La situazione in Libia, ennesimo tassello di destabilizzazione permanente legata alla crisi ucraina
Libia. Le continue e crescenti tensioni minacciano di rigettare il paese in una guerra civile dispiegata e avranno conseguenze per l’Europa, oltre alla comunità internazionale. Ma soprattutto per l’Italia, stante la posizione geografica e la storia che ci ha legato, una storia cherappresenta anche, per l’Italia, un debito storico, visti gliorrori, le atrocità e devastazioni compiute dal colonialismo prima e dal fascismo poi. I problemi della Libia non sono solo locali. L’Italia e l’Europa, con la Libia condividono il Mar Mediterraneo: Alessandro Magno, i Greci, i Romani e anche i Normanni hanno tutti scambiato beni, cultura earchetipi con la Libia. Ma questa prossimità ha anche significatoche i problemi lì, si riversano quasi sempre sulle coste europee. Dafebbraio, gli occhi del mondo sono ovviamente rivolti sugliavvenimenti Ucraina. Ma mentre l’attenzione è sul fianco orientaleeuropeo, i problemi che stanno deflagrando su quello meridionale inLibia sono molto trascurati o sottovalutati. Le crescenti tensionipolitiche e le quotidiane esplosioni di violenza, stanno riportandoil paese verso la guerra civile, con conseguenze a domino cheinvestiranno sia gli equilibri dell’Africa del nord, ma ancheavranno un impatto sull’Italia e sull’Europa. E’ decifrabile chela crisi in Libia, si inserisce nel quadro delle crisi mondiali, dovei poteri legati al mantenimento di un mondo multipolare stannosupportando logiche di innescamento e scatenamenti di crisi politichee militari che possono portare il mondo verso catastrofi devastantiin cui nessuno sarà escluso. Oggi,quella che, fino al colpo di stato USA/Franciadel 2011, con l’assassinio diMuammar Gheddafi ela distruzione della Jamahirija,era la nazione più ricca di petrolio dell’Africa, si trova in unostato di totale annichilimento sociale e politico, e viene ormaiindicato nelle sedi internazionali come uno stato fallito. Una guerracivile che non è mai finita da quel 2011, e che ha composto unoscenario che vede un governo riconosciuto a livello internazionaledai paesi occidentali, con sede a Tripolie la Cirenaicanell’est del paese con il Governodi Tobruk,guidato dal generale Haftarsostenuto da Russia, Egitto, Algeria e altri paesi come EAU.Due problemibasilari e strategici dovrebbero far riflettere gli italiani: da unlato il dato di fatto che la costa libica è il cuore del problema,il punto di partenza dei disperati che hanno l’obiettivo diraggiungere l’Europa, ma che hanno la sponda italiana come primopunto d’arrivo con ciò che ne consegue per l’Italia. Il secondodato su cui riflettere, altrettanto basilare e strategico è quellodelle conseguenze delle sanzioni alla Russia della UEe poiché ora i paesi europei hanno necessità di fontienergetiche alternative, mentre cercano di svincolarsi daicombustibili russi, la Libia è la fonte diapprovvigionamento alternativo più vicina. L’UE è già logorata alsuo interno nel tentativo di tenere ferma la posizione dell’unitàsulle sanzioni russe e, di settimana in settimana la ricercafrenetica per trovare nuovi abbondanti rifornimenti di gas, faemergere le divisioni e la prospettiva di una possibile revocadell’embargo petrolifero a Mosca. Ma la perdurante instabilità dellaLibia, dietro cui non è esclusa la mano statunitense, rende le sueforniture in gran parte inaccessibili o non sufficienti, poiché lastragrande maggioranza delle sue riserve è sotto il controllodell’Esercito Nazionale libico (LNA)di Khalifa Haftar.
