Avventurismi di guerra. La Francia invia un sottomarino nucleare d’attacco nel Mar Cinese Meridionale
La Francia ha recentemente inviato un sottomarino d’attacco nucleare ad oltre 10000 chilometri nel Mar Cinese Meridionale per una “pattuglia”. È l’ultimo indicatore di quanto sia scarsa la credibilità della politica estera statunitense sul Mar Cinese Meridionale e il crescente conflitto con Pechino. Mentre Washington definisce il suo coinvolgimento nella regione a “difesa” dei pretendenti nel Mar Cinese Meridionale, recluta alleati sempre più lontani dalle acque, e usando lo scontro solo per minare Pechino, non per sostenere altre nazioni della regione. France24 nell’articolo “La Francia avanza nel Mar Cinese Meridionale con un sottomarino da attacco nucleare”, affermava: “La settimana in Francia è iniziata con un twitter della ministra della Difesa Florence Parly che rivelava che il sottomarino nucleare francese SNA Emeraude era una delke due navi della marina che recentemente pattugliarono il Mar Cinese Meridionale. Tale straordinaria pattuglia è appena completata nel Mar Cinese Meridionale. Prova lampante della capacità della nostra Marina francese di schierarsi lontano e a lungo onsieme ai nostri partner strategici australiani, nordamericani e giapponesi”, twittava insieme a una foto delle due navi in mare. La menzione di Australia, USA e Giappone è chiaramente un riferimento agli sforzi nordamericani per creare un fronte unito contro la Cina nella regione indo-pacifica. L’omissione dell’India, uno dei presunti membri della “Quad Alliance”, non va trascurata. Anche se è menzionata altrove, appare un ripensamento. La Francia è la seconda nazione europea ad aderire alla strategia indo-pacifica di Washington, dopo il Regno Unito impegnatosi a inviare un gruppo d’attacco di portaerei nella regione entro l’anno. Lo UK Defense Journal nell’articolo “Il gruppo d’attacvo inglese si dirige verso il Pacifico quest’anno”, notava che anche l’ultima portaerei del Regno Unito, HMS Queen Elizabeth, sarà coinvolta nella disputa sul Mar Cinese Meridionale insieme, secondo la rivista, a: “I cacciatorpediniere più sofisticati della NATO: HMS Diamond e HMS Defender Tipo 45 della Royal Navy e USS The Sullivans classe Arleigh Burke della Marina degli Stati Uniti, nonché le fregate HMS Northumberland e HMS Kent del Regno Unito”.
Non ci vuole molta immaginazione per prevedere le reazioni in occidente se Cina, Russia e Iran avessero creato un “gruppo d’attacco” inviandolo a migliaia di miglia a minacciare le coste delle nazioni occidentali, ma la natura provocatoria e rivelatrice delle politiche di Washington e la partecipazione delle nazioni alla sua strategia indo-pacifica, sempre più lontane dalla regione, sono trattate come cose normali, persino necessarie, dai media occidentali. L’inclusione di francesi e britannici nella strategia indo-pacifica di Washington è necessaria perché le attuali nazioni della regione, in particolare nel sud-est asiatico, hanno scarso interesse a provocare la Cina o trasformare controversie marittime relativamente comuni in crisi regionale o internazionale. Gli Stati Uniti, tentando di fare proprio questo, mettono in pericolo pace, prosperità e stabilità nella regione, nonostante si atteggino a sostenitori delle stesse nazioni che si rifiutano di unirsi alle loro provocazioni navali. Le nazioni nella regione si rifiutano di unirsi alle attività militari statunitensi, proprio perché sono viste controproducenti ed escalation inutile e persino pericolosa.
Creare un conflitto, non risolverlo
Stati Uniti, Australia. Francia e Regno Unito hanno creato i conflitti più distruttivi del 21° secolo, tra cui invasione ed occupazione dell’Afghanistan nel 2001, dell’Iraq nel 2003, le guerre dal 2011 in poi in Libia, Siria e Yemen e numerose campagne di cambio di regime nel mondo. La Francia, in particolare, ha anche militari dispiegati nel continente africano, nelle molte sue ex-colonie. L’idea che la Francia, insieme agli altri partner, nell’aggressione militare al mondo, si fa coinvolgere nell’Indo-Pacifico per affrontare aggressione ed espansionismo piuttosto che per parteciparvi, è dubbia nella migliore delle ipotesi. L’articolo di France24 rileva: “In questo contesto geopolitico marittimo sempre più teso, la Francia vuole ribadire i propri interessi nella regione. Nel 2019, il ministero della Difesa francese pubblicò un rapporto politico, “France and Security in the Indo-Pacific”, ricordando che circa 1,5 milioni di cittadini francesi vivono tra Gibuti nel Corno d’Africa e il territorio d’oltremare della Polinesia francese. Ciò significa che Parigi vede la sua zona indo-pacifica estendersi dal Golfo di Aden all’Australia”. In altre parole, la missione di Parigi nell’Indo-Pacifico è la continuazione delle sue ingiustizie coloniali nella regione dei secoli passati, perseguendo tutto e apertamente per sé e per la propria egemonia, di cui Londra e Washington accusano Pechino. Le fortune fallimentari dell’occidente in Africa, Medio Oriente e Asia centrale non trarranno beneficio dalle proprie economie e forze armate ulteriormente protese ad affrontare una nazione asiatica in Asia, pronta a sconfiggerle tutte economicamente e militarmente in breve tempo. Da parte di Pechino, arriva con successo a questo punto con un’attenta e paziente pianificazione, strategia e diplomazia. Sarà improbabile che Pechino sia trascinata in un conflitto coll’occidente e continuerà invece a costruire legami mella regione, in particolare col sud-est asiatico, creando il proprio ordine regionale costruito sulla cooperazione economica piuttosto che sul confronto militare, processo già ben avviato per cui Washington sente in primo luogo la necessità di reclutare nazioni dell’Europa occidentale per la sua strategia per l’“Indo-Pacifico”.
Joseph Thomas
Caporedattore della rivista di geopolitica thailandese The New Atlas e collaboratore della rivista online “New Eastern Outlook“.
Fonte: https://journal-neo.org/2021/03/03/france-joins-americas-south-china-sea-adventurism/
Traduzione di Alessandro Lattanzio: http://aurorasito.altervista.org/?p=15762