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USA e covid-19: dati effettivi, (s)covi(d) il virus che è in te, UE: teatrino della Grande Finanza, contagio: le reali cause di morte, Vignola: a qualcuno non piace il verde, igienismo in lutto…

Il Giornaletto di Saul del 18 aprile 2020 – USA e covid-19: dati effettivi, (s)covi(d) il virus che è in te, UE: teatrino della Grande Finanza, contagio: le reali cause di morte, Vignola: a qualcuno non piace il verde, igienismo in lutto…

Care, cari, il chirurgo generale Jerome Adams ha spiegato in un’intervista alla radio XM che Coronavirus Task Force ha effettivamente abbandonato il modello di contagio predittivo Bill Gates/CDC/WHO, e sta ora lavorando con i dati reali. Questo è in contrasto con la vera e propria paura del dottor Fauci e di Bill Gates, che hanno fatto un tour mediatico, minacciando il pubblico che le aziende non potranno riaprire per sei mesi o un anno, o fino a quando e a meno che i governi non acquistino la loro vaccinazione, convenientemente brevettata, per grandi quantità di farmaci… – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2020/04/usa-donad-trump-sul-covid-19-ora-si.html

Non avete voluto la canapa? Ora beccatevi le microplastiche… – I tessuti sintetici rilasciano fibre durante i lavaggi; un singolo capo può perdere oltre 1.900 fibre ad ogni lavaggio. Tramite le acque reflue, ma anche attraverso lo scorrimento delle acque piovane o la deposizione atmosferica, tali fibre entrano nell’ambiente acquatico – mari, oceani, fiumi e laghi – e lì si accumulano incidendo sul biota. Le fibre di microplastica rappresentano in alcune aree del mondo oltre il 90% dell’inquinamento da microplastica.

Così (s)covi(d) il virus che è in te… – Scrive Gianni Padrin: “1) Muoiono gli anziani, che strano, non lo sapevo, pensavo che di solito morissero i giovani ! 2) Muoiono i geneticamente “problematici”, che strano, non lo sapevo, pensavo che di solito morissero quelli senza problemi ! 3) Muoiono gli immunodrepressi, che strano, non lo sapevo, pensavo che di solito morissero quelli che stavano bene ! 4) Muoiono quelli che sono a contatto con i pazienti infetti (specie se senza protezioni), che strano, non lo sapevo, pensavo che di solito morissero gli eremiti !” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2020/04/17/cosi-scovid-il-virus-che-e-in-te-lettera-aperta-di-gianni-padrin-da-vicenza/

Post Scriptum – TUTTO QUELLO CHE STANNO NASCONDENDO SUL CORONAVIRUS: https://www.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=RsoG7pZifTw&app=desktop – La denuncia del Dr. Shiva che spiega la Verità. Hilary Clinton, Bill Gates, Big Pharma, Anthony Fauci…

UE. Teatrino della Grande Finanza – Scrive Fernando Rossi: “In Italia Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia dal 2006 al 2011 e della Banca centrale europea dal 2011, è stato vicepresidente di Goldman Sachs per l’Europa. Mario Monti, Commissario europeo dal 1994 al 2004, poi nominato da Napolitano, prima senatore a vita poi Presidente del Consiglio, è stato uomo della Goldman, così come lo è stato Romano Prodi, presidente dell’IRI. Non mancano ministri che lavorano per le multinazionali del farmaco, o per Soros, e nemmeno generali che, appena pensionati, sono finiti a lavorare per le industrie di armamenti o ex ambasciatori, che svolgono compiti di relazioni economico istituzionali per le multinazionali…” – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2020/04/ue-la-giostra-della-grande-finanza.html

UE. Fuori uno dentro un altro – Scrive James Hansen: “Chiodo schiaccia chiodo: via il Regno Unito, avanti il prossimo. Beh, i prossimi, sono piccoli… Bruxelles ha deciso di procedere con l’allargamento dell’Unione Europea all’Albania e alla Macedonia del Nord. Così impara la perfida Albione…”

Perché non si indaga sulle reali cause di morte? – Scrive prof. Paolo Gottarelli: “…perché si continua a praticare una medicina che cura il sintomo finale, in questo caso la corsa ad intubare le persone che stanno soffocando, anziché chiedersi perché non arriva sangue ossigenato ai polmoni? Gli strumenti clinico diagnostici li abbiamo tutti e nel dubbio perché non controllare ciò che ha portato al decesso con un esame autoptico?…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2020/04/covid19-perche-non-si-indaga-sulle.html

Sogno un’Italia riconciliata e solidale – Scrive C.R. a commento dell’articolo http://www.circolovegetarianocalcata.it/2020/04/16/sogno-unitalia-riconciliata-in-cui-tutti-i-partiti-siano-complici-nel-volere-il-bene-del-paese/ -: “Condivido pienamente la lettera di AMC, anch’io sono stanca di tutta questa litigiosità nel nostro paese. Devo dire però che, ad onor del vero, secondo me, è inutile e neanche corretto continuare a tacciare i “criticoni” di complottismo e falsità…” – Continua in calce al link segnalato

Vignola. A qualcuno non piace il verde… – Scrive Maria Miani: “Carissimi vi scrivo per mettervi a parte di un mio grosso dispiacere del quale, magari, qualcuno di voi ha già avuto esperienza e ne è uscito brillantemente: di fronte a casa mia c’è un appezzamento di terra abbandonato da decenni. Nel corso degli anni ho cercato di incoraggiare la vegetazione spontanea. Insomma ora ci sono tante bellissime piante, fiori ed erbe e tanti profumi. Il proprietario del terreno mugugna e minaccia…” – Continua: https://retedellereti.blogspot.com/2020/04/vignola-qualcuno-non-piace-il-verde.html?showComment=1587118630419#c6037440951374317926

La quarantena vista dai contadini – Scrive Marinella Correggia: “I contadini non possono più nutrire la popolazione mondiale perché i mercati sono chiusi. (…) Si chiede la riapertura dei mercati locali con le dovute precauzioni. La solidarietà è la nostra forza. Nel settore produttivo più essenziale di tutti, i lavoratori più essenziali di tutti, sono fortemente colpiti dalle misure anti-Covid19. Ma il rapporto fra coltivatori e consumatori coscienti può essere parte della soluzione. Se non ora quando?”

Igienismo. Michele Manca ci ha lasciato… – Scrive Daniele Bricchi: “Ho appreso con molto dolore della morte di Michele Manca, presidente della associazione igienista da lui fondata e diretta per anni, editore di quasi tutta la letteratura igienista in italiano. Una vita dedicata all’igienismo. Dopo Angelo Trimarchi, Armando D’elia, René Andreani, Alfio Libralato, anche Michele ci ha lasciato…” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2020/04/17/michele-manca-fondatore-dellassociazione-igienista-ci-ha-lasciato/

Lombardia e Piemonte. Situazione tragica – Scrive Luigi Caroli: “Si continua a ripetere che diminuiscono ogni giorno gli ospiti del reparto “rianimazione”. E’ vero a livello complessivo nazionale, ma in Lombardia e presto in Piemonte di posti liberi nella “terapia intensiva” non ce ne sono. E “l’ospedale per l’Italia” favoleggiato da Guido Bertolaso ospita ben sette pazienti dei cinquecento previsti. E’ stata una “lucrosa” pagliacciata. I 21 milioni donati “dovevano” trovare “altri destinatari”…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2020/04/17/lombardia-e-piemonte-la-situazione-e-tragica/

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Il galateo va applicato indiscriminatamente nei confronti di chiunque” (Hagakure)

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Smettiamola di vivere come schiavi dei capitalisti e dei loro agenti! La rivoluzione non aspetta….

category Lunario Paolo D'Arpini 18 giugno 2018

Con le elezioni del 4 marzo 2018 le masse popolari del nostro paese hanno aperto una breccia nel sistema politico delle Larghe Intese capeggiato dal PD di Renzi-Gentiloni e dall’alleanza Forza Italia di Berlusconi, Lega di Salvini, Fratelli d’Italia di Meloni. Il colpo di Stato tentato il 27 maggio da Sergio Mattarella è fallito e il 1° giugno i vertici della Repubblica hanno insediato il governo Di Maio-Salvini (M5S-Lega) con a capo Giuseppe Conte.

Quelli che denigrano il “governo del cambiamento” sbagliano: si tratta non di richiudere ma di allargare la breccia aperta nel sistema politico delle Larghe Intese, con ogni mezzo! La stessa insofferenza che ha portato le masse popolari al risultato del 4 marzo, potenziata dalla mobilitazione e dall’organizzazione che sta a noi creare, andrà oltre il “governo del cambiamento” ancora succube dei vertici della Repubblica Pontificia, porterà al governo di emergenza delle masse popolari organizzate e porterà all’instaurazione del socialismo!

