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Esiste la telepatia?, la carne fa male all’ambiente, Epifania della natura, la bufala di Masada, la verità sul sionismo, l’invenzione del cristianesimo, l’etica non è taoista…

Il Giornaletto di Saul del 6 gennaio 2024 – Esiste la telepatia?, la carne fa male all’ambiente, Epifania della natura, la bufala di Masada, la verità sul sionismo, l’invenzione del cristianesimo, l’etica non è taoista…

Care, cari, è possibile che le emozioni, i pensieri astratti, le sensazioni inconsce, possono essere trasmesse e percepite negli strati profondi della mente in forma di pulsazioni psichiche o telepatiche. Ma sulla base degli elementi di nascita che noi manifestiamo in forma congenita (sono diversi per ognuno) possiamo diversamente percepire e trasmettere queste pulsazioni psichiche o telepatiche… – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2015/01/la-natura-non-ha-bisogno-di-parole.html

Nota – Colui che è, in quanto tale, manifesta il suo essere nel movimento e nel conseguente continuo “fluire”, che, a sua volta, genera cambiamenti non immediatamente percepibili dal nostro umano sentire…

La carne fa male all’ambiente… – Scrive Federica Ferrario: “Sapete che nel mondo vengono macellati oltre 75 miliardi di animali, ogni anno!? E che in Italia, soltanto in Lombardia, ci sono 4.3 milioni di maiali e 1,5 milioni di bovini stipati nei capannoni degli allevamenti intensivi che, a causa delle emissioni di ammoniaca degli animali e dei loro liquami, sono causa di inquinamento? Il clima, l’ambiente e la salute sono a rischio!…” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2024/01/05/la-carne-fa-male-allambiente/

Mestre. Festa – Scrive M.B.: “Il 7 gennaio 2024, dalle ore 16, a Mestre, presso il Centro CittAperta, Festa dell’Anno Nuovo, aperta a tutti/e gli amanti e difensori dell’ambiente. Info: micheleboato14@gmail.com”

Epifania della natura! Memoria storica sulla “befana” – Conosciamo tutti il significato che la religione cattolica ha dato alla festività dell’Epifania, ma forse non tutti sappiamo che dietro la storpiatura che ha trasformato il termine Epifania in “Befana”, c’è una serie di tradizioni antiche che sono riuscite, faticosamente, a sfidare i millenni ed a giungere fino a noi. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura… ” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2024/01/05/epifania-della-natura-memoria-storica-sulla-%e2%80%9cbefana%e2%80%9d/

Nota – Per non escludere gli animali selvatici dall’Epifania della Natura rechiamoci in campagna a gettar briciole per gli uccellini e tozzi di pan secco per gli animaletti affamati ed infreddoliti

Masada e la bufala dell’autoimmolazione… – Scrive Emanuele Mastrangelo: “…ogni mito presto o tardi deve fare i conti con un revisionismo scientifico. Studi come quelli di Ben-Yehuda restituiscono una dimensione realistica al mito di Masada. E spesso non è nemmeno necessaria una scoperta eclatante per revisionare la storia passata: leggendo “La Guerra Giudaica” dello storico ebreo Giuseppe Flavio si vede come Eleazar ben-Yair fosse un personaggio che non esiteremmo a definire un terrorista…” – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2014/01/masada-la-bufala-dellauto-immolazione.html

Maschilisti duri a morire – Scrive Ax: “Vi ricordate il film “Amore mio aiutami”, interpretato da Alberto Sordi e da Monica Vitti? – A parole Arbertone diceva di essere un uomo di idee aperte ma quando la moglie si innamora di un altro e intende lasciarlo, la mena di brutto prendendola a pugni in faccia. Molti penseranno che tale comportamento sia una prerogativa di chi vive al sud. No, miei cari, il prototipo maschilista lo si può trovare in tutto lo Stivale, sulla costa tirrenica o adriatica, al settentrione come nel profondo sud… E’ l’italiota medio!”

La verità sul sionismo: “Gli israeliani non sono semiti e nemmeno ebrei…” – Scrive P.D’A.: “…iniziamo con il cercare di capire come e quando è nato il sionismo. Solitamente si ritiene che esso sia originato da un filone di pensiero, sorto all’interno della comunità ebraica, verso i primi anni del secolo scorso (od alla fine del precedente) ed abbia trovato una sua prima attuazione concreta nella fondazione di Israele…” – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2024/01/la-verita-sul-sionismo-gli-israeliani.html?sc=1704446779578#c3614874122242033791

Commento di Gianni Vargiu: “Israele sta governando il mondo, sono oramai 70 anni che nasconde i suoi crimini, usa il terrorismo per espandersi, facendo uso di armi illegali, tortura i prigionieri … Israele è la ragione per cui molte persone odiano gli ebrei…” – Continua in calce al link soprastante

Commento di Vincenzo Brandi: “Analisi esattissima quella di Paolo D’Arpini. Si consiglia di leggere il best-seller dello storico israeliano Shlomo Sand: “L’invenzione del popolo ebraico” , che ha destato tanti dibattiti e polemiche in Israele e altrove…”

Cristianesimo, la pseudo religione inventata per convenienza politica… – I primi cosiddetti cristiani non erano altri che appartenenti ad una setta giudea che rifiutava il potere romano. Ma dal nato ebreo Saulo di Tarso, cittadino romano, fu lanciata, nel primo secolo d.C., la nuova religione “aperta a tutti” (anche ai Gentili) e la cosa fece comodo a Roma, era un modo per controllare le masse e renderle mansuete con la promessa di un “paradiso” post mortem: “…porgi l’altra guancia – …beati i poveri di spirito perché d’essi è il regno dei cieli… – …date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio…”. Tanto per menzionare alcuni dettami “salvifici”…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/01/04/cristianesimo-la-pseudo-religione-inventata-per-convenienza-politica/

Nota – Nel terzo secolo d.C. gli ultimi imperatori romani trovarono conveniente usare il “cristianesimo” come legante per l’Impero e lo dichiararono “religione ufficiale”. Ovviamente i capi cristiani stessi facilitarono questo gioco, corrompendosi con il potere politico, anzi pian piano sostituendosi ad esso.

