Cronistoria del “Partito di Dio” (Hezbollah)

Ḥizb Allāh ( حزب اﷲ‎ ) – “Partito di Dio” – Leggendo nella rete, ho la bizzarra sensazione che non tutti abbiano una consapevolezza nitida di cosa sia HEZBOLLAH, ad ogni modo rimedio….
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Abbiamo a che fare con una possente milizia paramilitare, incentrata in Libano dove è nata e si è sviluppata: la contraddizione di fondo è che tale milizia NON è un semplice gruppo terroristico (come è stata definita de jure da Usa, Israele e UE), bensì un vero e proprio esercito, dotato di una potenza di fuoco superiore alle stesse forze armate libanesi regolari (il punto è questo).

Abbiamo a che fare con un’entità extra-statale, ma con la medesima potenza di un piccolo stato… che si genera dal Libano ne esprime il più forte nazionalismo, ma che legalmente non ne rappresenta lo stato LEGALE, cosa che può scompigliare le idee a chi è abituato a pensare secondo il prisma degli stati nazionali. Un patriottismo fuori della potestà del proprio stato, cui sottrae il monopolio della forza (tante riflessioni interessanti potrebbero nascere da questo).

Come e perchè si genera tutto questo ? E’ necessario farne molti di passi indietro purtroppo (portare pazienza e attenzione ad ogni passaggio da qui in avanti) : sostanzialmente occorre tornare a oltre mezzo secolo fa, cioè alla catena di eventi che portano alla guerra civile libanese, divampata alla metà degli anni 70

PRIMO STEP = Dunque, la “radice del male” deve rilevarsi alcuni anni prima, ossia da quando il movimento per la liberazione della Palestina (OLP) in fuga, stabilì la propria base operativa in Libano (a partire dal 1967): una presenza difficile, ingombrante e rischiosa, poichè coinvolgeva lo stato libanese in un conflitto contro il vicino israeliano, ma soprattutto perchè la presenza di una forza (armata) come quella palestinese entro i confini nazionali, metteva in discussione la stessa autorità di stato.

SECONDO STEP = Cosa fare allora ? I vertici libanesi scelgono (e sarà peggio per loro) il compromesso: la presenza palestinese viene formalizzata con un accordo tra l’OLP e le forza armate libanesi tramite un accordo segreto firmato al Cairo (1969). L’accordo prevedeva che l’OLP sarebbe potuto rimanere in territorio libanese e continuare la propria lotta dalle basi lì stabilite….ma questo senza destabilizzare l’ordine costituito.

Questo sarà l’inizio della fine: nel nome di una astratta solidarietà panaraba si permette la presenza palestinese nello stato, senza rendersi conto che essa andrà ad intaccare i delicatissimi equilibri interni dello stato libanese (la cui maggioranza è cristiana).

TERZO STEP = gli accordi del Cairo non stabilizzano la situazione, ma anzi determinano il caos: lo stato libanese diventa ipso facto obiettivo delle risposte militari israeliane (cosa in realtà preventivata), ma, cosa assai più grave, NON risolvono il conflitto tra autorità libanesi e la presenza militare palestinese (vale a dire proprio quello per cui l’accordo era stato firmato……). In particolare viene a crearsi un antagonismo naturale tra il partito Falangista libanese (una forza politico/militare che rappresenta l’elite cristiana del Libano) ed i palestinesi: nel giro di una manciata di anni queste due milizie armate contrapposte danno vita ad una guerra civile (1975)

QUARTO STEP = non è fattibile riportare ogni singolo punto di svolta del conflitto civile libanese, ma ribadiamo l’essenziale. Le milizie falangiste cristiane e quelle musulmano palestinesi iniziano a combattere per le strade della capitale, che subito viene divisa in due parti (est ed ovest): da questa prima faida, deflagra la guerra che in breve tempo va oltre i suoi iniziatori, ovvero si genera un caos che fraziona il paese in una miriade di gruppi militari contrapposti, ognuno con una sua logica (…). Le forze armate di stato si disintegrano e alla fine forze esterne intervengono per riportare l’ordine: da nord l’esercito Siriano entra in Libano occupandone gran parte delle aree nevralgiche…..mentre da sud le forze israeliane effettuano la prima grande incursione. Siamo nel 1978 e sembra che tutto sia finito, ma…

QUINTO STEP = ……si tratta di una pace illusoria. L’OLP non ha intenzione di lasciare il suo radicamento in Libano, il quale quindi continua ad essere considerato obiettivo primario da Tel Aviv. Quest’ultima a questo punto si rende responsabile di una strategia molto discutibile (il lettore giudichi da sè): come ammesso decenni dopo da ex alti ufficiali israeliani, l’intelligence israeliana, approfittando del caos militare nel paese, fomenta numerosi attentati (attribuiti di volta in volta a chicchessia tra i gruppuscoli militari coinvolti nella guerra civile) a scopo di destabilizzare il paese oltre il limite ed in particolare provocare le milizie palestinesi per farle reagire al punto da portare lo stato Israeliano ad autorizzare un’invasione vera e propria dello stato libanese invocando ragioni di sicurezza nazionale.