Oggi i vertici della Repubblica Pontificia sono costretti a “fare di necessità virtù”. Un tempo il defunto Gianni Agnelli diceva che in Italia per prendere misure favorevoli ai padroni ci voleva un governo di sinistra (cioè, allora, legato sottobanco al PCI dominato prima dai revisionisti moderni e poi dalla sinistra borghese). Ora i vertici della RP contano di far fare al “governo del cambiamento” M5S-Lega, frutto dell’insofferenza popolare contro le Larghe Intese, più e meglio di quello che facevano i governi delle Larghe Intese.

Anche la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti (NATO, UE, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e tutta l’oligarchia finanziaria mondiale) ha accettato il governo Di Maio-Salvini: sono convinti di averlo sotto controllo, di riuscire a fargli continuare le politiche del governo Gentiloni, anzi di fargli fare di più e meglio, per i loro interessi.

Gli esponenti del sistema politico delle Larghe Intese sono indeboliti dalla posizione ambigua della Lega: questa continua a governare Regioni e Comuni con Forza Italia e Fratelli d’Italia, ma è anche parte decisiva del “governo del cambiamento” Di Maio-Salvini. Tuttavia Renzi, Berlusconi e i loro associati fanno a gara a denunciare il governo Di Maio-Salvini: gli rimproverano di fare la stesse cose che hanno fatto Gentiloni, Renzi, Letta, Monti, Berlusconi, Prodi succedendo l’uno all’altro, di fare con arroganza e con dichiarazioni pubbliche di indipendenza quello che loro facevano osservando anche le forme della sudditanza alla UE e alla NATO. In particolare gareggiano tra loro nel cercare di manipolare le masse popolari: si associano a Papa Bergoglio e rimproverano al governo Di Maio-Salvini di proseguire contro gli immigrati (per ora solo escludendo i privati dalle operazioni di soccorso in mare: ha iniziato nel caso concreto con l’Aquarius, la nave di una ONG, la SOS Méditerranée) la stessa politica che Napolitano ha inaugurato (1997) con ben maggiore ferocia facendo affondare dalla Marina Militare italiana la Kater i Rades carica di immigrati albanesi, la stessa politica proseguita con le leggi Turco-Napolitano, Bossi-Fini fino alla Orlando-Minniti. Proprio i gruppi e gli esponenti delle Larghe Intese sono stati i principali (sebbene ipocriti) promotori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari in particolare contro gli immigrati, cioè sono stati e sono i promotori principali della trasformazione del contrasto tra masse popolari e borghesia in contrasti tra parti delle masse popolari. È la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti che costringe milioni di persone a emigrare destabilizzando gli Stati che si oppongono alla libera circolazione dei capitali e devastando i paesi aperti alle scorrerie internazionali dei capitalisti. Sono i capitalisti che nei paesi imperialisti sfruttano gli immigrati costringendoli a salari e a condizioni di vita peggiori di quelli che sono finora riusciti a imporre al grosso dei lavoratori d’origine italiana. I governi delle Larghe Intese hanno costantemente operato al servizio degli interessi dei capitalisti. I gruppi e gli esponenti del sistema politico delle Larghe Intese si ricandidano per dirigere ancora in futuro il governo italiano della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, ma si illudono quando pensano di risalire la china del loro declino elettorale.

Gran parte degli esponenti della vecchia sinistra borghese (quella erede dei revisionisti moderni) condivide e riecheggia le denunce dei politicanti delle Larghe Intese. Anziché allargare la breccia aperta nel sistema politico delle Larghe Intese, organizzazioni e personaggi della vecchia sinistra borghese cercano di trascinare dalla loro parte le masse popolari e di conquistare il loro favore in vista delle prossime elezioni. Ma anche essi si illudono. Dal punto di vista degli interessi delle masse popolari, in particolare dei proletari, non hanno alcuna buona ragione e quindi non riusciranno a far apprezzare la minestra riscaldata di buoni propositi e di illusioni che propongono. Le loro aspirazioni si scontrano con la realtà. Non osano affrontarla per quello che è: proprio in questi giorni sul “sacco di Roma” stanno facendo un gran chiasso per nascondere un fatto semplice, cioè che la politica urbanistica a Roma è dettata dal Vaticano e dalle congregazioni religiose che sono direttamente o indirettamente proprietarie dei terreni e degli immobili (neanche a pensarci di nazionalizzarli!) e di una parte decisiva dell’economia della Capitale.

Venendo agli interessi delle masse popolari, in particolare degli operai e dei proletari, è un fatto che il governo Di Maio-Salvini non ha la forza di attuare le misure favorevoli ai lavoratori e alle masse popolari contenute nei programmi elettorali del M5S e della Lega, neanche quelle indicate nel Contratto di governo Di Maio-Salvini, né si sta dando i mezzi per farlo. Questo è un fatto, indipendentemente dalle intenzioni, dalle idee e dalle parole dei suoi capi, fautori ed elettori.

Cosa significa darsi i mezzi per farlo?

Finché l’economia del nostro paese è nelle mani dei capitalisti, questi faranno quello che ritengono utile per valorizzare il proprio capitale (i loro propagandisti le chiamano “leggi dell’economia”): riduzione di personale compensato nel migliore dei casi con ammortizzatori sociali, delocalizzazione di aziende, esternalizzazione di lavorazioni con in più appalti e subappalti, precarizzazione dei lavoratori, riduzione di diritti e di salari. I gruppi finanziari italiani ed esteri ricatteranno il governo con il Debito Pubblico e gli interessi (spread, compatibilità finanziaria, pareggio di bilancio, ecc.). I loro propagandisti faranno di tutto per intossicare l’opinione pubblica come i vertici della Repubblica Pontificia (finanzieri, cardinali, speculatori, esponenti della criminalità organizzata e associati) crederanno meglio. Tutte le politiche seguite dall’inizio della crisi negli anni ’70 e accentuate dopo l’ingresso nel 2008 nella fase acuta e terminale della crisi, corrispondono a queste esigenze dei capitalisti, in ogni campo: l’istruzione pubblica, le pensioni, la sicurezza sociale, i servizi pubblici, la manutenzione del territorio, l’inquinamento dell’ambiente, la sicurezza personale, ecc. Non c’è campo che non è stato trasformato per fare gli interessi dei capitalisti, eliminando o riducendo le conquiste di civiltà e di benessere che la borghesia aveva dovuto concedere quando il movimento comunista era forte e la rivoluzione proletaria avanzava nel mondo minacciando il loro potere e i loro privilegi.

L’attuale catastrofico corso delle cose non è casuale, non è dovuto a cattiveria di individui o a errori di valutazione: è quello che i capitalisti devono fare stante la crisi economica del loro sistema e la crisi generale che ne deriva. “Siamo in guerra!”, così Marchionne ha descritto, per una volta esattamente, lo stato delle cose che regna tra i capitalisti. Ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale: deve produrre quello che riesce a vendere (non importa che sia veleno o pornografia), lo deve produrre a prezzi minori dei suoi concorrenti (essere competitivi, sottrarre mercato ai suoi concorrenti), lo deve vendere a ogni costo imbrogliando quanto necessario (da qui le grandi spese in pubblicità, imballaggio, promozione). I capitalisti coinvolgono popoli e paesi nella guerra che loro devono condurre l’uno contro l’altro a causa del sistema storicamente sorpassato di cui sono esponenti e feroci fautori come ossessi.

Chi vuole davvero prendere misure favorevoli alle masse popolari e quindi contrastanti con gli interessi dei capitalisti, deve darsi i mezzi per farlo, per far fronte ai loro ricatti e alle loro aggressioni, all’interno e dall’estero.

Un governo per fare gli interessi delle masse popolari deve appellarsi alle masse popolari, ai lavoratori delle aziende produttrici, a quelli delle banche e delle istituzioni finanziarie perché denuncino e prevengano le manovre dei loro padroni: basta con i segreti commerciali, finanziari e fiscali. Deve favorire in ogni modo la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari per far funzionare la società secondo gli interessi delle masse popolari stesse. Deve bloccare il servizio del Debito Pubblico (il pagamento dei titoli in scadenza e degli interessi) e trasformare i titoli proprietà di membri delle masse popolari in depositi bancari disponibili per le loro spese.

Per questo noi comunisti ci appelliamo anche ai fautori, ai sostenitori e agli elettori che hanno votato M5S o Lega contro i governi delle Larghe Intese e contro la sottomissione di questi governi alla NATO e all’UE. Se appartengono alle masse popolari, devono farsi promotori in ogni azienda privata e pubblica e in ogni istituzione dell’organizzazione dei lavoratori per prendere in mano e promuovere da subito nel loro luogo di lavoro e nella zona circostante misure conformi agli interessi delle masse popolari ed esigere che il governo M5S-Lega li sostenga. Se sono esponenti delle organizzazioni o delle strutture della società civile, dell’amministrazione degli enti locali o dei sindacati, devono costituire organismi che promuovono e sostengono la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari e le loro iniziative.

