Nakba. 15 maggio… da non dimenticare!
Il 15 maggio è la data in cui ogni anno i palestinesi commemorano la Nakba (Catastrofe) del 1948 in cui il nascente stato di Israele ha messo in atto un piano di pulizia etnica che ha causato l’espulsione di oltre 750.000 palestinesi dalla loro terra, stiamo vedendo ancora una volta il sistema di oppressione israeliano all’opera nei suoi aspetti più brutali.
Decine di famiglie palestinesi vengono espulse dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme Est occupata e annessa illegalmente da Israele, per fare posto a coloni israeliani. Questo processo di pulizia etnica continua da decenni a Gerusalemme e in altre parti dei territori occupati, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra che vieta il trasferimento di popolazione della potenza occupante nei territori occupati.
Attraverso sfratti, demolizioni di case, confische di terre, leggi discriminatorie, Israele dal 1948 continua a perseguire lo stesso obiettivo in tutta la Palestina storica: ottenere il massimo della terra con il minimo di palestinesi.
Dopo avere represso violentemente le manifestazioni di attivisti palestinesi e israeliani in solidarietà alle famiglie di Sheikh Jarrah, le forze di sicurezza israeliane hanno tentato di impedire ai fedeli musulmani l’accesso alla Spianata delle moschee nei giorni di preghiera per la fine del Ramadan e li hanno attaccati brutalmente anche all’interno delle moschee a più riprese, provocando sinora centinaia di feriti.
La tensione è salita alle stelle con il lancio di razzi da Gaza sul territorio di Israele che hanno provocato 7 vittime. Come al solito Israele ha risposto con un uso sproporzionato della forza, bombardando ripetutamente diverse località nella Striscia di Gaza e provocando 87 morti civili, inclusi numerosi bambini, fino a questo momento (mentre si prepara una massiccia invasione militare di Gaza).
Malgrado gli anni trascorsi la Nakba continua ancora oggi per i palestinesi. Israele porta avanti il suo progetto coloniale di insediamento che punta a sottrarre terra e risorse ai palestinesi e negare loro i diritti fondamentali, incluso il diritto al ritorno dei rifugiati per i palestinesi espulsi dalle loro terre durante la Nakba e per i loro discendenti, la maggior parte dei quali vive ancora nei campi profughi sparsi nella regione.
Da decenni Israele impone a tutti i palestinesi, nei territori occupati, in Israele e nella diaspora, un regime di apartheid, come hanno recentemente confermato i rapporti di Human Rights Watch e di B’Tselem, la più importante organizzazione per i diritti umani israeliana.
L’apartheid israeliana colpisce in ogni aspetto della vita dei palestinesi, dovunque si trovino. Anche nella pandemia COVID-19 in corso, mentre è acclamato come un modello nella gestione delle vaccinazioni, Israele attua una vera e propria apartheid sanitaria, negando il diritto dei palestinesi nei territori occupati ad accedere ai vaccini, in violazione degli obblighi della potenza occupante di garantire la salute della popolazione occupata.
La comunità internazionale continua a ignorare quella che è ormai una realtà lampante: Israele sta commettendo crimini contro l’umanità di apartheid e persecuzione nei confronti dei palestinesi, come denunciato da HRW. Infatti reagisce alle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele con deboli condanne, senza prendere misure efficaci affinché Israele risponda delle proprie responsabilità. Di fronte alle violenze di questi giorni lancia appelli alla calma a israeliani e palestinesi, ignorando il diritto dei palestinesi di resistere all’occupazione militare e la sproporzione di forze tra la potenza occupante e gli occupati.
Di fronte alle complicità di governi, istituzioni e imprese con le politiche di Israele e ai tentativi di marginalizzare la lotta dei palestinesi attraverso gli accordi tra Israele e le petro-monarchie del Golfo promossi dagli Stati Uniti, la solidarietà concreta della società civile internazionale con il popolo palestinese è l’unica risposta.
Nel febbraio 2010 la Knesset israeliana ha varato una legge che proibisce di manifestare pubblicamente in Israele lutto e dolore il 15 maggio. Mentre alcuni storici della nuova storiografia israeliana hanno definito l’esodo palestinese un atto di pulizia etnica.
Per questo invitiamo tutti a mobilitarsi a fianco dei palestinesi che lottano per il diritto all’autodeterminazione e resistono al regime di colonizzazione, occupazione e apartheid imposto da Israele, rafforzando le campagne di boicottaggio e disinvestimento e chiedendo che vengano imposte di sanzioni mirate nei confronti di Israele per i suoi crimini, come ci chiede la società civile palestinese.
Pro Palestina Libera