“Nella teoria iniziale della metempsicosi si ritiene l’anima moralmente neutra, senza rapporti con la vicenda della colpa, della purificazione e della salvezza…”
(Saul Arpino)
Nel nome della “morale” i massacri sulle genti sempre sono atroci, specie quando enunciata da allucinati sacerdos ingannevoli interpreti d’un dio muto.
In un tempo non lontano, fin verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso, in psichiatria era in vigore una comune prassi antecedente la promulgazione della legge Basaglia, anche nota come Legge n. 180 inerente la chiusura delle case manicomiali. Attraverso la sua applicazione si prevedeva che un qualsiasi medico, anche generico, potesse stilare un referto in cui fosse espressamente dichiarata la “pericolosità per sé e per gli altri” di qualsivoglia soggetto, e, in tal caso, carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili urbani e finanche vigili del fuoco, insomma chiunque ricevesse il certificato medico spesso compiacente con i richiedenti, doveva intervenire per prelevare il “disgraziato” anche con la forza conducendolo presso il più vicino ospedale psichiatrico. Poi, però, in onore al fatto che in colonya ytalya le cose si fanno male, o non si fanno, con l’avvento della 180 avvenne che un soggetto bisognoso di cure psichiatriche, perché già dichiarato incapace d’intendere e di volere, e pericoloso per sé e per gli altri, non può essere ricoverato d’ufficio in ambiente ospedaliero se lui stesso non avalla con la sua firma la cartella di ricovero!!
Potenza della deficienza dei legislatori, sempre purtroppo solo avvocati che sono gli unici italici cui è permesso di disconoscere le leggi e di disattenderle!
Quando giungeva il malcapitato in “Osservazione Uomini o Donne”, osservato con scarso interesse verso il caso umano dallo stanco psichiatra di reparto, in un brevissimo periodo di giorni 15 più 15, come per prassi di legge, era dichiarato “detenuto a vita e morto civilmente”, o, cosa che assai raramente avveniva perché avrebbe posto sotto accusa il sistema socio/legale tacciandolo di amoralità, se non anche di abuso di posizione di preminenza… lo rilasciava.
E la morale? Chi se ne importava di tal strana cosa, tanto nessuno mai, se ricco e potente, era stato punito dalla legge se anche la piegava ai suoi piacimenti!
Con discreta statistica incidenza i malcapitati condotti in manicomio erano persone detentrici di cospicui ereditari averi, a cui moralmente degenerati parenti volevano sottrarli; o anche avveniva che, in prossimità della tarda età, per proprio piacere attempati signori consumavano loro insindacabili beni con donnine compiacenti, cosa che creava le ire più feroci in altri interessati gelosi congiunti che non sopportavano quegli sperperi con le estranee, valutandosi i soli legittimi successori e possessori delle sostanze ereditarie.
Dunque, come già affermato, in buona percentuale di casi parenti serpenti ricorrevano al ben nascostamente pagato mediconzolo del paesello, anche non di residenza, per ottenere con molta leggerezza il sospirato certificato di pericolosità del familiare da interdire da ogni attività propria del consorzio umano, così che ne fossero creati curatori e poi ereditieri dei beni.
Ma con quel sistema anche avveniva che mariti si liberassero di ormai disdegnate mogli, pratica non diversa dal fatidico “ti ripudio” mussulmano, o che mogli si togliessero di torno mariti ingombranti e non amati.
E la morale? Chi se ne importava di tal strana cosa, tanto nessuno mai, se ricco e potente, era stato punito dalla legge se anche la piegava ai suoi piacimenti!
In assenza di psichiatri, in tempi ancora antecedenti, il figlio cadetto di notabili era costretto a divenire cavaliere di ventura, ossia errante barbone senza mezzi che doveva procacciarsi, a suo rischio e pericolo, un posticino da armigero in qualche estranea corte se non moriva in duelli spesso affrontati per mantenere od ottenere le grazie del “signore” di turno.
Invece, le ragazze, ahimè, ebbero sorte forse ancora più ingrata perché erano sacrificate sull’altare di eros con il vecchio bavoso di turno però ricco e potente, o erano inviate in convento ad amare Gesù in una casa chiusa che, come si sa: “Chi vi entrava non usciva più”! Quante povere Maria Teresa de Leyva, ragionata secondo la manzoniana storia, saranno esistite in questo immorale mondo!
E la morale? Chi se ne importava di tal strana cosa, tanto nessuno mai, se ricco e potente, era stato punito dalla legge se anche la piegava ai suoi piacimenti!
Se poi della civiltà occidentale leggessimo il libro sacro per eccellenza, la tanto decantata bibbia che tutti possiedono, sapremmo che la società umana nacque da uno sputo sul fango che condusse ad un peccato di superbia che si continuò tra omicidi, inganni di donne verso uomini, di fratelli verso fratelli, di eccidi di massa con mozzamento di teste, mani e falli dei vinti poi ordinatamente ammucchiati ed arsi in onore del “signore dio… suo” che era vendicativo, cattivo, perverso e… consolatore di donne anche momentaneamente sole. Donne cui il perverso prima mandava l’angelo per scrutare le possibilità per trarre il suo piacimento, e dove non appena possibile si fiondava ad occuparne il letto anche se la femmina fosse ormai un’attempata zitella. Ovviamente tutto questo avveniva quando il dio non andava in giro, di giorno e di notte, per cercare con chi battersi con il bastone! Cfr bibbia C.E.I. Genesi 32,24-34
E la morale? Chi se ne importava di tal strana cosa, tanto nessuno mai, se ricco e potente, era stato punito dalla legge se anche la piegava ai suoi piacimenti!
