Messaggi augurali e spunti di riflessione per “Citta, Regione, Bioregione” – Tavola Rotonda del 4 ottobre 2008 nell’antico Lazzaretto di Faleria
Per un bioregionalismo federale in Italia.
Nei tempi, purtroppo difficili, dell’attuale vita politica, emergono, tuttavia, delle occasioni per valorizzare un patrimonio culturale importante ma spesso dimenticato. Mi riferisco, in questo scritto, al bioregionalismo che, nella nostra situazione, come si cerca da tempo di porre in luce, risolverebbe molti problemi del nostro territorio. Infatti, la Tuscia è, per così dire, una regione che trova le sue basi giustificative non tanto su un piano politico, quanto in base a riferimenti di natura ecologica.
La situazione vissuta dal territorio posto a confine tra il Nord del Lazio e il Sud della Toscana costituisce, come noto, un ecosistema importante sul quale si sono strutturate le organizzazioni istituzionali in una lunga storia che, dall’antichità, ci conduce ai nostri giorni.
L’ecosistema così si configura secondo principi etici e culturali che si collocano nello spazio dell’ecologia profonda. La Tuscia, quindi, manifesta in sé una singolare fusione tra elementi biologici ed elementi spirituali che insieme connotano la singolarità del territorio, abitato dalle popolazioni che, attraverso i millenni, hanno fatto dell’agricoltura e dell’artigianato le loro principali fonti di sussistenza.
Questo convegno, perciò, assume la sua importanza nel momento in cui, rivisitando le caratteristiche del territorio, riesce a formulare un programma politico condiviso, capace di dar vita ad un progetto di sviluppo intorno al quale possano aggregarsi, in un’attiva partecipazione, le popolazioni di un interessante spazio inter-regionale.
La situazione indicata, fino a questo momento, ha rappresentato i contenuti di un’ utopia lontana dalle possibilità di un’effettiva realizzazione storica ma i, sia pure discutibili, programmi politici che si vanno attuando nel momento presente nel territorio italiano forniscono delle possibilità, forse insperate in altre situazioni, per inserire il nostro bioregionalismo nelle nicchie aperte dalle rivendicazioni federative, in base alle quali si intendono modificare le istituzioni politico-organizzative della nostra nazione. Ciò giustifica, con particolare enfasi, l’opportunità di rilanciare, ancora una volta, al dibattito pubblico la nostra utopia del bioregionalismo.
Aurelio Rizzacasa, ordinario di storia della filosofia all’università di Perugia.
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Pensieri in libertà sul tema dell’ecologia “spinta”:
Non penso si parli della stessa ecologia strutturando isole ecologiche, proponendo la raccolta differenziata, seduti sul divano-tv mirando il da farsi dell’orso grigio o partecipando alla sagra del cinghiale.
Non penso si possa parlare di ecologia senza aver passato una notte in tenda,
senza essersi mai trovati nel bel mezzo di una bufera di neve,
senza essere stati sorpresi da un temporale,
essersi lavati in una fresca sorgente di montagna o sentito ululare, vicino, d’inverno,
senza avere a cuore una montagna, un sentiero un bosco.
Non penso si possa parlare di ecologia senza parlare di educazione,
non di educazione ambientale, stradale, ecc.
ma del comportamento dell’uomo nell’interagire con ciò che lo circonda,
l’ambiente, la società, i rapporti con gli altri.
Penso invece che dobbiamo adoperarci nell’agire il meno possibile per i nostri interessi per agire nel rispetto di tutti.
Penso sia scorretto agire per convenienza perché ciò che è conveniente a te spesso non conviene a me.
Non dobbiamo aspettare di vedere ciò che accadrà perché la risposta e negli effetti di ogni giorno.
In tempi di ecologia spinta, vedendo tagliare un bosco parteggiamo per l’essere umano (che tenta di arricchirsi a scapito dell’universo) o per l’albero (schiantandosi sull’umano darebbe la vita a molti).
Scelta politicamente scorretta la seconda ma la politica agisce avvalendosi di quella correttezza umana utile a tutti, o soddisfa la maggioranza che chiede?
Questo modo di fare nulla ha a che vedere con una vita di qualità nell’universo,
una qualità che rispetta la vita
non dona benessere a pochi sottoforma di possesso e a molti elargendo elemosina.
Due visioni possibili dell’essere umano:
padrone dell’Universo o in armonia con Esso?
Sergio Cecchini, Presidente del Dojo Koshiki di Faleria