Chi vuole l’ampliamento del conflitto in Medio Oriente…? – Scrive Elena Panina: “Dal momento che la ritorsione contro Gaza si è impantanata e il conflitto è entrato in una fase prolungata, è nell’interesse di Israele trascinare gli Stati Uniti d’America ancora più in profondità. Con la speranza che Washington sia costretta a intervenire qualora si aprisse un vero e proprio secondo fronte contro Tel Aviv…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2024/01/medio-oriente-in-subbuglio-stato-di.html

Nota – non dobbiamo dimenticare che sia Israele che gli Stati Uniti sono governati nell’interesse della “Wall Street collettiva”. Le élite finanziarie globaliste stanno spingendo le cose verso una Grande Guerra, vedendo in essa l’unica via d’uscita dalla crisi sistemica in cui l’economia mondiale (sopratutto quella occidentale) sta sprofondando…

Chiesanuova di Treia. Demolizione in corso – Le cose negli anni cambiano ed anche la struttura urbanistica ed imprenditoriale. Abbiamo scoperto che l’ex albergo Meriggi, sito in prossimità dell’ex ceramica Bartoloni, che ospitò, negli anni ‘70, ‘80 e ‘90, allegre feste per migliaia di treiesi, con musica dal vivo, canti e balli, è ora in fase di demolizione. Al suo posto, così dicono, sorgerà un centro medico privato. La simbologia che ne deriva non è molto allegra…

Il limite dell’etica… – L’Uomo, come tutti gli altri animali è felice di vivere per sua propria disposizione naturale. Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della scienza razionalista ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da cui la grande affermazione delle religioni monoteiste, e della arroganza dell’uso nei confronti delle altre creature e della natura… – Continua con testo bilingue: https://bioregionalismo.blogspot.com/2017/11/the-limit-of-ethics-il-limite-delletica.html

Ciao, Paolo/Saul

L’Era dell’Uomo | Olocene (Quaternario) | Cronache Biogeologiche. Importantissimo documentario soprattutto nella parte finale dove si racconta la distruzione della vita sul pianeta terra a causa dell’uomo: https://www.youtube.com/watch?v=eAXHS4MjhUs

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna importanza… il fiore non ha più nome né forma, è solo un fiore unico ed irripetibile nel giardino della Coscienza” (Saul Arpino)

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Il natale di un Gesù mai nato…