Bisogna opporsi in ogni azienda e in ogni istituzione alla riduzione di personale, alle delocalizzazioni e alle esternalizzazioni. Ogni progresso tecnologico è benvenuto e deve andare a favore della riduzione del tempo di lavoro e della fatica, al miglioramento della produzione e delle condizioni di lavoro e alla riduzione dell’inquinamento. Tutti i miglioramenti tecnologici devono essere generalizzati: basta con il segreto industriale.

Tutti quelli che svolgono attività stabili in un’azienda, devono essere integrati nell’organico dell’azienda: basta con appalti, subappalti, esternalizzazioni e precariato. Le lavorazioni saltuarie devono essere affidate per tutte le aziende di una zona ad agenzie territoriali che le svolgano per tutte le aziende della zona. Le aziende devono produrre tutto e solo quello che le istituzioni sociali a questo deputate stabiliscono e ricevere quello che loro occorre per produrre. Ogni azienda deve essere valutata in base alla quantità e qualità della sua produzione, alle materie prime e all’energia che consuma, alle condizioni di lavoro in cui funziona e all’inquinamento e ai rifiuti che produce. Agenzie territoriali possono svolgere per tutta la popolazione e per aziende e istituzioni tutte le attività oggi svolte da lavoratori precari. Ogni azienda deve diventare un centro di vita sociale e culturale per la zona dove è insediata. Basta con aziende che producono veleni e porcherie pur che si vendano e che consumano quello che vogliono pur che costi poco: basta con aziende che esistono per far fare soldi ai capitalisti loro proprietari.

La cura e la formazione delle nuove generazioni deve essere compito, dovere e opera di tutta la società, senza restrizioni di alcun genere. La regola generale deve essere: elevare il livello culturale e insegnare a pensare, senza limiti alle risorse necessarie. Oggi esistono le risorse per assicurare a ogni persona in ogni campo tutta l’assistenza di cui ha bisogno. In una società in cui ogni individuo svolge un lavoro socialmente utile e riconosciuto, la sicurezza si riduce a reprimere e prevenire i comportamenti asociali di singoli individui, la repressione e la prevenzione possono essere svolte localmente e senza difficoltà dalla popolazione stessa, previa una formazione universale adeguata.

I grandi traffici della criminalità organizzata, del traffico di droghe, esseri e organi umani e armi sono strutturalmente connessi ai traffici industriali e finanziari dei capitalisti. Si combattono efficacemente solo se si pone fine alla libertà d’azione dei capitalisti, se si attua quello che già prescrive (articoli 41 e 42) la Costituzione del 1948, confermata dal referendum del 4 dicembre 2016 contro il governo Renzi: la proprietà privata dei mezzi di produzione vale solo finché serve al benessere generale della società.

Oggi abbiamo i mezzi materiali e le conoscenze necessari per eliminare l’inquinamento e le calamità naturali o prevenirle e proteggerci adeguatamente.

Ogni popolo può stabilire rapporti di solidarietà, collaborazione e scambio con gli altri popoli, solo se è padrone in casa propria: la lotta per la sovranità nazionale contro l’oppressione e l’invadenza dei gruppi e degli Stati del sistema imperialista mondiale, contro la NATO e l’UE è un passaggio indispensabile. Oggi è il capitalismo che mette un paese contro l’altro, una nazione contro l’altra, un individuo contro l’altro.

Questi sono i cambiamenti che occorrono alle masse popolari. Quindi questo è il cambiamento che dobbiamo esigere dal “governo del cambiamento”. Se non è in grado di farlo o non vuole farlo, bisogna fargli fare la fine dei governi delle Larghe Intese e sostituirlo con un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, con un governo delle organizzazioni operaie e popolari. Dobbiamo fare della costituzione del “governo del cambiamento” l’inizio di un periodo di lotte per porre fine al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista, anzitutto nel nostro paese. È possibile. È necessario. Noi dobbiamo farlo in Italia e la nostra azione farà scuola alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e dei paesi oppressi. È bastato impedire alla nave di una ONG (nel caso concreto l’Aquarius) di attraccare nei porti italiani per mettere in subbuglio i governi degli altri paesi europei. Facile immaginare cosa succederà con un’azione sistematica e coerente del governo di un paese come l’Italia. Il “governo del cambiamento” deve mobilitare le navi della Marina e della Guardia costiera italiane a soccorrere i migranti nel Mediterraneo. Ma deve anche porre fine all’uso della basi NATO e sioniste stazionate del nostro paese per destabilizzare altri paesi e devastarli. Basta con la partecipazione delle Forze Armate italiane alle missioni militari all’estero, ma invece piena e leale applicazione dell’art. 11 della Costituzione del 1948. L’accordo per la Tregua fatto tra il governo di Kabul e i Talebani per la festa del Aïd el-Fitr (giovedì 14 e venerdì 15 giugno) è l’indizio di quello che succederà nel paesi oppressi man mano che cesserà l’intervento della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti a cui i governi delle Larghe Intese hanno contribuito direttamente, con le basi e le installazioni NATO e sioniste e con la produzione e la vendita di armi. Il “governo del cambiamento” deve mettere effettivamente sotto controllo pubblico l’industria militare, come già prescrivono leggi che non sono osservate, salvaguardando rigorosamente gli interessi dei lavoratori diretti e dell’indotto. Tutto questo è possibile e necessario per porre fine al catastrofico corso delle cose. La base per realizzarlo è la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori, nelle aziende private e pubbliche, nelle istituzioni e nelle zone di abitazione. Promuovere la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari è compito e dovere immediato di ogni persona di buona volontà. Da iniziare subito e dovunque.

Il nostro principale ostacolo e freno è il disfattismo, è la demoralizzazione, la rassegnazione e la sfiducia che oggi ancora sono largamente diffuse tra le masse popolari.

Bando al disfattismo, a tutti quelli che predicano che “le cose vanno male, ma non c’è niente da fare”, che “il vecchio muore, ma il nuovo non può nascere”, che “il socialismo è roba d’altri tempi”, che gli uomini sono egoisti per natura (non è che la vecchia solfa del peccato originale: in realtà ogni individuo è formato dalle condizioni in cui cresce e vive e dall’educazione che riceve). Denunciare i mali del presente è necessario, ma non basta: più importante ancora è indicare cosa fare e da dove incominciare oggi, da subito.

Nel nostro paese le masse popolari non hanno instaurato il socialismo nel secolo scorso solo perché, nonostante l’eroica dedizione alla causa di migliaia e migliaia di comunisti, il partito comunista decapitato di Gramsci non è stato all’altezza del suo compito. Oggi abbiamo raggiunto una più avanzata comprensione delle condizioni e delle forme della lotta di classe espressa nel Manifesto Programma del Partito e siamo in grado di guidare gli operai e il resto delle masse popolari a instaurarlo. I disfattisti hanno completamente torto. Per colti che siano, sono pieni di pregiudizi borghesi e non usano il materialismo dialettico come metodo di conoscenza: quindi non vedono quello che occorre vedere per cambiare il mondo, come un raccoglitore di frutti che non vede nell’albero quello che invece vede il falegname.

Siamo capaci di cambiare il mondo! Cambiare il corso delle cose è possibile! Instaurare il socialismo è necessario!

NPCI – nuovopci@riseup.net

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“Your Face My Ass” – PD, sinistre e Berlusconi all’opposizione (a priori) del governo Lega + M5S, che ancora non c’è…

Non siamo ancora al corrente se il governo Lega + M5S passerà l’esame del prof. Mattarella e Compagni esaminatori dell’università NWO. Intanto si sta facendo di tutto per screditare a priori questo governo. Le accuse sempre le stesse: “sono populisti e fasssisti”… (anche se non si capisce, a questo punto, perché Renzi abbia impedito l’alleanza di governo con i 5 stelli, solo per vedere la fine che fa il Paese? https://www.youtube.com/watch?v=H2us8VUySWA)

Ma sembra che la puntina di questi signori stia saltando sul disco rotto. Usano insistentemente un solo semi-concetto: “destra razzista e bellicista”. Per quanto riguarda il “bellicista” questa è proprio un’idiozia. Sia Lega che M5S sono state le uniche (ripeto: uniche) voci in parlamento a prendere posizioni decenti contro le guerre imperialiste in atto.

Per quanto riguarda l’epiteto “razzisti” affibbiato loro c’è da intenderci: si fa riferimento ai toni populisti dei dirigenti della Lega o ai dati di fatto? Nei Comuni dove c’è la Lega, di razzismo pratico da parte delle istituzioni ce n’è poco, a quanto ho potuto constatare.

Certi signori “sinistri e non violenti” evidentemente preferivano la ministra Kienge, perché per loro l’apparenza è tutto, mentre le decine di immigrati che sotto il ministero delle “braccia aperte” della Kienge si cucivano la bocca con ago e filo, non significano nulla, perché per loro la realtà non può andare in conflitto coi loro desideri e i loro desideri hanno la meglio sulla cruda realtà. Per essere pacati, sono, se va bene, dei “ragazzetti immaturi e dediti all’onanismo”.

