Zio Sam mascherato da “biden” va alla guerra, contro Russia e Cina…
Nel suo primo importante discorso in politica estera, il neoeletto presidente degli Stati Uniti chiariva che l’era della tradizionale politica interventista e conflittuale degli Stati Uniti prende il sopravvento sull’”America First” di Donald Trump, una politica controversa che enfatizzava il nazionalismo economico e riduzione del coinvolgimento nei conflitti degli Stati Uniti. Nel suo ultimo discorso da presidente, Trump fu molto orgoglioso del fatto di essere il primo presidente negli ultimi decenni a completare il suo mandato senza iniziare una nuova guerra.
L’approccio di Biden, tuttavia, mostra che l’interventismo statunitense e il tentativo di ristabilire la supremazia degli Stati Uniti saranno i nuovi capisaldi della politica globale degli Stati Uniti. Elementi anti-Cina e anti-Russia dell’establishment statunitense vedono l’”America First” di Trump una delle ragioni principali che permise ai rivali di trarre vantaggio dalla ritirata politica degli Stati Uniti e proiettarsi in molte regioni cruciali tra cui Medio Oriente ed Europa, che erano sotto l’influenza esclusiva degli Stati Uniti pochi anni prima. Pertanto, l’obiettivo principale dell’amministrazione Joe Biden sarà reclamare la perduta supremazia degli Stati Uniti. Allo stato attuale, la nuova amministrazione già proietta tale politica senza mezzi termini, definendola “ottimo ripristino”.
Il discorso di Biden fu inequivocabile quando si rivolse alla Russia, dicendo: “Ho chiarito al presidente Putin, in un modo molto diverso dal mio predecessore, che i giorni in cui gli Stati Uniti indietreggiavano di fronte le azioni aggressive della Russia, interferire con le nostre elezioni, attacchi informatici, avvelenare i suoi cittadini, sono finiti. Non esiteremo ad aumentare i costi per la Russia e a difendere i nostri interessi vitali e la nostra gente. E saremo più efficaci nel trattare con la Russia quando lavoreremo in coalizione e coordinamento con altri partner che la pensano allo stesso modo”. Delineando il suo confronto con la Cina, Biden aveva detto: “E affronteremo anche direttamente le sfide poste dalla nostra prosperità, sicurezza e valori democratici dal nostro concorrente più serio, la Cina. Affronteremo gli abusi economici della Cina; contrastarne l’azione aggressiva e coercitiva; respingendo l’attacco della Cina a diritti umani, proprietà intellettuale e governance globale”. Naturalmente, tali “avvertimenti” fanno parte della politica di Biden per ricostruire la supremazia nordamericana. Come ha detto, “Ci vorrà tempo per ricostruire ciò che è stato così gravemente danneggiato. Ma è esattamente quello che faremo”.
L’amministrazione Biden, così com’è, è facilitata dalla presenza di falchi della difesa statunitense, compresa la NATO. Un recente documento scritto da un autore per il think tank finanziato dalla NATO The Atlantic Council, affermava che “la sfida più importante che devono affrontare gli Stati Uniti e il mondo democratico nel ventunesimo secolo è l’ascesa della Cina aggressiva di Xi Jinping”. Ciò che gli Stati Uniti devono fare è, sosteneva l’autore, costringere “le élite al potere in Cina concludere che è nel migliore interesse della Cina continuare ad operare nell’ordine internazionale liberale guidato dagli Stati Uniti piuttosto che costruire un ordine rivale, e che è nel migliore interesse del Partito comunista cinese non tentare di espandere i confini della Cina o esportare il suo modello politico al di là delle coste cinesi”.
Tale politica è in completo contrasto con ciò che Xi disse nel discorso al Forum economico mondiale. Per citarlo: “Costruire piccoli circoli o iniziare una nuova Guerra Fredda, rifiutare, minacciare o intimidire gli altri, imporre intenzionalmente disaccoppiamento, interruzioni o sanzioni e isolare od allontanare non farà che spingere il mondo nella divisione e persino nel confronto”, osservava Xi , aggiungendo che “non possiamo affrontare sfide comuni in un mondo diviso e il confronto ci porterà a un vicolo cieco”. Putin nel discorso allo stesso forum delineava un approccio identico, a significare come esiste un’alleanza di fatto Russia-Cina coll’obiettivo primario di contrastare unilateralismo e supremazia degli Stati Uniti.
Putin chiaramente previde l’approccio di Biden quando disse: “Possiamo aspettarci che anche la natura delle azioni pratiche diventi più aggressiva, compresa la pressione sui Paesi che non sono d’accordo col ruolo di satelliti controllati ed obbedienti, l’uso di barriere commerciali, sanzioni e restrizioni illegittime in ambito finanziario, tecnologico e cyber. Un gioco del genere senza regole aumenta in modo critico il rischio di uso unilaterale della forza militare”. Prevenendo la spinta aggressiva di Biden verso l’unilateralismo degli Stati Uniti, Putin osservava, “… l’era legata ai tentativi di costruire un ordine mondiale centralizzato e unipolare è finita. Ad essere onesti, questa era non nemmeno iniziata. Ci fu un mero tentativo in tale direzione, ma anche questo è ormai storia. L’essenza di tale monopolio andava contro la diversità culturale e storica della nostra civiltà”.
Mentre la visione multipolare data dalla Russia-Cina mostra determinazione a resistere all’unilateralismo degli Stati Uniti e costruire un sistema politico globale inclusivo, sottolinea anche che il centro della gravità politica ed economica globale si è significativamente spostato in Asia. Un numero crescente di Paesi aderisce alla logica di mutuo beneficio, rifiutando la concorrenza a somma zero che i falchi degli Stati Uniti sposano, apprezzano e mirano ad imporre al mondo. Una “guerra delle narrazioni”, con la competizione vincente e la concorrenza a somma zero come sue facce, è iniziata con tutta la forza.
E in questa guerra, gli Stati Uniti non solo resistono a Cina e Russia; ma principalmente resistono all’inevitabile caduta interna ed esterna. Gli eventi che portarono all’occupazione virtuale del Congresso degli Stati Uniti da parte dei sostenitori di Trump indicano come la democrazia statunitense, divisa e profondamente polarizzata tra i cosiddetti liberali e suprematisti bianchi, non sia più un “modello” per il resto del mondo. Sul fronte estero, Cina e Russia indicano come un sistema economico globale guidato dagli Stati Uniti non sia l’unica via di salvezza globale.
Salman Rafi Sheikh, ricercatore-analista di Relazioni internazionali e affari esteri e interni del Pakistan, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”.
Fonte: https://journal-neo.org/2021/02/18/biden-s-interventionism-meets-russia-china-multilateralism/
Traduzione di Alessandro Lattanzio: http://aurorasito.altervista.org/?p=15443