Il Natale. Storia e fede. Gesù, lo sanno tutti, è nato alla mezzanotte tra il 24 e il 25 di 2023 anni fa (secondo il calcolo cristiano). Appunto, lo sanno tutti. Ed è invece, storicamente parlando, indimostrabile: e comunque in parte sbagliato, in parte insicuro.
Per quanto ciò possa apparire strano e magari sconvolgente, magari scandaloso, mancano prove storiche sicure che Gesù sia davvero mai nato, che cioè sia un personaggio storico al pari di Mozart, o di Napoleone, o di Gino Bartali: insomma di un qualunque essere umano la vita e l’identità del quale siano supportate da una documentazione obiettiva e sicura. Le stesse prove storiche non “primarie” � vale a dire appoggiate a documenti certi � ma almeno “secondarie”, cioè sorrette da testimonianze narrative, sono tutte più recenti di almeno alcuni decenni rispetto alla sua morte. E i racconti che ne costituiscono le basi sono quelli evangelici: al di fuori id essi, ce ne mancano riscontri. Saggiamente, difatti, i Padri del Concilio di Nicea del 325 troncarono le discussioni che già da allora violentissime si addensavano sulla questione Cristo “storico” versus Cristo “mitico” e stabilirono nel loro Synbolon (perpetuato come preghiera del “Credo”) che la nascita, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù, nato da Maria Vergine, fossero articolo di fede. Ciò sottrae il credente dalla necessità d’invilupparsi in complesse questioni storico-filologico-esegetiche. Il fatto che poi sia del tutto legittimo indagare sulla personalità del Cristo come problema storico va da sé. Nella storia, quella seria, non esistono tabù o argomenti trattando i quali si rischia di venir considerati “revisionisti”.
E’ quindi legittimo trattare i Vangeli anche come fonti storiche di carattere narrativo e studiarli sotto questo aspetto, con tutti i metodi e gli strumenti del caso.
Fondandosi quindi sulle narrazioni evangeliche, e segnatamente su Luca, 2, 1-26, è stato possibile risalire all’anno della Sua nascita, quello del censimento indetto da Ottaviano Augusto; e quindi a quello approssimativo della morte, avvenuta durante il governo proconsolare di Ponzio Pilato della provincia imperiale di Siria. Ma quanto alla nascita, il còmputo messo a punto nel VI secolo dal monaco siriano Dioniso detto “il Piccolo”, residente in Roma, sembra contenere un errore per difetto di circa 6-8 anni: Gesù sarebbe nato quindi non già nel 753-754 di Roma (ab Urbe condita), bensì prima, verso il 746 e il 750 circa ; e morto trenta-trentatreenne più o meno fra il 776 e il 782 (poiché morì sotto Tiberio, a sua volta appunto morto in quell’anno).
Già nel IV secolo, quando la fede cristiana divenne per volontà di Costantino e di Licinio nel 313 (ma sulla base di un editto di Galerio di due anni prima) religio licita, erano in molti a pensare � in analogia con i culti pagani: il che non stupirà, dal momento che la stragrande maggioranza dei cristiani era ormai costituita da ebrei convertiti � che il Cristo fosse in realtà una figura mitica: e quel suo morire e risorgere veniva posto in effetti in rapporto analogico con il mito dionisiaco o con il ciclo apparente del sole che ogni notte si nasconde e rinasce ogni mattino. Per questo appunto i Padri riuniti nel 325 nel Concilio di Nicea stabilirono nel loro documento conclusivo � il Synbolon – che l’indubitabile realtà della vita del Cristo costituiva verità di fede alla quale il cristiano era tenuto a credere, non un dato storico suscettibile di dimostrazione e bisognoso di prove.
Una volta stabilito d’altronde che l’anno preciso della nascita del redentore era ignoto, e ricavatolo sulla base di un opinabile còmputo, il giorno e il mese restavano avvolti nel mistero: il che era d’altronde paradossale in una cultura che tanto spazio dava all’importanza delle costellazioni e degli oroscopi. Il racconto evangelico forniva al riguardo una sia pur imprecisa e generica traccia: parlava della presenza vicino al luogo della nascita del Bambino di alcuni pastori che passavano la notte all’addiaccio. Dato il regime di transumanza dei pastori della Giudea e la posizione altimetrica di Betlemme, a circa 700 metri sul livello del mare, si doveva evidentemente essere in periodo primaverile-estivo, quando le greggi vengono trasferite in altura per scendere poi verso il mare con l’autunno (“Settembre: andiamo, è tempo di migrare”, canta l’abruzzese Gabriele D’Annunzio).
Viceversa, nella nostra sensibilità e nella nostra tradizione, il Natale è una festa d’inverno. Il presepe � una tradizione avviata a quel che pare nel 1223 da Francesco d’Assisi � associa inestricabilmente la nascita del Signore a un paesaggio montano innevato, per quanto il gusto orientalistico ottocentesco (incoraggiato dalla presenza di personaggi obbligatoriamente abbigliati “all’orientale”, i magi) lo abbia arricchito di palme e di fondali dove sono rappresentati oasi e deserti: a dire il vero, poco palestinesi. Nei paesi protestanti, una tradizione che si vuol far risalire a Martin Lutero ha imposto la variante invernale dell’albero scintillante di ornamenti e di neve ghiacciata. Ma in realtà le scelte di Francesco e di Lutero sono state tutt’altro che arbitrarie, per quel che attiene al radicamento della nascita di Gesù in inverno. Tale era già, ai loro rispettivi tempi, una tradizione radicata e irreversibile.
Tradizione e acculturazione. Prima, però, non era stato così. Per quanto è dato sapere, già fino dal tempo del primitivo sviluppo del cristianesimo venivano proposte diverse date per la nascita del Cristo: il 6 gennaio, il 28 marzo, il 19 aprile, il 29 maggio. Ma il cristianesimo orientale, in particolare egiziano, aveva imposto piuttosto presto la consuetudine di celebrare insieme, in una sola festa, la Natività e l’Epifania (cioè il riconoscimento della divinità e della regalità del Bambino): ciò avveniva il 6 gennaio, data in cui tuttora si celebra il natale nelle Chiese cristiane ortodosse e orientali. Tale giorno era stato scelto, secondo un tipico schema acculturativo, in quanto coincidente con una festa dedicata alla dea Iside durante la quale si adorava la sua divina maternità e si celebrava la consacrazione in suo onore delle acque. Difatti, da allora, la data del 6 gennaio venne strettamente legata, anche nel calendario liturgico cristiano, a due altre ricorrenze in cui all’elemento acqueo spettava un ruolo fondamentale: il battesimo del Cristo nel Giordano e il miracolo del mutamento dell’acqua in vino in Cana di Galilea.
Tale celebrazione non parve tuttavia adatta al mondo cristiano latino, per quanto il culto isiaco fosse, nel IV secolo, impiantato nell’intero bacino mediterraneo e anche a Roma: o forse proprio in quanto la festa isiaca delle acque vaniva certo celebrata anche lì, ma non aveva mai perduto quel tanto di esotico, di remoto rispetto alle tradizioni locali, che la faceva apparire estranea.
Nell’Urbe, c’era tuttavia un’altra festa molto popolare che si celebrava a sua volta all’inizio dell’inverno: in tale data gli imperatori usavano concedere al popolo romano generose elargizioni di grano e di vino. Si trattava del 25 dicembre, giorno centrale del periodo di due settimane durante il quale (dal 18 dicembre fino alle Calende di gennaio, giorno di apertura dell’anno nuovo secondo il calendario giuliano) in tutta Roma veniva celebrato il solstizio d’inverno, festa dedicata al dio d’origine indo-persiana Mithra.
La nascita di Mithra ha, nel mito che lo riguarda, singolari somiglianze con quella di Gesù nel racconto evangelico: vi figurano la grotta, la stella annunziante, gli animali sacri al dio che sono il toro e l’onagro, cioè l’asino selvatico: insomma, tutti gli elementi del presepio cristiano, secondo un’immagine che già figura in un’opera scultorea presente a Roma nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
Nel Vicino Oriente vi erano altre divinità che avevano dato origine a culti misterici che si erano andati fondendo con il mithraismo: ad esempio quelle di Attis o di Adone (dal semitico Adonai: il Signore). Un luogo cultuale sacro a Adone si trovava difatti proprio a Betlemme, e probabilmente � come sembra di capire da una testimonianza di san Gerolamo � la grotta nella quale si disse nato Gesù, e sulla quale sorse in età costantiniana la basilica della Natività, era in precedenza consacrata a Adone.
Mithra, la divinità misterica adorata in Roma, si era affermata come dio parallelo a una divinità solare d’origine siriana che talvolta con lui addirittura s’identifica: il Sol Comes Invictus. Si trattava soprattutto di culti militari, e fra III e IV secolo gli imperatori avevano cercato di farne il centro di una sorta di monoteismo incentrato sulla sacralità della loro persona, che con il Sol Comes s’identificava. Un tempio al Sol Comes – adorato durante le feste del solstizio d’inverno, quando il corso del sole comincia a rafforzarsi e le giornate si allungano – sorgeva nell’Urbe sul luogo dove oggi esiste la basilica di San Silvestro, al quale difatti la Chiesa dedica la festa liturgica dell’ultimo giorno dell’anno, quando alla vigilia delle Calende di gennaio i festeggiamenti solstiziali avevano termine.