Che gli immigrati vengano “accolti” in lager, poi in ghetti-pattumiere per poter essere super-sfruttati e, se occorre, essere usati per disarticolare quanto ancora regge di società civile da vaporizzare, questo per loro significa poco. L’importante è parlare a vanvera di “accoglienza”.

Il “diritto dei neri ad emigrare” sostenuto da questi signori è esattamente lo stesso di quello proclamato da Napoleone III per camuffare la sua tratta degli schiavi, come allora aveva denunciato Marx. E se sono in buonafede allora è anche peggio, vuol dire che mancano di comprendonio.

In quanto al M5S, ha fatto l’unica legge pro immigrati degli ultimi decenni, quella per la depenalizzazione del reato di “immigrazione clandestina”. La sinistra buonista fece invece la Turco-Napolitano. In compenso ha appoggiato ogni singola guerra imperiale e di sterminio (perché l’importante, per questi signori, è che, ad esempio, i siriani e gli yemeniti vengano massacrati a casa loro, ma accolti con buonismo peloso a casa nostra).

Diciamola tutta, e nello slang che a loro tanto piace: Your Face My Ass.

Poi occorrerà discutere seriamente del “contratto di governo” perché contiene diversi punti molto importanti. Non ci vuole comunque molto a capire che, se nascerà, il governo M5S-Lega avrà contro tutto il cucuzzaro.

Già sono partiti i missili balistici finanziari, cioè spread e speculazioni borsistiche al ribasso. Gli stessi che furono lanciati contro il Berlusca per convincerlo prima a sparare missili veri contro la Libia, poi a farsi da parte per lasciar spazio al supertecnico Mario Monti che massacrò la classe media in nome dello spread per poi far impennare il debito pubblico e la disoccupazione e deprimere l’economia nazionale (però, guarda caso, con lui al governo lo spread stava quieto :-) ).

E non ci vuole molto a capire che il cucuzzaro userà questi “sinistri e simili” decerebrati come massa di manovra contro il governo, se solo si azzarderà a fare alcune delle cose che ha promesso, come ad esempio il punto riguardante Monte dei Paschi-Cassa Depositi e Prestiti, che da solo è più rivoluzionario di tutte le cose che sono state pensate a sinistra nell’ultimo quarto di secolo e che sta facendo imbestialire i padroni del vapore.


(P.)

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Articolo di cronaca collegato: http://www.today.it/politica/governo-lega-m5s-ultime-notizie.html

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Commento di Giorgio Mauri: “SALVINI AVVERTE: BERLUSCONI È PRONTO A METTERCI CONTRO TV E GIORNALI.
Verissimo. Come mai corre questo rischio ?
Ci sono due motivi.
Il primo è perché userà l’arma preferita da Berlusconi: fare la vittima.
La scommessa è: sarà maggiore il consenso che acquisisco perché la gente, indispettita dalla propaganda delle TV, mi vota, o saranno superiori i convinti a non votarmi dalla macchina televisiva del consenso ?
Il secondo motivo è che anche internamente a Forza Italia il “partito” dei pro lega è solido, ha molto seguito (Giovanni Toti), e Berlusconi invecchierà sempre di più.
Personalmente sono pronto a scommettere che se Berlusconi dovesse scatenare una guerra contro Salvini ne uscirebbe a pezzi, nonostante il forte controllo che è in grado di esercitare anche su FdI.
Salvini ha un vantaggio fortissimo: ha un partito organizzato in maniera democratica, con i suoi esponenti autonomi, liberi, in grado di motivare la gente. E una persona viva che ti parla è molto più potente rispetto a migliaia di salotti televisivi!”

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Post elezioni – Poteva andar peggio? Sì…. ma al peggio può porsi fine!

1. Credo che i commenti a caldo e quelli a freddo dei risultati elettorali stavolta non saranno troppo dissimili. Anzi, quelli “a botta calda”, all’impronta, forse possono oggi essere quelli che scavano più a fondo.

Perché? Cosa ha detto l’elettorato? Ha detto che la famosa Seconda Repubblica, quella nata dal golpe extrapolitico di Mani Pulite, è morta e quindi deve essere seppellita.

I due partiti che hanno trainato quella oscenità su sponde ideologicamente opposte da esibire nei teatrini della politica, ma materialmente simili, PDS-PD e FI, sono stati battuti, castigati.

E cosa hanno trainato? Nulla, perché l’Italia è invece stata spinta sempre più violentemente verso un baratro materiale e ideale. Quello materiale è sotto gli occhi di tutti: disoccupazione al 30%, quella giovanile quasi al 50%, un terzo degli Italiani che si avviano o hanno già raggiunto la soglia della povertà, ricerca e istruzione (quindi futuro) massacrati, welfare e sistema sanitario nazionale in apnea, cultura ridotta a uno straccio, imbiancato da proclami altisonanti e da un cosmopolitismo con le pezze al culo. Per contro banche e speculazioni finanziarie che devono essere salvate e sostenute costi quel che costi e guai a pronunciare la parola “nazionalizzazione” (perché lo spettro di Ciampi, uno degli artefici della catastrofe, farebbe risuonare irritato le catene: i soldi devono rimanere – privatamente – ai banchieri e ai finanzieri). La manovra “profitti ai privati e perdite alla collettività” di cui era famosa la FIAT di Agnelli e che – allora – scandalizzava la sinistra, oggi sarebbe un giochino da quattro soldi.

Un bilancio che non poteva non essere sanzionato.

2- Come è stato sanzionato? Nell’unico modo possibile dal momento che la sinistra era parte del problema. Anzi la maggior causa del problema. Inutilmente la (cosiddetta) sinistra ha fatto leva sulla nostalgia identitaria, per ultimo strillando all’antifascismo (dimenticandosi che loro esponenti non di secondo piano come Concita De Gregorio – all’epoca direttrice dell’Unità – e Roberto Saviano erano stati tra i primi a sdoganare Casa Pound!). Dimenticandosi, peggio ancora, che la loro ministra della Difesa, Roberta Pinotti aveva proclamato di voler inviare i nostri soldati in Ucraina a combattere a fianco di gentaglia come il Battaglione Azov che marcia sotto insegne naziste o che aveva mentito al Parlamento sostenendo che l’aggressione saudita nello Yemen aveva l’avallo dell’ONU, così poteva continuare a inviare bombe dalla Sardegna ai principi di Riad per permettergli di massacrare donne e bambini yemeniti (cosa, questa sì, denunciata dall’ONU).

E come dimenticarsi della molto di sinistra presidentessa della Camera che per dare soldi ai banchieri aveva applicato al dibattito, per prima, una norma liberticida inventata da Fini (quello di “Fascismo 2000” ma poi amato da tanta sinistra demente quando gli USA lo scagliarono contro Berlusconi), quella che santificava le due Vanesse, ausiliarie di al-Qaida in Siria, quella che su suggerimento USA ha iniziato la battaglia per mettere il bavaglio alla Rete e instaurare il Ministero della Verità?

E, infine, come dimenticarsi di Napolitano, il peggior Presidente che la nostra Repubblica abbia mai avuto, che dava incarichi di governo incurante della prassi democratica (basti pensare a Monti) e che dava ordini ai governi, persino quello di fare la guerra alla Libia a 100 anni di distanza da “Tripoli bel suol d’amore”! Un fanatico delle invasioni, da quella nazista all’URSS, a quella dell’URSS all’Ungheria, a tutte quelle degli USA dopo la caduta del muro di Berlino.

E mentre noi tiravamo bombe e missili “per la democrazia”, mentre i soldi fluivano a maggior gloria della finanza “perché se no lo spread”, mentre gli investimenti collassavano “perché se no l’Euro”, gli Italiani perdevano il lavoro e i loro figli non lo trovavano.

Posso fermarmi, perché basta anche solo questo per capire sotto che mare di merda si è autoseppellita la sinistra con la colpa, che non gli sarà mai più perdonata, di aver coperto di merda anche tutti gli ideali in cui noi ci riconoscevamo. Un disastro epocale!

Se non altro ha fatto capire che gli ideali senza una politica coerente con essi sono peggio che parole al vento: sono la loro condanna a morte.

3. Con i migliori ideali sputtanati, usati per coprire affari sempre più loschi e politiche interne pesantemente antipopolari e politiche estere parafasciste, con questo disastro davanti, con la prospettiva di rivedersi proposto questo immondezzaio sotto forma magari di Grosse Koalition, come potevano reagire gli Italiani alle urne?

Qualche amico ha riciclato per il dopo elezioni una vecchia battuta di Altan: “Poteva andare peggio, dice uno. No, gli risponde l’altro”.

