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“Il Ciclo della Vita” Palazzo Baronale di Calcata: 31 ottobre – 9 novembre 2008

Comunicati Stampa ilaria 20 ottobre 2008

Anche quest’anno si ripete la magia del Ciclo della Vita, il momento cruciale della lotta fra le tenebre e la luce dell’antica tradizione celtica, che si svolge   nei giorni a cavallo della fine ottobre e primi di novembre. Questo è il momento in cui gli ultimi frutti vengono raccolti ma anche il momento in cui si prepara la nuova semina.

Avviene così ogni anno un processo di “Morte e Rinascita” ed è proprio questo il titolo della mostra collettiva che si svolge al Palazzo Baronale di Calcata,  un arricchimento celebrativo del Ciclo della Vita.  In esibizione  quadri, sculture, istallazioni e  foto di vari artisti sul tema della morte e della successiva rinascita.

Ed ecco qui di seguito alcuni pensieri sull’argomento trattato:

” Dacché la morte è altrettanto naturale della vita, perché averne tanta paura? Gli uomini temono la morte come i bambini le tenebre, soltanto perché la loro immaginazione ne è atterrita con fantasmi vani quanto terribili”  (D. Diderot – G. B. D’Alembert, Encyclopédie)

“Forse temiamo la morte perché non possiamo conoscerla.  Per nostra natura siamo così intrisi di vita – e la vita ci parla di cicli, di inizi e di fini che si susseguono – che concepire qualcosa di diverso è per noi estremamente difficile, “innaturale”. Tuttavia l’idea della morte è presente ai margini della nostra coscienza, saldamente.  Ciò che possiamo conoscere è la morte come metafora, la morte come distacco, esperienza della fine: di una fase della vita, di legami affettivi con persone o luoghi (la fine di un amore, il definitivo allontanarsi da un luogo). Si tratta della morte di una parte del sé.  Con l’esperienza della fine apprendiamo quella del dolore. Sapersi sedere accanto al proprio dolore, aspettare che viva il suo tempo, che macerino gli ingredienti della fine, che trascorra l’ inverno è lo stato necessario a che si compia una nuova rinascita”.  (Patrizia Peron, storica dell’arte)  

“La morte non esiste. La vita è vita, è immortalità!”  (Giuseppe Mazzini).

Con queste idee in mente e con la consapevolezza del transeunte, della continua trasformazione, invitiamo tutte le persone sensibili ed intelligenti a  partecipare a questa antica  cerimonia spettacolo che inizia il 31 ottobre, inaugurazione della mostra alle h. 16.00, al canto del Coro Polifonico Calcata. 

Paolo  D’Arpini  

Artisti che partecipano alla collettiva su Morte e Rinascita:

M.Teresa Serra Carmelo Viglianisi Felice Cibba Giovanni CiuffiLaura Lucibello

Rosella Saffioti

Marcellino Di Francesco

Ewa Iwona Troc

Giovanni Fonseca

Annalisa Canella

Giuseppe Canali

Lucilla Frangini Ballerini

Pancho Garrison

Angela Marrone

Sofia Minkova

Merijcke Van der Maden

Cristina De Simone

La manifestazione si svolge in collaborazione con Associazione APAI e associazione AMART e  con il patrocinio di: Centro Diurno Polivalente e  Comune di Calcata, Parco Valle del Treja, Provincia di Viterbo.

Info:

Paolo D’Arpini  – 0761-587200 – circolo.vegetariano@libero.it

Laura Lucibello   333.5994451 – info.apai@virgilio.it

- ….. da Grottaferrata a Calcata… un viaggio lungo mezzo secolo

Voi sapete che sono una perfida scimmia. La natura scimmiesca è quella di far dispetti ma non lo fa per vera cattiveria, questo è per lei un  modo di conoscere meglio la gente, per capire dalle loro reazioni qual è la verità che si cela dietro la facciata, l’altra faccia della medaglia….

