Cari amici quella che segue è la trascrizione di uno stralcio una “intervista” per interposta persona che è andata in onda il 14 ottobre u.s su Radio Alma Brussellando, l’emittente multilingue della Comunità Europea, emessa nell’etere a Bruxelles. La storia di questa intervista è alquanto complicata da raccontare, nasce tutto dall’idea di uno scherzo radiofonico alla Orson Wells… Nel giorno in cui erano attesi gli extraterresti ecco che qualcuno per un’ora ha recitato la parte di qualcun altro, un “chi è chi” complicato sul personaggio Paolo D’Arpini.
Oltre il testo dell’intervista che segue, per capire meglio di cosa si tratti occorrerà andare sul nostro sito dove si spiegano i retroscena dell’intervista non intervista (vedi in fondo).
Ciao a tutti e buona lettura.
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Ecco, per cominciare, una lettera introduttiva di Mari D.
“Le persone coinvolte sono Mari D e Massimiliano Bonne. In regia Dani M. In radio Mari D. ( e non Marilena, le due immagini corrispondono ma non i loro spiriti… sono due anime che appartengono alla stessa persona ma in qualche modo differiscono… l’una è proiezione dell’altra, l’altra trova in essa conforto, a volte scontro spesso anche ribellione… convivono in un sottile equilibrio di momenti ora colorati, ora tristi, ora intensi, ora folli o irosi… ebbene si, s’alimentano anche di sentimenti di cui spesso si tende a dimenticare, come l’ira non “funesta”, ma creativa… fonte di
analisi e riflessione). Potremmo coordinarci e presentare il materiale in contemporanea sul sito della radio e il tuo. Che ne dici? Poi io e Massimiliano (il poeta che ti ha interpretato alla radio) ti telefoniamo insieme. Così vi conoscete almeno telefonicamente. Ho evitato di farlo prima per rendere la recita più credibile. Ho preferito che tu andassi in onda quando il mio collega in radio, Georges Laurand non era con noi, per avviare un dialogo a due voci, il più vicino possibile alla tua intervista…”.
Mari D
Stralcio dell’intervista:
*Intervista a Paolo D’Arpini* - *Brussellando 14 ottobre 2008*
1. Raccontaci di te
Giusto oggi scrivevo ad un’amica spiegandole “..lavoro per un mezzo sderenato che si chiama Paolo D’Arpini, lo conosci?”.
In verità identificarsi con uno specifico nome forma non corrisponde assolutamente al vero ed inoltre se ci si identifica con la “persona” non si può fare a meno di assumerne i pregi ed i difetti, di accogliere le sue
sfumature e macchie, ma siamo noi Arlecchino e Pulcinella? Per questo dicevo che “io” (in quanto coscienza) lavoro per quel personaggio “Paolo D’Arpini” il quale solo attraverso la mia osservazione consapevole può manifestarsi e compiere le nefandezze a cui è avvezzo. Allo stesso tempo gli voglio bene
come voglio bene a chiunque mi si presenti davanti, che entra nella mia sfera cosciente.
2.Questa è realizzazione?
L’esperienza dello stato ultimo, della coscienza libera da identificazione, è esposta in varie scuole spirituali come: Satori, Spirito Santo, Samadhi, Shaktipat, etc.
Di solito si intende che questa “esperienza” del Sé sia conseguente ad una particolare condizione di apertura in cui la “grazia” può manifestarsi ed impartire la conoscenza di quel che sempre siamo stati e sempre saremo. Purtroppo dovuto all’accumulo di tendenze mentali “vasana” non sempre
l’esperienza vissuta si stabilizza in permanente realizzazione. Il risveglio quindi non corrisponde alla realizzazione (oppure solo in rari casi di piena
maturità spirituale). E qui ci troviamo di fronte ad un paradosso, da un lato c’è la consapevolezza inequivocabile dello stato ultimo che non può mai più essere cancellata, dall’altro un oscuramento parziale di tale verità in
seguito all’attività residua delle vasana che continuano ad operare nella mente del cercatore…
3.”Può la conoscenza essere persa una volta che è stata ottenuta?”
