Fertilizzanti al “veleno” in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna
“Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente”. È solo una delle tante intercettazioni, riportate dal Corriere della Sera di Brescia, nell’ambito dell’inchiesta dello smaltimento abusivo di fanghi contaminati da metalli pesanti, condotta dalla Procura di Brescia, e che secondo gli inquirenti sarebbero finiti in diversi terreni agricoli tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.
12 milioni di euro il giro d’affari
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la gravissima truffa è partita da un’azienda bresciana – la Wte srl – che ritirava fanghi fortemente inquinati derivati da numerosi impianti – pubblici e privati – di depurazione delle acque delle zone industriali, e prima di sbarazzarsene come fertilizzanti nei campi di aziende agricole compiacenti, aggiungeva ulteriori agenti inquinanti. Un business da circa 12 milioni di euro.
Arresti e materiale sequestrato
Al momento sono 15 gli indagati e 5 gli arresti. Decine i conti correnti sotto sequestro, assieme a fabbricati, terreni, autovetture e mezzi agricoli. Tra le altre cose, gli indagati sono accusati anche di molestie olfattive, discarica abusiva e traffico di sostanze illecite. La forte puzza prodotta è stata alla base delle lamentele dei residenti, che hanno dato impulso all’indagine.
Cosa è successo
L’azienda in questione ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue, urbane e industriali, e veniva pagata per trattarli mediante un procedimento che ne garantisse la trasformazione in sostanze fertilizzanti. La ditta non solo ometteva il trattamento previsto, ma anzi aggiungeva altri pesanti inquinanti, come l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste. Infine, li classificava come “gessi di defecazione” e li smaltiva su terreni destinati a coltivazioni agricole nelle provincie di Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese, Verona, Novara, Vercelli e Piacenza, retribuendo a questo scopo sei aziende agricole compiacenti.
Michela Dell’Amico