Ed è per questa ragione che la povera scimmia psicologa di rado mantiene le amicizie, prima risulta affascinante e poi deludente, ma se i comprimari che l’accompagnano nella commedia della vita son persone abbastanza intelligenti allora la lucidità della scimmia viene riconosciuta  ed essi sono in grado di riprendere a giocare con lei, furbescamente conniventi…   agonismo senza ansia di vittoria, verso traguardi in cui la comprensione sono partenza ed arrivo. Questo però non è  un comportamento assodato e stabile, talvolta il destino vuole che le cose non vadano esattamente così..  e la curiosità infantile e burlesca della scimmia  viene giudicata subdola assunzione, l’ironia vien presa per crudeltà,  la sveltezza nell’afferrare la banana diventa una corsa ad ostacoli oltraggiante.

La povera scimmia  -in questo caso il sottoscritto- deve e dovette subire punizioni a non finire e sentirsi malcompresa in più occasioni. Come lenire queste pene? Solo un destino favorevole  può fornire l’occasione di aggiustamento, per pareggiare i conti in sospeso.  E questa che voglio raccontarvi è una storia di un simile evento che dal passato si ripropone nel presente  (chiaramente a mio favore).  

Voi sapete -sta scritto  pure sul sito del Circolo-  che “vivo in una casupola fatiscente  (in quel di Calcata) proprio sopra la fogna comunale” su un piccolo terreno che è anche la minuscola sede del Circolo.   Siccome il mio karma è sia buono sia cattivo (come quello di ognuno) mi son trovato recentemente nella necessità (obbligo) di acquistare questo fazzoletto di terra in cui mi trovo. Il pagamento liberatorio deve avvenire entro la fine del 2008 (anno del topo di terra)  e visto che siamo giunti a metà ottobre, e non avendo ancora raggranellato il denaro (il mio viaggio è sempre stato senza  bagagli e senza soldi), mi son visto costretto (per modo di dire s’intende) a chiedere aiuto ad alcuni amici…   l’ho fatto (come è mia abitudine) attraverso una lettera  in cui ho chiesto loro di “acquistare” una o più “obbligazioni” del Circolo (meglio forse chiamarla donazione)  al costo di euro 500 ciascuna. A questo punto son sicuro che starete già chiedendovi “cosa c’entra questa storia con il titolo dell’articolo?”   La risposta  potete forse  trovarla (od intuirla) leggendo la corrispondenza che segue fra me ed un amico di Viterbo a cui mi ero rivolto…

(Paolo D’Arpini)

Caro Paoletto,

purtroppo anch’ io non me la sto passando meravigliosamente dal punto di vista finanziario. A parte la crisi che ha più che dimezzato il valore d’ acquisto del denaro -e che riguarda tutti- ho avuto una mazzata supermastodontica con l’ impresa del bar..  (omissis). Sono uscito vivo, ed è già molto (ringrazio le entità celesti che mi hanno sicuramente aiutato) ma sono ingolfato in due ulteriori processi penali ed ho dovuto temporaneamente abbandonare la mia casa, con ulteriore aggravio di spese!

Quello che posso fare è cercare di recuperare un migliaio di euro dalla restituzione della cauzione di un immobile. .. (omissis), diciamo a metà dicembre. Sarò ben lieto di farti un regalo natalizio venendo a Calcata. Potrebbe essere l’ occasione anche per un momento di pace in un periodo per me turbolento, se vorrai condividere una padellata di verdure!!    In ogni caso stai tranquillo, una soluzione la troviamo. Ci risentiamo presto Tuo affezionato.

Leonardo

P.S. Da parte mia non voglio targhe. Piuttosto innalziamo un cippo al mistero di Madre Natura, e libiamo agli dei.    Saluti vegetariani

Risposta di Paolo:

Caro Leonardo, mi pare che il mio buon karma sia evidente.. a giudicare dalla tua affettuosa lettera già mi sento sollevato….