“La conoscenza una volta rivelata prende tempo per stabilizzarsi. Il Sé è certamente all’interno dell’esperienza diretta di ognuno, ma non come uno può immaginare, è semplicemente quello che è. Questa “esperienza” è chiamata samadhi. Ma dovuto alla fluttuazione delle vasana, la conoscenza richiede pratica per stabilirsi perpetuamente. La conoscenza impermanente non può impedire la rinascita. Quindi il lavoro del cercatore consiste nell’annichilazione delle vasana. E’ vero che in prossimità di un santo realizzato le vasana cessano di essere attive, la mente diventa quieta e sopravviene il samadhi. In questo modo il cercatore ottiene una corretta esperienza alla presenza del maestro. Per mantenere stabilmente questa esperienza un ulteriore sforzo è necessario. Infine egli conoscerà la sua vera natura anche nel mezzo della vita di tutti i giorni. C’è uno stato che sta oltre il nostro sforzo o la mancanza di sforzo ma finché esso non viene realizzato lo sforzo è necessario. Ma una volta assaggiata la “gioia del Sé” il cercatore non potrà fare a meno di rivolgersi a questa ripetutamente cercando di riconquistarla. Una volta sperimentata la gioia della pace nessuno vorrà indirizzarsi verso qualche altra ricerca”
I belong to everyone
No one can own me
The whole world is my home
All are my family
(Neem Karoli Baba)
7. Paolo e le sue donne
Ho sempre amato le donne da quando son nato, cominciando ovviamente da mia madre, poi le ho amate come sorelle (ne ho due) poi le ho amate come amiche (a scuola e nella vita in generale) e finalmente le amate come amanti e da esse ho avuto anche due figlie, che senza dubbio amo. Insomma il mio amore per le donne è totale, infatti amo anche la Shakti, l’energia divina o Madre Divina che tutti ci compenetra (maschi e femmine), tant’è che una volta a Viterbo un amico ateo un po’ misogino, mi definì “adoratore di Kali”, quando io gli parlavo di spiritualità laica, pensando così di
offendermi in modo “bestiale”… io gli risposi con una bestemmia ma l’accusa di essere un seguace di Kali non la rinnegai, anzi mi fece piacere, anche perché è la verità!
8. Libertà di amare e di essere amati
La coppia monogamica che noi conosciamo non è un riscontro dell’amore o perlomeno non lo è nel modo in cui essa viene oggi vissuta. E qui dobbiamo iniziare un percorso per capire cos’è il libero amore ed in quali modi esso si manifesta. Cominciamo ad esaminare la propensione evolutiva che dall’inizio della specie spinse le donne in età feconda
spontaneamente e liberamente ad unirsi con quei maschi che ritenevano più idonei alla sopravvivenza, tali maschi erano molto probabilmente i più intelligenti, cioè quelli che mostravano di possedere un patrimonio di conoscenze ed una maggiore adattabilità all’ambiente ed alle condizioni
sociali, in grado di far progredire la specie. Mai un maschio sceglieva una donna se non contemporaneamente all’accettazione di lei. La selezione, sino a circa cinquemila anni fa (siamo in pieno periodo matrista) veniva
sempre sancita dalle femmine ed è per questo che l’umanità ha mantenuto una costante spinta evolutiva, lenta ma consona alla propagazione sul pianeta. Questa qualità “elettiva” è stata una risposta evolutiva nonché afflato emozionale endemico.
Forse con l’avvento dell’allevamento e dell’agricoltura (e del surplus produttivo conseguente) pian piano questo approccio fra i sessi fu corrotto dal modello utilitaristico e possessivo patriarcale in cui alcuni maschi furono in grado di “acquistare” una femmina (matrimonio) per fini
riproduttivi. Questa tendenza divenne sempre più forte con l’affermazione delle religioni monoteiste che sancirono la sudditanza femminile in forma definitiva e la consuetudine del matrimonio divenne una regola sociale obbligatoria. Da quel momento scomparve -o quasi- l’amore ed apparve la
prostituzione e la “infedeltà”. Ma cosa vuol dire prostituzione? Non è forse una forma di “matrimonio” limitato ad un breve lasso di tempo per la mera soddisfazione sessuale? E cos’è l’infedeltà se non la spontanea aggiustatura, lo sfogo, per un rapporto coniugale obbligato? Insomma la conseguenza dello sposalizio sancito per legge. E ove si manifestano prostituzione ed infedeltà vuol dire che l’amore non è più sincero e schietto ma solo una comoda formula sociale ed economica, insomma un commercio… un gioco di potere.
Il libero amore è la riscoperta della piena libertà espressiva è quindi la sola riposta alla condizione corrente in cui l’anormalità è diventata norma. Ma il libero amore presuppone il rapporto fra persone libere, un rapporto
non preconfezionato, né legato ad interessi altri se non l’amore stesso quindi non può esser mercenario in alcuna forma, né -ovviamente- il risultato di prevaricazione o plagio fisico o psichico. Libero amore è l’incontro fra esseri umani consenzienti che durante un percorso di vita
scelgono spontaneamente di sostenersi reciprocamente e condividere esistenza intelligenza e sessualità.
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*Ringrazio Danielita per avermi presentato Mari D. che ovviamente ringrazio per aver creduto in questa intervista non intervista. Ringrazio Massimiliano per essersi prestato al gioco di interpretarmi. Ringrazio lo staff di Brussellando e ringrazio Cristina De Simone per aver pazientato sino all’ultimo con questo testo da inserire nel sito.
Ciao a tutti, Paolo D’Arpini
P.S. Leggete la prima parte della storia su:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/10/15/
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Per chi volesse ascoltare il parlato integrale della non intervista è possibile collegandosi sul podcast:
http://radioalma.blogspot.com/2008/10/brussellando-del-14-ottobre-2008.html
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Ciao e grazie per aver letto sin qui!