Israele e le sue bombe nucleari “segrete”
Pochi nordamericani sanno che nessun funzionario del governo degli Stati Uniti, inclusi del Congresso, può in alcun modo menzionare o discutere l’arsenale nucleare di Israele, stimato da alcuni osservatori in ben 200 armi nucleari tattiche che possono essere lanciate sul bersaglio per via aerea, terrestre o marittima. Il divieto è enunciato in un “bollettino di classificazione” del dipartimento dell’Energia classificato Segreto, emesso il 6 settembre 2012 e porta il numero WPN-136.
La riga dell’oggetto recita “Guida al rilascio di informazioni relative al potenziale di una capacità nucleare israeliana”. Sarebbe interessante sapere esattamente cosa si legge nel testo della nota, ma nonostante i ripetuti tentativi di ottenerne una copia ai sensi del Freedom of Information Act, il documento è completamente oscurato. Ciò che è noto è che il memo è fondamentalmente un ordine di bavaglio, presumibilmente emesso dall’amministrazione Barack Obama per impedire a qualsiasi funzionario di fare commenti che verrebbero interpretati come un riconoscimento del governo federale che Israele possiede armi nucleari. Il silenzio sull’arsenale israeliano risale a un accordo del presidente Richard Nixon colla prima ministra israeliana Golda Meir.
Nella manifestazione più recente, il presidente Barack Obama, quando gli fu chiesto se conosceva “un Paese del Medio Oriente che dispone di armi nucleari”, rispose “non voglio speculare”. Ovviamente mentiva. La prima vittima nota del bollettino fu lo specialista di politica nucleare del Los Alamos National Laboratory, James Doyle, che nel 2013 scrisse una frase suggerendo che Israele avesse l’arsenale nucleare. Apparve nell’articolo “Perché eliminare le armi nucleare?” autorizzato da Los Alamos per la rivista dell’International Institute for Strategic Studies. Uno sconosciuto membro dello staff del Congresso chiese una revisione e a Doyle fu perquisito il computer di casa prima di essere licenziato.
Israele, come spesso accade, ottiene un pass gratuito su ciò che per gli altri è un crimine. Il suo programma nucleare fu creato derubando uranio e tecnologia bellica statunitensi. Impedire la proliferazione nucleare era infatti uno dei principali obiettivi del governo degli Stati Uniti quando all’inizio degli anni ’60, il presidente John F. Kennedy apprese che Tel Aviv sviluppava l’arma nucleare da un rapporto della CIA. Disse agli israeliani di terminare il programma o rischiare di perdere il sostegno politico ed economico nordamericano, ma fu ucciso prima che venissero prese misure per porre fine al programma. Israele accelerato ill programma nucleare dopo la morte del presidente Kennedy. Nel 1965 ottenne la materia prima per una bomba dall’uranio altamente arricchito di proprietà del governo degli Stati Uniti, ottenuto da una società in Pennsylvania chiamata NUMEC, fondata nel 1956 e di proprietà di Zalman Mordecai Shapiro, capo del capitolo di Pittsburgh dell’Organizzazione sionista d’America.
La NUMEC era un fornitore di uranio arricchito per i progetti governativi ma anche fin dall’inizio facciata del programma nucleare israeliano, col suo principale finanziatore David Lowenthal, importante sionista, che si recava in Israele una volta al mese ad incontrare il vecchio amico Meir Amit, a capo dell’intelligence israeliana. Il NUMEC coprì a spedizione di uranio arricchito in Israele affermando che il metallo andò “perso”, perdite che ammontavano a 250 kg, sufficienti a produrre dozzine di armi. Tale era l’importanza dell’operazione che nel 1968 NUMEC ricevette persino una visita privata ed in incognito dall’importante capo delle spie israeliane, Rafi Eitan, che in seguito diresse la spia Jonathan Pollard.
C’erano anche prove fisiche sulla diversione dell’uranio. L’uranio raffinato ha una firma tecnica che consente l’identificazione della fonte. Tracce di uranio dalla NUMEC furono identificate dagli ispettori del dipartimento dell’Energia in Israele nel 1978. La Central Intelligence Agency esaminò la deviazione dell’uranio arricchito dall’impianto NUMEC e concluse che faceva parte di un programma per ottenere la tecnologia e i materiali per un ordigno nucleare israeliano. Coll’uranio in mano, il furto della tecnologia avanzata era necessario per realizzare l’arma nucleare, ed è qui che entrò in gioco il produttore cinematografico di Hollywood Arnon Milchan, nato in Israele ma trasferitosi negli Stati Uniti, divenendo fondatore e proprietario della New Regency Films.
