Ucraina: Rastrellamenti ed invio al carnaio
Ucraina Oggi – Caccia grossa al coscritto che non ne vuol sapere. Anche all’estero, tra la diaspora o, come direbbe il mio tenente, tra gli imboscati. Così assistiamo alla pantomima dei rientri forzati dei profughi in quel carnaio “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.
Se il regime di Kiev li vuole a tutti i costi, per i Paesi dell’UE si tratta di una “linea rossa” che non si sentono ancora in grado di superare. Ovviamente, per le implicazioni sul piano del diritto internazionale, di quello straccio di diritto internazionale rimasto a mo’ di facciata, che esige PROTEZIONE verso chi, nel proprio Paese d’origine, rischia la morte. Ed è questo il caso.
Kiev: “Voglio ma non posso”: “L’Ufficio del Presidente insieme al Ministero degli Affari Esteri stanno cercando meccanismi per il ritorno degli ucraini dall’estero. I paesi dell’UE rifiutano di estradare uomini in Ucraina e le campagne di informazione non hanno alcun effetto sul ritorno degli ucraini. Al momento, l’unico modo efficace potrebbe essere quello di cancellare i passaporti stranieri, ma il Ministero degli Affari Esteri è ancora contrario a questa norma, a causa della violazione delle norme internazionali”. Altrimenti non li fanno “entrare nella UE”, che se aspettano ancora un po’ non ci saranno più nè Ukraina, nè UE. E forse nemmeno Nato.
Quindi al momento rastrellano in casa loro, in strada, beccando il primo che passa, dovunque sia, chiunque sia:
Questo filmato inquietante https://t.me/boris_rozhin/109581 mostra i resti di un rastrellamento fascista. Per terra una bicicletta, con sparse ancora le quattro cose (i sacchi sembrano di mangime) che un contadino in bicicletta stava cercando di portarsi a casa. Contadino che ora è probabilmente già a crepare di freddo in qualche trincea, se non già nella conta dei “dispersi”, con cui il regime notoriamente “disperde” le statistiche delle proprie perdite, ché se messi nella lista dei caduti alla famiglia spetterebbe la pensione.
L’età media di questi nuovi servi della gleba sbattuti al fronte aumenta. Assaltatori, per esempio, che in media hanno oltre quarant’anni. Assaltatori: https://t.me/WarDonbass/133809 , buoni pure per l’esporto mercenario di Stato dopo l’accordo di “reciproco aiuto” con la Gran Bretagna https://t.me/ZeRada1/17645.
Questa è oggi l’Ucraina: uno Stato mercenario, cui l’Italia invia armi, “l’Ottavo Pacchetto” verso uno Stato suicida, kamikaze, finito. Finito politicamente, socialmente, materialmente, militarmente, economicamente, moralmente finito, con un popolo decimato e schiavizzato, ridotto alla fame e al freddo, violentato da un regime che – in cambio di un tozzo di pane buttato dai suoi padroni – rastrella, sbatte in galera o al fronte a proprio piacimento, rapina aumentando le tariffe di acqua, luce e gas, tagliando su tutto quanto sia “spesa sociale”, lasciando che le fognature esplodano nella capitale sommergendola di escrementi, considerando uomini e territorio come UN VUOTO A PERDERE, un LOTTO SVENDUTO IN BLOCCO PER FALLIMENTO, una PREDA DA SACCHEGGIARE CONTO TERZI. Nemmeno i servi della gleba erano trattati così.
Ma… qualcuno comincia a reagire, anche in armi: https://t.me/DmitriySteshin/9809
Questo breve filmato di un civile che spara sull’uscio allo squadrista che lo era venuto a cercare in casa è il primo caso riportato di resistenza armata alla coercizione forzata da parte del regime. Chissà di quanti altri episodi simili mai sapremo nulla.
Quel che è certo, è che non siamo più né nel 2022, né nel 2023.
Nemmeno al fronte c’è acquiescenza: “Gli uomini si rifiutano di partecipare ad un assalto al macello. I Refusenik rischiano ora 3 anni di carcere. Ma una prigione è meglio di un carico di 200″. Interrogati uno ad uno: “Mi spiace tovaris, non vado al macello”. Un’intera compagnia, ad occhio dal filmato, o quel che ne rimane: https://t.me/riadprz/45782 (Fonte: Sinistra in Rete)
Ma a qualcuno piace la guerra: