parlo dell’esperimento  in corso qui a Calcata, dove tutto il male e tutto il possibile bene sono presenti in egual misura. Credo che Calcata sia un luogo particolare, in mezzo alla natura con tutte le caratteristiche del selvatico ed in mezzo alla società consumista   in quanto modello alternativo bugiardo. Gli elementi della finzione e della verità, come in ogni esperimento alchemico che si rispetti, sono presenti ma non sappiamo come andrà a finire….   Anche se non è attualmente il mio compito specifico quello “di salvare il mondo” (”sed ab initium”)  sento che è giusto evocare questa necessità.  Siamo sul filo del rasoio e solo la vita potrà indicarci la direzione, al momento opportuno. L’idealismo non serve a nulla!  Non vorrei esprimermi come il  papa di una nuova religione,  non ho  assunto delle regole e dei comandamenti,  le mie lettere per te son solo proiezioni di pensiero, aggiustamenti mentali per individuare nuove vie di uscita.  Infatti a che servono i “principi” nella vita quotidiana, nella sopravvivenza quotidiana del giorno per giorno, salvando il salvabile senza rinunciare alla propria natura?…. 

Cara Dulcinea tu sei  l’altra parte di me,   ascolti e mediti e  talvolta  rispondi a monosillabi,  oppure non rispondi  affatto.  Mentre l’umanità  è subissata da annotazioni, riciclaggi, informative di ogni genere e tendenze da riempimento del vuoto (come fossimo circondati da tanti animali da compagnia) il tuo silenzio mi consola, mi fa supporre che stai leggendo queste mie lettere…  Ed anch’io spesso son costretto ad una cernita “censurante”, anche se non amo usare questa parola…. talmente tante sono le informazioni fasulle che ricevo nel continuo bisbiglio telematico.  In effetti il problema di internet è proprio l’eccesso informativo che diventa futilità, per questo mi piace l’idea della lettera non lettera, dell’esserci e non esserci, di  trasmetterti  pensieri e sentimenti in cui non vi sono  aspetti analizzati e “assunti”.  

Sai  una cosa, te la dico con beneficio d’inventario, ho notato che spesso quando si dice qualcosa di vero ed innovativo su internet, anche confidandolo semplicemente  a qualche amica come te, non si sa com’è ma quella stessa cosa viene ripresa e diventa un argomento di discussione importante…. L’altro ieri ad esempio parlavo del culto degli antenati in Cina e dello scollamento sociale e familiare e stamattina al bar ho velocemente seguito una trasmissione televisiva che diceva esattamente le stesse cose….

Vorrei ora raccontarti una storiella,  cerco di essere breve.  Una volta in una società futuribile in cui tutto era informatizzato e meccanico, un funzionario che si era stufato del solito tran tran  inutile e del vuoto migliorismo ottimizzatore di una società quadrata, chiese di essere trasferito  dal suo livello relativamente alto di attività ad un livello più basso, quello dei lavori manuali. Così fu mandato come operaio  addetto alla manutenzione delle strade e lì iniziò per lui una nuova vita, un contatto diretto con le cose che prima non conosceva. La fatica era tanta e non c’erano soddisfazioni o riconoscimenti e spesso i suoi colleghi di lavoro erano  persone che non vedevano più in là del loro naso. Egli notò che c’era un grande spreco di mezzi dovuto al fatto che non ci si prendeva dovuta cura degli attrezzi che spesso venivano lasciati sporchi a fine lavoro o sotto la pioggia. Nella guardiola dove lui dormiva c’era anche lì un computer, ovviamente era tutta informatizzato, come dicevamo prima, ed egli notò che c’era una voce fra le varie nello schema preformato in cui  inviava il riporto giornaliero alla centrale  che diceva “suggerimenti”, ovviamente era una voce quasi inutile in quanto nessuno leggeva i suggerimenti di un manovale, ma lui cominciò  scrivere i suoi appunti sullo spreco di mezzi dovuto all’incuria, e siccome ormai era tutto gestito da un computer centrale e gli amministratori ed i politici si basavano su quanto indicato in esso per governare al meglio il mondo (una sorta di ”Gallup” proiettivo delle informazioni), quando il computer centrale iniziò a dare indicazioni sulla necessità di prendere dovuto cura degli attrezzi pena la perdita di risorse preziose….. iniziò un processo a catena in cui quello che saggiamente di volta in volta veniva consigliato dal nostro uomo qualunque, passando dal computer centrale,  veniva recepito dal governo mondiale e  le “sagge ragioni” sulla gestione delle risorse divennero pian piano elementi di un congegno per il cambiamento della  società….           E’ solo una favola? Chissà…..?