Sull’onda lunga, anzi plurimillenaria dell’amoralità e dell’immoralità dai furbastri inventate per detenere il Potere che controlla gli sciocchi si giunge sino ai giorni nostri, e nel nostro piccolo Paese dove un vecchietto, moralmente ributtante ma per questo legalmente non condannabile, conclama i suoi amori giornalieri diurni, se in vacanza in Sardegna, in caso contrario specie da “fido e lele”, e da ruffiane si fa organizzare notturni festini spiati in qualche maniera da vojeurs con o senza divisa però sempre forniti di buona tecnologia. E’, infatti, di questi giorni la continua espressione mediatica che coinvolge Berlusconi in problemi di moralità, e molti “passuluni”, espressione siciliana che ben può indicare gli scemi del villaggio globale, abboccano all’amo di un celato manovratore che però non lo è neppure tanto. Manovratore che, nel retroscena, fomenta e spinge i propri allucinati “dipendenti” a porre in opera i suoi voleri al fine di raggiungere inconfessati interessi INTERNAZIONALI di… definiamoli per semplicità “controllati imperialismi” che mirano alla scomparsa politica di Berlusconi.
Questo scritto, goccia tra le centinaia sul tema che tratto, vuole soltanto porre l’accento su alcune condizioni oggettive, dunque logiche, perciò incontestabili che riguardano ciò che certa magistratura addossa al personaggio Berlusconi, premier politicamente stolido d’un altrettanto ottuso governo, almeno a mio parere.
La prima generale considerazione da porre, indipendentemente dal Berlusconi, consiste nell’analisi dell’idea: “Il Potere è morale”?
Da cui deriva: “Il potere deve essere morale”?
Ed ancora: “Il Potere è Potere solo se sì manifesta come Potere”?
Idea che, se così non fosse, ci dovrebbe far chiedere: “Che Potere è un Potere che non s’esprime come Potere”!
Allora, dato che l’insieme degli espressi concetti conduce a giudizi necessariamente arbitrari, è più opportuna azione, per determinare le incombenze del Potere e del premier Berlusconi di cui trattiamo, quella di scardinarli dall’inconsistente concetto di moralità pubblica e bigotta che li vorrebbe sottomessi, per poi ambedue agganciarli al giudizio d’opportuna suddivisibilità e fruibilità dei beni d’un territorio chiamato Patria, sì che ognuno che ne è cittadino d’essa n’abbia in giusta misura! E da questo nuovo punto di vista, sia la morale corrente, sia il premier Berlusconi sono ampiamente condannabili. La prima come riprovevole ed inutile, il secondo come sottrattore di beni comunitari.
E, in breve, già qui ho accennato all’essenza dell’avvenirista Stato Socialista, a cui aggiungo l’apposizione “Sociale” per non essere frainteso in proposito del mio credo politico mentre lo contrappongo a quello “liberista”.
Stato Socialista e Sociale che emerse, con i suoi inevitabili errori, dopo i bui secoli delle guerre tra papa e monarchie assolutiste svolte per la conquista e detenzione del Potere temporale. Lunghe secolari belligeranze che condussero, dopo il Rinascimento, a quel “Secolo dei Lumi” che generò la rivoluzione francese da cui si crearono le prime forme di Stati moderni anche se in primis ancora oligarchici perché retti solamente da “notabili”. In ogni caso fu in quel periodo, precisamente durante il trapasso dallo “Stato Liberale” a quello “Liberista”, che si formarono i primi corpi legali definibili “lunghi, scritti, votati e democratici”. Scritti spesso costituzionali che condussero alla “Stato di Diritto” con leggi non più applicabili ad libitum, ma almeno nominalmente impiegate secondo concepimento.
E’ chiaro che anche quest’ultimo sistema legale, in fin dei conti anch’esso interpretativo delle umane vicende, è imperfetto perché le leggi, pur derivando da usi e costumi ormai connaturati in un certo popolo, sono sempre forzature verso le minoranze che in esse non si riconoscono facendo così nascere il problema filosofico/legale: “Le leggi sono inviolabili e sempre strettamente applicabili, o devono essere interpretate e amministrate secondo necessità”?
Più semplicemente: “Le leggi sovrastano l’uomo, o sono scritte per l’uomo”?
E ancora: “Chi tra i due attori è soggetto, e chi è oggetto?
E, per concausa ragionata si giunge alla domanda: “Le leggi sovrastano il Legislatore, o questo può disporne a suo piacimento”?
Anche in questo caso la risposta apre un classico moraleggiante dubbio che, come scriveva il prof Aldo Alessandro Mola in diverso argomento, ma di similare concetto, è per il popolo un dilemma cornuto!
Così, dopo l’opportuno preambolo, siamo giunti alla questione che desidero illustrare, quella che è dominio dei media ormai da più giorni, anzi, tutto sommato da ben prima del 1992, quando Di Pietro inquirente di “Mani Pulite” riferendosi al Berlusconi pubblicamente affermava: “… Io, quello lo distruggo…”. Non ci riuscì, e la vexata quaestio del “Berlusconi non tollerabile imprenditore e politico”, e della sua antitesi, “Berlusconi accettabile politico/imprenditore”, questione oggi sfruttata dalle incapaci Sinistre Materialiste, è ormai giunta ad occuparsi, degenerando, di fenomeni farseschi come l’interessamento verso quelle “signorine” che frequentano le abitazioni del quasi satrapo Berlusconi per colpirlo come uomo, e come politico.
“Signorine” che certuni sperano che suscitino nel popolo bigotto un presupposto dramma morale scatenato da certa servizievole stampa in favore dell’occulto già accennato manovratore che, non mosso da bonomia verso l’Italia, non fa rilevare al popolo italico come allo stesso modo è immorale l’evasione fiscale, l’esportazione di capitali all’estero, la concussione, il nepotismo che spesso alimenta il falso ideologico… che sono veri reati punibili dal C.P. e perciò assai peggiori dell’amoralità e dell’immoralità che, però, non sempre sono facilmente assolvibili perché catalizzatori di comportamenti sovente criminali, e, dunque, aggravanti d’uno specifico reato pur esse di per sé non rappresentando infrazione.
Dunque, nuovamente siamo giunti al concetto secondo cui la morale è un fenomeno sempre inteso ed applicato come “elastico” anche dall’istituzione più genericamente reputata moraleggiante che, per esempio, se ne guarda bene dal denunciare alla magistratura ordinaria i propri “dipendenti” per abuso sessuale su minori, o quando sono intenti a lucrare affari sul territorio nazionale italiano nonostante il Concordato, vale a dire la “Legge delle Guarentigie” approvata dal Parlamento italiano il 13 maggio 1871 dopo la presa di Roma. La legge delle Guarentigie, mai riconosciuta da Pio IX e successori comparsi prima del 1929, ma disattesa anche dopo, prevedeva che il Regno d’Italia versasse la favolosa cifra di ben tre milioni di lire annue alla Chiesa di Roma a condizione che questa non s’ingerisse negli affari di Stato del Regno, e finanziariamente non speculasse sul territorio di quest’ultimo. Il denaro fu ovviamente accettato dalla chiesa, ma la restante parte del Concordato fu ignorata perché il Cardinale Giacomo Antonelli, un vero talento degli affari finanziari e primo riorganizzatore delle finanze vaticane, lo utilizzò per scopi speculativi in territorio italico, per esempio anche avvalendosi della cattolica S.G.I. (Società Generale Immobiliare) con sede a Torino dove era stata fondata dal Cardinale di quella città. Manovrata dall’Antonelli, la S.G.I. dopo la fondazione subito partecipò, incassando vistosi introiti ed in apparente veste propria, alla ristrutturazione urbanistica della città di Roma che era stata voluta dal Governo del Regno, e, sempre l’Antonelli, s’era nel frattempo inventato anche i prestiti fiduciari, chiaramente richiedibili con pagamenti d’interessi ed usufruibili dai notabili romani che, riconoscenti, ben presto aiutarono il Vaticano a “difendersi” dalla Banca di Francia che era giunta in Roma con la speranza d’amministrare le risorgenti ricchezze del nuovo piccolo Paese che godeva d’extra territorialità e anche di un corpo consolare accreditato. I notabili romani “rincuorati” nel portafogli, riconoscenti verso il Vaticano per i prestiti ricevuti, di fronte al rischio rappresentato dalla presenza della banca straniera subito fondarono la cattolica “Banca di Roma” che in breve divenne interlocutrice del Vaticano in materia di depositi e prestiti per gli stessi cattolici. Era quella la banca che di lì a breve rimase invischiata o creò lo scandalo della “Lobia”, o “scandalo della Regia” che stava altresì trascinando con sé anche il Re d’Italia per speculazioni immobiliari illecite, nel suo caso avvenute in Torino.
E la morale? Chi se ne importava di tal strana cosa, tanto nessuno mai, se ricco e potente, era stato punito dalla legge se anche la piegava ai suoi piacimenti!
Come si può storicamente determinare la questione morale non è propria del mondo dell’amministrazione politica e del ruolo svolto dai moderni arconti, ma s’allarga anche alla chiesa che sì professa credente nell’incipit del favoloso suo Cristo, salvo che:
La chiesa di Roma, quella dei cattolici, con cui si può essere profondamente in disaccordo, ma che non può essere ignorata perché gran serbatoio di voti elettorali, in questa nostra “QUASI NAZIONE E ANCORA NON STATO, SE NON NOMINALMENTE”, ha ieri assunto una posizione apparentemente rigida nei confronti del premier ytalyota. Posizione che però è assai facilmente plasmabile secondo intendimento per il suo modo d’essere stata espressa, infatti, le parole pronunciate dal cardinale Bagnasco possono facilmente essere intese in antitetiche maniere: “Dal perdono per permessa ammenda verso gli errori commessi, alla condanna definitiva per voluto intendimento di non condivisone di opere, parole e omissioni”, in tal modo permettendo alla stessa chiesa, come sempre storicamente ha dimostrato il suo itinere, di capovolgere il fronte per il quale in apparenza si batte, o contro cui combatte.