SESTO STEP = dopo svariati anni di tale tattica (1979-82), si arriva infatti al punto: nel 1982 Israele INVADE il Libano. Campagna militare brillante: in poche settimane occupa il paese, arriva fino a Beirut e la mette sotto assedio. A quel punto interviene anche Washington e si ottiene che l’OLP lasci il territorio libanese, cosa che avverrà sotto protezione internazionale, da accordi.

In parole povere: i palestinesi e le loro milizie armate, dopo 15 ANNI, abbandonano il Libano. Una vittoria per Israele sì…..ma solo temporanea: in realtà nella vittoria contro l’OLP in territorio libanese, sono contenuti i semi di nuove disgrazie per il futuro. In che senso ? Nel senso che il 1982 vede sì, i palestinesi sconfitti ed evacuati……..ma parallelamente l’umiliazione libanese per la presenza israeliana sul proprio territorio, pone le basi psicologiche e materiali per la nascita di HEZBOLLAH, ovvero “partito di Dio”. In altre parole Tel Aviv ha conseguito una vittoria pirrica: sgomina le milizie palestinesi da un lato, ma dall’altro fa nascere quelle libanesi vere e proprie.
Morale: da questo momento in avanti Tel Aviv dovrà guardarsi non soltanto dalla minaccia palestinese (quella c’era già da sempre), ma anche da quella Hezbollah del Libano.

SETTIMO STEP = Siamo dunque arrivati ad Hezbollah finalmente. Di cosa si tratta ? Come abbiamo visto non ha nulla a che vedere coi palestinesi (non direttamente almeno): si tratta di nazionalisti libanesi di fede musulmana e per l’esattezza della variante SCIITA, elemento fondamentale.
E’ quella variante dell’Islam nota – penso – anche a gran parte del pubblico comune: una versione alternativa, il cui epicentro e patria è l’IRAN.
Ricordiamo sempre un fatto (aprire le orecchie qui *) : la storia dei rapporti tra stati del vicino oriente è scandito dalla fede quanto dalle logiche di potenza dei singoli stati, ovvero nella misura in cui tutte le potenze vorrebbero proiettare la propria influenza sul vicinato. Ora…nel caso dell’Iran esiste un problema: per quanto potenza regionale potenzialmente egemone nel medio oriente, esso ha un limite di fondo, ovvero NON si tratta di un paese arabo e quindi non può proiettare direttamente la propria influenza nell’hinterland (non tanto quanto vorrebbe).

Esiste tuttavia un’alternativa efficace: fare appello sulle minoranze sciite che sono comunque presenti nel mondo arabo. La Repubblica islamica dell’Iran è quindi la casa madre di tutti gli sciiti sparpagliati nell’area mediorientale, a cominciare dal nord del confinante IRAK in primissimo luogo (…): la Sh’ia (Sciismo) è quindi lo strumento di soft power – per così dire – dell’Iran, il suo veicolo più immediato per portare la propria influenza al di fuori dei confini iraniani.

E veniamo a noi: si da il caso che in Libano quasi 1/4 della popolazione sia musulmana sciita: ottimo appiglio da cui partire dunque. A partire dall’umiliazione del 1982, la comunità sciita libanese inizia a ricevere supporto finanziario, politico e militare direttamente dall’Iran (reduce della rivoluzione di pochissimi anni prima, tra l’altro). Tale dinamica si perpetuerà per decenni, cioè fino ai nostri giorni: lenta, ma estremamente stabile.

Il Partito di Dio, formato quindi da libanesi sciiti, si dota di una propria dottrina nel 1985 (una variazione di quella di Khomeini) che prevede un ritiro delle potenze imperialiste del suolo nazionale: al tempo medesimo crea un propria branca militare col supporto costante di 1500 Pasdaran arrivati dall’Iran che aiutano a formare un vero e proprio esercito. (se notate il simbolo del vessillo di Hezbollah, è il medesimo della Guardia nazionale Pasdaran dell’Iran).