E’ un commento che viene oggi fatto proprio da quella massa di miei coetanei, ormai in via di irrilevanza e di estinzione (in questo d’altronde simili a me), che ha un difetto gravissimo: non pensa mai a ciò che succede oggi, ma a ciò che succedeva ieri, quando eravamo la “meglio gioventù”. Persone che non votano una politica ma solo parole, anche se si danno l’aria di essere informate. Che se corresse voce che credere che gli asini volano è di sinistra lo ripeterebbero a squarciagola, così come hanno pappagallescamente ripetuto che Obama era un bravo presidente di sinistra quando invece è stato un recordman assoluto – anche più di Bush jr – di bombe gettate sulla testa di Paesi poveri e di fatto senza difese e, paradossalmente, anche un recordman di neri fucilati nelle strade americane da una polizia militarizzata. Già, dimenticavo: gli asini volano.

Persone che quando votano, non votano per un candidato o un partito, ma per la loro foto al liceo o all’università.

Non è vero, quindi: poteva andare molto peggio. Poteva stravincere l’estrema destra destra. In circostanze simili negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso successe. Poteva stravincere la Lega. Ma ha stravinto, invece – e sottolineo “invece” – il Movimento 5 Stelle, che per altro ha già preparato una squadra di governo non male. Confesso che diverse cose di Di Maio mi lasciano perplesso. Ma Di Maio non è Salvini (anzi, l’unica legge a favore degli immigrati dell’ultimo decennio l’ha fatta il Movimento 5 Stelle), non è la Meloni, non ha il culto delle croci celtiche.

Di Maio non ha appoggiato tagli alla sicurezza sociale, soldi ai banchieri, missioni di guerra (anche se starò particolarmente attento alle sue mosse in politica estera, perché lì si gioca molto e lì si capisce di che caratura uno è fatto).

4. Staremo quindi a vedere. Staremo a vedere che farà Mattarella. Staremo a vedere gli incarichi e, soprattutto, non dobbiamo dimenticarci che dietro a tutto ciò che succede c’è un enorme potere, transnazionale nelle diramazioni ma con sede principale a Washington e New York, un potere che ha già imposto il recalcitrante Martin Schulz di suicidarsi gettando il suo partito, l’SPD, di nuovo nelle mani della Merkel. Un grandissimo potere che però è in grandissima crisi e quindi ha una grande paura ed è disposto alle mosse più oscene (e le più atroci sono le guerre, i conflitti, e a seguire i tentativi di regime change che questo potere fa scoppiare a ritmo sempre più forsennato).

Un potere disposto a tutto pur di perpetuarsi. E il grande guaio è, paradossalmente, che non ce la può fare. E’ un grosso guaio perché questo potere lo vuole comunque fare, non intende adeguarsi alla realtà, così che i disastri sono matematicamente certi.

Poteva andare peggio? Sì: potevano rimanere in sella i guardiani putrescenti della putrebonda Seconda Repubblica. I prossimi anni non saranno per nulla di relax, anzi, ma qualcosa si è messo in movimento, si aprono delle possibilità, la pietra tombale è stata in parte scostata. Possiamo piangerci addosso guardando come eravamo carini al liceo o all’università coi nostri eskimo o le nostre gonne a fiori, oppure pensare al futuro (per lo meno dei nostri figli) e cercare di capire dove incanalare questo movimento, come sfruttare questo spiraglio.

Piotr

…………….

Commento di Arrigo Colombo: “A livello di PD, Renzi deve dimettersi da Segretario; doveva già farlo subito dopo il referendum in cui il 60% degl’italiani lo rifiutava; ora urge che lo faccia al più presto. Liberi e uguali, dopo aver considerato con saggezza il risultato meschino della scissione, che noi e altri avevamo previsto, e li avevamo anche ammoniti; avevamo previsto che la scissione avrebbe portato a risultati elettorali miseri, come già in passato; devono rifondersi col PD e contribuire ad animarlo e rafforzarlo coi principi dell’autentica Sinistra, l’autentico vero partito del popolo. Infine, ed è un passo importante per il futuro della Sinistra, devono allearsi col Movimento Cinque Stelle e costituire così la maggioranza che governerà la Nazione. E’ questa la decisione più importante e insieme la più saggia. Il M5S si muove su posizioni di comune saggezza e l’alleanza potrà essere feconda…”

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Risultato della ricerca:

Immigrazione indiscriminata e ibridazione culturale e genetica

L’immigrazione di massa dall’Africa verso l’Europa non è un fenomeno
dalle radici profonde ma, al contrario, è storia recente, il cui
inizio può essere ricondotto alla fine della Guerra Fredda ed
all’avvento del “nuovo ordine mondiale” propugnato dalle élite
euro-atlantiche. Come il fondamentalismo islamico e le varie
organizzazioni terroristiche sunnite erano sostanzialmente estranei al
mondo bipolare (dall’Algeria al Pakistan, dalla Libia alla Somalia
vigevano regimi più o meno limpidi, ma rigorosamente laici e spesso
d’ispirazione socialista), così l’immigrazione non era alimentata da
ondate di profughi o da flussi superiori alle esigenze del mercato del
lavoro, tranne nei paesi europei, Francia e Gran Bretagna in testa,
che sul solco dell’esperienza coloniale scelgono fin dagli anni ’80 di
adottare la politica, rivelatasi poi fallimentare, dell’accoglienza
indiscriminata.

La nascita e lo sviluppo del fondamentalismo islamico risponde sia
alla volontà delle monarchie del Golfo, che professano l’islam sunnita
più retrogrado ed intollerante (il wahhabismo), di espandere il
proprio credo all’intero mondo mussulmano che alla necessità di
Washington, Londra e Tel Aviv di plasmare un nemico contro cui
intervenire militarmente in Medio Oriente.

I flussi immigratori dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa
sono analogamente il prodotto delle politiche adottate dagli
angloamericani, che aborriscono l’idea dello sviluppo ordinato della
regione (che rimpicciolirebbe Israele data la propria minuscola
economia) ma preferiscono piuttosto fomentare tensioni e caos fedeli
al “divide et impera”. Le ondate migratorie si inseriscono poi nel
progetto massonico/mondialista di lungo periodo di annacquare le
nazionalità europee con l’iniezione di popolazioni allogene, per
facilitarne la fusione in organismi sovranazionali.

L’Italia, promotrice sin nel XX secolo di un colonialismo
“meridionalista” che cerca nei territori africani occasioni di lavoro
piuttosto che lo sfruttamento delle risorse naturali, è su posizioni
diametralmente opposte agli USA ed al Regno Unito, anche in virtù
della sua posizione al centro del Mediterraneo che le espone alle
turbolenze di tutta l’Africa a nord del Sahara: dove gli italiani
hanno interesse a costruire, gli angloamericani hanno interesse a
bombardare, dove gli italiani tessono i rapporti diplomatici, gli
angloamericani esacerbano le tensioni, dove gli italiani prediligono
il commercio, gli angloamericani optano per la soluzione militare.
Tanto la nostra politica arginerebbe i flussi d’immigrazione, quanto
quella di Washington e Londra alimenta i dissesti economici e politici
che sono all’origine delle migrazioni di massa.

Basti dire che in cima alle nazionalità degli immigrati che sbarcano
ogni anno in Italia figurano ancora i somali, il cui Paese sprofonda
nel 1991 in un’instabilità da cui non si è mai più ripreso (il che
dovrebbe preoccupare non poco per la Libia). Il caos in cui precipita
la Somalia è naturale o indotto? E se è artificialmente generato, chi
concorre a destabilizzare il fragile paese del Corno d’Africa?

Ebbene, la Somalia è il primo caso di disgregazione di uno Stato
africano condotto dagli angloamericani ai danni dell’Italia. Assegnata
a Roma in amministrazione fiduciaria dalla Nazioni Unite, dal 1950 al
1960 il povero ma strategico Paese è un’estensione dell’Italia, con
cui condivide bandiera, lingua ufficiale ed inno nazionale. Ottenuta
l’indipendenza nel luglio del 1960, ai vertici dello Stato siede il
filo-britannico Abdirashid Ali Shermarke, primo ministro dal 1960 al
1964 e poi presidente.

Nell’autunno del 1969, lo stesso anno in cui Muammur Gheddafi rovescia
con il determinante sostegno dei servizi italiani il re Idris messo in
trono dagli inglesi, l’ex-carabiniere Mohammed Siad Barre (1919-1995)
è artefice di un golpe che lo eleva a Presidente della Repubblica
Democratica Somala. Proprio come la Libia del Colonnello, sebbene la
nuova Somalia si inspiri ad ideali socialisti ed apra alla
collaborazione con l’URSS, gravita però nell’orbita italiana per
quanto concerne l’economia: i rapporti tra la Somalia di Barre e
l’Italia di Bettino Craxi sono così buoni che nel 1985 si celebra la
storica visita del premier socialista a Mogadiscio, accolto con calore
e sfarzo.

