Cristianesimo e “rapporto” con gli animali

Negli ultimi secoli il movimento animalista non poteva non suscitare interrogativi anche all’interno della cristianità dove alcuni teologi e saggisti, danno il meglio di sè, in discutibili contorsionismi dialettici, cercando di dimostrare che nei testi biblici vi è il presupposto per una teologia degli animali, che la difesa negli animali deve rientrare nella teologia cattolica, ma che per porre le basi di una teologia del vegetarismo occorre studiarlo a fondo sul piano umanistico, filosofico, dottrinale e verificare le implicazioni religiose, ecologiche, mediche… Cioè dimostrare ciò che è ovvio per chiunque abbia una coscienza e del raziocinio.

Cercare nei testi biblici il consenso a considerare gli animali degni di rispetto e sperare che da questo la Chiesa rinunci a ritenerli cose a disposizione dell’uomo? Come si può dissertare se sia lecito o no privare della vita un essere vivente, sopprimere un animale e mangiarne il cadavere? Le motivazioni sono tutt’altro che altruistiche: non è il bene esclusivo degli animali che muove le loro argomentazioni ma il vantaggio che ne può portare all’ambiente, alla salute umana e al cattolicesimo che potrebbe richiamare nel suo interno coloro che hanno trasmigrato verso altre religioni più sensibili al rispetto degli animali. Quello che manca nel loro intento è l’etica, l’amore, il senso di giustizia, il rifiuto della violenza in senso lato, il considerare le nuove esigenze dello spirito umano proteso verso il superamento di ciò che è arcaico, primordiale, involutivo, dannoso.

L’aspetto centrale del problema è la mancanza di coerenza, cioè tra coloro che credono di arrivare a Dio con lo stomaco pieno di creature fatte a pezzi per il piacere della gola . Se la scelta di essere vegetariani o vegani resta un’opzione allora i vescovi, i diaconi, i preti ecc. abbiamo il coraggio di non delegare ad altri l’ingrato compito, ma uccidere con le proprie mani, squartare il porcellino l’agnellino, il coniglietto, il pollo che magari mangiano ringraziando il buon Dio del piacevole pasto.

Anche le pietre sono in grado di capire che la disposizione mentale e morale a far soffrire ed uccidere una animale per il piacere dello stomaco rende l’uomo peggiore sul piano civile e spirituale e che questo è in antitesi con la legge dell’amore, con il messaggio evangelico che fa dell’amore il suo vessillo, con lo scopo della religione che è quello di rendere l’uomo giusto, misericordioso, compassionevole. E come vi può essere amore in chi è capace di uccidere per procurarsi un piacere? Il mangiare carne equivale a condannare all’agonia e alla morte una creatura innocente che come noi umani vuole vivere e non essere uccisa.

Rispettare anche gli animali è meglio che rispettare SOLO gli esseri umani: è più giusto per gli animali, per noi umani, per la natura, per l’economia, per il Terso Mondo. Speriamo siano giunti i tempi in cui la Chiesa cattolica riesca a lasciarsi alle spalle il suo millenario ed auto lesivo oscurantismo e così riscattare i tempi in cui si opponeva ad ogni progresso sociale: all’abolizione della schiavitù, alla democrazia,, all’acculturamento della popolazione, all’obiezione di coscienza, al pacifismo …

Franco Libero Manco

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