Il vegano Novak Đoković tennista senza rivali…
Vale sempre la pena sacrificarsi per qualcosa che ci oltrepassa.
Con la vittoria dell’11 giugno 2023 al Roland-Garros, Novak Đoković è il tennista più titolato di sempre nei grandi slam. Il mistero del campione risiede nella convinzione nei propri mezzi, nella impersonale fiducia in sé stesso che, quando sottovalutata o sminuita, diviene irremovibile ostinazione. «Voi occidentali non potrete mai capire» riferiscono i giornalisti serbi fuori dai cancelli dei prestigiosi impianti sportivi, facendo un eloquente per quanto pudico riferimento alle sofferenze passate.
Ogni volta che il suo sguardo viene preso da una strana fissità (che significa “io adesso non sbaglio più una palla, battimi se ci riesci”), quello sguardo che tanto timore incute nei suoi sfidanti, deriva dall’aver provato l’esperienza e la paura della guerra sulla propria pelle di adolescente. La differenza con gli altri atleti, che pure sono dotati di un equivalente furore agonistico, è proprio nell’esperienza di vita: «Un boato assordante mi fece tremare il letto, un frastuono di vetri rotti veniva da ogni direzione, da ogni stanza della casa. Le sirene antiaeree urlavano nel cuore della notte, la casa era immersa nel buio. “Nole, Nole” gridò mio padre, “prendi i tuoi fratelli, uscite da qui”. Mia madre era stata scaraventata contro il radiatore, aveva sbattuto la testa ed era svenuta. Papà stava accanto a lei, piangeva e ci urlava di scappare nel rifugio e di metterci in salvo». Belgrado, 24 marzo 1999, la prima notte di bombe.
Quando hai niente da cui partire, sei te stesso e possiedi qualcosa di imbattibile, indipendentemente dall’esito della competizione, perché sarai comunque l’unico e infallibile giudice di te stesso. D’altronde, non ci si dimentica di come fu e viene denigrato l’uomo, prima che l’atleta, per le sue scelte e dichiarazioni di integrità e coerenza, additato dall’omelia circense del politicamente corretto globale come un pessimo esempio per la gioventù.
Certamente: Novak Đoković non fuma, non beve, non si droga, è addirittura vegano, non si compiange, non va a meretricio, non polemizza gratuitamente, non si scompone, si allena dalla mattina alla sera da sempre, fa beneficenza diffusa, è leale, è credente, si prende cura della famiglia, si riconosce nella cultura di appartenenza. C’è proprio da augurarsi che i giovani stiano lontani da questo personaggio pericoloso per la società e non lo imitino in nulla di tutto ciò. Tutti si sentono superiori a quello che fanno perché si credono superiori a quello che sono. Nessuno crede di essere quel che è in realtà.
Eduardo Zarelli