L’ideologia guerrafondaia dei democratici di pseudo-sinistra filo-imperialisti
È di queste settimane l’attacco politico “democratico di sinistra” a quelle compagne e compagni che da anni sostengono l’autodeterminazione della popolazione russofona del Donbass e dell’Ucraina in generale e che denunciano l’operazione che l’imperialismo USA-NATO sta conducendo contro la Russia e sulla pelle dell’Ucraina.
All’accusa di “putinismo” che i media di regime portano avanti nella loro propaganda contro chiunque osi tematizzare il conflitto in Ucraina e rompere la coltre di luoghi comuni eterodiretti che girano attorno al concetto “aggressore-aggredito”, si aggiunge così quella di “rossobrunismo” sia verso i sovranisti di sinistra, sia verso quelle forze comuniste “nostalgiche” e “vetero soviettiste”, che non fanno di tutta un’erba un fascio, pardon un nazi, ma analizzano le cause e gli sviluppi di questa guerra, individuando le vere responsabilità in campo. Un j’accuse che va da La Repubblica e arriva agli anarchici “duri e puri”, passando per i “disobba” e per vari nodi e tribù di un certo antagonismo che ragiona per principi.
Ma andiamo con ordine. La polemica è saltata fuori nella sua virulenza, guarda caso, in concomitanza con due fatti: l’avvio di un’attività di delinquenza politica da parte degli ucronazi in Italia e la necessità di sostenere la politica delle armi all’Ucraina e della cobelligeranza italiana da parte del governo Draghi e di ambienti euroimperialisti come quelli del PD. Due aspetti collegati tra loro: la politica guerrafondaia di regime il secondo aspetto e il suo braccio armato informale il primo.
Partiamo da alcuni episodi capitati in giro per l’Italia, come la provocazione di ucronazi a Senigallia, alla presentazione del libro di Sara Reginella “Donbass, la guerra fantasma” a provocazioni e violenze di vario tipo contro i russi nel nostro paese, fino ad arrivare a una vera e proprio escalation preoccupante a Bologna: dall’assalto degli ucronazi al banchetto del Comitato Ucraina Antifascista a una festa partigiana (oltre il ponte), alla forzatura della serranda di un bar di compagni e al danneggiamento di un’autovettura il 1° maggio, fino all’episodio più grave, ossia il tentativo di violenza verso una compagna di Potere al Popolo, sventato solo grazie alla capacità di reagire dell’aggredita.
La presa di posizione (che definire inusuale è un eufemismo) da parte di Coalizione Civica, la forza della sinistra che è in giunta col PD lascia sconcertati: questi hanno stigmatizzato come razzista la descrizione fatta in conferenza stampa da PaP, per il semplice fatto di aver descritto la carnagione degli assalitori quale elemento fortemente indiziario della loro appartenenza. Ma non è tutto, anche la definizione degli assalitori ucraini alla festa partigiana come “periferie” da un consigliere di quartiere di Coalizione Civica, non solo rivela una grave sottovalutazione di un fenomeno nuovo e raccapricciante (ne ho trattato qui), ma rappresenta una presa di posizione politica opportunista, poiché va in direzione del mainstream: per mandare più armi bisogna parlare meno di nazi.
Ma veniamo agli altri “amici del PD”: Labàs, ovvero i disobba (qui la loro presa di posizione). È di dieci giorni fa l’assemblea nella loro sede di vicolo Bolognetti con un’”anarchica” di Operation Solidarity, un’organizzazione ucraina che non si limita a dare alimenti, farmaci ecc. alla popolazione civile, ma a sostenere con equipaggiamenti militari le forze di difesa territoriali ucraine, in particolare i “compagni” che vi militano. E qui non siamo più nel campo del né-né, ma nella cobelligeranza “bella e buona”, classificando le forze militari di nazione con una classe politica nata da un golpe e retta da CIA e oligarchi mafiosi e corrotti (qui un’ottima analisi di Franco Fracassi), come “resistenza” e con la relatrice labassina (che faceva le domande all’“anarchica” ) che definiva il golpe di piazza Maidan come “rivoluzione”. Non si sono mai visti degli anarchici militare negli apparati di uno stato classista, oligarchico e addirittura banderista (quindi nazista). Machno li avrebbe fucilati su due piedi.
Sul carattere reazionario e nazionalista degli “aggrediti” ci torno tra breve. Qui mi preme sottolineare una questione politica pregna di cinismo pragmatico: queste prese di posizione da parte di forze politiche e pseudo-sociali che hanno sostenuto da “sinistra” la candidatura di Lepore e il PD alle scorse comunali bolognesi, la dicono lunga sul debito da assolvere, in una politica di scambi e favori piuttosto disinvolta e spregiudicata. Politica già vista con la sequela di sgomberi sia di spazi sociali che di occupazioni abitative: da via Zampieri fino a quella di ieri di via Zago e questi a fare i pesci in barile.
Ma veniamo agli “antagonisti veri”. Il nodo antifascista si è appena affrancato dall’assemblea antifascista proprio sulla questione ucraina. Riporto per comodità alcune riflessioni che ho comunicato a dei compagni, per meglio inquadrare, l’errore politico che ha portato a una spaccatura dentro la sinistra di classe:
Infatti il problema è più generale, di impostazione politica sbagliata in quanto costoro ragionano solo per principio.
Ma comunque di falsità ne hanno scritte per avvalorare il loro “né-né”.
