Grazie ai cacciatori nuovi Attila invadono boschi e città: i cinghiali

I cinghiali caucasici alloctoni non hanno nemici naturali. In Russia ci sono orsi e lupi ma qui in Italia gli unici competitori sono i cacciatori (e a dire il vero loro stessi li hanno immessi di straforo nell’ambiente per procacciarsi più carne). Il fatto è che i piccoli cinghiali autoctoni in seguito all’invasione dei caucasici sono praticamente scomparsi dal suolo italico. Sparute colonie resistono solo sui monti della Tolfa, si dice… Sono stati i cacciatori negli anni passati a portare alla quasi estinzione il cinghiale autoctono e, per accontentare la loro fame di carne e delirio di morte, hanno importato la specie caucasica dall’est Europa, l’hanno ibridata con i maiali, devastando l’habitat, inoltre con la caccia che si protrae per quasi tutto l’anno, aumentato il numero (vi sembrerà assurdo ma è proprio così basta leggere il libro di Franco Nobile) in quanto “la causa principale dei danni all’agricoltura (e, aggiungiamo noi, dell’apparizione tra i rifiuti in periferie cittadine) più che in una eccessiva densità, sta in una cattiva struttura sociale dei branchi, troppo ricchi di soggetti giovani che vengono respinti dagli anziani dominanti…

I cinghiali, attuali abitanti del territorio italiano, sono cinghiali alloctoni (Sus scrofa attila) introdotti, in violazione dell’art. 20 della legge 157/92, dai caccciatori, con il beneplacito dei politici, negli anni ‘70 del secolo scorso, quando il cinghiale maremmano Sus scrofa majori era stato portato all’estinzione. Questo cinghiale alloctono dell’est Europa è più grosso, più sicuro di sé, più prolifico. Non solo: è stato ibridato con i maiali domestici Sus scrofa domesticus.

Nonostante la super intelligenza di noi umani come cacciatori, amministratori, politici, armieri, agricoltori, ristoratori… la guerra la vincono sempre i cinghiali. Infatti, anzichè diminuire crescono di numero: a centinaia di migliaia vengono uccisi (184.774 durante 20 mesi in Toscana per la legge Remaschi) e, sulla base dei dati toscani, se si escludono i cinghiali della Sardegna specie Sus scrofa meridionalis, facendo le dovute proporzioni, in 20 mesi di caccia in Italia con lo stesso ritmo, si presume siano stati uccisi i 2.300.000 animali che la Coldiretti stima (ma, secondo l’esperto Luigi Boitani, non esistono censimenti di qualità ma solo opinioni personali, stime soggettive) o il milione che stima l’ISPRA che rappresentano il raddoppio del numero degli esemplari in 10 anni: dai 500 mila del 2010 a 1 milione nel 2020.

Quindi i cinghiali non diminuiscono, come l’Araba Fenice risorgono dalle proprie ceneri e si dimostrano più forti, anche per la mancanza di calmieratori naturali…

Tempo addietro avevo proposto di fare delle battute congiunte, cacciatori ed animalisti, per sparare con aghi al sonnifero ai maschi in eccesso e provvedere alla loro sterilizzazione, ma la proposta non è piaciuta… Evidentemente con questo sistema ci sarebbe poco da “guadagnare”.

Paolo D’Arpini

Articolo collegato: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2017/09/ecologia-ambiente-e-storie-di-cinghiali.html

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