La dissoluzione dell’URSS nel 1991 sancisce l’inizio del “nuovo ordine
mondiale” a guida angloamericana, dove a saltare sono innanzitutto le
conquiste italiane in politica estera, ottenute strizzando l’occhio a
Mosca ed ai movimenti terzomondisti: la Libia del Colonnello è
immediatamente oggetto delle sanzioni dell’ONU che le impediscono di
esportare il petrolio1, mentre per la Somalia è adottata una strategia
più aggressiva che punta allo smembramento del Paese.

Già indebolita dalla guerra dell’Ogaden contro l’Etiopia (1977-1978),
la Somalia patisce duramente gli effetti della Prima Guerra del Golfo
(1990-1991) che azzera le fondamentali rimesse dei somali che lavorano
nella regione e blocca le esportazioni di bestiame. Siad Barre è ora
stanco ed anziano, il suo clan gestisce in maniera opaca lo Stato ed
il Paese è minato dalle faide tra etnie e dalle velleità
secessionistiche dell’ex-Somaliland britannico.

Il ministro degli esteri Gianni De Michelis e le autorità egiziane si
adoperano per una transizione morbida verso la democrazia, progettando
un iter che passa dalla redazione della costituzione a nuove elezioni.
A sabotare gli sforzi italo-egiziani intervengono gli inglesi che
danno ospitalità a Londra, foraggiandoli anche con cospicui
finanziamenti2, ai partiti ostili a Siad Barre: il Somali National
Movement che si batte per l’indipendenza dell’ex-Somaliland
britannico, l’United Somali Congress del generale Mohammed Farah Aidid
ed il Somali Popular Movement boicottano gli sforzi italiani fino a
farli deragliare. Sono in particolare la BBC inglese ed il Foreign
Office che si prodigano per alimentare le spinte secessionistiche
dell’ex-Somaliland, denigrano il governo centrale di Mogadiscio e
discreditano la politica somala dell’Italia.

Neutralizzate le iniziative italo-egiziane, una serie di misteriosi
attentati scuote la capitale, ricalcando il classico schema della
strategia della tensione: bombe all’ambasciata cinese ed irachena,
attentati contro la rappresentanza della CEE e l’ufficio centrale
delle poste. Per assestare il colpo di grazia allo stato somalo, gli
USA ritirano il loro sostegno all’esercito che, demoralizzato e
malpagato, si sfalda rapidamente: è l’inizio della guerra civile tra
le etnie, fondamentalisti islamici, separatisti dell’ex-Somaliland
britannico e signori della guerra vari che trasformano la Somalia in
una terra di nessuno. Lo Stato fallito diventa in cambio un’agevole
base per Al Qaida-ISIS-Al Shabab, offrendo così costanti pretesti a
Washington per bombardare, con l’unico concreto risultato di tenere il
Paese in un perenne stato di prostrazione ed instabilità.

Sono infatti essenzialmente somali i profughi che nei primi anni 2000
si riversano sulle coste italiane in un breve momento di bonaccia
internazionale, prima che inizi “la guerra al terrore” e la lunga
destabilizzazione del Medio Oriente, utile anche ad Israele.

Il Colonnello Gheddafi scampa nel 1996 all’ennesimo tentativo dell‘MI6
inglese di assassinarlo ricorrendo agli islamisti del Libyan Islamic
Fighting Group3 e l’Italia, grazie ad un certosino lavoro diplomatico,
ottiene il reinserimento di Tripoli nella comunità internazionale. Nel
1999 sono revocate le sanzioni ONU e sotto il governo Berlusconi II
(2001-2005) i legami economici tra i due Paesi si irrobustiscono,
consentendo alle aziende italiane di conquistare la preminenza nei
settori energia, infrastrutture e difesa.

Nel febbraio del 2009 il Parlamento italiano ratifica il “Trattato di
amicizia, partenariato e cooperazione” tra Italia e Libia che, oltre a
porre fine ai contenziosi dell’epoca coloniale, vieta ai contraenti il
reciproco ricorso della forza (art. 3) e l’ingerenza degli affari
interni (art.4). L’Italia si impegna a dotare la Libia, ricorrendo ad
imprese italiane, di infrastrutture per in valore di 5 $mld ed è messa
a punto una soluzione per risolvere l’annosa questione
dell’immigrazione clandestina. L’art 19 del trattato recita infatti4:

1. Le due Parti intensificano la collaborazione in atto nella
lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di
stupefacenti e all’immigrazione clandestina, in conformità a quanto
previsto dall’Accordo firmato a Roma il 13/12/2000 e dalle successive
intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta
all’immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a
Tripoli il 29 dicembre 2007.

È l’inizio dei respingimenti che, sebbene denigrati dalla
organizzazioni sovranazionali e Caritas varie (la Corte europea dei
diritti dell’uomo, in spregio all’emergenza sbarchi che l’Italia
affronta in solitudine e su pressione dell’establishmet atlantico, ne
chiede la sospensione nel 2012), producono un calo del 90% degli
sbarchi nel 20105 rispetto all’anno precedente. In termini assoluti
l’afflusso di immigrati crolla nel biennio 2009/2010 a 14.000 unità
dalle 38.000 del 20086: determinante, per l’attuazione della strategia
anti-sbarchi, è la fornitura da parte italiana di sei motovedette alla
marina libica che, affiancandosi alle nostre unità, fermano nelle
acque libiche le imbarcazioni cariche di immigrati7.

È proprio contro queste motovedette che nel 2011 si accanisce la NATO,
annichilendo la sparuta flotta libica e le capacità di contenere i
flussi migratori.

2011, il crollo

L’Italia, considerata nei consessi internazionali ancora un paese
uscito sconfitto dall’ultima guerra e come tale trattata, è nel 2011
oggetto di un attacco in grande stile che nell’arco di dieci mesi
(febbraio – novembre) scardina la democrazia, l’economia e le alleanze
internazionali.

Con il concorso delle agenzie di rating americane Standard & Poor’s e
Moody’s e la manipolazione dei credit default swap ad opera di Goldman
Sachs, Silvio Berlusconi, già dimezzato dallo scandalo Ruby, è
costretto alle dimissioni sull’onda dell’emergenza spread. Al suo
posto è installato a Palazzo Chigi il mondialista Mario Monti, futuro
artefice dell’austerità che nel volgere di pochi mesi devasta il
sistema produttivo italiano.

Sfruttando l’estrema debolezza italiana e giocando sempre di sponda
con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, gli
angloamericani ed i francesi coronano finalmente il sogno di
rovesciare Muammur Gheddafi: la totale perdita di sovranità monetaria,
politica e militare dell’Italia consente così a Washington, Londra e
Parigi di riuscire dove avevano fallito per 42 anni (il primo
esperimento anglo-francese per spodestare il Colonnello – l’operazione
Hilton Assignment8 – è sventato dal Sid guidato dal generale Vito
Miceli già nel 1970).

I bombardamenti della NATO radono al suolo lo Stato libico,
travolgendo sotto le macerie anche gli strumenti per la lotta
all’immigrazione: il 70% della flotta libica9 è affondato o gravemente
danneggiato dai raid aerei e, fatto ancora più grave, è inferto un
colpo letale al regime che, con tutti i suoi limiti, garantisce un
livello minimo di organizzazione burocratica, indispensabile per
controllare i flussi migratori.

Le cifre degli sbarchi sono sufficientemente eloquenti: nell’intero
2011, mentre i droni americani ed i corpi speciali anglo-francesi sono
impegnati nella snervante caccia al Colonnello, sulle coste italiane
si riversano 62.000 immigrati, rispetto ai 13.900 dei due anni
precedenti10.

Il 2012 è un anno relativamente tranquillo per la vita politica
libica, incentrata sulla nascita del Congresso Generale
Nazionaleincaricato di scrivere la nuova costituzione. È il periodo in
cui l’ambasciatore americano Christopher Stevens, usando come base
operativa il consolato americano di Bengasi condiviso con la CIA11,
supervisiona il traffico d’armi dalla Libia verso i porti turchi, dove
gli arsenali del defunto Colonnello equipaggiano gli islamisti
impegnati nella lotta contro Bashar Assad12. Qualcosa deve però
guastarsi nei rapporti tra Stevens ed i ribelli libici, freschi della
recente collaborazione per rovesciare Gheddafi: l’11 settembre 2012 il
consolato di Bengasi è preso d’assalto dai miliziani di Ansar
al-Sharia e l’ambasciatore americano soccombe nell’incendio appiccato
all’edificio dove si è rifugiato.

Ciononostante, l’emergenza sbarchi cala per tutto il 2012 e
nell’intero anno si registrano “solo” 13.000 nuovi arrivi.