In questo caso il primo e più importante avvenimento da comprendere, sulla “esposizione” mediatica del Vaticano sul tema Berlusconi, è: “Perché essa si è schierata”?
La risposta è semplice! Il fermento del crogiolo elettorale cattolico, massa da sempre pilotata dalla gerarchia ecclesiastica un tempo anche contro lo Stato Fascista inventore dello Stato Sociale che tanto spaventò i papi, i barbari in Europa ed i rozzi statunitensi già invasi dal sionismo che mirava ad un mondo vassallo attraverso l’uso del capitalismo globalizzante, già essendo scosso dalla risaputa pedofilia e dalle illecite azioni bancarie della Banca Vaticana e dello I.O.R. mal ormai sopporta, per la moralità di cui la stessa chiesa va predicando, che suoi rappresentanti, o interessati simpatizzanti rompano l’ illusorio muro d’armonia che li fa sentire uniti.
Ma anche per tutto questo peccaminoso contegno la chiesa di Roma ha una risposta assolutoria verso se stessa definendosi, contro tutta la morale di cui va predicando, come organismo che: “Sta nel mondo, con il mondo, ma che non è di questo mondo”. In pratica in tal modo autorizzandosi a mantenere il suo primato nelle coscienze dei deboli, dei poveri di spirito, insomma di quelli che credono perché non pensano, mentre anch’essa continua a rendere, come il Berlusconi, la morale sempre più elastica.
2. Anche la magistratura che spesso s’auto celebra in spropositata maniera, e che è temuta dai politici più potenti, soffre d’immoralità.
E’ immorale il giudice che “ammazza i processi”.
E’ immorale il giudice che detiene il cittadino o extra comunitario nell’attesa di processo per periodi assai lunghi prima di definirne lo stato di colpevolezza o d’assoluzione, tanto nessuno può sindacarne la produzione lavorativa.
E’ immorale il giudice che se ne va in vacanza lasciando i detenuti nell’attesa di processo in balia di un sistema carcerario che ormai si sa assai spesso essere deleterio, e per le morti improvvise di poveretti malmenati o anche suicidi questo ufficiale dello Stato non ha mai da pagare come il disgraziato chirurgo che in un giorno sciagurato ammazza, dopo vent’anni e più d’onorata carriera, il paziente che forse aveva ben seguito; o l’ingegnere che mal ha progettato, o il pilota che ha commesso un errore… o Berlusconi che ricorre al bunga bunga.
Insomma, ogni categoria lavorativa è sottoposta a leggi ed a fenomeni morali, tutte tranne quella dei magistrati, così anche con quest’esempio ricadiamo nell’uso secondo piacere della moralità portandola nuovamente ad essere immoralità.
Allora, ripeto, usciamo dalla questione morale, e cerchiamo di capire perché il premier Berlusconi è condannabile, e per quali reati.
Berlusconi verosimilmente è condannabile per esportazione di capitali all’estero, ricordiamo in tal proposito i processi All Iberian, ma anche ciò che recentemente sarebbe avvenuto nell’isola di Santa Luçia.
Berlusconi verosimilmente è condannabile per corruzione dell’avvocato Mills.
Berlusconi verosimilmente è condannabile per trascorsi illeciti finanziamenti ai Partiti e fondi neri, verosimilmente, anche presso la Banca vaticana.
Berlusconi verosimilmente è condannabile per concussione.
Berlusconi verosimilmente è condannabile per collusione mafiosa.
Berlusconi certamente è condannabile per induzione e sfruttamento della prostituzione minorile.
Berlusconi, per altre vicende è, purtroppo, nello stato di politicamente corretto, o giuridicamente prosciolto per decorrenza dei termini processuali, o anche prosciolto per insufficienza di prove. In ogni caso, il premier Berlusconi non è stato mai “vincitore” in un processo, ma sempre salvato per “chiaroscuri” legali scovati da abili amorali avvocati che certamente lui paga assai cari, ma, forse, anche perché troppi processi si celebrano, nel loro esito, in oscure latebre di sotterranei accordi.
Vogliate ora gradire un po’ di: “Berlusconi Silvio show che ha oltre 20 processi a carico”.
Berlusconi Silvio: “Deputato della Repubblica eletto a Milano. Fu fondatore di Forza Italia condotta sino a divenire un ipotetico “Partito dell’Amore”. L’idillio di Partito però non durò a lungo perché il premier Berlusconi litigò con il cofondatore onorevole Fini che fu estromesso, e senza tale presenza divenne PDL almeno nella dizione.
Berlusconi fu Presidente del Consiglio dei Ministri dal 10/05/1994 al 17/01/1995 per la durata di 226 giorni.
Ottenne nuovamente la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri dall’11/06/2001 al 2/04/2005 per la durata di 1414 giorni appoggiato da una coalizione politica rappresentata da Forza Italia, AN, Lega Nord, CCD, CDU ed Indipendenti.
Il terzo Governo Berlusconi rimase in carica dal 23/4/2005 al 16/05/2006 per la durata di 372 giorni.
Il quarto Governo Berlusconi è… “in vita?” dal 08/05/2008 ad oggi con un’alleanza politica formata dal PDL, Lega Nord, Movimento Per il Sud e una nutrita serie di “compere di deputati” come fossero bestie da macello. Che lo siano?
1) Il nome Berlusconi Silvio già compariva nelle liste della loggia massonica P2, fascicolo 625, numero di tessera 1816, data d’iniziazione 26 gennaio 1978.
In una convocazione davanti alla commissione parlamentare sulla P2 presieduta dalla parlamentare Tina Anselmi, Berlusconi, giovane imprenditore ammise d’essersi iscritto alla Loggia massonica verso l’inizio del 1978 per diretto invito di Licio Gelli. Riconfermava la sua iscrizione alla massoneria nel Novembre 1993, però nel Settembre 1988, in un processo per diffamazione da lui intentato contro alcuni giornalisti dichiarava: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo che è di poco anteriore allo scandalo”. Per questa dichiarazione fu denunciato per falsa testimonianza, ed il processo sì concluse nel 1990 con la dichiarazione di colpevolezza, ma il reato sì era estinto per intervenuta amnistia.
2) Berlusconi dal 1983 fu sottoposto ad indagini nell’ambito di un’inchiesta su droga e riciclaggio perché la Guardia di Finanza aveva posto sotto controllo i suoi telefoni, e nel proprio rapporto scriveva: “È stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia, sia in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe anche al centro di grosse speculazioni edilizie, e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo…». L’indagine non riuscì ad ottenere prove circostanziali dei fatti addebitabili, e nel 1991 fu archiviata.
3) Berlusconi fu accusato d’aver pagato tangenti ad ufficiali della Guardia di Finanza per “mitigare” i controlli fiscali in quattro sue società. Dopo il processo in primo grado fu condannato a 2 anni e 9 mesi senza attenuanti generiche per tutte e quattro le tangenti contestate, ma in Appello la Corte concesse la prescrizione per tre di esse. Per la quarta tangente, quella riguardante “Telepiù”, ottenne assoluzione con formula dubitativa per l’applicazione del comma 2 art. 530 CPP. La Cassazione in seguito confermava, nell’ottobre 2001, le condanne in materia di tangenti pagate per i coimputati di Berlusconi, i signori Berruti, Sciascia, Nanocchio e Capone, per cui si deduce che le tangenti erano state pagate. E’ dunque strano il caso che il solo Berlusconi fu assolto per insufficienza di prove.
4) Berlusconi subì un altro processo a causa di 21 miliardi di finanziamenti illeciti consegnati a Bettino Craxi, denari passati attraverso la società estera “All Iberian”. Nel processo di primo grado Berlusconi fu condannato a 2 anni e 4 mesi, ma in appello, a causa dei tempi lunghi del dibattimento avvenne la prescrizione del reato. La Cassazione in seguito confermava.
5) Berlusconi fu rinviato a giudizio anche per aver falsificato i bilanci Fininvest, e per tale motivo subì il processo “All Iberian 2”. Il dibattimento era in corso presso il Tribunale di Milano, intasato dalle solite inconcludenze e schermaglie procedurali, quando subì l’interruzione perché nel frattempo Berlusconi aveva modificato la legge sul falso in bilancio facendo decadere il capo d’accusa processuale che lo riguardava.
6) La Procura della Repubblica di Milano pose Silvio Berlusconi sotto inchiesta dopo avere ottenuto una voluminosa consulenza fornita dalla “Kpmg” riguardante la rete di società estere che facevano capo al Gruppo Fininvest. Gruppo la cui la consociata “Fininvest Group B”, sostenne l’accusa, finanziò operazioni “riservate” avvalendosi di oltre 1.000 miliardi di fondi neri; ma anche questo processo fu interrotto perché era stata mutata la legge sul falso in bilancio.
7) Per l’acquisto del calciatore Gianfranco Lentini, Berlusconi fu rinviato a giudizio perché trasferì, in nero, 6 miliardi di lire dalle casse del Milan a quelle del Torino calcio. Il dibattimento, svoltosi presso il Tribunale di Milano, terminò con un non luogo a procedere.
Berlusconi fu accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d’acquisto della società “Medusa Cinematografica”, perché non aveva fatto apparire in bilancio ben 10 miliardi di lire. In primo grado fu condannato ad 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio, in appello, la Corte gli riconobbe le attenuanti generiche è scattò la prescrizione del reato.
9) Berlusconi fu accusato di varie irregolarità fiscali per l’acquisto di terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado fu per alcuni reati assolto, per altri subentrò l’amnistia. In Appello fu confermata la sentenza di primo grado.