  Non so perché tu mi  ricordi un bambino, prima che mia madre morisse,  un amichetto dei primi anni ‘50 che si chiamava Leandro (un po’ assomiglia a Leonardo). Avevamo entrambi meno di dieci anni, forse lui 6 ed io 8, e giocavamo spesso assieme, anche perché abitavamo tutti e due nella stessa villetta a Grottaferrata, lui al piano di sopra ed io al piano di sotto. Giocavamo, dicevo, come buoni amici gentili e solidali… finché venne a porsi in mezzo a noi una bambina  e la sua presenza fece sì che il nostro rapporto cambiasse. Questa bambina  era la figlia di un console o ambasciatore, non ricordo, di qualche paese sudamericano ed era venuta ad abitare proprio a fianco della nostra villetta, solo una rete a maglie divideva il suo giardino dal nostro.  I genitori della bambina, forse per ragioni di status o forse perché non gradivano che lei frequentasse maschietti, raramente ci invitavano dalla loro parte di giardino.   Nel frattempo, sai com’è, questa presenza “femminile” aveva cominciato a corrodere i rapporti amichevoli fra me e Leandro, inoltre  c’era anche un altro bambino che si era inserito nella corte, Si trattava di un  bambino “povero”, leggermente più grande di noi, forse 10 od 11 anni, che era figlio di profughi polacchi che vivevano in una casa popolare dall’altro lato della strada, lui era più furbo o semplicemente  più maturo di noi e si era subito imposto con la sua presenza anche nei confronti della ragazzina sudamericana. Insomma Leandro ed io eravamo ridotti a comprimari con poche speranze di “conquistare” la bella.   Ricordo che uno dei passatempi preferiti,  di noi maschietti, era quello di improvvisare commediole estemporanee davanti alla rete divisoria e con tali performances cercavamo di farci belli e di attrarre l’attenzione della ragazzina. A quel punto si era instaurato un rapporto competitivo fra noi ragazzi. Tonino (il bulletto polacco) era diventato il caporione, io arrancavo cercando di emularlo e Leandro, il più innocente di tutti e tre, si adattava a fare le parti più “infime”. In questo gioco infantile, già perverso per sua natura, io che avevo maggiore ascendente nei confronti di Leandro lo mandavo sempre   a casa sua a prendere coperte, abiti, tovaglie e panni per le scenografie, lui ovviamente considerandolo  un gioco acconsentiva e portava giù tutto, ma chiaramente poi la mamma si arrabbiava con lui e lo sgridava forte. Un giorno, cattiveria delle cattiverie, ricordo che la mamma gli proibì di asportare alcunché dalla casa, noi stavamo “recitando” come al solito davanti alla sfacciatella, a quel punto volendo far ridere e per dimostrare che ero astuto, incaricai Leandro di recuperare un mazzo di fiori da offrire alla bambina, lui immediatamente acconsentì e così gli indicai un bel fascio di ortiche e gli dissi di raccogliere quelle.   Ti puoi immaginare le risate della bambina e di Tonino e mie (anche se un po’ amare) ma puoi anche immaginare la faccia ed il dolore del povero Leandro…. Dopo quel giorno Leandro non giocò più con noi, e così persi un caro amico…  Oggi ho pensato che tu fossi quel Leandro e che fosse per me giunto il momento del tuo perdono… Grazie!Ciao fratel Leonardo (Leandro), Paolo

“La Scala dei Valori” di questo sistema-mondo… secondo Aliberth

Aliberth scrive:

