Cronistoria comunista – Celebriamo il 102° anniversario della fondazione del primo Partito comunista italiano!

Il primo partito comunista italiano venne costituito a Livorno il 21 gennaio 1921 quindi già in piena epoca imperialista. L’anniversario della fondazione ci offre l’occasione di richiamare e precisare i compiti che noi comunisti italiani dobbiamo svolgere in questa epoca. Dedichiamo questo primo Comunicato CC del 2023 a tutti quelli che celebreranno l’anniversario ed esortiamo tutti i destinatari dei nostri Comunicati a promuovere la celebrazione.

Tra i suoi promotori già emergeva Antonio Gramsci, ma il Partito fondato nel 1921 non ha adempiuto al compito per il quale l’Internazionale Comunista e i comunisti italiani ne avevano promosso la fondazione: instaurare il socialismo nel nostro paese. Tuttavia molte ed eroiche sono state le imprese dei suoi membri. Nel corso del ventennio 1922-1942 essi fecero fronte alla persecuzione, alla prigione e alle molte crudeli forme di repressione. Invano il regime fascista, con la collaborazione del clero della Chiesa Cattolica, delle associazioni padronali, della Monarchia sabauda e delle tradizionali associazioni criminali (mafia, camorra, ‘ndrangheta e altre), cercò di impedire che essi mantenessero attive la rete organizzativa del partito e le relazioni con l’Internazionale Comunista (proprio manifestazione di queste fu la partecipazione alla Guerra di Spagna 1936-1939) e mobilitassero le classi oppresse, in particolare gli operai, i braccianti e i contadini, in lotte rivendicative contro i padroni e le loro autorità.

Quando nel 1943 il fascismo crollò, i membri del primo PCI seguirono con coraggio e su grande scala le indicazioni dell’IC e si misero alla testa della Resistenza. La vittoria nel 1945 diede al primo PCI un enorme prestigio e un grande seguito tra le masse popolari (operai, braccianti e contadini). Forte di questo, il primo PCI negli anni successivi, in particolare nel periodo 1945-1975, condusse le masse popolari a strappare alla borghesia le grandi conquiste di civiltà e benessere che riassumiamo nell’espressione “capitalismo dal volto umano”. Queste caratterizzano l’ordinamento economico, politico e sociale del nostro paese fino a tutti gli anni ’80. Ma la direzione del Partito restò nelle mani dei revisionisti moderni capeggiati da Palmiro Togliatti promotore della Repubblica Pontificia e della partecipazione del Partito alle sue istituzioni. A Togliatti alla testa del primo PCI succedette poi Enrico Berlinguer che portò il Partito a confondersi con la sinistra borghese e infine lo consegnò ai suoi liquidatori. Giorgio Napolitano è stata la massima espressione della degradazione del primo PCI.

Imparare, assimilare e applicare le lezioni che abbiamo tratto dal bilancio dell’esperienza del primo PCI!

Le lezioni che abbiamo tratto dai risultati dell’opera del primo PCI, dai suoi successi e dai limiti che, non superati neanche a fronte dello sviluppo dei Consigli di Fabbrica e della Lotta Armata degli anni ’70 e ’80, lo hanno condotto alla liquidazione del 1991, le abbiamo illustrate nel Manifesto Programma del (nuovo) Partito comunista italiano pubblicato nel 2008 dalle Edizioni Rapporti Sociali. Nel MP abbiamo anche indicato la linea generale che seguiamo per adempiere al compito storico al quale il primo PCI è venuto meno: instaurare il socialismo e fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Noi comunisti abbiamo ereditato dal primo PCI una grande massa di oppositori al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista, dal 1945 capeggiata dai gruppi imperialisti USA, impone anche nel nostro come negli altri paesi imperialisti e nei paesi oppressi, in particolare dopo la dissoluzione nel 1991 dell’Unione Sovietica. Parte di questi oppositori sono raggruppati in organismi che insieme costituiscono il movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) del nostro paese. Esso è ancora oggi in larga misura impelagato nei limiti di concezione del mondo e di linea che hanno impedito al primo PCI di adempiere al suo compito: limitano la loro attività alle rivendicazioni economiche e politiche, alle proteste e alla partecipazione alle istituzioni della Repubblica Pontificia. La Conferenza d’Organizzazione del Partito della Rifondazione Comunista (Roma 14 e 15 gennaio 2023) ha espresso chiaramente questi limiti. Essi inquinano anche il dibattito in corso nell’area del PC (segretario Marco Rizzo). Le liste anti Larghe Intese presenti alle elezioni del 25 settembre 2022 ne sono state una vistosa espressione. Tuttavia è con esso e con gli elementi avanzati delle masse popolari che dobbiamo affrontare i compiti dell’epoca imperialista.

L’epoca imperialista è l’epoca della rivoluzione socialista e della decadenza della società borghese

Nel Supplemento di La Voce 72 abbiamo illustrato le principali caratteristiche economiche e politiche dell’epoca imperialista e i principali eventi dei quasi 150 anni della sua storia.

A ogni compagno animato dalla volontà senza riserve di costruire un partito comunista all’altezza del compito di instaurare il socialismo e fare dell’Italia un nuovo paese socialista raccomandiamo lo studio del Supplemento. Una comprensione avanzata delle caratteristiche dell’epoca imperialista è indispensabile per tracciare la linea che dobbiamo seguire per realizzare il nostro compito.

Dobbiamo usare tutte le armi a disposizione, sfruttare tutti gli appigli che la situazione offre e avvalerci delle contraddizioni che il campo nemico presenta!

La nostra impresa è difficile ma la vittoria è possibile. Gli effetti della sconfitta dei nostri predecessori siamo in grado di superarli.

Avanti quindi!

NPCI – delegazione.npci@riseup.net

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