Treia. Avventura al supermercato… Se la carta di credito non funziona…
La realtà supera sempre la fantasia ma quasi mai gli uomini hanno fantasia a sufficienza per osservarla.
In fila in cassa al supermercato. Una ragazza mascherina ffp2, unghie laccate di rosa… mani affusolate e molto belle. Sporge dal giaccone un lembo della manica del maglione, chiaro, irregolare. E’ molto alta, senza tacchi, arriva certamente a superare il metro e ottanta centimetri. Quello che resta del viso coperto, mostra occhi perfettamente truccati e resi più lunghi dal contorno nero. Capelli lisci, lunghi, curatissimi. E’ una bambina cresciuta. 23 anni ne vuole dimostrare di più ma gli strass su tutto il corpo e nella borsa e la sua voce tradiscono l’inganno.
Il carrello è stracolmo di cibo sano, yogurt, verdura, frutta… qualche surgelato… ma smetto di guardare poiché sono attratto dalla signora che faccio passare avanti ha solo tre buste di insalata pronte. E’ anziana sembra un uomo ed ha i modi di un uomo; è molto simpatica. E’ in imbarazzo poiché le ho concesso di passare avanti e chiacchiera ringraziando la cassiera.
Tutto si ferma.
Quando si è soli a fare la spesa, magari dopo il lavoro, riporre un carrello pieno di prodotti nelle buste è complicato e se sei una ragazza che si sente osservata è ancor peggio. Ha fretta. Bancomat.
“Fondi non sufficienti per questo mese”.
-Non è vero.- La voce di bambina è infastidita, ma è dolce e sicura di sé. E’ sincera. E’ benestante.
-Accade sempre più spesso con questa carta.-
-Riproviamo.- Gentile la commessa con cui ci scambiamo occhiate da partigiano e che oggi non ci guarda. Ha preso il covid da poco ed ora può lavorare.
-E’ la seconda volta in due giorni. Devo cambiare la carta. Posso lasciare qui la spesa… vado a fare bancomat e torno.-
-Ma no riproviamo ancora.-
-I soldi ci sono.!.- La voce ora trema è arrabbiata… ma è sempre quella di un cucciolo.
Ha preso prodotti sani da frigo e qualche surgelato… il fatto di dover fare 3 chilometri per fare bancomat, fare la fila e tornare le produce più rabbia del piccolo imbarazzo che prova per quella scena che ora ha bloccato la cassa.
Se ne apre un’altra. La signora-uomo paga velocemente poco più di due euro per le buste di insalata e la guarda senza la minima attenzione. Nessuno si stupisce. Nessuno pensa.
Un saluto dalla cassiera alla donna chiamandola con un nomignolo in dialetto che non riesco a decifrare.
Arriva il mio turno.
- Potrebbe accadere a chiunque, a me è già accaduto. Non disporre del proprio denaro non è una buona cosa. Se tutto fosse controllato in remoto si potrebbe interrompere la vita della gente in un istante. Tutto.!.-
Uso parole più delicate e dolci…ma che non ricordo perfettamente poiché in genere quando parlo mi lascio condurre da colui con cui parlo.
La ragazza mi guarda, non sa se essere sollevata della mia comprensione o altro. La cassiera comprende immediatamente.
-Già. Potrebbe essere più grande di così…potremmo non poter disporre di ogni cosa che abbiamo costruito, poiché non graditi. Per qualcosa a cui prima o poi potremmo, non vorremmo, dare un consenso.-
Parliamo in codice da settimane. Come ci venivano narrati i primi cristiani che lasciavano segnali fatti di dipinti è graffiti fuori della loro porta di casa. Parole in codice, che chi ha orecchie per intendere, intende.
Tutto è un simbolo se riconosciuto.
Intanto la ragazza pensa ai surgelati e alle cose del banco frigo. Lascia il carrello di lato, pieno, la cassiera ha annullato lo scontrino. Al suo ritorno rifarà il calcolo per intero.
Un signora ben vestita comprende labilmente i nostri discorsi, il suo portamonete nuovo Chanel è stritolato per via delle nostre parole. Braccia e gambe incrociate. Non sente quei discorsi come un’eventualità. Gli occhi tradiscono ironia e fastidio.
Cerca di comprendere chi siamo io e Barbara, ci studia; scansiona gli oggetti che abbiamo e il nostro modo di parlare.
Dopo pochi secondi è infastidita.
Lo vedo, quindi abbasso lo sguardo simulando imbarazzo. La mia mascherina è di stoffa, ricavata da una sciarpa con motivi arabeschi cucita da Barbara ad inizio di pandemia. Sempre la stessa che lavo ogni tanto.
Costruisce un mio profilo stabilizzato da ciò che ritiene essere debolezza…proseguo nella parte mentre dialogo con la cassiera.
-Vi ho pensato tanto; vedi che succede.?!.- Annuisco. Abbiamo solidarizzato sul mondo impazzito da mesi. Il farsi riconoscere e lasciare semi cadere è per me fondamentale. Questo è il luogo in cui lo faccio meno.
Alzo lo sguardo e dico qualcosa alla cassiera ma guardo fisso negli occhi la signora “indisposta”.
La frase riguarda un mondo distopico in cui scompaia lo studio della storia e della filosofia nelle scuole dell’obbligo…sostituito magari da eco-femminismo ed acronimi assurdi che dividono e confondono le già divise e confuse vite delle giovani menti. Sorrido. La cassiera comprende e mi dice.
-Parliamo a puntate… non si può dire molto oggi.-
-A presto.-
Un passo fuori della porta e mi levo del tutto la maschera. Mi volto per mostrarmi alla signora fingendo di vedere se ho dimenticato qualcosa… come quando in macchina cammini e senti lo sguardo di qualcuno e per un istante senti un contatto.
Ma non c’è nulla.
Sorrido.
La realtà supera sempre la fantasia e può venirci in soccorso per comprendere. Eppure quasi mai gli uomini hanno la fantasia per vedere un futuro che si sta materializzando.
Ad osservare gli uomini c’è da essere tristi ma ho talmente fantasia e capacità di vedere le cose che ancora non sono visibili…che a Nessuno è concesso di essere tranquillo.
Nessuno vi augura buon giorno del Sole.
E’ tardi, è sempre tardi. Devo correre e non posso correggere i miei errori; per ora… forse per sempre. Forse li sto correggendo ogni volta che lascio cadere semi.
Orfani.
aaaaaa aaaaa aaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaa
Andrea Santini