Spesso mi trovo a farmi la domanda di come, in questo mondo, venga considerato chi aderisce, pratica e si affida totalmente ad una dottrina spirituale di tipo trascendente, come il Chan. Di sicuro, non nel modo giusto. Sappiamo, e vediamo, che sovente il mondo attribuisce grandissima importanza a tutte quelle persone che, per i loro meriti karmici, hanno raggiunto le vette della notorietà, della ricchezza e della fama, grazie alla loro volontà, la bellezza e le capacità personali. Stiamo parlando, infatti, di personaggi famosi, come i vari divi del cinema e dello spettacolo, gli assi dello sport, i capi di stato e di governo, i nobili ed i ricchi miliardari.
Tutte queste persone primeggiano sui titoli dei giornali e nelle cronache, nei resoconti storici e nelle leggende popolari. Oltre al fatto di essere considerati i primi nella scala dei valori di questo mondo, tutti questi individui famosi, sono stati da sempre una sorta di attrazione calamitante per le menti delle cosiddette persone comuni. Si è perfino inventato un neologismo, etichettando come `vip´ (very important person), tutte quelle persone che, per un motivo o per l´altro, sono assurte alle vette della notorietà e della fama, idolatrate dalle folle e volutamente imitate nei loro modi comportamentali, così da tracciare perfino delle mode seguite ciecamente dai `comuni mortali´.
Vediamo, infatti, che tutti i mezzi di comunicazione attualmente attivi, compresi quelli più riservati, come i giornalini di quartiere, dedicano innumerevoli servizi figurativi e verbali a questi personaggi famosi. A volte, perfino coloro che sono riusciti a farsi un nome in ambito strettamente locale, diventano degli idoli per la massa di gente che quotidianamente sgomita nell´anonimo grigiore delle loro vite da `persone qualunque´. E, quindi, si può immaginare quanto desiderio e quanta voglia di arrivismo può sorgere nelle menti di queste persone cosiddette `comuni´. Fin dall´infanzia, la maggior parte delle persone anela di diventare `qualcuno´. E gli stessi genitori, magari frustrati dalla loro stessa condizione di perfetti sconosciuti, bramano ardentemente che i loro figli possano riscattare il loro anonimato, possano far diventare `famoso´ il nome della loro casata, così da vantarsi, potersi rallegrare e agghindarsi di `gloria riflessa´, grazie al successo eventuale ottenuto dalla loro prole. Perciò, solamente il bisogno di successo e notorietà che, molto spesso, porta anche relativa ricchezza e benessere, è tutto ciò che gli esseri umani ordinari sentono di dover inseguire. Gli individui di sesso maschile propendono per il desiderio di potere e di successo nella politica, nella finanza, nell´arte e nello spettacolo, proponendo agli altri le loro personali capacità di intelligenza, di forza e di coraggio. Di converso, le donne cercano, il più delle volte, di affidarsi alla loro bellezza, al fascino ed alla grazia, per poter effettuare la loro personale scalata al successo e alla tranquillità economica. Resta, tuttavia, il tentativo comune di aprirsi una strada maestra attraverso la massa di individui che resteranno totalmente anonimi e sconosciuti, almeno fino a che qualcuno non scriverà per sempre il loro nome su una fredda lapide di marmo. In effetti, a quel punto, tutti ritorneranno ad essere uguali e accomunati nel simile destino… Allora, questo desiderio di successo e gratificazione, dove porta mai e fin dove ha un qualche vero valore? Questa domanda in primis dovrebbe essere fatta agli educatori e agli insegnanti, cosicchè possano riproporla ai bambini che iniziano la loro vita nelle aule scolastiche di questa nostra degenerata società, spiegando loro che, appunto, l´inseguire il successo e la gratificazione mondana non porta da nessuna parte ma, anzi, fa solo dolorosamente ritornare in questa dimensione di vita materiale, la cui legge di natura è giustappunto l´impermanenza ed il cambiamento, che sono i comuni marchi della sofferenza.

Che il desiderio e la brama di ottenimenti mondani, quali il successo e la notorietà, che apparentemente dovrebbero apportare felicità e benessere, portino invece alla cupa sofferenza viene dimostrato dal fatto che, in questo sistema di mondo, nessuno vi è rimasto per sempre. Tutti, infatti, debbono morire e questo fatto fa sì che tutti, prima o poi, passino da una provvisoria e ingannevole felicità di una apparente `vita reale´ ad una sostanziale e terribile constatazione della propria sparizione. Perciò, quanto potrà durare quella effimera felicità provocata da un effimero successo mondano? E poi, per quanto un individuo si sforzi di ottenere i primi posti nella `scala dei valori´ di questo sistema-mondo, in questa nostra struttura sociale vi sarà sempre la paura di una perdita di tutto ciò che si è raggiunto e di un possibile cambiamento di situazione. Quante persone che, pure, erano arrivate all´apice del successo e della notorietà, del potere e del comando, dopo poco tempo o, al massimo, dopo qualche anno, non si sentono più nemmeno nominare e, ad un certo punto, sono svaniti nel nulla? Inoltre, tutta la loro presunzione, la loro orgogliosa supremazia sugli altri individui non li ha mai portati ad essere `veramente´ diversi dalle altre persone. Infatti, chiunque è arrivato in alto, è condizionato a credere ciecamente alla `realtà´ dei suoi ammiratori, e aderisce senza scampo alla illusorietà di questo mondo irreale. Perciò, dal punto di vista della “Verità Suprema” tutti coloro che ambiscono ai posti di potere di questo mondo sono i peggiori illusi e sono anche quelli che pagheranno il karma più amaro.