Nella tradizione romana, il periodo delle celebrazioni solstiziali s’intrecciava con il tempo sacro a una tradizione ancora più antica: quella delle celebri Libertates decembris, durante le quali si celebrava ritualmente il periodico ritorno del cosmo al caos dal quale avrebbe dovuto uscire rinnovato in un ordine garantito dal calendario dell’anno nuovo; e durante il quale pertanto le abituali regole civili venivano ritualmente violate e sconvolte, gli uomini portavano vesti muliebri, i padroni servivano a mensa gli schiavi e s’incoronava pubblicamente un bambino, o uno schiavo, o un miserabile, facendolo Rex unius diei, “Re per un Giorno”. Si trattava di una tradizione ben nota al livello antropologico, quella del “rovesciamento dell’ordine”, tendente non già a cancellarlo bensì a rinnovarlo rafforzandolo. Tali usi, per molti versi affini alle feste dionisiache come i baccanali e con essi in parte confusi, si sarebbero trasferite in età cristiana a un altro momento nel quale si celebrava la fine dell’anno vecchio, cioè al periodo terminale dell’inverno, con il Carnevale.
Queste Libertates a Roma coincidevano con la settimana dei Saturnalia, dal 17 al 23 dicembre, in ricordo dell’età d’oro che vi sarebbe stata ai tempi del dio Saturno, quando non esistevano né schiavi né padroni. In realtà, il significato della festa era più profondo. Saturno s’identificava con l’ellenico Chronos, il dio ellenico signore e ordinatore del tempo (funzione in Roma ereditata poi dal dio Giano, il “Signore della Porta” � Ianua � che presiedeva al chiudersi dell’anno vecchio e all’aprirsi dell’anno nuovo). Il “ritorno al caos” alla fine dell’anno era un rito mimetico del disordine imperante in ogni era al suo tramontare: e preludeva alla restaurazione dell’ordine. Era quindi logico che, al chiudersi dei disordini saturnali di dicembre, il sole fin lì indebolito riprendesse col solstizio d’inverno il suo corso più vigoroso: e si celebrasse la nascita del Sole Bambino e dell’Anno Bambino, entrambi riassunti nella divinità imperiale del Sol Comes�Mithra: che in quanto nuovo Sole era Kosmokrator, Signore del Cosmo, e in quanto nuovo Anno era Chronokrator, Signore del Tempo.
Celebrando il 25 dicembre la nascita del Cristo, Lo si associava all’imperatore che, convertito al cristianesimo, sarebbe stato suo vicario e sua figura in terra. In tal modo il Natale s’impiantò, nell’impero romano ormai guadagnato al cristianesimo, come festa romana, imperiale e solare.
Ma la lettura del Vangelo e il suo uso liturgico imponevano nella Chiesa latina un forte divario tra il Natale e l’Epifania. La data “solstiziale” del 25 dicembre era dotata di una sua forza cosmica e tradizionale irrinunziabile, che obliterava � ancora una volta secondo un procedimento obiettivamente acculturativa � la festa solare e imperiale conferendole al tempo stesso però una nuova, più forte legittimità cristica. D’altronde quella del 6 gennaio non faceva che spostare di alcuni giorni lo spazio sacrale delle due settimane già dedicate alle festività del solstizio e della fine dell’anno: tra 24 dicembre, la vigilia � nella tradizione liturgica cristiana, ispirata a quella ebraica, il giorno cominciava con i vespri � e il 6 gennaio v’erano appunto 14 giorni, calcolando quello d’inizio e quello di fine del còmputo. Ma più importanti dei 14 giorni erano le 13 notti comprese tra quella precedente il Dies Natalis � la notte appunto della Natività � e quella dell’Epifania, quella nella quale i magi venuti dall’Oriente guidati dalla stella avevano con la loro adorazione e la loro offerta dei doni riconosciuto esplicitamente il Bambino come Vero Dio (l’incenso), Vero Re (l’oro) e Vero Uomo (la mirra). Nella notte dell’Epifania, appunto, la Chiesa usa proclamare solennemente l’ordine dell’anno che si sta aprendo sancendo il calendario delle solennità liturgiche deputate a scandirlo. Il fatidico numero 13 rappresenta, per i cristiani, i dodici mesi dell’anno ma al tempo stesso anche le costellazioni dello zodiaco � che è lo “spazio ciclico” del tempo” � successivamente visitate dal sole secondo il sistema tolemaico (per quanto l’immagine del sole al centro del cerchio zodiacale già anticipasse simbolicamente, su una base a quel che sembra pitagorica, il sistema eliocentrico che si sarebbe affermato solo con Copernico). Ma il sole, signore del tempo (l’anno, le costellazioni) come dello spazio (la terra che esso percorre durante le 24 ore del giorno) è a sua volta figura del Cristo, Signore appunto dello spazio cosmico (Kosmokrator) e al tempo stesso del tempo (Kronokrator). Il sole e le costellazioni, unite, formano appunto il numero 13 (12+1).
La tradizione cristiana, appoggiata alla liturgia e alla consuetudine secondo al quale ogni giorno ha un suo patrono, ha conferito quindi alle dodici notti precedenti l’Epifania (la notte della pienezza del potere divino) un valore intenso e compendioso: in ognuna di esse noi attraversiamo sinteticamente un mese dell’anno e dal suo decorso possiamo trarne perfino i relativi auspici. Ogni regione cristiana ha al riguardo le sue credenze speciali, le sue consuetudini, magari anche i suoi colori e i suoi sapori
Il calendario e il folklore. Le “Tredici Notti”. La notte della vigilia, tra il 24 e il 25, è quella che rinvia al futuro mese di gennaio: è la notte di apertura, dell’inizio di tutto: notte santa, di digiuno e di preghiera, notte di astensione dalle pratiche sessuali e dal cibo carneo, notte di rovesciamento delle regole cosmiche in cui si dice che gli animali parlino nelle stalle (essi, i servitori, si appropriano saturnalisticamente dei poteri umani) e possano anche profetare; quella tra il 25 e il 26, la notte dedicata al protomartire Stefano, è la notte del febbraio, la notte del mese delle febbri e della fine dell’inverno in cui si accendono i roghi di purificazione degli animali minacciati dalle epidemie; quella tra il 26 e il 27 era la notte del marzo nel quale comincia la primavera, la notte sacra a Giovanni Evangelista, una delle due Ianuae del cerchio zodiacale divino in quanto patrono del solstizio d’inverno come Giovanni Battista lo era di quello d’estate (che all’alba del 24 giugno il disco solare rilucesse come un piatto d’oro sul quale era adagiata la testa del Battista fatto decapitare da Erodiade era tradizione diffusa: per l’Abruzzo la ricorda splendidamente il D’Annunzio nel primo atto de La figlia di Iorio); la notte successiva, quella dell’aprile tra 27 e 28, era quella degli Innocenti e veniva considerata preludente a un giorno di pietà (secondo una diffusa superstizione, il giorno della settimana nel quale è caduta la solennità degli Innocenti � che quest’anno, cadendo nell’ultima domenica dell’anno, sarà però consacrata alla Sacra Famiglia � è considerato dies nigro signanda lapillo, durante il quale è sconsigliabile avviare qualunque attività); segue la notte tra il 28 e il 29, la notte di maggio dedicata al profeta, re e poeta David; quella durante al quale si antivede il giugno è la notte del 29-30, sacra a san Savino; infine, il solare luglio � il mese della costellazione del Leone � coincide con la notte fra il 31 e il primo di gennaio, la notte di fine d’anno dedicata a san Silvestro papa, colui che secondo la tradizione battezzò Costantino avviando così una nuova era, quella della Cristianità; tra il primo e il 2 si pensa all’agosto, fra il 2 e il 3 a settembre, fra il 3 e il 4 a ottobre, fra il 4 e il 5 a novembre; tra il 6 e il 6 infine a dicembre. Ed è quella dell’Epifania, quella magica e mirabile in cui tutto può accadere, la notte dei regali ma anche delle creature arcane che solcano il cielo (le Bonae Res, la “Compagnia di Diana”, le presenze consacrate alla femminilità e alla vecchiaia � come le moire, le Parche, poi le streghe � che il folklore cristiano ha trasformato nella vecchia bonaria ma ambigua dal nome volgarizzato della festa stessa, la “Befana”, la quale torna tra Carnevale e Quaresima come Vecchia-Anno Trascorso-Albero Secco-Penuria di Cibo da ritualmente “segare” o, secondo altre tradizioni, “bruciare”).
Ricchezza, ambiguità, contraddizione, paradosso accompagnano sempre queste solennità che disegnano un universo mentale collettivo festoso eppure selvaggio, allegro e al tempo stesso demonico, divino eppure costantemente accompagnato e talora minacciato dall’ombra dell’infero. Peccato che di queste usanze quel che non si è salvato in quanto funzionalmente connesso al consumismo e all’industria del regalo e dello sfruttamento delle feste dedicate ai bambini sia quasi scomparso. Peccato che quel che sopravvive sia ancora una volta connesso con la società dei consumi e con una tradizione dimenticata e rivissuta in termini horror-kitch, la vecchia solennità celtica degli antenati che si celebrava in autunno, che i monaci cluniacensi tra X e XI secolo trasformarono in solennità dei Santi e dei defunti e che ci è ritornata, paganizzata e ridicolizzata dall’America degli agricoltori protestanti che avevano rinnegato i santi ma continuavano a temere diavoli, fantasmi e streghe, nella macabra inconsapevolezza esorcistica dello Halloween. E’ tutto quel che ci rimane, nell’ immiserito linguaggio simbolico della morente Modernità. E’ tutto quel che passeremo ai nostri figli, ai quali non siamo stati capaci di trasmettere né la religiosità né la tradizione, ai quali non abbiamo insegnato né la preghiera, né le fiabe. Buon Natale al colesterolo, buon Capodanno all’insegna delle violenze notturne. E’ tutto quel che ci resta e che ci meritiamo.