Tuo Don Chisciotte

(alias Paolo D’Arpini)

Cerco famiglia…

Comunicati Stampa ilaria 28 luglio 2008

Cerco famiglia……  

Ecologia sociale  per superare la tendenza prostituzionale.
L’esercizio della prostituzione non ha età, sia in forma sacrale come avveniva nei templi dedicati alla Dea, sia in forma  mascherata come nel caso delle etere greche o delle geishe giapponesi, sia nel modo compassionevole come  per quelle donne che occasionalmente nei paesi “assistevano” maschi  non maritati in cambio di vivande e compagnia, sia nel modo così detto  “volgare” cioè con l’adescamento  per strada, la  prostituzione peripatetica,  ed ancora tanti sono i modi e le maniere della concessione carnale per  soddisfare  una necessità fisiologica (perlopiù dei maschi) in cambio di prebende e denaro. Certo la prostituzione è una consuetudine antica, ma non così antica come si vorrebbe far credere….
Infatti è solo con l’affermarsi del patriarcato, circa cinquemila anni fa, e con la pratica del “matrimonio” che nacque nella società l’uso di “pagare” la donna. Il matrimonio stesso è una forma di  accaparramento della donna, all’inizio per ottenere da lei  qualche prole  e successivamente per semplice sfogo sessuale. Ancora oggi in alcune civiltà asiatiche, in cui  ancora si manifestano tracce del primo modello patriarcale,  esistono i cosiddetti “matrimoni a tempo”, eufemismo per garantirsi i favori di una donna per un breve periodo….  In occidente  con l’avvento del cristianesimo, che ha sancito il matrimonio come vincolo indissolubile e sacramentale, è andata vieppiù affermandosi l’esigenza della prostituzione.
Insomma  si può tranquillamente affermare che la prostituzione è una diretta conseguenza del vincolo matrimoniale. Durante i periodi storici moralistici e fino alla legge Merlin in Italia il “turpe commercio” era stata regolato nelle così dette “case chiuse”, ovvero si erano tolte le prostitute dalla strada per evitare adescamenti scandalosi in periodi in cui i “colletti duri” nella società dettavano legge ma  è stato solo un ipocrita sotterfugio.  Oggigiorno  con la liberalizzazione dei costumi (sarebbe meglio dire con la perdita della decenza)  la prostituzione vagante, come pure quella domiciliare,   telefonica, telematica ed in ogni altra forma possibile ed immaginabile, è diventata la norma nel rapporto fra i sessi. Non c’è più confine fra chi si prostituisce istituzionalmente, part time, a tempo pieno, su internet, nei pub, nella via, in famiglia, in vacanza, al cesso,  che sia maschio o femmina non importa, chiunque in questa società è dedito alla prostituzione…. questa è la triste verità…. Ed il risultato è solo una maggiore alienazione ed un gran senso di solitudine…..
Trovo perciò assurda ogni pretesa dei governi di “regolamentare la prostituzione” quando nei fatti lo scopo è solo quello di reperire  nuove fonti di entrata per l’erario e non per sanare i mali correnti  dell’ipocrisia….. perbenista.
Allora, se proprio si vuole affrontare il problema, in primis, evitiamo il vincolo matrimoniale che – come abbiamo visto-  è  la causa prima di questo scollamento sociale e della perdita di spontaneità e dignità nei rapporti fra uomo e donna. Tra l’altro non c’è nemmeno più la scusa che il matrimonio serva per proteggere i figli “che son curati e educati dalle madri che stanno in casa a far le casalinghe”, lo sappiamo tutti che quella della casalinga è una categoria in estinzione. Tutte le donne infatti se vogliono campare debbono sbattersi a cercare un lavoro, come i  loro uomini, oppure…. prostituirsi..
Togliendo di mezzo la famiglia tradizionale, composta di marito e moglie, si possono facilmente ricreare soluzione fantasiose, le cosiddette famiglie allargate o “piccoli clan”, che  di fatto stanno già nascendo più o meno di straforo e senza alcun riconoscimento ufficiale (il massimo al quale si è arrivati ma sempre in termini “monogamici” è l’unione fra 2 persone dello stesso genere).  L’idea della famiglia allargata, con più femmine e maschi assieme,  inoltre è l’unica speranza per risollevare le sorti della solidarietà e cooperazione fra cittadini, giovani e vecchi, che oggi non trovano una dimensione  umana e culturale a loro consona. Si può definire “ecologia sociale”, una sezione dell’ecologia profonda.
Tante persone mi telefonano e mi chiedono: “dov’è che c’è una comune od un ecovillaggio in cui potrei andare a vivere?”,  questo è già un segnale che la famiglia allargata   sta entrando nella mentalità sociale corrente.  Solo che uno vorrebbe trovare la pappa fatta, ovvero la comune idilliaca già bell’è pronta e collaudata, invece per un risultato “ad personam” occorre rimettersi in gioco e soprattutto smetterla con i criteri speculativi del “do ut des” e del cercare gli stessi “conforts”  della società consumista  pure nelle nuove aggregazioni.
Basterebbe questo ad interrompere il processo “prostitutivo” maschile e femminile?  Forse…  se accompagnato da sincerità e pulizia di cuore e di mente. Sicuramente spariglierebbe le  carte e farebbe nascere nuovi esempi dimostrativi  nella società.           