Gesù Cristo disse “è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli”. Questo per confermare che proprio le posizioni che gli stolti ambiscono di più, cioè il ruolo di `vip´, sono le più pericolose e rischiose dal punto di vista spirituale. Quel punto di vista che riguarda proprio la `vita´ successiva che ciascun individuo dovrà ripetere dopo quella attuale, almeno fino a chè non sarà Illuminato, e quindi finchè non avrà finalmente compreso l´inutilità di ritornare in questa dimensione `samsarica´ a rincorrere inutilmente un´illusoria felicità mondana (che non viene mai raggiunta, o almeno, conservata), comprendendo solo allora la necessità di `annullarsi´ in un definitivo e assoluto NIRVANA.
Parliamo ora della vera `Scala dei Valori´. Quella che permette di arrivare alla finale comprensione di questa Verità del “Grande Vuoto”. Di solito, tutti i Grandi Esseri che coltivano la mente spirituale, vivono nell´anonimato e sono ben lieti di rimanervi. Solo in rare e determinate occasioni, essi arrivano alla notorietà. Ma si tratta di situazioni obbligate, mirate, per cercare di spingere gli altri esseri a dirigersi verso la religione e la spiritualità. Vediamo che in tutte le Religioni vi sono personalità famose che, in certi casi, hanno una notorietà ed importanza anche sul piano sociale e mondano. Questo non vuol dire che essi siano gratificati da questa loro notorietà né che, quando sono invitati da Capi di Stato o dai `media´ dell´informazione, essi siano felici di venire fotografati, filmati o intervistati, come quei `vip´ di cui si è parlato prima.

Io credo che se qualcuno è un vero `Mahatma´, cioè una Grande-Anima, considera anche queste incombenze mondane come un `servizio´, una sorta di dovere per il bene comune e per l´espansione di una fede e di una visione religiosa tesa a aggregare tutte le coscienze sui veri valori dell´esistenza. Tuttavia, vi sono molti `esseri illuminati´ che però restano nascosti nell´anonimato, dato che il loro `karma´ spirituale non impone di proporsi apertamente, né di mostrarsi al grande pubblico. Costoro hanno veramente `compreso´ la realtà della manifestazione, e di conseguenza hanno individuato il nucleo universale di questa Suprema Realtà, o Verità. Direttamente al loro interno, essi hanno `sentito´ la Mente Unica che gli ha parlato, e hanno saputo ascoltare senza intromettersi e senza attribuirsi l´identità di questa Verità. Perciò, adesso sono pronti ad abbandonare, senza rimpianti né attaccamenti, la realtà apparente di questa vita. Per essi, i fenomeni e le forme di questo mondo sono, con parole di Shamkaracharya,
“simili ad escrementi di corvi”, vale a dire, senza alcuna vera importanza. Perciò, che valore può avere per essi l´inseguimento di poteri e successi mondani, di notorietà e fama, di gratificazione e benessere economico, dato che essi conoscono la verità dell´impermanenza, del mutamento e della vacuità di tutte le cose? Dunque, concludendo, la cosiddetta `Scala dei Valori´ di questo mondo, è veramente `quella´ che dobbiame salire? O piuttosto, la vera `Scala dei Valori´ è quella che va in modo naturale verso l´alto, cioè verso le supreme sommità dell´Essere, verso il Cielo, verso l´Assoluto? E voi, che vi ritenete persone `spirituali´, verso quale `Scala dei Valori´ state tendendo? Se vi gloriate della vostra notorietà, se intimamente gioite di questo, anche se siete dei riconosciuti `Maestri´, non siete certo interessati alla vera `Scala dei Valori´. Ed allora, avete ancora un po´ di tempo per ravvedervi e ritornare sulla retta Via. Almeno, finchè siete ancora in vita. In questo apparente sogno chiamato “vita”.

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Commento-risposta:

Per una corroborazioneo della visione spirituale buddista pubblichiamo volentieri questa lettera-articolo ricevuta da Alberto Mengoni, un insegnante di Chan cinese.
Proprio in questi giorni stiamo provando a Calcata  una nuova recita teatrale tratta dagli scritti di Wang Tzi, discepolo di Lao Tzi, e riconosciuto maestro taoista. Certo, il Chan è sicuramente di derivazione buddista (la parola è una storpiatura di Dhyan, che significa meditazione in sanscrito) ma questo saggio di Alberto mi ha fatto pensare alla visione di Wang Tzi, molto puntata sulla “rinuncia” alle cose del mondo. Ho trovato questa coincidenza di buon auspicio per il “sogno di questa vita” a cui lo stesso  Alberto fa menzione…

Paolo D’Arpini

……..quell’incontro a Roma con Karmapa, il discendente di Milarepa.

Poems and Reflections ilaria 14 ottobre 2008

Oggi sembra normale  parlare di buddismo tibetano, le  frequenti visite del Dalai Lama, i numerosi libri scritti sulla spiritualità del Tetto del Mondo e la recente rivolta in Tibet, hanno contribuito enormemente a pubblicizzare un sistema di pensiero che sino a trent’anni fa era riservato a pochi studiosi, e di cui  le vestigia “ammuffivano” nelle sale dell’Ismeo (Istituto per il medio ed estremo oriente) di via Merulana o nella libreria esoterica di Rotondi (sempre in Via Merulana). Ci fu però un’occasione, che voglio qui ricordare, in cui improvvisamente quella antica conoscenza venne alla luce… Lo spiraglio sul mistero, l’aurora della trasmissione eclissata risorse durante la visita in Italia di un  gran santo, l’erede spirituale nella linea di Milarepa (ricordate il film della Cavani?). Questo santo si chiama Karmapa ed è una “manifestazione” come lo è il Dalai Lama, solo che Karmapa è il simbolo di  un grande potere spirituale  e non politico.

Sentii parlare di Karmapa (incarnazione riconosciuta  del mistico  Milarepa)  in India, allorché visitò l’ashram di Muktananda. Il suo carisma spirituale era molto forte ed affascinò -sembra- non pochi ashramiti occidentali lì residenti. Personalmente invece lo conobbi  un anno più tardi a Roma (credo nel 1974)  accadde quasi per caso,  egli era in visita ed ospite dell’ambasciatore indiano in Italia, che  risiedeva in una villa all’Olgiata, sulla via Cassia. Qualche amico (od amica) del giro sincretico mi invitò a partecipare ad un incontro ufficiale a cui sarebbe seguito  un rinfresco vegetariano.

Avevo  letto  la vita di Milarepa, che viveva di sola ortica in mezzo ai monti, e l’avevo trovata avventurosa, piena di alti e bassi, affascinante e protesa  inflessibilmente  verso l’affrancamento, verso la totale libertà dall’io.

Certo, mi interessava conoscere il suo diretto successore ed accettai prontamente l’invito. Il satsang (dialogo con un saggio) era alquanto informale, Karmapa sedeva su una poltroncina leggermente elevata, vicino a lui c’erano l’ambasciatore ed altre persone di riguardo. Vestito d’indaco, con l’aria sorniona ed un po’ ironica, il santo dei “Berretti Rossi” dominava la sala con la sua energia. 