Tra senso tradizionale della festa e consumismo moderno: le usanze natalizie a tavola “Nun vedo l’ora che vène Natale � pe’ famme ‘ma magnata de torone; – pe’ famme na’ magnata de torone � pe’ famme ‘na bevuta dar boccale”. E’ uno stornello dei bulli di Trastevere del tempo della miseria, quello di Belli ma ancora di quello di Trilussa. Il Natale come occasione di mangiare finalmente a sazietà qualcosa di buono, per una bella bevuta in libertà. Alla quartina romanesca rispondeva, anni più tardi, una canzone di Renato Carosone e Gegè di Giacomo dedicata, in pieni Anni Cinquanta, a un’altra miseria: quella della Napoli di un dopoguerra non ancor del tutto trascorso, la Napoli ch’era ancora per tanti versi quella della Pelle di Malaparte: “mo’ vène Natale � nun tengo dinare: – me leggo o’ giornale � e me vad’a’ccuccà”. Alla tristezza un po’ spaccona del trasteverino costretto ad aspettar Natale per mangiare e per bere un po’ meglio del solito rispondeva la disperazione allegra del miserabile napoletano che, senza un soldo, nel giorno di festa poteva solo ingannare la fame andandosene a letto.
In entrambe le situazioni, la povertà e magari la fame si misurano con la coscienza del tempo festivo. Questi due esempi potrebbero sembrare privi di qualunque aggancio con il carattere spirituale della grande festa, ma non è così. Presupposto di entrambi è che per Natale bisogna far festa, e che se ciò non è possibile tanto vale non vivere nemmeno un giorno come quello, andarsene a dormire. In due occasioni, Francesco d’Assisi associa a sua volta il Natale alla necessità di far festa, e festa espressa anzitutto attraverso il cibo: quando dice che, se gli capiterà d’incontrare l’imperatore, gli chiederà un editto che ordini a tutti di spargere per Natale granaglie per strada in modo che gli uccelli dell’aria possano aver di che mangiare quel giorno in abbondanza; e quando dichiara che sia intenzione sarebbe, per Natale, di strofinare pezzi di carne sui muri affinché perfino pietre e mattoni potessero godere di quell’abbondanza.
Che la festa si celebri e si onori anzitutto per mezzo di banchetti, conviti e simposi è una realtà comune si può dire a qualunque civiltà tra le molte che il genere umano è stato capace nei millenni di concepire; non meno comune è, d’altra parte, il rapporto tra penitenza, dolore, e astensione dal cibo. La festa si onora con quella che gli antropologi definiscono l’”orgia”: che non ha nulla del significato che volgarmente in italiano le si attribuisce, ma che significa semplicemente occasione durante la quale il cibo e le bevande, di qualità e in abbondanza, vengono consumati oltre il bisogno, talvolta fino alla totale distruzione delle scorte. Il valore di ciò è essenzialmente rituale: si consuma oltre il bisogno in certe occasioni con lo stesso atteggiamento devozionale con il quale ci si astiene da certi cibi o da certe bevande oppure si digiuna totalmente in altre. Alla base di tale comportamento, nelle società tradizionali, c’è la coscienza di una profonda differenza tra giorni “festivi” e giorni “feriali”: la Modernità occidentale ha sistematicamente reagito ad essa sostituendole la distinzione tra giorni “di riposo” e giorni “di lavoro”, quindi azzerando il concetto sacrale e comunitario di festa per imporre al suo posto un diverso modello antropologico fondato sulla primarietà dell’uomo come produttore di ricchezza.
Da un malinteso apprezzamento di tale realtà dipende la reazione di chi vorrebbe eliminare quel che resta, magari al livello inconscio, di “senso della festa” nel Natale, appiattendo tutto il desiderio e il bisogno di mangiare, bere e vivere convivialmente meglio sulla misura del consumismo. Una sia pure graduale riconquista del senso del Sacro dovrebbe, al contrario, proprio partire da un’accentuazione conferita di nuovo alla festa, da un rinnovato e più profondo senso della sacralità che ai giorni festivi è propria e quindi da una distinzione profonda, anche esistenziale, rispetto alle consuetudine dei giorni feriali. Non è di domenica, o a Natale, che si dovrebbe mangiare “come tutti i giorni” per reagire al consumismo; è, al contrario, giorno per giorno che sarebbe opportuno limitare qualitativamente e quantitativamente i consumi per sottolineare quel che il cristianesimo, religione del pane e del vino, fondamentalmente ripete, cioè che anche il cibo e il vino sono di per sé suscettibili di essere investiti di sacralità.
Da qui gli usi natalizi incentrati non solo sul consumo, ma anche sulla preparazione comunitaria della tavola e del cibo della festa. L’avvento serve anche a questo: nella società tradizionale europea era il tempo nel quale si uccideva il porco e se ne destinava gran parte al consumo differito per mezzo di vari sistemi di conservazione; immediatamente prima, nelle ultime settimane del tempo liturgico ordinario (“per san Martino”), si procedeva alla svinatura; quindi ci si dava alle preparazioni che richiedevano un certo tempo, come la preparazione di conserve, marmellate e confetture.
Alla festa, non si arrivava senza la vigilia: almeno 24 ore di digiuno e/o d’astinenza. Sulla tavola della vigilia, necessariamente � e ritualmente: l’economia non c’entra � povera e spoglia, comparivano cibi frugali e non carnei: minestre o zuppe a base di cereali, di verdura (le cime di rapa stufate con i panzerotti della cucina pugliese) o di frutti “poveri” (la minestra di castagne secche bollite diffusa in tutto l’arco alpino e appenninico con molte variabili: talora in semplice acqua priva di sale cui si aggiungeva devozionalmente un cucchiaino di cenere); o naturalmente il pesce, guardato peraltro con qualche sospetto in quanto si trattava di un cibo spesso ricercato e costoso. Il principe della tavola natalizia della vigilia, che in qualche regione specie del su arriva fino al pranzo stesso di Natale, è il capitone: la grossa anguilla, consumata in ricordo della lotta e della vittoria contro “l’Antico Serpente”, e quindi immolata nella notte nella quale Gesù, nascendo, ha ucciso il Male; ma anche ricordo forse d’un’antica tradizione cristiana orientale, quella della celebrazione del Natale coincidente con l’Epifania, il 6 gennaio, antica festività di Iside signora delle acque cui i pesci erano graditi.
Se la vigilia è giorno “di magro”, nel Natale invece il grasso trionfa: ed è sovente – non necessariamente � grasso della carne di porco o di grossi bipedi da cortile, come il cappone (meno comune l’oca, che arrostita e ripiena di carne di maiale e di frutta troneggia oltralpe sulle tavole), ma comunque associato di solito, tra noi, alla cottura nell’acqua, la bollitura. Il Natale è la festa del bollito come la Pasqua è quella dell’arrosto: i due tipi di bollitura rinviano a due tipi diversi di socialità, quella contadina del focolare su cui si dispongono i recipienti per la cottura indiretta e quella pastorale del forno o dello spiedo o della griglia “sacrificatorii”, per la cottura diretta. Per devozione al bambino, che come tutti i bambini del mondo ha bisogno di cibi teneri e più facili da digerirsi, il Natale è la festa della pasta ripiena servita in minestra (i vari tortellini, ravioli, cappelletti in brodo).
I dolci sono un altro elemento tipico della mensa natalizia: e debbono richiamare il pane quotidiano arricchito di zucchero, canditi, frutta secca. E’ un pane speciale, la buccella dei romani (a Lucca si fa ancora il “buccellato”: ciambella di pane soffice e dolce condito con uvetta e semi di anice). I vari Christstollen tedeschi, il panettone milanese, il pandolce genovese, i “pani dei pescatori” veneziani, sono pani di farina di grano variamente arricchiti; e al pane si richiamano anche i dolci nei quali si fa ampio uso anche di conserva di frutta secca o, adesso di cioccolato, come il “panforte” senese e volterrano e il “panpepato” ferrarese (originariamente, entrambi dovrebbero contenere anche semi di pepe nel loro impasto). Talora ai pani si sostituiscono biscotti o ciambelle (come le “cartellate” pugliesi, frittelle al mosto cotto o al miele). Il torrone cremonese è a sua volta un pane speciale, nel quale alla farina si sostituisce integralmente lo zucchero condito miele, albume d’uovo, frutta secca.
Ma il Natale, che nella tradizione latina si è andato costruendo per acculturazione attorno alla festa pagane del solstizio d’inverno (divenuta festa della regalità sacra dell’imperatore) e alle libertates decembris, è in realtà una “festa lunga”. La tradizione cristiana delle “Tredici Notti” (quella rammentata da Shakespeare in La Notte dell’Epifania) attribuisce un significato speciale a ciascuno dei dodici giorni tra Natale ed Epifania). Il cenone di Capodanno è una specie di “secondo cenone di natale” in cui però trionfa il maiale bollito (zamponi, cotechini ecc,) accompagnato da legumi o seguito da frutta che debbono ricordare in qualche modo la forma del danaro (quello metallico, naturalmente), come auspicio di prosperità per l’anno nuovo: quindi lenticchie o chicchi d’uva).
Una volta, per ricordarsi che anche il cibo è preghiera, i Pater, le Ave e le poste del rosario servivano ottimamente come timer: mia nonna non usava mai l’orologio per cuocere i tortellini natalizi nel brodo, ma sapeva perfettamente quante Ave Maria erano necessarie per cuocere a puntino i vari tipi di pasta. Di recente, nell’Atlante marocchino, ho visto fare lo stesso: recitare alcune sure del Corano (che sono 114, di differente lunghezza) a seconda del punto di cottura della semola del cuscus che si voleva ottenere. “Tu usi le preghiere come scusa per far bollire le pentole”, rimproveravo mia nonna. “Nemmeno per idea � mi rispondeva lei -: faccio bollire le pentole come scusa per pregare”. Perché � commenterebbe un musulmano � se Dio non volesse, nemmeno le pentole bollirebbero. Il che è una bella variabile del nostro panem nostrum cotidianum da nobis hodie.