10) Berlusconi fu accusato d’aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel “Lodo Mondadori”, il processo che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice per l’udienza preliminare, Rosario Lupo, decise l’archiviazione del caso con formula dubitativa. La Procura Generale promosse ricorso in Corte d’Appello che, nel giugno 2001, sentenziò la prescrizione del reato perché per il Berlusconi era ravvisabile solo il reato di corruzione semplice e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari. Furono perciò concesse le attenuanti generiche ed il reato fu prescritto poiché risalente al 1991. Il giudice però dispose che restassero sotto processo i coimputati, Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta.
11) Berlusconi fu accusato d’aver corrotto i giudici durante le operazioni per l’acquisto della SME. Fu perciò rinviato a giudizio con Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado si celebrò presso il Tribunale di Milano, ma Berlusconi fu prosciolto per insufficienza di prove.
12) Berlusconi, già presidente del Consiglio, fu accusato d’aver indotto la RAI a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari delle due società, ciò per ridurre a più miti pretese la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, chiese l’archiviazione del processo che fu accolta dal Giudice dell’Udienza Preliminare.
14) Berlusconi fu accusato d’aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv al fine d’ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma anche in questo caso chiese l’archiviazione che fu accolta dal Giudice dell’Udienza Preliminare.
15) Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze, indagano da molti anni sui “mandanti” delle stragi del 1992, quelle di Falcone e Borsellino, e del 1993 avvenute a Firenze, Roma e Milano. Le indagini preliminari sull’eventuale ruolo che Berlusconi e Marcello Dell’Utri potrebbero avere sostenuto in quelle vicende furono allora formalmente chiuse con archiviazioni, o richieste di archiviazioni. Continuarono però le indagini contro ignoti per concorso in strage.
16) Berlusconi, Dell’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in Spagna dell’emittente “Teleçinco”, furono accusati di frode fiscale per 100 miliardi e violazione della legge antitrust spagnola ed erano in attesa di giudizio su richiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzon Real. Ma lo stesso giudice, con la motivazione di non creare danno al presidente del Consiglio della Repubblica Italiana che avrebbe potuto essere arrestato in quel Paese durante le sue visite, decise di sospendere il processo finché Berlusconi avesse occupato la carica di primo ministro.
Le “avventure” giudiziarie del premier Berlusconi non terminano qui, esse continuano, ma quelle più recenti sono ancora nella memoria collettiva e considero prolisso descriverle.
Come si è visto le occasioni giudiziarie per condannare il premier Berlusconi non sono mancate, ma nessun giudice seppe o volle draconianamente intervenire. Così, a distanza di anni dalla comparsa di Berlusconi sulla scena politica, per esautorare il premier si fa ancora affidamento sulla questione morale tanto cara ai baciapile di Sinistra, di Centro e di Destra.
Ma di che moralità va parlando la gentaccia che siede sugli scranni politici.
Attraverso antichi articoli pubblicati su “LaPadania” qualche altro dato su Silvio Berlusconi.
Nel 1961 Berlusconi ottenne una fideiussione dalla milanese “Banca Rasini”per dare il via alla sua prima società che si inseriva nel settore degli appalti immobiliari. La Rasini era la banca che Michele Sindona, banchiere mafioso, indicava come la più usata dalla mafia siciliana per riciclare denaro ottenuto con proventi illeciti. A riprova che ciò fosse verità fu appurato che tra i suoi clienti comparivano anche Bernardo Provenzano, Pippo Calò e Totò Riina.
Berlusconi, con i denari della fideiussione, organizzò insieme con il socio Pietro Canali una società in cui partecipò aggiungendo anche la non indifferente somma di 30 milioni di lire provenienti, secondo quanto da lui affermato, dalla liquidazione anticipata di suo padre Luigi che era procuratore della stessa Banca Rasini. Stranamente, altro denaro gli giunse, così affermò, da una successiva fideiussione concessagli dalla ormai “solita” banca. [vedi Guzzanti verso Berlusconi, pag 87].
In seguito, all’età di trentadue anni, il 26 settembre 1968, “dall’Edilnord S.A.S.” Berlusconi acquistò un terreno su cui sarebbe sorto “Milano2″, area edificabile che pagò £ 4.250 al mq per un ammontare di oltre 3 miliardi di lire. Quando su quell’area iniziarono i cantieri di lavoro fu calcolato che essi costavano al giovane imprenditore circa 500 milioni al giorno, e la domanda che tutti si possono porre è: “Da dove gli giungeva quella enorme massa di denaro”? [LaPadania -19/Agosto/1998].
