Atmosfera di “suspense” in attesa della risposta della Russia agli attacchi effettuati da Ucraina e NATO in profondità sul suo territorio

Gli attacchi in profondità nel territorio russo effettuati dalle forze ucraine ai primi di dicembre, confermano i timori di Mosca che sono alla base dell’operazione militare russa in Ucraina. La NATO ha pianificato di utilizzare l’Ucraina come una piattaforma di attacco contro la Russia e questa è la più grande minaccia alla sicurezza della Russia da quando è stata dissolta l’URSS.

Riepiloghiamo i fatti: in una prima fase, i servizi speciali dell’Ucraina hanno effettuato un attacco terroristico al ponte di Crimea, infrastruttura chiave nel sud della Russia per i collegamenti con la zona di Kherson e Zaporozhye. Quindi le forze armate ucraine hanno colpito la baia di Sebastopoli, la base principale della marina russa sul Mar Nero. Successivamente le truppe russe hanno effettuato un raggruppamento “riuscito” da Kherson, lasciando senza combattere l’unico centro regionale liberato durante la NVO. Da ultimo la notte del 5 dicembre, gli ucraini hano effettuato un altro attacco in profondità nel territorio russo , e non lo hanno fatto a caso, ma nelle regioni di Saratov e Ryazan, cioè nelle retrovie profonde della Russia europea.

Questa sequenza di attacchi porta i russi a farsi una domanda abbastanza ragionevole: qual sarà il prossimo obiettivo? Secondo le informazioni ufficiali, il nemico ha utilizzato gli UAV per attaccare l‘aeroporto di Engels. In tal caso, per colpire la base militare strategica , un drone nemico dovrebbe volare per più di 600 km. Questa è la distanza dalle posizioni più vicine delle truppe ucraine, che si trovano nella regione di Kharkiv. Allo stesso tempo, la distanza dal confine della regione di Chernihiv alla Piazza Rossa è inferiore a 500 km, il che porta a pessimi pensieri e interrogativi.

L’Ucraina sarebbe in grado di colpire la piazza Rossa e il Cremlino? Questa minaccia può essere accettata senza reagire dal presidente Putin e dal suo entourage?

Era questo l’obiettivo degli strateghi di Washington: mettere la Russia e le sue installazioni fondamentali sotto tiro, dopo aver provocato e istigato un conflitto con l’Ucraina.

Arriva il momento della verità per tutti e le menzogne della propaganda occidentale vengono una per una sfatate a partire dalle motivazioni del conflitto e seguenti.

Di sicuro le difese sul territorio russo sono risultate carenti e questo dovrà essere accertato dalle autorità militari russe ma sorge anche la domanda, dove ha preso l’Ucraina armi a lungo raggio? Ufficialmente, Washington e altri paesi occidentali negavano regolarmente tali richieste all’Ucraina, limitandosi ai soli missili HARM AGM-88 in grado di colpire obiettivi a una distanza massima di 150 km. Allo stesso tempo, sulla stampa compaiono regolarmente accenni secondo cui, in effetti, i partner occidentali hanno pianificato da tempo di fornire all’Ucraina armi a più lungo raggio. Ma, ovviamente, nessuno lo dirà apertamente.

In definitiva gli attacchi aerei delle forze armate ucraine contro gli aeroporti di base dell’aviazione russa a lungo raggio avvenuti negli ultimi giorni non possono più essere definiti semplicemente un “campanello d’allarme”. Questo è un vero “segnale nero”, diretto personalmente dalle élite anglosassoni a Vladimir Putin.

Spetta al presidente Putin adesso la contromossa ed il segnale di risposta da inviare a Washington, Londra e Varsavia. Possiamo soltanto ritenere probabile che questo segnale di risposta sarà quanto meno”esplosivo”.

Luciano Lago

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