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Civita Castellana, i Falisci e la nuova Regione Tripolare della Tuscia

28 agosto:  “Quinto giorno prima delle Calende. Nefasto puro. In questo giorno si dedicò in Senato l’altare della Vittoria. Tramonta la Saetta e cessano di soffiare i venti Etesii. (Columella)”.

L’attivismo  di Fabio Galadini, uomo di cultura e politico civitonico, che sollecita  un nuovo assetto amministrativo a favore di Civita Castellana e dell’Agro Falisco mi riempie di orgoglio campanilista, allo stesso tempo mi sorge il dubbio che il suo impegno sia forse mal indirizzato….

La sua proposta di far entrare Civita Castellana nell’ambito territoriale della provincia di Roma è un po’ utopica e fuori tempo ed inoltre (mi si perdoni la disgressione) non vorrei che questa foga romanocentrica, già tentata nella vicina Sant’Oreste durante il fascismo che al grido di “Duce, Duce, portaci a Roma..” ottenne da Mussolini  l’inserimento del Soratte nella provincia della “Grande Roma” dando in cambio a Viterbo la minuscola ed allora misconosciuta Calcata, non vorrei dicevo che ciò portasse ad un replay del celebre melodramma (o psicodramma) messo in scena (se la memoria non mi inganna) nel 212 a.C. anno in cui un maestro falisco, ammiratore della cultura romana,  aprì di nascosto le porte dell’antica Falleri, altrimenti imprendibile, al generale Furio il quale per tutta ricompensa (com’era in uso a quei tempi) diede  via libera alle sue truppe “infuriate” d’inchiappettarsi i maschi falisci riottosi ed inoltre provvedere alla immediata fecondazione delle giovinette falische ormai “libere” (come segno d’amore per  quelle genti). Ed il buon Furio, nella sua massima riconoscenza e riconoscimento dell’importanza data da Roma a Falleri, fece immediatamente radere al suolo la “vecchia” città  (troppo difendibile) facendone immediatamente costruire una “più nuova e più bella che pria…”  in pianura e lungo la strada dei traffici che facevano comodo a Roma. 

Mi sono un po’ dilungato nell’exursus psico-storico solo per poter inserire nel discorso  un  parere  diverso sul  più idoneo assetto per l’Agro Falisco, ovvero la ricomposizione dell’area omogenea della Tuscia in chiave bioregionale.

Dicevo poc’anzi che la Provincia di Roma è in fase di scorporo in seguito all’imminente ufficializzazione di Roma Capitale, che dovrebbe  sull’esempio di altre capitali europee, come Parigi, assumere una  identità polico-amministrativa di Città Regione autonoma. In questo contesto si può chiedere la ri-aggregazione dell’alto Lazio in una nuova realtà amministrativa in cui Civitavecchia, Viterbo e Civita Castellana (eventualmente in comunione con Rieti) sarebbero chiamate a svolgere una funzione di volano  “tripolare”,   per la loro indiscussa importanza nella nuova realtà della Regione Tuscia (od Etruria se si preferisse questo nome).

Ecco il mio consiglio per Fabio Galadini è ch’egli dedichi le sue indiscusse energie e buona volontà verso questa più nobile e dignitosa causa. 

Cordialmente, Paolo D’Arpini

Coordinatore per la Tuscia della Rete Bioregionale Italiana Tel. 0761-587200 – circolovegetariano at gmail.com

Errata Corrige

Cari amici stavolta l’ho fatta veramente grossa,

non so da cosa è dipeso, ma evidentemente l’ego o la stupidità ha preso il sopravvento in me senza che me ne accorgessi. L’ho capito stanotte da un sogno che ho fatto, in cui simbolicamente assumevo una  “droga indiana” cioè
la polvere bianca del “non dualismo”  come scusa per esprimermi volgarmente ed offensivamente nei miei e nei vostri confronti.

Sto parlando della “bestemmia” contenuta nella precedente versione di questo articolo, che ora ho corretto.  Non  so nemmeno se i destinatari avessero fatto caso alla cosa e se questa mia lettera è sufficiente a chiedere ammenda, spero inoltre di ricordare tutti i destinatari originari della
lettera in modo da poter correggere l’errore.

Si tratta di questo dopo aver spedito un certo numero di copie di questo articolo contenente una “bestemmia” da me espressa nel dialogo realmente avuto e  raccontato con Luigi Cascioli, avevo ritenuto di voler mantenere nello scritto l’espressione volgare usata nella realtà, poi ieri un amico
-Fabiano di Vivi Viterbo-  mi ha fatto notare che non poteva pubblicare un articolo contenente una “bestemmia”.

