Controinformazione sul “terrore indotto”, il nemico invisibile…
“Il bollettino dei contagiati. I reparti ospedalieri paragonati a trincee. Gli operatori sanitari descritti come eroi in prima linea. I sacrifici necessari. L’emergenza senza fine. Le ondate. La zona rossa. Le forze schierate in campo. Il coprifuoco. Il lockdown. Le task force. Occorrono misure più severe. Non abbassare la guardia. Sconfiggere il virus. Lo sforzo collettivo. Il vaxxino come unica arma. La potenza di fuoco della UE. Il bazooka di Draghi…”
Da oltre un anno siamo sottoposti ad una quotidiana e costante riprogrammazione linguistica attraverso l’uso di termini ed espressioni che rimandano volutamente all’immaginario bellico. E forse non a caso è stato infine addirittura nominato un generale dell’esercito come commissario straordinario per l’emergenza. Questo, però, non serve soltanto ad aumentare la solennità e gravità del discorso pubblico ma ha finalità più profonde e radicali.
Se già Eraclito attribuiva alla guerra la paternità di tutte le cose, alla mega macchina mass mediatica non è di certo sfuggito che negli archetipi legati al conflitto e allo scontro risiede una potentissima leva per attivare, eccitare e dirigere le masse.
La percezione perenne di essere in guerra in assenza di guerra, tenuta viva dall’incessante propaganda che ha trasformato l’Italia in una repubblica fondata sul cortisolo, rende le masse frenetiche e disponibili anche ai gesti più irrazionali, preparandole a marciare unite e con entusiastica accettazione verso la propria disfatta economica, sociale e in ultima istanza esistenziale.
Gran parte della popolazione infatti, fiaccata nel corpo e nello spirito da decenni di consumismo e nichilismo e tenuta lungamente a digiuno da una grande ed efficace narrazione corale e collettiva, ha finalmente trovato un racconto ufficiale attorno a cui compattarsi e sul quale costruire una nuova mitologia fondativa in grado di giustificare il distopico e dispotico mondo nuovo che preme per nascere.
Essere consapevoli della manipolazione linguistica in corso e rigettarla è allora un primo fondamentale passo nella resistenza interiore a cui siamo chiamati in questi tempi.
Anna Dossena – accademia-della-liberta@googlegroups.com
Video collegati: https://youtu.be/LNgp34upLHY – https://www.nicolaporro.it/un-talpa-spiffera-i-2-motivi-per-cui-il-lockdown-non-finira/
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Scrive Assunta Ronco a commento dell’articolo: “In questa narrazione di lessico bellico non è nominata la parola che poi crea una massa coesa nell’adesione: la paura ! Paura di morire a costo di smettere di vivere, come se fossimo destinati all’immortalità. La paura che gênera fiducia cieca verso un vaccino che vaccino non è considerato che è possibile contagiare ed essere contagiati. Un totale obnubilamento collettivo delle menti.”