Franco Cardini
(Notizia inviata da Claudio Martinotti Doria)

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Un vecchio anno nuovo, l’imperativo del sistema è “affossare”, la Befana degli animali del 2022, l’importanza del risveglio spirituale…

Il Giornaletto di Saul del 3 gennaio 2022 – Un vecchio anno nuovo, l’imperativo del sistema è “affossare”, la Befana degli animali del 2022, l’importanza del risveglio spirituale…

Care, cari, caro Paolo, per “cominciare” l’anno in bellezza, ho pensato di raccogliere alcune tue “citazioni” da me conservate nel corso di questi anni in cui abbiamo mantenuto un solido e vivace scambio epistolare! La ricchezza di ogni giorno si manifesta anche in tutti quei pensieri e parole che siamo in grado di offrire a tutti coloro con i quali condividiamo il momento presente, quell’attimo tangibile sussurrato dalla dimensione umana, tra Cielo e Terra! Auguri a te e a tutti gli amici bioregionalisti… (Antonella Pedicelli) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2022/01/citazioni-per-un-vecchio-anno-nuovo.html

Commento di Omraam Mikhaël Aïvanhov “Non esiste felicità più grande che poter lasciare la terra con quella sensazione di fierezza, la fierezza di aver eseguito il proprio compito.”

L’imperativo del sistema è “affossare” – Scrive J.E.: “L’inventore della medicina mRNA censurato da Twitter il 29 dicembre 2021. Su chi sia Robert Malone lo potete leggere nell’articolo qui sotto, è un pari (da oggi esplicito paria, ma già da tempo nel mirino) di Montagner, Raoul e molti altri reietti da ammazzare, come Dedonno. Mentre i nostri scienziati cantano Jingle Bells…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2022/01/2022-limperativo-e-affossare.html

Programma del 6 gennaio 2022: Chiediamo a tutti i nostri amici e conoscenti di portare gli avanzi alimentari delle feste natalizie in modo da utilizzarle come doni per le bestiole selvatiche. Nella tarda mattinata del 6 gennaio 2022, scendiamo al Panaro, muniti di saccocce piene di pan secco ed altre vettovaglie, e depositiamo questi alimenti in vari angoli del bosco ed anche nel fiume per nutrire i pesci. Compiuto questo semplice rito ritorniamo a casa di Caterina dove staremo in allegria con canto di mantra e prasad (sono graditi dolcetti vari). Appuntamento alla rotonda Odorici in fondo a Via Gibellini alle ore 11.00. Per partecipare scrivere a: circolovegetariano@gmail.com o telefonare al 3336023090”

2022. La Befana degli animali, che non piace a certi “animalisti” – “Era una notte buia e tempestosa..” – Dopo aver pubblicato il programma per l’edizione del 2022 della Befana degli Animali che quest’anno si tiene a Spilamberto, sulle rive del fiume Panaro, ecco che ci è arrivata una nota di reprimenda da una signora “animalista” che ci rimprovera l’iniziativa di portare pane secco e granaglie agli animali selvatici: “Gli animali hanno una loro legge di natura – dice la signora- la sopravvivenza è garantita solo ai più forti ed idonei ad affrontare le situazioni naturali che si presentano di volta in volta, perciò nutrirli artificialmente è per loro un danno genetico” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2022/01/02/2022-la-befana-degli-animali-che-non-piace-a-certi-animalisti/

Sud Africa, ecco la falsa pandemia – Scrive Jure Eler: “Sud Africa, 20% di vaccinati: Omicron se ne va da sola e con essa il Covid. Qui, invece, ci stanno ammazzando a suon di sieri e decreti. Qual’è l’obiettivo?”