Ringrazio Fabiano per l’appunto e la chiara visione dimostrata.

Purtroppo lì per lì non mi sono reso conto dell’errore da me commesso nel voler giustificare con lui e con l’altro amico Mauro quella espressione in termini di “non dualismo” – ma la mia giustificazione “che nel pensiero indiano non duale si afferma che tutto è Dio e quindi anche il porco lo è e
non poteva essere un’offesa nominarlo in quella forma” è stata solo un’arroganza da parte mia.

Stanotte infatti mi sono reso conto della mia volgarità e stupidità, soprattutto nel voler giustificare l’errore di partenza attraverso un altro errore di interpretazione.  Allora è vero che Dio è in tutto ma non posso
usare un  termine che “attualmente” è offensivo nella mia consapevolezza duale con la scusa che nel “non dualismo” non c’è alcuna  forma che non sia Dio.

Ho capito il mio errore e la mia presunzione di voler comprendere con la “mente” l’incomprensibile e chiedo umilmente scusa a tutti voi che vi “siete fidati” delle mie parole precedenti. Stavolta ho proprio toppato e debbo perciò fare questa pubblica ammenda e chiedervi di correggere il testo -se ancora pensaste di pubblicarlo- utilizzando la versione che segue.

Vi consiglio comunque di rileggerlo in questa versione in modo da poter -nei limiti del possibile ovviamente-  controbilanciare l’impressione negativa che ha offuscato la vostra mente -e di conseguenza la mia.   Fatelo come
gesto di carità e compassione nei miei confronti, in quanto  fratello spirituale penitente e consapevole dell’errore  commesso.

E con questo chiudo la mia confessione  sperando di dimenticare presto questo spiacevole capitolo……

Vi saluto con stima.
Paolo D’Arpini

“Prendiamoli per la gola”

Comunicati Stampa ilaria 26 agosto 2008

Programma vegetariano in collaborazione con l’AVI durante la prima settimana di ottobre 2008.

In omaggio a San Francesco d’Assisi (che ricorre il 4 ottobre) ed in memoria della semplicità di vita francescana, il Circolo vegetariano VV.TT. aderisce all’iniziativa promossa dall’AVI per la divulgazione del vegetarismo in Italia, utilizzando la tentazione  della buona e sana cucina…. che ci contraddistingue.

L’iniziativa è denominata  “Prendiamoli per la gola – settimana della  convivialità vegetariana”  e si tiene dal  1° al  7 Ottobre 2008,  e sarà  per noi un’occasione  di fornire  alle persone interessate alla dieta vegetariana o vegana  un  esempio di comunione  laica  basata sulla condivisione del cibo da ognuno portato con integrazione di erbe selvatiche commestibili che verranno raccolte durante una passeggiata nella valle del Treja e nel Tempio della Spiritualità della natura.

In questo periodo di ottobre si trovano  nel parco del Treja e nel  Tempio della Spiritualità della Natura: topinambur, zucche e zucchine tardive, biete, nocciole, prugnoli, melette selvatiche, bacche di rosa canina, nespole selvatiche, erbe aromatiche varie (salvia, rosmarino, mentucce, etc) ed inoltre si possono  già raccogliere delle cimette di ortica, foglie di  bardana e cavolaccio, semi di finocchiella,  piantaggine,  e diverse altre  cosucce interessanti.

Di solito mangiamo le specialità locali in forma di crudità (ortica e zucca  comprese) che vengono lasciate macerare per qualche minuto in limone od aceto, sale ed olio di oliva del posto. Gli ospiti possono portare con sé una pietanza in modo da ricreare il senso della comunanza in cui viene spartito il cibo e si percepisce la sacralità del nutrimento condiviso. Il Circolo offre  talvolta del vino biologico locale  oppure delle tisane con le erbe raccolte oppure thé fermentato (kefir),  l’acqua di fonte è reperibile a pochi passi dal Circolo (siamo appunto in via del Fontanile)
Data la particolarità dell’incontro, coloro che desiderano partecipare sono pregati di avvisare telefonicamente e di venire muniti di buona volontà ed abiti comodi  è preferibile venir per la tarda mattinata e quindi per il pranzo, va bene anche il pomeriggio sino al crepuscolo, non più tardi perché al Circolo  non c’è illuminazione elettrica ma solo candele,  per vedere meglio lo spirito che ci anima….

Durante questa prima settimana di ottobre è prevista una discussione su Ecologia sociale e profonda  sul tema: “Città regione bioregione”. Per avvicinare le persone che vivono in città al rapporto fra esseri umani ed  animali, tenendo conto dell’ambiente bioregionale in cui si vive. Inoltre nei giorni fissati per la promozione vegetariana sono  previste letture degli archetipi e degli elementi (secondo il sistema cinese) di tutti i partecipanti.