La sostituzione del defunto Christopher Stevens con l’ambasciatrice
Deborah Jones, prudentemente installata a Malta, avvia però nel 2013
una nuova prepotente destabilizzazione del Paese nord-africano: a
gennaio il console italiano Giuseppe De Santis esce illeso da
un’imboscata tesagli a Bengasi ed il ministro degli esteri Giulio
Terzi denuncia il tentativo di rigettare il paese nel caos13; ad
aprile è la volta di un attentato dinamitardo all’ambasciata francese;
a maggio un’autobomba sventra parte dell’ospedale centrale di Bengasi
e la popolazione esasperata protesta contro il governo incapace di
garantire la sicurezza; a giugno una carica è piazzata sotto l’auto
del corpo diplomatico italiano a Tripoli ed i servizi segreti
ipotizzano il coinvolgimento di un terrorista vicino agliinglesi14; a
ottobre, a dimostrare l’impotenza del governo, il premier alb è
vittima di un sequestro lampo nell’albero in cui alloggia; a dicembre
il primo attentato suicida dell’era post-Gheddafi uccide otto persone
ad un posto di blocco nei pressi di Bengasi.

L’intero 2013 è poi costellato da misteriosi omicidi eccellenti che
eliminano, una dopo l’altra, figure di spicco dell’establishement
libico con ovvie ripercussioni sulla stabilità del Paese: muoiono
50-60 persone, tra cui si annoverano funzionari della polizia,
giudici, attivisti, generali delle forze armate ed alti ufficiali dei
servizi d’informazione15.

Gli sforzi angloamericani per bloccare la normalizzazione del Paese
sortiscono gli effetti sperati ed il 2013 è un anno record per gli
sbarchi: 43.000 immigrati approdano sulle coste italiane, di cui il
65% parte dalla Libia.

Nel 2014 gli angloamericani raccolgo i frutti della loro strategia di
destabilizzazione: le fragili istituzioni libiche collassano sotto il
peso di faide tra tribù, attentati dinamitardi ed intolleranze
religiose, provocando un parallelo aumento vertiginoso degli sbarchi
che totalizzano il record di 170.000 persone.

Basta analizzare le rotte dei barconi per avere conferma che dietro
l’ondata di sbarchi che investe l’Italia ci siano Washington e Londra:
la quasi totalità dei barconi salpa dalla Tripolitania (la regione
libica più vicina alla Sicilia) ed è proprio qui che nell’agosto del
2014, in netta opposizione alla tradizione che vuole la Tripolitania
“laica” e la Cirenaica “islamica”, si installa la formazione islamista
Alba della Libia.

Disconoscendo l’esito delle elezioni del 25 giugno, Alba della Libia
conquista manu militari la capitale, obbligando il legittimo governo
del premier Abdullah al-Thani a riparare a Tobruk. Le fortune degli
islamisti di Alba della Libia sono legate al sostegno economico e
militare elargito da Turchia, Qatar, USA e Regno Unito, uniti anche
sul fronte siriano contro il regime laico di Bashar Assad. Come
abbiamo più volte evidenziato nelle nostre analisi, la vicinanza degli
angloamericani agli islamisti di Tripoli e la parallela ostilità verso
il governo di Tobruk e l’esercito nazionale libico del generale
Khalifa Haftar, spinge quest’ultimi a cercare a Mosca le forniture
militari per la riconquista del Paese, negate loro da Washington che
persegue la “somalizzazione” della Libia.

Fa sorridere il tentativo della stampa filo-americana italiana di
scaricare sul generale nazionalista Haftar, impegnato da mesi nella
riconquista di Bengasi, le colpe dell’immigrazione clandestina: si
cimenta nell’impresa il giornalista de Il Manifesto Giuseppe Acconcia
(collaboratore dell’OpenDemocracy di George Soros e docente presso
l’Università americana del Cairo): anziché notare la lapalissiana
responsibilità del governo islamista di Tripoli nel traffico degli
immigrati, Acconcia accusa il governo di Tobruk ed il generale
egiziano Al-Sisi di alimentare i flussi migratori con oscure finalità
ricattatorie16.

Nel 2015 compare anche in Libia l’ISIS, i cui miliziani sono
trasbordati con il placet americano dalla coste turche alla Libia per
mezzo di navi, di tanto in tanto bersagliate dall’aviazione libica. Il
governo di Tobruk non desiste dal chiedere alla comunità
internazionale, ed all’Italia in particolare, di essere debitamente
equipaggiato per combattere l’immigrazione clandestina, ammonendo
anche di possibili infiltrazioni di miliziani dell’ISIS : Roma ignora
le richieste del legittimo governo libico e preferisce allertare le
prefetture e le regioni per ricevere la cifra record di 400.000 nuovi
immigrati17.

L’Italia, dopo l’avvallo alla scellerata operazione NATO contro
Muammur Gheddafi, si dimostra infatti ancora completamente succube ai
diktat di Washington: anziché arginare un fenomeno destabilizzante e
socialmente esplosivo come l’arrivo in massa di centinaia di migliaia
di persone, lo Stato italiano, già gravemente debilitato, si adopera
in ogni modo per facilitare l’invasione di clandestini.

Roma rifiuta l’assistenza al governo di Tobruk nella lotta
all’immigrazione, perché finora la volontà è stata quella di assistere
e persino incrementare degli sbarchi in ossequio alla direttive di
Washington: ampi spezzoni dello Stato assecondano questa politica.

Dalla Marina Militare alle coop, passando per i servizi: i fiancheggiatori

Nel febbraio del 2012 la Corte europea dei diritti dell’uomo fornisce
un assist decisivo per l’attuazione dell’invasione programmata
dell’Italia, condannando la politica dei respingimenti attuata
dall’Italia che nel biennio 2009-2010 dimezza quasi gli sbarchi: il
mondialista Mario Monti, installato a Palazzo Chigi sull’onda
dell’emergenza spread, si dice pronto a recepire la sentenza della
Corte18.

È in questi mesi che si perfeziona il business dell’immigrazione
clandestina, attivo a scala nazionale ma sviscerato solo a Roma
nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale: l’indagine del procuratore
Giuseppe Pignatone ci interessa non tanto per i risvolti politici ma
perché rivela la partecipazione di larghi ed importanti spezzoni dello
Stato al fenomeno dell’immigrazione di massa, intesa non come una
minaccia da contrastare, ma al contrario come un avvenimento da
sfruttare.

L’emergenza clandestini si trasforma a Roma, ma è così in tutta
l’Italia, in un’opportunità per macinare utili a spese dello Stato,
che prima asseconda ed alimenta gli affari ruotanti attorno alla
gestione degli immigrati e poi, con l’avvio di Mare Nostrum, si
preoccupa di incrementare esponenzialmente gli arrivi di profughi e
clandestini.

A Roma il business dell’immigrazione fa capo a Salvatore Buzzi (“Tu
c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga
rende di meno” recita una sua telefonata) e Massimo Carminati, capo di
un clan mafioso abile nell’intercettare gli appalti del Comune di
Roma, da ultimo quelli legati all’accoglienza dei clandestini.

Chi sono questi due loschi figuri? Due pesci piccoli del mondo
criminale romano, che hanno scalato per caso i vertici della cupola
mafiosa che fa il bello ed il cattivo tempo nella capitale?
Decisamente no.

Salvatore Buzzi, condannato nel 1980 a venti anni di carcere per aver
ucciso con 34 coltellate il complice con cui froda la banca dove è
impiegato19, ha il raro privilegio nel 1994 di essere graziato dal
Capo dello Stato, allora Oscar Luigi Scalfaro. Intuisce da subito le
allettanti potenzialità del terzo settore se sviluppato gomito a
gomito con la politica e divenuto sodale di Luca Odevaine, già
vice-capo Gabinetto ai tempi della giunta di Walter Veltroni, si
infiltra così a fondo nel mondo politico romano da essere in grado di
accaparrarsi la metà degli appalti legati all’emergenza immigrazione
(l’altro 50% è dirottato sulle coop cattoliche dell’Arciconfraternita
del Santissimo Sacramento e di San Trifone). Il consorzio di
cooperative Eriches da Buzzi, chiude il bilancio del 2013 con 53
milioni di fatturato e, come ammette da lui stesso, tutti gli utili
provengono dalla gestione di profughi e clandestini20.

Massimo Carminati, il re di Roma alle cui dipendenze soggiace anche
Buzzi, è invece l’ultimo epigono della Banda Magliana,
l’organizzazione malavitosa che imperversa nella capitale tra gli anni
’70 e ’90, così vicina ai servizi segreti da nascondere il proprio
arsenale nei depositi del Ministero della Sanità. La longevità di
Carminati nel crimine romano, oltre ad un vita piuttosto discreta ed
appartata, è riconducibile alla passata esperienza nei Nuclei Armati
Rivoluzionari che, sul solco del terrorismo nero degli anni ’70,
collaborano alla strategia delle tensione con efferati stragi (la
bomba alla stazione di Bologna del 1980) ed omicidi eccellenti
(l’assassinio di Piersanti Matterella sempre nel 1980).