Circolava una storia su di lui, pare che durante la permanenza a Roma avesse visitato un negozio di uccelli acquistando alcuni volatili lì prigionieri ma non per restituirli al cielo bensì per liberarli definitivamente dalla gabbia della vita. Non so se questa storia fosse vera ma spesso avevo sentito parlare degli strani comportamenti di certi lama tibetani,  fra cui alcuni non sono vegetariani e seguono misteriose pratiche  tantriche.  Insomma, pare che gli uccelli “prigionieri di un brutto karma (destino)” fossero stati liberati dal Karmapa nello stesso modo in cui l’avatar Krishna “liberò” i demoni ed i Kaurava (opponenti dei Pandava nel Mahabarata) cioè uccidendoli.  Comunque sia il discorso durante il satsang andò spontaneamente  sull’argomento del destino e sulla reincarnazione. In particolare vi fu un dialogo con un anziano diplomatico italiano, che evidentemente conosceva la cultura tibetana,  egli sembrava sinceramente interessato all’argomento. Poneva insistentemente domande riguardanti qualche sua esperienza,  e voleva  che gli fossero svelati i segreti della rinascita,  ma Karmapa nicchiava e scherniva dicendo che certe  cose non si possono capire razionalmente. Il diplomatico sembrava  a disagio mentre il Karmapa allegramente ed affettuosamente gli batteva una mano sulla spalla, come volesse tener calmo un bambino irrequieto.  L’anziano signore  era evidentemente imbarazzato, forse offeso,  rosso in viso ed  emozionalmente a disagio, stava per scoppiare in una crisi isterica ed in effetti pianse, ma quando alzò lo sguardo incontrando quello di Karmapa che rideva, anch’egli si illuminò in volto, come se veramente tutto ciò non avesse importanza. L’atmosfera attorno era molto carica, piena di energia spirituale.

Io ero rimasto per tutto il tempo in piedi, appoggiato ad una parete,  e non perdevo nulla di quel che accadeva, intuitivamente percepivo che c’era un messaggio.

Terminato l’incontro Karmapa si alzò e si diresse verso il lato della sala, dov’ero stazionato,  lì c’era un passaggio fra le sedie che conduce al salone ove si sarebbe tenuto il rinfresco.  In quel momento egli stava transitando proprio davanti a me,  quasi ci toccavamo,  allorché senza alcuna ragione apparente egli si voltò verso di me e mi guardò fisso negli occhi. Sentii il mio io esplodere,  la mia mente rovesciata come una saccoccia, quel che c’era venne fuori, ero nudo, totalmente nudo. Provai un’espansione di coscienza incredibile, non vi erano dubbi o segreti,  solo lucida consapevolezza, vuoto pieno.

Quel “gesto” dirompente ed inaspettato che Karmapa aveva compiuto (ma perché proprio a me?)  mi aveva spogliato di ogni maschera, l’io solo un fantasma. Uno shock forse troppo forte per un “apprendista” come me e dopo i primi attimi di totale apertura, mentre lui si gira e continua a camminare con indifferenza,  cominciai a sentire le maglie dell’ego che tesseva ancora la sua tela.  Mi scoprii a  sospettare  che Karmapa avesse  “violato la mia privacy” e sentii  l’io   ricostruire la gabbia della  schiavitù. Provavo rabbia verso Karmapa ed anche verso la mia stupidità, l’impotenza l’incapacità di essere libero, senza  bisogni aggiunti, senza orpelli…. (e l’analogia con gli uccelli mi viene spontanea).

Chiaramente in quel subbuglio mentale non ebbi la forza di  fermarmi al rinfresco -gentilmente offerto- e me ne andai sconvolto, eccitato,  ridanciano.

Sapete una cosa,  mentre scrivevo la bozza di questo racconto, un pomeriggio festivo a Calcata, mi è passato davanti  un satanasso disperato, aveva negli occhi  quella stessa rabbia e quello stesso ghigno infame…. L’ego è un gran farabutto!

Paolo D’Arpini  

“Il Sole Invitto” a Calcata – Dal 6 dicembre 2008 al 6 gennaio 2009

“Con in mente il “Racconto di Natale” di Buzzati alcuni artisti ed alcuni viandanti s’incontrano per riconoscere nell’umano lo Spirito di Natale. Senza la pretesa di insegnare alcunché ma con l’attitudine ad ascoltare l’esperienza da ognuno vissuta” 

Calcata. Centro Visite del Parco Valle del Treja:
6 dicembre 2008 – 6 gennaio 2009. Esposizione  di disegni dei bambini di Calcata e di opere d’arte sul tema natalizio e del solstizio invernale.