 
Ed ora una  ricetta speciale per l’occasione.
Titolo: “Dall’america con amore: tuberi bianchi e tuberi rossi, assieme”.
Ingredienti per 4  persone.  Tre o quattro topinambur non troppo grandi, trecento o quattrocento grammi di patate rosse locali

Mettere in una casseruola del vino bianco o rosso leggermente spuntato, od in mancanza del vino un po’ di aceto ed acqua. Aggiungere salvia, olio d’oliva, sale  ed i topinambur tagliati a tocchetti, far rosolare un po’ aggiungendo liquido se serve. Dopo 10 minuti di rosolatura aggiungere le patate rosse locali tagliate a fettine fine e aggiungere ulteriore liquido (meglio se avete a disposizione del brodo vegetale di erbe selvatiche precedentemente preparato) dopo circa 10 minuti, ricordandosi di mescolare per evitare attaccature sul fondo della padella, la pietanza è pronta (va tenuta un po’ al dente). In aggiunta per chi lo desidera si può mettere anche del peperoncino possibilmente coltivato in proprio sul davanzale o nell’orto. Attenzione è importante che in ogni piatto vi sia sempre almeno un ingrediente di propria produzione questo per dare almeno una parte di qualità “satva” (spirituale) al cibo.

Ogni incontro si conclude con la raccolta di offerte volontarie che ognuno vorrà fare (a cestino) non sono richiesti contributi fissi.
Ciao a tutti, Paolo D’Arpini

Prenotazioni: Tel. 0761-587200 -  circolovegetariano at gmail.com 

Care Donne Libere e Laiche

Care ipotetiche madri, sorelle, figlie, amiche ed amanti, mi rivolgo a voi dopo esser passato   nel vostro sito, anzi nella vostra “casa telematica”, sono entrato in punta di piedi come si conviene ad un ospite ed ho scoperto varie cosette interessanti….  Debbo però confessarvi prima di continuare che io sono un maschio -non un macho-  e qui debbo raccontarvi alcune cose di me per farmi almeno conoscere.  Ho sempre amato le donne da quando son nato, cominciando ovviamente da mia madre, poi le ho amate come sorelle (ne ho due) poi le ho amate come amiche (a scuola e nella vita in generale) e finalmente le amate come amanti e da esse ho avuto anche due figlie, che senza dubbio amo. Insomma il mio amore per le donne è totale, infatti amo anche la Shakti, l’energia divina  o Madre Divina che tutti ci compenetra  (maschi e femmine), tant’è che una volta a Viterbo un amico ateo un po’ misogino (forse lo conoscete è quello scellerato di Luigi Cascioli)  mi definì “adoratore di Kali”, quando io gli parlavo di spiritualità laica, pensando così di offendermi in modo “bestiale”… io gli risposi con un “per bacco” ma  l’accusa di essere  seguace di Kali non la rinnegai, anzi mi fece piacere, anche perché è la verità!   Continuando la  mia storia vi dirò che sono un membro fondatore, assieme ad Antonio D’Andrea,  del Movimento Uomini Casalinghi (che fa riferimento al matrismo storico) ed inoltre sono stato -credo- il primo ragazzo padre in Italia (dal 1985 allorché mi occupai a tempo pieno di mio figlio Felix, con delibera del giudice tutelare che me lo affidò) ed ho così esperimentato sulla mia pelle cosa significa avere un bambino piccolo da accudire, lavorare per guadagnare la pagnotta e non riuscire ad avere rapporti con le donne perché un “ragazzo padre” è come una ragazza madre  (nessuno se li fila)!  Finalmente ora che le mie figlie ed i miei figli mi hanno reso nonno di vari nipotini ed ultimamente -infine-  di una nipotina femmina, posso amare le donne pure come nipoti….Ho cominciato dicendo che sono un maschio ma non un macho poiché ho visto sul vostro sito che non vi piacciono i machi, state tranquille non piacciono nemmeno a me e non mi piacciono nemmeno i froci, benché per rispetto verso la specie umana mi definisca, come Peter Boom, un “pansessuale”  ma questo non significa che ho avuto mai rapporti diversi da quelli che un maschio ha con  le  femmine.

Ecco mi sono confessato completamente e pulitamente e spero di  essere accettato nel vostro contesto laico e libero (come pur io lo sono) senza essere una donna…. Visto che il sito è titolato alle Donne Libere e Laiche…..