L’importanza del risveglio spirituale e del satsang – …il lavoro del cercatore spirituale consiste nell’eliminazione delle vasana. Un grande aiuto in questo opera di pulizia risulta nello stare in prossimità di un santo realizzato, così le vasana cessano di essere attive, la mente diventa quieta e sopravviene il samadhi. In questo modo il cercatore ottiene una corretta esperienza alla presenza del maestro….” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2017/12/limportanza-del-risveglio-spirituale.html

Ciao, Saul/Paolo

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“La conoscenza degli antichi era perfetta. Quanto perfetta? Innanzitutto, essi non sapevano che c’erano le cose. Questa è la conoscenza più perfetta; non si può aggiungere altro. Poi essi sapevano che c’erano le cose ma non facevano ancora distinzioni tra di esse. Alla fine, essi fecero delle distinzioni tra di esse, ma non elaborarono ancora giudizi su di esse. Quando i giudizi furono elaborati, il Tao fu oscurato” (Chuang Tzu)

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Lettera bioregionale di getto, cose di donne, informazioni sul vaccino, gli algoritmi che piacciono a Biden, la felicità naturale ed il limite dell’etica, chiesa cattolica da emendare, Befana degli animali…

Il Giornaletto di Saul del 7 gennaio 2021 – Lettera bioregionale di getto, cose di donne, informazioni sul vaccino, gli algoritmi che piacciono a Biden, la felicità naturale ed il limite dell’etica, chiesa cattolica da emendare, Befana degli animali…

Care, cari, …mi piace scrivere di getto, amo il flusso di coscienza spesso senza punteggiatura cosi una frase puo avere diverse interpretazioni spesso senza rileggere infatti dove mi concentro con piu attenzione è nei remix brevi che celano dietro un lungo e lento lavorio di elaborazione grafica sulle parole e sulle frasi e lavoro quasi come un artigiano di cesello per sottrazione e limatura sorta di meditazione cercando un equilibrio tra il bianco del fondo e i caratteri neri sospesi nel vuoto che ci si movono all interno… (Ferdinando Renzetti) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2021/01/una-lettera-bioregionale-di-ferdinando.html

Cose di donne – Scrive Antonio D’Andrea: “Prossimamente farò le mie/nostre proposte di Vivere con Cura. Intanto ti/vi suggerisco di vedere un video di pochi minuti: “15 cose incredibili e vere sulle donne” https://www.youtube.com/watch?v=Yus5-Cdqs2c – E su questo video invito a aprire la discussione. Questo è il dono della mia Befana da Capracotta. Scrivere a: barchettaebbra@gmail.com”

Vaccino anti-Covid19. Informazioni per utilizzazione e “consenso informato” – Scrive Jure Eler: “Informazioni senza intenzione negazionista e senza fini di lucro. Di seguito il link alle istruzioni Ema, l’agenzia europea del farmaco, sul “Comirnaty”, il nome ufficiale del vaccino Pfizer anti-Civid19 registrato. Per chi vuole farsi un’idea senza preconcetti, per avere maggiori ragguagli, nel momento della sottoscrizione del consenso informato…” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2021/01/vaccino-pfizer-anti-covid19.html?showComment=1609948590519#c7523074970821429954

Commento di G.V.: “Avendo lavorato nella grande Multinazionale, mi sembra cosa banale sottolineare l’aspetto economico-politico sottinteso all’Operazione Covid. E’ sempre accaduto che, in momenti di crisi economica e politica, si trovino espedienti per il controllo della società, tanto più che per le Multinazionali si prospettano anni difficili, non per ragioni economiche, ma per questioni produttive. Non ci sono più le grandi occasioni terapeutiche del passato, e la ricerca sul cancro segna il passo. L’industria è costretta a puntare sui vaccini per mancanza di altri prodotti (mentre le malattie rare rappresentano una nicchia di mercato)…”

USA. Gli algoritmi che piacciono a Biden (ed alla CIA)… – Scrive Fulvio Grimaldi: “Sarebbe andata così. All’origine c’è, mai smentito e mai confermato, l’assalto di forze speciali USA a una sede segreta CIA a Francoforte, nella quale si sarebbe gestito un server in relazione ai voti in corso. La sparatoria avrebbe lasciato sul terreno cinque morti. Un secondo server sarebbe stato operato dall’ambasciata USA a Roma Poi esce un rapporto, con articoli e video, dell’imprenditore High Tech, Patrick Byrne, finanziatore di squadre private della sicurezza cibernetica incaricate di seguire le elezioni del 2020. Si legge: a Fiumicino giungono due operativi sospettati CIA, di cui esisono le foto e di cui ancora non è stata comunicata l’identità…” – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2021/01/usa-gli-algoritmi-che-piacciono-biden.html

Amazon si prepara al dominio dei cieli – Scrive P.C. Professionale: “Amazon, il colosso dell’e-commerce, mira a realizzare una rete globale per la connettività a Internet via satellite, un mercato in cui i colossi hi-tech vogliono giocarsela più o meno tutti da protagonisti. Dopo aver conquistato il commercio elettronico (e quello al dettaglio) sulla Terra, Amazon pensa ora ai cieli: Project Kuiper prevede il lancio di una flotta di oltre 3.000 satelliti nell’orbita terrestre bassa (LEO), un network che nei prossimi anni servirà a offrire la connettività a Internet su scala globale…”

La felicità naturale ed il limite dell’etica… – La felicità è la nostra vera natura e la ricerca della felicità è solo un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio popolare si dice “Il meglio è nemico del bene”… poiché perseguendo l’ipotetico meglio non si vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile. Forse andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico anche nella nostra vita sociale e produttiva… – Continua: con testo bilingue: https://bioregionalismo.blogspot.com/2017/11/the-limit-of-ethics-il-limite-delletica.html

Commento di Friedrich Nietzsche “L’uomo che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida: ’sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora’. Ogni giovane anima sente giorno e notte questo appello e ne trema; infatti presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di felicità destinata dall’eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere se incatenata dalle opinioni e dalla paura…”

Chiesa cattolica… è tempo di emendamento – Ho trovato su FB, alla vigilia dell’Epifania, una citazione attribuita all’ex papa Ratzinger che dice: “Avremo presto preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà… (ecc.) – Sinceramente non so se questo messaggio sia vero od una montatura ma merita attenzione e spinge ad una riflessione sulla situazione attuale della Chiesa. La chiesa cattolica potrebbe sfaldarsi e… – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2021/01/chiesa-cattolica-e-tempo-di-emendamento.html