6 dicembre – h. 16.00 – Inaugurazione della collettiva d’arte “Il Sole Invitto”. Partecipano vari artisti di Calcata, coordinamento artistico a cura di Laura Lucibello dell’associazione APAI. Incontro e dialogo con il pubblico. 

8 dicembre – Omaggio all’Immacolata Concezione di Maria.
h. 15. 00 – Anna Maria Capece Minutolo organizza una performance coreografica per celebrare la ricorrenza in collaborazione con la scuola elementare di Calcata.   9 dicembre -   Alla sera poesie in attesa della Confraternita che passa con tamburi e piatti per salutare la Madonna di Loreto in volo sopra Calcata.

13 dicembre – Festeggiamenti per Santa Lucia, protettrice dell’intelligenza umana e celebrazione della Luna Piena di dicembre.  h. 15.00  -   presentazione riviste e pubblicazioni in sintonia e raccolta pensierini. La sera   al Circolo Vegetariano VV.TT. lettura dei testi  raccolti.

21 dicembre – Solstizio d’inverno. h. 16.00 -  Presentazione della Brochure “Il Ciclo della Vita”  a cura di Laura Lucibello e presentazione del libro “Compagni di Viaggio” memorie di  Paolo D’Arpini. Canti spirituali d’accompagno.

24 dicembre – h. 10.30 – Al Centro Visite raccolta di poesie e pensieri di buon auspicio.  La sera (h.20) lettura delle stesse al Circolo Vegetariano in occasione del “Natale dei senza famiglia”. Ognuno è invitato a portare cibo vegetariano e dolci, la notte raccoglimento nella Chiesa del borgo per la messa solenne di Natale, con canti in latino ed italiano del Coro Polifonico Calcata.  

31 dicembre 2008 – “La notte silente” – Tradizionale passeggiata notturna di fine anno in qualsiasi condizione atmosferica.  h. 17 – Appuntamento al Circolo Vegetariano VV.TT. per la raccolta di arbusti per il fuoco e preparazione del Tempio. h. 20 – Cena conviviale al Circolo con le vivande vegetariane da ognuno portate. Scrittura dei pensierini di buona volontà. h. 22 – Partenza nella notte buia, vagando nella valle. h. 00 – Senza appuntamento davanti al fuoco acceso nel Tempio della Spiritualità della Natura, cerimonia di buon augurio per il nuovo anno e meditazione in grotta. In contemporanea alla mezzanotte nella piazza del Borgo bruciatura della Pupazza che rappresenta il vecchio anno e brindisi augurale pubblico per il nuovo anno.

6 gennaio 2009 – Chiusura de “Il Sole Invitto” con fantasia estemporanea sull’Epifania. La mattina alle h. 11.00, partenza dal Circolo Vegetariano, passeggiata nella Valle del Treja per la “Befana degli Animali”, portare pan secco ed altro da distribuire agli abitanti selvatici della valle.  Il primo pomeriggio a cura di Anna Maria Capece Minutolo in collaborazione  con la Scuola Elementare  i bambini di Calcata cantano  alla Befana, accompagnamento di  Angela Marrone, e ricevono piccoli doni nella Piazza Umberto I° al Centro Storico di Calcata.
 
Promozione ed organizzazione generale: Paolo D’Arpini -   0761-587200 – spirito.laico@libero.it   Coordinamento Mostra Il Sole Invitto: Laura Lucibello – 333.5994451 – info.apai@virgilio.it   Coordinamento eventi ludici: Annamaria Capece Minutolo -  0761-587132

Patrocinio: Comune e Centro Diurno Polivalente di Calcata, Parco Valle del Treja, Provincia di Viterbo, Assesorato Ambiente Regione Lazio 

Grazie per l’aiuto che vorrete dare per promuove e divulgare questi programmi!