Per un ritorno a casa, che vada oltre il genere ed il luogo, stiamo organizzando con l’amica Doriana Goracci, che forse conoscerete, un incontro che si terrà a Capranica (Vt) il 18 e 19 ottobre 2008,  vorrei invitarvi a partecipare  e vorrei che  vi leggeste l’articolo sottostante che  parla di amore libero e giocondo, da me scritto in un momento di felicità emotiva, con alcuni commenti:   http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/06/08/liberta-di-amare-e-di-essere-amati/#comment-34

Leggete anche la URL che spiega le motivazioni della manifestazione di Capranica “Il Ritorno a Casa”: http://www.circolovegetarianocalcata.it/category/compagni-di-viaggio/

     

Alcune lettere ricevute sull’argomento:
Letto tutto, è molto bello e sono pienamente d’accordo, mi piace questo signore maschio ma non macho. Le sue elucubrazioni sull’amore e tutto il resto mi fanno pensare ad un’apertura mentale difficile da trovare in giro. E poi in quell’8 agosto che per Plinio corrisponde alla fine dell’estate avrei voluto “andare vagando senza meta per la campagna inseguendo i profumi di fine estate”. non so perché ma questa frase mi ha portato indietro di tanti anni, sulle colline e le pendici di quei luoghi amati della Liguria dietro la Spezia che per sempre resteranno nel mio cuore, se chiudo gli occhi quasi mi vedo sotto gli alberi antichi a raccogliere castagne e sento sulla pelle delle mani le felci e le asparagine bagnate che insieme alle ortiche ti toccano e lasciano un ricordo pruriginoso ma testimone della fruttuosa ricerca effettuata. Rivedo un’antica fonte, un leone dalla cui bocca sgorga l’acqua fresca, accanto ad un piccolo cimitero nascosto nel verde dove andavamo a pregare per tutti coloro della nostra famiglia sparsi per il mondo e quando alzavi gli occhi e guardavi attraverso i rami vedevi in lontananza il mare e la costa simboli di lontananza ma di appartenenza allo stesso tempo …
Bello molto bello, grazie di avermelo mandato e cosicché aver suscitato in me queste emozioni
Dany    

Caro Paolo, mi viene istintivo collegare i tuoi scritti al “concetto”, troppo spesso mal pubblicizzato, di “libertà interiore”, soprattutto in merito ad argomenti quali la sessualità, l’amore, la riproduzione…Mi fanno imbestialire tutte quelle persone (soprattutto donne) che parlano e scrivono dietro maschere di convenzioni, derubate da varie e vaste correnti filosofiche e politiche. Mi viene da dire, in maniera quasi irriverente, “ma toglietevi sta maschera e parlate come mangiate”! E’ orribile lo scempio verbale che si alimenta della “bugia”e della “menzogna”, creando, nonostante tutto, una folta schiera di “amanti sostenitori”. Mi riferisco soprattutto a tutte quelle “donne” che partecipano a seminari e a costosissimi corsi sul recupero della femminilità e poi si vergognano a camminare senza scarpe sulla nuda terra, pronte a criticare chi invece si sente libera di farlo! Come dice mia madre, forse io non ho mai capito niente della vita….chissà!

Il tema del ritorno a casa mi riguarda sotto tanti punti di vista: la casa, dal punto di vista “strutturale”, intesa come dimora che ci “ospita” (nel duplice significato del termine); la casa, come “corpo”, scelto e codificato da ciascuno di noi secondo variabili che meritano di essere approfondite; la casa, come “stanza” dei pensieri, piena di tutto ciò che rientra nella nostra conoscenza del mondo; la casa, come “lingua madre”, a cui “far ritorno”, per sperimentare “l’appartenenza” ad un certo “gruppo”…e tanto altro! Credo che ognuno di questi aspetti meriti una coraggiosa  riflessione..sarebbe interessante potersi confrontare anche con i testi di coloro che hanno già analizzato tali argomenti in un passato più o meno recente…ed infine, non sarebbe “male”, giocare con i termini che associamo al “ritorno a casa”:  ogni partecipante potrebbe dire “la sua”. Esperienza stimolante…promettimi che ce ne saranno altre!!  (Spero di esserci!).

Antonella

   Ed ora una poesia sulla vera Casa e sul vero Amore.

Che  strana visione sto godendo?

Io sono in Dio e Dio è in me.

Io sono un album di bellissimi ritratti d’amore;

tutti i suoi segreti e sacrifici esistono in me.

Sono innamorato della mia stessa bellezza.

Può mai esistere il profumo separato dalla rosa?

Tutte le cose son come bolle d’acqua nel mare.

L’amato ha preso dimora nel mio cuore.

Qui c’è il fabbricante di specchi dentro lo specchio.

