Dalla crisi Ucraina l’Europa è uscita sconfitta…
Cosa ha perso l’Europa dalla crisi ucraina?
La crisi Ucraina è entrata nel suo secondo mese. In termini di sicurezza, economia, rifugiati, ecc. , l’Europa pagherà un prezzo pesante nella crisi.
Dalla fine della Guerra Fredda, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) ha spinto per cinque round di espansione verso est fino ai confini della Russia. Come ha detto il presidente russo Vladimir #Putin, se i sistemi missilistici USA e NATO compaiono in Ucraina, quei missili ci vorrebbero pochi minuti per raggiungere Mosca.
È come infilare la museruola dei cannoni alle porte della #Russia, cosa sicuramente inaccettabile per una grande potenza come la Russia. Tuttavia, dopo aver istigato l’Europa e provocato la Russia, gli Stati Uniti si sono allontanati dal conflitto e hanno lasciato l’Europa per ripulire il casino…
Integrazione – Manlio Dinucci: “Sono dalla parte di Putin e vi spiego perché”
Fatti, non propaganda: https://www.youtube.com/watch?v=sK7ePnfLKZk&t=3s
La proposta di Vincenzo Brandi:
“Un paio di sere fa durante la trasmissione Otto e Mezzo sulla TV7 la pacifista Cecilia Strada, figlia del compianto Gino, affermava che per fermare la guerra in corso in Ucraina è necessario il ricorso alla diplomazia e alla trattativa, e non all’aumento delle spese militari e all’invio di armi che prolungano solo la guerra.
Era collegato in diretta il consigliere politico del presidente ucraino Zelensky, tale Alexander Rodnyansky, un giovanotto dai capelli cortissimi e lo sguardo gelido e truce, che ha insultato Cecilia definendo “vergognose” le sue parole. Il nostro consigliere pretendeva un intervento diretto della NATO con l’instaurazione di una no-fly-zone sull’Ucraina, modello già “sperimentato” nella guerra contro la Libia e che porterebbe ad un allargamento del conflitto dalle conseguenze imprevedibili. Pretendeva anche il completo blocco delle importazioni di gas e petrolio russo in Europa che porterebbe ad un crollo delle economie europee più interessate (come quelle di Germania e Italia). Un paio di giorni dopo, sempre durante la trasmissione su TV7, il ministro della cultura ucraino ribadiva queste richieste, mentre il presidente Zelensky accusava l’Europa di “mancanza di coraggio” e chiedeva più armi.
Questo atteggiamento oltranzista privo di sbocchi fa il paio con le dichiarazioni del presidente Biden, grande alleato e protettore dell’Ucraina, che definiva il presidente Putin un “macellaio che non può rimanere al potere”, auspicando quindi un “regime change” in Russia. Il presidente francese Macron, che sta tentando una difficile opera di mediazione insieme alla Turchia e perfino Israele, alleato storico degli USA, ha preso le distanze da Biden. Persino il Segretario di Stato Blinken è stato costretto ad una rettifica.
La verità è che, se si vuole fermare questa tragedia, bisogna andare ad una trattativa seria che comprenda le ragioni di tutti. Fino al 2014 Russia ed Ucraina erano rimaste in buoni rapporti per oltre 20 anni e l’integrità territoriale dell’Ucraina era stata pienamente assicurata nonostante il fatto che un quarto della popolazione fosse russo e un altro quarto avesse comunque il russo come lingua principale. Il colpo di stato di Piazza Maidan condotto dalla destra ultranazionalista ucraina, con attiva partecipazione di partitini apertamente nazisti e la sponsorizzazione degli USA, ha dato luogo alla messa fuori legge dei partiti di sinistra e massacri di militanti della sinistra, come quello molto noto avvenuto ad Odessa. Le popolazioni russe della Crimea e del Donbass si sono ribellate, votando nel primo caso per l’annessione alla Russia e nel secondo caso proclamando l’indipendenza.
Si era trovato un buon compromesso con gli accordi di Minsk del 2015 che prevedevano il riconoscimento di un’ampia autonomia delle regioni russe del Donbass che sarebbero comunque rimaste nell’ambito dello stato ucraino. Tuttavia questi accordi non sono mai stati rispettati ed il tentativo armato dell’esercito e delle milizie di destra ucraine di riconquistare quelle regioni ha dato luogo ad una sanguinosa guerra civile con bombardamenti indiscriminati e migliaia di morti.
La situazione è rimasta in stallo per 8 anni anche grazie ai rapporti non conflittuali instauratisi tra l’amministrazione Trump e la Russia, ma poi è precipitata dopo l’elezione del falco democratico Biden convinto che gli USA siano il “paese di Dio” cui è demandato il compito di portare la “democrazia” nel mondo anche con la forza militare. Si ricorderà che gli USA sono l’unico paese al mondo ad avere più di 800 basi militari con centinaia di migliaia di soldati ed armi atomiche diffuse in 80 paesi del mondo e gli unici ad avere accordi militari (tipo NATO) con 140 paesi al mondo. Sono anche gli unici ad aver promosso molte guerre negli ultimi 30 anni (dalla Jugoslavia, all’Iraq, all’Afghanistan, alla Siria e la Libia, ecc.) ed aver organizzato colpi di stato (in Serbia, Georgia, Ucraina, ecc.).
Nel corso del 2021, dopo che la NATO si era espansa fino ai confini della Russia, sono state organizzate tre gigantesche e provocatorie esercitazioni militari (“brezza leggera”, “tre spade” e “tridente rapido”) ai confini russi con operazioni eseguite anche sul suolo dell’Ucraina, entrata ormai in orbita NATO, anche se formalmente non ancora membro dell’organizzazione.
La Russia in data 15 dicembre 2021 ha presentato un memorandum tutto sommato molto moderato, in cui chiedeva sostanzialmente una neutralizzazione dell’Ucraina (tipo Finlandia o Austria) e l’applicazione degli accordi di Minsk sull’autonomia delle regioni russofone. Da parte USA e dei nazionalisti ucraini si sono avute solo risposte negative che hanno preoccupato i Russi per la loro sicurezza. Senza voler approvare l’intervento militare deciso da Putin (il quale è probabilmente caduto in una trappola come già i suoi predecessori sovietici nel caso dell’Afghanistan), se si vuole trattare bisogna capire la posizione della Russia e rinunciare ad usare l’Ucraina come una lancia puntata al cuore della Federazione Russa. Altrimenti il conflitto rischia di allargarsi. Diceva il grande Machiavelli, che di queste cose si intendeva, che spesso il responsabile di una guerra non è chi l’inizia, ma chi costringe l’altro ad iniziarla.
Per fortuna qualche timido segnale positivo c’è: Macron e la Turchia continuano a mediare. Il papa definisce una follia il previsto aumento delle spese militari. In Italia la maggioranza dei 5 Stelle guidati da Conte annunciano (almeno finora) voto contrario all’aumento delle spese militari, distaccandosi dalle posizioni oltranziste di Draghi e del PD e dal clima di isteria antirusso che porta persino alla messa alla gogna fino al licenziamento di chi cerca di ragionare (come il Prof. Orsini della LUISS, Luciano Canfora o il giornalista della RAI Marc Innaro). Speriamo che alla fine il buon senso prevalga.
Roma 28 marzo 2022, Vincenzo Brandi ”