Berlusconi poi fondò, il 2 febbraio 1973, la piccola società “Italcantieri S.r.L.”. Società che già nel 18 luglio 1975 s’era trasformata in S.p.A. con un aumento di capitale per oltre 500 milioni di lire, ma la cifra accrebbe fino a due miliardi di lire, e la società emise un prestito obbligazionario per altri due miliardi. [LaPadania 18/Agosto/1998]
In data 22 maggio 1974, “l’Edilnord S.A.S. Centri Residenziali” allargò il capitale sociale di 600 milioni di lire, e nel 22 luglio 1975 la stessa operò un altro aumento di capitale. [LaPadania 18/Agosto/1998]
Sempre durante il 1974, Berlusconi ottenne il controllo della “Immobiliare Romana Paltano”, una società con 12 milioni di capitale che l’anno successivo, dopo aver variata la ragione sociale in “Cantieri Riuniti Milanesi S.p.A.”, ebbe il capitale sociale prima aumentato fino a 500 milioni, e poi nel 1977 fino ad un miliardo di lire. [LaPadania 18/Agosto/1998]
Poi, anni dopo, nella ormai costituita “Fininvest” giunsero tra il 1975 e 1978 aiuti economici che ascendevano a ben 93,9 miliardi di lire. Quel denaro frettolosamente e con leggerezza era stato dichiarato proveniente da conti svizzeri, mentre La Repubblica del 28/aprile/2001 annunciava che essi erano d’origine mafiosa. Nacquero nuovi dubbi e Berlusconi fu nuovamente processato dal P.M. Antonio Ingroia che lo pose alle strette con specifiche domande sulla materia del contendere,. Lui però s’avvalse della facoltà di non rispondere. Purtroppo, non furono possibili accertamenti in Svizzera per lo stretto riserbo bancario di quel Paese, così Berlusconi sì salvò da quasi certa condanna.
Nuovamente LaPadania lo accusò titolando “Silvio sei mafioso”, ma anche altri simili e peggiori titoli furono usati in diverse occasioni”! [cfr http://kiriosomega.wordpress.com/2009/10/10/silvio-sei-mafioso-cos-intitolava-lapadania-nel-1998-poi-il-silenzio/ E’ possibile ottenere in formato j-peg le dia dei giornali pubblicati ponendo la richiesta tra i commenti all’articolo posto in internet].
Nel seguente 15 settembre 1977 la società “Edilnord S.A.S.” cedette alla appena fondata società “Milano2 S.p.A.” tutto ciò che era stato edificato di “Milano2″ aggiungendo anche alcune aree ancora da costruire. In pochi giorni il capitale della “Milano2 S.p.A.” trapassò da 1 milione a 500 milioni, per portarsi a due miliardi nel 19 luglio 1978. [LaPadania 18/Agosto/1998]
L’impero “Fininvest S.R.L.” si sviluppò in due fasi. La prima prese inizio a Roma il 21 marzo 1975 dopo che Berlusconi aveva acquistato “Telemilanocavo”, piccola emittente televisiva di Segrate che sì trasformò in “Telemilano58″ che divenne nazionalmente nota come “Canale5″. Durante la prima fase di vita “Fininvest S.R.L.” fu holding capogruppo d’una cordata d’aziende con un nucleo iniziale di solo 20 milioni di capitale. Capitale che poi aumentò, in data 11 Novembre dello stesso anno, fino 2 miliardi di lire.
Il 4 maggio 1977, sempre a Roma, Berlusconi creò la “Immobiliare Idra” con capitale versato di solo 1 milione di lire, ma nell’anno successivo la società già aveva capitale sociale per 900 milioni di lire. [LaPadania 18/Agosto/1998].
Il successivo 8 giugno 1978 Berlusconi diede vita alla “Finanziaria di Investimento S.R.L.” sempre con capitale iniziale di 20 milioni di lire, ma il 30 giugno 1978, dopo soltanto 22 giorni dalla fondazione, i 20 milioni furono aumentati a 50 milioni, ed il 7 dicembre fu raggiunta la quota di 18 miliardi di lire così che dopo breve tempo le due società si fusero. [LaPadania 18/Agosto/1998]
Molte cose sono ancora da riferire sulle strane ed improvvise società e capitali di Berlusconi, ma purtroppo, certo per convenienze politiche, LaPadania tacque ed anche la fonte d’informazioni svanì.
Resta solo da dire che nel tempo in cui Berlusconi Luigi, il padre di Silvio, era procuratore generale della “Banca Rasini”, l’istituto entrò in “stretti” rapporti d’affari con la “Cisalpina Overseas Nassau Bank” nel cui consiglio d’amministrazione già erano presenti Roberto Calvi, presidente del Vecchio Banco Ambrosiano, Licio Gelli, M… V… della Loggia P2 in cui anche Berlusconi Silvio era inserito, il mafioso banchiere italo americano Michele Sindona, e monsignore, ma non troppo, Paul Marcinkus già presidente dello IOR e già pupillo del potentissimo cardinale F. Spellman che aveva avuto la propria arcidiocesi in New York.
Di fatto, perciò, la “Banca dello Stato della Città del Vaticano”, prelatura del papa che ne è unico proprietario ed unico azionista che tutto avalla per le operazioni finanziare che esegue, era in ottima delinquenziale finanziaria compagnia, non certo essendo da meno degli altri comparenti. Quasi inutile ricordare che di quei personaggi due ebbero morte violenta, e Karol Józef Wojtyła, papa Giovanni Paolo II succeduto a Giovanni Paolo I spirato per causa di morte mai appurata e alquanto misteriosa, subì ben due gravi attentati da cui si salvò. Solo Marcinkus non ebbe guai degni di nota, ma di lui si deve ricordare, oltre a tante pessime frequentazioni, che era conoscente/amico di Renatino, il capo della “banda della Magliana” noto come Enrico de Pedis il cui cadavere è sepolto in Roma nella cripta della chiesa di Sant’Apollinare di proprietà dell’Opus Dei!