Questi sono solo due dei tanti motivi per cui la Comunità internazionale e l’Italia inprimis, dovrebbero cominciare a preoccuparsi seriamente per il caosin Libia e cominciare politiche indipendenti dagli interessi diWashington, più legate all’interesse nazionale e aletture geopolitiche multipolariste.Continuiscontri armati e violenze tra le bande di miliziani rivali, protestedi strada della popolazione sfinita da violenze, soprusi, vessazioni,continui aumenti del costo della vita, lunghitagli all’elettricità, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, l’assurdità in un paese che naviga nel petrolio è quella dellecarenze e code per il carburante, caos e assenza statale, un paese fratturato in due parti, colloquipolitici sistematicamente fallimentari e altro ancora. Nel frattempoin tutti questi anni le varie milizie armate terroriste si sonospartite le città, dove operano come banditi e predoni senza nessunfreno di alcuna autorità di Tripoli.Questaè la realtà della Libia degli ultimi anni.Dalladesignazione di FathiBashaghaa primo ministro a febbraio dalla Cameradei rappresentanti(HoR)con sede a Tobruke dal fallimento dei colloqui sia al Cairo che a Ginevra sugliaccordi costituzionali per le elezioni, continua un sempre piùinsostenibile caos politico nel paese.Nelfrattempo c’è stato un costante peggioramento delle condizionieconomiche e sociali, anche a causa della chiusura dei terminalpetroliferi e delle strade principali e dalla sempre più probabileprospettiva di un nuovo scontro militare. Anche perché ametà luglio Bashaghaha annunciato che a breve entrerà nuovamente a Tripoli,roccaforte del governo riconosciuto dalla comunità internazionale occidentale, per insediarsi nella capitale. Quando era arrivato aTripoli nel maggio scorso e aveva tentato di assumere il suoincarico, si sono scatenati scontri tra le forze armate che losostenevano e le milizie fedeli ad AbdulhamidDbeibah che erasalito al potere nel 2020 a seguito di un cessate il fuoco che avevaposto fine alla battaglia durata un anno per conquistare Tripoli, daparte dell’EsercitoNazionale Libico (LNA).
Secondol’analista arabo Harchaoui,la maggior parte dei gruppi armati più forti delle tribù diSabratha,Zawiyah, Ajeelat, Jumail, Warshefana eZintansono anti-Dbeibah.Inoltre, anche la BrigataNawassiall’interno di Tripoli è chiaramente anti-Dbeibah, e questo dà algoverno di Tobruk forza per ritenere possibile la presa di Tripoli,ma certamente con pesanti spargimenti di sangue, dando per scontatoche la parte di Dbeibahè determinata a reagire a qualsiasi ipotesi di perdere il potere equesto è facilmente immaginabile, provocherà una ennesima violentacollisione. Bisognatenere presente che diverse tribù della Libia nord-occidentale sonoprofondamente filo-Bashaghae anti-Dbeibah,oltrechè “gheddafiane”.Anche altre regioni del paese sono pronte a ridiscendere in campomilitarmente come a Sirte, Jufrah, Shwayrefeparti del Fezzan, dove la coalizione armata guidata dal governo di Tobruksta piano piano assumendo un carattere sempre più conflittuale eaggressivo. Ilgoverno di transizione aveva il mandato di tenere le elezioni loscorso dicembre sotto l’egida ONU, ma poi non si sono svolte acausa di divisioni interne e sabotaggi esterni. Dbeibahha dichiarato che cederà il potere solo a un’autorità eletta,mentre Bashagharibadisce che il suo governo è “illegittimo”. Ilibici sono ormai frustrati da questa conflittualità permanente chedura ormai da 11 anni e secondouna stima accreditata da AlArabiya, unadelle più accreditate agenzie mediorientali, i sostenitorinostalgici di Gheddafie della Jamhiryasarebbero tuttora il 50-70%dei libici.Dall’altrapartela presenza massiccia della Turchiaa Tripoli, ha creato un equilibrio militare che finora ha protetto ilgoverno “tripolino”e impedito alle forze dell’ELNdi dispiegare un offensiva finale e la presa di Tripoli, quindi dellaLibia, e qui decisiva sarà la capacità della diplomazia russa e diLavrov,nel trovare all’interno dello scacchiere geopolitico e delconfronto ormai a tutto campo tra Russia e Turchia, una forma perindurre la Turchiaad abbandonare la difesa di Tripolie del governo di Dbeibah,evitando una nuova guerra. Ma molti esperti internazionali ritengonocheilcaos politico e nuove escalation militari siano il futuro del paese.