L’Iran investe in tale progetto per una generazione intera (30/40 anni) ed oggi le fonti militari internazionali sono concordi nell’affermare che l’esercito Hezbollah dispone di una potenza di fuoco pari alla massima parte degli eserciti regolari delle nazioni del medio oriente e sicuramente di più rispetto alle forze regolari dello stato libanese (i combattenti di prima linea sono 20′000 + altri 40′000 riservisti ed il numero di missili di cui dispone è imponente).

La cosa si presta a svariate interpretazioni certo, ma si può dire che il nazionalismo libanese è stato efficacemente interpretato dalla comunità sciita, in chiave anti imperialista mutuata dal modello iraniano che ne è il “faro”.

I rapporti con i palestinesi sono buoni: si tratta di forze distinte (sunniti gli uni, sciiti gli altri), ma unite dalla comune filosofia anti israeliana. D’altra parte, assenti o pessimi i rapporti con AL-QUAEDA (fondamentalisti sunniti che vedono gli sciiti come eretici). Hezbollah hanno partecipato a diversi conflitti per il mondo (persino in America latina), sono tuttora finanziati e riforniti dall’Iran che nel fa il proprio braccio armato fin sui bordi del Mediterraneo orientale, attraverso la Siria, sempre alleato strategico (ricordiamo che Hezbollah, ha sostenuto HASSAD, nel momento più buio durante il tentativo si sovvertirne il potere con una “primavera araba”)

EPILOGO.
La guerra civile libanese terminerà solo verso la fine degli anni 80, e grazie ad un deciso intervento delle forze armate siriane che da questo momento in avanti saranno il “protettore” del Libano, il grande fratello nell’area. La conclusione ufficiale risale al 1990 quindi, anche se una presenza israeliana rimarrà sul confine ancora per una dozzina di anni, prima di andarsene (sostanziale “successo” quindi per Hezbollah). Che dire…..15 anni di guerra civile conclusa, ma non le sue conseguenze, come centinaia di migliaia di sfollati, morti, feriti, e……la presenza ora di una milizia para-statale nazionale di incredibile forza.

Morale della favola ? Israele nell’annientare un nemico (palestinesi) non soltanto ha fallito, ma nel disastro causato ne ha generato addirittura un secondo di nemico (…)

Fine infarinatura per il passante ignaro….

Daniele Lanza

Nota integrativa. Rompere il silenzio degli italiani su Libano e sul corteo 5 ottobre a Roma.

“Il governo Meloni si assume una grandissima responsabilità nell’impedire
lo svolgimento del corteo nazionale del 5 ottobre sulla Palestina. Tale
divieto non ha nessuna giustificazione legittima, ma rappresenta una
clamorosa e palese violazione della libertà di manifestare che calpesta uno
dei capisaldi della nostra Costituzione. Dinanzi a una decisione
immotivata, così arrogante e liberticida, assunta da un governo che sta
trascinando il Paese in una deriva autoritaria senza precedenti, l’unica
risposta non puo’ che essere quella della disobbedienza civile.” (PRC)

“Il corteo, ufficialmente vietato, si terrà, ma ovviamente con le premesse attuali molti rinunceranno a manifestare,
hanno annunciato la loro presenza solo gruppi organizzati e persone particolarmente motivate. Poi sappiamo che in situazioni simili i manifestanti vengono fermati per controlli anche nel loro viaggio verso Roma. Sui bus e sui treni, e in questa occasione potrebbero esserci anche altre sorprese. Allora dovremmo fare uscire il dibattito sul 5 ottobre dalla quasi clandestinità e promuovere la presenza di tante persone non abituate a situazioni di tensione o di allarme, ma convinte delle ragioni del corteo al 100%.
Dobbiamo puntare a un corteo grande, forte, motivato ma sereno, una forza che metta tranquillità ai manifestanti e preoccupi invece i guerrafondai. Quanto al Libano, siamo arrivati al paradosso che oggi su il manifesto c’era un trafiletto sulle reazioni in Siria, Germania, Francia, ma delle reazioni in Italia non si sa niente. Gli italiani sono bombardati dalle notizie in tv sull’attacco di Israele in Libano, ma non hanno notizia di cosa pensino dell’attacco i partiti, gli intellettuali, gli attivisti pacifisti o filo palestinesi.Non aspettiamo però sabato 5 ottobre 2024 per capire come si mettono le cose.” (M.P. del Comitato No Nato)

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