Ultime notizie: “Befana degli animali” – Descriviamo, Caterina ed io, la nostra Befana degli animali, da lei vissuta a Spilamberto e da me a Treia: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2021/01/07/befana-degli-animali-2021-in-tono-minore/

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“L’amore porta all’attaccamento. L’odio porta all’avversione. La paura porta alla fuga. Il desiderio porta al possesso. Il distacco porta all’indifferenza. L’interesse porta all’azione. Ed allora? Meglio non preoccuparsene…” (Saul Arpino)

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“Animalia”: recensione, Nietzsche: i biglietti della follia, andar per erbe, vaccini disponibili in gelateria, interdipendenza

Il Giornaletto di Saul del 29 dicembre 2020 – “Animalia”: recensione, Nietzsche: i bliglietti della follia, andar per erbe, vaccini disponibili in gelateria, interdipendenza

Care, cari, evoluzionismo, etologia, ecologia, genetica, ermeneutica. Questi e altri ambiti fondano il discorso che Alberto Giovanni Biuso conduce in “Animalia” (Villaggio Maori Edizioni), pervenendo alla tesi che tra le forme d’esistenza del pianeta intercorre sempre un rapporto orizzontale. Tutte le forme sono identiche nella comune condizione di viventi e tutte differiscono l’una dall’altra sviluppando a modo proprio ciò che è comune. Le gerarchie di valore tra gli enti non hanno dunque ragion d’essere… (Lucrezia Fava) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2020/12/animalia-di-alberto-giovanni-biuso.html

Webinar su Dattatreya – Scrive Emy Blesio: “Webinar gratuito “I 24 Guru. Il segreto di Dattatreya” storia tratta dalla Avadhuta Gita, della Shandilya Upanishad, uno fra i più antichi testi in sanscrito dell’induismo. Il webinar si terrà, sulla piattaforma Google Meet, il 29 dicembre 2020, dalle 21.00 alle 23.00. Info: info@suryanagara.it”

Nietzsche. I bliglietti della follia… – Il 3 gennaio 1889 Nietzsche ebbe un crollo psichico e, dal 3 a 7 gennaio, scrisse a parenti ed amici i biglietti della follia. Il suo modo di scrivere suscitava sempre sensazioni forti ed appariva spesso trasgressivo oltre i rigidi schemi che gli uomini si sono imposti da sempre, tanto che alcuni suoi amici avevano pensato al suo solito gioco del mascheramento…” – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2020/12/i-biglietti-della-follia-di-friedrich.html

Capodanno spostato – Scrive Luca Gianotti: “Viaggi a piedi con la Compagnia dei Cammini. Abbiamo annullato gli 8 viaggi di Capodanno. Ma si può ripartire senza un passaggio simbolico? Secondo noi ci deve essere. Abbiamo quindi deciso di spostare il Capodanno al giorno di Martedì Grasso, il 16 febbraio 2021. Con la speranza che tra due mesi si potrà camminare insieme. Info:luca@camminoprofondo.it”

Andar per erbe… – Scrive Vincenzo Ceniti: “Benedetti contadini dei tempi andati. Saggi, diffidenti, positivi, terragni. Con le erbe spontanee si nutrivano e si curavano, con buona pace di noi contemporanei che a stento riusciamo a distinguere una foglia di alloro da una di mentuccia. Quante volte ricorrevano ad infusi ed impiastri…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2020/12/28/andar-per-erbe-nella-tuscia/

Treia. Corrispondenza rurale – Scrive G.R.: “Sognatori Salve, per uso panchine sto cercando ballette di paglia o fieno anche vecchie purché ancora portanti da 3 a 10 unità. Buone feste. Contatti: alberochecammina@tiscali.it”

Vaccini disponibili in gelateria ? – Scrive Guglielmo Randelli: “Sfido chiunque a trasportare un pseudo vaccino RNA a -70 GRADI celcius li dentro. Ha le sembianze inaspettate di un furgone – frigo, ma sempre furgone – il mezzo che ha varcato per la prima volta il confine italiano al Brennero il giorno di Natale per trasportare le prime dosi del vaccino anti-Covid 19 destinate al nostro Paese. Un Mercedes Sprinter della polacca SL Express che, scortato dai Carabinieri, ha inaugurato la fase italiana della più grande operazione logistico/sanitaria della storia: la vaccinazione Pfizer…” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2020/12/per-la-befana-vaccini-freddi-con-virus.html

Integrazione di A.D.: “Non è un caso che c’è un tweet di Trump che annuncia che “stanno arrivando i vaccini” (e fa il nome anche dell’Italia). Non è un caso che i vaccini arrivati ieri in Italia erano a bordo di un furgone con targa polacca, e la Polonia ricordo essere il maggiore alleato militare in Europa degli USA, dopo il patto stretto di recente dal vice presidente americano Pence con il presidente Polacco. Non è un caso che il comando strategico SHAEF sia a Varsavia, in Polonia. Non è un caso che il ridicolo pulmino che avete visto in tutti i TG (non capace assolutamente di raggiungere gli 80 gradi sotto zero) non sia stato portato all’ospedale Spallanzaini, dove logica vorrebbe che fossero conservati i vaccini in attesa di essere sommistrati domani mattina, ma sia stato parcheggiato nella blindatissina caserma dei carabinieri Salvo d’Acquisto a Tor di Quinto a Roma. Non è un caso che due giorni fa sia cambiato il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri…”

Nota – In alcune zone della Germania la vaccinazione contro il Covid è stata sospesa perché c’è il timore che non sia stata garantita la “catena del freddo”. Come noto, il vaccino di Pfizer-BioNTech, l’unico fino ad oggi autorizzato nell’Unione europea, deve essere mantenuto a temperature molto basse: va conservato a meno 70 gradi…

Commento di F.G.: “Tutte le manifestazioni milionarie fatte in Germania hanno respinto ogni partecipazione di neonazisti (per quanto ci si sforzi di dare del fascista a chiunque si opponga al neototalitarismo farmaceutico-digitale in progress). Dei neototalitari, camerieri di Davos e del FEM, l’abitudine per coprirsi è di dare del nazista e fascista a chi non si piega alla vulgata delle associazioni a delinquere che pretendono di governare il mondo con il ricatto sulla salute. Il loro partito è quello di Silicon Valley e di Pfizer, sulla quale ultima società suggerisco di leggere la smisurata fedina penale su Wikipedia…”

Interdipendenza… – Scrive Franco Libero Manco: “Come non si può separare il corpo dallo spirito, non può essere separata la fiamma dal calore, il fiore dal suo profumo. C’è chi dà più importanza alla bellezza formale del fiore, chi al suo colore, chi al suo profumo. Ma la sua forma, il suo colore e la sua fragranza sono un’unica cosa…” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2020/12/28/interdipendenza-armonizzare-le-diversita/

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Di tutti gli animali della creazione l’uomo è l’unico che beve senza avere sete, mangia senza avere fame e parla senza avere nulla da dire.” (John Ernest Steinbeck)

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