Secondo Michele Sindona, che morì in carcere avvelenato, perché sorbì un caffè “condito” con “cianuro”, la “Banca Rasini” era coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa che accettava tramite la Svizzera. [Cifra J. Ziegler, La Svizzera lava più bianco, 1992].
Sempre in proposito di “Fininvest” e fondi mafiosi che si supponeva ottenesse, nel 1999 il dottor Francesco Giuffrida vicedirettore della Banca d’Italia filiale di Palermo, in una perizia che gli era stata affidata dalla magistratura in occasione del processo Dell’Utri, sosteneva che nel periodo temporale compreso tra il 1975 ed il 1984 non era possibile individuare la provenienza di alcuni versamenti pervenuti alla stessa Fininvest ed ammontanti al valore di 113 miliardi di lire. Per tale dichiarazione il Giuffrida fu querelato da “Mediaset” per diffamazione.
Il caso mai sopito dei fondi “Fininvest” riesplose lo 01/02/2010, quando Massimo Ciancimino raccontò, usando appunti lasciatigli dal padre Vito, che il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, tramite Marcello Dell’Utri ed i costruttori Antonino Buscemi e Franco Bonura avevano investito soldi in “Milano2″.
Il 18 settembre u. s. “Il Fatto Quotidiano” pubblicava un appunto di Vito Ciancimino con su scritto: “In piena coscienza oggi posso affermare che sia io, sia Marcello Dell’Utri ed anche indirettamente Silvio Berlusconi siamo figli dello stesso sistema, ma abbiamo subito trattamenti diversi soltanto ed unicamente per motivi geografici”.
Nonostante tutte le accuse ed i sospetti che gravano sul presidente Berlusconi lui non risponde. Lui lascia credere, senza nulla dire, della potenza della Massoneria ytalyota a cui fu iscritto, e lascia anche che chi voglia creda che quella fu la fonte dei suoi finanziamenti, gli fa comodo, è sempre meno pericoloso che ammettere collusioni mafiose.
Ma chi ben conosce i Fratelli e l’ambiente massonico certo non è propenso a credere che la decantata “catena d’unione, l’eggregore che tutto unisce rappresentato dal cordone di loggia che in essa sormonta ogni cosa” è disposto a spingersi sino al concedere prestiti plurimiliardari a favore d’un neofita sconosciuto, e Berlusconi era un personaggio sconosciuto ed equivoco, anche se emergente, quando fu invitato a partecipare alla P2. Perciò chi, in Massoneria, rischiando di propria tasca lo avrebbe finanziato con le somme da capogiro già riportate?
Ma se così fosse avvenuto, allora Berlusconi è solo la “marionetta” di un ingranaggio mostruoso che tiene in pugno l’Italia, ma, nuovamente, se tale fosse la potenza di “quell’ingranaggio” che necessità esso avrebbe avuto nel creare nell’allora sconosciuto Berlusconi il suo uomo di facciata.
E perciò ora che la gente si renda conto che la Massoneria sembra potente solo perché s’ammanta di veli.
In conclusione, la Massoneria non finanzia il Fratello neofita sconosciuto, i vecchi tromboni già presenti sono tali come in qualsiasi altro posto, si coccolano tra loro ed il neofita, chiunque sia, per vent’anni e più è solo sopportato quando parla, e per capire questa frase si sappia che dopo l’iniziazione il neofita non ha diritto alla parola sino a che permane nel primo grado, poi potrà parlare di esoterismo e non d’amministrazione di Loggia, ma solo se conosce qualcosa perché di solito tutti si riempiono la bocca di questa strana parola, ma non vanno aldilà del saper dire, senza specificarne l’essenza, che in Loggia esistono la pietra grezza e quella levigata, poi accennano alle tre statue di cui non arguiscono il significato, ed infine alla due colonne delle quali resta a loro sconosciuto il significato delle lettere che vi sono incise! Qui è tutto il bagaglio culturale esoterico dei Fratelli!
Non sì dimentichi, però, che in Sicilia, specialmente durante gli anni tra il ’70 e il ’90, esisteva la volontà di creare il G…O…S… (Grande Oriente di Sicilia) sull’idea della già scomparsa C…A…M…E…A… Ma il G…O…S… coltivava anche l’idea di separare politicamente l’isola dal resto d’Italia, altro che lega e federalismo, ed attorno a quell’idea ruotavano molti personaggi scontenti dell’andazzo amministrativo isolano, non esclusi gli uomini d’onore che volevano entrare in Massoneria perché reputavano che in essa avrebbero conosciuto personaggi che, per i loro incarichi profani, come si dice in massoneria, sarebbero potuti essere ricattabili per utilità verso la criminalità mafiosa.
Quanto appena sopra scritto non significa che la Massoneria è mafia, o che la mafia è in Massoneria, vuol solo lasciare intendere, lo ripeto, che ovunque esistono associazioni d’un qualche spessore, o certuni pensano che lo siano, la mafia ha interesse a penetrarle perché i suoi adepti sperano di trovarvi interlocutori da sfruttare con le buone, o con le cattive.
Paisà, tutt’o munno è paese… e la papera senz’acqua non galleggia!
Kiriosomega, l’agnostico