Dove tutto questo ha avuto luogo? Nella regione di nessun luogo.

Né io né Dio eravamo lì,

ma quando girandomi nel sonno mi sono svegliato,

meraviglia!

Dio era in me ed io ero in Dio.

La barca è nel mare ed il mare è nella barca.

Posso dichiarare la ragione di questa estasi?

Cosa s’intravede aldilà del velo?

Ogni nota musicale proclama che Dio è in me ed io sono in Dio.

(Swami Ramatirtha)

Femmineo sacro, parità fra i sessi e reati ideologici.

Il maschilismo religioso nel cattolicesimo e la volgarità della bestemmia.

Sappiamo tutti che la posizione  della donna nella chiesa cattolica è di serie “b”, infatti solo i maschi possono recitar messa,  impartire  i sacramenti,  svolgere funzioni sacerdotali ed essere nominati vescovi, cardinali e papi. Le donne possono solo occuparsi di penitenze e lavori sporchi (con vari esempi dalla Perpetua alla madre Teresa di Calcutta). Recentemente nella chiesa anglicana è stato inserito un concetto di parità fra i sessi concedendo alle donne di accedere alla carica vescovile ma difficilmente l’esempio potrà essere seguito dal vaticano per la sua nota posizione disprezzatrice delle donne,  essendo inoltre tale  opinione  corroborata e sostenuta anche dallo Stato italiano… e qui vediamo  in che modo ciò avviene.  

Che la bestemmia  sia considerata un’offesa ideologica perseguibile penalmente è uno degli strascichi del potere temporale della chiesa, confermato attraverso i Patti Lateranensi  (e relative  postille nei codici legislativi e costituzionali dello Stato),  quello che meraviglia però è la sperequazione che si è venuta a creare in merito all’oggetto bestemmiato, ovvero se si offende il nome di dio padre o di suo figlio allora è reato mentre se viene offesa la figura femminile della madonna reato non è. 

Tale evidenza non è un fatto stabilito nelle norme giuridiche, in cui si parla genericamente di “reato di  bestemmia”   ma è il risultato di una osservazione, meglio chiamarla interpretazione,  -che fa comunque testo e   crea un precedente-  del  procuratore di Bologna Enrico di Nicola  che nel 2007 dichiarò “non intendersi reato offendere il nome della madonna, in quanto non espressione di divinità”. Ciò avvenne  in seguito ad una querela per l’utilizzazione  fatta dell’immagine di Maria da parte di un gruppo di omosex che facevano piangere sperma dai suoi occhi arrossati. 

Ora a me non interessa nulla discutere sul sesso degli angeli e dei vari livelli del diritto canonico e delle sfere paradisiache sancite dalla chiesa, nemmeno mi interesano le volgarità e la misoginia di certi “maschi”..

Trovo  però  assurdo che si possa distinguere e distribuire male il castigo e la colpa  se la trasgressione è diretta contro un dio padre o figlio (comunque maschio) oppure se indirizzata contro  una santa  madre (femmina).

Intendo perciò riaprire una discussione su questo argomento.   

Ma come la madonna non è l’altra metà del cielo? Non rappresenta il femminile universale, l’energia per la quale tutto si manifesta? Chi può fare a meno del femmineo sacro? Eppure offendere un “dio” frutto del pensiero, della concettualizzazione  umana e di cui non abbiamo nessuna certezza è reato, per il procuratore Enrico di Nicola, mentre offendere l’umano nella sua radice (la donna) non è reato. Forse sarà così secondo una legge astratta dalla vita reale,  può essere così per quanto riguarda il nostro sentire, il nostro stesso esistere?

Che si possa offendere la madonna (non per un fatto religioso beninteso) equivale a dire che si può offendere la madre, la sorella, la moglie, la figlia, l’amica. Queste leggi e queste letture della leggi vanno bene per i sofisti della giustizia, per i cavillatori dello spirito, quelli che descrivono i sentimenti come  merce sullo scaffale della mente.

Tale atteggiamento è solo il risultato retrivo di un maschilismo duro a morire,  una proiezione psichica patriarcale e sessuofoba, ma guardiamo alla realtà dei fatti, in ciò che avviene in natura, osserviamo con gli occhi  dell’istinto originario intrinseco che ci dice innegabilmente che non possiamo scindere il maschile dal femminile o  rendere l’uno inferiore all’altro.  E questo aldilà di ogni “immaginazione” religiosa. 

E  in fondo, diciamola tutta, la Madonna sicuramente è vera, in quanto donna reale e madre,  mentre  la “divinità” del suo figliolo è solo una comoda assunzione fideistica.

Paolo D’Arpini