Salviamo gli alberi e gli animali dall’inferno dei piromani
L’incendio della natura è un crimine che non avrà perdono. Il dramma degli incendi, che puntualmente si verificano nel periodo estivo, dovrebbe allarmare maggiormente gli animalisti dal momento che causa una inevitabilmente un’ecatombe di animali.
L’immane danno non sta solo nella distruzione di un’opera che la natura ha impiegato secoli per portare a compimento, oltre l’irrimediabile privazione di un bene vitale (riduzione dell’ossigeno e aumento dell’inquinamento), sta anche e soprattutto nello sterminio di milioni, miliardi di animali di qualunque specie e dimensione fisica: uccelli, (con i rispettivi nidi), rane, topi, lucertole, ragni, farfalle, formiche, ricci, lepri, volpi… inesorabilmente arsi vivi un incendio, oltre l’agonia stessa dell’albero che muore bruciato.
C’è forse qualcosa di più terribile che morire arsi vivi? Questi animali non meritano la nostra più sentita mobilitazione dal momento che non è la dimensione corporea di un animale a dargli diritto di considerazione; non è la mole fisica a rendere un animale capace di percepire il dolore e l’agonia della morte violenta.
Le pene contro i criminali della natura sono state inasprite è vero. Ma se le ingenti somme di denaro spese per spegnere gli incendi o per il rimboschimento dei terreni fossero utilizzate anche in efficaci opere di prevenzione, come punti fissi di osservazione del territorio e possibilità di intervento immediato, oltre che programmi di educazione scolastica mediante l’insegnamento dell’ecologia e dell’etica ambientale, sicuramente si avvantaggerebbe non solo la natura ma la stessa società umana.
Facciamo sentire la nostra vibrante protesta contro l’inerzia delle amministrazioni che ipocritamente dopo gli incendi si limitano a leccarsi le ferite, a fare proclami che puntualmente restano lettera morta. La natura non è più in grado di sopportare la follia dei piromani, gli interessi di qualcuno, l’irresponsabilità umana o presto ci presenterà il conto da pagare. Allora saranno davvero dolori per tutti.
Franco Libero Manco