Talebani? No inglesi… – Nota di costume (da bagno)
Il testo in grassetto e virgolettato che apre questo messaggio è tratto dall’autobiografia della scrittrice Agatha Christie “La mia vita”, Edizione Mondadori 2019, pagg. 164 e seguenti. La località balneare citata si trova nell’Inghilterra sud occidentale. L’anno era il 1905 (circa).
“Il bagno in mare seguiva le leggi della più stretta segregazione. La cosiddetta spiaggia, in forte pendenza, era dotata di otto cabine mobili che un uomo anziano e piuttosto irascibile era incessantemente occupato a calare in mare e a ritirare a riva. La bagnante entrava nella cabina, si assicurava che entrambe le porte fossero ben chiuse e cominciava a spogliarsi con una certa prudenza, poiché non si sapeva quando il vecchietto avrebbe deciso di dar inizio alla discesa. In quel momento la cabina avrebbe cominciato ad ondeggiare freneticamente sbattendo la malcapitata da una parte all’altra, tra un gran rotolare di ciottoli. Improvvisamente, così come si era avviata, la cabina si fermava permettendo all’occupante di terminare la vestizione e indossare il costume da bagno. Questo era un capo profondamente antiestetico, solitamente fatto di alpaca blu o nera, con numerose gonne ornate di frange e volanti che arrivavano un bel pezzo sotto il ginocchio, e maniche sopra il gomito. Una volta usciti dall’acqua si rientrava nella cabina che veniva tirata a riva con lo stesso garbo con cui era stata fatta discendere”.
Devo dire che i Talebani non mi piacciono, ma a casa loro adottino pure i sistemi di segregazione femminile che credono e non andrò certo a bombardarli per questo. Spero solo vivamente che, magari un po’ alla volta, mutino d’avviso. Magari prendendo l’esempio da quei luoghi dove la condizione femminile (almeno per quanto concerne i bagni di mare) dai primi del Novecento ad oggi è decisamente mutata.
Giorgio Stern