In un’intervista del 25 novembre 2013 alla televisione israeliana, Milchan ammise di aver trascorso i suoi anni a Hollywood come agente dell’intelligence israeliana, aiutando ad ottenere tecnologie e materiali sottoposti a embargo che permisero ad Israele di sviluppare l’arma nucleare. Lavorò per l’Ufficio israeliano della scienza e la divisione di acquisizione dei collegamenti del Mossad, denominata agenzia di spionaggio LAKAM. Milchan ammise che “l’ho fatto per il mio Paese e ne sono orgoglioso”. Non si riferiva agli Stati Uniti. Ed anche disse che “altri grandi nomi di Hollywood erano collegati ai [suoi] affari segreti”. Tra gli altri successi, ottenne attraverso la sua società Heli Trading 800 kryton, i sofisticati inneschi per armi nucleari. I dispositivi furono acquisiti dall’appaltatore top secret della difesa della California MILCO International. Milchan reclutò personalmente il presidente della MILCO Richard Kelly Smyth, come agente, prima di consegnarlo a un altro dipendente della Heli Trading, il futuro primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Smyth fu infine arrestato nel 1985, ma per quanto si sa né Milchan né Netanyahu furono mai interrogati dall’FBI sui furti.
Armi nucleari di Israele sono ora nei notiziari per un editoriale sorprendentemente apparso sul New York Times l’11 agosto, scritto da Peter Beinart, intitolato “Gli USA devono dire la verità sul nucleare di Israele”. Beinart scrisse che “Israele ha già armi nucleari. Non lo saprete mai dai capi nordamericani, che hanno passato l’ultimo mezzo secolo a fingere ignoranza. Questo inganno mina il presunto impegno degli USA alla non proliferazione nucleare e distorce il dibattito nordamericano sull’Iran. È tempo che l’amministrazione Biden dica la verità”. Beinart sottolinea che il pubblico nordamericano difficilmente può dare un giudizio serio su ciò che va fatto in Medio Oriente se non è sicuro che Israele sia una potenza nucleare o meno, ma una questione che non discute è il denaro. Grant Smith dell’IRMEP, che sfidava la segretezza sull’arsenale israeliano, recentemente osservò che “Il Symington & Glenn provisions of the Arms Export Control Act (22 USC §2799aa-1: Trasferimenti di ritrattamento nucleare, esportazioni illegali di ordigni esplosivi nucleari, trasferimenti di ordigni esplosivi nucleari e detonatori nucleari) vietano gli aiuti esteri degli Stati Uniti a Paesi con programmi di armi nucleari che non sono firmatari del Trattato sulla proliferazione delle armi nucleari, in assenza delle procedure speciali richieste…
Ma nessun membro del Congresso ha affrontato questo problema, né ha nemmeno menzionato l’arsenale nucleare di Israele”. Smith era frustrato dalla riluttanza dei progressisti al Congresso, che si opposero ai 735 milioni di dollari in aiuti militari ad Israele che gli permisero di riarmarsi dopo l’assalto agli abitanti di Gaza, di ignorare l’ordine del bavaglio e porre la questione dell’arsenale nucleare. Scrive “Sembra che anche questi membri del Congresso, così come il resto del governo degli Stati Uniti, rispettino tale ordine segreto quando potrebbero intraprendere azioni sfidando il rifiuto dell’amministrazione di riconoscere le armi nucleari d’Israele e possibilmente impedire che 3,8 miliardi di dollari dei contribuenti vadano in Israele”.
Il fatto che il documento del dipartimento dell’Energia esista è un riconoscimento dello stupefacente potere della lobby israeliana sul governo degli Stati Uniti a tutti i livelli, in particolare perché intende ignorare o addirittura negare altre leggi approvate dal congresso per combattere la proliferazione nucleare. E la negazione di ciò che tutti sanno essere vero, cioè che Israele ha un arsenale nucleare, sembra riconducibile alla capacità del governo degli Stati Uniti di continuare a premiare riccamente Israele con miliardi di dollari dei contribuenti, ogni anno. Suggerire che l’accordo sia nefasto sarebbe un eufemismo, ma è più di questo. È criminale.
A Israele è stato permesso di farla franca con un massiccio spionaggio e il furto di materiale e tecnologia diretti contro gli Stati Uniti, mentre dagli anni ’70 fu nche coinvolto in una cospirazione col governo degli Stati Uniti per distorcne la politica estera, in sostanza volto a continuare a ottenere i miliardi di dollari che non ha diritto di ricevere in base alla legge nordamericana. È vergognoso. Oltre a ciò, potrebbe essere interpretato come tradimento.
Philip Giraldi – https://www.strategic-culture.org/news/2021/08/19/israel-secret-arsenal-its-not-so-secret-anymore/
Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora Sito