Questasituazione è la dimostrazione materiale che la strategia diriconciliazione nazionale, sotto l’egida internazionale è solo unaprogettualità virtuale e da uffici delle cancellerie diplomatiche,ma che non ha alcun supporto nella realtà e nelle dinamiche sulcampo. E probabilmente non è nei programmi reali di alcuna parte.Inquesto scenario Saifal Islam Gheddafi,ormai riconosciuto come uno degli attori politici principali, se nonfondamentale per le prospettive del paese, ha rovesciato il dibattitopolitico interno, proponendo un’iniziativache può essere paragonata a un scossa scompaginante che, comunque sisviluppi, avrà conseguenze politiche. Laproposta prevede il ritiro di tutte le controverse figure politicheche hanno causato la sospensione delle elezioni parlamentari epresidenziali, e lui sarà il primo a ritirarsi. L’obiettivosarebbe di aprire la strada alle elezioni legislative, a una nuovaCostituzione e a un successivo consenso sulla presidenza.Conquesta mossa SaifGheddafiha messo in un angolo tutte le forze politiche che controllano lesorti del Paese e del popolo libico, e soprattutto degli sponsorstranieri, guidate dal principale attore del fascicolo libico, ilconsigliereOnuStephanieWilliams,cheha lavorato per impedire le elezioni generali per un motivo arcinotoe proclamato: quello di impedire la partecipazione proprio diSaifal-Islam alleelezioni presidenziali, dopo che i sondaggi d’opinione gli avevanodato un netto vantaggio sul resto dei candidati e una popolaritànelle più grandi tribù libiche, senza rivali.Saifal-Islam,nelprocesso di legittimazione della sua presenza politica nell’ultimoanno, ha ottenuto ciò che voleva e ora può manovrare ampiamentecome personalità politica di primo piano in una scena politica cheha raggiunto il punto di decadenza economica e sociale e presa dipotere.Dopoaver attraversato tutti gli stadi legali che gli hanno ridato lostatus giuridico di cittadino libico senza precedenti giudiziari epenali a suo carico, si è poi proposto come candidato allapresidenza del paese, nonostante tutti i tentativi fatti dai suoioppositori, compresi attentati alla sua vita, per impedirgli questabattaglia. Ora il mandato del Tribunale internazionale cade, dopo cheil candidato alla presidenza ha attraversato tutte le fasi deitribunali nazionali libici.Saifèstato molto abile nel scegliere la tempistica dell’iniziativa, questoè molto importante, in quanto si fonde con le proteste di piazza intutte le città, che chiedono l’esclusione di ogni ceto politico diquesti anni, elezioni libere ed eque e il ritiro di tutte le forzestraniere dal Paese. L’iniziativa ha dato anche supporto e slancio,al movimento popolare di difesa degli immiseriti, dei disoccupati edemarginati. Ora che le loro richieste e la loro rabbia, hanno trovatoun esponente politico ufficiale, possono trovare una prospettivarealistica e realizzabile. ASebhanel sud della Libia, regione che in questi 11 anni non è mai statadomata dalle milizie terroriste di Tripoli, il 1° agosto lapopolazione ha impedito ad una delegazione del governo di Tripoli disbarcare all’aeroporto locale. Nellacittà diUbari,l’1agosto, dopocheun camion che trasportava benzina è esploso nel comune di BintBaya,a sud della Libia, uccidendo otto persone e ferendone altre 70,manifestazionidi massa hanno condannato l’esplosione di BintBaya..e scadito slogan che chiedevano aSaifAl-Islam Gheddafidiassumere la guida del Paese.Giàle prime reazioni dopo l’iniziativa, indicano che il movimentointornoa Saifal-Islamèormai diventato una forza importante che va oltre le variegatecontese soggettivistiche o dei signori della guerra fondamentalisti.Oggi, la corrente di SaifGheddafiè diventata un processo di unificazione del nazionalismo patriotticolibico, che trascende la polarizzazione rovinosa che ha distrutto ilPaese e la dignità del suo popolo.Ilprogetto sta ora procedendo al prossimo passo, costruire un ampiomovimento nazionale con uno specifico programma politico, sociale edeconomico, e il più ampio dialogo con tutte le componenti giovanili,politiche, civili e tribali che convergono attorno all’idea dellasalvezza e della dignità nazionali.Saifal-Islam,conun tale peso politico, sociale e tribale, può oggi proporre un nuovoobiettivo nell’interessi di tutti, avviando un programma diriconciliazioni nazionali interne, su basi solide, sentite ericonosciute dal popolo libico.Unire ilpopolo libico e sollevarlo a battersi per un nuovo contratto socialeè la più grande protezione per fermare i tentativi di sabotare,procrastinare e interrompere le influenze esterne e i loro conflittisul suolo libico.
Enrico Vigna, 25 agosto 2022