Vediamo di mettere a fuoco aspetti particolari in dialettica con quelli più generali:
1. In Donbass era in atto una pulizia etnica antirussa, ben peggiore di quanto sta avvenendo nei paesi baltici. Per cui il quadretto che descrive il nodo, che ciancia di un’etero-direzione putiniana è una stronzata colossale e di fatto reazionaria.
2. Che anche in Donbass vi siano forze di stampo fascista è vero. Non so quanta influenza abbiano sui governi delle repubbliche, ma è anche vero che ci sono forze di sinistra internazionaliste come la Brigata Prizrak, composte da comunisti socialisti e anche anarchici. Dall’altra parte c’è una repressione sanguinaria sugli oppositori, il PC Ucraino è stato messo fuorilegge dal 2014 e altri partiti di opposizione hanno seguito la stessa sorte.
3. La questione vera pertanto è l’autodeterminazione dei popoli, che i governi banderisti e filo-NATO ucraini hanno calpestato in modo criminale nei confronti dei russofoni (del resto c’è un est Ucraina e un ovest, tipo Leopoli)
Mentre la parte banderista è salita al potere con un colpo di stato orchestrato dalla NATO, in Crimea si è tenuto un referendum indetto dal suo parlamento autonomo e anche nelle due regioni di Donetsk e Lugansk si sono avviati processi democratici per l’autonomia, a fonte di episodi feroci come la strage di Odessa.
4. Chi sostiene la causa del Donbass a sinistra in genere non è “putiniano”. Il Nodo, accusando di rossobrunismo lae compagne e i compagni sodali con l’autodeterminazione del popolo russofono ucraino, segue la stessa logica demonizzatrice del mainstream, ossia dei media passacarte delle veline della NATO.
5. Tutti costoro accusano le forze anticapitaliste e di classe solitamente marxiste di essere rossobruni. È ora di finirla con questo epiteto: è stato usato anche contro di noi che facevamo le manifestazioni del sabato tra tricolori inno di Mameli. E infatti, quelli del nodo sono gli stessi che non hanno detto una sola parola sull’autoritarismo biopolitico e pandemico. È disonestà intellettuale definire come rossobruni e “nostalgici del muro” le tante compagne e compagni che da anni sostengono le popolazioni del Donbass con farmaci, alimenti, vestiario.
6. In Russia c’è un’oligarchia capitalista, sul piano internazionale meno pericolosa dell’imperialismo USA-NATO, ma non per questo da non combattere. Ma non sul versante di una resistenza ucraina che non esiste (strani questi antimperialisti che denunciano come rossobruni i sovranisti nostrani e realtà comuniste, ma ammettono il sovranismo “anarcoide” ucraino che finisce a imbuto a dare acqua al mulino dei nazi…). Ci penseranno i compagni russi a fare lotta di classe là.
7. Senza fare sconti al capitalismo oligarchico russo e al suo nazionalismo duginiano, la guerra in Ucraina non è di oggi, ma è stata fomentata, preparata e condotta con il riarmo dell’Ucraina in otto anni di guerra civile che ha provocato migliaia di morti civili, dall’imperialismo USA e NATO, nonché dall’UE serva degli yankee, ossia dalle borghesie imperialiste di Davos, secondo una politica guerrafondaia e criminale tesa a ostacolare il declino dell’egemonia statunitense e del dollaro e dell’unipolarismo. Dunque per il proletariato internazionale tale imperialismo è il nemico principale, che spinge all’oppressione più oscena ovunque sia presente, all’aggressione militare, alla sottomissione dei popoli e degli stati non assoggettabili manu militari e con il golpismo. Il popolo ucraino viene usato da questi macellai attraverso un governo nazista, corrotto e antidemocratico, che ha assassinato e fatto sparire migliaia di oppositori, usato la popolazione nella guerra come scudi umani.
8. È indubbio che per le le Repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk la Russia gioca lo stesso ruolo degli alleati nei confronti delle Resistenze europee nella seconda guerra mondiale. Ciò non toglieva che USA, UK, ecc. fossero forze imperialiste, così come gli USA con i curdi del PYD-YPG. È strano che questi “antifascisti” non abbiano detto una parola su questa alleanza in Kurdistan e strillino come aquile per Putin.
9. È altrettanto indubbio che se il conflitto reale, tra USA e Russia volgerà a sfavore dei primi, ossia dell’unipolarismo, un nuovo equilibrio mondiale multipolare aprirà a nuove possibilità rivoluzionarie, non tanto perché Russia, Cina, India, ecc. siano paesi rivoluzionari (non lo sono), ma perché le contraddizioni sociali avranno maggiore campo libero in una situazione a geometrie variabili e molto più fluida sul piano geopolitico.
10. Sul piano strategico, lo scopo degli USA è quello di separare la Russia dal resto d’Europa per evitare un mutamento epocale nell’economia mondiale: la nascita di Eurasia con mercati, tecnologie avanzate e risorse strategiche, nonché con un affaccio naturale all’Asia (Cina, India…) rappresenta la fine definitiva dell’egemonia statunitense.
11. Sul piano tattico, gli USA puntano a un prolungamento della guerra e una pericolosissima escalation. Su questa linea sono allineati nelle sanzioni e nella fornitura di soldi e armi al regime nazista ucraino gran parte delle cancellerie europee e in particolare la più atlantista: l’Italia di Mario Draghi. Ecco perché sostenere la “resistenza ucraina” significa cobelligeranza e sostegno al PD, a Draghi e quindi alla politica guerrafondaia USA-NATO.
Dunque, la divergenza con tutti questi cespugli diretti e indiretti del PD, riformisti, anarchici e “antagonisti” a chicchere non è mai stata così viscerale e irreversibile.
Nico Maccentelli