Scostamento di bilancio si, o scostamento di bilancio no? Il dilemma inutile…

Scostamento di bilancio si, o scostamento di bilancio no? Oramai é scontro anche all’interno delle stesse coalizioni. La veritá é che siamo pericolosamente vicini al punto di non ritorno. O forse l’abbiamo giá raggiunto. La veritá é che, se non troviamo il coraggio per spezzare le sbarre della gabbia dove siamo rinchiusi, saremo fatalmente destinati a soccombere, stretti tra l’incudine di spese necessarie e indifferibili, e il martello dell’indebitamento pubblico attraverso cui ottenere il denaro occorrente per tali spese.

E ció mentre le emergenze si sommano alle emergenze. Siamo ancóra in emergenza postpandemica, con interi comparti squassati dai lockdown e incravattati dai debiti con le banche, con un sistema sanitario con l’acqua alla gola, senza fondi, senza personale (tranne i medici ukraini e gli infermieri cubani), con alcuni ospedali del sud che assomigliano sempre piú ai gironi infernali.

Siamo in piena emergenza climatica, idrica soprattutto, anche qui con interi comparti (agricoltura, zootecnía) assediati da una siccitá spaventosa.

Continuiamo ad essere in emergenza migratoria, invasi letteralmente da legioni di immigrati clandestini, quasi tutti giovani, in forze, e minacciosamente in etá di servizio militare. Con problemi enormi di “accoglienza”, di ordine pubblico, sanitari e, naturalmente, con costi da capogiro per le nostre finanze.

E, come se non bastasse, c’é ora l’emergenza di una guerra cui ufficialmente non partecipiamo, ma che ci costa un occhio della testa per delle sanzioni che colpiscono in primo luogo la nostra economia, per aiuti militari all’Ukraina il cui costo effettivo é rigorosamente top secret e, da ultimo, per quella masochistica “riduzione della dipendenza dal gas russo” che ci procurerá una catastrofe di cui ancóra non si percepiscono le spaventose dimensioni.

Questa é la situazione reale di una Italia che si avvía allegramente all’appuntamento elettorale del 25 settembre, con due schieramenti che sono alternativi tra loro solo per un paio di argomenti: l’immigrazione selvaggia e la follía gender. Per il resto, peró, i loro programmi sono praticamente gli stessi. In primo luogo la “fedeltá alle alleanze”. Il che comporta l’accettazione del dominio coloniale USA, anche nei suoi aspetti maggiormente lesivi dei nostri interessi nazionali, come nel caso dell’odierna guerra americana contro la Russia.

E, súbito dopo, la “fiducia nell’Europa”, cioé in questa funesta Unione Europea che – non mi stancheró mai di ripetere – é in realtá l’anti-Europa. Una fiducia assolutamente malriposta, perché questa pseudoEuropa é solamente una trappola finanziaria che ci avviluppa con tutti i suoi infernali strumenti: da un PNRR che vuole farci fare le loro riforme con i nostri soldi, a un MES che periodicamente ritorna incombente sui nostri destini, a tutta la disastrosa architettura fatta di “riforme”, di “sacrifici necessari”, di macelleria sociale, di agguati alla nostra qualitá della vita e, naturalmente, di tutta quella infame politica bellicista e sanzionatoria che mette in pericolo la pace europea.

É inutile farsi illusioni, quindi. Dopo il 25 settembre cambierá solamente qualcosa. Per il resto, peró, cambierá ben poco. Temo che la Meloni non avrá il coraggio di opporsi né alla “fedeltá alle alleanze”, né alla “fiducia nell’Europa”. Il che significa che l’Italia continuerá a dibattersi fra le tante “emergenze” di cui si é detto.

Esiste tuttavia un mezzo per opporsi a questo infame destino che ci hanno riservato i “poteri forti”. É il ricorso ad una moneta nazionale parallela, con cui lo Stato italiano potrebbe affrontare i costi altissimi delle tante emergenze che, altrimenti, finirebbero per strangolare la nostra economia.

I banchieri di scuola anglosassone – incominciando dal nostro Draghi – vedono la sovranità monetaria come la peggiore sciagura. E questo sarebbe un motivo in piú per scegliere questa strada. Altrimenti, ci resterebbe soltanto la “agenda Draghi”, buona soltanto per imporci “le riforme che l’Europa ci chiede”.

Stralcio di una lettera di Michele Rallo

Articolo collegato:
Scrive Istituto Bruno Leoni: “Per affrontare i rincari energetici serve un piano serio, non la manfrina dello scostamento di bilancio. Chiedere al governo di indebitarsi per contenere gli effetti dell’aumento dei prezzi in bolletta è da irresponsabili. Piuttosto occorre stabilire quali risorse impiegare (e dove trovarle) e fissare quali categorie meritano la priorità dell’intervento…” – Continua: https://www.linkiesta.it/2022/09/energia-scostamento-bilancio-bollette/

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