Paolo D’Arpini

Terza lettera a Dulcinea

"...il dolore di un amante è come trattenere il respiro troppo a lungo nel mezzo di una canzone d'amore..."

(Mafiz)

Mia adorata, mi hai fatto pervenire vari commenti, dubbi, interrogativi e critiche sul  mio "j'accuse"  al vaticano, e sul come mi sono espresso nella mia precedente lettera..... Siccome tu sei  me stesso, sia pur in altra forma, come potrei lasciare quest'ombra d'incomprensione fra noi? Ecco quindi che ancora una volta mi accingo a tentare di comunicarti ciò che è aldilà di ogni comunicazione...

Dulcinea,  la coscienza non è ciò che appare nella coscienza, non è -per intenderci- sensazione, pensiero, emozione, intuizione, visione ma è quella luce che rende possibile ogni  percepire.  Perciò anche questa spiegazione fatta di parole non può qualificare o indicare la coscienza. Anche questo mio è un futile tentativo di definire l'indefinibile... ogni definizione è contenuto e mai può essere contenitore.

Come vedi non possiamo seguire un tracciato  solido ma  possiamo almeno stabilire ciò che "non" è coscienza, neghiamo ogni costrutto, assioma,  assunzione, pretesa di  descrivere ed incarnare la coscienza. Ed è proprio in questi termini che si configura la mia opposizione nei confronti delle religioni ed ideologie. In particolare, siccome sono in Italia, rivolgo la mia censura verso  il vaticano. Questo ente che  nei secoli ha  strumentalizzato la sete di conoscenza ed amore,  che spontaneamente si manifesta nell'uomo,  per costruire una gabbia dogmatica fatta di bugie, finzioni, costrizioni e furbizie.

La "religione" in se stessa non sarebbe colpevole ma tutti i sacerdoti, papi e cardinali che hanno utilizzato fallacemente il moto naturale del  ritorno all'unione (religo), sì!  Questi saccenti hanno compiuto il più grande inganno ed imbroglio, verso se stessi ed il loro prossimo, essi hanno svolto quella funzione tentatrice ed ingannatrice "dell'invidioso maligno...".

Mia cara, ora fai bene attenzione,  ogni simile cerca il suo simile, e non v'è alcun obbligo a restare impantanati in un "credo" (il momento che ne hai capito le conseguenze). Solo colui che insiste nel voler credere è compartecipe del bene e del male di quel credo.  Eppure, non è il credere anch'esso un pensiero? E non dicevamo poco fa che la coscienza  non può mai essere "rappresentata" da un pensiero, da una immagine?

Quindi perché restare avvinghiati ad un qualcosa che è mera illusione, un simbolo  duale del "bene e  male"? Ed inoltre non è forse detto persino nella bibbia  che l'uomo fu allontanato dal paradiso terrestre per aver voluto tastare il frutto del bene e del male?
E non è ancora detto, stavolta nel vangelo, beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli?  Ed in questo caso non è forse lo spirito della caparbietà e dell'illusione di considerarsi separati che impedisce l'accesso a quel regno?
"Dal tutto sorge il tutto, se dal tutto togli il tutto solo il tutto rimane" è la dichiarazione delle upanishad.  Abbandona, mia cara, ti prego, la vanità e l'arroganza separativa e compi senza paura il ritorno a casa, ove "tutto è ciò che sei..".

Nel gioco delle parti, tuo Don Chisciotte

(alias Paolo D'Arpini)