La contiguità dei servizi segreti, eufemisticamente definiti
“deviati”, alle attività criminali di Buzzi e Carminati è brevemente
pubblicizzata appena esplode lo scandalo21: poliziotti che avvertono
il “re di Roma” di essere sotto indagine, 007 che forniscono
consulenze e apparecchi per non essere intercettati, carabinieri del
nucleo operativo della compagnia di Trastevere che si mettono a
disposizione dell’organizzazione criminale, etc etc.

Buzzi e Carminati sono a conoscenza già nel novembre 2013, un anno
prima che scattino i gli arresti di Mafia Capitale, di essere sotto
indagine, ma il loro senso di impunità è tale che i loro affari
proseguono imperterriti: a turbarli è solo la nomina nel 2012 a
procuratore della Repubblica di Roma di Giuseppe Pignatone che, dopo
la sua attività a Reggio Calabria, è considerato un mina vagante,
fuori dai giochi romani22.

Un altro ramo dell’inchiesta Mafia Capitale prontamente insabbiato
dalla stampa è quello che coinvolge la Marina Militare: nel dicembre
del 2014 sono tratti in arresto tre ufficiali con l’accusa di aver
organizzato una truffa ai danni dello stato per 7 €mln, appropriandosi
del gasolio formalmente destinato ad una nave cisterna affondata
nell’Atlantico un anno prima.

La Marina Militare, la forza armata storicamente più vicina degli
angloamericani, è tra i maggiori fiancheggiatori dell’immigrazione
selvaggia e nell’ottobre del 2013 esercita forti pressioni sul governo
italiano per il lancio di Mare Nostrum, l’operazione di salvataggio a
largo delle coste siciliane che, anziché arginare il fenomeno degli
sbarchi, in poco più di un anno (ottobre 2013- novembre 2014) fa
lievitare il numero di immigrati in arrivo all’incredibile cifra di
170.000 unità.

Invece di farsi carico dei barconi quando entrano in acque italiane,
la Marina Militare e la Guardia Costiera estendono il loro raggio
d’azione alle acque libiche, cosicché agli scafisti è sufficiente
affacciarsi sul mare, chiamare i soccorsi ed attendere di essere
rimorchiati fino ai porti italiani.

La Marina Militare è entusiasta di Mare Nostrum, che finalmente le
offre un ampio spazio mediatico sui cinegiornali della RAI, carta
stampata e siti di Amnesty International e Ong varie, dove è celebrato
l’impegno della Marina a “salvare il maggior numero possibile di vite
umane”23. Poco importa se alcuni immigrati ammettano di essere stati
costretti ad imbarcarsi sotto la minaccia della armi, salpando dalle
spiagge di Tripoli controllate dalle milizie islamiste di Alba della
Libia.

Quando in Parlamento qualcuno fa notare come sia proprio Mare Nostrum
la causa dell’aumento esponenziale di sbarchi, il capo di stato
maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi ha la sfacciataggine di
sostenere che non sia l’operazione italiana ad alimentare il flusso di
clandestini, bensì “fattori di forza globali”, come “il disfacimento
di Eritrea, Siria e Libia”24: l’ammiraglio dimentica che la
dissoluzione di questi stati non è frutto di cause naturali, ma della
precisa azione di Stati Uniti, Regno Unito ed Israele, coadiuvatati da
alcuni paesi mussulmani.

Arriviamo all’interrogativo finale: a cosa servono gli sbarchi di
massa, accuratamente apparecchiati dalla NATO?

Emergenza sbarchi, l’altra Ucraina dell’Europa

Nei nostri articoli abbiamo evidenziato fin da subito come il
principale obbiettivo del golpe in Ucraina fosse sedare le forze
centrifughe in seno all’UE generate dall’eurocrisi: provocando la
scontata reazione di Mosca minacciata nei suoi interessi vitali, gli
angloamericani elevano la Russia a nuovo pericolo per l’Europa,
rispolverando la funzione originale della UE/NATO, nate per il
contenimento dei russi.

Abbiamo inoltre dato risalto alla perfetta correlazione tra crisi
greca e crisi ucraina, sottolineando come l’aumento delle probabilità
che Atene lasci l’euro sia accompagnate a distanza di giorni, se non
di ore, dalla recrudescenza del conflitto ucraino.

Ebbene, la funzione degli sbarchi di massa, è la stessa assolta dal
conflitto ucraino: creare instabilità e tensioni,presentando la
UE/NATO come la soluzione ai problemie minacciando foschi scenari
qualora gli Stati affrontassero singolarmente queste sfide. “Fortunati
che ci sono la NATO e l’Unione Europea a fronteggiare la Russia e
l’immigrazione!” dicono gli alfieri dell’establishment euro-atlantico.
“Senza la UE e la NATO verreste inghiottiti dall’Africa e schiacciati
dalla Russia! Guai a cambiare lo status quo!” continuano.

Finora le personalità italiane che abbiano meglio esplicitato il
concetto sono i massoni Mario Monti e Giorgio Napolitano.

Dice infatti l’ ex-Goldman Sachs Mario Monti, tanto nefasto all’Italia
quanto esplicito nel descrivere le strategie del potere25:

“Se si crea un’Europa del Sud, magari con qualche paese che esce
dall’euro o con un euro un po’ più debole rispetto a quello adottato
dai Paesi del nord, può darsi che l’Europa a quel punto deleghi
all’Europa del sud la funzione di frangiflutti rispetto ai flussi
migratori, trasformandolo in un avamposto non integrato nell’Europa”.

Incalza l’ex-presidente della Repubblica, ora senatore a vita Giorgio
Napolitano:

“Questo è il momento dopo il 1989 in cui si impone la costruzione
di un nuovo ordine mondiale. Siamo giunti al dunque, bisogna
riflettere su come sia giusto e sostenibile un ordine mondiale.
Dobbiamo guardare al domani, ai prossimi mesi e riflettere e operare
sul futuro. (…) Non siamo di fronte solo a un’emergenza, siamo dinanzi
a movimenti e rimescolamenti di popolazioni nel Mediterraneo (chiaro
riferimento al piano Kalergi, NDR). Fino a ieri la questione
Mediterraneo-Medio Oriente è stata ai margini dell’azione europea. (…)
Oggi è tempo di un’azione non più procrastinabile”.

La strategia angloamericana di compattare la UE con l’emergenza
emigrazione ha finora sortito esiti positivi? A differenza della crisi
ucraina, dove perlomeno Washington ha ottenuto da Bruxelles
l’imposizione delle sanzioni economiche contro la Russia, l’emergenza
sbarchi si è rivelata un clamoroso fallimento, alimentando anziché
sedando i nazionalismi che stanno sgretolando la UE.

Su pressione dei conservatori inglesi alle prese con le elezioni
politiche e della CDU/CSU di Angela Merkel, l’operazione Mare Nostrum
che termina il primo novembre 2014 è sostituita dall’operazione
europea Triton, che archivia il soccorso nelle acque internazionali e
restringe il raggio d’azione dei soccorsi a 30 miglia dalle coste
italiane.

Fallisce poi miseramente poi il tentativo di spalmare la fiumana di
immigrati in arrivo sulle coste italiane sui diversi membri della UE:
è in primis la Francia ad opporsi all’ipotesi che i clandestini siano
spartiti per quote proporzionali e le trattative in corso prevedono
una modestissima ricollocazione di 40.000 immigrati dalla Grecia e
dall’Italia verso gli altri paesi, esclusi Regno Unito, Irlanda e
Danimarca26. Nel frattempo sia in Austria che in Francia riprendono i
controlli alle frontiere per respingere i clandestini che cercano di
superare il confine.

Quali sono dunque le prospettive per l’Italia in vista dell’estate,
stagione “calda” per eccellenza per quanto concerne gli sbarchi? Come
per l’Ucraina, c’è da aspettarsi anche in Libia una nuova ondata di
destabilizzazione ad opera degli angloamericani, sempre più
preoccupati dalla velocità con cui si sta disintegrando la UE. I
segnali in questo senso purtroppo non mancano: i tagliagole dell’ISIS
si rafforzano giorno per giorno in Libia27 ed il governo islamista di
Tripoli, molto sensibile agli interessi americani, ha già minacciato
di reagire qualora gli europei intervenissero militarmente contro le
basi degli scafisti28.

L’Italia, priva di qualsiasi forma di sovranità, rischia così di
essere travolta dalla sempre più vasta opera di destabilizzazione
condotta dall’establishment euro-atlantico, che dall’Ucraina alla
Libia, passando per i Balcani, sta infiammando tutto il nostro estero
vicino: comprendere che l’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica sono
l’origine e non la soluzione dei nostri mali, è il primo passo per
fermare la dissoluzione sociale ed economica del Paese.

Federico Dezzani

Fonte: http://federicodezzani.altervista.org

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